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di Federico RendinaEnergia (ancora) dimenticataAl Governo Monti il compito di definire un nuovo Piano energetico nazionalePolitica energetica illustre ritardataria. Tanto da costituire una delle priorità forti del nuovo governo guidato da Mario Monti che anche su questo versante ha un'eredità pesante: quella di un "nuovo" Piano energetico nazionale latitante da un ventennio, ripetutamente annunciato dall'ultimo Governo Berlusconi e poi sparito dietro un mare di indecisioni.
Ecco le incertezze sul programma di ritorno all'energia nucleare, gelato dai timori del post-Fukushima ma in realtà già sepolto dall'incapacità di costruire anche la prima struttura propedeutica: l'agenzia per la sicurezza nucleare. E dietro tutto ciò l'incapacità, ad esempio, di risolvere i problemi di modernizzazione e di adeguamento della rete elettrica per gestire l'assalto delle energie rinnovabili.
A maneggiare qualche attrezzo di politica energetica in realtà ci si è provato, anche durante gli ultimi respiri del tramontato Governo. E arrivato così il decreto sul "burden sharing" che ripartisce le quote regionali sul ricorso vincolante alle quote di energia rinnovabile previste dallaUe. Qualcosa, mapocacosa. Per il resto ecco una lunga sequenza di pasticci, conditi da annuncie subitanei ripensamenti.
Incentivi sì, incentivi no
Ecco il taglio lineare de130 % a tutti gli incentivi per le rinnovabili, proposta per volere della Lega e poi subito bocciata dallo stesso governo che l'aveva messa nel decreto anticrisi. E, subito dopo, la sanatoria (l'ennesima, che avrebbe dovuto portare un po' di denaro fresco nelle dissestate casse lo Stato) dedicata questa volta agli impianti solari installati abusivamente sui terreni agricoli. Bocciata anche questa. O meglio, pudicamente "ritirata" dal decreto per rilanciare lo sviluppo, a sua volta disperso nel tramonto del governo.
Ecco la proposta, anche questa apparsa e scomparsa da una delle tante bozze del decreto sviluppo, di introdurre un indice perequativo per differenziare gli incentivi al solare fotovoltaico, che come ben si sa produce assai di più al Sud, fino al 30-40%, rispetto al Nord del paese con lo stesso identico impianto. Idea apparentemente razionale, ben accolta da qualcuno ma contestata da altri, poi cassata direttamente all'interno del governo con una chiara (forse la più chiara) motivazione: incentivare la scarsa producibilità si rivelerebbe una perequazione boomerang, nemica dell'efficienza energetica.
Già, l'efficienza energetica. Da tutti evocata come utile destinataria degli investimenti a più alto rendimento rispetto ai risultati. Val la pena ricordare che in uno dei contenitori legislativi a agnomaria nelle scorse settimane, doveva trovare posto la proroga, sicuramente con modifiche (certamente con un'attenuazione del sussidio), delle agevolazioni fiscali della ex detrazione del 55% per i lavori che incrementano l'efficienza degli edificie delleloro dotazioni energetiche. Si è tornati all'ipotesi del decreto autonomo, con il quale si dovrebbe anche rispettare l'impegno con la Ue (scaduto) di varare incentivi anche per il solare termico.
La partita sui carburanti
A fare un po' di cassa ci hanno pensato nel frattempo i ripetuti ritocchi all'insù dell'accisa sui già straonerosi carburanti italiani, chiamata a coprire tra l'altro le spese per fronteggiare le ultime alluvioni, oltre agli sgravi fiscali per i terremotati in Abruzzo.
E proprio sui carburanti si consuma una delle rappresentazioni più sconcertanti della nostra politica energetica. Come conciliare la continua crescita delle accise con l'annuncio (solo l'annuncio) di un mare di agevolazioni sugli stessi carburanti per compensare l'installazione di infrastrutture energetiche altrimenti preda della diffusissima sindrome del "no" locale?
Sempre nelle bozze del decreto sviluppo era comparso ad esempio uno sconto sul gas per autotrazione dedicato alle popolazioni che si rendano disponibili a ospitare nuovi impianti di rigassificazione del metano trasportato via nave, che dovrebbe rafforzare e soprattutto differenziare le nostre forniture. Svanito, anche qui. E non si sa che fine hanno fatto persino gli sconti su benzina e gasolio che sarebbero teoricamente già entrati in vigore a vantaggio delle popolazioni che ospitano impianti di estrazione nazionale di petrolio e gas.
E che dire dell'annosa riforma delle concessioni della distribuzione locale di metano? Dopo anni di polemiche il Governo ha elaborato un progetto che prevedeva un accorpamento per macrozone delle concessioni, destinato a rimediare all'eccessiva frammentazione e quindi a incrementare l'efficienzaindustriale ed economica del mercato. Dirigismo accentratore, obiettano invece gli autorevoli analisti dell'Istituto Bruno Leoni. Nel frattempo la riforma è tornata a bagnomaria.
I sistemi di accumulo
Concludiamo con uno dei pezzi forti, hainoi, delle inadempienze di politica energetica che più guai hanno creato. Avanzano le energie rinnovabili, ma con il loro inevitabile effetto collaterale: sono poco pianific abilinella loro pro duzione e quando si tratta di metterle inrete creano problemi all'equilibrio del sistema elettrico nazionale, al bilanciamento e al dispacciamento.Problemi sui qualil'Authority di settore ha appena aperto un'istruttoria a tutto campo e che comunque si risolvono grazie alla tecnologia, con le reti intelligenti capace di gestire questo crescente sistema di flussi bidirezionali e parcellizzati dell'energia. E la tecnologia si basa anche e soprattutto sui sistemi di accumulo (bacini idoelettrici artificiali ma anche batterie).
Terna, il gestore della rete per la trasmissione elettrica, ritiene di avere il potere e il dovere di occuparsi direftamente anche dei sistemi di accumulo. Tant'è che ne vuole farne anche un business, chiedendo adeguata remunerazione, anche perché la sua capacità di investimento è minata da una pressione fiscale che con l'ultima Robin Tax si è incrementata non poco. I produttori di elettricità e i distributori contestano: spetta a loro fare e gestire gli accumuli La soluzione? Nell'intervento di un Governo, che anche attraverso l'Authority di settore definisca con chiarezza regole e prerogative, diritti e doveri, nelle opere enelbusiness. Si litiga da mesi.
Da Il Sole 24 ore, 22 novembre 2011