Segnalo questo interessante articolo a cura del Prof. Carlo Cerofolini
http://www.ragionpolitica.it/cms/index.p...onomy.html
Le criticità del progetto Desertec e della Green Economy
di Carlo Cerofolini
cerofolini@ragionpolitica.it
venerdì 17 settembre 2010
Il progetto Desertec, del costo di 400 miliardi di euro, si propone di produrre energia elettrica da fonti rinnovabili in quantità tale da soddisfare, entro il 2050, il 15% del consumo dell'Europa - al netto di una cessione di una parte significativa di questa elettricità ai paesi sui cui territori insisteranno queste centrali - costruendo nel deserto del Sahara soprattutto delle centrali elettriche concentrazione solare o di Archimede (A.) ad accumulo di energia, in modo da avere elettricità con continuità nelle 24 ore.
Tali centrali concentrano, tramite specchi, i raggi del sole su un tubo in cui scorre un fluido (olio o sali fusi) che riscaldato ad alta temperatura cede calore per produrre vapore ad alta pressione, che, a sua volta, fa muovere dei turboalternatori che così producono energia elettrica.
Il consorzio Desertec ha come partecipanti colossi multinazionali di assicurazioni, dell'industria e dell'energia europee quotate in borsa, che, notoriamente, non fanno beneficenze ma che, ovviamente, badano solo agli affari.
Per rendere operativo il Desertec è inoltre già pronto il progetto chiamato Transgreen - del costo aggiuntivo di alcune decine di miliardi di euro e che vede anche qui partecipare grosse industrie - necessario per collegare con linee aeree e cavi sottomarini, operanti in corrente continua ad alta tensione, le centrali di produzione di elettricità ed i paesi utilizzatori.
Il Transgreen si occuperà anche di bilanciare, cosa non facile, in tempo reale il flusso elettrico fra domanda ed offerta, per evitare possibili black-out della rete.
Letta così la notizia è ottima: energia elettrica pulita, in quantità elevata, con produzione anche notturna, occupazione solo di suolo desertico, ecc., però non tutto ciò che risplende al sole è oro, ed infatti vi sono delle criticità che vale la pena di evidenziare. Ciò premesso e supponendo di usare tutti i 400 miliardi del progetto Desertec per costruire nel Sahara delle centrali di A. e considerando che:
le centrali funzionino a sali fusi a 550 °C (maggiori rese e maggiore autonomia);
le perdite elettriche (15%) nel trasporto lungo migliaia di Km di elettrodotti siano più che compensate dalle maggiori rese energetiche per la maggiore insolazione nel deserto e che quindi la resa elettrica in arrivo in Europa sia il 25% (40% all'origine contro il «normale» 20%);
le economie di scala consentano di abbattere i costi del 50%;
andiamo ora ad analizzare alcune delle criticità di questo progetto e della green-economy collegata:
1. Costo KWh - 1 KWh di A. costerà almeno tre volte più caro (ora è sei) di quello ottenuto per via convenzionale, tanto che Paul van Son - responsabile del progetto Desertec - ha dichiarato che occorrerà che l'elettricità prodotta con le centrali di A. venga adeguatamente sovvenzionata, dato appunto il loro più alto costo, per uno o due decenni, e ovviamente - al solito - ciò sarà fatto, direttamente o indirettamente, con i denari dei contribuenti, come ad esempio accade con il conto energia del fotovoltaico.
2. Costo di costruzione delle centrali - Nove miliardi almeno (ora siamo a oltre 19 miliardi) sarà il costo per una centrale di A. da 1.600 MW, però, dato che ha una resa elettrica del 25% , per avere una produzione annua di KWh pari a quella di una centrale nucleare di pari potenza con resa del 90% e costo di 3,5 miliardi, occorre installare una potenza di circa quattro volte superiore (6.000 MW), con una spesa complessiva di circa 35 miliardi (10 volte maggiore del nucleare). Quindi con 400 miliardi del Desertec si potranno costruire al massimo solo 44 centrali di A. da 1.600 MW ognuna (70.400 MW nominali = 17.600 MWe reali), che però in un anno forniscono una quantità di elettricità (KWh) pari a quella prodotta da circa 12 centrali nucleari - sempre da 1.600 MW l'una - del costo complessivo di soli 42 miliardi, invece di 400.
3. Obbiettivo 15% di produzione del consumo europeo - Se si vuole centrare l'obbiettivo di fornire all'Europa il 15% del suo fabbisogno di elettricità - che attualmente all'anno è di circa 3.000 TeraWh = 3.000 milioni di MWh nella Ue a 27, l'energia elettrica fornita da Desertec al momento dovrebbe essere pari a 450 TWh anno, corrispondente ad una potenza elettrica installata di 51.000 MW (resa 100%). Il problema è che con le 44 centrali di A. del punto precedente è che, come detto, erogano una potenza elettrica reale pari a 17.600 MW, si sarà in grado di fornire in un anno una quantità di elettricità pari solo a 154 TWh, che è il 5,1% da rinnovabile e non il 15%, ovvero si è al 34% dell'obbiettivo prefissato. Questo se il consumo di energia elettrica rimane fisso nel corso degli anni, siccome però - dato che questo è anche legato al Pil - è più probabile che cresca dell' 1% annuo - anche al netto di una sempre maggiore efficienza energetica - e così si potrebbe arrivare al 2050 a consumare circa il 40% di elettricità in più rispetto ad ora. In questo caso la percentuale di energia rinnovabile fornita da Desertec scenderebbe a circa 3,7%, che è solo il 25% circa di quanto stabilito. Comunque anche se per miracolo - anche con «iniezioni» di elettricità da eolico - tali percentuali raddoppiassero siamo sempre lontani da quanto preventivato. Infine se poi si considera pure l'elettricità che dovrà essere fornita ai paesi del Nord Africa - sui cui territori sono costruite le centrali - ovviamente i valori % di cui sopra sono ulteriormente destinati a scendere, e non di poco. (Con 36 centrali nucleari da 1.600 MW l'una, per una spesa totale di soli 126 miliardi, si produrrebbero tranquillamente i 450 TWh anno di cui sopra).
4. Gas serra - Per quanti credono che siano i gas serra antropici e non la natura ad influenzare il clima, va detto che per produrre elettricità «pulita» il nucleare assieme all'eolico - che però fornisce un'energia inaffidabile ed intermittente («inservibile») - sono i migliori: 1 KWh = 11 grammi di CO2 equivalente, e siccome il costo delle centrali ad energia rinnovabile è collegabile soprattutto all'energia che si spende per produrle e quindi ai gas serra relativi che si liberano in atmosfera, è ovvio che costando 1.600 MW eolici circa 1,6 miliardi, mentre 1.600 MW di A. almeno nove miliardi (con abbattimento del 50%), ovvero 5,6 volte di più, la CO2 eq. per KWh prodotto dalle centrali di A. si può considerare che sia fino a 5,6 volte maggiore di quella liberata dall'eolico (e dal nucleare) e cioè ci si attesta intorno a 62 grammi (al pari del fotovoltaico). Questo a dimostrazione che le centrali di A. non sono poi così pulite come si vorrebbe far credere. Se poi la costruzione delle centrali di A. fosse fatta in paesi che usano soprattutto carbone per produrre energia e/o che hanno industrie con bassa efficienza la CO2 eq. a KWh aumenterebbe notevolmente.
In Cina ad esempio, in cui per unità di Pil (1.000 $) la CO2 eq. emessa è sette volte maggiore rispetto all'Italia, la costruzione delle centrali di A. porterebbe a fare lievitare la CO2 eq. a Kwh fino a circa 430 grammi, al pari cioè di quelli di una moderna centrale termoelettrica a gas a ciclo combinato. Questo sempre che queste centrali di A. non siano assistite da centrali convenzionali, per mantenere costante la temperatura del vapore e/o non far solidificare i sali fusi (250 °C) nelle tubazioni, in questo caso i grammi di CO2 eq. a KWh prodotto aumenterebbero e così pure i costi.
5. Costruzione e manutenzione delle centrali - Per quanto riguarda la costruzione e la manutenzione delle centrali di A. va opportunamente evidenziato come il dover operare all'aperto, in pieno deserto del Sahara, dove il clima è estremo, è chiaramente un'impresa di notevole difficoltà. Il tutto aggravato dal fatto che queste centrali occupano superfici enormi, come si evince dai seguenti dati relativi sia per una centrale di A. da 1.600 MW nominali sia - soprattutto - in (parentesi) quelli relativi alle 44 centrali di A. richiamate nei punti precedenti: 25 Kmq di superficie totale - una centrale nucleare occupa solo 0,5 Kmq - (1.100 Kmq = sup. Comune di Roma = sup. Provincia di Napoli); 10 milioni di mq circa la superficie degli specchi (440 milioni di mq); 1.700.000 metri la lunghezza dei tubi in ferro speciale in cui circolano i sali fusi a 550 °C (circa 76 milioni di metri). Infine se si considera che l'enorme superficie degli specchi va spesso lavata, per liberarla dalla polvere, pena il forte decadimento della resa delle centrali stesse, ben si capisce come il progetto Desertec sia piuttosto temerario anche da questo punto di vista.
6. Sicurezza dell'approvvigionamento energetico - Su questo fronte non si è chiaramente messi bene, in quanto, oltre a non essere mai positivo dipendere dall'estero per il proprio approvvigionamento di elettricità, a questo si deve aggiungere l'incerta stabilità politica e dubbia affidabilità dei paesi del Africa settentrionale, dove appunto verrebbero costruite le centrali di A.
7. Uso appropriato delle centrali di Archimede - Di fronte ai loro costi elevati, alla loro enorme estensione - se si vogliono avere alti flussi di energia, vista la loro, di solito, bassa resa complessiva - a manutenzioni (lavaggio specchi) continue ed onerose e pure a non irrilevanti quantità di gas serra immessi in atmosfera a KWh prodotto (vedi punto 4), ben si capisce che queste centrali non sono idonee per produrre l'elettricità di cui abbiamo bisogno. Il loro uso, infatti, è solo di nicchia e vanno bene per basse potenze, in ambienti molto assolati senza improvvisi piovaschi e potrebbero essere l'ideale per la desalinizzazione nei paesi poveri privi o carenti di acqua.
8.
Green-economy e occupazione - A quanti credono che la green-economy (g-e) sia portatrice di lavoro e di sviluppo - magari proprio con costruzioni di mega centrali di A. nel deserto del Nord Africa - va detto che è stato calcolato che in Italia per un posto di lavoro creato nella g-e, se ne impedisce la nascita da cinque a sette a seconda dei settori considerati. Nel progetto Desertec poi c'è pure il non trascurabile aspetto - è bene rimarcarlo - che la maggior parte dei posti di lavoro sarà creata nei paesi nei cui deserti si costruiranno le centrali di A. Il fatto che la g-e non può portare vero sviluppo (anzi) non deve meravigliare, perché questo è essenzialmente dovuto al semplice motivo che i posti di lavoro nella g-e sono sempre super sovvenzionati, direttamente o indirettamente, da tutti noi e quindi sono, tutto sommato, tipici non di un'economia libera ma di un'economia pianificata, che ovunque è stata applicata ha portato immani disastri, così come è accaduto nei paesi comunisti europei e non solo, dove questa era l'unica economia ammessa.
Tant'è che le industrie europee leader nelle rinnovabili (fotovoltaico soprattutto), in virtù anche della concorrenza cinese, sono in profonda crisi. Questo a dimostrazione che il mercato - quello vero - non fa sconti, e così sarà pure per i diktat Ue sulla g-e, e che i posti di lavoro, reali, si hanno producendo beni, che ci danno benessere, e quindi non producendo ma consumando energia.
Concludendo - Da quanto scritto risulta evidente che se la rotta che verrà seguita in campo energetico e quindi economico sarà quella tracciata dagli ambientalisti e da lobby affaristiche, e non dalla scienza e senza tener conto del corretto rapporto costi-benefici, ben presto quasi sicuramente saremo travolti da una bolla speculativa green, molto più devastante di quella dei famigerati subprime.
A questo proposito è bene evidenziare che sia i 400 miliardi del progetto Desertec, sia le aggiuntive decine di miliardi del Transgreen verranno reperite sul mercato con offerta di azioni o altro ed i KWh prodotti saranno incentivati. Comunque il «bello», poi, sarà che a pagare (molto salato) il conto dallo scoppio di questa bolla green, toccherà soprattutto ai normali cittadini, che così vedranno ancor di più compromesso il loro futuro e quello delle generazioni a venire, perché la disponibilità d'energia elettrica abbondante, a basso prezzo e poco inquinante - come quella proveniente dal nucleare e non certo da fonti rinnovabili, eccetto l'idroelettrico - è alla base di una sempre più lunga e migliore qualità della vita e dello sviluppo armonico e democratico delle Nazioni.
Bibliografia
Franco Casali, Energia nucleare - Una scelta etica e indifferibile - ed. Clueb 2010
L. Lavecchia - C. Stagnaro, Are Green Jobs Real Jobs? The Case of Italy Ist. Bruno Leoni, 2010
Franco Battaglia, Energia nucleare? Sì, per favore... ed. 21° Secolo 2009
Franco Battaglia, L'illusione dell'energia dal sole ed. 21° Secolo 2007