Dopo questo tuo patetico tentativo di "dimostrare" la tua "competenza" in ciò che "affermi" (o meglio: farnetichi), attraverso un linkaggio random:
http://www.nuclearmeeting.com/forum/show...53#pid2753
aggiungo (e ribadisco per l'ennesima volta) che la maggioranza dei finanziamenti mondiali alle rinnovabili (per la produzione di elettricità o meno), sono incentivi (soldi dei contribuenti) alla produzione, mentre solo una minima parte è destinata alla ricerca e sviluppo delle rinnovabili stesse. Ne ho già parlato qui:
http://www.nuclearmeeting.com/forum/show...841#pid841
e qui:
http://www.nuclearmeeting.com/forum/show...866#pid866
ma
repetita iuvant.
Nel 2009, sono stati erogati (incentivati), a livello mondiale, quasi 60 miliardi di dollari per le rinnovabili, come illustrato a pagina 296 del
World Energy Outlook 2010 (
W.E.O. 2010, pagina 298 del pdf - Figure 9.9 -
Annual global support for renewables in the New Policies Scenario), con un notevole incremento di spesa nello scenario dal 2015 al 2035; tale spesa, secondo queste previsioni, raggiungerà i 200 miliardi per l'anno 2035! Come scritto, sempre sul
W.E.O. 2010, a pagina 295 (pagina 297 del pdf - capitolo 9 -
Costs of renewables - The cost of government support mechanisms) va precisato che "
The application of renewable energy on a large scale depends on government incentives to make the unit costs competitive with conventional technologies. Incentives for renewable energy take many forms, from support to developers to support to customers" (si veda da pagina 426 -
Government support for renewables - pag. 428 del pdf W.E.O. 2010).
In pratica, si tratta di incentivi pubblici, a fondo perduto, pagati dai contribuenti.
La spesa mondiale di 5,6 miliardi di dollari per l'anno 2009, alla ricerca e allo sviluppo delle rinnovabili, é destinata in larghissima parte per il solare (53%), come illustrato nel diagramma a torta (figura 9.10) di pagina 297 (299 del pdf
W.E.O. 2010 - fonte:
Bloomberg New Energy Finance databases).
In definitiva, nel 2009, vi sono stati 60 miliardi di incentivi alle rinnovabili e quasi 6 miliardi in ricerca e sviluppo delle stesse rinnovabili!
La Germania è in linea con questa "tendenza" (incentivi alla produzione e pochi spiccioli alla ricerca e sviluppo), come ti ho già spiegato qui:
http://www.nuclearmeeting.com/forum/show...83#pid2583
cioè con contributi pubblici, astronomici, al kWh prodotto.
Per quanto riguarda le emissioni dai processi di combustione, riporto un interessante e recentissimo studio, sviluppato dal prestigioso
Politecnico di Milano (Professori:
Stefano Cernuschi,
Michele Giugliano,
Stefano Consonni e
Aldo Coghe, ma hanno collaborato anche docenti di altri atenei italiani), sulle emissioni di polveri fini e ultrafini.
Tale studio, denominato
Emissioni di Polveri Fini e Ultrafini da impianti di combustione (Ottobre 2010), é stato pubblicato nella sintesi finale:
http://www.federambiente.it/Primopiano/L...rafini.pdf
Le dimensioni di tali particelle (fini e ultrafini) è compresa tra 0,001 µm a quasi 3 µm (tra 1 nm e quasi 3.000 nm), come illustrato nel grafico, in scala logaritmica, della figura 1,
Campo dimensionale coperto da diverse tipologie di particelle ed agglomerati solidi di varia natura ed origine, a pagina 5 (pag. 7 del pdf); nella pagina successiva è illustrata la
Fenomenologia delle presenze ambientali del particolato ultrafine e delle nano-polveri (fig. 3).
A pagina 7 (pag. 9 del pdf), in riferimento alla percezione del rischio sanitario e ambientale delle particelle ultrafini (
PU) in relazione al processo di termovalorizzazione dei rifiuti, si afferma, tra l'altro: "
Tali preoccupazioni, peraltro lecite e giustificate, hanno suscitato in alcuni settori del pubblico paure catastrofiste poco razionali, sfociate addirittura nella richiesta di una moratoria nello sviluppo di questo importante settore scientifico e tecnologico. A differenza di tutti gli altri Paesi, in cui il dibattito è motivo di approfondimento da parte della ricerca, in Italia alcune componenti dell'ambientalismo hanno indirizzato l'attenzione al riguardo sul trattamento termico dei rifiuti, postulando una connessione diretta tra combustione dei rifiuti e presunti effetti sulla salute del PU. Al pari di tutte le altre combustioni, l'incenerimento di rifiuti avrà certamente un ruolo nella problematica dell’ultrafine: tuttavia, il contesto conoscitivo che emerge da questo studio evidenzia come non esistano allo stato attuale elementi scientifici, né probanti né sospetti, per escludere a priori questa tecnica di smaltimento e recupero di energia a causa del ruolo presunto delle emissioni sulle presenze atmosferiche del particolato fine e delle nanopolveri".
Detto questo, è fondamentale sottolineare che (pagina 8 - pag. 10 del pdf) "
nelle grandi aree urbane, dove si registra la massima esposizione della popolazione, la fonte più significativa di PU è generalmente la combustione mobile (traffico); ad essa si aggiunge, in alcune zone, l'utilizzo di biomasse nelle piccole installazioni per il riscaldamento domestico"; a riguardo si veda la figura 4, nella stessa pagina, sulla
Presenza di PU in atmosfere caratterizzate (
concentrazioni di PU in aree caratterizzate - numero di particelle/cm3).
Ora, comparando le concentrazioni di particelle ultrafini (
PU) sull'unità di volume (cm3) tra le varie fonti di combustione, emerge che il tanto "amato" gas degli ambientalisti, ha una concentrazione che oscilla tra poco più di 1.000 PU/cm3 fino a oltre 10.000.000 PU/cm3, con valori analoghi ai tanto odiati derivati dal petrolio (olio e gasolio) e carbone, come mostrato nella figura 6 (pagina 12 - pag. 14 del pdf),
Intervalli indicativi delle presenze emissive di PU da attività di combustione fissa e a ciò va aggiunto che le "amate" biomasse ambientaliste, hanno valori peggiori con fino a 100.000.000 PU/cm3!
Ovviamente le nostre "amate" automobili, rappresentano una produzione continua di
PU, sia nelle motorizzazioni diesel che benzina; interessanti le emissioni di PU/Km illustrate nella figura 11,
Presenze emissive di particolato rilevate allo scarico di motori automobilistici per veicoli leggeri, (pagina 13 - pag. 14 del pdf).
Ho già parlato dei rischi sanitati legati al "solo" PM10 (particelle di diametro uguale o inferiore a 10 µm), riportando i dati della
Organizzazione Mondiale della Sanità (
W.H.O. -
World Health Organization - nell'acronimo inglese):
http://www.nuclearmeeting.com/forum/show...04#pid1404
evidenziando che nel mondo sono stimati 865.000 morti/anno per il "solo" PM10 e 1.497.000 morti/anno per l'utilizzo di combustibili solidi (utilizzati massicciamente nei Paesi in via di sviluppo) in ambienti chiusi (indoor); negli USA sono stimati 41.200 morti/anno "solo" per il PM10 (0,08% della popolazione), in Italia 8.400 (0,07% della popolazione) e in Giappone 23.800 (0,09% della popolazione), sempre riferiti al "solo" PM10!
Lo studio in questione, riporta l'approccio epidemiologico e quello tossicologico (pagine 15 e 16, pagg. 17 e 18 del pdf), riferito all'esposizione alle particelle fini e ultrafini.
Per quanto riguarda le utenze termiche civili, le principali acquisizioni ricavate dal complesso delle prove eseguite (nello studio in questione) dimostrano che il pellet e il caminetto sono le maggiori fonti di emissioni di PU con concetrazioni che oscillano tra 24.000.000 PU/cm3 a 81.000.000 PU/cm3, peggio del gasolio; tali dati sono riportati nella
sintesi comparativa dei risultati dell’indagine sulle utenze termiche civili (tab.2 di pagina 21 - pag. 23 del pdf) e sono assai superiori, di notevoli ordini di grandezza, della concentrazione delle emissioni del processo di termovalorizzazione dei rifiuti i quali sono compresi tra 4.958 PU/cm3 e 70.026 PU/cm3 (tab. 3:
Sintesi comparativa dei risultati acquisiti nell'indagine sugli impianti di termovalorizzazione rifiuti, pagina 23 - pag. 25 del pdf).
In conclusione,
l'apparente "innocuo" gas naturale, nelle utenze termiche civili, ha emissioni di PU/cm3 analoghe al termovalorizzatore di Brescia (comprese tra 4.000 PU/cm3 e 7.000 PU/cm3) e l'amato pellet dei suoi "ecosostenitori" ha valori astronomici, compresi tra i 45.000.000 PU/cm3 e i 52.000.000 PU/cm3 (peggio del gasolio!)! Ciò è illustrato nella
Sintesi dei risultati ottenuti nell'indagine (fig. 14 di pagina 31 - pag. 33 del pdf).
Qui vi è una sintesi di tale rapporto:
http://www.gecos.polimi.it/wets09/Stefan...erNano.pdf
Ricordando quanto ho già affermato sulle emissioni in atmosfera del gas (
NGCC) di SOx, NOx e CO2, in questo mio precedente
post:
http://www.nuclearmeeting.com/forum/show...27#pid2327
Aggiungo, che il già citato rapporto
Life Cycle Analysis: Natural Gas Combined Cycle (NGCC) Power Plant (del 30 Settembre 2010) dell'ente governativo statunitense
N.E.T.L. (
National Energy Technology Laboratory -
D.O.E. Department of Energy):
http://www.google.it/url?sa=t&source...mp;cad=rja
del quale ho già parlato qui:
http://www.nuclearmeeting.com/forum/show...78#pid2878
nella figura 3-19,
Comparative GHG Emissions (kg CO2e/MWh Delivered) for NGCC with and without CCS (pagina 99 - pag. 123 del pdf), vi è illustrata l'emissione di
GHG (
Greenhouse Gases - gas serra), quindi di anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O) e esafluoruro di zolfo (SF6) nelle quattro fasi del
Life Cycle Analysis (
LCA) di un impianto
NGCC, in vari casi e con e senza cattura di CO2:
1- acquisizione della materia prima
2- trasporto della materia prima
3- conversione dell'energia
4- trasmissione e distribuzione
nella parte
TOTAL, sono raffigurate le emissioni totali (KgCO2e/MWh - Kg di anidride carbonica equivalente su MWh di energia prodotta), rappresentate in larga parte dall'anidride carbonica e, in misura minore dal metano.
Per quanto riguarda gli inquinanti atmosferici, nella figura 3-20,
Comparison of Air Emissions (kg/MWh Delivered Energy) for NGCC without CCS e nella figura 3-21,
Comparison of Air Emissions (kg/MWh Delivered Energy) for NGCC with CCS (pagina 100 e 101 - pag. 124 e 125 del pdf), sono riportate le emissioni di piombo (Pb), mercurio (Hg), ammoniaca (NH3), monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto e le loro miscele (NOx), ossidi di zolfo (SOx), composti organici volatili (VOC, dall'inglese
Volatile Organic Compounds) e di particolato (PM, dall'inglese
particulate matter), nelle quattro fasi e in totale (
TOTAL) del
Life Cycle Analysis (
LCA) di un impianto
NGCC, in vari casi e con e senza cattura di CO2; emerge che
le maggiori emissioni di inquinanti sono rappresentate dagli ossidi di azoto e le loro miscele (NOx), monossido di carbonio (CO) e di ammoniaca (NH3), in misura minore vi sono ossidi di zolfo (SOx), composti organici volatili (VOC) e particolato (PM).
Interessante, la differenza elevata del costo livellizzato (LCOE) tra un impianto NGCC con e senza cattura di CO2, riportata nella figura 3-18,
Comparative LCOE ($/kWh) for NGCC with and without CCS (pagina 97 - pag. 121 del pdf) di tale rapporto con la ripartizione dei costi per componente. Nel capitolo 3.7 (pagina 103 - pag. 127 del pdf),
Sensitivity Analysis, vi è l'analisi finanziaria degli impianti
NGCC.
Notevole la differenza del "consumo" di terrotorio tra un impianto
NGCC senza cattura di CO2 e con cattura di CO2, come illustrato nel grafico di pagina 103 (pag. 127 del pdf),
Total Transformed Land Area for NGCC with and without CCS - Transformed Land Area (m2/MWh).