09-05-2011, 23:33
Come dicevi tu il costo del carburante è uno dei fattori. Di seguito elenco quelli che mi vengono in mente, poi potremo paragonarli per le due tecnologie (fissione nucleare e turbogas)
costi di costruzione
costi di esercizio
costi di sicurezza impianto (in termini di sicurezza militare)
costi del carburante
costi di gestione
costi di decommissioning
costi smaltimento scorie (radioattive e CO2)
ovviamente a ciascun costo dovrebbero essere raggiunti gli oneri finanziari (costo per durata); mi spiego meglio:
gli oneri finanziari non devono essere considerati relativi alla durata del costo, ma alla durata di vita del bene e rappresentano il capitale immobilizzato che dovrebbe essere azzerato durante l'intero esercizio.
es: se spendo 1000 euro in un'attività produttiva che dura 50 anni, presuppongo che ogni anno una quota di quel capitale sia recuperata, in compenso sulla rimanenza sono applicati gli interessi. Insomma, è più o meno come un mutuo (visto dalla banca).
Ipotizziamo un tasso fisso costante del 2%/anno.
Nel nostro caso, ipotizzando una durata di esercizio di 50 anni direi che siamo a circa il 58 % del capitale di costruzione.
In modo analogo vanno calcolati gli oneri finanziari per l'accantonamento del capitale di dismissione.
Al capitale iniziale vanno aggiunti gli oneri finanziari per il periodo di costruzione, diciamo 0,7% per il gas - 1 anno e 7 % per il nucleare.
Chiaramente questi sono calcoli riduttivi, che non tengono conto di tutti i fattori.
E' chiaro che ogni anno di ritardo nella costruzione comporta, oltre ai costi diretti, anche notevoli oneri finanziari.
Non sono un economista, se qualcuno ha voglia di proporre calcoli piu precisi, benvenga.
Oltre ai costi bisogna stabilire dei fondi di rischio, probabilmente a livello nazionale.
Non possiamo continuare a far costruire insediamenti industriali a società privante che non avendo adeguati fondi di rischio, falliscono in caso di incidente e lasciano l'onere sulle spalle dei cittadini (vedi Tepco o Icmesa di Seveso).
I fondi di rischio dovrebbero comprendere anche la copertura di picchi improvvisi della variazione del carburante che non rientrino nei canoni previsionali.
Come vedi, limitare la valutazione ad un unico elemento quale il carburante mi sembra molto riduttivo.
Se qualcuno ha voglia di fornire un po' di numeri, sarebbe interessante fare qualche conto.
costi di costruzione
costi di esercizio
costi di sicurezza impianto (in termini di sicurezza militare)
costi del carburante
costi di gestione
costi di decommissioning
costi smaltimento scorie (radioattive e CO2)
ovviamente a ciascun costo dovrebbero essere raggiunti gli oneri finanziari (costo per durata); mi spiego meglio:
gli oneri finanziari non devono essere considerati relativi alla durata del costo, ma alla durata di vita del bene e rappresentano il capitale immobilizzato che dovrebbe essere azzerato durante l'intero esercizio.
es: se spendo 1000 euro in un'attività produttiva che dura 50 anni, presuppongo che ogni anno una quota di quel capitale sia recuperata, in compenso sulla rimanenza sono applicati gli interessi. Insomma, è più o meno come un mutuo (visto dalla banca).
Ipotizziamo un tasso fisso costante del 2%/anno.
Nel nostro caso, ipotizzando una durata di esercizio di 50 anni direi che siamo a circa il 58 % del capitale di costruzione.
In modo analogo vanno calcolati gli oneri finanziari per l'accantonamento del capitale di dismissione.
Al capitale iniziale vanno aggiunti gli oneri finanziari per il periodo di costruzione, diciamo 0,7% per il gas - 1 anno e 7 % per il nucleare.
Chiaramente questi sono calcoli riduttivi, che non tengono conto di tutti i fattori.
E' chiaro che ogni anno di ritardo nella costruzione comporta, oltre ai costi diretti, anche notevoli oneri finanziari.
Non sono un economista, se qualcuno ha voglia di proporre calcoli piu precisi, benvenga.
Oltre ai costi bisogna stabilire dei fondi di rischio, probabilmente a livello nazionale.
Non possiamo continuare a far costruire insediamenti industriali a società privante che non avendo adeguati fondi di rischio, falliscono in caso di incidente e lasciano l'onere sulle spalle dei cittadini (vedi Tepco o Icmesa di Seveso).
I fondi di rischio dovrebbero comprendere anche la copertura di picchi improvvisi della variazione del carburante che non rientrino nei canoni previsionali.
Come vedi, limitare la valutazione ad un unico elemento quale il carburante mi sembra molto riduttivo.
Se qualcuno ha voglia di fornire un po' di numeri, sarebbe interessante fare qualche conto.