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[OT] Attualità e Cultura
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Charade77
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Messaggio: #31
RE:  [OT] Attualità e Cultura

mi.greco ha Scritto:

Caro Cher,
stendo a ritrovare interesse in un dialogo che potrebbe essere, da un momento all'altro,  soggetto d'un catenaccio ...

....

Non si può sempre spiegare e giustificare quanto si scrive...non la finiremmo più.

Grazie

Michele Greco



Buonasera , seguo ormai da tempo il nuclearmeeting e sono pienamente d'accordo sull'ultima frase "Non si può sempre spiegare e giustificare quanto si scrive...non la finiremmo più" in quanto ,se ci mettiamo a scoprire ogni volta le origini di tutti gli aspetti e tutti i vari nessi ,saremmo qui a discutere ogni volta ,per approfondire un aspetto ,di fisica ,di chimica ,di metallurgia ,di elettronica.E' più finita così.Personalmente sono tra quelli che sostiene che la linea guida del sito deve rimanere di carattere tecnico-scientifico e un off topic per le varie discussioni legittime.Per altri temi esistono altri forum ,pensiamo solo se si dovesse approfondire l'aspetto legato alla medicina ,non bastano 10 forum.Penso anche a coloro che accedono al forum ,come feci io la prima volta ,allo scopo di consultare i topic che possano aiutare loro a coprendere gli innumerevoli aspetti trattati :è corretto torvino dei temi pertinenti all'argomento ,o no?Molti sono gli spunti di riflessione offerti da lei ed altri utenti ,interessantissimi e molto ben argomentati ,ma rischiamo che diventi più un forum di opinionisti che non di tecnica e scienza (scusate la ripetizione).C'erano utenti che dopo essere stati seppelliti ,prima dalla loro ignoranza ,e poi dalle nozioni scientifiche ,non si sono più fatti vivi , prendendosela con i toni troppo accesi.Il problema è solo avere la presunzione di voler far coincidere i propri sogni con la realtà e spesso , mi sento di poter dire , che non funziona ,almento finchè si parla di scienza.
Buona serata


"Seduti sulla riva del fiume"

"Se un giorno diranno di me che nel mio lavoro ho contribuito al benessere ed alla felicità del mio collega, allora sarò soddisfatto." George Westinghouse
04-11-2011 20:07
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RE: [OT] Attualità e Cultura

http://www.ilgiornale.it/esteri/se_israe...comments=1


Pericolo nuclare, se Israele attaccherà l’Iran rischiamo davvero la terza guerra mondiale

di Fausto Biloslavo


Gli americani temono che Israele bombardi l’Iran senza avvisarli e che la rappresaglia colpisca i soldati Usa in Irak e nel Golfo Persico. Gli ayatollah sembrano non prendere sul serio la minaccia di attacco, ma sui media iraniani fanno trapelare le possibili ritorsioni. Tutti attendono le rivelazioni dell’Agenzia atomica dell’Onu con foto satellitari che proverebbero i test iraniani per far esplodere ordigni nucleari. Propaganda o meno, un attacco israeliano all’Iran apre scenari da far tremare i polsi. «È possibile un’incursione aerea di 24 ore, ma neppure gli israeliani riuscirebbero ad evitare la ritorsione» ha sottolineato Mario Arpino, ex capo di stato maggiore e comandante italiano durante la guerra del Golfo nel ’91. La prima reazione sarebbe una pioggia di missili contro Israele.

Gli Shabab 4 possono raggiungere lo stato ebraico e altri vettori sarebbero in grado di colpire l’Europa meridionale. «Tutte le installazioni nucleari sul territorio sionista sono nel nostro raggio d’azione. Se saremo attaccati risponderemo con i missili all’aggressione» ha dichiarato da tempo il generale Mohammed Ali Jafari, comandante dei Guardiani della rivoluzione.
I vettori iraniani possono trasportare sia testate convenzionali che chimiche o batteriologiche e addirittura nucleari. Se venissero utilizzate armi di distruzione di massa la risposta israeliana non si farebbe attendere grazie ai missili balistici Jericho con una gittata di 4mila chilometri. Non solo: le testate nucleari miniaturizzate a bordo dei sottomarini con la stella di Davide potrebbero colpire Teheran dal golfo dell’Oman.

Lo scenario «regionale» prevede tra l’altro una reazione iraniana contro obiettivi americani in Irak e Afghanistan, ambedue paesi confinanti. Teheran ha sicuramente nel mirino la base aerea di Shindad nell’Afghanistan occidentale, settore Nato sotto comando italiano. I gruppi di miliziani, non solo sciiti, nei due paesi confinanti, finanziati e armati da anni dai Pasdaran, verranno mobilitati per operazioni di guerriglia o terrorismo. Il governo iracheno e quello afghano si sono riavvicinati agli iraniani e non hanno alcuna intenzione di farsi trascinare in un conflitto regionale.

Anche i paesi arabi del Golfo temono rappresaglie e rivolte della propria popolazione sciita, a cominciare dall’Arabia Saudita che considera una minaccia strategica il nucleare iraniano. Teheran ha spesso messo in dubbio la sovranità del Bahrain, considerata provincia iraniana, che ospita il comando della Quinta flotta Usa.
Ieri i media iraniani sottolineavano che l’Iran «domina lo stretto di Hormuz, strategico per il petrolio». La Repubblica Islamica potrebbe «tagliare alcune arterie petrolifere o bloccare lo stretto influenzando il 50% delle forniture mondiali di greggio, in un periodo in cui l'Occidente è in grave crisi».

La forza al Qods dei Pasdaran, specializzata in missioni all’estero, attiverebbe tutte le cellule terroristiche filo iraniane in giro per il mondo. Attentati e attacchi suicidi potrebbero colpire obiettivi come ambasciate e centri ebraici all’estero, pure in Europa. L’altro grande fronte di guerra coinvolgerebbe il Libano, la Siria e la striscia di Gaza. In caso di attacco all’Iran le milizie sciite di Hezbollah in Libano colpirebbero Israele.

I nuovi missili forniti dai siriani sono in grado di raggiungere qualsiasi città ebraica. Alcune stime parlano di un migliaio di testate contro Israele lanciate da Hezbollah e dall’Iran nei primi giorni di guerra. La Siria, alleata con un patto di difesa a Teheran ed i palestinesi di Hamas a Gaza sarebbero pronti ad unirsi al fronte anti israeliano. L’ex ambasciatore iraniano Nasser Saghafi-Ameri, del Centro di studi strategici di Teheran, sostiene da tempo che «attaccarci sarebbe una follia. Potrebbe scoppiare una specie di terza guerra mondiale con effetti devastanti nella regione, ma pure in Europa».


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Messaggio: #33
RE: [OT] Attualità e Cultura

http://www.informazionecorretta.it/main....p;id=42151

Fiamma Nirenstein: " Attenti alla Sharia, si è già insinuata nella civile Europa "



Se vi state preoccupando perché la primavera ara­ba sta finendo tutta in sha­ria (la legge islamica che, se ap­plicata per intero, impone pu­nizioni fisiche dalle frustate al taglio della mano, colloca le donne in posizione di inferiori­tà e n­el caso le condanna alla la­pidazione, quasi non punisce il delitto d’onore,permette la po­ligamia e impone il velo, proibi­sce l’alcool, le discoteche, il giuoco...), bene non guardate tanto lontano, venite in Europa a preoccuparvi un po’.
In Danimarca il gruppo mu­sulmano «Kaldet al Islam» («Chiamata dell’islam») an­nuncia che il sobborgo di Tin­gbjerg a Copenaghen sarà la prima «Zona sotto il controllo della sharia, gruppi di giovani addestrati sorveglieranno l’area. La prossima zona con­quistata sarà un altro distretto, Norrebro, e poi avanti in tutta la nazione...
In Inghilterra il gruppo «Mu­sulmani contro le crociate» ha lanciato una campagna per fa­re di dodici città altrettanti stati islamici indipendenti (Birmin­gham, Bradford, Derby, Dew­sbury, Leeds, Leicester, Liver­pool, Luton, Manchester, Shef­field e due zone di Londra, Wal­tham Forest, e Tower Ham­l­ets).
In Germania le corti shariati­che operano in molte città così come in Francia, in Spagna, in Belgio: ovunque in Europa si stanno creando sistemi di giu­stizia paralleli alla legge dello stato.
E noi allora che facciamo? Aspettiamo che, come si propo­ne «Chiamata all’islam», «il mondo sia mondato dal gran­de munkar (il male) chiamato democrazia»?


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RE: [OT] Attualità e Cultura

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Accalappiate l'Onorevole Randagio


In questa legislatura è nato l’Onore­vole Randagio. Sì, qui non è più lo storico vizio nazionale dei voltagabba­na. Qui si tratta di branchi o di isolati ca­ni senza padrone che vagano da una masseria in rovina all’altra,e poi torna­no
di Marcello Veneziani - 08 novembre 2011, 10:58

In questa legislatura è nato l’Onorevole Randagio. Sì, qui non è più lo storico vizio nazionale dei voltagabbana. Qui si tratta di branchi o di isolati cani senza padrone che vagano da una masseria in rovina all’altra,e poi tornano.

Lo fanno, come i randagi, per procacciarsi frattaglie di cibo: e si allontano quando sentono che tutto lo spolpabile è stato spolpato. Latrano, a volte eccitati da mascalzoni, alcuni passano per venduti altri per ravveduti, ma se la molla principale di quasi tutti è il tornaconto personale, e farsi rieleggere, mutano solo le modalità, mica i valori.

Per carità, a volte ci sono anche motivazioni politiche. Ma non la dignità, perché se ne aveste un briciolo, vi sareste dimessi piuttosto che mutare casacca. Lo dico agli uni e agli altri.
Io non amavo il vincolo di mandato, perché nega libertà all’eletto che risponde poi ai suoi elettori; ma voi che siete nominati e non eletti, dovete rispondere al padrone e alzare la zampa quando lui ve lo dice. Sì, guinzaglio di mandato o dimettersi. Uno schifo, ma è così con questa legge.

La nostra è una democrazia digitale, perché la vostra funzione politica è tutta nel dito, nel bottone che schiacciate votando. Poi basta. È assurdo che il capo randagio e primo aizzatore di randagi sia stato proprio il presidente della Camera, anche se non fu solo colpa sua, ne convengo. È assurdo che un verdetto così netto delle urne sia finito così male.

Ma con questa Camera di Randagi o mettete loro la medaglietta al collo o li mandate di corsa al canile, cioè a casa. Bau bau.




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RE: [OT] Attualità e Cultura



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In mano alle lobby finché le urne non ci separino
Senza legittimazione popolare l'esecutivo sarà eterodiretto. Il colpo di mano attraverso lo spread avrà conseguenze pesanti


di Giuliano Ferrara - 13 novembre 2011, 08:21

Oggi è il giorno dei fuochi d’artificio perché se ne va il tiranno Berlusconi. Ieri alla Camera, mentre si approvavano a tempo di record le misure anticrisi, con la parte maggiore dell’opposizione che si sfilava da ogni responsabilità, il capogruppo del Partito democratico ha pronunciato un discorso di rara faziosità, proponendo la piattaforma sulla quale sarà elevata la gogna per tutta la parabola del cosiddetto berlusconismo.

Senza avere avuto un voto di sfiducia, al culmine di una brutale campagna di delegittimazione alimentata dal circuito mediatico-giudiziario e da quello mediatico-finanziario, il capo del governo eletto nel 2008 dai cittadini italiani lascia per senso di responsabilità di fronte ai numeri della maggioranza che ballano. Se avrà dato il via a un governo tecnico rinunciando a giocare la carta decisiva e fatale di tutta la sua vita pubblica, il diritto dei governati a scegliere chi li governa, Berlusconi si trasformerà nel capro espiatorio di un Paese che di nuovo subisce il rigetto dell’alternanza democratica alla guida dello Stato, ed è costretto ad affidarsi a potenze indisponibili al regolare funzionamento delle istituzioni democratiche.

Le conseguenze di questo colpo di mano, con lo spread al posto dei carri armati, saranno penose per tutti, perché un governo tecnico in questo Parlamento, senza una solida e forte maggioranza legittima, scelta dal popolo elettore, sarà esposto a varie forme di eterodirezione lobbistica, a una perdita in termini di indipendenza nazionale e a una navigazione che non promette niente di buono.

Infatti a questo esito si arriverebbe, ed è un’aggravante drammatica se subita passivamente, sull’onda di un «miserabile fallimento» (parole del New York Times, non di noi gazzettieri militanti) del governo dell’euro e della sua crisi da parte del direttorio franco-tedesco. La tempesta dello spread dei titoli pubblici espressi in euro è stata indirizzata sull’Italia, Paese fondatore dell’Europa unita, terza economia del continente, grande nazione e democrazia repubblicana della quale il presidente francese Nicolas Sarkozy si è permesso di dire che «deve essere rimessa in carreggiata», nell’ambito di un’aspra offensiva diplomatica, fatta di violazioni dei rapporti internazionali e di aperte irrisioni, il cui scopo è la salvaguardia del sistema bancario francese, e una stabilizzazione ai danni del sistema economico e civile italiano.

Il dramma dell’Italia è che le sue finanze dipendono, a fronte dell’aggressività dei mercati, pervasi da una crisi che nasce a Wall Street oltre tre anni fa e che si propaga in Europa attraverso il debito insolvente greco, da una moneta comune che nessuno difende, e da un sistema finanziario governato da una Banca centrale di Francoforte cucita su misura dell’interesse nazionale tedesco.

Il professor Paul Krugman, premio Nobel e guru dell’economia liberal americana, ha detto esplicitamente che noi abbiamo morsicato la mela del peccato originale, e che i nostri guai derivano dal fatto che con questo governo dell’euro siamo regrediti allo status di Paese sottosviluppato obbligato a fissare il prezzo dei suoi debiti in una moneta estera (europea di nome, tedesca di fatto). L’errore capitale di avere assunto questo assurdo modo di vedere le cose, e di non battersi perché la Bce diventi prestatore di ultima istanza, è l’origine della manovra a tenaglia che sta per svuotare di significato la democrazia politica in questo Paese.

Le conseguenze dell’accettazione di una soluzione non fondata sul voto, al di là del prestigio personale del professor Mario Monti e delle stesse intenzioni del capo dello Stato che lo propone come nuovo premier invece di sciogliere le Camere e indire subito nuove elezioni, saranno drammatiche, ma non solo per l’Italia.

L’obiettivo è quello di imporci una sorta di terapia autopunitiva, moralistica, che è il contrario di riforme liberali in una società aperta. Sullo sfondo sta una rapina patrimoniale destinata a colpire il valore sociale della casa e a creare nuova depressione, deflazione, ingiustizia. Un’operazione di questo genere si dovrà necessariamente nutrire non già, come alcuni credono, di una spirale virtuosa e riformatrice ma della ricerca, anche ex post, di un capro espiatorio.

Slitteremo, con ogni probabilità, in un pantano di risentimenti e in un processo al passato che è purtroppo nelle corde della parte peggiore di questo Paese.

Posso solo aggiungere che spero di sbagliarmi, e che sarò pronto a riconoscere il mio errore di previsione se le cose andassero altrimenti, ma sono certo che una rotta disordinata e la fine di una resistenza democratica non può che allungare su di noi l’ombra di un regime senza popolo che si legittima con la messa sotto accusa di una lunga stagione di governi popolari, di destra e di sinistra.
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Messaggio modificato il: 13-11-2011 alle 14:56 da Cher.

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RE: [OT] Attualità e Cultura

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Mario Monti non deve affrontare una crisi del debito bensì una stagnazione


di Ambrose Evans-Pritchard 15 Novembre 2011


Da commissario europeo alla competizione, circa dieci anni fa, mise in fuga la Germania sui sussidi per le Landesbanken e costrinse la Francia a rompere i suoi monopoli nel settore dell’elettricità.
Lasciò di stucco molti a Washington quando impose una multa di 498 milioni di dollari per abuso di posizione dominante a Microsoft e bloccò la fusione da 45 miliardi di dollari tra GE – Honeywell, la più grande al mondo per l’epoca, dopo che era stata già approvata dal Dipartimento della Giustizia statunitense, a dire che gli americani non c’avevano capito niente.
Fu Super Mario che fece diventare l’UE un super regolatore globale.
L’ultima volta che parlammo, al Lago di Como due anni fa, temeva che l’UE stesse entrando in una crisi “quasi esistenziale”.
Rileggendole oggi si tratta di parole profetiche, benché allora egli non avesse alcuna idea di quale ruolo avrebbe giocato per salvare il suo paese, l’euro e il sistema bancario mondiale.
La mano del Sig. Monti non è debole come sembra. Lo Stato italiano è un albero di Natale di beni di valore: c'è il 4 per cento della compagnia energetica Eni, il 31 per cento della compagnia elettrica Enel, il 33 per cento della gruppo aerospaziale Finmeccanica, il 100 per cento di Poste Italiane.
La vendita di compagnie del genere potrebbe facilmente generare 45 miliardi di euro e il sig. Monti è già un convinto privatizzatore. Fino a quale punto possa convincere il centro-sinistra in Parlamento a votare tali dismissioni rimane una domanda aperta.
I beni disponibili allo Stato italiano ammontano a 1,8 trilioni di euro, praticamente lo stesso ammontare dell’odierno debito pubblico italiano di 1,9 trilioni di euro. C’è vasta ricchezza privata, secondo alcune stime di circa 8,6 trilioni di euro, facendo degli italiani persone privatamente più ricche di tedeschi e americani.

L’obiettivo del sig. Monti è di portare avanti un ‘salvataggio interno’, estraendo un pezzettino di questa ricchezza per salvare lo Stato.
Una variante di ciò fu tentata già nel 1992, quando sui conti bancari fu effettuato un prelievo coatto.

Il sig. Monti si darà meno a certi capricci. E’ noto per essere un accanito proceduralista. Le opzioni a sua disposizione annoverano una tassa sulle proprietà immobiliari e una patrimoniale che porti all’erario 100 miliardi di dollari.

Diversamente dalla Grecia, lo Stato italiano ha un avanzo primario. Sarà del 0,5 per cento del Pil quest’anno e del 4 per cento nel 2013 se il bilancio dello Stato sarà nel frattempo messo in equilibrio. Il migliore del blocco dei G7.

Gli indicatori sulla sostenibilità del debito del Fondo monetario internazionale piazzano l’Italia sulla lista dei bravi a 4.1, davanti a Germania al 4.6, Francia 7.9, il Regno Unito 13.3., il Giappone al 14.3, e gli Stati Uniti con 17.

Il debito pubblico italiano del 120 per cento del Pil è in un certo modo compensato da un debito privato molto basso del 42 per cento. Il totale del debito aggregato è 129 per cento, a fronte di una media europea del 169 per cento.

Ray Badiani di HIS Global Insight dice che l’Italia può, in teoria, tenere vari quarti di anno con rendimenti sui propri titoli di debito pubblico sopra il 7 per cento. Quel che altera la situazione è il pericoloso mix che si mette in moto di fronte a una crescita incerta. Ciò rischia di spingere la dinamica del debito italiano in un vortice al ribasso, a fronte di necessità di rifinanziamento per il 2012 per 300 miliardi di euro.
Quel che il sig. Monti ha innanzi è una crisi di stagnazione, non una crisi del debito.

La crescita dell’Italia è stata di solo lo 0,6 per cento annuo lungo la scorsa decade, e la produttività è caduta. L’Italia ha perso il 40 per cento della propria competitività rispetto alla Germania negli ultimi 15 anni, incastrata in un sistema monetario, quello dell’euro, con una moneta sopravvalutata.

Danay Gabay di Fathom Consulting ha dichiarato che l’Italia sarà addirittura meno in grado di competere di quanto non sarà la Grecia: “ Prenderemo le distanze dal mantra che fa il giro dei mercati, ovvero che i fondamentali dell’Italia sono di fatto buoni e che il paese ha di fronte a sé solo una crisi di liquidità di breve periodo”.

Il sig. Monti dovrà in effetti portare avanti una ‘svalutazione interna’ dentro l’Emu (l’unione monetaria europea) per recuperare il terreno perduto, comprimendo i salari e i costi sotto i liveli tedeschi per anni a venire.

L’Irlanda ha mostrato che ciò è possibile, ma l’economia irlandese è flessibile e il suo export in questo momento tira molto. Ha un surplus nel proprio bilancio. L’Italia non ha fatto altro che perdere pezzi di export visto che la Cina gli aggredisce il suo mercato manifatturiero.

Il professore dovrà mettere in campo questo gioco di prestigio nel peggiore dei momenti, proprio mentre la contrazione fiscale e la recessione nell’eurozona sta trascinando di nuovo l’economia nel baratro.
Non ha base politica, e la sua popolarità a Sinistra è probabile che duri poco se applicherà il macete sulle leggi del lavoro dell’Italia come richiesto da Bruxelles e i vigilantes del debito.

Quanto alla gioia risuonante a Roma la notte che Berlusconi ha dato le dimissionie, l’Italia è tanto polarizzata quanto lo fu la Gran Bretagna quando Margaret Thatcher prese in mano nel 1979 l'esangue politica economica britannica. I sindacati sono in quello stato di militanza.

Il sig. Monti avrà bisogno di tutto il suo charme - se non di un miracolo - per far sì che la nave Italia tenga l'urto della tempesta che l'attende.

Tratto dal quotidiano britannico The Telegraph


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Messaggio: #37
RE: [OT] Attualità e Cultura

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#44 stegalas (647) - lettore
il 16.11.11 alle ore 13:37 scrive:
Ovvia, ora abbiamo finalmente i ministri e c'è anche la Serbelloni Mazzanti Viendalmare e pure il visconte Cobram, quindi il Popolo Viola potrà esultare.

La voce, però, quella bella voce metallica del Duca Conte che li ha annunciati mi ha ricordato i "bei tempi" del Feldmaresciallo Albert Kesselring. Povera Italia, nuovamente occupata...


#38 laura (1303) - lettore
il 16.11.11 alle ore 13:17 scrive:
Mi sembra giusto premiare De Benedetti,(Passera), che tanto impegno ha messo per arrivare a questo bel traguardo, il primo, e tanta abilita' a rovinare una banca (SanPaolo), il secondo. Un governo tecnico e soprattutto ( di) SUPER PARTES. Meno male che non c'e' il topo, anche se e' molto probabile, lavorera' dietro le quinte.



#53 veon (391) - lettore
il 16.11.11 alle ore 13:57 scrive:
Banchieri per risolvere una grana provocata da banche... Chissà perchè ma suona male...



#28 Trasimacus (23) - lettore
il 16.11.11 alle ore 12:57 scrive:
Ornaghi all'Università: il prezzo pagato da Monti a una delle più potenti lobby che ha brigato per rimuovere Berlusconi e per piazzare un altro al suo posto: il VATICANO! E' scandaloso (ripeto: scandaloso) che il Rettore di una Università privata sia nominato ministro dell'Università pubblica. I sinistri e sinistrati sostenitori di Monti hanno di che meditare...



#27 Snoopy59 (486) - lettore
il 16.11.11 alle ore 12:57 scrive:
Ornaghi!!?? Non c'è che dire il monti ridens sta mettendo su una bella squadra forse per vincere il torneo di briscola. Meno male che in Italia c'è molta terra incolta...la cicoria è assicurata.


#22 vincenzo333 (23) - lettore
il 16.11.11 alle ore 12:33 scrive:
#ilfatto: No a Corrado Passera. IntesaSanpaolo ha perso (a spanne) dal 2001 il 60-70% della sua capitalizzazione di Borsa e il futuro Dio solo lo sa. Quest'uomo distrugge ricchezza. Lei dice che anche le altre banche hanno perso: e chi se ne frega! Non siamo a corto di esseri umani, non dobbiamo scegliere per forza un banchiere alle Attivita' Produttive. E poi il conflitto d'interessi? Corrado Passera viene da una banca piena zeppa di titoli del debito (oggi) incerti: lavorera' per la sua banca o per il Paese? Alle Attivita' Produttive si scelga un saldatore, un artigiano, un piccolo imprenditore, non certo Corrado Passera.



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Messaggio modificato il: 16-11-2011 alle 15:34 da Cher.

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RE: [OT] Attualità e Cultura



Quando la democrazia si arrende alle Borse
La politica esce a mani alzate dal Parlamento e si consegna alla Si­gnoria del Mercato. La democrazia si è arresa alla borsa


di Marcello Veneziani - 11 novembre 2011, 09:13

La politica esce a mani alzate dal Parlamento e si consegna alla Signoria del Mercato. La democrazia si è arresa alla borsa. Il Popolo Sovrano, tramite i suoi rappresentanti, abdica e lascia il regno nelle mani dei tecnici eurocrati.

E la cosa più triste è che la sottomissione dell’Italia,della sua sovranità nazionale, popolare e democratica allo spread ci sembra logica, naturale, inevitabile, indiscutibile.

È inutile menarsela, la democrazia si è arresa e la politica finisce con lei. In giro non lo dicono, anzi ieri il pittoresco Galli della Loggia è arrivato a sostenere che ha vinto la politica. Ma come, professor Ernesto, la politica alza bandiera bianca, si arrende a una soluzione tecnica, si ritira sui Monti, e sarebbe la rivincita della politica? Dite piuttosto che la politica tutta ha fallito, dite che si è mostrata inadeguata e ha tradito gli elettori. Dite questo semmai, ma per favore non raccontateci che la resa della politica all’economia sia una vittoria della stessa politica.

Qui non perde solo Berlusconi e non cade solo un governo, decade il valore della democrazia e il verdetto delle urne. Pensate che Parlamento uscì dal voto, con che maggioranza, e pensate cos’è oggi. Una sconfitta della politica, per tutti. Ma non solo: la politica si è mostrata incapace di gestire pure il vuoto che ha propiziato, non ha proposto programmi alternativi e spaventata dal tracollo dell’economia, ha invocato il Tennico. Una democrazia commissariata, anche se i nuovi Generali non vengono dalla Scuola di guerra ma dalla Bocconi.


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#12 Profe (555) - lettore
il 18.11.11 alle ore 11:16 scrive:
Aspetto che Monti dica: farò anch'io il sacrificio di rinunciare ai 25mila euro al mese come senatore a vita, dato che ho già stipendi e pensioni d'oro per altre prestigiose attività! No eh?! Solo noi, con i nostri mille euro al mese, chi più chi meno, dobbiamo sacrificarci! E aspetto che Napolitano dica: affitto alcuni locali del Quirinale per fare cassa, come sta facendo la regina Elisabetta II d'Inghilterra con i suoi palazzi inglesi! No, eh? La nostra Repubblica non vuole SCENDERE al livello di una monarchia!!!


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RE: [OT] Attualità e Cultura



http://www.loccidentale.it/node/111469


Però nessun complotto speculativo
Nozioni minime per capire come la finanza fa i soldi col debito sovrano


di Paolo Savini Nicci19 Novembre 2011


Bisognerebbe cominciare cercando di capire come funziona il mercato dei titoli di Stato italiani, di cui molti parlano ma, come insegna Wittengstein, dovrebbero invece tacere [1]. Il debito pubblico italiano è pari a 1,571 miliardi di euro ed è composto da una serie di titoli (BOT, CCT, CTZ, ecc.) emessi direttamente e indirettamente dal Tesoro.

Ogni emissione di nuovo debito viene piazzata sul mercato primario (ovvero le banche d’affari che comprano direttamente dal Tesoro per conto proprio e per conto terzi) mentre ogni titolo una volta emesso viene comprato e venduto sul mercato secondario (quello in cui chiunque può comprare e vendere titoli, basta avere un conto con un dealer autorizzato sull’MTS).

Quindi sul secondario investono molti operatori differenti da fondi pensione a hedge funds, dale assicurazioni alle vecchiette che tengono i risparmi in BOT o CCT). Oltre a questi investimenti cash, ovvero in contanti, esistono anche investimenti derivati, ovvero sintetici, che rappresentano uno strumento di gestione del rischio (ovvero per aumentare o diminuire il rischio del proprio investimento in titoli del Tesoro) che non ha come controparte il Tesoro ma solamente operatori autorizzati (banche, fondi o high net worth individuals).

I prezzi dei due strumenti sono ovviamente collegati ma dobbiamo ricordare che il mercato cash e’ molto piu’ grande di quello derivato. Il famoso spread, o differenziale tra il costo del debito Italiano e quello tedesco, è misurato sui prodotti cash e risente dei movimenti di acquisto e vendita sui titoli nel mercato, quindi è una funzione di come il mercato cash e derivato si stanno muovendo. Il mercato e’ così grande che nessun investiture, da solo, riesce a condizionarlo (se escludiamo la ECB che ha un’impatto enorme visto il suo ruolo, piu’ o meno condiviso, di prestatore di ultima istanza).

Quindi come puo’ un’investitore guadagnare (che come termine e’ piu’ appropriato di speculare) sulla volatilita’ dei titoli del Tesoro? Il metodo più semplice è anche il più antico. Avete presente il vecchio refrain “sell high, buy low”? Si vendono i titoli detenuti, attendendo di ricomprarli una volta che il prezzo sia sceso abbastanza. Questa è una delle funzioni principali del mercato.

Va detto che si puo’ guadagnare di più (visto che a parità di capital investito si possono prendere posizioni piu’ grandi) vendendo dei titoli che non si hanno (il famoso short selling) o prendendo una posizione equivalente con un derivato senza essere proprietario dei titoli sottostanti al derivato (il famoso naked CDS). Ambedue le strategie sono al momento legali e permesse (anche se esistono draft di normative comunitaria per rendere illegali ambedue le strategie).

La bottom line che ne consegue e’ che la volatilita’ che stiamo osservando (e patendo) non viene da “cattivi speculatori” (vale la pena ripetere che solo la Eurotower, nel bene e nel male, riesce a condizionare il mercato) ma semplicemente da una mancanza di fiducia abbastanza diffusa da tutti gli operatori, che semplicemente aumentano le operazioni di vendita (sia di prodotti cash che derivati), risultando in una riduzione del prezzo ed un conseguente aumento dello spread.

Va aggiunto che le azioni, non le parole, del Governo possono rispondere a questa crisi di fiducia e reinnescare un circolo virtuoso. Ritornando a Wittengstein il mondo e’ tutto cio’ che accade, non un insieme di complotti o di promesse non mantenute.

1.“Su ciò di cui non si è in grado di parlare, si deve tacere”.
2. Fonte: Bollettino Statistico del Tesoro al III° trimestre 2011.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
19-11-2011 13:19
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