Pagine (25): « Prima « 2 3 4 5 [6] 7 8 9 10 » Ultima »   Scrivi discussione 




[OT] Attualità e Cultura
Autore Messaggio
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #51
RE: [OT] Attualità e Cultura



http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/un...comments=1


di Marcello Veneziani - 02 dicembre 2011, 09:19

Monti auspicò sul Corsera una «guerra di liberazione non dallo straniero ma dalla parte peggiore di noi stessi» per importare «la cultura estranea se non straniera della stabilità».

Dopo dodici anni di euro e di Unione europea, facciamo un bilancio di quella proposta.

L’Italia sposò l’euro ciecamente e fu convinta europeista, come era stata in passato sdraiata a tappetino verso l’America, o l’Unione Sovietica per la corposa minoranza comunista. Oggi siamo al collasso, la stabilità è ancora un sogno e dal mondo ci giungono mazzate e non salvezza.

Allora chiedo al premier: ma è ancora del parere che fosse quella la ricetta vincente? Non è che abbiamo patito senza profitto questa lunga e deprimente guerra di liberazione dall’Italia, questa autodenigrazione permanente, questo affannoso e masochistico inseguire e adorare l’erba del vicino?E se il difetto maggiore, non l’unico per carità, del nostro Paese fosse proprio quello, l’importazione di culture estranee se non straniere e la continua voglia di dimettersi da italiani?

E se avessero segato Berlusca proprio perché proiettava sul maxischermo internazionale l’italiano tipo e noi ci vergognavamo della nostra immagine nel mondo? Infine:e se il peggior vizio dell’italiano da cui dovrebbe liberarsi fosse proprio questo complesso coloniale, servile e mentale verso lo straniero e se la frase di Monti nobilitasse uno dei luoghi comuni più idioti dell’italiano che ripete quel paragone generico:«All’estero invece... »? Temo che il suo sia leghismo in versione snob.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
02-12-2011 12:56
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #52
RE: [OT] Attualità e Cultura



http://www.ilgiornale.it/interni/una_pio...comments=1


di Vittorio Feltri - 03 dicembre 2011, 17:23

Il governo tecnico ha la mano pesante. E aziona la leva fiscale senza pietà. D’altronde i medici pietosi non hanno mai salvato alcun paziente, e l’Italia è malata grave.

Il morbo che la affligge è il debito pubblico, ormai cronico dopo quarant’anni di pessima amministrazione. Da notare che i politici responsabili d’aver sperperato denaro l’hanno sempre fatta franca. E il conto adesso lo pagano, come sempre in questi casi, i cittadini. Dal premier però ci si aspettava qualcosa di diverso dalle solite stangate.

Anche lui invece - forse per la fretta di affrontare l’emergenza - pare comportarsi alla vecchia maniera: e cioè prelevando sangue dal corpo anemico dei contribuenti onesti, quelli che hanno sempre versato di più. Prendiamone atto. Per commentare la manovra in arrivo usiamo una frase celebre: «Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse; l’abilità consiste nel ridurre le spese» (senza demolire la qualità dei servizi, s’intende). La scrisse all’inizio del 1900 il padre della scienza delle finanze italiana, Maffeo Pantaleoni. Oltre un secolo più tardi, Tommaso Padoa-Schioppa tentò maldestramente di correggere il maestro con la seguente espressione: «Le tasse sono belle ». Talmente belle che gli evasori italiani sono rinomati nel mondo.

Transeat. Aggiungiamo soltanto che il presidente del Consiglio se non altro ha provato a incidere sulla spesa corrente,quella che provoca l’innalzamento del debito, ritoccando il sistema pensionistico (vedremo lunedì prossimo come) e annunciando tagli alla sanità. Poca roba rispetto alle necessità di bilancio, ma è sempre meglio del niente fatto finora dagli esecutivi incapaci di eseguire il loro compito: non vivere al di sopra delle proprie possibilità, preoccuparsi di recuperare le risorse prima di spartirle. Prediche inutili. Per il resto, a giudicare da quanto si è saputo, il professore bocconiano non ha resistito alla tentazione di agire sul piano dell’ovvietà: aumentare i tributi, esattamente il contrario di ciò che suggeriva Pantaleoni, del quale abbiamo ricordato l’insegnamento.

E allora che dire? Per inasprire le aliquote dell’Iva e dell’Irpef (sui redditi stupidamente considerati alti, quando invece sono bassissimi: circa 70mila euro ed oltre), per reintrodurre l’Ici sulla prima casa e aggiungere un’Ici (patrimoniale) sulla seconda e la terza, per rivalutare gli estimi catastali degli immobili (minimo 15 per cento), per tagliuzzare qua e là, parliamoci chiaro, forse non era indispensabile un governo di docenti: come già abbiamo avuto modo di dire, sarebbe potuto bastare un ragionier Rossi, un Andreotti qualunque.

Infatti, il gigantesco apparato burocratico messo in piedi in sessant’anni di Repubblica delle banane, i numerosi enti dannosi che costano e non producono (le Authority per esempio, o i Tar, ma ce ne sono a bizzeffe), le Regioni, le Province eccetera non saranno nemmeno sfiorati dalle cesoie.

In sostanza, con i provvedimenti che Monti si accinge a presentare non andremo da nessuna parte. Nel senso che non sistemeremo i conti pubblici, non aggiusteremo lo spread, non cominceremo neppure l’opera di risanamento sollecitata dalla Ue. La speranza è che il premier abbia qualche altra carta da giocare e che il Parlamento gli spiani la strada anziché, com’è sua abitudine,creargli ostacoli e vanificare i suoi deboli sforzi. Difficile essere ottimisti. Antonio Di Pietro, sulle pensioni, ha già detto a Monti: marameo. Idem la Lega.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
03-12-2011 22:39
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #53
RE: [OT] Attualità e Cultura




http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/ci...comments=1

Ci colpirà sui denti o in mezzo agli occhi?

di Marcello Veneziani - 04 dicembre 2011, 12:54

The day before. Nella storia dell’umanità non ricordo un precedente di una tragedia pregustata nei minimi particolari, con impressionante minuzia e meticolosa ferocia sadomaso.

La mannaia del Professor Boia ci colpirà qui, sui denti; no, in mezzo agli occhi. No, prima sulla nuca e poi un pugno chiodato sulla guancia. Per la suppostona di Stato conviene stringere le chiappe o stare rilassati? Ma no, sarà una mazzata sulle orecchie, poi sullo stomaco e infine ci strizzerà i testicoli. Ma non è possibile un drastico calcio in culo? questuavano i rozzi sbrigativi.

Da mesi, e in modo intensivo da tre settimane, ogni santo giorno, ci descrivono come soffriremo e ci consolano dicendo che però si accaniranno con la categoria che più odiamo. Non solo i politici e gli evasori, ma ognuno ne ha una sullo stomaco: chi i notai, chi gli idraulici, chi i pensionati delle ferrovie, chi perfino i veterinari che sono pochi ma spendono troppo con l’amaro. Ogni giorno si annuncia il menù sadomaso: calci-in-bocca alla valtellinese, cittadino rosolato al forno, pensionati in salamoia... Vespa vuole l’esclusiva del necrologio.

Finito l’incantesimo berlusconiano che prendeva fisco per fiasco, siamo finalmente tornati alla realtà: tasse vere e doc. Torniamo a casa, dove ci sentivamo soli e invece ora saremo in compagnia dell’Ici. Commovente il clima natalizio di sacrifici, il presepe dei tecnici, i re magi che non portano doni ma si portano il bue e l’asinello, l’Ici sulla mangiatoia. Godetevi la domenica. Diman tristezza e boia recheran l’ore.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
04-12-2011 17:20
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #54
RE: [OT] Attualità e Cultura



http://www.chicago-blog.it/2011/12/05/la...more-10774

Manovra Monti: La tracciabilità dei pagamenti è un’offesa alla libertà

La tracciabilità è una misura illiberale, ha ragione Maria Giovanna Maglie a denunciarne su Libero tutti i rischi, ed è giusto ribellarsi. Di buono c’è forse che proprio da questa invasione della privacy e negazione di libertà individuale può trarre linfa un movimento politico legato alle esigenze dei cittadini. Il Tea Party, nato in Italia sull’esempio dell’organizzazione americana, che ormai ha travolto le vecchie regole della politica, conta proprio sull’odiosità delle decisioni, annunciate dai tecnocrati del governo, per suscitare una reazione organizzata dei cittadini vessati, che dicano finalmente NO a un fisco strozzino, che col pretesto di combattere l’evasione ci priva dei nostri diritti elementari.
La tentazione nel nostro Paese è ricorrente, nel dna di governi di sinistra e di destra. Abbiamo sfiorato l’ipotesi della pubblicazione urbi et orbi dei redditi degli italiani con quest’ultimo governo, che copiava un’iniziativa del ministro Visco sventata dal Garante per la privacy. L’idea di aumentare l’Irpef, invece di abbatterla drasticamente, o di tassare il lusso, come se non fosse parte della nostra produzione, è ricorrente, e la Grande Inquisizione Tributaria è sempre pronta a batter cassa spacciandola per lotta all’evasione, per coprire l’incapacità e la non volontà di condurre sul serio quella lotta.
Con il pretesto nobile della lotta all’evasione ora il governo Monti si appresta ad abbassare il tetto massimo dei pagamenti in contantidagli attuali 2.500 euro a soli 1.000 euro. Alcuni esaltati, come Dario Franceschini, capogruppo del Pd, hanno rilanciato addirittura a cento euro. Non ci interessa ribadire quel che tutti sanno; chi vuole evadere continuerà a industriarsi per farlo, chi non lo fa, si vedrà complicare la vita perché l’opzione del digitale non sarà più una libera scelta, ma un obbligo odioso. Ci permettiamo di suggerire che basterebbe rendere le spese detraibili dalla dichiarazione dei redditi per debellare in pochi mesi l’evasione. Facciamo un esempio: negli Stati Uniti, dove l’evasione è pari a zero, anche perché ti vengono a prendere alle sei del mattino e ti mettono le manette dietro la schiena, qualunque spesa è detraibile fiscalmente. Dagli scontrini del taxi agli acquisti di vestiti, del tutto o in buona parte. In questo modo chiunque esige le ricevute, e il “nero” non esiste. Il principio è semplice e sano: chi spende, e più spende, tiene in moto l’economia, non è colpevole, è un benemerito.

Ma la cosa più importante è la privazione della libertà. Intanto uno Stato è tale ed è sovrano, perché batte moneta e stampa banconote. Per seconda cosa, i salassi delle banche dovrebbero avere dei limiti di decenza. Per terza cosa, il denaro che guadagno è mio, e sta a me decidere come intendo usarlo. Chi colpirà la tracciabilità? Colpirà le persone perbene, nel rispetto di se stessi e nella vita quotidiana. Perché i mascalzoni hanno avuto già il tempo di organizzarsi, ritirare il contante, nasconderlo, esportarlo, lasciando così il Paese a secco.

Infine, seppure la tracciabilità dovesse servire sul serio a combattere l’evasione, cosa che non è e non sarà, la libertà individuale va difesa contro la realizzazione de facto di uno stato di polizia. Riuscire a far capire agli italiani nelle prossime settimane in che modo vengono offesi sarà una sfida per il Tea Party.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it

Messaggio modificato il: 06-12-2011 alle 11:36 da Cher.

06-12-2011 11:35
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #55
RE: [OT] Attualità e Cultura



http://www.loccidentale.it/node/111897


Le chiacchiere stanno a zero
Se la politica avesse fatto politica ora Monti starebbe a fare il professore



di Raffaele Iannuzzi 6 Dicembre 2011

“Il Monti ha partorito un topolino”. Il commento, sacrastico e gustoso, dell’editoriale politico di Giancarlo Loquenzi da parte di un lettore, aiuta non poco. Aiuta non soltanto l’immaginazione e il pensiero laterale - che non sarebbe male attivare, soprattutto in tempi di vacche magre -, ma anche la percezione storica e politica. In soldoni: se la politica non avesse fatto fiasco, oggi non avremmo il Monti che partorisce il topolino. E’ l’aspetto che dobbiamo sottolineare, perché talvolta ci sembra di vivere nel mondo dello schizofrenico John Nash, il geniale matematico, inventore della teoria dei giochi, premio Nobel per l’economia nel 1994.
Si odono voci, suoni; si vedono strane immagini spettrali; si vivono strane esperienze di confine: il mondo della malattia mentale. Tutto nella testa di un uomo, avvitatosi ormai da tempo nella morsa del tarlo psichico, divorante. Abbiamo l’impressione che questa distorsione cognitiva grave si sia alimentata di se stessa, fino al punto di non riuscire a trovare altra via d’uscita se non la replica di se stessa. I personaggi in cerca d’autore, alla fine, hanno vita facile: l’autore si trova, di volta in volta, ed ha la faccia di questo quel leader, politico, peones, più o meno indignato, perplesso o sbalordito. Un copione che diventa cornice ed evidenzia i tratti della debolezza strutturale della politica: ecco il punto.
Monti è la scelta residuale per un Paese con una delle peggiori classi dirigenti del mondo. E’ vero: la politica non se la passa bene, in generale. Obama ha le sue gatte da pelare e non tira conigli fuori dal cilindro, a quanto pare; la Merkel ormai è ai limiti del grottesco, sembra un personaggio dello scrittore suo connazionale, Grass; su Sarkò, meglio stendere un pietoso velo. Insomma, se Atene piange, Sparta non ride? No, sbagliato. Così, ci siamo fregati con le nostre mani.
Non è mai stato vero che Berlusconi fosse la quintessenza dei mali del Belpaese. Ma non è neanche riuscito ad essere il Principe del terzo millennio italiano. Il centrodestra non ha saputo trovare la formula politica e strategica per sfondare anche al centro-centro e scrollarsi di dosso la paralisi post-“finista”. Questo si chiama un mezzo risultato, il regno della mediocrità, ossia qualcosa di peggio del fallimento: l’incompiuta. Questa è la verità. Oggi, se è inutile recriminare per Monti al governo, non possiamo neanche far passare tutto in cavalleria sul versante politico-politico, per così dire. Non ci siamo.
La politica ha saputo interpretare il lato peggiore e più indecente del tradimento delle élites italiane – secondo la storia patria meno nobile, Italietta in primis -, salvo poi scaricare il costo dell’operazione al ribasso della svendita del governo al popolo retoricamente definito sovrano, in realtà considerato bue o, nella migliore delle ipotesi, utile idiota per operazioni elettoralistiche eccitate da propaganda, spesso becera, un tanto al chilo.
Dunque, i tecnici – per la mia formazione, la soluzione meno accettabile – sono il frutto di questo limite storico e strutturale di una politica fregata da un ventennio circa di massacro della cultura politica – con gli anni ’90 del secolo scorso ancora da indagare realmente, leggi alla voce Tangentopoli – e dal rientro dalla finestra di antichi parassitismi di casta e corporativi, frutto di un capitalismo che privatizza gli utili e socializza le perdite. Questa è la verità: il fallimento della politica come orientamento strategico generale e visione del Paese. I tecnici fanno i “tecnici”, sapendo di fare politica, semplicemente perché la politica – sempre meno tecnica, tosta e strutturata – ha smesso di fare la politica. Le chiacchiere, su questo punto, stanno a zero.




Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
07-12-2011 20:02
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #56
RE: [OT] Attualità e Cultura



Magari avessimo una vera Casta


di Marcello Veneziani - 08 dicembre 2011, 12:53


Anche questa volta l’hanno fatta franca. Dico i politici, dico la Casta. Di questa sanguinosa manovra non pagano nulla, niente tagli, niente riduzioni sensibili, vengono eliminati solo i poveri sfigati dei consiglieri provinciali con i loro miseri gettoni, poi nulla.


Quel che più fa vergogna della classe politica non è la conservazione dei privilegi, ma la miseria del loro baratto: rinunciano al ruolo di classe dirigente del Paese ma non ai loro benefici. Accettano di farsi decurtare la dignità, non l’indennità; si fanno ridurre nel ruolo ma non nel numero.
Non sono tra quelli che si lamentano dei loro emolumenti. No, io dico: costano troppo perché valgono poco, sono troppi e servono poco.


Accetterei - e onorerei perfino- l’esistenza di una vera Casta e il loro trattamento speciale se fossero speciali, cioè più capaci e più meritevoli della media nazionale. Li accuso non di essere una casta, ma di non esserlo sul serio. Non sono un corpo eletto, in alcun senso.
Qualcuno ci ha fatto credere che il guaio italiano fosse tutto nel governo; e se fosse invece il Parlamento, suk indecente in cui la politica si squalifica da sola, muta casacca e rende ingovernabile il Paese? Per non dire delle Regioni e di quello scandalo speciale chiamato Regione Siciliana che meriterebbe d’essere sciolta, cassata (la cassata siciliana).

P.S. Piccola curiosità. Ho conosciuto una ragazza calabrese che si chiama Stella Rizzo. L’ho ribattezzata la Casta e lei pensava che ironizzassi sulla sua virtù. Ignorava beatamente gli autori omonimi del libro.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
08-12-2011 19:07
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #57
RE: [OT] Attualità e Cultura



http://www.ilgiornale.it/interni/efficie...comments=1

Professori pasticcioni: efficienti solo a parole L'incubo di Monti? Dover fare la manovra-bis


Vittorio Macioce - 09 dicembre 2011, 08:39

Quella dei professori è una manovra ipotetica. Sulla carta funziona tutto, ma poi ogni giorno c’è un pezzo che svanisce. Puf, la magia non è riuscita.

Ingrandisci immagineLa realtà, purtroppo, ti arriva in faccia piuttosto in fretta. Ti smonta le ipotesi, ti scarnifica le buone intenzioni, non fa tornare i conti e manca sempre qualcosa. Se poi il tempo non c’è, devi fare in fretta e quei diavoli di mercati ci mettono come al solito le corna, allora tutto diventa complicato. Insomma, comincia a venir su un sospetto: neanche questi ci salvano.

Come ripete tutti i giorni Napolitano qui ci giochiamo centocinquant’anni di patria sacra e sudata e chi non si sacrifica è un vetero comunista, un padano o un papalino. Solo che poi un conto è scrivere la ricetta, altro farla digerire al paziente.


Dotti, medici e sapienti si stanno rendendo conto che i «se» ancora non fanno cassa e in più le insidie cominciano a essere tante. La luna di miele con la politica sta per finire, i partiti che sostengono la maggioranza soffrono di mal di pancia, ogni gruppo di interesse pensa prima di tutto al proprio portafoglio e, soprattutto, la manovra vive di speranze.

La carta è liscia, non crea attrito. Ti servono i soldi? Facile. Tassiamo con un altro 1,5 per cento i capitali nascosti all’estero e scudati. Il guaio è capire di chi sono, dove sono, come si fa a metterci le mani sopra e poi se si può fare.

È già difficile arrivarci, ma qualcuno comincia a dire che un patto è un patto e se lo Stato non lo rispetta qualche problemino c’è. Per esempio che i «capitalisti scudati» sommergano il governo con una valanga di ricorsi, dai tribunali amministrativi a quelli europei.

È la guerra giudiziaria delle scartoffie, magari ingiusta, ma intanto i soldi latitano. E poi sulla carta è facile non commuoversi per chi sente sulla pelle il sale del sacrificio.

Poi, però, ti scappa da piangere e allora non te la senti di dire a chi incassa una pensione di neppure mille euro al mese di mettersi l’anima in pace. Così il blocco delle rivalutazioni viene alzato a 1400 euro. La carta non ha cuore, ma per fortuna i professori sì, anche quando fingono di averlo nascosto nella tasca di un loden. Anche loro alla fine stanno lì a fare i conti con i pasticci della realtà.

Metti l’Irpef, togli l’Irpef, inventati una addizionale regionale, stana gli evasori, manda in pensione tutti a settant’anni, resta in bilico sull’orlo del baratro, fai il valzer delle province (le cancello subito, non le cancello, aspetto a cancellarle).

Tutto bene, ma se qui monsieur Sarkò e frau Merkel non si mettono d’accordo salta l’Euro, l’Europa e pure l’America strizza di paura. Allora ci ritroviamo con sacrifici veri e una salvezza di carta. Per chi, poi? Per uno Stato grasso e grosso che non ci pensa neppure per sbaglio a dimagrire. Allora, professori, facciamo un’ipotesi. E se per una volta provassimo a snellire lo Stato? Così sulla carta. Magari funziona.
-----------------------------------


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
09-12-2011 11:04
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #58
RE: [OT] Attualità e Cultura



http://www.ilgiornale.it/interni/sacrifi...comments=1

Sacrifici sì, ma non per tutti La crisi? Smoking e gioielli


di Alessandro Sallusti - 08 dicembre 2011, 09:50

Per il presidente Napolitano la crisi è drammatica. Per il premier Monti sono a rischio gli stipendi degli statali. Ma siccome siamo in Italia, la situazione, come sempre, è grave ma non seria.

Così ieri sera, dopo aver tagliato le pensioni, tassato le case e aumentato la benzina, Napolitano, Monti e mezzo governo si sono riposati della fatica.

Hanno indossato lo smoking migliore e insieme alle mogli vestite da Armani e ingioiellate a dovere si sono buttati tra gli arazzi, gli ori e gli stucchi della Scala di Milano per la prima della stagione. Nulla di illegittimo. Anzi, beati loro. Dico solo che se la stessa cosa l’avessero fatta Berlusconi e soci, all’uscita (ma forse già all’entrata) i tartassati li avrebbero presi a verdure in faccia e oggi i soliti opinionisti sprecherebbero fiumi di inchiostro per indignarsi di fronte allo schiaffo alla miseria e al rigore.

E invece non accadrà nulla del genere. Basta, non si protesta più. Siamo in un’era nuova, ipocrita, moralista e anche un po’ furbetta. La verità viene edulcorata, a volte rimossa. Una sorta di regime di terrore dello spread per tenerci tutti zitti e a posto. Per esempio non è bello scoprire che gli annunciati tagli alla Casta della politica (con i quali Monti aprì la conferenza stampa della stangata) sono una bufala. Nella stesura definitiva della legge, infatti, il governo ha fatto cancellare la data dell’aprile 2013 per l’abrogazione delle Province e rimandato tutto a una legge ordinaria. Cioè a mai.

Ce l’hanno forse detto? No, l’hanno scoperto, leggendo le carte e gli allegati, i colleghi del quotidiano Italia Oggi. Del resto il governo Monti ha capito velocemente che non si può fare politica senza la politica. Così, dopo aver accontentato la Casta, ora speriamo che accontenti un po’ anche noi.
Per esempio su Ici, superbollo, e pure sulla tassa per le imbarcazioni, le cose non stanno come annunciato. C’è tempo per cambiare, perché la classe media non andrà alla prima della Scala ma non per questo la si può prendere per i fondelli agitando, ovviamente in smoking e sorseggiando champagne, la mannaia del rigore o morte.


-----------------------------------------------

http://www.ilgiornale.it/spettacoli/cars...comments=1
Carsen e Barenboim avete tradito Mozart

di Vittorio Sgarbi - 09 dicembre 2011, 08:00


La giornalista di regime Natalia Aspesi, appagata della caduta di Berlusconi (commendatore), più che di quella di Don Giovanni, dopo molti articoli molesti e carichi di fiele ha scritto un commento sobrio per la sobria serata di inaugurazione della Scala, perdendo l’occasione di protestare contro quello che aveva visto limitandosi a descriverlo: «Le giovani e belle signore mozartiane, che amano e odiano Don Giovanni, sono, se mai lui volesse, già pronte alla bisogna, in sottoveste di pizzo nero, in camicia da notte di raso bianco» perché «è chiaro» (ma stranamente non la disturba, tanto è Don Giovanni, non Berlusconi) «che il regista ha voluto dare un’interpretazione massivamente maschilista del mito dongiovannesco, attualizzandolo con la vanità e l’esibizionismo, visto il modo in cui lui mostra compiaciuto il suo pallido torace sotto vestaglie di seta o si porta appresso un intero guardaroba come fosse l’american gigolò di Richard Gere».
Lo spunto è buono. Ma l’osservazione poteva essere più ficcante se non sono riusciti a trattenersi Francesco Saverio Borrelli: «Spettacolo d’un finto moderno, non restituisce la forza dell’opera»; Umberto Eco: «Spettacolo così così»; Alessandro Cecchi Paone: «Orrendo. Sembra firmato da Landini, il sindacalista a capo della Fiom»; Filippo Facci: «Non si riusciva a comprendere in nessun modo la necessità di rendere moderno ciò che non lo era». Par e trans condicio.

Ma la Aspesi non se l’è sentita. Eppure è evidente il suo contrasto con il critico del suo stesso quotidiano, Michelangelo Zurletti, il quale pare ritenere, non si sa come, che la regia di Robert Carsen sia meglio di Daniel Barenboim e delle voci. Certo non mancano due idee intelligenti sul finire: il Commendatore nel palco reale tra Napolitano e Monti, e il beffardo Don Giovanni che non muore e che vede sprofondare nell’abisso i suoi compagni di avventura che credevano di sopravvivergli.

Sarebbe un’eresia ritenere che quell’orgia certamente volontaria di trolley, vestaglie, cravatte, sedie e appendiabiti presi dal guardaroba della Scala e messi in scena, è meglio delle voci, generalmente efficaci, e della direzione di Barenboim. Una considerazione veramente bizzarra e che fa intendere la differenza fra Borrelli e Bolle che, inopinatamente intervistato, sentenziava con favore sull’allestimento. Vorrei vedere lui travestito così mentre balla il Lago dei cigni! Ma ormai Bolle è istituzionale e deve stare nella parte come il povero Napolitano e il povero Ornaghi che, nascondendosi dietro Barenboim, hanno dovuto fingere che l’opera fosse loro piaciuta, anche le scene. Più libero e naïf il sindaco Giuliano Pisapia che, politicamente corretto, ha dichiarato che Don Giovanni non è mai stato un suo mito e che il personaggio (tanto più nella versione berlusconiana di Carsen) non gli è mai stato simpatico.

Barenboim era piccolo e invisibile nel golfo mistico e va giudicato soltanto per la musica che ha rievocato con gusto e pienezza di suono; ma, alle rare viste, era orribilmente scamiciato per non mettere a disagio Don Giovanni con i suoi completini borghesi e alla moda. In realtà a lui, neodirettore musicale della Scala, andrebbero indirizzate le invettive del Commendatore: «Pentiti!... Pentiti!... Pentiti!...» rafforzate da un «Vergognati!». Si devono infatti vergognare lui, Carsen e la costumista Brigitte Reiffenstuel per avere irriso e insultato non Don Giovanni (facile obiettivo dei moralisti), ma Mozart con un allestimento umiliante, ingiustificato e ridicolo, anche se con l’alibi delle scenografie di ispirazione scaligera (che vuol dire sedie e appendiabiti del foyer e del guardaroba).

Il tradimento del racconto e dei personaggi, salvati dalla musica e dalle voci, è come un cattivo restauro di un’opera d’arte che indignerebbe chiunque, un aggiornamento di Giotto e di Piero della Francesca.

Forse, perché è teatro, si pensa: tanto è per una volta sola. Ma lo scempio e l’insulto ci sono stati. E qualcuno dovrebbe vendicare Mozart e chiedere ai colpevoli di dimettersi.

La sobrietà rispetto ai valori artistici, non è meno importante di quella richiesta e apprezzata per i governi. Per questa omessa vigilanza del direttore artistico, vorremmo un direttore tecnico che ci risparmiasse almeno nudi inutili che Mozart avrebbe guardato con raccapriccio, come le sottovesti che li ricoprono durante tutto il triste e comico (non buffo) spettacolo.

-------------------------------------------------














Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
09-12-2011 18:35
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #59
RE: [OT] Attualità e Cultura



http://www.ilgiornale.it/interni/napolit...comments=1

Napolitano e Pisapia lotte comuniste addio Meglio il palco reale


di Alessandro Gnocchi - 09 dicembre 2011, 08:00


Che cattivo Robert Carsen, regista del Don Giovanni all’esordio l’altroieri alla Scala di Milano. Nel finale, il fantasma del Commendatore, ucciso dal protagonista all’inizio dell’opera, è riapparso a sorpresa nel palco reale, alle spalle di Giorgio Napolitano, Mario Monti e Giuliano Pisapia.

Una vera mazzata nei confronti del potere politico, sfuggita a molti ma non ad Armando Torno sul Corriere della sera. L’editorialista cita le note di regia del libretto originale (Praga, 1787). Secondo le indicazioni, la scena si deve svolgere in un «loco chiuso in forma di sepolcreto». Tradotto: in un cimitero.

Qualcuno ha visto in tutto ciò una metafora del futuro corso politico. Quello in cui i comunisti risorgono e, dopo una vita passata a lottare contro il capitalismo, stringono all’occorrenza una alleanza con i tecnocrati dell’alta finanza internazionale. Forse è una esagerazione. In fondo le batoste elettorali, per Bersani e soci, potrebbero non essere finite.

Che impressione, però, quelle foto in cui la sinistra istituzionale (il presidente della Repubblica Napolitano) sta accanto a quella extraparlamentare (il sindaco di Milano Pisapia). E tutte e due stringono la mano al professore ex consulente della banca d’affari Goldman Sachs (il presidente del Consiglio Monti).

Lontanissimi, per fortuna, i tempi in cui Napolitano, a lungo responsabile della commissione culturale del Pci, spiegava sulle colonne dell’Unità e di Rinascita il motivo per cui la cacciata del dissidente Aleksandr Solgenitsyn dall’Unione Sovietica fosse la «soluzione migliore». In realtà il Premio Nobel per la letteratura aveva le sue colpe: diamine, non poteva starsene quieto, invece di scrivere Arcipelago Gulag? È innegabile, argomentava Napolitano, «la natura di grave misura restrittiva dei diritti individuali; ma solo commentatori faziosi e sciocchi possono prescindere dal punto di rottura cui Solgenitsyn aveva portato la situazione». Gli stessi «commentatori faziosi e sciocchi» che dimenticavano come «il capitalismo e l’imperialismo tendano a ridurre l’uomo a semplice congegno di una macchina disumana e a manipolarne la coscienza».

Era il 1974, un’altra epoca. Ancora più lontano, quasi preistorico, il 1956, anno in cui Napolitano giustificava i carri armati dell’Armata Rossa per le strade di Budapest. Secondo lui, gli insorti ungheresi erano controrivoluzionari asserviti all’imperialismo, mentre i soldati di Mosca diffondevano «la pace nel mondo». (Il presidente però su quella repressione cambierà idea, facendo autocritica, nella sua autobiografia, a circa mezzo secolo di distanza dagli eventi).

E Pisapia, il sindaco arcobaleno? In passato i militanti di Democrazia proletaria, movimento a cui lo stimato avvocato era vicino, alla Prima della Scala ci andavano soltanto a tirare i pomodori alle borghesi impellicciate. Ieri, al termine di un percorso che lo ha portato a governare Milano con l’aiuto dei vendoliani, al Piermarini è entrato in smoking. Dal Soccorso al Tappeto rosso (di velluto).

Oggi l’Italia sembra aggrapparsi agli ex comunisti, al presidente della Repubblica soprattutto, a lungo applaudito dal pubblico milanese, perché mostrano attaccamento alle istituzioni italiane, dopo averle a lungo messe un gradino sotto a quelle sovietiche. Comunque sia, questi uomini hanno definitivamente detto addio al proletariato, anche se qualcuno di loro si balocca col socialismo. Solo a parole, per carità. La rivoluzione, alla fine, era proprio un pranzo di gala, anzi: una raffinata cena alla Scala.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
10-12-2011 10:50
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #60
RE: [OT] Attualità e Cultura



http://www.ilgiornale.it/interni/povero_...comments=1

Povero Monti, non conta niente


di Vittorio Feltri - 10 dicembre 2011, 19:39


Mario Monti a Porta a porta , davanti a un Bruno Vespa incredulo, ha affermato che quando lui è arrivato a Palazzo Chigi l’Italia era a tre mesi da un crollo alla greca. Una boutade sobria? Non sappiamo.

Ma se il premier ha ragione, una cosa è certa: il default è ancora dietro l’angolo. Con un’aggravante: che alla catastrofe non mancano più tre mesi, bensì solo due. Difatti la manovra dei tecnici non ha modificato di una virgola la situazione che, quindi, rimane drammatica esattamente come 90 giorni orsono. Una manovra pesante per i contribuenti, ma leggerissima e ininfluente ai fini del debito pubblico, la cui entità è inalterata.

I miliardi recuperati nelle nostre tasche dal professore bocconiano e dai suoi colleghi serviranno a malapena a compensare le maggiori uscite dovute al rialzo dello spread, cioè degli interessi passivi sui prestiti. D’altronde, è noto a chiunque che,per diminuire il debito, e i suoi oneri, o si riduce la spesa o si fa un buco nell’acqua. Il trionfalismo suscitato dalle misure che l’esecutivo ha adottato (alle quali la stampa ha dedicato commenti encomiastici) è ingiustificato non soltanto perché esse non risolvono il problema, ma lo complicano. Motivo? Inasprire il prelievo fiscale non agevola la sospirata (e illusoria) crescita; al contrario, incentiva la depressione e favorisce la recessione. Proprio un bel risultato.

In ogni caso è inutile prendersela con il «signore in loden», cui va riconosciuto il merito di rischiare la faccia (e la perderà), visto e considerato che lui, per quanto si dia da fare, non conta e non conterà nulla nella determinazione dei destini della Patria, che dipendono esclusivamente dall’Europa e dall’euro. Lo si evince da quello che sta accadendo in questi giorni nelle trattative in sede Ue, finora inconcludenti sul piano sostanziale. Non c’è verso che le maggiori potenze trovino un accordo serio. L’Inghilterra si è defilata, infischiandosene della moneta unica che ha sempre respinto. La Germania insiste nel rifiutare gli eurobond. La Francia traccheggia. L’Italia è in balìa di tutti, perché giudicata responsabile dell’acuirsi della crisi.

Praticamente, l’unica decisione assunta dai padreterni che rappresentano le nazioni cardine dell’Unione europea è stata quella di rinviare a marzo il momento della verità, quando essi si riuniranno di nuovoallo scopo di misurare la febbre dell’euro, oggi molto alta. Il dato, dunque, è che noi siamo un vaso di vetro fra tanti vasi di coccio, ciascuno dei quali cerca di salvare se stesso e non ha alcun interesse autentico per il destino degli altri.

Ha voglia Monti di alzare le aliquote dell’Iva e di riesumare l’Ici, brodini privi di effetti benefici. Occorre ben altro per assicurare un riparo alle economie occidentali legate l’una all’altra da una moneta unica, che poi è una gabbia nella quale convivono sistemi politici diversi, diverse capacità produttive e di crescita, diverse lingue e culture. Si percepisce a occhio nudo che l’euro è in agonia, tenuto su a forza di flebo che ne prolungano l’esistenza senza alcuna possibilità di guarirlo. Va da sé che prima o poi la divisa imploderà. Sarà una liberazione o una catastrofe? Forse entrambe le cose. Certo è che avanti così non si può andare. Se i capi di Stato e di governo confluiti nella Ue avessero coraggio, o almeno non temessero di essere sconfitti alle elezioni in casa propria, dovrebbero rassegnarsi all’eutanasia della valuta fasulla e del contenitore burocratico, politicamente insignificante, chiamato Unione europea. Basta con questa finzione.

Infine, Monti si persuada di non essere in grado di compiere un prodigio: ciò che accade in Italia è il riflesso di ciò che avviene, o non avviene, a livello internazionale. Quello che lui fa è vano perché non è in condizione di ammazzare il debito pubblico.

Oddio, dalle sue iniziative qualcuno che sta per guadagnare c’è: le banche.

Che,d’ora in avanti,con la storia della tracciabilità moltiplicheranno gli affari. Già. Se i pensionati che percepiscono un assegno superiore a 500 euro non potranno riscuotere denaro contante, ovvio, saranno obbligati ad accendere un conto corrente, e il loro reddito netto sarà ancor più modesto, mentre quello lordo degli istituti di credito ancor più ricco.

Tutto questo accanimento contro i poveracci e gli anziani, fra l’altro,non darà alcun frutto, ma creerà malcontento per non dire di peggio. Anche perché, e non ci stanchiamo di ripeterlo, i giochi non si svolgono qui nel Belpaese ma a Bruxelles, dove noi (dove Monti) siamo importanti come il due di picche quando la briscola è a bastoni.

Presidente, per favore, non pigliamoci in giro.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
10-12-2011 21:59
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Pagine (25): « Prima « 2 3 4 5 [6] 7 8 9 10 » Ultima »

  Scrivi discussione 


Guarda versione stampabile
Invia discussione a un amico
Sottoscrivi questa discussione | Aggiungi discussione ai favoriti
Valuta questa discussione:

Vai al Forum: