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[OT] Attualità e Cultura
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Cher
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RE: [OT] Attualità e Cultura



Alla faccia degli sprechi Il governo (per risparmiare) si stampa 130mila mail




di Clarissa Gigante - 07 giugno 2012, 17:28

Con un'età media di 64 anni, quello in carica ora in Italia è il governo più vecchio d'Europa secondo uno studio di Coldiretti.

Eppure in questi mesi a Palazzo Chigi i Prof hanno provato, almeno nei modi, a dimostrarsi all'altezza del XXI secolo, a dialogare anche con i più giovani, a utilizzare le nuove tecnologie. L'esempio migliore in questo senso è stata l'iniziativa sulla spending review. Per identificare gli sprechi della pubblica amministrazione, infatti, l'esecutivo aveva pensato bene di chiedere ai cittadini di segnalare, attraverso un form sul sito del governo, i tagli da effettuare.

Nell'ottica del dialogo con gli italiani, una proposta virtuosa, non c'è che dire. Tanto che la risposta del Belpaese è stata più che gratificante: in un mese sono arrivate oltre 130mila email. Eppure a vedere il servizio pubblicato su Oggi la settimana scorsa qualcosa stona. Il settimanale ha infatti dedicato un ampio articolo al lavoro dei funzionari incaricati di smistare e selezionare le proposte. Nelle foto appaiono intenti a leggere le lettere dei cittadini. Tutte rigorosamente stampate. Centinaia di fogli di carta e dieci persone pagate per leggerli tutti. Non sarebbe stato meglio catalogarle direttamente sul pc? L'iniziativa non doveva servire a tagliare gli sprechi?


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
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Cher
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RE: [OT] Attualità e Cultura

http://blog.ilgiornale.it/filippi/2012/0...rno-monti/

Grande notizia: Mario Monti prova qualche sentimento. Uno solo, per il momento: il nervosismo. Abituati alla monotonia della sua voce, immutabile quando parla agli squali della finanza come agli sfollati del terremoto, siamo colpiti nel vederlo in videoconferenza stirare la bocca in un’espressione infastidita. È nervoso per avere perduto il sostegno dei poteri forti. Nell’ordine: il Corriere della Sera e Confindustria.
Il Corriere ha ospitato per anni gli articoli del Professore che spiegava alla serva Italia come uscire dalla crisi, mentre adesso preferisce le scudisciate di economisti come Alesina e Giavazzi: Monti aveva tentato di neutralizzarli cooptando uno di loro come consulente del governo, una sorta di «ministri ombra» assieme a Enrico Bondi e Giuliano Amato. Tentativo velleitario, privo di effetti, che già denotava una forte difficoltà.
Confindustria doveva essere il grande alleato per dare la spallata al sistema irriformabile: pensioni, welfare, lavoro, fisco. Un alleato naturale, visto che Monti è il numero uno della Bocconi, la fucina che dovrebbe forgiare il nostro mondo imprenditoriale. In realtà, questa alleanza è tutt’altro che scontata. La Bocconi non forma imprenditori, ma esperti di finanza, e la finanza – non l’economia reale – è l’orizzonte del premier.
Monti è l’uomo della finanza, delle banche, non della produzione, della manifattura, degli scambi reali di beni. Pensare di avere Confindustria a fianco soltanto in virtù di una contiguità lobbistica è stata una grande ingenuità, e il nodo è venuto al pettine. Le imprese hanno visto svanire anche il decreto sviluppo, e ci si chiede che cosa ci stia a fare al governo un ministro allo Sviluppo (e che tra l’altro viene proprio dal mondo bancario).

Ora Monti è l’ennesimo premier della storia d’Italia che tira a campare. La sua prospettiva è arrivare a ottobre, all’apertura del semestre bianco quando le Camere non possono più essere sciolte, e attendere che il prossimo Parlamento – verosimilmente a maggioranza di centrosinistra – lo elegga successore di Napolitano come «presidente di garanzia».

Monti ha fallito. Lo spread è a livelli «berlusconiani». Il Paese è stremato. Le previsioni sul bilancio pubblico sono sballate. La lotta all’evasione una chimera. La Rai non si tocca, al pari dell’assetto istituzionale, del sistema elettorale, del finanziamento ai partiti. Nelle prime settimane a Palazzo Chigi, Monti batteva i pugni sul tavolo, diceva «il premier sono io» e distribuiva tasse, tagli alle pensioni, recessione mettendo in riga ministri e partiti. Ora non lo fa più e il governo è diventato un campo di battaglia dove i ministri litigano un giorno sì e l’altro pure.
Monti è nervoso. Il Paese lo è da tempo.


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Messaggio: #173
RE: [OT] Attualità e Cultura

La solita menata, le solite opinioni infondate, il solito bla,bla,bla all'italiana.
E' già stato detto troppo se non tutto, per me l'atteggiamento critico non può produrre nulla se non ennesime ripetizioni che non cotruiscono nulla, nè destano più alcun interesse.
Le profezie lasciamole a chi non ha capacità obiettive di leggere la realtà nel suo manifestarsi. Forse un disinteressato consiglio potrebbe essere ancora ben accetto.
Michele Greco

12-06-2012 15:41
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RE: [OT] Attualità e Cultura



E' abbastanza disinteressato come consiglio?


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Messaggio modificato il: 14-06-2012 alle 19:03 da Cher.

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RE: [OT] Attualità e Cultura

Visto che il "consiglio" è chiaro, ora voglio "motivarlo"

Follia cacciare chi ha salvato l’Inps

15 giugno 2012, 08:00 di Stefano Lorenzetto

Se in una città fra le più industriose del Nordest un noto editorialista della Repubblica, un professore universitario prudente e preparato, incontra per strada il direttore del quotidiano locale e gli dice che Elsa Fornero è il peggior ministro del Lavoro nella storia d'Italia, la più incompetente nella sua smisurata presunzione, «un'autentica calamità per questo nostro Paese», forse è il caso che il premier Mario Monti cominci a considerare l'ipotesi d'essersi sbagliato. A parte piangere in pubblico (non la biasimo: capita anche a me) e farsi riprendere dai telegiornali in circostanze ufficiali col marito, l'economista Mario Deaglio, che le trotterella al fianco scodinzolante (non sta bene: legittima il sospetto che ne sia la ventriloqua), finora la tagliatrice di teste sabauda s'è segnalata solo per i pasticci che ha combinato, peraltro annunciati con un tono professorale e declamatorio che la rende insopportabile.


Per salvarsi dall'ultimo, quello dei 390.000 «esodati» che con la riforma Fornero sull'età pensionabile si ritrovano senza lavoro, senza stipendio e senza ammortizzatori sociali in attesa di un vitalizio che arriverà fra due o tre anni, il ministro pretende a gran voce la decapitazione di Antonio Mastrapasqua, presidente dell'Inps. In altre parole vorrebbe privare l'istituto della persona che l'ha fatto funzionare al meglio.

Un'aquila, questa donna. Per stare alla folgorante conclusione dell'ex ministro Renato Brunetta, «è come se la Fornero chiedesse le dimissioni della bilancia perch´ il suo peso non le piace».

Far dimettere il responsabile del più importante ente previdenziale d'Europa (24,5 milioni di iscritti e 35.000 dipendenti) ha più a che vedere con l'allergologia che con l'economia. Non so se avete presente chi erano i presidenti dell'Inps nel passato. C'è stato Massimo Paci, che arrivò al punto di sfiduciare il governo al quale doveva rispondere. C'è stato Gianni Billia, costretto a rassicurare gli italiani dai microfoni di Radio 3: «Non porteremo i libri in tribunale». Ci andò vicino. Del resto era l'Inps di Affittopoli, delle case concesse a prezzi di saldo a politici e sindacalisti. Mastrapasqua lo ebbe in consegna nel 2008, primo presidente nominato all'unanimità da Camera e Senato col consenso di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confagricoltura. Come l'ha gestito finora?

Qualcosa credo d'aver visto il giorno in cui il presidente mi diede appuntamento nel palazzo dell'Eur alle 8, che nel fuso orario di Roma corrispondono alle 5 del mattino di Milano. Questo manager di 52 anni, costretto a vivere sotto scorta, era già arrivato in ufficio alle 7.15, come ogni giorno, in tempo per convocare un quarto d'ora dopo i direttori dei vari dipartimenti. A quella data, dicembre 2010, aveva messo in cascina, dopo anni di passivi da brivido, un attivo di 22 miliardi di euro, oggi saliti a 23 con un patrimonio netto di quasi 41 miliardi depositati presso la Tesoreria dello Stato. Il tutto a fronte di uscite annue pari a 195,8 miliardi, che salgono a 260,8 se si conteggiano le pensioni di Inpdap ed Enpals. Pochi sanno che l'Inps eroga qualcosa come 300 servizi diversi, tanto che il suo bilancio (entrate più uscite) di 574 miliardi (750 se si comprendono anche Inpdap ed Enpals) è il secondo dopo quello dello Stato, con un'incidenza sul Pil pari al 18 per cento per il solo Inps e del 24 per cento includendo le altre due sigle previdenziali. «Si può chiudere un municipio, ma non una sede dell'Inps», mi disse Mastrapasqua in quell'occasione. «Se salta il nostro istituto, va a fuoco l'Italia. A Terzigno, provincia di Napoli, 52 abitanti su 100 sono assistiti da noi».
A me sembra che Mastrapasqua ami più di qualsiasi altro presidente del passato quello che un tempo veniva definito «carrozzone». Questione di imprinting: da bambino già faceva pazientemente la coda agli sportelli dell'Inps. I suoi genitori, Loreto e Rosanna, consulenti del lavoro, se lo portavano appresso negli uffici non potendo permettersi una baby sitter. Laureato in economia e commercio con una tesi sui fondi pensione, il presidente della Previdenza sociale è nato come commercialista esperto nel risanamento di aziende decotte, specialmente romane. Ha riportato in auge il pastificio Pantanella. Ha salvato la clinica Annunziatella. Se nel 1998 l'allora presidente della Comunità ebraica della capitale, Sandro Di Castro, e il rabbino capo Elio Toaff decisero che bisognava fare uno strappo alle tradizioni di cui sono gelosi custodi e affidarsi a lui - un goi, un estraneo - per salvare l'unico ospedale israelitico d'Europa, avranno avuto i loro buoni motivi. E infatti le tre cliniche fra l'Isola Tiberina e la Magliana, che stavano chiudendo strangolate dai debiti, con un anno di terapia Mastrapasqua sono rifiorite e oggi quelli con la stella di David vengono considerati fra i migliori istituti di cura convenzionati.

Mastrapasqua è il presidente che ha strappato alle Regioni e ai Comuni il potere di concessione delle pensioni d'invalidità, lasciando alle Asl solo la visita medica. Ha ordinato di passare ai telegiornali le immagini dei finti ciechi filmati dalle Fiamme gialle mentre leggono il giornale. Ha denunciato alla Corte dei conti, alle Procure e agli Ordini di appartenenza i medici colpevoli d'aver attestato patologie e infermità inesistenti, chiamandoli a risponderne in solido. In tal modo ha fatto diminuire del 20 per cento le domande di nuove pensioni e consentito la revoca di un altro 20 per cento di assegni indebitamente riscossi.
Mastrapasqua è il presidente che come capo dell'audit ha nominato un giovane generale della Guardia di finanza, Flavio Marica, andando a cercarselo a Bari, la regione dove si registra la maggior parte degli 1,2 milioni di cause contro l'Inps, circa il 20 per cento dei processi celebrati in Italia, un'abnormità che comporta un ulteriore esborso di 300 milioni l'anno per spese legali.

Mastrapasqua è il presidente che per primo ha avuto il coraggio di denunciare come nella sola Foggia sia pendente circa il 15 per cento dell'intero contenzioso nazionale dell'Inps e come tutti i 46.000 falsi braccianti iscritti nelle liste avessero fatto causa all'istituto. Di più: s'è recato di persona nel capoluogo pugliese a indagare e ha scoperto che l'ente previdenziale era costretto a difendersi da ricorsi presentati anche quattro o cinque volte da vari avvocati, o addirittura sempre dallo stesso legale, nell'interesse di un unico assistito e sempre per la medesima prestazione pensionistica. Risultato: su 122.000 cause, 25.000 sono state spontaneamente ritirate dalla mattina alla sera. Spesso gli avvocati le avevano avviate a nome di persone morte o inesistenti.
Se c'è un tecnico che avrebbe diritto a stare nel governo dei tecnici, questi è Mastrapasqua. Per sua fortuna, e per nostra disgrazia, dovremo tenerci la Fornero.

stefano.lorenzetto@ilgiornale.it


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Il dopo sisma può aspettare Errani finanzia le eco-feste


di Laura Cesaretti - 16 giugno 2012, 08:14

Roma - Posta messa in palio dalla Regione Emilia Romagna: 300mila euro. Domanda: fanno più comodo ai terremotati delle tendopoli di Finale e Ferrara o agli organizzatori di sagre dello gnocco fritto e di feste dell’Unità?

D’accordo, messa così la questione può avere un sapore demagogico. E senz’altro l’iniziativa del governatore Vasco Errani ha intenti assai lodevoli: ridurre la produzione di rifiuti non riciclabili e scoraggiare l’uso degli odiosi piatti di plastica usa-e-getta. Ma coi tempi che corrono, soprattutto in Emilia, era inevitabile che finisse nel mirino delle polemiche politiche. Già, perché il bando promosso dalla Regione prevede uno stanziamento di 300mila euro per la «trasformazione di manifestazioni ricreative, sportive, culturali e di valorizzazione territoriale con servizi di ristorazione in iniziative a basso impatto ambientale». Ogni organizzatore può incassare fino a 10mila euro ad evento. Come? Attraverso un sistema di valutazione che assegna punteggi a quelle associazioni promotrici che si impegnino ad usare piatti di coccio e bicchieri di vetro, ad allestire contenitori per la raccolta differenziata nei propri stand, a servire l’acqua del rubinetto in caraffa anziché la minerale in bottiglia di plastica, a servire cibi biologici e a girare a «canili e gattili» gli avanzi alimentari anziché buttarli nell’immondizia. Le associazioni promotrici di feste e sagre che otterranno il punteggio più alto incasseranno il contributo finanziario e potranno fregiarsi del marchio di «Ecofesta» attribuito dalla Regione.

Il termine per inoltrare le domande di partecipazione al bando era il 15 giugno, cioè ieri. Inevitabile che circoli il sospetto che i principali beneficiari della pioggia di contributi saranno il Pd locale e le sue feste estive, che in Emilia-Romagna per storica tradizione vengono organizzate praticamente in ogni comune. E che nei loro ristoranti hanno quasi sempre usato piatti e posate «ecologici», lavati a ciclo continuo dai volontari. «Questa delibera grida vergogna - insorge l’opposizione regionale, nella persona del consigliere Pdl Marco Lombardi - questi atteggiamenti ambientali virtuosi possono entrare a far parte del vivere comune senza la necessità di appositi finanziamenti. Mentre un ulteriore incremento di 300mila euro ai contributi per le popolazioni terremotate potrebbe essere molto più utile».

Qualche giorno fa, durante un question time in assemblea regionale, la consigliera Udc Silvia Noè aveva ufficialmente chiesto alla Giunta di destinare alla ricostruzione post-sisma i 300mila euro per le «ecofeste».

Ma dall’assessore regionale all’Ambiente, Sabina Freda, è arrivato un niet: «Proprio in questo momento di emergenza ridurre l’impatto dei rifiuti è di particolare rilevanza, perché ora l’impiantistica regionale è chiamata a gestire quantitativi aggiuntivi di rifiuti indifferenziati provenienti dalle zone più colpite dal sisma».

Le eco-feste dell’Unità sono salve.
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Messaggio modificato il: 26-06-2012 alle 19:32 da Cher.

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http://www.ilgiornale.it/news/dai-30mila...dello.html

Dai 30mila forestali all’assegno per le orche: l’antologia dello spreco

Tutti i record negativi della Regione che adesso si ritrova sull’orlo del baratro: ai consiglieri uno stipendio da senatore con rimborsi doppi. Ecco i numeri della cuccagna siciliana


Gabriele Villa - Gio, 19/07/2012 - 08:20

Sono messi male, d’accordo. Così si sono persino inventa­ti lo sprechino postumo, l’ul­timo prima che la «loro»Sicilia ven­ga messa in liquidazione, un con­tributo- benefit per il passaggio a miglior vita: 5mila euro per le spe­se funerarie che i loro parenti do­vranno affrontare per seppellirli. Certo, nel caso degli amministra­tori della Sicilia, il termine «passa­re a miglior vita», corna e bicorna intese, si porta appresso un qual­cosa di vagamente offensivo. Sarà mai possibile per loro passare a mi­glior vita dopo la migliore delle vi­te, tra agi, ozi e lussi che hanno por­tato la Trinacria alla bancarotta? Difficile dirlo, più facile ricordare gli sprechi.


Almeno alcuni dei trop­pi che hanno portato a un debito di 5 miliardi e 305 milioni, più altri 344 milioni rimborsati dallo Stato.

I CAMMINATORI
In aprile sono stati assegnati altri 300mila euro al­l’Aran, l’agenzia per la rappresen­tanza sindacale. Il governatore ha così potuto assumere: 157 nuovi autisti, 55 sorveglianti di musei (in una Regione dove se ne contano già 1.600) e 30 camminatori che poi sarebbero i «commessi di pia­no ». Che devono trasferire da un ufficio all’altro i documenti.E pen­sare che l’Ars conta oltre 16mila di­pendenti oltre a 1.900 dirigenti.

AMBULANZE AFFOLLATE
Ma non per l’assistenza. Perché se è vero che in Sicilia ci sono 256 ambulan­ze del 118, per guidare questi mez­zi sono stati assunti, negli ultimi due anni, 3.360 autisti. Il doppio dei dipendenti del 118 in tutte le al­tre Regioni.

IN CERCA DI GEOMETRIA
La Sicilia conta 3.500 geometri e inge­gneri assunti 23­anni fa per il disbri­go di pratiche di sanatoria che non sono mai state esaminate.

UN MILIONE PER 28 ANNI
Sono 31 gli enti inutili da tagliare ma che, al contrario, continuano a vi­vere, floridi.

Un esempio illumi­nante? Il Maac, il consorzio che da 28 anni cerca di costruire il merca­to agro-alimentare di Catania. Fi­no a oggi è costato 28 milioni di eu­ro ( quattro impiegati e cinque con­siglieri di amministrazione).

PALAZZI E CUSTODI
Capolavoro dell’arte dello spreco è la Sicilia Pa­trimonio Immobiliare, guidata da un presidente che guadagna 105.794 euro l’anno, costituita nel 2006 per vendere palazzi dismessi della Regione ma che, fino a oggi, non ha effettuato alcuna transazio­ne. Così come la Beni Culturali: 1.099 dipendenti per gestire i siti archeologici. Il solo Palazzo Mirto a Palermo conta 23 custodi.

QUANTO COSTA FORMAREL
a formazione professionale costa al­la Regione 240 milioni l’anno. Pec­cato che siano in rosso 21 delle 34 società partecipate. Da pagare ci sono i dipendenti: 17.995, che con quelli delle controllate, delle sedi distaccate e dei contratti a tempo determinato arrivano a 28.796.

TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE
Le persone che lavorano per la presidenza della Regione sono 1.385 e i dirigenti nei vari uffici sono 192. Un esercito ir­robustito di quasi un terzo, l’anno scorso, con la stabilizzazione di 4 .857 precari.

PIÙ FORESTALI CHE FORESTE
Con 5 milioni di abitanti e due pic­cole catene montuose ( Madonie e Nebrodi-Peloritani), nonché qual­che puntarella ( gli Iblei, gli Erei e il comprensorio del Sosio) la Sicilia vanta però un esercito di oltre 30mila forestali, mentre la Lom­bardia, con una popolazione dop­pia e l’arco alpino alle spalle ne ha appena 3mila. Un esempio? A Go­drano, paesino di mille abitanti in provincia di Palermo, i forestali so­no 190, più di quelli impiegati in tutto il Molise, dove però i cittadini sono 160mila e gli ettari a bosco so­no 80 volte di più.

TROPPO CREDITO AL CREDITO
Fallimentare il credito alle piccole e medie imprese di cui si occupa­no l’Irfis e la Cape, azienda con 5 di­pe­ndenti e altrettanti amministra­tori. Ben 14 milioni investiti che, fi­nora, non hanno sortito nulla.

LA CARICA DEI 25MILA
A Palermo sono 25mila gli stipendia­ti dal Comune, 10mila in più di quelli di Milano, città che però ha il doppio di abitanti. In Lombardia i dipendenti nel nuovo Pirellone sono poco più di 3mila.

MA LA BUSTA PAGA?
Ma quanto guadagnano, i 90 deputati del Par­lamento siciliano? L’indennità­base ammonta a 5.101,68 euro net­ti, record italiano. Ma in Sicilia, al­l’indennità vanno aggiunti i 3.500 euro di diaria. Poi altri 4.180 euro alla voce «spese sostenute per l’esercizio del mandato», preben­de a collaboratori o portaborse.

LOMBARDO LAVORA PER TRE[/b
]Il presidente di giunta, Lombardo, considerate le indennità da gover­natore e da componente dell’as­semblea, guadagna 15.683 euro mensili, primato italiano. Lui com­menta: «Se dovessero rapportare il mio stipendio al lavoro che fac­cio, dovrebbero triplicarlo».

[b]IL RIMBORSO DEL RIMBORSO

I deputati del Parlamento siciliano si beccano altri 841 euro al mese (10.095,84 all’anno)come rimbor­so forfettario per le «spese di tra­sporto ». Basterebbe questo, inve­ce c’­è anche il rimborso del rimbor­so delle spese sostenute per arriva­re in ufficio: 13.293 euro all’anno (1.107 al mese)se l’onorevole sici­liano deve percorrere fino a 100 km per raggiungere la sede paler­mitana dell’assemblea, che diven­tano 15.979 all’anno (1.331 al me­se) se i chilometri sono più di 100. E se invece abita proprio a Paler­mo s’intasca comunque 6.646 eu­ro all’anno, 554 al mese. Queste ci­fre sommate a quelle precedenti portano a 14.521 euro netti al me­se lo stipendio dei deputati del­l’Ars. Cui per i presidenti di com­missione, vanno aggiunti 2.984,55 euro lordi.

UNA TELEFONATA ALLUNGA IL DEBITO
Sprechino da 345 euro mensili (4.150 all’anno)anche per rifondere le spese telefoniche dei deputati Ars che però di recente erano stati pure omaggiati da Tim di 670 schede telefoniche che han­no subito allegramente distribui­to a parenti, amici, amanti.

ORCHE A SECCO
E mentre si naufragava in una mare di debiti le uniche a stare a galla, coccolate e ben pagate sono state due orche marine islandesi, comprate per duecento milioni di lire nel 1984 dalla Regione e destinate a un par­co ac­quatico da realizzare e mai re­alizzato sulla costa di Sciacca. Co­sì le orche sono rimaste in Islanda, mantenute con un assegno «fami­liare » di sei milioni di lire al mese. Pare abbiano chiesto un giusto adeguamento al costo della vita.



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