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[OT] Attualità e Cultura
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Cher
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RE:  [OT] Attualità e Cultura

mi.greco ha Scritto:

Caro Cher,
l'una porta all'altra, e viceversa.
La fame porta alla follia e la follia alla fame.
E' un continuo mordersi la coda in un vizioso cerchio, a mio avviso, troppo gioioso come la girandola di festa paesana.
E' gioioso perchè incosciente, è gioioso perchè ci sono le droghe a mitigarne i morsi e le inconcluenze; vi è lo sport, il comico, il gioco d'azzardo, i fumi ed il fumo, le illusioni d'una promessa, la religione, i politicanti e le chiacchiere.
Importante intanto è stabilire con esattezza chi affama e chi ti spinge alla follia.
Vorrei poter chiedere ai personaggi del tuo confronto storico se sono mai stati affamati più di quanto si sforzino d'apparire folli.

Michele Greco


Steven Paul Jobs, noto semplicemente come Steve Jobs (San Francisco, 24 febbraio 1955 – Palo Alto, 5 ottobre 2011), è stato un imprenditore, informatico e inventore statunitense[1] È considerato fra i primi pionieri dell'informatica assieme a Steve Wozniak, Bill Gates e Adriano Olivetti, nonché inventore del moderno computer desktop e delle successive versioni compatte, tablet, smartphone e affini.
Cofondatore di Apple Inc., ne è stato amministratore delegato fino al 24 agosto 2011, quando si è dimesso per motivi di salute (assumendo la carica di Presidente del consiglio di amministrazione). Ha fondato anche la società NeXT Computer. È stato inoltre amministratore delegato di Pixar Animation Studios prima dell'acquisto da parte della Walt Disney Company, della quale era inoltre membro del consiglio di amministrazione oltre che maggior azionista. È noto per aver introdotto al grande pubblico il primo personal computer con il mouse (Apple Lisa) e per prodotti di successo come Macintosh, iMac, iPod, iPhone e iPad. È stato tra i primi a intuire la potenzialità del mouse e dell'interfaccia a icone[2] presenti sullo Xerox Star creando il Macintosh. Jobs venne classificato primo tra i 25 uomini d'affari più potenti per il 2007 da Fortune[3] e persona dell'anno 2010 dal Financial Times[4].

Ha incominciato a costruire i suoi primi lavori nel garage dei genitori quando aveva appena 20 anni, da come afferma nel discorso fatto ai neolaureati di Stanford[5].

Nato da madre americana (Joanne Carole Schieble) e da padre siriano (Abdulfattah "John" Jandali, uno studente che sarebbe diventato più tardi professore di scienze politiche), Steve non fu educato dai suoi genitori naturali, ma fu dato in adozione appena nato. Fu adottato da Paul e Clara Jobs, residenti a Mountain View, nella contea di Santa Clara, in California. Steve ha una sorella biologica più giovane, Mona Simpson, scrittrice di successo.[6] Nel 1972 Jobs si diplomò all'istituto Homestead di Cupertino, in California, iscrivendosi al Reed College di Portland, nell'Oregon, ma abbandonò l'università dopo solo un semestre per andare a lavorare.

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Mario Monti (Varese, 19 marzo 1943) è un economista, accademico e politico italiano.
È senatore a vita dal 9 novembre 2011[1] e dal successivo 16 novembre assume, per la prima volta, l'incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana e allo stesso tempo di Ministro dell'Economia e delle Finanze dello stesso governo[2].
Presidente dell'Università Bocconi dal 1994, Monti è stato commissario europeo per il Mercato Interno tra il 1995 e il 1999 nella Commissione Santer; sotto la Commissione Prodi ha rivestito il ruolo di commissario europeo per la concorrenza fino al 2004.

Mario Monti si diploma all'Istituto Leone XIII di Milano. Nel 1965 consegue la laurea in economia presso l'Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano e trascorre un anno all'Università di Yale (Stati Uniti), con una borsa di studio[3], avendo come professore James Tobin, Premio Nobel per l'economia nel 1981.[4] Nel 1969 è professore ordinario presso l'Università degli Studi di Trento.
Dal 1970 insegna presso l'Università degli Studi di Torino[5], che lascia nel 1985 per diventare professore di economia politica presso l'Università Bocconi di Milano, dove diventa direttore dell'Istituto di Economia Politica e dove dal 1985 al 1995 è anche direttore del Giornale degli economisti e Annali di economia.
Monti è chiamato a rivestire incarichi di rilievo in commissioni governative e parlamentari: è relatore della commissione sulla difesa del risparmio finanziario dall'inflazione (1981), presidente della commissione sul sistema creditizio e finanziario (1981-1982), membro della Commissione Sarcinelli (1986-1987) .

Nel 1988 viene nominato dal Governo De Mita e dal Ministro del Tesoro Giuliano Amato membro del Comitato Spaventa sul debito pubblico (1988-1989)[6],[7].

Nel medesimo 1988 viene designato a membro del consiglio di amministratore della Fiat Auto S.p.A. e della Banca Commerciale Italiana [8],[9].

Sempre alla Bocconi assume la carica di rettore (1989-1994) e successivamente quella di presidente (1994), alla morte di Giovanni Spadolini. Dal novembre 2011 a seguito della nomina alla Presidenza del Consiglio, ha richiesto la sospensione temporanea, tra le altre, anche dalla carica di presidente dell'Università, carica che, nelle more, è stata ricoperta dal professor Luigi Guatri[10].

Monti, allora rettore della Bocconi, è indicato come candidato italiano per la nomina a commissario europeo nel 1994 dal governo Berlusconi I, assieme alla radicale Emma Bonino. Jacques Santer, presidente della commissione, gli assegna le deleghe a Mercato Interno, Servizi Finanziari e Integrazione Finanziaria, Fiscalità ed Unione Doganale.

Nel 1999 la Commissione Santer si dimette in blocco, a causa di uno scandalo legato a cattive pratiche di gestione ed amministrazione da parte di alcuni commissari ma non coinvolge Mario Monti[11].

Nel 1999 Monti viene confermato commissario europeo dal governo D'Alema I, che indica Romano Prodi come secondo rappresentante per la Commissione UE, di cui lo stesso Prodi diviene presidente, e riceve la delega alla Concorrenza.

Sotto la sua guida la Commissione Europea approfondisce il ruolo di controllo della concorrenza, inaugurando il procedimento contro la Microsoft (tuttora in corso) e bloccando nel 2001 la proposta di fusione tra General Electric e Honeywell, considerata contraria alle normative antitrust.

Nel 2010, su incarico del presidente della Commissione Europea Barroso, ha redatto un libro bianco (Rapporto sul futuro del mercato unico) contenente misure considerate necessarie per il completamento del mercato unico europeo[12].

Uno dei risultati più importanti della sua attività di ricerca in campo economico è il modello di Klein-Monti che descrive il comportamento di una banca in regime di monopolio, risultato degli studi paralleli di Monti e del premio Nobel Lawrence Klein.
Monti ricopre la carica di presidente dell'Università Bocconi, incarico dal quale si è autosospeso il 24 novembre 2011, a seguito della nomina a presidente del Consiglio[13].

È stato, tra il 2005 ed il 2008, il primo presidente del Bruegel[14], un comitato di analisi delle politiche economiche (think-tank), nato a Bruxelles nel 2005.

Nel 2010 è inoltre divenuto presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller[15] e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg[16].

Da questi incarichi si è dimesso il 24 novembre 2011, a seguito della nomina a presidente del Consiglio[13].

Tra il 2005 e il 2011 è stato international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute[17][18], presieduto dalla economista statunitense Abby Joseph Cohen.

È stato inoltre advisor della Coca Cola Company[18], membro del "Senior European Advisory Council" di Moody's[19] ed è uno dei presidenti del "Business and Economics Advisors Group" dell'Atlantic Council[20].

È editorialista de Il Corriere della Sera e autore di numerose pubblicazioni.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
14-05-2012 14:34
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RE: [OT] Attualità e Cultura

Non vedo la necessità di riportare vita, morte e miracoli di Jobs e Monti.
Chi ne fosse digiuno, ma comunque interessato, troverebbe queste biografie con facilità su Google.
Chi non lo fosse, non perderebbe il suo "prezioso tempo" leggendo le tue informazioni.
Vorrei comunque capire la chiave di lettura del tuo invitante parallelismo, anche perchè, non capisco che senso va attribuito ad "affamato" e, soprattutto a "folle".
Forse l'invito di Jobs, che ha dimostrato di essere ben altro che folle, va diretto a Monti.
Forse, se Monti, si lasciasse un po' andare alla "follia", troverebbe soluzioni più convincenti alla crisi che sta affrontando.
Intanto la follia, quando è generata e voluta da una volontà individuale, può essere positiva e non va confusa con la pazzia che è una chiara patologia neurologica.
La differenza è nella consapevolezza dell'una e nell'inconsapevolezza dell'altra, anche se qualcuno osserva che:
Folle è colui che crede di sapere senza conoscere, pazzo è colui che lo ascolta e gli crede senza sapere.
L'italiano medio oggi, non si è capito bene, se è posseduto sia dalla follia che dalla pazzia, perchè crede di sapere attraverso la conoscenza degli altri per lo più opportunisti e manipolatori.

Michele Greco

14-05-2012 15:34
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RE: [OT] Attualità e Cultura

Attualità delle idi di Maggio

Oppure semplici "sguardi" dall'isola Tiberina nella terra di "Eurabia"..... " Islam -Miseria - Antinulearismo e non è un racconto di fantasia!

In onda sulla tv italiana i telepredicatori islamici

http://www.ilgiornale.it/interni/in_onda...comments=1

di Cristina Bassi - 14 maggio 2012, 21:19

Una Al-Jazeera all'italiana? Non proprio. Il primo programma di telepredicatori islamici della tv italiana va in onda da un paio di settimane su un'emittente locale bresciana.
Non si tratta però di una televisione di notizie e approfondimenti come quella del Qatar, ma di un pulpito via satellite rivolto ai musulmani che vivono nei paesi occidentali.
La trasmissione si chiama Dall'interno della terra dei romani (tradotto: Min Dakhil al-Rumia),................
........................Ma l'obiettivo è, continua l'imam, "dare vita a breve a una vera e propria televisione islamica, la prima in Italia. Abbiamo già ottenuto finanziamenti dai paesi arabi del Golfo e stiamo aspettando di riceverne altri per partire. Le prossime puntate saranno inoltre sponsorizzate da aziende italiane. .............. Uno dei miei ospiti fissi è l'imam marocchino Abdel Bari al-Zamzami, molto amico dello sceicco Yusuf Qaradawi, noto telepredicatore di Al-Jazeera, che nella seconda puntata della serie ha parlato della sua ultima fatwa (editto religioso, ndr) che ha scatenato forti polemiche nel mondo arabo e in particolare in Egitto". Il riferimento è alla discussa vicenda di fine aprile sul cosiddetto "rapporto dell'addio". Il Parlamento del Cairo ha discusso se approvare o meno un disegno di legge basato proprio sulla fatwa di al-Zamzami che permetteva a un marito vedovo di avere rapporti sessuali con la moglie anche alcune ore dopo la morte della donna.

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http://www.ilgiornale.it/interni/pension...comments=1

Pensionati impoveriti e immigrati cercano cibo tra i rifiuti con i trolley rubati nei supermarket

Redazione - 15 maggio 2012, 08:00


«Sembrava un vecchio di 80 anni: mi ha chiesto un euro d'elemosina. Era la quarta persona che l'ha fatto ieri, mentre tornavo a casa da piazza Omonia al mio quartiere di Exarchia, dietro il Museo archeologico nazionale, una passeggiata di dieci minuti nel centro di Atene - racconta al Giornale Nassos Vaghenas, uno dei più raffinati poeti greci e docente di Letteratura all'università ateniese-.
Quattro persone: una “statistica quotidiana dei mendicanti” ormai abituale quando cammino nella mia città. Non sono zingari o drogati, ma persone dall'aspetto normale: un 50enne che ha perso il lavoro, due giovani che forse non l'hanno ancora trovato, visto che qui 54 ragazzi su cento sotto i trent'anni sono disoccupati. Ma quel vecchio l'ho guardato meglio e l'ho riconosciuto: era il mio compagno di banco al liceo! Aveva un negozio di fotografia, la sua passione, che ha chiuso a causa della crisi, come quasi la metà dei negozi ateniesi. È un mio coetaneo, 67 anni, ma ne dimostra dieci di più. Da un anno vaga per le strade a chiedere un aiuto al prossimo: che lavoro può ritrovare, alla sua età?»

Se Vaghenas dovesse scrivere un libro sull'Atene dell'anno di disgrazia 2012, comincerebbe certo da questo triste ritrovarsi. Ma anche dalla processione di carrelli rubati ai supermercati che sfilano ogni notte ad Atene: «Li vedo dalla mia finestra, ma so che hanno invaso anche le periferie. Sono trainati da immigrati, ma anche da tanti pensionati affamati: rovistano metodicamente nei rifiuti, alla ricerca di avanzi di cibo ancora commestibile, oppure di qualsiasi cosa sia rivendibile in centri di raccolta improvvisati da una rete di "padroncini del riciclaggio": una allucinante raccolta differenziata».

Scene di ordinaria povertà.

Anche se accanto a questi nuovi poveri, c'è anche l'Atene non intaccata dalla bancarotta. La puoi incontrare nei bar all'aperto nel quartiere chic di Kolonaki, alle pendici della collina del Licabetto, da sempre il ritrovo della jeunesse dor´e ateniese. Bar tuttora pieni zeppi, anche se persino qui molti caffè hanno chiuso. L'ateniese medio, invece, quello a cui hanno tagliato circa un terzo dello stipendio (un'insegnante liceale di ruolo da 15 anni, ad esempio, nel 2009 guadagnava 1600 euro netti al mese, ora se ne ritrova 960 in busta paga) al ristorante o a bere un bicchierone di frappè nazionale, ossia di caffè in polvere shakerato con ghiaccio e un goccio di latte, non ci va quasi più.

«Io e mio marito siamo entrambi docenti universitari - ci racconta Antigoni Liberaki, economista all'ateneo della capitale -. Prima della crisi uscivamo due o tre volte la settimana a cena, ora non più di una volta, quando capita, fra i tagli agli stipendi e l'aumento delle tasse». Il Comune di Atene, per rianimare le sere di questa città che un tempo viveva 24 ore su 24 e ora serra invece porte e finestre dopo le nove di sera - anche per proteggersi dalla crescente microcriminalità - ha lanciato un'iniziativa in prova per le prossime quattro settimane: «Oggi si esce», nel senso che si va fuori a cena o a godersi il fresco in un caffè all'aperto: i ristoratori che hanno aderito offriranno ogni martedì un menu per dieci euro, un caffè per due euro, un cocktail per cinque: se l'iniziativa avrà successo, continuerà per tutta l'estate.

«Certo, il clima psicologico ad Atene è fra l'ansioso e il rassegnato- continua Liberaki- Noi abitiamo a Pangrati, un quartiere multietnico nè centrale nè periferico, ci abitano persone del ceto medio ma anche molti immigrati storici, con famiglie. Sono i più intimoriti qui ad Atene anche perchè sono diventati il capro espiatorio della rabbia di molti greci, soprattutto dei pestaggi organizzati dal movimento neonazista “Chrysi Avghì”, purtroppo appena entrato nel Parlamento con il 7 per cento dei voti.
Molti stranieri tornano nei Paesi d'origine. Esattamente come tornano a vivere nella casa paterna, in provincia, molti giovani greci che hanno perso il lavoro qui in città».
Su Atene cala la sera, la processione dei carrelli ricomincia il suo girone infernale. Ma ieri, almeno, si è festeggiato per le strade: l'Olympiakos ha vinto gli Europei di pallacanestro. Un segno di speranza.

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http://www.ilgiornale.it/interni/agguati...comments=1

Agguati, bersagli, proclami: così hanno alzato il tiro le cellule armate "nucleari"

Gian Marco Chiocci - 15 maggio 2012, 08:00

«Oggi Ansaldo Nucleare, domani un altro dei suoi tentacoli, invitiamo i gruppi e singoli Fai a colpire tale mostruosità con ogni mezzo necessario». Nella rivendicazione dell’attentato al dirigente dell’Ansaldo è quel riferimento al nucleare a costringere a notti insonni gli specialisti dell’Antiterrorismo.

Le parole sul manager Roberto Adinolfi «azzoppato» a Genova, definito «stregone dell’atomo dall’anima candida e dalla coscienza pulita», proverrebbero da chi, lungo l’asse Roma-Atene, ha imposto come direttrice del nuovo spontaneismo armato l’«energia atomica» di cui l’azienda di Finmeccanica è leader nella costruzione di centrali in Ucraina, Slovenia, Inghilterra, Romania, Estonia e Russia.

I riferimenti a un’azienda che «con le sue tombe nucleari» produce «morte, sfruttamento e nuove frontiere del capitalismo italiano» rimanda a quella «strategia tematica» abbracciata recentemente da organizzazioni insurrezionaliste europee e sudamericane concordi anche sul salto di qualità da compiere senza se e senza ma.

Da quando, a novembre scorso, gli anarchici di mezzo mondo hanno abbracciato idealmente la lotta contro la mafia nucleare di due vecchie e malate icone del ribellismo tedesco come Christian Gauger (70 anni) e Sonia Suder (78 anni) - fondatori delle Cellule Rivoluzionarie, prossimamente a processo a Francoforte - in certi ambienti l’aria s’è fatta irrespirabile come a Fukushima. Sarebbero infatti continui i riferimenti all’azione diretta sul modello di quelli compiuti anni prima dal duo Suder-Gauger contro le compagnie tedesche Man (esportava compressori per l’arricchimento dell’uranio) e Ksb (costruiva pompe per impianti nucleari).
E al loro modus operandi si sarebbero ispirati i bombaroli italiani della Fai, probabilmente gli stessi della gambizzazione di Genova, autori del rumoroso attentato di Olten, in Svizzera, nel quale rimasero feriti due impiegati.

L’obiettivo (centrato) era quello degli uffici di SwissNuclear, anche se nel documento di rivendicazione scritto in italiano si menzionavano espressamente tre anarchici (italiani) detenuti in Svizzera per l’attacco esplosivo all’Imb di Rueschlikon, vicino Zurigo. Lo stesso giorno della bomba di Olten, giusto per restare alle analogie elleniche con Genova, una plico dinamitardo veniva recapitato al direttore del carcere di Koridallos dove alloggiano numerosi militanti delle Ccf (Cospirazioni cellule di fuoco) alla cui leader, Olga Ikonomidou, si ispira la colonna genovese delle Fai che ha gambizzato Adinolfi. La triangolazione greco-italo-elvetica s’è ricompattata una volta di più a Bellinzona, l’estate scorsa, per lasciare il segno dopo le pesanti condanne inflitte ai compagni anarchici nostrani «Silvia, Billy e Costa», ovvero Silvia Guerini, Luca Bernasconi e Costantino Ragusa arrestati nel 2010 per il progetto di attentato a una multinazionale: assaltate a pietre e bastoni sia la Axpo Holding di Zurigo, impegnata nella costruzione di nuove centrali nucleari, che la Alpiq, una partecipata SwissNuclear.

Proprio la Guerini, in un documento inviato dal carcere di Biel a proposito del summit sui cambiamenti climatici a Cancun, scriveva: «In Italia dietro le pressioni per un ritorno al nucleare scorgiamo la lobby dell’atomo come Ansaldo ed Enel. Nucleare comunque mai scomparso, ma sempre presente nelle applicazioni militari, nei siti di stoccaggio, nei reattori, nei centri di ricerca pubblici e privati che hanno continuato le ricerche in campo militare e civile (...). Le reali soluzioni vanno cercate fuori dai tracciati segnati da questo sistema. Tracciamo nuovi sentieri per aprire orizzonti di lotta attraverso la fitta coltre dell’indifferenza, dell’immobilismo, delle attese, delle incertezze... Uno strappo forte, attraverso questa coltre. Il sole scende all’orizzonte, si tinge di rosso il fuoco e diventa sangue, sangue dalle vene della terra».

All’affannosa ricerca di segnali e di riscontri incrociati sul nucleare che possano dare un volto al gruppo di fuoco di Genova, l’Antiterrorismo ricorda che mentre a Ostkreuz, in Germania, sul finire del maggio scorso veniva sabotata la linea ferroviaria in chiave antinucleare (sulla falsariga di quanto avvenuto lungo la ferrovia Torino-Modane per bloccare i vagoni con le scorie nucleari dal deposito Avogadro di Vercelli a quello di La Hague in Francia) a Catania un incessante tam tam annunciava un sit-in anarchico incentrato sulle nuove battaglie a vent’anni dall’inutile referendum «che ha permesso la perpetrazione dell’apparato nucleare sotto altre forme».

E in quella circostanza si citava giust’appunto l’Ansaldo e «le altre grandi aziende come Finmeccanica, Enel ed Eni dispensatrici di morte in giro per il mondo, a cercare profitti grazie alla costruzione e allo sfruttamento delle future centrali atomiche». Per poi concludere: «Bisogna scegliere di agire adesso, mediante l’azione diretta».

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Uno dei tanti modi per "comprendere" le idi di Maggio:

Tre questioni e tre suggerimenti.........Toungue






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Messaggio modificato il: 15-05-2012 alle 10:28 da Cher.

15-05-2012 10:17
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RE: [OT] Attualità e Cultura

Caro Cher,
in un modo o nell'altro, stiamo diventando i "commentatori" del quotidiano "Il Giornale".
Le notizie che riporti e che non aggiungono nè tolgono nulla ad una realtà ben compresa e ben pubblicizzata, sono tutte riportate da "Il Giornale".
Che tu sia un lettore affezionato, sono affari tuoi, ma ciò non può elevare questa o quella notizia all'originalità o alla novità in assoluto.
Ci vorrebbe un confronto, un parallelismo con altra testata giornalistica.
Ma prendiamo per buono il tutto, nonostante non condivida la discussione di certi argomenti, che si sovrappongono tra loro, in un momento in cui a tutti preme la salute del Paese.

Riporti tre articoli:

In onda sulla tv italiana i telepredicatori islamici

Pensionati impoveriti e immigrati cercano cibo tra i rifiuti con i trolley rubati nei supermarket

Agguati, bersagli, proclami: così hanno alzato il tiro le cellule armate "nucleari"

La prima notizia meriterebbe essere discussa in un capitolo a parte se ve ne fosse interesse, considerando però, che, personalmente, sono aperto alla libertà d'espressione religiosa purchè questa rispetta le altre similari e le leggi del paese che l'accoglie. In quanto ai contenuti, se si ledono le leggittimità civiche, provvederà la magistratura a punire i trasgressori.

Per il secondo, non c'è bisogno di andare in Grecia per vedere rovistare tra l'immondizia in cerca di cibo come fanno i cani randagi ed i gatti. Anche noi abbiamo storie allarmanti su questo fenomeno al quale io assisto purtroppo da troppi anni anche se, obbiettivamente, oggi si è allargato a macchia d'olio ed è, più evidente, perchè ci stanno togliendo anche la dignità ed il decoro.
Il suicidio è anche di chi non può rinunciare a queste due "virtù" conviviali.

La terza notizia mi fa rilevare come questa rabbia contro il nucleare sia scoppiata anacronisticamente in un tempo sbagliato anche se l'errore è, non tanto nei tempi, quanto nel fatto delinquenziale in sè. Se fosse successo una quindicina di mesi fà si poteva, non dico giustificarlo, ma trovarlo in vergognosa sintonia con gli accadimenti di quel tempo.


Michele Greco

15-05-2012 15:06
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http://www.loccidentale.it/node/116289

Controtendenza

La libertà senza solidarietà sociale è destinata a eclissarsi


Dino Cofrancesco 20 Maggio 2012

Il liberalismo, lungi dall’essere una pratica egoistica - come appare a Tzvetan Todorov, (autore di un recente saggio Les ennemis intimes de la démocratie Ed. Laffont 2012), in cui il brillante storico e saggista franco-bulgaro riprende tutti i luoghi comuni dell’antiliberalismo d’oltralpe - è fautore di una socialità genuina, spontanea e volontaria, che «non getta sull'autorità sociale che uno sguardo diffidente e inquieto, e ricorre al suo poteri solo quando non può farne a meno». La divisione del mondo tra pubblico - lo Stato che si fa carico del bene comune - e privato - gli individui egoistici che pensano solo al proprio ‘particulare’e…a non pagare le tasse - è un parto della fantasia democratica (nel senso rousseauiano e non liberale) ma non corrisponde affatto al mondo che avevano in mente Thomas Jefferson, Benjamin Constant, Alexis de Tocqueville.

La vera alternativa non è tra dirigismo e ‘legge della giungla’ e se la soluzione non sta nell’ingerenza dello stato nell’economia (come riconoscono quanti un tempo vedevano nelle ‘nazionalizzazioni’ il toccasana di tutti i mali generati dalle crisi di produzione)  non sta neppure nelle ibride ed equivoche ‘terze vie’ che riescono solo a combinare gli inconvenienti dei vecchi modelli  di politica sociale ed economica che si proponevano come alternativi.

C’è liberalismo quando, nella società civile, sono all’opera forze di ‘ricomposizione’della conflittualità sociale, riflessi innati cooperativistici che non vivono all’ombra della protezione statale, sentimenti diffusi di solidarietà che possono fondarsi tanto su etiche laiche quanto su etiche religiose (com’è più probabile). Liberalismo non significa l’obbligo di aiutare gli altri imposto dalle autorità e ottenuto forzosamente col prelievo fiscale.
Lo Stato, per i seguaci di Kant e di Humboldt, non è  il buon brigante della foresta di Sherwood, che toglie ai ricchi per dare ai poveri e da anni ormai sul Welfare State incombe il sospetto di un travaso arbitrario di risorse da alcune categorie sociali ad altre, in base a logiche che, lungi dal realizzare la giustizia e l’eguaglianza, privilegiano i più forti e i meglio organizzati.

Purtroppo, però, la divisione vetero-democratica del mondo tra Stato/altruismo, da un lato, e individui/egoismo, dall’altro, sembra essere diventata ‘senso comune’ sicché il terreno delle relazioni interindividuali si è inaridito e la pianta della solidarietà non viene alimentata da etiche e valori altruistici praticati e apprezzati. Alla sfera pubblica, in questa perversa ‘grande divisione’, compete il potere di riconoscere e far valere i diritti dei cittadini, mentre ai privati si concede soltanto un soccorso caritatevole che finisce per essere parente stretto dell’«elemosina».

Si perde di vista, in tal modo,che nella quotidianità possono presentarsi, invece, casi in cui la solidarietà che nasce dai ‘privati’ potrebbe evitare, senza l’intervento delle leggi e delle autorità, tragedie irreparabili.


Riportano le cronache dei giornali che un portinaio napoletano s’è ammazzato dopo aver ricevuto la lettera di licenziamento. Il caso è emblematico e merita una riflessione. Può darsi che quel povero ‘guardapurtone’ non riuscisse a svolgere il proprio lavoro per limiti di età o per sopravvenuta invalidità; può darsi che lo stabile, affidato alle sue cure, fosse così povero da non potersi più permettere un custode e la concessione gratuita del suo alloggio. Sono ipotesi che non si possono escludere ma quanti vivono in palazzi di piccola e media borghesia sanno bene che, nella media dei casi, gli inquilini-proprietari non sono mai così indigenti da non poter mantenere un portinaio.
Certo il servizio non è gratuito e, specie in tempi di recessione, fa aumentare le spese di amministrazione: e allora quid agendum? Un governo giacobino, forse, inquadrerebbe tutti i portieri in una categoria professionale dipendente dall’Assessorato all’Urbanistica o dall’Ufficio del Lavoro e li assegnerebbe d’imperio ai vari stabili obbligando questi ultimi a versare al fisco le somme destinate ad alimentare la cassa dei prestatori d’opera. Una soluzione, questa,  destinata sicuramente a non piacere ai liberali: se questi, però, leggessero realmente e meditassero i loro classici, non potrebbero rimanere indifferenti al licenziamento del portinaio «perché costa troppo» né ripetere le parole dette dal cinico signore in carrozza al suo cocchiere, che ha appena travolto un passante ed è tentato di prestargli soccorso, «avanti alò, chi more, more»(è il tema del terribile sonetto di Giuseppe Gioacchino Belli, Chi va la notte, va a la morte).

I condomini che intendano far parte di comunità che si rispetti e che conservino il ricordo di un ethos antico (appreso nelle scuole, nelle chiese, nei partiti di una volta), dovrebbero tenersi il servizio di portineria e, semmai, rinunciare ai dieci giorni di vacanza a Ischia e farne, la prossima volta, soltanto nove. La loro scelta non obbedirebbe, in tal caso, agli ‘imperativi finanziari’ fatti valere dall’amministratore del condominio ma rientrerebbe nella sfera etica che, nell’universo liberale, non si lascia assorbire dall’economia, come non si lascia assorbire dalla politica, dalla scienza, dalla religione etc. Si è liberali perché si è capaci di suonare su diverse tastiere e, in ciascuno, di attenersi ai   codici specifici. Non c’è soltanto il ‘mercato economico’: ci sono tanti ‘mercati’e quindi tante ‘regole di condotta’ e tante forme della libertà.

Si è liberi di dilapidare il proprio denaro ai tavoli da gioco o di spenderlo dietro costosissime escort; si può convertire una pingue eredità in un quadro di Caravaggio che dà al suo possessore gioia ma non reddito; si può perfino distruggere la propria vita tra eccessi di cibo e di bevande. Ma se nessuno può essere interdetto perché ‘spende male’ ciò di cui non deve render conto ad alcuno (socio o congiunto che sia) e se non si può  pensare oggi di «porre la virtù all’ordine del giorno», va pur ricordato che  i liberali dell’Ottocento sapevano bene che una libertà  non accompagnata dalla solidarietà sociale era destinata a eclissarsi. La ‘razionalità dello scambio, lo aveva compreso Edmund Burke, poggia su palafitte irrazionali - sotto il profilo del vecchio calcolo utilitario - costruite da scelte non finalizzate (sempre e comunque) all’incremento dei capitali.

Il liberalismo contemporaneo, scrive Todorov, passa, senza avvedersene, dall’«idea che ‘la concorrenza giova all’economia’ al principio che ‘ciò che è buono per l’economia basta alla felicità degli esseri umani’. In tal modo»,les partisans du néolibéralisme «nascondono una parte immensa dell’esistenza umana, quella che designa sommariamente l’espressione ‘vita sociale’.Ora, con ogni evidenza, è impossibile postulare una ‘natura umana’ asociale, o un individuo che, come un animale inferiore, sarebbe ridotto ai suoi soli bisogni vitali».

Eppure, secondo il nuovo medico accorso al capezzale della «démocratie malade», i liberali classici, Locke, Montesquieu, Adam Smith, Benjamin Constant «non ignoravano che l’interumano fonda l’umano.
L’umanesimo, che è la grande tradizione intellettuale europea, si oppone, proprio su questo punto, all’individualismo con il suo richiamo alla natura pervasivamente sociale degli uomini: la relazione tra gli uomini precede la costruzione del sé, l’essere umano non può realizzarsi senza il riconoscimento che trova nello sguardo degli altri attorno a lui.

L’umanesimo pertanto impone all’autonomia di ciascuno restrizioni in nome della nostra vita che si svolge necessariamente in comune: l’individuo non è solo l’inizio dell’azione, deve esserne anche il fine; l’esigenza di universalità limita a sua volta l’esercizio della libertà. I principi di eguaglianza e di fraternità non sono meno indispensabili della libertà per fondare la democrazia: se li si ignora, l’ambizione di assicurare a tutti la libertà è condannata allo scacco».

Todorov rileva ancora che, per pensatori come Hayek, nozioni come ‘bene comune’, ‘interesse generale’,’giustizia sociale’ sono astrazioni sennonché cosa c’è di più astratto dell’individuo sradicato dalla storia e dalla società?

«La società che immaginano i neo-liberali somiglia a un club di soci che potrebbero disdire l’abbonamento sentendosi autosufficienti. Il riferimento a un’appartenenza sociale e culturale è soppressa, il bisogno di riconoscimento da parte di coloro tra i quali si vive è ignorato, la ricerca del bene collettivo abbandonata - nel timore che tutto ciò porti al totalitarismo. L’elogio illimitato della libertà individuale finisce per creare un essere puramente immaginario, come se il fine ultimo dell’esistenza fosse quello di liberarsi, come un Robison sulla sua isola selvaggia, di qualsiasi legame e di qualsiasi dipendenza piuttosto che trovarsi dentro la densa rete di rapporti sociali, fatta di amicizie e di amori».

Ma davvero le cose stanno così?

In realtà, come ho scritto tante volte, ciò che distingue i liberali - non solo quelli néo ma altresì quelli dell’Ottocento -  non è la soppressione della fabbrica dei ‘valori’ che tengono insieme le società umane, ma la sua collocazione in basso, nello scambio quotidiano di beni e di servizi, nell’«immensa transazione» - che, per il grande Cattaneo, definiva il mondo moderno;i loro avversari ideologici, invece,  collocano la fabbrica dei valori in alto, dalle parti dello Stato, che provvede a definire e a realizzare ‘bene comune’, ‘interesse generale’,’giustizia sociale’, limitando le libertà, calpestando i diritti individuali, sottraendo al mercato ogni controllo della mobilità sociale - sono i governi a decidere chi deve arricchirsi e chi, invece, può perdere status e proprietà non la ‘legge della giungla’ cui si attiene il ‘mercatismo’.

A confrontarsi non sono ‘altruismo’, da un lato, ed ‘egoismo’, dall’altro, ma l’altruismo imposto per legge dai ‘governi - Robin Hood’, da un lato, e l’altruismo che nasce da caldi tessuti comunitari (dove la comunità è definita, in senso debole, come l’insieme di rapporti interindividuali non determinati, al 100%, dal principio di prestazione, do ut des), dall’altro.

Rispetto delle sfere esistenziali, nelle quali si articola la moderna ‘società degli individui’, significa che non si può imporre a un imprenditore di continuare a tenere in vita la sua fabbrica anche se non ne ricava quasi alcun profitto - in nome, semmai, dell’«economia sociale di mercato» - ma neppure si può costringerlo, nel caso di un’azienda prospera e in attivo, a  destinare la parte di utili a lui assegnata ad allargare ulteriormente  il suo patrimonio ‘privato’ e a non dissiparlo a sostegno di  iniziative umanitarie e culturali «inutili». Farlo o non farlo dipende da lui ma un collettività di egoisti integrali non è più una collettività, come invece erano gli Stati Uniti di Tocqueville che avevano così bene imparato l’«arte dell’associazione».

Nell’etica liberale, convivono Pietro Bernardone e suo figlio Francesco: il secondo è libero di distribuire ai poveri i beni ereditati dal primo ma quei beni non si sarebbero trovati a sua disposizione se non fossero stati acquisiti dall’attività mercantile di Pietro. Con i pater noster, non si fa politica, come ammoniva Cosimo il Vecchio ma non si fa neppure economia e come il carburante della politica è il potere così il carburante dell’economia è il profitto.

Che le trame di solidarietà che si formano ‘dal basso’, in certi periodi storici e in certe società diffidenti nei riguardi di troppo ampi ventagli di libertà individuale, non bastino è ben possibile - lo faceva rilevare a chiare lettere anche l’antidirigista Tocqueville - ma occorre tener conto di due considerazioni:

- i rimedi che vengono proposti per ridurre l’impoverimento (congiunturale) di vasti strati sociali vanno valutati non in base alla filosofia buonista che li ispira - intenzionata a salvare la capra della libertà e i cavoli dell’eguaglianza intesa come giustizia sociale - ma in base alla loro efficacia pratica;

- quei rimedi possono ‘costare lagrime e sangue’ ma si deve impedire che la limitazione - e finanche la sospensione temporanea - dei diritti ne comporti de facto l’azzeramento, come avviene del diritto di proprietà quando i carichi fiscali superano certe soglie.

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Quando si fermerà questo massacro?
http://www.ilgiornale.it/cronache/bresci...comments=1


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RE: [OT] Attualità e Cultura

La mano dei governi sull'economia
Arriva il 'bail-in', la statalizzazione del credito. E' il capitalismo di Stato, baby!





Edoardo Ferrazzan i23 Maggio 2012

La tenuta del sistema bancario europeo torna a preoccupare l’Europa della crisi fiscale e monetaria. Accade dopo la corsa agli sportelli in Grecia due lunedì fa – 700 mln di euro in un solo giorno - e qualche recente simile fenomeno in Spagna sul caso Bankia.
Su tutti i giornali economici dell'Occidente, dal Financial Times al Wall Street Journal, è un proliferare d'indiscrezioni che vogliono che per le cancellerie d’Europa girino un bel po' di piani di contingenza qualora dal voto greco del prossimo Giugno dovessero emergere risultati elettorali tali da spingere alla formazione di un governo che traghetti Atene fuori dalla zona euro. Il premier Monti, così come Mario Draghi governatore della Bce, sostengono che la Grecia rimarrà nell’Euro. Chi può sapere?
E’ notizia di ieri che il partito conservatore greco ‘Nuova Democrazia’ stia riconquistando intenzione di voto in più, dopo il deludente 18% delle ultime consultazioni, anche grazie all’accordo di ricongiungimento con il partito ‘Alleanza Democratica’ di Dora Bakoyannis; maggiore cautela anche dal leader del partito di sinistra radicale, ‘Syriza’, il quale starebbe muovendo a più miti consigli sulle misure d'austerità della troika Fmi-Ue-Bce.
Comunque sia, l'incognita Grecia rimane, e allora si ragiona sui costi economici che l'Europa dovrebbe sostenere qualora uscisse dall'euro. Negli scorsi giorni un analista di JP Morgan ha stimato in circa 400 mld di euro il costo per l’intera Eurozona del Grexit (crasi tra Greece ed exit), partendo dalla Banca centrale europea esposta per 125 mld di euro, di cui 80 in linee di credito concesse alle banche greche e 45 mld di euro in titoli di debito greco. Altri 240 mld persi da Fmi e UE. E poi 25 mld in perdite per le banche europee, francesi e tedesche in primis.
Ora, nonostante qualche buona notizia dal lato dei partiti greci, in Europa e in America ha presto il sopravvento la ‘legge di Murphy’ – “tutto ciò che può andar male, andrà male” – e per questo si corre ai ripari. La scottatura del crollo di Lehman Brothers nel 2008 fa ancora male. V'è la fondata paura che, uscendo dall’euro, la Grecia finisca per travolgere non solo gli anelli fiscali deboli dell’Europa monetaria, Italia e Spagna, ma anche le banche del resto del Continente.
In sostanza si vuole evitare che, alla doppia recessione nella quale il Vecchio Continente è già impigliata, si aggiunga pure un crollo creditizio, uno scenario che rischierebbe di gettare l’intera economia dell’Eurozona in una recessione lunga almeno dieci anni.
Per correre ai ripari, dunque, tanto le cancellerie europee quanto i regolatori statunitensi, le agenzie di controllo borsistiche delle due sponde atlantiche, le banche centrali europee, banche private soprattutto britanniche e americane, hanno coniato un nuovo meccanismo dal nome complicato: “top-down bail-in”. Al posto del 'bail-out', il salvataggio, arriva ora il 'bail-in', la presa di controllo.
La nuova formula - che in sostanza non è altro che una velata statalizzazione delle banche - prescrive che qualora una banca fosse non più in grado d’operare, il governo prende le redini dell'istituto e dispone direttamente delle risorse interne. Le autorità pubbliche sarebbero messe in condizione di ristrutturare il debito delle banche e dichiarare l’irrecuperabilità (temporanea?) dei debiti della banca.
L’idea che vi soggiace è evitare che i contribuenti – tramite l’azione del governo - sborsino ingenti somme di denaro, senza aver diretto controllo delle operazioni della banca oggetto del salvataggio. La finalità di tutto questo meccanismo è quella d'evitare che vi sia contagio tra i vari istituti di credito internazionali.
A pensar male (ed è il caso di farlo di questi tempi visto che ci si azzecca sempre), il bail-in è forse solo un altro modo per riportare sotto controllo statale pezzi fondamentali dell'economia: le banche. D’altronde lo spirito del tempo è sempre più a favore del capitalismo di Stato. Quel giggione di Niall Ferguson, lo storico scozzese autore di best-seller, dalle colonne di Foreign Policy, la rivista progressista bimestrale, lo aveva detto: “Siamo diventati tutti capitalisti di Stato”.
Chi vuole vivere nel presente s'adegui all'ennesima perdita di libertà (economica). Si preferisce privare le comunità di libertà piuttosto che far fallire le banche. In un sistema capitalistico sano, gli istituti di credito insolventi dovrebbero fallire. Così come gli Stati.




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RE: [OT] Attualità e Cultura

Napolitano: "Celebreremo il 2 giugno sobriamente"(circa 3 milioni di euro)


Luca Romano - 30 maggio 2012, 08:12
Su Facebook e Twitter il coro è quasi unanime: "Cancellare la parata per la festa della Repubblica". Il Colle: "Celebreremo il 2 giugno sobriamente e dedicheremo le celebrazioni alle popolazioni colpite dal terremoto

No alla parata militare del 2 giugno. Lo chiedono in tanti: dai cittadini ai politici. Dopo le scosse di terremoto che hanno colpito l'Emilia e il Nord Italia, su Facebook e su Twitter gli utenti hanno cominciato a chiedere che la parata per la festa della Repubblica venisse annullata.

Al coro si sono aggiunti anche esponenti politici.

Il leader di Sel, Nichi Vendola ha definito la manifestazione "inopportuna" e ne ha chiesto la cancellazione.

Per Antonio Di Pietro "è una follia sperperare tanti soldi per la parata militare del 2 giugno. In un momento così difficile per il nostro Paese, colpito da una gravissima crisi economica e flagellato in queste ore dal terremoto, è opportuno utilizzare quei fondi per fini sociali e di solidarietà".

Il sindaco di Roma, Gianni Alemmano si è mostrato più scettico: "Il quesito che viene posto va rispettato, ma credo che debba essere solo il presidente della Repubblica a decidere. Il 2 giugno è la festa della Repubblica e la parata militare non è uno sfoggio di potenza o di forza, ma il ricordo delle persone cadute e di chi oggi si sacrifica nelle missioni militari di pace. Il 2 giugno non è unafesta che può essere cancellata o messa in secondo piano è un momento celebrativo molto importante per la nostra Repubblica".

Ancora più dubbioso il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini: "Non so se la soppressione della parata può avere un effetto positivo. Credo dobbiamo immaginare interventi un po' più radicali e strutturali". Infine c’è anche chi è contrario ad annullare l’evento perché "non costa miliardi" e perché, secondo alcuni, "i soldi sono ormai già stati stanziati".

Alla fine il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha deciso: "Celebreremo il 2 giugno sobriamente e dedicheremo le celebrazioni alle popolazioni colpite dal terremoto".Tutto questo perché, secondo il capo dello Stato, "la Repubblica deve dare conferma della sua vitalità e della sua forza democratica".

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Un commento di un lettore pescato a caso.........

#46 emailbm (3) - lettore
il 30.05.12 alle ore 9:43 scrive:
E' vergognoso il comportamento di Napolitano, si comporta come fosse una repubblica presidenziale solo che lui è fermo alle parate comuniste affacciato al Cremlino, vergogna vergogna. Buttare i soldi per una parata insulsa è da irresponsabili, ha festeggiato per più di un anno l'unità d'Italia e non vuole certo smettere, solo mandandolo a casa la faremo finita con questo parassita.

Napolitano a Porzûs riconosce gli orrori dei partigiani di Tito

Fausto Biloslavo - 30 maggio 2012, 08:30
Faedis (Udine) «La grande storia della Resistenza ha avuto anche ombre, macchie e la più grande è l’eccidio di Porzûs». Non ha peli sulla lingua Giorgio Napolitano e fin dalle prime ore della sua visita in Friuli-Venezia Giulia tira fuori dall’armadio uno degli scheletri più ingombranti del comunismo nostrano.
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Il parroco ritrovato sotto i calcinacci e l’ingegnere che ha previsto la propria fine


Stefano Zurlo - 30 maggio 2012, 08:00


L'ingegnere, gli operai, il prete. Gli imprenditori. Le formiche del biomedicale che le stavano provando tutte per far ripartire le loro aziende. Sono morti senza arrendersi: portavano via le macerie del terremoto precedente e il drago maligno li ha sorpresi. Gianni Bignardi, 62 anni, da giorni era in giro in questo fazzoletto di terra martoriata: controlli, verifiche, perizie volanti. L'elmetto in testa, come un soldato. Una corsa contro il tempo perch´ gli uomini da queste parti non vogliono rimanere con le mani in mano.

Check up gratuiti degli stabilimenti, con orari massacranti: lui, il figlio, pure ingegnere, tanti altri tecnici, geometri, architetti, pure prestati all'emergenza.

Una sfida alla natura che Bignardi aveva accettato come si corre il rischio di un pallottola in guerra. E in una drammatica intervista aveva descritto quel proiettile, in agguato: «I capannoni sono un problema - aveva spiegato a Jacopo Della Porta di ModenaQui - se si spostano le travi può crollare tutto». Previsione purtroppo azzeccata. Come una profezia nera. Ieri mattina era alla Meta di San Felice sul Panaro, una reputazione da difendere nelle macchine di precisione. È venuto giù tutto. Sono morti in tre. Con lui due operai, due formiche di un'economia sempre più multietnica che provava a rialzare la testa.
Sotto i calcinacci sono rimasti un marocchino e un indiano, Kumar, 27 anni, originario del Punjab. Pochi minuti dopo i suoi compagni sikh si sono ritrovati davanti ai cancelli della Meta per pregare. E ora il rappresentante della comunità Singh Jetrindra riassume una tragedia tutta emiliana: «Kumar era stato chiamato dal proprietario perch´ la ditta doveva andare avanti. E lui non aveva avuto alternative. Si era presentato perch´ non poteva perdere il posto».

Ma non si pensi ad una visione dickensiana del lavoro, ad una condizione ottocentesca della fabbrica. Sono morti tutti così, ai loro posti di combattimento. I padroni e gli operai. Le formiche della pianura non sapevano che la terra le avrebbe inghiottite. Enea Grilli aveva fondato nel '73 la BBg, specializzata nei macchinari per il biomedicale. Come tutti aveva vissuto giorni di trambusto, poi, con la rapidità che solo uno sprovveduto avrebbe definito giapponese o cinese, aveva messo sul sito della società di cui era uno dei tre soci la lieta notizia: «Ripartiamo, siamo felici di comunicarvi che il lavoro da oggi riprende». Lunedì la BBg, ferita dal sisma, era di nuovo in piedi. Troppo veloce, troppo in fretta. Troppo tutto. La vendetta è arrivata ieri mattina e ha spazzato via la trincea di San Giacomo Roncole, frazione di Mirandola. Un ruggito e, poi, la polvere.

E lo stesso destino è toccato a Mauro Mantovani, il titolare della Aries di Mirandola, sempre nel distretto del biomedicale che vale, a spanne, 800 milioni di euro e cinquemila posti di lavoro. Il 24 maggio aveva dichiarato al Sole 24 ore: «È da giorni che corro su e giù per la Bassa alla ricerca di un nuovo capannone». L'aveva trovato, pure lui era stato un fulmine. Pure lui è stato così veloce da arrivare prima della coda del terremoto. Ma ieri era tornato nella sede vecchia per completare il trasloco e per fare prima si era fatto accompagnare dal figlio e per essere più sicuro si era fatto scortare da due vigili del fuoco. Gli altri si sono salvati, lui è rimasto sotto le macerie. E ora, come l'ingegnere volontario, passa direttamente dalle pagine della cronaca a quelle del lutto.
Sono morti ai loro posti. Tutti. Anche don Ivan Martini, 65 anni, da nove parroco di Rovereto, un puntino nella Bassa presa a morsi. La sua chiesa, Santa Caterina, era stata danneggiata dalla precedente botta. Ma anche lui non era certo rimasto a contemplare il dolore.

Ieri, come i colletti bianchi che da queste parti sono sporchi di fango e di terra era rientrato sotto le volte della sua casa spirituale. Fragile come quelle degli uomini, esposta al dolore e alla sofferenza patiti dal Cristo. Voleva recuperare alcuni arredi, don Ivan, in particolare una statua della Madonna cui tutti in paese tenevano molto. Perchè da queste parti il culto dell'officina va di pari passo con il buon cibo e con la devozione che nemmeno il comunismo - e basta leggere don Camillo per capirlo - ha sradicato. Con lui c'erano due vigili del fuoco che l'hanno scampata. Lui no, è morto sul colpo. Come i due frati di Assisi sepolti il 26 settembre 1997 dagli affreschi di Giotto.

Sì, erano tutti ai loro posti. Anche Sergio Cobellini, 68 anni, di Concordia. Era pensionato, era uscito per andare a prendere un caffè, indugiava, lui che adesso poteva, davanti alla tazzina fumante. Un comignolo l'ha centrato. Millimetrico come un cecchino.
................................................
http://it.euronews.com/2012/05/30/emilia...r-16-mila/


Notte all’aperto e di paura per quasi 16 mila sfollati. Agli oltre 7 mila del 20 maggio si sono aggiunti gli 8 mila del 29. Il modenese Sedici i morti, un disperso. Sono crollate case, fabbriche, chiese, edifici storici.

Le località più colpite tutte nel modenese, ma si sono registrati danni anche in Veneto e Lombardia.

E, soprattutto, la terra non smette di tremare. Lo sciame sismico prosegue e terrorizza le popolazioni.

“Abbiamo paura. L’appartamento non è disastrato, non ha avuto dei danni, però abbiamo paura. Quindi siamo scesi, abbiamo le tende. Mio figlio sta gonfiando i materassini”.

Molti si erano già rimboccati le maniche per riavviare le attività. Nonostante i sismologi avessero avvertito che il peggio poteva ancora dover arrivare. Per qualcuno è stata una scelta fatale.

Un amico di uno degli operai rimasti schiacciati dal crollo di un capannone ha commentato così la vicenda: “penso fosse stato avvisato che era agibile di conseguenza, come gli altri, è venuto a lavorare. Nel momento in cui ci viene data l’agibilità noi siamo tranquilli. Sono gli esperti che fanno questi controlli. Sono loro a dirci ‘va bene, è a posto’”.

Il governo ha assicurato rapidi interventi. Il popolo del web e alcuni esponenti politici chiedono un primo segnale: l’annullamento della parata del 2 giugno e il suo costo (circa 3 milioni di euro) devoluto alle popolazioni terremotate.
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E il governo alza subito la benzina di 2 centToungue

............Anna Maria Cancellieri, ha detto che "i morti dell’Emilia sono morti sul lavoro e sono soprattutto imprenditori e operai". Poi, soffermandosi sui possibili rischi di infiltrazione nella ricostruzione, la responsabile del Viminale ha spiegato che "tutto si farà nel rispetto delle normative e verranno effettuati i controlli necessari. Sarà fatto un lavoro serio".
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Domanda : questa gente qui ( membri del governo nominati dopo uno colpo di stato ma a norma costituzionale) devono sempre aggiungere il termine "SERIO" ogni qualvolta che dicono delle banalità che puntualmente non mantengono e che di fatto se ne fregano di quello che sta succedendo?
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RE: [OT] Attualità e Cultura

Terremoto in Emilia, fuggono gli stranieri che lavorano Tendopoli invase da disperati


Gianpaolo Iacobini - 02 giugno 2012, 09:14
http://www.ilgiornale.it/cronache/terrem...comments=1

E dopo il terremoto, è emergenza migranti: gli operai extracomunitari delle fabbriche emiliane tornano nei Paesi d'origine. Al loro posto, arrivano stranieri disperati. Che occupano le tendopoli e lasciano senza brande né pasti gli abitanti del luogo............

................. «Qui a Medolla», testimonia una veterinaria in cambio dell'anonimato, «l'80% delle tendopoli è occupato da extracomunitari. Per carità: molti sono d'aiuto, ma specie tra i musulmani ve ne sono tanti che protestano persino per il cibo, perché nel ragù c'è carne di maiale ». Ma c'è dell' altro: «C'è gente che ha chiamato i parenti da altre parti d'Italia, come fosse una festa alla quale invitare ospiti. Il risultato? Molti cavezzesi si vedono dare 3 euro al dì e non hanno neppure dove dormire. E pensare che lo Stato ne spende 35 al giorno per quelli che sbarcano a Lampedusa. Non chiediamo di essere trattati meglio di loro, ma che ci trattino allo stesso modo». E mentre nel comprensorio si diffondono voci di casi di scabbia e di tubercolosi, l'indignazione trova riscontro qualche chilometro più in là. A Mirandola e a Finale Emilia i Carabinieri sono dovuti intervenire in più di un'occasione per riportare la calma. «La tensione è palpabile», racconta a un posto di blocco il capitano dell'Arma Giorgio Feola, coi suoi uomini impegnato nelle attività antisciacallaggio. «Posti letto e servizio mensa sono i momenti critici della giornata: le lunghe fila che si formano spesso sono animate da liti e scontri innescati dalla massiccia presenza di extracomunitari provenienti da altri paesi ».Il fenomeno,già segnalato dalle cronache locali, è stato ieri ufficialmente denunciato dalla Lega.



Cancellieri in visita a sorpresa tra i foulard di Venaria Reale

Visita fuori programma per il ministro Annamaria Cancellieri che dopo la riunione in prefettura a Torino, ha chiesto di poter ammirare la residenza sabauda, con i suoi giardini e le opere d'arte custodite all'interno. «È tutto magnifico» ha esclamato più volte il ministro dell'Interno, che si è mescolata - insieme alla sua inseparabile scorta- agli altri visitatori, stupiti nel vedere quella strana comitiva aggirarsi per i grandi saloni della Reggia. Nessuno ha osato disturbare la sua passeggiata, neppure per un saluto o una foto ricordo. Incantata dai quadri e dai giardini in fiore, il ministro ha ascoltato con grande interesse la storia della dimora storica piemontese, ponendo anche molte domande. Alla fine si è soffermata a lungo nel reparto dei souvenir (nella foto proprio durante il fuoriprogramma) e la scintilla è scoccata per un bellissimo foulard con alcune immagini della Reggia, che le è poi stato donato in ricordo della visita. NaMur



Il 2 Giugno la parata degli Italiani
https://www.youtube.com/watch?feature=pl...AnL6uB-0zs


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RE: [OT] Attualità e Cultura

Mi sono concesso un breve tempo di pausa, sufficiente alla riflessione ed al poter volgere, con un po’ di autocritica, lo sguardo della memoria al mio recente passato; ripensamenti, dubbi, forse qualche pentimento per cose possibili ma non fatte.
In questi giorni, sto vivendo in un camper con i miei due cani. Queste esperienze vanno pur fatte anche se con molto ritardo.
Questa condizione, non dico estrema, ma sicuramente precaria, mi ha spinto alle riflessioni che in sintesi vi pongo.
Il camper è restato fermo per lungo tempo per cui la frizione, importante organo motorio, mi ha bloccato la retromarcia; posso solo andare all’indietro.
Conclusione: sono fermo in un giardino pubblico di Roma, sacrificando così la fedeltà e l’innocenza dei miei due cani.
Ma, anche se mi potessi muovere, dove potrei andare e quanto lontano, visto il costo della benzina?
La crisi italiana è il risultato di una macchina ferma da tempo che non riesce più a muoversi se non all’indietro, nel regresso sociale, morale, civile e politico.
La frizione, che io paragono ai recenti governi, non riesce a ingranare la prima per andare avanti.
Sono arrivati i tecnici, meccanico, elettrauto ecc. ecc., ma il danno è talmente annoso e costoso che si prevede un lungo periodo di lavoro senza alcuna garanzia.
Il meccanico che ho chiamato mi ha avvertito che bisogna cambiare un po’ tutto perché anche gli altri pezzi del camper si sono logorati per il tempo inattivo.
Conviene riparare o cambiare l’intera vettura? E pensare che desideravo passare dai Mari ai Monti a mio piacimento!
Intanto i miei cani soffrono perché lo spazio e la loro libertà si è ridotta.
Anche gli italiani soffrono e, non essendo cani fedeli ed innocenti, esseri umani con qualche Grillo nella testa Di Pietra, non si adattano, non comprendono, protestano contro questo maldestro “padrone di casa”.
Nel nostro paese non vi è più un lavoro sicuro, l’unico è quello del furto che impiega, a tutti i livelli, troppi concittadini, liberi di evadere le tasse.
Un’ultima curiosità:
Questa mattina alle 7 circa, si è fermata un’auto dei carabinieri e l’appuntato doverosamente mi ha chiesto i documenti.
Dopo aver capito che ero un giornalista e non uno zingaro (a cinquanta metri da me vi sono tre vetture di nomadi) mi hanno chiesto scusa ed hanno riso quando ho affermato : “..non ci vuole poi tanto per essere scambiati per zingari, io ce la sto mettendo tutta…”
Quanto vi ho scritto è pura verità.

Michele Greco

03-06-2012 16:27
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RE: [OT] Attualità e Cultura



Salva Italia, l'Adusbef: multa per antiriciclaggio a nipoti e affittuari



Laura Muzzi - 04 giugno 2012, 12:19


Siete titolari di libretti di risparmio al portatore? Attenzione al saldo o potreste vedervi recapitare una multa di 3mila euro per antiriciclaggio. Il monito arriva dall’ Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari E Finanziari (Adusbef) che ha riscontrato una vera anomalia creatasi con il recente decreto "Salva Italia".

"I titolari di libretti di risparmio al portatore – ha spiegato Lucio Golino, legale Adusbef - si stanno infatti vedendo recapitare da parte degli uffici antiriciclaggio del Ministero delle Finanze dei provvedimenti sanzionatori dell’ammontare della cospicua somma di 3 mila euro. Motivo? Il loro saldo era superiore al minimo consentito (mille euro). Ora qual è la stranezza di questa situazione? - Il Decreto antiriciclaggio del 2007 – continua Golino - aveva stabilito una soglia consentita di 12.500 euro. Recentemente con vari provvedimenti la soglia di legittimità è stata abbassata ma molte persone non sono state messe al corrente di questa riduzione e quindi si sono ritrovati nel libretto una somma superiore al consentito, senza aver fatto nulla, semplicemente per aver messo sul conto dei soldi, il cui saldo era assolutamente lecito al momento del deposito".

"La legge non ammette ignoranza", potrebbe commentare qualcuno. E a quanto si legge nell’interrogazione parlamentare presentata dall’On. Elio Lannutti, presidente Adusbef, sembra proprio che anche l’Ufficio antiriciclaggio della Ragioneria territoriale dello Stato di Roma del Ministero dell'Eeonomia e delle finanze la pensi così. Molti titolari di libretti che hanno chiamato in sede, infatti, si sono sentiti rispondere: "ignorantia legis non excusat". C’è un piccolo particolare: la stessa legge antiriciclaggio prevedeva l’obbligo di una preventiva corretta informazione al consumatore. "Banche , poste e assicurazioni – spiega Golino - erano tenute ad informare del fatto che c’era un limite alla soglia di disponibilità, cosa che non è avvenuta. E il Ministero delle Finanze cosa ha fatto? Ha immediatamente mandato i provvedimenti sanzionatori che sono del tutto illegittimi. E’ una cosa veramente indecente, in nome dell’antiterrorismo e dell’antiriciclaggio si colpisce la gente comune". Si, perché a farne le spese e a rivolgersi con preoccupazione all’associazione dei consumatori sono stati per lo più i nipoti cui i nonni hanno aperto un libretto di risparmio come nella più antica tradizione italiana. Anche gli affittuari di case, i conduttori, si sono visti recapitare multe da tremila euro perché i libretti che avevano aperto su disposizione del proprietario della casa, per pagare caparra e pigioni, oggi superano la soglia consentita.

"Ora – conclude Golino - noi abbiamo già fatto una diffida in base alla legge sulla class action alla Pubblica Amministrazione, alla stessa amministrazione delle finanze per bloccare la diffusione, la combinazione di queste sanzioni e stiamo predisponendo un modello di ricorso al giudice di pace. Non è possibile che una legge antiriciclaggio e antiterrorismo finisca per colpire la gente comune che non ha nulla a che fare con il terrorismo o l’antiriciclaggio, nonostante la legge preveda precisi obblighi a carico di Banche e assicurazioni che sono stati del tutto violati".


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



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04-06-2012 14:02
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