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[OT] Attualità e Cultura
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mi.greco
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RE: [OT] Attualità e Cultura

La Dipendenza e la Fede
Ci fanno notare che il risultato delle elezioni in Francia inciderà sulla nostra situazione economica.
Ancora una volta la nostra dipendenza da un'Europa Unita, nella quale abbiamo creduto, e nella quale abbiamo riposto fiducia e futuro, è soltanto una condizione legata ad un "equilibrio" (quale?) politico, forse ad un pugno di voti.
Che in Francia vinca l'uno o l'altro, la nostra dipendenza resta.
Per qualcuno è solo un problema di fede, per qualche altro di logica politica ed economica.
La fede, a mio avviso, è una sola, non vi sono le fedi ma la Fede; plurali sono gli "oggetti" della fede come le idee, le religioni, le ideologie populeste e libertarie che siano. La fede è un po' come l'amore; l'amore è uno ma l'oggetto di esso, gli amori, sono molteplici.
Mi domando se si possa aver fede in questa equivoca dipendenza amando con la stessa fede, che è cieca, chi in essa ci ha convinti e spinti?
Se in più dei casi, l'unione fà la forza, questa è l'eccezione in cui l'unione (ammesso e non concesso che vi sia o vi sia mai stata) fa la debolezza, la nostra debolezza finanziaria e politica.

Michele Greco

21-04-2012 12:34
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Cher
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RE: [OT] Attualità e Cultura

http://www.ilgiornale.it/interni/addio_p...comments=1

IL DIBATTITO / 1 Addio ai partiti... Torniamo all’oligarchia



di Marcello Veneziani - 22 aprile 2012, 08:00


Per una volta, caro Direttore e cari Lettori, lasciate che io non scriva un cucù ma un cucùrucucù, ovvero un cucù doppio, in formato eccezionale. Ma vorrei fare un discorso doppio, di congedo e di rinascita e per questo vi chiedo la clemenza e la pazienza di doppiare tempo e spazio.

Statemi a sentire.

È finito il ciclo storico dei partiti, è inutile insistere, presidente Napolitano e neorifondatori tutti. Con l’abdicazione in favore dei tecnici perché incapaci di risolvere la crisi e con il crollo dell’ultimo partito, la Lega, si è conclusa un’epoca. La loro caduta agli occhi degli italiani non proviene solo dalla corruzione, ma dall’esatto convergere tra la provata e riconosciuta incapacità di governare la crisi e la difesa delle loro rendite di posizione, nonostante il malaffare. Partito, non solo ci derubi e sei la principale causa di questa situazione, ma per affrontare la crisi che non sei capace di gestire, svendi la sovranità popolare e nazionale agli eurotecnici. Commissari il popolo e tu ti tieni i privilegi. In verità, la partitocrazia si spartiva la torta pubblica e praticava il malaffare quasi dalle sue origini, anche se con stile diverso e con finalità ibride, ideologiche e affaristiche, più collettive che personali. Rispetto al passato, la corruzione ha ora una marcia in più - marcia in questo caso è voce del verbo marcire - e ha compiuto il salto fatale: fino a qualche anno fa il suo malaffare era inclusivo, cercava la complicità degli elettori, procurava col clientelismo e i favori una rete di benefici a cascata. E il Paese, nonostante il malaffare, non se la passava male.

I partiti avevano due canali per parlare alla gente, la convinzione e la convenienza, ovvero l’affinità ideologica e il tornaconto personale. Quando si è interrotto questo duplice canale e i benefici non sono stati più estesi alla popolazione, cadde la prima Repubblica. Dopo, ci siamo lasciati stregare da incantesimi carismatici (i partiti personali), uniti a paura o disprezzo ad personam del Nemico. E su quello ha campato negli ultimi anni il bipolarismo. Ora l’incantesimo è finito. Ci siamo svegliati in piena crisi e la vita della gente davvero comincia a boccheggiare. La funzione storica dei partiti è esaurita.
Ma cosa viene dopo? Il governo dei tecnici, la dittatura dei competenti, il commissariamento internazionale, l’egemonia delle banche o che altro?
La mia convinzione è che a questo punto si debba ricominciare daccapo, risalire alle origini, alle piccole minoranze costituenti nell’interesse generale.

E qui inevitabilmente dobbiamo cedere a un granello di inevitabile pazzia. Urge nel nostro Paese una cernita essenziale, una graduale selezione delle energie più vive in campi vari per costituire, non prendetemi per visionario, una specie di ordine cavalleresco, vorrei quasi dire una casta, ma capovolta rispetto a quella presente; una lobby generalista, qualcosa di più di una massoneria a viso aperto, anzi per urticarvi di più, direi quasi una mafia rovesciata nei metodi e nelle finalità, un’onorata società, una sacra corona unita, a scopi benefici, ideali e trasparenti, articolata sul territorio con le sue cosche e le sue ’ndrine virtuose. Per carità, è solo un paragone choc per dare un pugno nello stomaco, lo ritiro subito perché a volte certe evocazioni possono suscitare tragici equivoci e il nome può prevalere sulla cosa. Torno all’ordine cavalleresco, ai Templari nell’epoca del web. Insomma, fuor di metafora, una rete di eccellenze volontarie, che si forma per chiamata diretta e volontariato, selezione e integrazioni successive, con un codice d’onore, una finalità superiore e l’impegno a pagare tutto se si tradisce. Un ordine, un albo dei Mille, che si ramifica, che si riproduce nelle giovani generazioni, ogni adepto ne adotta uno giovane, creando reti generazionali, scuole di selezione, laboratori di formazione, fondazioni che fondano davvero. Da che partire?

Da un sito, da un giornale, da istituti e fondazioni, da una prima convocazione... Denunciate i casi di eccellenza nel Paese, fate la spia anche voi, indicando le persone degne di prender parte. Finito il partito di massa e pure l’epoca del partito personale, non resta che tentare il percorso inverso: i partiti nacquero di massa e finirono oligarchie, ora proviamo a partire da un ristretto club, politico e non partitico, per poi coinvolgere il Paese per via democratica.

Un Ordine nel nome del popolo italiano. Fine del cucùrucucù visionario. Torno nei ranghi e da domani riprendo a spacciare cucù in modica quantità.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
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ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
22-04-2012 14:40
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mi.greco
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Messaggio: #133
RE: [OT] Attualità e Cultura

Quello di Veneziani non è nè un lamento, nè una proposta, tantomeno è un "dicitur choc" ma una sciocca considerazione visionaria che interpreta ed esprime la confusione un po' di tutti ed il non sapere cosa fare.
Credo che il problema non è tanto nel credere o meno nella politica quanto il dover credere, senza alternative, ad una politica rappresentata da ladri e da incompetenti.
Io, più che ad un ordine nuovo o ad una nuova casta, penserei ad un "disordine" (come caos originario) e ad una nuova coscienza del singolo e di massa. Intanto chi ha rubato restituisca ciò che non gli appartiene; intanto togliamo ogni privilegio ai politici ed "agli altri", intanto riformiamo la legge elettorale, con l'obbligo che, chi promette, è legalmente perseguibile se non mantiene.
Le chiacchiere, tutte, dico proprio tutte, sono state già fatte, che seguano i fatti, pochi ma concreti.
Michele Greco

22-04-2012 17:03
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Due link da leggere:

http://www.loccidentale.it/node/115675
Riporto il finale " ..........Già oggi lo Stato dà ogni anno alle imprese 45 miliardi di euro, di cui 15 vanno a Poste, Ferrovie e Enel e 30 vengono dispersi nel mucchio senza che generino né un miliardesimo di Pil né mezzo posto di lavoro in più.



http://noisefromamerika.org/articolo/due...ndo-giarda


Riporto il finale: ".............Insomma, diciamocelo, la "spending review" è una presa per il culo................"



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Messaggio modificato il: 27-04-2012 alle 11:27 da Cher.

27-04-2012 10:52
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RE:  [OT] Attualità e Cultura

Cher ha Scritto:




Due link da leggere:

http://www.loccidentale.it/node/115675
Riporto il finale " ..........Già oggi lo Stato dà ogni anno alle imprese 45 miliardi di euro, di cui 15 vanno a Poste, Ferrovie e Enel e 30 vengono dispersi nel mucchio senza che generino né un miliardesimo di Pil né mezzo posto di lavoro in più.



http://noisefromamerika.org/articolo/due...ndo-giarda


Riporto il finale: ".............Insomma, diciamocelo, la "spending review" è una presa per il culo................"






Non essendo un economista, e non avendo mezzi propri per "indagare" su come viene impiegato il danaro pubblico, non posso far altro che prender per buono ciò che i canali d'informazione ci rifilano, giorno dopo giorno. Non ho alternative, come credo non l'abbiano coloro (la stragrante maggioranza della popolazione) come me, sono costretti a prendere tutto per buono e, ogni tanto, a cercar di esprimere una propria sensazione o opinione in merito.
Credo comunque che la manipolazione è, in buona parte, una delle caratteristiche dell'informazione che, troppo spesso, è unita e concorde, anche se politicamente avversa.
Comunque una certezza, in un modo o nell'altra, oggi l'abbiamo tutti: lo spreco sfacciato ed ingiustificato del danaro pubblico.
Più che ridurre le spese pubbliche, in buona percentuale utili ed indispensabili, è d'obbligo eliminare gli sprechi e punire chi li genera.
La fiducia nella politica, e quindi anche il concedere il finanziamento ai partiti, possono essere riconsiderati, soltanto se una totale "mea culpa" fosse chiaramente espressa e resa pubblica, allontanando quindi, e definitivamente, dalla "res pubblica", quanti se ne siano resi responsabili.
Ma dove sono i rei confessi?
Più marcio viene fuori e più tutti appaiono estranei, onesti e puliti.
Ritengo che, oggi più che mai, un ruolo determinante spetti alla magistratura che mi auguro applichi con fermezza la legge o, addirittura, se questa dovesse essere blanda e "elastica", provvedere, con chi ne è preposto, ad una immediata riforma.
Come ultima considerazione, ritengo che il cittadino comune, debba fare uno sforzo per comprendere che la società di oggi, così come è strutturata, non può assolutamente penalizzare l'intero mondo politico rinunciando alla sua assolutà necessità di governo; non si può ridurre tutto ad un comportamento di assenteismo e di anarchia.
Bisogna ritrovare comprensione e fiducia perchè, restaurare oggi il leso rapporto tra politica e cittadino, significherebbe riaprire le porte ad un futuro più democratico, più sicuro e sano.

Michele Greco

Messaggio modificato il: 28-04-2012 alle 11:44 da mi.greco.

27-04-2012 12:29
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RE: [OT] Attualità e Cultura

http://www.loccidentale.it/node/115707

Lo Stato di polizia fiscale del governo Monti sta erodendo le nostre libertà



Gennaro Malgieri 27 Aprile 2012


Il governo dei tecnici, sceso in cinque mesi a livelli di impopolarità imbarazzanti posto che era stato chiamato a raddrizzare i conti economici del Paese, si affida all’ultima risorsa disponibile da parte di coloro che falliscono la missione che si sono data o che gli è stata assegnata.

Mostrare indifferenza per i bisogni della gente e caricare la comunità nazionale di pesi tali da essere insopportabili. Chi non si adegua ne subirà le conseguenze. E’ l’anticamera dello Stato di polizia. Ed ha perfettamente ragione Piero Ostellino nel sostenere che il governo Monti si ispira ad “un regime totalitario di socialismo reale”. Non diversamente, nella sostanza, di quanto avveniva nella Ddr, al netto delle brutalità del regime, com’è ovvio.

L’editorialista ed ex-direttore del Corriere della sera ha affidato la sua denuncia di liberale indignato al Foglio ed ha rincarato la dose in un’intervista a Libero nella quale, tra l’altro, sostiene: “Io lavoro per il Corriere e in cambio del mio lavoro percepisco uno stipendio. Se alla fine del mese mi mancano i soldi, non vado dall’amministratore a chiederne altri, me li faccio bastare. Il governo, se a luglio scopre che quanto ha incassato con l’Imu non basta, aumenta la tassa. E’ una cosa giuridicamente improponibile, politicamente vergognosa. E moralmente è una schifezza”.
Ineccepibile. Così come la sua denuncia più “politica”. Ostellino, infatti, rincara la dose e dice: “Quello che sta succedendo in Italia è che, per via fiscale, ci stanno requisendo le libertà civili. Hanno cominciato coi rendiconti bancari: ogni anno le banche manderanno i rendiconti di ciascun italiano all’Agenzia delle entrate. Ora ci sono controlli sulle utenze telefoniche. Questa è un’invasione nella vita degli italiani”.

Insomma, si sta riproponendo in Italia, morbidamente, nell’indifferenza dei più purtroppo, una tragedia i cui contorni non sono ancora percepibili dalla maggioranza dei nostri connazionali: l’intromissione nelle “vite degli altri” per via fiscale; una rimodulazione dello Stato di polizia dedito al controllo delle private esistenze cui non fa mancare, sempre con lo strumento della tassazione, il peso del suo tallone introducendo, per esempio, la doppia tassazione per chi possiede una casa all’estero e già paga nel Paese dove si trova le imposte dovute: se non frutta un reddito, per quale motivo deve ripagare quella tassa anche in Italia? E’ un modo illiberale per costringere gli italiani a non avere nulla, neppure per il proprio piacere, fuori dai confini nazionali.

Un bel modo d’intendere la libertà di circolazione di merci e persone, oltre che di favorire l’integrazione tra cittadini ormai internazionalizzati.

Il governo tecno-burocratico, algido come un Leviatano, impietoso come un gabelliere settecentesco, sta riducendo i nostri spazi di libertà. E non si avvede dell’imbecillità di tale ottuso atteggiamento che non soltanto irrita i “sudditi”, perché tali sono considerati i cittadini, ma acuisce un odio sociale le cui conseguenze i professori rimpannucciati nelle loro toghe accademiche non riescono neppure lontanamente ad immaginare.

Del resto sono stati chiamati al capezzale della Repubblica per fare il lavoro sporco. E lo stanno facendo egregiamente. I partiti ritengono, così, di essersi salvati l’anima, ma non sanno che la gente ormai li accomuna ai professori allineati e coperti ai diktat francofortesi e berlinesi. Se avessero una minima consapevolezza di quel che sta accadendo, le forze politiche che sostengono Monti gli farebbero osservare che c’è un limite a tutto ed è già stato ampiamente superato.

Altro che prendersela con Grillo. L’antipolitica è figlia legittima della cattiva politica. Se ne facciano una ragione ABC ed il resto dell’alfabeto partitico.

Lo Stato di polizia che si attiva attraverso la leva fiscale e con la decretazione della fine del segreto bancario, uno dei caposaldi dei sistemi liberali, ritiene di avere il potere (ovviamente recisamente negato) di ridurre in miseria gli italiani per rispettare un patto sottoscritto con i burocrati europei, incurante del malessere che produce oltre all’impoverimento che stabilizza: gli stipendi medi da noi sono i più bassi dell’Unione.

Tasse e spionaggio. E’ questo il bilancio degli illuminati gestori della cosa pubblica? La distanza tra i cittadini ed il potere non è mai stata così ampia. Se ne rendano conto tutti, prima che sia troppo tardi.


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Cher03@hotmail.it
30-04-2012 15:09
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http://noisefromamerika.org/articolo/due...-lega-nord

Due implicazioni del caso Lega Nord

30 aprile 2012 • michele boldrin e brighella

Riflessioni un po' populiste, un po' scontate ed un po' serie (1/3, 1/3, 1/3, come uno spritz ...) sulle recenti vicende interne alla Lega Nord.

Ora che Maroni sta diventando il capo di una Lega Nord “ripulita” - che Bossi afferma di non voler abbandonare perché non hanno (ancora) rubato come il PSI - forse vale la pena commentare non tanto il disastro largamente predetto ma, guardando al futuro, due implicazioni del medesimo.

La prima è la più imbarazzante per chi, come noi, proviene da quelle aree del paese. Ancora una volta i fatti provano che l’elettorato del Nord non è riuscito ad esprimere una classe politica minimamente degna. Non dimentichiamo infatti che, in otto e mezzo degli ultimi undici disastrosi anni, a capo del governo del paese ci sono stati Berlusconi, Bossi, Brunetta, Sacconi e Tremonti. Tutto materiale proveniente dal nord del Po’.

È certamente vero che lo scegliersi una classe politica impresentabile non distingue il Nord dal resto del paese (la classe politica espressa altrove sembra persino peggio, ma questo è poco rilevante) ed è altrettanto vero che parte della ragione per questa orrenda scelta risiede nella tragedia della tripla B - schiacciati fra un Bersani ed un Berlusconi, a molti elettori non è rimasto che affidare la loro fiducia ad un Bossi. Questi fatti non eliminano comunque la constatazione principale: l’elettorato del Nord, anche nella sua componente forse più istintivamente “incazzata” con le pratiche della casta e con il modo in cui lo stato italiano svolge le sue funzioni, rimane incapace di riconoscere a tempo debito i cialtroni, di eliminarli dal panorama politico e di impedire così che le proprie istanze vengano affidate ad una banda d’incompetenti.

Al contrario: contro ogni evidenza parte dell’elettorato ha creduto davvero e per lungo tempo sia alla diversità etica della dirigenza leghista sia alla sua capacità di realizzare le smargiassate secessioniste e/o federaliste che continuava a generare senza mai concretizzare alcunché. Costoro si sono lasciati abbindolare in "buona fede" (non e' la prima volta, d'altro canto, nella storia d'Italia: pensate all'elettorato comunista sino all'altro giorno) e costituiscono, a nostro avviso, la maggioranza, dell’elettorato leghista. Forse sono persino la maggioranza della classe dirigente leghista locale, ossia quella che in questo decennio ha cominciato ad amministrare una belle fetta dei comuni e delle provincie del Nord e che sopravviverà al temporale in corso. Sia chiaro che questa non e' una giustificazione ma una triste constatazione: occorre essere ignoranti e prevenuti forte per aver fiducia in Bossi e compagnia a partire, tanto per dire un numero, dal 2001 ...

Altri, soprattuto tra artigiani ed imprenditori, si sono invece fatti ingolosire dalle sirene che promettevano la liberazione dalle catene economiche tramite il credito sussidiato delle banche occupate politicamente o tramite il colbertismo tremontiano (a proposito, cosa è successo a quel grande amore?). Non avevano compreso che l’occupazione delle banche e delle istituzioni economiche locali è il primo passo che ogni nuova classe politica compie quando intende prendere controllo della vita economica del territorio che la rappresenta. Un passo funzionale all’obiettivo finale che - come la DC ed il PSI dei “bei” tempi andati ci avevano insegnato (stessimo parlando dell’Emilia Romagna avremmo detto PCI e PSI, tranquilli) - consiste nell’asservimento dei cittadini e nello stabilirsi, appunto, come casta inamovibile. Questi elementi di, se volete, ingenuità politica ed arretratezza culturale ed economica dell’elettorato del Nord vanno tenuti in conto quando si riflette su come, nei tempi che verranno, possa essere possibile far uscire l’Italia dal suo declino attraverso la creazione di una qualche altra forza politica “diversa”. Detto altrimenti: quanto elettorato “ex leghista” si sta trasferendo oggi al Movimento 5 Stelle? C’è ragione di pensare che possa agire diversamente e selezionare altrimenti la propria rappresentanza politica?

Che valga la pena porsi quesiti simili segue dalla seconda osservazione che vorremmo fare: gli eventi delle ultime settimane suggeriscono come l’elettorato leghista sia, alla fin fine, mediamente più sensibile alla questione morale di quanto non lo siano quelli degli altri maggiori partiti, da PD a PdL. Come sappiamo, le indagini di polizia e magistratura hanno portato alla luce una cornucopia di diamanti, appartamenti, ristrutturazioni, lauree e automobili. Una volta che tali fatti sono emersi le teste all’interno della Lega hanno cominciato a saltare. Che ciò sia accaduto non è certo dovuto alla presenza di grandi statisti quali Maroni e Calderoli, un furbo democristiano rock&roll riciclato ed un dentista fascista che vive nell’appartamento pagato con i rimborsi elettorali. Piuttosto, questi ultimi soggetti, capitalizzando l’indignazione e le pressioni della base elettorale, hanno approfittato della ghiotta occasione per portare a compimento una guerra interna fra bande. Anche Maroni e Calderoli meritano di saltare perché politicamente corresponsabili di aver diretto per anni un partito che puzzava dalla testa. Calderoli, di fatto, è già saltato e, per il momento, Maroni sembra l’uomo del destino; un destino che noi prevediamo triste visto che il nuovo capo è un astuto portaborse che non ha mezza idea propria che sia un quarto. Ma questa è polemica.

Il dato politicamente rilevante è altro: esso consiste nella intransigenza dell’elettorato leghista nei confronti del malcostume dei propri eletti. Per quanto ciò possa infastidire alcuni (come peraltro dovrebbe e per questo lo sottolineiamo) la base leghista pare mostrarsi la più moralmente intransigente e la meno succube all’adorazione delle proprie vacche sacre. Ne è prova il fatto che, nonostante il trio Formigoni-Penati-Boni faccia vivere la Lombardia nel marasma politico più totale, non si vedono saltar teste né nel PDL, né nel PD. Eppure i fatti di cui sono accusati costoro sono almeno tanto gravi quanto quelli di cui vengono accusati Bossi ed i suoi famigli. E neppure i Lusi o le giunte Vendoliane riescono a far scuotere più di tanto l’apparato dei rispettivi partiti. Il punto da far notare, qui, è che nonostante le magiche ampolle del Po la base leghista ha cacciato il proprio sacro padre, mentre quella del PD (per non parlare di quella del PdL) non riesce nemmeno a fare andare a casa un personaggio di secondo piano come Penati!

Uno dei più gravi problemi del Paese è di non aver mai concluso, sia a livello giudiziale che culturale, il percorso di Mani Pulite. Dopo lo sdegno forcaiolo delle monetine a Craxi (probabilmente organizzate dai vari Fini, La Russa e fascistume simile) e dopo gli attacchi di Berlusconi e soci alla magistratura, gli antichi metodi della politica sono continuati immutati. Anzi, sono platealmente peggiorati. Della qual cosa non v’è nulla di cui stupirsi: l’apparato dello stato è rimasto intatto, chi lo gestiva pure, le regole del gioco pure. Non solo: grazie soprattutto a Tremonti ma anche a Vincenzo Visco, l’intrusione politica in ogni angolo della vita economica è aumentata ed il 90% di quelli che gestivano lo stato con la Prima Repubblica continuano a farlo. Che lo stato italiano rimanga il peggiore del mondo occidentale non dovrebbe stupire nessuno.

Mani Pulite ed il piccolo ed alquanto ingenuo movimento di rinascita nazionale che attorno all’operazione giudiziaria si venne costituendo son rimasti opere incompiute. E son rimaste tali perché le classi dirigenti nazionali, quelle del Nord in particolare, non le hanno fatte proprie. Anzi hanno, tanto rapidamente quanto hanno potuto, fatto tutto il possibile perché cessassero i processi sia giudiziari che politici salendo sul primo carro anti-Mani Pulite che si rendesse disponibile. A ben pensarci il successo di BS a questo si deve: se, nel 1993, Carlo de Benedetti fosse sceso in politica mandando segnali rassicuranti alle elites politico-economiche avrebbe potuto vincere lui le elezioni, invece di BS. Il problema non era certo il “chi” ma il “cosa”. E qui, in questa constatazione, sta ancora il problema irrisolto e forse irrisolvibile dell’Italia contemporanea.

Problema che ha due cause, fra loro interconnesse e, per quanto ci è dato capire, quasi insormontabili. Da un lato una cultura statalista e corporativa così diffusa ed accettata da far paura. La cultura economica italiana è quella papalino-borbonica: fa tutto lo stato, entità suprema dotata di poteri straordinari. Lo stato può entrare in ogni ambito della vita socio-economica perché deve saper risolvere qualsiasi problema. È quindi legittimo trasferire alla classe politica tutto il potere di spesa e tassazione che richiede, anzi di più. Dall’altro lato sta la cultura, non sappiamo se borbonica ma certamente cattolica, della tolleranza verso ogni forma di peccato pubblico.

L’idea che i peccati privati siano tollerabili perché la loro rilevanza è limitata al privato e chi perdona è tipicamente il danneggiato, mentre lo stesso non vale per quelli pubblici nei quali le esternalità sono l’aspetto dominante, questa idea calvinista in Italia gode d’alcuna dimora. In Italia si tollera maggiormente il danno pubblico che non quello privato, perché il pubblico (vedi sopra) appartiene al re, al podestà, al principe onnipotente, quindi chisenefrega? Perché essere intransigenti con chi sporca la via pubblica se essa non appartiene a me e sta al principe, l’onnipotente principe, pulirla?

L’intransigenza (cosa ben diversa dalle forche) nei confronti della corruzione politica, al contrario di ciò che avviene in altre democrazie, in Italia è sconosciuta. Il chiedere le dimissioni e l’abbandono immediato della vita pubblica, sia per una tesi di dottorato copiata o per 30 sterline di finti rimborsi, dovrebbe essere l’istinto naturale degli elettori di qualsiasi partito.

Ma in Italia non è così: preferiamo strangolare amanti che, nella confusione passionale, pronunciano il nome sbagliato piuttosto che cacciare il politico che al fratello dell’amante regala case in Montecarlo.

Ovunque nel mondo tutto questo appare insensato ma a noi sembra solo sintomo di furbizia, ossia dell’unica maniera in cui valga la pena vivere. È il modo di vivere del suddito che, succube delle angherie del sovrano, trova il proprio penoso spazio di libertà nell’aggirarne per quanto possibile gli editti. Il retaggio culturale è tutto lì e come eliminarlo non è né ovvio né, tantomeno, facile.

A mò di conclusione: la parabola della Lega Nord è sintomatica. Un pezzo di paese, con istinti diversi da quelli che sembrano essere alla radice del declino, esiste. Tale pezzo di paese non sta solo nell’elettorato della Lega Nord, lungi da noi voler sostenere una tale cazzata. Ma, nell’elettorato della Lega Nord, esso sembra essere ancora la forza dominante, cosa che ha smesso di essere in quello del PD e di IdV, per non parlare del PdL. È probabile che un elettorato con simili istinti costituisca anche la maggioranza del Movimento 5 Stelle. Insomma, esso esiste e, anche se non maggioritario, è sostanziale. Ma tale elettorato non solo appare essere minoritario, esso appare anche essere ignorante e poco intransigente, disposto ad accettare uomini della provvidenza piuttosto che programmi politici credibili, credulo di promesse salvifiche piuttosto che di riforme concrete e di cambi istituzionali veri.

Prono, soprattutto, a credere che la soluzione al problema di uno stato ladro ed inefficiente possa venire dall’aumento dei poteri dello stato medesimo (in mano ai “buoni”) invece che da una modificazione sostanziale delle forme in cui lo stato stesso si costituisce ed agisce e degli incentivi che, di conseguenza, genera. Detto altrimenti: prono a credere che basti mettere dei politici "buoni" alla guida di una macchina statale completamente identica a quella esistente per poter ottenere risultati migliori e che il problema non sia, invece, quello di cambiare lo stato, ridurne i poteri, introdurre meccanismi di responsabilizzazione, eccetera. Questo mito eterno, che è stato democristiano, comunista, socialista e leghista ed è ora "idivista" e "cinquestellista" è la lebbra culturale che infetta la cultura nazionale. Una lebbra, platealmente, cattolica: gli uomini buoni, si sa, fanno i miracoli qualsiasi siano le circostanze. Basta trovarli ...

Questi gli insegnamenti del caso Lega Nord. Insegnamenti che non rendono particolarmente ottimisti ma dai quali è giocoforza partire per pensare il futuro.


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Messaggio modificato il: 30-04-2012 alle 17:07 da Cher.

30-04-2012 17:05
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http://blog.ilgiornale.it/foa/2012/04/30...i-di-armi/



Il sempre informato Franco Bechis, in questo articolo, svela un’altra delle tante sorprese del governo Monti. Il ministro della Difesa Gianpaolo di Paola vuole ridurre gli effettivi dell’esercito da 190’000 a 150’000. La ragione è al passo dei tempi: bisogna risparmiare e infatti questa misura permetterà un minor esborso per lo Stato per 2,2 miliardi. Ci sarebbe da chiosare – e non poco – sulle ragioni e l’utilità di un passo del genere, evidenziando ad esempio come lo Stato abbia bisogno di più sicurezza e non meno oppure che i primi risparmi si potrebbero ottenere ritirandoci dalle tante missioni all’estero che non hanno più senso, a cominciare da quella in Afghanistan, ma lasciamo perdere; possiamo anche prendere per buone le spiegazioni ufficiali.

Bechis però svela che i 2,2 miliardi risparmiati in realtà non serviranno ad abbattere il debito pubblico ma verranno reinvestiti… in armamenti. L’editorialista di Libero se ne scandalizza e ha ragione. Io però non mi meraviglio. Questa è solo una conferma, anzi l’applicazione all’Italia di un modello collaudato all’estero e descritto con straordinaria precisione da Janine Wedel, autrice da me molte volte citata. Presunti tagli alla spesa pubblica si risolvono in realtà in gigantesche regalie, sovente monopolistiche e senza concorso pubblico, ad aziende private, lontano dai riflettori dei media che di solito nemmeno si accorgono di certi maneggi.

E infatti è quel che sta accadendo. Pochi, a parte Bechis, il sottoscritto e pochi altri, criticheranno Monti e Di Paola, nessuno ricorderà i loro legami con certi ambienti internazionali che di queste e di altre liberalità si nutrono, nessuno spiegherà retroscena e finalità di un modello di potere che, come spiega la Wedel, scardina la democrazia e il libero mercato.
Tanto pagano i cittadini, come al solito…

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http://www.liberoquotidiano.it/news/home...-armi.html

Dopo quella degli esodati, sta per arrivare la bomba degli esoldati. Il governo di Mario Monti ha infatti intenzione di mandare a casa 40mila militari attualmente inquadrati nelle varie forze (esercito, marina, aeronautica). Una dismissione umana graduale, da qui al 2024, che dovrebbe fare scendere l’organico delle attuali forze armate da 190 a 150 mila militari.

Questo significa che con il turn over annuo di entrate e uscite si dovranno in media lasciare a casa 3.333 stellette ogni anno. Così si potranno risparmiare 2,2 miliardi di euro l’anno a regime rispetto ad oggi. Il piano è contenuto in un disegno di legge delega a firma del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola. E difficilmente sarà popolarissimo sia nell’uno che nell’altro schieramento politico che dovrebbe assicurare la maggioranza per farlo diventare legge. Nel Pdl sarà facile catalizzare il malumore degli esoldati, nelle fila del Pd chissà quanti approveranno un’operazione che si propone di investire tutti quei 2,2 miliardi di euro risparmiati all’anno in tecnologie e armamenti. Assai probabile che buona parte della sinistra oggi fuori dal Parlamento possa insorgere di fronte a questa ipotesi di scambio (semplifichiamo) fra uomini e bombe: meno uomini per avere più bombe.

La strage in ogni caso non sarà assoluta, anche perché mandare via i militari non è progetto di facilissima realizzazione: secondo i dati forniti dallo stesso ministero in forza oggi ci sono solo cinque alla vigilia del 65° anno di età, 6 alla vigilia del 64°, 24 alla vigilia del 63° e in tutto circa 800 militari dai 60 anni in su. La maggiore parte dei reclutati ha meno di 50 anni, e il grosso della truppa è fra i 30 e i 40 anni. I costi medi sono molto differenziati. Al lordo di Irap e oneri previdenziali gli ufficiali (esclusi i dirigenti) costano in media 72.349 euro l’anno. I sottoufficiali vanno da una media di 39.524 euro per i sergenti ai 54.993 euro dei marescialli. I volontari di truppa costano in media 35.717 euro. Per risparmiare di più è necessario dunque essere selettivi, e cercare un costo medio di circa 50mila euro l’anno per la scelta degli esoldati. L’obiettivo finale che si vuole raggiungere è quello di 115.330 militari in servizio permanente (più di 35mila meno di oggi) e 34.700 in posizione di ferma (circa 4 mila meno di oggi).

Come scatterà la riduzione? In tre modi. Il primo è il più banale: si ridurrà sensibilmente il reclutamento in modo da non rimpiazzare quelli che naturalmente se ne devono andare via per limiti di età o di servizio. Il secondo sarà il tentativo di civilizzare i militari facendoli passare nei ruoli organici dei ministeri per rispondere al loro turn over. Ma si prevede già che l’appeal di questa misura sarà scarsino fra le truppe. Il disegno di legge delega allora cambia alcune norme attuali per facilitare la terza strada, inserendo «alcune misure volte a facilitare, con ogni necessaria garanzia per ciascuno, l’anticipazione dell’esodo del personale militare rispetto ai limiti di età: si tratta di una serie di possibili misure, fra le quali quelle dell’estensione dell’ambito applicativo dell’aspettativa per riduzione di quadri anche al personale di livello non dirigenziale e del ricorso a forme di sospensione del servizio».

Leggendo Di Paola si scopre così che la riforma delle pensioni fatta da Elsa Fornero nel decreto salva-Italia dello scorso 6 dicembre vale per tutti, ma non per i militari che al momento possono ancora essere baby-pensionati. Per l’innalzamento della loro età pensionabile infatti tutto è stato demandato a un apposito regolamento, che nessuno si è finora immaginato nemmeno di scrivere in bozza. E difficilmente lo sarà ora con l’esigenza di mandare a casa prima del tempo migliaia di stellette.

Analoga cura dimagrante è prevista anche per il personale civile in forza al ministero della Difesa. Secondo Di Paola entro l’anno prossimo già scenderà a 29.525 unità e in un decennio dovrà attestarsi sulle 20 mila unità, con un esodo di circa 10 mila dipendenti. Qui non si sa bene come funzionino le regole previdenziali perché nella pianta organica 2011 risulta in servizio un dipendente classe 1939 (73 anni), due del 1940 (72 anni), uno del 1942 (70 anni), due del 1943 (69 anni), due del 1944 (68 anni), 26 del 1945 (67 anni), 30 del 1946 (66 anni) e 118 del 1947 (65 anni). I dipendenti civili sono divisi in tre aree funzionali che costano lorde fra 30.177 e 44.783 euro l’anno.

di Franco Bechis


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Sprechi, Monti allo sbando Sos sul sito del governo: cittadini, diteci dove tagliare


di Domenico Ferrara - 02 maggio 2012, 13:15

Non bastava il balletto sui tagli, la nomina del super commissario Bondi e dei consulenti Giuliano Amato e Francesco Giavazzi. Adesso, sulla revisione della spesa pubblica il governo Monti si affida ai cittadini.

Dopo il varo della bozza del decreto legge, che prevede un risparmio di 4,2 miliardi di euro, sul sito del governo campeggia il logo della spending review. Basta un clic per giungere alla pagina illustrativa del decreto e per accorgersi della richiesta di aiuto dell'esecutivo.

"Tutti i cittadini, attraverso il modulo “Esprimi la tua opinione”, hanno la possibilità di dare suggerimenti, segnalare uno spreco, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili", si legge sulla pagina ufficiale del governo.

Insomma, per capire dove tagliare e per aiutare i professori ad analizzare e trovare le spese inutili c'è bisogno del parere tecnico dei cittadini. Che attraverso un modulo, indicando nome, cognome e indirizzo mail, potranno dare lezioni di spesa pubblica.

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Tagli, "Segnalate gli sprechi" Ma il garante della Privacy: "Attenzione alle delazioni"


Francesco Pizzetti sull'iniziativa del governo sui tagli alla spesa pubblica: "Solleva perplessità". Dalle sforbiciate scompare il Quirinale. Corte costituzionale: più di 64 milioni per 15 giudici
di Domenico Ferrara - 03 maggio 2012, 10:40

Supercommissari, consulenti, concertazioni, proroghe. Poi l'ideona di affidarsi ai cittadini e infine la bacchetta del garante per la Privacy. Il decreto sulla revisione della spesa pubblica sta dando non pochi grattacapi al governo Monti.

Dopo l'autocommissariamento, con la nomina di Enrico Bondi, dopo le nomine di Francesco Giavazzi e Giuliano Amato a consulenti (rispettivamente per i contributi alle imprese e per i finanziamenti a partiti e sindacati) e dopo l'sos lanciato ai cittadini sul sito del governo per capire dove tagliare e per aiutare i professori ad analizzare e trovare le spese inutili, adesso arrivano le perplessità.

A farle presenti è Francesco Pizzetti, presidente dell’Autorità garante per la Privacy, secondo il quale l’iniziativa dell'esecutivo "è comprensibile vista la necessità di fare presto, addirittura lodevole nei suoi intenti", ma "solleva qualche perplessità".

In un'intervista a Repubblica, Pizzetti lamenta il rischio di "possibili criticità rispetto all’informativa sul trattamento dei dati" e rispetto "all’insufficienza delle informazioni fornite".

Inoltre, il garante della Privacy entra nel merito dei moduli attraverso cui inviare le proprie segnalazioni e rivolge indirettamente alcune domande al governo: "Non dicono cosa succede al cittadino che dà informazioni scorrette e nemmeno chiarisce che tipo di informazioni il privato possa fornire in quell’occasione. Le denunce saranno generiche o possono essere fatti i nomi e i cognomi dei funzionari responsabili delle spese eccessive? E che conseguenze avranno le denunce dei cittadini su queste persone?".

Dulcis in fundo, Pizzetti rivela che l'Autorità non era stata informata dell'idea del governo. Un'operazione a sua insaputa insomma. Comunque, alla fine, come si legge sul sito dell'esecutivo, "tutti i cittadini, attraverso il modulo “Esprimi la tua opinione”, hanno la possibilità di dare suggerimenti, segnalare uno spreco, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili". Come, se, quali e quando il governo recepirà queste segnalazioni è un'altra storia.


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