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[OT] Attualità e Cultura
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Province sanguisughe: ci costano 14 miliardi


di Mario Giordano - 13 marzo 2012, 08:00

Eliminare le Province italiane? Macché ne vogliono sempre di nuove. E perché? Perché sono veri e propri centri di spese, spesso di spese folli. A questo viene dedicato un capitolo di Spudorati (152 pagine, 18 euro, Mondadori) di Mario Giordano, 45 anni, direttore di Mediaset all-news TgCom24.
Ecco alcuni stralci del nuovo libro da oggi nelle librerie.


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Avanti c’è posto: è dal 1970, cioè da quando sono state create le Regioni, che si dice che le Province non hanno più senso. Eppure non c’è paesello, rione, quartiere che non sogni di diventare capoluogo... Vi chiederete come mai. E la risposta è semplice: non è vero che le Province non servono a niente. Macché: le Province servono un sacco. A che cosa? Semplice: a finanziare la sagra del salmone del Medio Campidano, per esempio. O il censimento per lo studio delle abitudini del cormorano dell’Iglesias. Vorrete mica perdere di vista il cormorano dell’Iglesias, perdinci. E allora perché vi stupite? La Provincia di Oristano (meno di 300.000 abitanti) è riuscita a finanziare in un solo anno: la sagra della fragola (8942,42 euro), la sagra dei pesci (2257,67 euro), la sagra dei muggini (1474,20 euro), la sagra de sos cannisones (983,55 euro), la sagra de sos culurzones de patata (903,05 euro), la sagra del riso (1493,87 euro), la sagra degli agrumi (1867,34 euro), la sagra del pomodoro (5465,73 euro), la sagra dei ravioli (1806,09 euro), la sagra del pane e dei prodotti tipici (2709,14 euro), la sagra su pai fattu in domu (1354,57 euro), la sagra del carciofo (1331,58 euro), la sagra de su bino nou (903,05 euro) e la sagra pane e olio in frantoio (1422,30 euro). Ho l’impressione che alla fine abbiano mangiato un po’ tutti...

Il fatto è che di dimagrire nessuno ha voglia. La Provincia di Napoli, per dire, negli ultimi dodici mesi ha sostenuto con oltre 3 milioni di euro una miriade di fondamentali iniziative come «La cucina di mammà», «Cogli l’attimo», «C’è di più per te» e «Sognando di diventare campioni tirando la fune».

Il tiro alla fune, ecco, ci mancava.

La Provincia di Roma pensa alle lepri e ai fagiani: spende 298.392 euro per distribuirne una certa quantità nei boschi. La Provincia di Trento finanzia ogni tipo di convegno: 110.000 euro per quello sul clima, 790.000 per quello sull’economia, 100.000 per quello sulle «rotte del mondo», addirittura 180.000 per «educare nell’incertezza» (fra l’altro, di questi, 82.000 se ne vanno in comunicazione, cartellonistica, vitto e soprattutto buffet, che in mezzo a tanta incertezza restano l’unica cosa sicura). Inoltre, sempre la Provincia di Trento ha affidato anche una consulenza da 20.000 euro a due professori universitari per «capire gli orsi», mentre quella di Belluno paga dieci volte tanto un consulente per sapere se le Dolomiti possono entrare nel patrimonio dell’Unesco.

E la Provincia di Bolzano batte tutti: è riuscita ad assoldare un consulente per fare lezione ai troppi consulenti che aveva assoldato. «Come migliorare le proprie prestazioni», era il titolo esatto del seminario. Ecco: come migliorare le proprie prestazioni. E magari farsi pagare qualche euro in più sognando la cucina di mammà o il tiro alla fune. E dimenticando, però, che a forza di tirare la fune, si rischia di spezzarla. Ma chi ci pensa ai pericoli? Ma chi ci pensa ai costi? Ma chi ci pensa agli sprechi? Ecco perché, nonostante le promesse elettorali, le Province sopravvivono sempre. Ecco perché, quando si arriva al dunque, nessuno vota per l’abolizione. Perché le Province sono utili. Prendete quella di Monza e della Brianza. La neonata organizzazione territoriale brianzola ha appena visto la luce in una terra che, come tutti sanno, è celebre per la febbrile attività e l’indomito dinamismo.
Ebbene, che cosa ha prodotto in sei mesi, dal gennaio al giugno 2011, il consiglio provinciale della produttiva Brianza? Una delibera. Proprio così: una di numero. Accidenti, non sarà mica calata l’ernia a qualcuno dentro quel palazzo? Una delibera tutta intera? Tutta insieme? L’avranno approvata in un colpo solo oppure a rate per non affaticarsi troppo? Fra l’altro trattasi di una decisione operativa di importanza fondamentale, dati i tempi di crisi e le necessità del Paese: il premio Talamoni, cioè una medaglietta d’oro (4 centimetri) da assegnare a non si sa bene chi. Valeva la pena costituire una nuova Provincia per avere un riconoscimento così prestigioso, no?

Pare che in Brianza si fatichi a trovare uno stemma, un simbolo, un segno distintivo per rappresentare il nuovo ente locale. Che, in compenso, ha ben quattro sedi (proprio quattro) e quattro aziende dell’acqua (proprio quattro) che costano, secondo quanto riferisce l’Espresso, 1,5 milioni di euro l’anno.

Le spese per la comunicazione istituzionale ammontano a 880.000 euro, quelle per le consulenze a 1 milione di euro. E non mancano nemmeno le solite regalie a pioggia per foraggiare ogni tipo di manifestazione, da «Pagine come rose» a «Le immagini della fantasia», da «Libritudine» a «Teodolinda messaggera di pace»...
Finanziamenti in libertà anche a Palermo: qualsiasi sagra, dal ficodindia all’asino di Castelbuono, e qualsiasi associazione, dal Badminton di Cinisi alla Confederazione siciliani del Nordamerica, sembra in grado di ricevere generose donazioni di soldi dei contribuenti. All’altro capo dell’Italia, in compenso, c’è la Provincia di Treviso che spende 22.800 euro per organizzare un sondaggio sulla soddisfazione dei pescatori e altri 21.600 per studiare le anguille. In effetti, però, lo studio delle anguille può presentare anche alcuni lati assai interessanti: considerato il modo in cui vengono gestiti i soldi dei contribuenti, almeno si impara a essere sfuggenti...

Ecco a che cosa servono le Province. Costano 14 miliardi di euro l’anno, ci prosciugano, non funzionano, ma svolgono due compiti fondamentali: mantengono un esercito di 4520 amministratori e distribuiscono denari a pioggia, dall’associazione della salsiccia agli amici del peperone. Che poi, oltre che essere amici del peperone, evidentemente, sono pure amici dell’assessore. O almeno di sua moglie. Altrimenti come spiegare certe spese?


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Il Paese ufficiale con tanti buchi


di Marcello Veneziani - 18 marzo 2012, 15:04


Ieri mattina sono andato a trovare l'Italia ufficiale. Superando la misantropia - che nel Palazzo rasenta l'antropofagia - sono andato al Quirinale per la festa d'Italia.

Per amor patrio ho messo la cravatta, e per me è un sacrificio, ma ho tenuto gli scarponi; ero come una Mercedes con le ruote di un Suv.

Oltre gli officianti c'era l'Italia ufficiale, c'erano pure i comici e i cantanti ufficiali, gli scrittori e storici ufficiali. Il presentatore ufficiale era Giuliano Amato, il Gianni Morandi del festival delle istituzioni. Mancava la Regina Angela Merkel, e pure il suo luogotenente in Italia, forse in riparazione. Non si vedevano i Poteri Occulti, ma questo è comprensibile. Nell'ampio documento visivo sul 17 marzo, come nei film di Stalin, è stato cancellato Berlusconi e il suo governo, che pure ha istituito la festa del 17 marzo. Ma se è per questo pure il Re e i Savoia erano spariti dall'Unità.

C'era pure Berlinguer ma non c'era Almirante che con l'amor patrio c'entra di più. C'era la mostra sul Pci ma non quella sull'identità nazionale. Il ministro della Pubblica Istruzione non riusciva a pronunciare la parola analfabeta, si è impappinato ripetutamente, forse per solidarietà con gli analfabeti. Napolitano, vestito in grigio, ha annunciato di fare un discorso grigio ed è stato di parola. Al buffet si è ricomposta l'unità nazionale, ma i panini ufficiali sono indigesti, soprattutto se accompagnati da spumante ufficiale. Duro ai buffet salutare senza la terza mano. L'Italia aspettava fuori, a secco di spumante e di benzina.


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RE:  [OT] Attualità e Cultura

Cher ha Scritto:



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Il Paese ufficiale con tanti buchi


di Marcello Veneziani - 18 marzo 2012, 15:04


Ieri mattina sono andato a trovare l'Italia ufficiale. Superando la misantropia - che nel Palazzo rasenta l'antropofagia - sono andato al Quirinale per la festa d'Italia.

Per amor patrio ho messo la cravatta, e per me è un sacrificio, ma ho tenuto gli scarponi; ero come una Mercedes con le ruote di un Suv.

Oltre gli officianti c'era l'Italia ufficiale, c'erano pure i comici e i cantanti ufficiali, gli scrittori e storici ufficiali. Il presentatore ufficiale era Giuliano Amato, il Gianni Morandi del festival delle istituzioni. Mancava la Regina Angela Merkel, e pure il suo luogotenente in Italia, forse in riparazione. Non si vedevano i Poteri Occulti, ma questo è comprensibile. Nell'ampio documento visivo sul 17 marzo, come nei film di Stalin, è stato cancellato Berlusconi e il suo governo, che pure ha istituito la festa del 17 marzo. Ma se è per questo pure il Re e i Savoia erano spariti dall'Unità.

C'era pure Berlinguer ma non c'era Almirante che con l'amor patrio c'entra di più. C'era la mostra sul Pci ma non quella sull'identità nazionale. Il ministro della Pubblica Istruzione non riusciva a pronunciare la parola analfabeta, si è impappinato ripetutamente, forse per solidarietà con gli analfabeti. Napolitano, vestito in grigio, ha annunciato di fare un discorso grigio ed è stato di parola. Al buffet si è ricomposta l'unità nazionale, ma i panini ufficiali sono indigesti, soprattutto se accompagnati da spumante ufficiale. Duro ai buffet salutare senza la terza mano. L'Italia aspettava fuori, a secco di spumante e di benzina.




Caro Cher,
è da un po' di tempo che non vi è corrispondenza tra noi.
Mi rendo conto, comunque, che nulla o poco è cambiato e che, troppo spesso, segnalare certi infelici interventi giornalistici, rafforzino sempre di più il pensare, almeno da parte mia, che non si ha più nulla da dire e che certe squallide considerazioni d'un giornalismo dozzinale e di parte, lascino il tempo che trovano.
Avrei voluto fare un personalissimo intervento in merito al chiudersi dei "festeggiamenti" dell'Unità d'Italia, il 17 c.m., per dare un senso a quanto in merito ho fatto un anno fa aprendo, tra i primissimi, il "ricordo" commemorativo. Ciò non è stato possibile per una serie di problemi con questo computer che mi ha fatto rinunciare ad un intervento tempestivamente.
Credo che l’unico contributo ch’io possa ancora dare al chiudersi del 150° anniversario dell’Unità d’Italia sia nel ricordare che il nostro Presidente on. Giorgio Napolitano, nello scadere del suo mandato, abbia regalato all’Italia la possibilità di assaporare i benefici d’una possibile unità voluta dal serio lavoro di Mario Monti e della sua equipe tecnica. Una lezione di serietà e di civica cosciente convivenza.
L’Unità alla quale faccio riferimento è il vedere, speriamo che duri, i maggiori partiti che, senza più “palese” conflittualità, appoggiano l’iniziativa restauratrice del nuovo governo. Ciò nonostante il nostro Paese è, sotto molti aspetti, litigioso ed ingovernabile; ieri per le illogicità e l’arroganza del costume politico, oggi per le irriducibili pretese dei sindacati, governati da una logica che per molti versi è opportuna e per altri di “occulta” parte. Il diritto dei lavoratori non può prevaricare altri diritti altrimenti si metterebbe in discussione il concetto di diritto stesso che, nell’essere offeso, se non erro, in sede di giudizio, va punito.Mi riferisco alla disonestà, alla negligenza, all’inadeguatezza, alla mancanza di professionalità, all’assenteismo, all’etica professionale, all’educazione infine ed all’errore doloso, quindi voluto. Sono questi ed altri, quegli illeciti che andrebbero puniti anche in sede lavorativa dove, chi sbaglia, paghi, altro che indennizzo o reintegro. Una punizione blanda consentirebbe ed indurrebbe a facilitarne il “dolo” ed a spingere chi assume a essere meno disponibile all’assunzione stessa; viceversa una punizione severa metterebbe il dipendente in condizione di maggiore osservanza etica e disciplinare. Il diritto si acquisisce, in una società giusta e civile, solo con l’osservanza del proprio dovere.Ciò che il governo Monti sta facendo è sicuramente da considerare necessità impellente e non ritengo che i provvedimenti che si stanno prendendo per il risanamento della nostra economia e per la nostra dipendenza dai cugini francesi e dalle suocere tedesche, siano poi così severi e “dittatoriali”; in merito mi sono meravigliato di una certa flessibilità dello stesso on.Mario Monti che a mio avviso avrebbe dovuto avere più polso e meno cedimenti.
Ci si può solo chiedere se ai metodi adottati ve ne fossero altri più indolori ed idonei, tutti confacenti alle parti politiche concordanti, compreso i sindacati.
Ma non voglio dilungarmi su detto argomento già reso noioso ed ostico dai canali di popolare informazione.
Resta di fatto che oggi, finalmente si assapora un po’ di clima da Unione; si aprono nuove strade al dialogo, anche spinoso, liberando tutti dalla dannosa, inutile ed interessata diatriba politica che ci ha spinti, nel recente passato, alla sfiducia della politica e delle istituzioni.
Ciò, grazie al Presidente On.Giorgio Napolitano che ci ha permesso di riscattarci agli occhi di quanti, dentro e fuori del nostro paese, guardavano agli italiani come gente incapace, ladra e litigiosa.

Michele Greco

Messaggio modificato il: 21-03-2012 alle 14:45 da michele.greco@alice.it.

21-03-2012 14:43
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michele.greco@alice.it ha Scritto:





Caro Cher,
è da un po' di tempo che non vi è corrispondenza tra noi.
Mi rendo conto, comunque, che nulla o poco è cambiato e che, troppo spesso, segnalare certi infelici interventi giornalistici, rafforzino sempre di più il pensare, almeno da parte mia, che non si ha più nulla da dire e che certe squallide considerazioni d'un giornalismo dozzinale e di parte, lascino il tempo che trovano.
Avrei voluto fare un personalissimo intervento in merito al chiudersi dei "festeggiamenti" dell'Unità d'Italia, il 17 c.m., per dare un senso a quanto in merito ho fatto un anno fa aprendo, tra i primissimi, il "ricordo" commemorativo. Ciò non è stato possibile per una serie di problemi con questo computer che mi ha fatto rinunciare ad un intervento tempestivamente.
Credo che l’unico contributo ch’io possa ancora dare al chiudersi del 150° anniversario dell’Unità d’Italia sia nel ricordare che il nostro Presidente on. Giorgio Napolitano, nello scadere del suo mandato, abbia regalato all’Italia la possibilità di assaporare i benefici d’una possibile unità voluta dal serio lavoro di Mario Monti e della sua equipe tecnica. Una lezione di serietà e di civica cosciente convivenza.
L’Unità alla quale faccio riferimento è il vedere, speriamo che duri, i maggiori partiti che, senza più “palese” conflittualità, appoggiano l’iniziativa restauratrice del nuovo governo. Ciò nonostante il nostro Paese è, sotto molti aspetti, litigioso ed ingovernabile; ieri per le illogicità e l’arroganza del costume politico, oggi per le irriducibili pretese dei sindacati, governati da una logica che per molti versi è opportuna e per altri di “occulta” parte. Il diritto dei lavoratori non può prevaricare altri diritti altrimenti si metterebbe in discussione il concetto di diritto stesso che, nell’essere offeso, se non erro, in sede di giudizio, va punito.Mi riferisco alla disonestà, alla negligenza, all’inadeguatezza, alla mancanza di professionalità, all’assenteismo, all’etica professionale, all’educazione infine ed all’errore doloso, quindi voluto. Sono questi ed altri, quegli illeciti che andrebbero puniti anche in sede lavorativa dove, chi sbaglia, paghi, altro che indennizzo o reintegro. Una punizione blanda consentirebbe ed indurrebbe a facilitarne il “dolo” ed a spingere chi assume a essere meno disponibile all’assunzione stessa; viceversa una punizione severa metterebbe il dipendente in condizione di maggiore osservanza etica e disciplinare. Il diritto si acquisisce, in una società giusta e civile, solo con l’osservanza del proprio dovere.Ciò che il governo Monti sta facendo è sicuramente da considerare necessità impellente e non ritengo che i provvedimenti che si stanno prendendo per il risanamento della nostra economia e per la nostra dipendenza dai cugini francesi e dalle suocere tedesche, siano poi così severi e “dittatoriali”; in merito mi sono meravigliato di una certa flessibilità dello stesso on.Mario Monti che a mio avviso avrebbe dovuto avere più polso e meno cedimenti.
Ci si può solo chiedere se ai metodi adottati ve ne fossero altri più indolori ed idonei, tutti confacenti alle parti politiche concordanti, compreso i sindacati.
Ma non voglio dilungarmi su detto argomento già reso noioso ed ostico dai canali di popolare informazione.
Resta di fatto che oggi, finalmente si assapora un po’ di clima da Unione; si aprono nuove strade al dialogo, anche spinoso, liberando tutti dalla dannosa, inutile ed interessata diatriba politica che ci ha spinti, nel recente passato, alla sfiducia della politica e delle istituzioni.
Ciò, grazie al Presidente On.Giorgio Napolitano che ci ha permesso di riscattarci agli occhi di quanti, dentro e fuori del nostro paese, guardavano agli italiani come gente incapace, ladra e litigiosa.

Michele Greco



Ben trovato!
Ho letto con piacere le tue considerazioni e pienamente condivisibili.

La gif che utilizzo prima di ogni riporto vuole "umilmemte" porre l'attenzione non sul "contenuto" ma sul livello raggiunto.....


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22-03-2012 11:20
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http://blog.ilgiornale.it/foa/2012/03/20...l-baratro/

Di Marcello Foa

Primo flash d’agenzia: i consumi crollano, l’Italia è sempre più in recessione. Secondo flash: Napolitano invita a “non abbandonare la strada virtuosa”. Non mi è difficile immaginare un terzo flash d’agenzia, tra qualche mese, in settembre o in ottobre: “I consumi si inabissano, la disoccupazione s’impenna e i conti dello Stato non migliorano”.

Altro che strada virtuosa, sia detto con tutto il rispetto per il presidente della Repubblica, che non è un economista. La strada intrapresa da Monti è quella voluta dal Fondo monetario internazionale, che è già stata applicata in molti Paesi e che ha avuto sempre lo stesso decorso. Stangano .. a fin di bene, promettendo la ripresa e un futuro radioso. Ma la crescita non arriva mai e il futuro diventa sempre più cupo. Un futuro di un Paese schiavizzato dal debito e sempre più povero. Avanti di questo passo e finirà così anche l’Italia.

O sbaglio?
-----------------
Marcello Foa, a lungo firma de Il Giornale, ora dirige il gruppo editoriale svizzero TImedia ed è docente di Comunicazione e Giornalismo. Il Cuore del mondo è diventato un blog indipendente ospitato da ilgiornale.i


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Cher ha Scritto:



http://blog.ilgiornale.it/foa/2012/03/20...l-baratro/

Di Marcello Foa

Primo flash d’agenzia: i consumi crollano, l’Italia è  sempre più in recessione. Secondo flash: Napolitano invita a “non abbandonare la strada virtuosa”. Non mi è difficile immaginare un terzo flash d’agenzia, tra qualche mese, in settembre o in ottobre: “I consumi si inabissano, la disoccupazione s’impenna e i conti dello Stato non migliorano”.

Altro che strada virtuosa, sia detto con tutto il rispetto per il presidente della Repubblica, che non è un economista. La strada intrapresa da Monti è quella voluta dal Fondo monetario internazionale, che è già stata applicata in molti Paesi e che ha avuto sempre lo stesso decorso. Stangano .. a fin di bene, promettendo la ripresa e un futuro radioso. Ma la crescita non arriva mai e il futuro diventa sempre più cupo. Un futuro di un Paese schiavizzato dal debito e sempre più povero. Avanti di questo passo e finirà così anche l’Italia.

O sbaglio?
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L'Italia, nel senso che Marcello Foa vuole attribuirle, non c'è mai stata se non nell'apparenza. L'Italia è lo straordinario paese in cui, i ricchi camminano con vecchie utilitarie ed i poveri con appariscenti berline di lusso. Un continuo inganno che fà il suo forte nel far apparire diverso ciò che si è obiettivamente. L'illusione d'una trascorsa Italia ricca è oggi palese, meno appannata e più "psicologicamente" insopportabile.
Intanto io sono contento che il nostro Presidente non sia un economista perchè è proprio questo "mestiere" il primo responsabile di certe forme illusorie del benessere.
L'Italia dovrebbe recuperare la sua indole e la sua identità che sono quelle di un popolo di agricoltori, pastori, pescatori e inventori; quest'ultimi hanno il compito ed il dovere di reinventare la nostra penisola. I giocolieri della politica hanno per troppo tempo tirato fuori dal magico cappello, ora il coniglio, ora la bandiera tricolore.
Certo che, questa altalenante concordia e discordia delle parti sociali e dei politici di turno, non potranno mai aiutare un paese che dall'annosa precarietà vuole passare al benessere, alla giustizia ed alla onestà, senza confessioni e sacrifici.

Michele Greco

23-03-2012 17:29
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Si spacciava per tecnico, beccato


di Marcello Veneziani - 24 marzo 2012, 09:06


Si fingeva tecnico, ma guidava normalmente un partito. La Guardia di finanza ha filmato, pedinato e smascherato un uomo di 69 anni di professione premier, con un nome d'arte che alludeva alla sua inafferrabilità (Mari-o-monti) che si fingeva inabile alla politica per riscuotere il relativo sussidio, per beneficiare del sostegno parlamentare per i portatori di handicap politici e per usufruire del parcheggio riservato ai tecnici.

Ma poi, nelle ore notturne o fuori dal suo paese, si dava alla politica e lavorava a creare una sua lista. I militi hanno sequestrato al finto invalido volantini inneggianti al suo Partitosetta, Technology, testi deliranti che rivendicavano attentati alla sovranità nazionale e popolare, il progetto eversivo di istituire una Corte di Tassazione, un arsenale di armi e cappucci rifornite dalla Germania e dai Poteri Occulti, più una sfilza impressionate di bot di capodanno e derivati finanziari.

I cani poliziotto hanno trovato paccate di bond tedeschi nascosti sotto titoli di stato italiani. Ma la cosa più raccapricciante sono i sacrifici umani che l'uomo e la sua setta compivano sui corpi straziati dei contribuenti. Pensionati, disoccupati, precari, notai e farmacisti fatti a pezzi con tagli atroci, cosparsi di benzina.

La brillante operazione delle fiamme gialle è stata resa possibile dalla soffiata di un pentito, detto il Passera solitario. Per sfuggire a loro, il Tecnico ha cercato di procurarsi un crash, ma gli hanno praticato il logout in tempo. Alla fine si è arreso, invocando i Monti di Pietà.


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Si spacciava per tecnico, beccato


di Marcello Veneziani - 24 marzo 2012, 09:06


Si fingeva tecnico, ma guidava normalmente un partito. La Guardia di finanza ha filmato, pedinato e smascherato un uomo di 69 anni di professione premier, con un nome d'arte che alludeva alla sua inafferrabilità (Mari-o-monti) che si fingeva inabile alla politica per riscuotere il relativo sussidio, per beneficiare del sostegno parlamentare per i portatori di handicap politici e per usufruire del parcheggio riservato ai tecnici.

Ma poi, nelle ore notturne o fuori dal suo paese, si dava alla politica e lavorava a creare una sua lista. I militi hanno sequestrato al finto invalido volantini inneggianti al suo Partitosetta, Technology, testi deliranti che rivendicavano attentati alla sovranità nazionale e popolare, il progetto eversivo di istituire una Corte di Tassazione, un arsenale di armi e cappucci rifornite dalla Germania e dai Poteri Occulti, più una sfilza impressionate di bot di capodanno e derivati finanziari.

I cani poliziotto hanno trovato paccate di bond tedeschi nascosti sotto titoli di stato italiani. Ma la cosa più raccapricciante sono i sacrifici umani che l'uomo e la sua setta compivano sui corpi straziati dei contribuenti. Pensionati, disoccupati, precari, notai e farmacisti fatti a pezzi con tagli atroci, cosparsi di benzina.

La brillante operazione delle fiamme gialle è stata resa possibile dalla soffiata di un pentito, detto il Passera solitario. Per sfuggire a loro, il Tecnico ha cercato di procurarsi un crash, ma gli hanno praticato il logout in tempo. Alla fine si è arreso, invocando i Monti di Pietà.



Queste notizie non fanno più testo, pur lasciandoci riflettere su come, a qualsiasi livello, sia diventato troppo facile ingannare e, per lo più, passarla liscia.
Oggi, ciò che più ci preme, è capire l'Italia dove va; capire quando finisce l'angosciante pressione della nostra economia sulla vita del comune cittadino. Parlo di quello che non ha nemmeno diritto di andare a protestare in piazza, di scioperare, di esprimere un proprio parere. Qualcuno crede che non ci sia nessuno in queste condizioni.
Ci flettesse un po' di più, cercasse di capire dov'è la vera discriminazione.
Quindi, ognuno, si arrangia come può, ricorrendo anche all'uso di una metodologia illegale che troppo spesso gode della disattenzione della magistratura o, addirittura, in molti casi è protetta dalla "incomprenzione" delle leggi o dalla loro elastica equivocità.
Si arrangia anche l'attuale Governo Tecnico che si improvvisa artista con un disegno. Il disegno di legge è un "mettere le mani avanti", è un po' il lavarsi le mani di Pilato.
Lo paragono al disegno progettuale d'un artista chiamato a fare una grande scultura da installarsi in una pubblica piazza per il godimento di tutti.
Si fa il disegno, si danno le caratteristiche ed i costi e lo si presenta ad eventuali modifiche ed alla approvazione.
Una volta questi disegni venivano realizzati a mano libera ed erano frutto di obiettive capacità, non solo creative ma tecniche e d'innata sapienza artistica. Oggi, che è superfluo parlare di libertà, il disegno è gestito dai committenti (partiti politici, sindacati, economisti, ecc.ecc.), molto spesso individui ignoranti in materia e ancor più spesso legati ad un gusto decadente e passatista.
Oggi il Governo Monti ci presenta il suo Disegno Verista che mi auguro sia esposto alla prossima Biennale di Venezia!
Campa cavallo che l'erba cresce!

Michele Greco

24-03-2012 21:31
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Cher
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RE: [OT] Attualità e Cultura



http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/tr...comments=1

Tristi, tecnici e pure poco seri


di Marcello Veneziani - 25 marzo 2012, 09:10

Anche i tecnici in Italia non sono una cosa seria.

Finché si tratta di colpire i deboli, pensionati, categorie inermi o generici contribuenti, i tecnici tagliano, tassano e mazziano.

Quando invece si tratta di scontentare la sinistra o il sindacato, le banche o le caste, allora fanno marcia indietro. E così tornano le commissioni bancarie, non si toccano gli sprechi pubblici e le riforme del lavoro si annacquano negli anfratti del parlamento e poi nei tribunali.

Con ridicoli stratagemmi verbali: come per esempio quell’italianissimo e furbissimo «salvo intesa», che serve a socchiudere la porta, a dire tutto e niente. O quell’altro furbino e demagogico vietare le dimissioni in bianco dei dipendenti: ma perché prima erano ammesse?

I tecnici dicono di fregarsene del consenso ma sono succubi dell’assenso, che è assai peggio: ovvero il nullaosta dei Palazzi che contano.

Questo Paese avrebbe bisogno non di tasse ma di giganteschi tagli agli sprechi pubblici; di ripartire ruoli e responsabilità nel lavoro; di avere governi decisionisti di legislatura, non ricattabili da nessuno, neanche dal parlamento. Ma la Repubblica presidenziale, la cogestione nelle aziende, la riforma per dimezzare i costi della politica non si possono fare. Odorano di fascismo, dicono i seri; anche se la prima c’è in America, leader delle democrazie occidentali, la seconda in Germania, locomotiva dell’economia europea e la terza è richiesta dal popolo, sovrano d’Italia.

Serio non è chi non ride: come mostra Pierrot, si può essere tristi e pagliacci.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
25-03-2012 10:34
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mi.greco
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RE:  [OT] Attualità e Cultura

Cher ha Scritto:



http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/tr...comments=1

Tristi, tecnici e pure poco seri


di Marcello Veneziani - 25 marzo 2012, 09:10

Anche i tecnici in Italia non sono una cosa seria.

Finché si tratta di colpire i deboli, pensionati, categorie inermi o generici contribuenti, i tecnici tagliano, tassano e mazziano.

Quando invece si tratta di scontentare la sinistra o il sindacato, le banche o le caste, allora fanno marcia indietro. E così tornano le commissioni bancarie, non si toccano gli sprechi pubblici e le riforme del lavoro si annacquano negli anfratti del parlamento e poi nei tribunali.

Con ridicoli stratagemmi verbali: come per esempio quell’italianissimo e furbissimo «salvo intesa», che serve a socchiudere la porta, a dire tutto e niente. O quell’altro furbino e demagogico vietare le dimissioni in bianco dei dipendenti: ma perché prima erano ammesse?

I tecnici dicono di fregarsene del consenso ma sono succubi dell’assenso, che è assai peggio: ovvero il nullaosta dei Palazzi che contano.

Questo Paese avrebbe bisogno non di tasse ma di giganteschi tagli agli sprechi pubblici; di ripartire ruoli e responsabilità nel lavoro; di avere governi decisionisti di legislatura, non ricattabili da nessuno, neanche dal parlamento. Ma la Repubblica presidenziale, la cogestione nelle aziende, la riforma per dimezzare i costi della politica non si possono fare. Odorano di fascismo, dicono i seri; anche se la prima c’è in America, leader delle democrazie occidentali, la seconda in Germania, locomotiva dell’economia europea e la terza è richiesta dal popolo, sovrano d’Italia.

Serio non è chi non ride: come mostra Pierrot, si può essere tristi e pagliacci.




Non capisco perchè tu parli sempre per bocca degli altri.
E' mai posssibile che il tuo Vangelo si chiami "Il Giornale?"
Stiamo perdendo tempo a commentare opinioni abbastanza scontate e spesso gratuite.
Quello che dice Veneziani è scontato e d'opinione comune; una ripezione inute in un momento in cui è più opportuno fare azioni e proposte concrete.
Anch'io, credo, se continuo a partecipare al "gioco" apparirò ripetitivo e lamentoso.
Se hai proposte da fare, falle, anche se chi dovesse leggerle potrebbe non avere quel potere necessario per considerarle e, eventualmente, adottarle o farle adottare.
Sono stanco di queste masturbazioni mentali che portano assenso e gloria solo al nostro inappagabile ed affamato io.

Michele Greco

25-03-2012 15:22
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