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La Caduta degli Dei
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RE: La Caduta degli Dei

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Analisi zoppe e idee spuntate Alla crisi non pensa nessuno

giovedì 18 agosto 2011, 08:00
Di Marcello Veneziani

Ma esiste un pensiero all’altezza della crisi? Domanda fuori posto, per tanti. Cosa volete che c’entri e che possa incidere l’evanescenza del pensiero rispetto alla tempesta finanziaria che piega l’Occidente, l’economia e la politica? Il pensiero è inerme e marginale, conta poco e si occupa d’altro, ha smesso di dedicare teorie critiche alla società, almeno dai tempi della Scuola di Francoforte, salvo scarsi e isolati pensatori o correnti ormai spente, dalla Nuova Destra alla nuova sinistra, più territori intermedi in tema di comunità, ecologia, antiutilitarismo. Né sono apparsi vigorosi pensatori liberali e liberisti all’altezza del mercato e dei suoi ultimi travagli. Un tempo, seguendo Hegel, si diceva che la filosofia è il proprio tempo appreso tramite il pensiero.

Oggi la filosofia non ha tempo, e nel tempo non c’è spazio per il pensiero. Quest’assenza del pensiero davanti alla crisi sembra ormai inevitabile e trascurabile, comunque nell’ordine delle cose e nello spirito del nostro tempo.
Eppure ogni grande evento del passato, dalle guerre nazionali, civili e mondiali alle rivoluzioni sociali, fino alla crisi energetica dei primi anni ’70, ha sempre avuto un pensiero che lo precorresse, lo interpretasse o che lo rispecchiasse. In altre epoche, accanto alla crisi, ci fu un pensiero della crisi, una letteratura della crisi. Ora, invece, il silenzio regna sovrano e non si accenna a nessun pensiero critico. Solo qualche brandello di sociologia economica, come l’idea della decrescita felice di Latouche, che è spesso recepita come una rielaborazione del lutto: finita l’epica del consumismo, dobbiamo farcene una ragione. Ma è un discorso sociologico, economico - come del resto l’ossessivo refrain dell'era liquida di Bauman; non si avverte il respiro di un pensiero possente che si interroga dentro e oltre la crisi. Un pensiero politico, disceso da una filosofia.

Si ritiene ormai insuperabile l’assetto mondiale presente, il dominio planetario della tecnica e del mercato? Si ritiene che questo capitalismo sia definitivo, che questa democrazia sia definitiva, che quest’Europa e questo Occidente siano definitivi, che l’egemonia americana sia definitiva e che tutto sia irreversibile? O formuliamo la riflessione inversa: chi si azzarda a mettere in discussione questo assetto, questo sistema, questo quadro economico e istituzionale? Scontammo fino a trent’anni fa la pretesa che la filosofia si risolvesse nella prassi, che il pensiero ripiegasse nell’ideologia, che la cultura politica si esprimesse nell’utopia rivoluzionaria e rovesciasse il mondo. Ora scontiamo all’opposto l’anestesia totale delle passioni e la lobotomia del pensiero critico; altro che utopie, non c’è nemmeno la domanda se sarà possibile un diverso presente. L’unica evenienza che potrà modificare la nostra vita presente è considerata nel segno della catastrofe: l’invasione degli affamati del sud e dei prodotti asiatici, la paura per la bomba demografica, la paura del contagio, la sciagura ambientale, insomma il crollo del sistema. L’idea che ci possa essere una modifica non drammatica ma positiva e perfino volontaria degli assetti mondiali non è più considerata. Perché la storia è fuori servizio, ora c’è il corso della tecnica, il decorso della borsa o l’avvento dell’Apocalisse.

E allora chiedo: dov’è il pensiero che può rimettere in moto la storia, un pensiero pubblico che può dare coscienza critica di quel che accade e prospettare la possibilità di modificarli? Magari anche un pensiero profetico, religioso, esistenziale, capace di prefigurare altri percorsi o di interpretare in modo originale quel che ora sta accadendo, ipotizzando sbocchi diversi. Non riesco a considerare eterni e intoccabili questo capitalismo, questa democrazia, questa europa, questo Occidente e l’egemonia americana, che giudico finita con il secolo scorso. Non esistono mete definitive finché si vive. E non esistono assetti indiscutibili e immutabili finché siamo tra uomini e non tra macchine o tra dei. Il nostro tempo ha bisogno del suo Nietzsche e del suo Marx, del suo de Maistre o del suo Tocqueville.

Un pensiero che smascheri dove si è ricacciata la religione, in quali forme oggi si travestono gli dei, i miti e il sacro: nella borsa, nel sesso, nei consumi, nella tecnica.
Ho invece l’impressione che il pensiero abbia smesso di cimentarsi con la propria epoca, seppellendo quel che diceva Hegel. È già in crisi di suo per occuparsi della crisi epocale. Il pensiero ripiega sconfitto in territori mentali e analitici, diventa ascetico, asettico o introverso, oppure si limita ad assecondare la vita corrente. In Italia il mortorio è assordante. Non c’è nulla che vagamente somigli alla cultura come sintomo della civiltà. Eppure si vorrebbe sentire un pensiero che eccede dal suo tempo, fuoriesce, trabocca dai testi e si versa in altri ambiti. Un pensiero toccante, vibrante, in grado di interpretare la crisi e figurare altri sbocchi. La crisi non ha tempo per i filosofi. Ma la vita riserva sorprese.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
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RE: La Caduta degli Dei

Per Cher, Senatoris Consularis Member

Ed allora?
Riesci a pensare con la tua testa?
Sei capace solo di far tuo ciò che non è tuo e ben lungi dal pensarlo?
Evidentemente non leggi o non capisci quello che si scrive!
Il tuo unico scopo è riempire certi spazi letterari che non riesci a coprire con la tua testa, salvo qualche intervento scorretto di cui te ne vanti da ignorante, quale tu stesso confessi di essere con quella "sufficiente ironia", di cui arroganza e pesunzione ti distinguono.
Scrivi ciò che pensi, se pensi, e non ti far scudo di opinioni di altri che, tra l'altro, non capisci!
Il tuo soliloquio è soltanto ridicolo!
Ciò che dice Marcello Veneziani è mal usato da chi, pur di chiacchierare, lo fa suo, senza una comprensione dello stesso, e senza esser capace di collocarlo in una discussione che gli dia risposta e ragione.
Mi dispiace perchè ho creduto in te!
"Ma la vita riserva sorprese".
Continua pure, qui c'è spazio per tutti!

Michele Greco

19-08-2011 15:09
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RE: La Caduta degli Dei

http://www.ilgiornale.it/cultura/le_risp...comments=1

Le risposte alla crisi sono mercato e libertà

Dopo l'articolo di Marcello Veneziani (leggi sopra) Dino Cofrancesco analizza la crisi economica che sta investendo l'Occidente. A destra ci sono visioni forti e organiche. Ma si sentono solo le voci degli anticapitalisti





Dino Cofrancesco

La mia ammirazione per Marcello Veneziani, uno dei più acuti saggisti dell’Italia contemporanea, uno scrittore della razza di Giuseppe Prezzolini, non m’impedisce di trovarmi talora in disaccordo col suo stile di pensiero. Non fa eccezione il suo articolo di ieri in queste pagine: Analisi zoppe e idee spuntate. Alla crisi non pensa nessuno. Davanti alla profonda crisi economica e finanziaria in atto, sostiene, destra e sinistra, liberali etc., sono incapaci di formulare teorie, di spiegarci quanto sta accadendo. Come si vede, un giudizio così forte fa apparire Oswald Spengler un ottimista.
Ma è giustificata questa cupa diagnosi? In realtà, come capita spesso ai «filosofi della crisi», Veneziani confonde i giudizi di fatto con i giudizi di valore. Basta mettere piede in una Libreria Feltrinelli per imbattersi in sterminati scaffali di libri che criticano il modello occidentale. Invece per trovare una qualche difesa del mercato e della democrazia rappresentativa, occorre frugare negli angoli riservati a editori come Rubbettino o LiberiLibri per trovare autori come Kenneth Minogue o il nostro Pierre Manent. Questi sono i fatti: che poi i Toni Negri, i Serge Latouche, i Pierre Bourdieu, gli Zygmunt Bauman piacciano o non piacciano è questione di gusti e di valori.
Il problema, però, è un altro. Riguarda una forma mentis che Veneziani, stranamente, condivide con gli illuministi. Mi riferisco alla pretesa che sia possibile che il pensiero sia in grado di restituire il senso profondo degli eventi storici, di mettere ordine nel gran disordine del «divenire cosmico». Tale pretesa intellettuale nell’epoca dei Lumi si fondava sulla ragione, in seguito sulla riscoperta delle radici e della tradizione: in ogni caso, si era convinti di poter dare un significato alla storia, fosse di progresso o di decadenza.
Lo spirito della scienza moderna, con la sua consapevolezza che sia possibile solo far luce su aspetti della realtà limitati e controllabili, non è mai entrato nei «grandi racconti» di «destra» e di «sinistra». In tal modo, la perdita di fiducia nella verità si traduce in uno sconsolato relativismo che si lascia sfuggire quanto gli empiristi classici sapevano fin troppo bene. Ovvero che il mondo umano è un prisma che presenta varie facce, ciascuna delle quali coglie aspetti significativi della nostra esistenza, ma la cui natura resta, oggi come ieri, indecifrabile.
Nei secoli passati c’era qualcosa che metteva ordine nel pensiero: le istituzioni politiche e il loro momento più alto, lo Stato nazionale. Le istituzioni erano gli argini artificiali entro i quali si muoveva la riflessione teorica: la loro capacità di «mettere in forma» un territorio dava al pensiero l’illusione del controllo del divenire sociale. Se lo Stato di Luigi XIV ha unificato la Francia nell’interesse dell’assolutismo, perché uno Stato diverso, ispirato dalla ragione, non potrebbe operare nell’interesse di tutti?
Oggi, il dato drammatico è che il pianeta è «fuori controllo», la politica non ha più presa sulla realtà. I gruppi economici, religiosi, culturali etc. hanno rotto le righe e i governi sono ridotti a notai che ne registrano le mutevoli e infinite richieste. Di qui la sensazione del caos irrimediabile e dell’incertezza in cui sono immerse tutte le cose.
«Non riesco a considerare eterni e intoccabili questo capitalismo, questa democrazia, questa Europa, questo Occidente e l’egemonia americana che giudico finita con il secolo scorso», scrive Veneziani. Ma il pensiero si è mai davvero «cimentato con la propria epoca»? Solo quando capitalismo e democrazia sono diventati paesaggi stabili della storia umana esso ne ha rilevato le implicazioni sociali, etiche, religiose e le dinamiche antropologiche. Del pari, solo quando nasceranno nuovi assetti di potere internazionale si porrà il problema di stabilire quali nuove forme di rappresentanza politica e quali nuovi modi di produzione saranno possibili. Sembra difficile, tuttavia, pensare a una libertà politica che non si traduca nel diritto di scegliere i propri governanti e a una libertà economica che non sia fondata sull’interesse a produrre in vista del mercato e delle opportunità di arricchimento che esso offre.


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Messaggio: #44
RE: La Caduta degli Dei

Come vedi, caro Cher, anche tra giornalisti "eruditi" avvengono schermaglie senza che lo schiaffo venga "equilibrato" alla carezza.
Ma ora, più che analizzare, gli articoli di Veneziani e Confrancesco, cosa che farò con più calma domani, esprimendo in merito un mio "personalissimo e contestabilissimo parere, voglio sottoporre un mio vecchio articolo, scritto proprio sul quotidiano "Il Giornale"del  1995. L'articolo può rivelarvi una mia "delirante" coerenza su temi e problemi che persistono e sussistono ancora oggi nel nostro paese e che potrebbe giustificare alcune mie riserve sui fatti odierni della "onnipotenza" di una Parigi che stà mettendo allo scoperto la "debolezza" della sua politica e il discriminante atteggiamento che , da un po' di tempo a questa parte, ha assunto nei riguardi dell'Italia.
Come vedi le "grandi economie" europee scricchiolano anch'esse, nonostante la loro presuntuosa sicurezza e "superiorità".
In tutto ciò trovo molte condivisioni con gli articolisti de' Il Giornale nelle loro contrastanti analisi, filosofiche, più che razionali e politiche, sull'andamento della storia e dei nostri mercati.

Il mio vecchio articolo:
Il Giornale
giovedì 24 novembre 2005, 00:00
Tra finzione e cruda realtà le foto a contrasto di Banierdi Michele Greco
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Una strana coincidenza di tempi e di fatti ci porta a riflettere sulle immagini fotografiche di Francois-Marie Banier, esposte a Villa Medici, e sui disordini di questi giorni a Parigi. Mondi che si confrontano per l’obiettiva condizione di disagio nel quale vivono.
Da un lato, nelle immagini di Banier, lo scatto si sofferma sulla povertà quotidiana, quella che vive silenziosa a Parigi; dall’altro si rende evidente il disagio di più d’una comunità immigrata che si vede costretta a vivere in condizioni di estremo disagio e discriminazione. Sono indubbiamente due fenomeni diversi che si riscontrano anche in tante altre città europee che non riescono a integrare gli immigrati sempre più in crescita nei paesi occidentali. L’inasprirsi della situazione parigina rende ancor più interessante e attuale l’occhio fotografico di Banier che mette a fuoco contrasti di vita troppo spesso passati inosservati. Inosservata comunque è anche la povertà di casa nostra che convive, non sempre dignitosa, con il reale o apparente benessere di zone che si distinguono per l’alto livello di consumo e per l’arte storica e monumentale. È a Campo dei Fiori, a piazza Navona, a piazza di Spagna, a Fontana di Trevi, ai Fori Imperiali che si concentra la ricerca spasmodica della povertà; questa, giustamente, chiede comprensione e carità lì dove vi è più ricchezza.
Il sindaco di Roma intanto, rendendosi conto che «i panni sporchi si lavano in famiglia» e che la povertà va nascosta, che certi contrasti con le bellezze di Roma non devono essere evidenziati (perchè allontanerebbero un “ricco” turismo tradizionale) sfratta gli artisti di strada.
Il contrasto è evidente nello stesso modo in cui a Villa Medici, Francois-Marie Banier lo rende nelle immagini di «Perdre la tête», che passano dalla espressione del viso di un povero di Saint Germain a quella in posa di un famoso attore. Verità e finzione a confronto. Un’esposizione che non ci dice nulla di nuovo, se non fosse per una serie di fotogrammi che l’artista francese ha manomesso con una sovrapposizione grafica, letteraria, composta in modo tale da apparire come composizione materiale della stessa immagine.


Cordialmente
Michele Greco

19-08-2011 21:53
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RE: La Caduta degli Dei

Noto con piacere la tua "correzione di rotta" allontanandoti dalle mie personali interpretazioni su argomenti che esaltano la mia "ignoranza".

Come già detto privatamente e ora ribadita pubblicamente, stò lavorando 13 ore al giono per preparare un "vecchio progetto" e con l'ultima ondata di caldo la stesura di questo progetto adattato alle nuove evoluzioni va al rilento!! ( leggi : doveva essere finita per il 15 cm..) tutto questo solo per dirti che devi solo aver pazienza se levmie "incursioni" in questo luogo sono più strampalate che fugaci.

Ti ringrazio.
Cher



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20-08-2011 08:28
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Messaggio: #46
RE: La Caduta degli Dei

Non è un problema di pazienza, Dio solo sa quanta ne ho avuta, ne ho e ne avanza.
E' un problema di correttezza.
Se avessi avuto un'altra età, ovviamente parlo di una età trascorsa, ieri sarei stato con un mondo giovanile a Madrid a festeggiare la giovinezza. Proprio perchè ho superato da molto tempo il diritto a partecipare ad una festa che ha il sapore della speranza e d'una volontà di riscatto che, oggi, il mio compito è servire con dignità e con esempi questo mondo che incomincia a fare i primi passi in una sconcertante società di adulti.
E' mio dovere "correggere", nei limiti delle mie capacità cognitive, e "chiedere" d'essere corretto.
E' una questione di rispetto e di etica.
Comunque non ce l'ho con chi commette errori nello scrivere ma con chi di questi se ne fa arrogantemente un vanto.... e sono in molti.
Quindi è bene che tu sappia che non correggo la "rotta" e che sono pronto a ricevere rimproveri come a farli.
Intanto auguri per il tuo progetto pregandoti di evitare, lo farò pure io, questi scritti personali che probabilmente interessano solo a noi.

Michele Greco

20-08-2011 12:44
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RE: La Caduta degli Dei

Per ciò che riguarda la buona lettura offertaci da Marcello Veneziani e da Dino Confrancesco, posso soltanto dire che protendo più per l'"analisi" di Confrancesco e meno per quella di Veneziani che ritengo, commetta delle disattenzioni per non "avvertire" un certo fermento culturale che, anche se anonimo, non palese e dichiarato, come le tante arroganze politiche, fermenta comunque nel nostro paese. Come pure ritengo troppo personale la considerazione che Veneziani ha della storia, almeno quando si domanda:

E allora chiedo: dov’è il pensiero che può rimettere in moto la storia, un pensiero pubblico che può dare coscienza critica di quel che accade e prospettare la possibilità di modificarli? Magari anche un pensiero profetico, religioso, esistenziale, capace di prefigurare altri percorsi o di interpretare in modo originale quel che ora sta accadendo, ipotizzando sbocchi diversi. Non riesco a considerare eterni e intoccabili questo capitalismo, questa democrazia, questa europa, questo Occidente e l’egemonia americana, che giudico finita con il secolo scorso. Non esistono mete definitive finché si vive. E non esistono assetti indiscutibili e immutabili finché siamo tra uomini e non tra macchine o tra dei. Il nostro tempo ha bisogno del suo Nietzsche e del suo Marx, del suo de Maistre o del suo Tocqueville.

Non credo che la storia sia mai stata l'"interprete" o meglio il risultato d'un pensiero; semmai, le sue occasionali frazioni, le storie ed i loro "pensatori", hanno dato linfa alla con-posizione della stessa  che, come lo stesso Veneziani ben sa, è "infedele" alle  realtà, opportunamente diversificate, ed alle sue stesse geografie.
La storia oggi è illegibile! E poi la "coscienza critica" non è mai riuscita a vestire il "pensiero pubblico" per lo più ideologico o assente.
"Magari anche un pensiero profetico, religioso, esistenziale, capace di prefigurare altri percorsi o di interpretare in modo originale quel che ora sta accadendo, ipotizzando sbocchi diversi."
Non credo più possibile oggi distinguere le "meraviglie" del pensiero perchè lo stesso è orientato da una tecnologia qualunquista, per cui le stesse "divine" profezie, sono  il risultato di occhi meccanici, di satelliti, di spie interplanetarie, di canocchiali atomici, che annullano la pura intuizione; gli stessi, è un assurdo, governano i corsi ed i ricorsi storici, le politiche e le economie del nostro pianeta.
Le intuizioni e le profezie sono il risultato cinico delle politiche umane.
Dino Confrancesco è un filosofo e non perde tempo a dimostrarlo anche se, pur "accarezzando" Veneziani, lo schiaffeggia filosoficamente cadendo però in più di una contraddizione quando bisticcia con l'"assoluto" e la relatività.
Particolarmente interessante trovo questo suo passaggio:
"Lo spirito della scienza moderna, con la sua consapevolezza che sia possibile solo far luce su aspetti della realtà limitati e controllabili, non è mai entrato nei «grandi racconti» di «destra» e di «sinistra». In tal modo, la perdita di fiducia nella verità si traduce in uno sconsolato relativismo che si lascia sfuggire quanto gli empiristi classici sapevano fin troppo bene. Ovvero che il mondo umano è un prisma che presenta varie facce, ciascuna delle quali coglie aspetti significativi della nostra esistenza, ma la cui natura resta, oggi come ieri, indecifrabile.
Nei secoli passati c’era qualcosa che metteva ordine nel pensiero: le istituzioni politiche e il loro momento più alto, lo Stato nazionale. Le istituzioni erano gli argini artificiali entro i quali si muoveva la riflessione teorica: la loro capacità di «mettere in forma» un territorio dava al pensiero l’illusione del controllo del divenire sociale."

Credo che gli argomenti trattati sia da Veneziani che da Confrancesco, che stimo nonostante le mie osservazioni, sarebbero potuti essere assistiti da qualche "lezione" di Giambattista Vico che suggerisco a tutti di leggere.
Comunque la mia soggettività è una malinconica relatività del mio pensiero.

Michele Greco

Messaggio modificato il: 20-08-2011 alle 22:15 da mi.greco.

20-08-2011 19:58
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RE: La Caduta degli Dei

Indovinello negli indovinelli:

Chi è il più prolifico? Chi nasce ovunque ed è "facilmente" sostituibile? Contrariamente alle credenze popolari, chi è mortale?Chi svanisce nel nulla ed è "onnipresente"? L'uomo ha la capacità di "creare"(non in senso artistico)? E se crea, cosa crea di più pericoloso a sua immagine?
E' dio!Il suo femminile è dea. Solo i napoletani fanno una simpatica variante. Quando devono parlare di un grande uomo dicono è "nu die r'omm'" invece, di una grande donna , dicono  "è na maronna e' femmina".
In ogni attività umana vi sono gli dei ed in ogni essere vi è insita, conscia o inconscia, l'emulazione di dio.
Nell'antica Roma l'Imperatore era creduto e venerato come un dio ma offeso, violentato, castigato ed ucciso come un uomo.
Oggi, nulla è cambiato, perchè gli ingredienti per fare un dio sono sempre gli stessi:potere, danaro, egoismo, falsità, corruzione, violenza e opportunismo. Mescolare ed agitare prima dell'uso.
E voilà, dio è fatto!
Qualcuno è capace di fare un elenco di tutti gli dei che l'umanità ha coniati e quanto questi sono costati al suo creatore?
Quanto ci costa la caduta del dio libico e quanto ci costerà ancora?
Ma, in questo caso, sono lecite altre domande: chi ci guadagnerà e quali e quanti dei stanno nascendo e nasceranno al suo posto?

Michele Greco

25-08-2011 14:56
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RE: La Caduta degli Dei

Mi rendo conto con amarezza che Dio fece l'uomo a sua somiglianza, una perfetta macchina ineguagliabile per la sua "infinita" bontà e per la sua altrettanto infinita cattiveria.Oggi, l'uomo, non riuscendo a fare sè stesso, se non naturalmente riprodursi, ha imparato a costruire dei a sua somiglianza; "robots" che sanno fare un po' di tutto, basta programmarli.
Il grande errore che l'uomo ha commesso è che, per eliminare solo uno di questi robots, bisogna eliminare una quantità indefinibile di uomini con spese sicuramente superiori alla "fabbricazione" ed alla "manutenzione" dello stesso.
Chi ha costruito Gheddafi? Quanto ci è costato per costruirlo e mantenerlo? Quanto ci costa e costerà per eliminarlo?
Gheddafi è solo un simbolo di cosa l'uomo è capace di "creare" per il suo potere ed il suo dominio!

Michele Greco

Messaggio modificato il: 28-08-2011 alle 12:21 da mi.greco.

28-08-2011 12:18
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RE: La Caduta degli Dei

Ricevo e posto questo messaggio gli * sono per rispetto alla privacy:


Per la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti
l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per
cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui
prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza
privata finanziata da Montecitorio. A rendere pubblici questi dati sono
stati i **** che da tempo svolgono una campagna di trasparenza
denominata Parlamento WikiLeaks.
Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non
solo ai 630 onorevoli. Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per
volontà dell'ex presidente della Camera ********) i
conviventi more uxorio.
Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10
milioni e 117mila euro. Tre milioni e 92mila euro per spese
odontoiatriche.
Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in
ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche
private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per
fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro.

Quattrocentottantotto mila euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari.
Per curare i problemi delle vene varicose (voce "sclerosante"), 28mila e
138 euro. Visite omeopatiche 3mila e 636 euro. I deputati si sono anche
fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno
chiesto il rimborso all'assistenza integrativa del Parlamento per 153mila
euro di ticket.
Ma non tutti i numeri sull'assistenza sanitaria privata dei deputati,
tuttavia, sono stati desegretati. "Abbiamo chiesto - dice la ******* -
quanti e quali importi sono stati spesi nell'ultimo triennio per alcune
prestazioni previste dal 'fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio
balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura
(ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l'importo degli interventi per
chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li
hanno voluti dare". Perché queste informazioni restano riservate, non
accessibili?
Cosa c'è da nascondere?
Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: "Il
sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla
Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto
del principio generale dell'accesso agli atti in base al quale la domanda
non può comportare la necessità di un'attività di elaborazione dei dati da
parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire
le informazioni secondo le modalità richieste".
Il partito di *******, a questo proposito, è contrario. "Non ritengo -
spiega la deputata ********* - che la Camera debba provvedere a dare
una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela
per conto proprio avendo gia l'assistenza che hanno tutti i cittadini
italiani.
Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un
privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di
25 mila euro mensili, a farsi un'assicurazione privata. Non si capisce
perché questa 'mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola
gestire direttamente dai Questori". "Secondo noi - aggiunge - basterebbe
semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività
dieci milioni di euro all'anno".Mentre  a noi   tagliano  sull'assistenza  sanitaria e  sociale  è deprimente scoprire che alla casta  rimborsano  anche massaggi e chirurgie plastiche private - è il commento del presidente dell'ADICO - e sempre nel massimo silenzio di tutti.

...E NON FINISCE QUI...

Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa € 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.

STIPENDIO Euro  19.150,00 AL MESE
STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese

INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00)  TUTTI ESENTASSE
+

TELEFONO CELLULARE gratis
TESSERA DEL CINEMA gratis
TESSERA TEATRO gratis
TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis
FRANCOBOLLI gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
PISCINE E PALESTRE gratis
FS gratis
AEREO DI STATO gratis
AMBASCIATE gratis
CLINICHE gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis
ASSICURAZIONE MORTE gratis
AUTO BLU CON AUTISTA gratis
RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).
Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (41 anni per il pubbico impiego)
Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera. (Es: la sig.ra ****** ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio)

La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.
La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !!

Far circolare.



Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
02-09-2011 12:10
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