Pagine (24): « Prima [1] 2 3 4 5 » Ultima »   Scrivi discussione 




Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!
Autore Messaggio
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #1
Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!

In attesa delle mie riflesioni sull'argomento, ho scritto "mondo occidentale" nel titolo, in quanto nel " mondo emergente " hanno da tempo imboccato questa strada.
La strada di produrre energia con il nucleare civile è l'unica per far emergere i paesi occidentali dalla crisi economica, contrariamente, a seguire ci sarà una recessione , per altro già in atto, le cui conseguenze possono essere circoscritte in due termini: Miseria & Povertà
Ironica realtà , si vive su un unico pianeta!

Sono certo che l'utente M.Greco con la sua grande cultura sappia darci degli spunti di riflessione di indiscusso spessore.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
09-08-2011 09:06
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
mi.greco
Senator Member
****


Messaggi: 320
Gruppo: Registered
Iscritto: Sep 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #2
RE: Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!

E' giustamente implicito in quello che dici, caro Cher, che si debba bandire dal "costume umano" la guerra.
La causa dei nostri mali, soprattutto dell'impoverimento dell'occidente, è proprio la belligeranza, giammai mezzo d'equilibrio e d'intervento in favore dei più deboli, ma micidiale arma di possesso di beni, spazi e libertà altrui.
L'occidente ha sperperato le proprie risorse per inseguire primati, per accaparrarsi supremazia di mercato, ricchezze e garanzie future, per imporre la propria volontà, e entro i propri confine, e fuori degli stessi.
Quanto è costato tutto ciò e quanto dovremmo ancora pagare per "riequilibrare" le nostre forze con quelle dei paesi emergenti che, piano piano, hanno costruito il proprio benessere anche a danno del nostro?
Ora, dobbiamo subire ricatti e mortificazioni cercando capri espiatori e addebbitando ad altri le nostre mancate responsabilità e gli errori commessi.
Non può essere solo il nucleare convertibile in mezzo di benessere civile ma anche e soprattutto le coscienze di tutti, di quei tutti, che predicano, da non solo quale poco dignitoso pulpito,  democrazia, giustizia, uguaglianza o parità, altruismo e più riguardo per una enorme massa di deboli ed indifesi che sono pur sempre "compagni" della nostra vita terrena..
Intanto un incrollabile benessere galleggia accanto alle rive di paradisi estivi, ville sontuose affollano la nostra terra, ricche quattroruote circolano nelle nostre strade, Grandi Alberghi registrano imperterriti il "tutto esaurito", aerei ed elicotteri privati affollano i nostri cieli, mentre un altro mondo, "in ginocchio", non ha più la forza nemmeno di pregare o imprecare.
Il mondo dei poveri, ogni tanto, prova a scuotersi la polvere di dosso lasciando nelle piazze e nelle strade morti, feriti, e lacrime.
Questa è umanità?
Per convertire le armi di aggressione e di morte in armi civili di pace, bisogna prima che tutti capiscano cosa significa civile ed in esso credere e vivere.

Michele Greco

Messaggio modificato il: 09-08-2011 alle 13:20 da mi.greco.

09-08-2011 13:06
Invia Messaggio privato all'autore Visita sito dell'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
mi.greco
Senator Member
****


Messaggi: 320
Gruppo: Registered
Iscritto: Sep 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #3
RE:  Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!

mi.greco ha Scritto:

E' giustamente implicito in quello che dici, caro Cher, che si debba bandire dal "costume umano" la guerra.
La causa dei nostri mali, soprattutto dell'impoverimento dell'occidente, è proprio la belligeranza, giammai mezzo d'equilibrio e d'intervento in favore dei più deboli, ma micidiale arma di possesso di beni, spazi e libertà altrui.
L'occidente ha sperperato le proprie risorse per inseguire primati, per accaparrarsi supremazia di mercato, ricchezze e garanzie future, per imporre la propria volontà, e entro i propri confine, e fuori degli stessi.
Quanto è costato tutto ciò e quanto dovremmo ancora pagare per "riequilibrare" le nostre forze con quelle dei paesi emergenti che, piano piano, hanno costruito il proprio benessere anche a danno del nostro?
Ora, dobbiamo subire ricatti e mortificazioni cercando capri espiatori e addebbitando ad altri le nostre mancate responsabilità e gli errori commessi.
Non può essere solo il nucleare convertibile in mezzo di benessere civile ma anche e soprattutto le coscienze di tutti, di quei tutti, che predicano, da non solo quale poco dignitoso pulpito,  democrazia, giustizia, uguaglianza o parità, altruismo e più riguardo per una enorme massa di deboli ed indifesi che sono pur sempre "compagni" della nostra vita terrena..
Intanto un incrollabile benessere galleggia accanto alle rive di paradisi estivi, ville sontuose affollano la nostra terra, ricche quattroruote circolano nelle nostre strade, Grandi Alberghi registrano imperterriti il "tutto esaurito", aerei ed elicotteri privati affollano i nostri cieli, mentre un altro mondo, "in ginocchio", non ha più la forza nemmeno di pregare o imprecare.
Il mondo dei poveri, ogni tanto, prova a scuotersi la polvere di dosso lasciando nelle piazze e nelle strade morti, feriti, e lacrime.
Questa è umanità?
Per convertire le armi di aggressione e di morte in armi civili di pace, bisogna prima che tutti capiscano cosa significa civile ed in esso credere e vivere.

Michele Greco



Ho ripetuto la risposta che ho dato a Cher aggiungendo che, scusatemi per questo, ritengo inutile aprire nuovi dialoghi che potrebbero essere argomentati nei tanti già aperti che, dato il periodo estivo, stentano a decollare anche perchè alcuni, pur avendo un titolo diverso, trattano gli stessi problemi che così si disperderebbero come fiumiciattoli defluenti da un unico fiume (di parole).
Michele Greco.

Messaggio modificato il: 09-08-2011 alle 13:26 da mi.greco.

09-08-2011 13:18
Invia Messaggio privato all'autore Visita sito dell'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #4
RE: Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!

http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=10330


Guido Ghisolfi spiega il rischio-paese di Guido Ghisolfi

Pubblichiamo l’intervento di Guido Ghisolfi, amministratore delegato di M&G Finanziaria, al convegno dell’Istituto Bruno Leoni “Si può solo fuggire? Gli investimenti esteri in Italia fra relazioni industriali e rischio-Paese”, Open Colonna, Roma, 11 maggio 2011


Di mestiere faccio l’imprenditore. La mia azienda, Mossi & Ghisolfi, è un gruppo chimico multinazionale con sede in Piemonte. Fattura circa 4 miliardi di dollari, ha sedi e stabilimenti negli USA, in Messico, in Brasile, in India e in Cina. Investe circa 40 milioni all’anno in ricerca e sviluppo. Conserva la testa, il valore, la ricerca in Italia.

Di qui abbiamo preso decisioni d’investimento e impostato programmi di ricerca in tutto il mondo. Questo è quindi il punto di vista da cui posso fare qualche osservazione circa la facilità, o meglio, la possibilità di investire ancora nel nostro Paese.

Tutte le statistiche ci dicono che in Italia s’investe poco sia nel manufacturing sia nei servizi, ancor meno nella ricerca. Secondo le classifiche europee siamo il paese dove è più difficile creare business insieme alla Grecia e uno dei più ostici al mondo. Le condizioni generali ci sono note. Tuttavia, vale sicuramente la pena di soffermarsi sulle ragioni di questa scarsa propensione all’investimento nel nostro paese. Prima di tutto vediamo chi potrebbe investire e poi ci potremo interrogare sul perché non lo fa.

Un investimento importante è una scommessa a lungo termine su un sistema Paese, e questa scommessa la può fare chi ha capitali a disposizione, è attrezzato con competenze per valutare delle alternative.

Se questa decisione la deve prendere un’azienda straniera il confronto tra più paesi è obbligato. Se invece la decisione spetta ad una azienda italiana o che ha già investimenti in Italia il processo decisionale è in primo luogo influenzato dai costi di un’eventuale delocalizzazione. Ne consegue che nuovi investimenti effettuati da aziende estere possono essere attirati altrove, ma anche che le aziende che già sono in Italia dovrebbero avere un tasso d’investimento almeno pari alle loro omologhe straniere. Invece così non è.

Tra le ragioni principali di questa stasi ve ne sono alcune che riguardano le aziende e che spiegano la scarsa propensione all’investimento dell’imprenditoria italiana. Altre invece dipendono dalle condizioni che un investitore trova nella nostra nazione e quindi ci riguardano tutti e, se vogliamo, definiscono appunto la ”facilità del fare business in Italia”

Non è questa la sede per analizzare l’evoluzione che l’impresa ha avuto in Italia negli ultimi 30 anni ed il ritardo della piccola e media azienda nel dotarsi di quegli strumenti che la renderebbero oggi appetibile per un investitore. Strumenti che risultano essere la base per una crescita degli investimenti. Infatti le nostre aziende medio piccole non hanno potuto e qualche volta saputo investire in informatica, sicurezza, organizzazione, qualità reale. Questo fatto è stato per anni considerato un alleggerimento della struttura aziendale e ha dato la sensazione di esser un elemento di flessibilità e di vantaggio competitivo. Oggi è uno svantaggio strutturale e la richiesta d’informazioni e di organizzazione che il mercato mondiale e le istituzioni finanziarie chiedono, preoccupa per l’onere che questi adempimenti caricano su imprese che per capitalizzazione e cultura non sono in condizione di affrontarlo.

Nei confronti di questa richiesta, che spesso viene considerata sterile burocrazia, monta la protesta e l’insofferenza che si concretizza nel chiedere meno carte e meno burocrazia. Ma il mondo va diversamente. L’esigenza di contabilità industriali trasparenti e controllate sistematicamente da organismi terzi all’estero è regola usuale; la dimestichezza con i moderni sistemi di programmazione e di gestione idem, la consuetudine a produrre le informazioni richieste in forma standard e in inglese è una regola. Qualità, sicurezza, norma ambientale sono effettivamente rispettate da tutti, e sono naturalmente anche costi aziendali. La minor dimensione delle nostre aziende e la distanza da questi standard ormai globali non aiuta questo processo di modernizzazione e impedisce l’accesso a risorse estere che operano secondo questi schemi. La semplicità e la rapidità richiesta è un’altra.

La domanda complessa è dunque: perché qualcuno dovrebbe investire in Italia avendo la possibilità di andare altrove? Il nostro possibile investitore valuta una serie di aspetti:
Il mercato
L’offerta di lavoro, le scuole, l’Università
Le infrastrutture
L’interazione con il territorio e l’attenzione che le amministrazioni dedicano all’investimento

Mercato
Il mercato italiano e, più in generale, quello europeo sono un grande bacino di utenza composto da un pubblico sofisticato e mediamente benestante. Queste considerazioni sono vere se le si compara in valore assoluto medio sia nei confronti del mercato americano sia con quello asiatico. Ciò che sicuramente è cambiato nel consumatore europeo così come in quello americano è il “mood” che determina la spesa per beni e servizi. Questa nuova propensione del consumatore maturo occidentale, un consumatore che si muove più per sostituire ciò che ha già, sposta l’attenzione di tutti i settori verso i mercati asiatici e non è probabile che a tempi brevi la situazione possa cambiare.
Da questo cambiamento di atteggiamento deriva una riduzione della spesa in assoluto ed una riduzione della qualità della spesa, facendo diventare l’Europa un mercato meno appetibile per prodotti di alta gamma. Non stupisce che in questo contesto marchi importanti della moda italiana decidano di quotarsi in Oriente, mercato ormai più vicino alle loro nuove prospettive.

L’offerta di lavoro, istruzione e Università
L’offerta di lavoro di questi tempi è ampia in tutta Europa e negli Stati Uniti e l’Italia non esce troppo male dal confronto di costo medio di tale offerta nei confronti dei concorrenti continentali ed americani.

Certamente la vicenda FIAT ha riportato la luce dei riflettori su una situazione in cui il lavoro in produzione nel nostro Paese è al contempo poco remunerato e poco efficiente, ricordandoci come la sfida della produttività si giochi su queste variabili. Da una parte le aziende, soprattutto quelle dove il costo del lavoro incide in modo importante sul costo di produzione, chiedono di poter differenziare i salari in funzione della produttività. Dall’altra anche perché il valore in termini assoluti di questi salari è molto basso, il sindacato difende lo status quo resistendo alle richieste di flessibilizzazione e semplificazione delle regole.

Un nuovo investitore deve valutare se l’ampia disponibilità di mano d’opera di buon livello qualitativo compensi una rigidità normativa e una produttività distante da quella dei nostri partner europei più competitivi.

Dolente il confronto sui sistemi di istruzione. Tutti i test comparativi degli ultimi anni sulle scuole medie superiori e sulle nostre Università hanno dato esito impietoso soprattutto nelle materie scientifiche nel confronto non solo dei nostri partner del G20 ma anche di molti paesi in via di sviluppo.

La spesa per la scuola è relativamente più bassa della media europea, ma quello che diverge in modo imbarazzante è la disponibilità di denaro per la ricerca rispetto alla spesa per il personale. La spesa è poco focalizzata come dovrebbe su pochi atenei di qualità globale. Tutti vogliono la loro università sotto casa che generalmente non compete mai per i maggiori premi internazionali e non è quindi in condizione di attirare investimenti dall’estero basandosi sulle proprie competenze.

A fronte di risorse decrescenti urge un dibattito serio su che cosa si deve fare per dare al Paese un’università più competitiva e con regole di funzionamento e gestione confrontabili con i competitori esteri.
Come sempre non si può generalizzare ed esistono eccellenze notevoli ma se si ci aspetta che un’azienda possa investire in Italia perché attirata dalla qualità delle nostre università, la delusione sarebbe all’ordine del giorno. Il nanismo dell’industria italiana certo non aiuta gli investimenti in ricerca dell’industria privata; la quasi totale assenza di fondi pubblici per la ricerca ci porta in fondo a tutte le classifiche di settore.

Ho letto con attenzione e delusione il sistema del Credito di Imposta per la Ricerca Scientifica.
Prevede che acceda al credito di imposta quella azienda che affidi ad università o struttura di ricerca affine un valore di ricerca in eccesso a quella fatta nel triennio precedente.
Questo esclude o penalizza per definizione chi la ricerca la fa già da tempo e spinge le aziende ad avvalersi di strutture pubbliche che il governo stesso ha fortemente penalizzato criticandone l’efficienza spesso a ragione.

La ricerca è una cosa seria globalizzata che prevede investimenti costanti e di lungo periodo.
Intenzionato a investire 200 milioni in ricerca, 40 milioni all’anno nei prossimi cinque anni, ho personalmente chiesto al Ministero dell’Economia e delle Finanze 200 milioni di matching funds per una ricerca che dia speranza alla chimica italiana e la risposta testuale è stata: “Lei non si rende conto delle condizioni in cui verte il Paese. Non ci sono contributi per 200 milioni su un singolo progetto per quanto interessante, neanche come matching funds. Questi contributi ci sono però in Corea, in Cina ma anche in Turchia e in Russia, oltre naturalmente in Francia, Germania, Danimarca, Canada.

Infrastrutture
Questo è uno dei punti più critici per una decisione d’investimento in Italia. Nel nostro Paese il costo dell’energia è uno dei più alti del mondo industrializzato. I trasporti avvengono per una larga parte su gomma e le infrastrutture ferroviarie sono così penalizzate che le Ferrovie nel tentativo di recuperare competitività complessiva stanno tagliando e razionalizzando molti raccordi industriali già esistenti sul territorio escludendo una politica di promozione del trasporto su rotaia. L’Italia è un paese dove i raccordi si chiudono e non si moltiplicano.

Il ritardo importante accumulato dalle grandi opere di mobilità merci sia ferroviaria sia portuale ne mettono in discussione la realizzazione stessa. Se un imprenditore decidesse di investire in Italia il costo del trasporto e dei servizi non sarebbe un elemento che farebbe pendere la bilancia a favore del nostro Paese.

La cosa più preoccupante in questo settore è che forse non esiste un largo consenso politico nel Paese a favore della realizzazione delle infrastrutture. Quando le popolazioni coinvolte nell’opera devono valutare un non precisato vantaggio collettivo rispetto al disturbo facilmente verificabile che la realizzazione dell’opera reca per lunghi anni, la loro reazione lascia spazio a forti contestazioni che altro non sono che la presa di coscienza di un malessere profondo.

Può essere un problema di comunicazione però è sotto gli occhi di tutti che qualunque opera pubblica di un qualche impatto ha sempre trovato l’opposizione di ampi settori dell’opinione pubblica. Questo ha scatenato dibattiti infiniti che di fatto hanno ostacolato e spesso fermato la realizzazione dell’opera stessa.

La conclusione è che l’Italia che ha goduto per buona parte della seconda metà del secolo scorso d’infrastrutture competitive, negli ultimi venticinque anni ha accumulato un ritardo grave che aumenta di anno in anno. Una soluzione strutturale non sembra immediata.

I rapporti con le Amministrazioni pubbliche
Questo tema è fondamentale per le decisioni d’investimento da parte di un imprenditore, italiano o straniero che sia. E questo è anche il settore dove la differenza tra l’Italia e quasi tutto il resto del mondo è maggiore.

Assumendo che le perplessità elencate prima fossero superate, l’imprenditore che deve decidere l’investimento si pone sempre il problema di come e con quali tempi questa sua decisione verrà valutata dal territorio e dalle amministrazioni locali .

La nostra legislazione non è stata scritta per favorire un investimento, al contrario per difendere il territorio dall’impatto che tale investimento porterà.
Le nostre amministrazioni non sono organizzate per dare elementi certi all’investitore.
Si trovano invece a sostenere i costi importanti che le verifiche che conducono comportano.
Il risultato è che quelle amministrazioni che sono favorevoli nella maniera più assoluta ad attirare investimenti sul loro territorio si trovano a dover applicare procedure di controllo senza strutture adeguate, con costi spesso enormi che si risolvono in oneri di urbanizzazione molto importanti.
I tempi di queste procedure non sono mai certi ed i ritardi nelle concessioni non generano mai oneri nei confronti delle amministrazioni meno efficienti.

Negli Stati Uniti è compito del Sindaco procurarsi i necessari permessi per gli investimenti sul proprio territorio e l’amministrazione comunale ha l’onere di dimostrare la propria sollecitudine. Su di essa ricade il danno economico dei ritardi.

Purtroppo nel nostro caso il cittadino non sembra disposto a lasciare che l’amministratore che elegge periodicamente si prenda la responsabilità di decidere cosa è bene per il territorio. Al contrario con regolarità tutte le volte che qualche investimento viene prospettato sorgono comitati civici che esercitano pressione sugli amministratori che sono assediati dai cittadini, dall’opposizione, dalla stessa maggioranza nei consigli comunali e/o di quartiere. A quel punto gli amministratori badano soprattutto a giustificare la propria condotta nei confronti dell’opinione pubblica e mantenere il proprio consenso.

Nella maggioranza dei Comuni italiani mancano gli strumenti di programmazione urbanistica e quando ci sono non sono aggiornati al momento della decisione dell’investimento.
Un ipotetico investitore deve scegliere il sito in funzione di un Piano Regolatore approvato anni o decenni prima e soggetto a varianti continue.

Non va meglio su altri tipi di investimento. Per esperienza personale per arrivare all’atto di approvazione di un piano di ricerca passano in media in Italia 260 giorni e quando passi questo primo esame ne aspetti altri 400 per vedere il primo anticipo del cofinanziamento pubblico. I disincentivi per il nostro possibile investitore sono molti insomma.

Conclusioni
Non credo sia compito di un imprenditore dettare delle soluzioni. Io sono qui a testimoniare le difficoltà che incontro tutte le volte che decido di investire in Italia.

Cerco inoltre di localizzare attività di ricerca di avanguardia nel mio paese, valuto anche di investire nel Mezzogiorno, ma facciamo fatica ad avere una risposta chiara da Regioni che pure il problema del lavoro dovrebbero porselo seriamente, mentre ho sul tavolo offerte reali francesi, americane, russe, canadesi, turche.

La mancanza di interlocutore interessato e competente è cronica e dopo aver passato anni ad aspettare ti vien detto che i tuoi fondi, quelli che per merito a te sono stati assegnati 5 anni prima rischiano la perenzione per mancanza di “ente pagatore”

-----------------------------------


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
17-08-2011 13:51
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
tesla82
Senator Member
****


Messaggi: 323
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2011
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #5
RE: Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!

E una visione troppo estremista e legata ad un settore quello energetico!!mentre la crisi copre un argomento tremendamente piu vasto,sono d'accordo ancora una volta con M.greco ossia abbiamo viassuto in passato oltre le nostre aspettative reali,abbiamo dato tassi di interessi esagerati ,sperperato risorse senza creare ricchezza,costruito cattedrali nel deserto,adesso ci si ritrova alla fine dei conti con un pugno di mosche.......

Approfitto ancora una volta per esprimere in poche parole il significato della parola crisi:"

...La crisi è la consapevolezza di non poter  mantenere il propri standar di vita a cui ci si era abituati..."

Avremmo dovuto pensarci nel passato a costruire centrali nucleari quando le risorse erano piu abbondanti e ritrovarci meglio oggi,adesso dobbiamo capire che non è essenziale andare in vacanza due volte l'anno alle maldive oppure comprare il tablet o iphon4 di ultima generazione,si esce dalla crisi prima di tutto con la testa.


"Io non ho paura del nucleare ma dell'uomo !" giampiero giulianelli

Messaggio modificato il: 21-08-2011 alle 14:43 da tesla82.

21-08-2011 14:41
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
mi.greco
Senator Member
****


Messaggi: 320
Gruppo: Registered
Iscritto: Sep 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #6
RE:  Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!

tesla82 ha Scritto:

E una visione troppo estremista e legata ad un settore quello energetico!!mentre la crisi copre un argomento tremendamente piu vasto,sono d'accordo ancora una volta con M.greco ossia abbiamo viassuto in passato oltre le nostre aspettative reali,abbiamo dato tassi di interessi esagerati ,sperperato risorse senza creare ricchezza,costruito cattedrali nel deserto,adesso ci si ritrova alla fine dei conti con un pugno di mosche.......

Approfitto ancora una volta per esprimere in poche parole il significato della parola crisi:"

...La crisi è la consapevolezza di non poter  mantenere il propri standar di vita a cui ci si era abituati..."

Avremmo dovuto pensarci nel passato a costruire centrali nucleari quando le risorse erano piu abbondanti e ritrovarci meglio oggi,adesso dobbiamo capire che non è essenziale andare in vacanza due volte l'anno alle maldive oppure comprare il tablet o iphon4 di ultima generazione,si esce dalla crisi prima di tutto con la testa.




Sono daccordo con quanto dici.
Non è poi così importante che io sia in parallelo con le tue asserzioni, ma è un modo di rafforzare un pensiero comune a molti.
Comunque farei alcune precisazioni del tutto personali.
Tu scrivi:
La crisi è la consapevolezza di non poter mantenere il propri standar di vita a cui ci si era abituati..."
Io la consapevolezza l'avrei cambiata con "timore" perchè chi ha raggiunto un "ottimo" livello di vita, non è disposto a fare un solo passo indietro. La gente allontana il povero perchè questi rappresenta l'incubo del suo possibile divenire; addirittura lo odia e lo osteggia.
Noi, e ciò è una sfaccettatura preoccupante del razzismo, odiamo il diverso quando questi rappresenta una possibile realtà "negativa"una possibile minaccia, tale (diverso) per l'inganno della storia e per le convenienze del privilegio.
Il concetto di uguaglianza (non è più una idea) fà paura perchè fà comodo credere che essere uguali, significhi non migliorare la condizione dei più deboli e "innalzarla alla propria", ma essere (per solidarietà) o divenire tutti deboli e poveri. Insomma, secondo i più, si può essere uguali solo in una totale emarginazione della specie umana.
Purtroppo, le centrali nucleari non le avremmo potuto costruire in passato (cosa che hanno fatto comunque altri paesi con le conseguenze che tutti conosciamo) perchè, a mio avviso, ancora in erba, ancora insicure e in fase di ricerca e di sviluppo.
Non credo che sia stato un male, anche perchè questa potente energia non ha poi messo a riparo dalla crisi paesi che l'hanno attuata. Mi dirai che,. per citarne i più evidenti, che paesi come la Cina, L'India ed il Brasile, ritenuti i paesi di emergente e forte economia, siano diventati tali grazie alle Centrali Nucleari impiantate nei lori territori.
Non credo, tanto è vero che questi paesi hanno un tasso di malessere e di povertà, nonchè di disoccupazione, veramente spaventoso e, mi auguro di no, presto anche loro dovranno rimettere i remi in acqua perchè non saranno risparmiati dalla citata invasiva crisi mondiale.
Se si chiudono i mercati occidentali e americani, non credo che altri mercati possano aprirsi, quelli africani per esempio, e soddisfare il plus valore produttivo (molta quantità ma scarsa qualità) dei nuovi paesi emergenti.
Il Nucleare è necessario e possibile solo se si fà una politica internazionale cosciente che guardi a tutto il pianeta e non al proprio interesse di potere egemonico e territoriale.
Ma dove sono "i nuovi uomini" capaci di ricompattare le proprie coscienze in una coscienza collettiva?
Dalla crisi uscirà chi non vi è mai entrato!

Michele Greco

21-08-2011 15:45
Invia Messaggio privato all'autore Visita sito dell'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Alessandro Bellotti
Senator Member
****


Messaggi: 322
Gruppo: Registered
Iscritto: Apr 2011
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #7
RE: Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!

Sarò drastico: non conoscete una mazza di come l'economia mondiale si sta muovendo. L'Europa e gli USA hanno già lasciato il timone del comando (economicamente parlando) ai 4 o 5 paesi non più energenti che tutti conosciamo. La Turchia avrà un PIL maggiore dell'Italia entro 5 anni. In Cina ci sono oltre 200 milioni di milionari (cioè di più di quanti ce ne siano nel resto del mondo). I Paese già emersi (quelli del BRIC) praticamente non fanno uso di nucleare e percentualmente ne faranno sempre meno uso. La Cina, lo ricordo, allaccia ogni anno 100 Gwatt di nuova potenza elettrica.
Parlate di energia dimenticando che meno del 30% di quella usata sul pianeta è elettrica e di questa solo il 14% è da nucleare, percentuale destinata a calare ogni anno. Inesorabilmente anno dopo anno.
Sembra che le convinzioni che avete sul nucleare siano una specie di dogma che vi annebbia la vista.
Dovremmo fare i conti (in verità li stiamo già facendo da una decina di anni) con 2,5 miliardi di persone che producono, consumano, usano e in parte sprecano una fetta di risorse sempre più grande.
Si aprono grando opportunità per l'Italia che non sapremo cogliere finchè sprecheremo risorse per opere inutili, dannose, clientelari e mafiose.
Le infrastrutture mancano e si fanno quelle inutili per il paese.

22-08-2011 15:02
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Cher
Consul Member
****


Messaggi: 1.834
Gruppo: Registered
Iscritto: May 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #8
RE: Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!

solo il nucleare sfamerà il mondo, dopo l'inesorabile declino generato dall'innutile spreco di risorse per insegure le rinnovabili,innutili e dannose.

La Turchia sarà dilaniata da guerre religiose , così come tutto il medio oriente.
Come gli Israeliani inizieranno lo sfruttamento del più gigantesco giacimento di gas e petrolio (confermato  come dimensione e capacità ) nel meditteraneo.
Ciao


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it

Messaggio modificato il: 22-08-2011 alle 18:31 da Cher.

22-08-2011 18:22
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
mi.greco
Senator Member
****


Messaggi: 320
Gruppo: Registered
Iscritto: Sep 2010
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #9
RE: Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!

I cinesi sono 1.330.000, gli indiani 1.155.000, gli europei 700.000
gli stati uniti d' America 302.000.
I milionari sono 24,2 milioni pari allo 0,5 della popolazione mondiale.
Questi controllano 63 mila miliardi di dollari, il 41%sono negli Stati Uniti, il 1o% in Giappone, il 3% in Cina.
Ciò risulta dal Credit Suisse mentre la Capgemi stima che i milionari nel mondo non sono più del 10%.
Con te sono daccordo su:
-Si aprono grandi opportunità per l'Italia che non sapremo cogliere finchè sprecheremo risorse per opere inutili, dannose, clientelari e mafiose.
Le infrastrutture mancano e si fanno quelle inutili per il paese.-


Per il resto, se capire una mazza, significa fare i conti e le "profezie" come fai tu, preferisco lasciare a te questa "capacità".

Michele Greco

22-08-2011 18:24
Invia Messaggio privato all'autore Visita sito dell'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Alessandro Bellotti
Senator Member
****


Messaggi: 322
Gruppo: Registered
Iscritto: Apr 2011
Stato: Offline
Reputazione:
Messaggio: #10
RE: Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!

cher, l'energia elettrica, la sola che il nucleare può produrre è meno di un terzo dell'energia che tutti i giorni la specie umana usa.
Pensi davvero che il nucleare sia la soluzione ?
Con le attuali tecnologie si produce con il nucleare meno del 6% dell'energia che ogni giorni si usa nel pianeta. Anche se con il nucleare si producesse il 50% dell'energia elettrica (occorrerebbe moltiplicare per 3 l'attuale situazione e questo lo si potrà fare forse in 30 anni con 1300/1500 reattori), si arriverebbe a una percentuale comunque inferiore del 15% del fabbisogno energetico totale della specie umana. Non esiste infatti solo l'energia elettrica che, lo ripeto, è circa il 30% dell'energia di cui ha bisogno la specie umana oggi.
Il nucleare attuale (l'unico disponibile) non può essere la risposta al fabbisogno energetico che la specie umana richiederà fra 10 o 20 anni.
Mancano i numeri.

23-08-2011 10:18
Invia Messaggio privato all'autore Trova tutti i messaggi dell'autore Quota il messaggio nella risposta
Pagine (24): « Prima [1] 2 3 4 5 » Ultima »

  Scrivi discussione 


Guarda versione stampabile
Invia discussione a un amico
Sottoscrivi questa discussione | Aggiungi discussione ai favoriti
Valuta questa discussione:

Vai al Forum: