RE: Solo il nucleare civile salverà il mondo occidentale!
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L’Agenzia Internazionale per l’Energia nel rapporto annuale 2011 prevede un incremento della domanda energetica mondiale di circa il 40%, nel periodo che va dal 2009 al 2035.
L’Italia deve fare i conti con uno scenario globale in forte mutamento, ancor più che gli altri Paesi europei, a causa della scarsità di materie prime sul territorio nazionale.
Nel 2005 il consumo annuale di Energia elettrica in Italia si attestava attorno ai 340,2 TWh, per ridursi a 332,3 TWh nel 2011, causa l’attuale crisi economica. L’importazione diretta di energia elettrica per l’anno 2011 ha comportato un aggravio sulla bilancia commerciale di circa 3,5 miliardi di euro. Sempre nel 2011 circa il 65,4% dell’energia è stata prodotta mediante centrali termoelettriche (Gas naturale, Petrolio, Carbone,…) mentre fonti come fotovoltaico, Geotermia ed eolico hanno generato 24,1 TWh, ovvero il 7,3% dei consumi totali.
Lo scenario energetico tracciato dall’ENEA per l’Italia prevede un incremento costante della domanda di energia a circa 418 TWh/anno nel 2030. Di questo fabbisogno energetico meno del 9% verrà coperto dalle rinnovabili come fotovoltaico ed eolico con una produzione annuale stimata attorno ai 35 TWh. Da qui al 2030 l’energia dovrà necessariamente essere prodotta mediante centrali termoelettriche nella misura di circa 292 TWh, ovvero +32% rispetto alla quota termoelettrica del 2010.
Nell’ambito di un piano di programmazione energetica su scala nazionale, oltre alla quantità di energia, un’analisi attenta dovrebbe essere effettuata anche sulla “qualità” della fornitura energetica. Fattori fondamentali sono ad esempio la continuità dell’Approvvigionamento e la versatilità nella produzione: le cosiddette Fonti rinnovabili presentano sotto questo profilo i risultati più scarsi e svantaggiosi non solo dal punto di vista economico.
Per sostenere oggigiorno la crescita del Paese ad un ritmo del 2% di variazione del PIL (crescita moderata), il fabbisogno energetico dovrebbe aumentare almeno di un 3% annuo: arrivando a circa 450 TWh nel 2030.
La domanda che potrebbe sorgere a questo punto è: abbiamo davvero necessità di tutta questa energia? La legge di Okun, a cui gli economisti attribuiscono ancora una buona validità, prevede che per poter cominciare ad apprezzare una diminuzione del tasso di disoccupazione, il PIL nazionale dovrebbe crescere ad un tasso minimo del 2-3%. D’altro canto il livello di disoccupazione attuale in Italia, secondo stime ufficiali Eurostat, si attesta attorno al 10,8%.
Dove trovare l’energia sufficiente per sostenere la crescita del PIL e sconfiggere così la disoccupazione? Le rinnovabili potranno dare al massimo un contributo del 10%, con costi annessi molto alti e problemi di approvvigionamento; l’acquisto dell’elettricità dall’estero porrebbe un aggravio insostenibile sulla bilancia commerciale e di riflesso sui costi aziendali (scarsa competitività e bassa produttività). Infine l'Italia è tradizionalmente uno dei Paesi dell’area OCSE a più elevata Efficienza energetica e alcune considerazioni di carattere economico e tecnico fanno ritenere che non ci sarà molto spazio per migliorare processi di efficientamento e di Risparmio energetico.
Allo stato attuale della conoscenza, una valida proposta per la soluzione del problema energetico è l’utilizzo dell’energia da Fissione nucleare. Soluzione che, negli ultimi anni, in Italia non è stata presa in considerazione più per motivi ideologici che per problemi tecnici o economici.
Su scala mondiale oggi sono operativi 435 reattori nucleari, 63 sono in fase di realizzazione, 160 sono stati pianificati e altri 329 proposti perla realizzazione. Mediante 8 reattori nucleari di terza generazione da 1,7 GW l’Italia potrebbe completamente soddisfare il suo incremento di fabbisogno energetico da qui ai prossimi venti anni.
Il costo complessivo sarebbe compreso all’interno della forchetta 3-8 miliardi di euro/anno, a fronte di una produzione di 96 TWh/anno. Considerando che il costo di produzione dell’energia elettrica si aggira attorno ai 65-70 €/MWh, il risparmio netto annuo, per uno scenario di costo medio, sarebbe di circa 3 miliardi di euro all’anno. Risorse che potrebbero essere utilizzate innanzitutto per ridurre i costi dell’energia per imprese e famiglie e ridurre il carico fiscale per aziende e lavoratori, a tutto vantaggio della competitività e della produttività dell’economia italiana. È necessario innescare questo circolo virtuoso per far crescere il Paese ed uscire da questa impasse.
di Andrea Pomozzi
Presidente Piceno Tecnologie
Consigliere Scientifico Movimento Diritti Civili Solidarietà
(L’articolo è una versione ridotta di un’analisi più estesa riportata al seguente link)
Dr. Andrea Pomozzi, PhD – e-mail: pomozzi@gmail.com
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Data: 17/12/2012
Una fredda nebbia illividisce il cielo,
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ma pochi ne discernono la linea di confine.
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