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E ebbe inizio ...
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Cher
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RE: E ebbe inizio ...

http://daily.wired.it/news/ambiente/2011...leare.html

Intervista a Patrick Moore
La Germania ha deciso di abbandonare l'energia atomica. L'effetto Fukushima ha colpito nel segno ed entro il 2022 tutte le centrali tedesche si fermeranno (la gran parte di loro già dal 2011). Una decisione irrevocabile, dicono a Berlino. Ma non tutti sono d'accordo. Nel giro di 30 anni, Patrick Moore, uno dei primi membri attivi di Greenpeace, è arrivato a sconfessare praticamente tutti i capisaldi dell’ambientalismo militante: bisogna piantare e tagliare più alberi, il nucleare fa bene, le dighe pure, gli Ogm sconfiggeranno la fame, il riscaldamento globale porterà solo benefici, eccetera.

Oggi, Moore si definisce un diplomatico dell’ambientalismo e nel suo ultimo libro,  L’ambientalista ragionevole (in uscita il 31 maggio per Dalai Editore), parte dal ricordo delle prime incursioni di Greenpeace a Mururoa fino ad arrivare alla decisione di abbandonare gli estremismi in favore di un ambientalismo ragionevole, scelta che culminerà nella fondazione di Greenspirit.

Tra Patrick e il suo ex-ovile i ferri sono ormai cortissimi. Da un lato lui accusa Greenpeace di aver bloccato la produzione di Golden Rice - che invece, afferma, aiuterebbe a contrastare la malnutrizione in Asia - e di fare disinformazione sui benefici della selvicoltura; dall’altro Greenpeace lo addita come un venduto foraggiato dalle industrie del legno e del nucleare per smontare nel dettaglio le teorie degli ambientalisti. In occasione dell’uscita italiana del libro, siamo andati chiedere lumi direttamente a lui.

Per cominciare, perché ha lasciato Greenpeace e cosa intende per ambientalismo ragionevole?

“Ho lasciato Greenpeace perché stava adottando politiche irragionevoli che si scontravano con il mio background scientifico. Credo che l’ambientalista ragionevole sia colui che basa la sua attività sulla scienza e la logica, e non sul sensazionalismo, la disinformazione e la paura. Per questo è nata Greenspirit, è stata l’occasione per me di diventare un ambientalista indipendente”.

Di cosa si occupa Greenspirit?

“Noi lavoriamo con gente che si impegna sul fronte della sostenibilità, il che significa equilibrare le priorità ambientali con quelle sociali e economiche, e prendere atto dell’esistenza di quasi 7 miliardi di persone che ogni giorno necessitano cibo, energia e materie prime per sopravvivere. Il movimento ambientalista si rifiuta di accettare questo dato di fatto, e preferisce vivere nella convinzione che la natura sia migliore degli esseri umani”.

Nel suo libro sostiene che l’errore degli ambientalisti è l’identificare l’uomo come nemico del pianeta. È tuttavia vero che, a differenza degli altri animali, l’ homo sapiens non si trova in equilibrio con l’ecosistema in cui vive, ed è l’unico ad aver il potere di apportare cambiamenti rapidi e potenzialmente distruttivi a equilibri sviluppati in millenni di evoluzione.

“Lei consideri questo: miliardi di anni fa gli organismi aerobici sono arrivati e hanno causato la morte di molti organismi anaerobici.
Allo stesso modo l’uomo è stato responsabile della scomparsa di molte specie nel corso della storia, ma non è la prima specie a farlo. I dinosauri prima, gli elefanti poi, hanno anch’essi causato enormi cambiamenti all’ecosistema. Lei ha ragione a dire che l’homo sapiens è un fattore di profonda alterazione. Ma la vera domanda è: si tratta di un fatto negativo, neutro, o positivo?”


Secondo lei?

“Io credo che l’uomo non sia il diavolo, è parte della natura e la natura non è in equilibrio, cambia in continuazione, perciò invece che di equilibrio è più utile parlare di cambiamento dinamico e puntare a bilanciare le nostre priorità economiche e sociali con quelle dell’ambiente. Se non facciamo così, stiamo spingendo i giovani a desiderare la morte della specie. Insomma, non è vero che la Terra sta morendo, gli alberi crescono rigogliosi e fioriscono a primavera, gli uccelli volano in cielo. La Terra è viva, e lo sarà anche quando forse l’uomo scomparirà, fra milioni di anni”.

Parliamo di energia. Lei afferma che il nucleare è “ sicuro, affidabile ed economico”. Dal disastro di Fukushima però risultano migliaia di tonnellate di acqua radioattiva riversata negli oceani, un’intera prefettura evacuata e danni pari a 33 miliardi di euro. La pensa ancora allo stesso modo?

“Ovviamente sì. Innazitutto, i costi da lei citati rappresentano solo il 10% dei costi dovuti allo tsunami. Ma la cosa più importante è che nessuno è morto a causa delle radiazioni di Fukushima. La Radiation Effect Research Foundation di Hiroshima sostiene che nessuno morirà per le radiazioni di Fukushima e non ci saranno effetti misurabili sulla salute della popolazione. Se vogliamo considerare la pericolosità delle varie soluzioni energetiche, pensiamo alle quasi 5mila persone che muoiono ogni anno nelle miniere di carbone, o alle 25mila persone che sono morte nel 1975 a causa del crollo di una diga in Cina. E poi pensiamo a Chernobyl, l’unico caso in cui delle persone siano davvero morte a causa delle radiazion: l’Oms parla di 56 vittime. Parliamo di un’esposizione 100 volte superiore a quella fronteggiata dalla gente di Fukushima, che invece è stata subito fatta evacuare, ha ricevuto pastiglie di iodio e la raccomandazione di non bere latte. 56 morti in 50 anni: come si fa a dire che il nucleare è pericoloso, paragonato a cosa?”

Bisogna considerare una lunga serie di problematiche, per esempio gli effetti che l’acqua radioattiva riversata nell’oceano avrà sulla fauna e la flora marina, e come i contaminanti verranno bioaccumulati.

Nell’oceano, tutto finisce sul fondo del mare sotto forma di sedimento. Perciò il problema è solo se questi contaminanti vengono riversati sulla terra dalle acque prima che si depositino, ma se rimangono in mare cominciano subito il loro percorso verso il fondo.
È vero, come dice lei potranno entrare nella catena alimentare ed essere bioaccumulate, ma è sufficiente controllare accuratamente se il pesce è stato contaminato, prima di consumarlo. Questo, per fortuna, è molto facile, basta avere un contatore Geiger. È  molto più difficile invece tenere sotto controllo altri contaminanti non attinenti al nucleare come la diossina e il mercurio”.


Perché concentrarsi sulla costruzione di centrali nucleari e dighe, quando si potrebbe puntare di più su altre tecnologie più moderne? Solo nell’ultimo anno, per esempio, sono state brevettate e testate nuove tecnologie in campo fotovoltaico che garantiscono efficienze talvolta sorprendenti.

“Si tratta di tecnologie non ancora sfruttabili. In ogni caso, sì: dovremmo investire soldi in nuove tecnologie, e non solo in energie rinnovabili, ma anche in nuovi sistemi di immagazzinamento. Ma prima dobbiamo avere la certezza che siano economicamente vantaggiose. L’Italia, per esempio, si è impegnata a spendere 100 miliardi di euro in energie rinnovabili nei prossimi 10 anni. Questo avrà un costo enorme per gli italiani. Noi dovremmo puntare ad abbassare i prezzi dell’energia, non a moltiplicare il costo della tecnologia energetica”.

Nel libro viene gettata nuova luce sul fenomeno del riscaldamento globale, che lei arriva a definire come “ un fatto positivo”. Cosa intende?

Intendo dire che sarebbe molto peggio se la temperatura globale invece che aumentare diminuisse. Siamo ancora in un clima abbastanza freddo rispetto al passato, un periodo interglaciale. La gente crede che il clima che abbiamo oggi rappresenti una condizione di perfezione, ma non è così. Un clima più caldo garantirebbe migliori condizioni per la produttività agricola, ma anche più zone adatte all’insediamento umano, basti pensare al nord della Russia e del Canada. Maggior caldo porta maggior acqua e piogge, non a caso 5-9mila anni fa c’erano circa 3 gradi in più di adesso e il Sahara era verde con i laghi. Insomma, il cambiamento climatico ci farà stare meglio. Il problema è che alla gente non piacciono i cambiamenti”.

Una delle sue ricette per un ambientalismo ragionevole è “ piantare e tagliare più alberi” in quanto il legno sarebbe “ il più importante materiale rinnovabile”. Ma come può un albero, che per crescere e a raggiungere dimensioni utili a sfruttarne il legno impiega decenni, essere definito “ rinnovabile”?

Un albero ci mette 30 anni per fornire materiale di costruzione o per la produzione di carta, non è un lasso di tempo così vasto. Dobbiamo poi ricordare che le foglie degli alberi sono i più importanti collettori solari del pianeta. Il legno in sostanza è una forma di immagazzinamento dell’energia solare.
Perciò dovremmo attuare una gestione sostenibile delle foreste attraverso la selvicoltura così, oltre ad avere un’alternativa rinnovabile ad altri materiali da costruzioni, elimineremmo carbonio dall’atmosfera e ridurremmo il rischio di incendi”.


Questa sua particolare posizione sulla selvicoltura mi porta a farle una domanda necessaria a chiarire la sua posizione: è vero, come sostiene Greenpeace, che lei lavora come portavoce per la British Columbia Forest Alliance, una compagnia finanziata dall’industria del legno?

Be’, ora non più, erano dieci anni fa. Ho lavorato con loro perché avevano come obbiettivo una politica forestale sostenibile. Il problema di Greenpeace è che loro pensano di poter decidere con chi tu abbia il diritto o meno di lavorare. Anche loro collaborano con le grandi industrie per ottenere politiche più rispettose dell’ambiente. La differenza è che io non penso che la selvicoltura sia un male, come non penso lo sia l’energia nucleare. Io mi limito a lavorare con gente che fa, o cerca di fare, la cosa giusta. Ma è sbagliato concentrarsi su di me, io sono solo un veicolo per le idee”.

Però lei risulta anche essere co-chairman della   Clean And Safe Energy Coalition, un’organizzazione promossa dal Nuclear Energy Institute americano. I suoi rapporti con enti di questo tipo potrebbe indurre la gente a credere che lei stia sfruttando il suo passato in Greenpeace e la sua formazione di ecologista per dare maggior spessore a posizioni economicamente vantaggiose per alcune industrie, non crede?

È ovvio che queste industrie abbiano interessi economici, il punto però è che io credo nell’energia nucleare e sono orgoglioso di lavorare con queste persone. Non c’è nessun mistero sulla mia posizione in questa organizzazione. Il problema, è che Greenpeace crede che la parola industria sia una bestemmia. Invece è grazie all’industria se abbiamo cellulari, computer, case, qualsiasi cosa. L’industria è civilizzazione, e io ho scelto di lavorare con industrie che cercano di fare il meglio per questo pianeta. Questo non vuol dire che io vada in giro a leggere proclami che loro hanno scritto. Sono un consulente indipendente”.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
01-06-2011 17:46
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