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FV - incentivi
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Carlo
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Messaggio: #21
RE: FV - incentivi

Riporta:
Mi chiedo: a prescindere se faccia bene o no sto benedetto FV, perche' incentivarlo???



Oh bella! Perchè è di "moda", perchè è "politically correct", perchè è una richiesta del "mercato"...

A parte ciò, oggi, è una bomba difficile da disinnescare. Sono così tante le aziende medie e piccole che vivono di fotovoltaico che per levare gli incentivi devi per forza andare cauto.

19-05-2012 23:41
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giorgio_luppi
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Messaggio: #22
RE:  FV - incentivi

Cher ha Scritto:

...nella struttura dell'accumulatore ( che contiene anche l'atro elettrodo). In pratica, la capacità più favorevole che ci si può attendere è dell'ordine 1kWh per Kg di pila e di 0.1 kWh per Kg di accumulatore.
Questo limite teorico è oggi già raggiunto con gli accomulatori al litio che hanno una capacità di 0,15 kWh/Kg ( gli accumulatori al piombo hanno una capacità di 0,04 kWh/Kg )[/i]


C'e' qualcosa che mi sfugge:  qui si afferma che:
- la capacita' teorica che si puo' raggiungere e' di 1 kWh per Kg di accumulatore
- la capacita' raggiunta da un accumulatore al litio e' di 0.15 kWh per Kg
- il limite teorico e' gia' raggiunto.

A me sembrano affermazioni contradditorie: fra il 15% el il 100% la differenza e' notevole, altro che limite raggiunto, la strada da fare e' ancora lunga.

20-05-2012 20:00
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Cher
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Messaggio: #23
RE:   FV - incentivi

giorgio_luppi ha Scritto:



C'e' qualcosa che mi sfugge:  qui si afferma che:
- la capacita' teorica che si puo' raggiungere e' di 1 kWh per Kg di accumulatore
- la capacita' raggiunta da un accumulatore al litio e' di 0.15 kWh per Kg
- il limite teorico e' gia' raggiunto.

A me sembrano affermazioni contradditorie: fra il 15% el il 100% la differenza e' notevole, altro che limite raggiunto, la strada da fare e' ancora lunga.



http://it.wikipedia.org/wiki/Pila_(elettrotecnica)


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gigieffe
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RE:   FV - incentivi

giorgio_luppi ha Scritto:

C'e' qualcosa che mi sfugge...


Qualcosa di grosso: la differenza tra pila e accumulatore.

21-05-2012 15:35
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Cher
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RE: FV - incentivi

Disastro energia verde Moltiplica i disoccupati

http://www.ilgiornale.it/esteri/che_disa...comments=1


Riccardo Cascioli - 10 luglio 2012, 08:00

In Germania è ancora un allarme circoscritto a esperti e industriali, ma in Spagna siamo già alle rivolte di piazza, con i minatori che stanno marciando su Madrid e l'intera regione delle Asturie in tumulto.

La conversione alla Green economy sta già facendo vittime, come era facilmente prevedibile, e le vittime cominciano a ribellarsi. Domani a Madrid è previsto l'arrivo della «Marcia Nera», centinaia di minatori partiti un mese e mezzo fa dalle Asturie - dove è concentrata larga parte delle miniere di carbone - a cui si sono aggiunti per strada altri colleghi delle miniere di Leon e Palencia (dove si estrae il carbone di migliore qualità). É una protesta dura, con uno sciopero che dura da due mesi e ripetuti scontri con le forze dell'ordine, contro la decisione del governo Rajoy di tagliare del 63% i sussidi statali all'industria del carbone (l'unica risorsa energetica significativa prodotta in Spagna), che ammontano a 300 milioni di euro l'anno. In realtà il governo di centrodestra c'entra poco, perché in questo caso obbedisce soltanto a una direttiva europea che stabilisce la cessazione di ogni aiuto statale all'industria del carbone entro il 2018, mentre si moltiplicano gli incentivi per l'energia da fonte rinnovabile. Inoltre è stato il governo di Zapatero a imprimere 10 anni fa una svolta «verde» alla politica energetica spagnola: 60 miliardi di euro di investimenti nell'energia rinnovabile tra il 2000 e il 2010, che hanno creato 50mila posti di lavoro, ma solo 5mila permanenti. Nello stesso tempo è iniziato lo smantellamento dell'industria del carbone, che negli anni '80 impiegava ben 50mila lavoratori e ora solo poco più di 5mila, di cui oltre la metà è ora a rischio. A fronte di un investimento enorme, arrivato oggi a sfiorare i 100 miliardi di euro (curiosamente la stessa cifra stanziata dalla Ue per salvare le banche spagnole), il saldo per l'occupazione è disastrosamente negativo.

E potrebbe andare ancora peggio in Germania, capace di trascinare con sé il resto d'Europa, come peraltro ha già cominciato a fare. I segnali sono inquietanti: non solo i cittadini tedeschi hanno visto aumentare in dieci anni la loro bolletta energetica del 57% (ora la Germania è seconda solo all'Italia per il costo dell'energia), uno studio uscito nei giorni scorsi quantifica in 300 miliardi di euro il costo aggiuntivo per i tedeschi da qui al 2030 per i sussidi alle energie rinnovabili. É rilevante che a lanciare l'allarme sia stato Georg Erdmann, un professore di Energetica che il governo stesso ha nominato pochi mesi fa nel comitato di esperti chiamato a seguire la «rivoluzione energetica» tedesca. É questo il progetto voluto 10 anni fa dal governo di coalizione tra socialdemocratici e Verdi, che prevede la chiusura totale delle centrali nucleari e l'incremento dell'energia rinnovabile fino all'80% del totale entro il 2040. La Merkel ha confermato questo impegno; aveva inizialmente cercato di salvare il nucleare ma dopo l'incidente di Fukushima ha stabilito per il 2022 la data dello stop all'atomo. Ma la transizione all'energia verde si sta già dimostrando un clamoroso autogol: solo quest'anno, i sussidi alle energie rinnovabili ammontano a 14,1 miliardi di euro, un costo che per l'industria sta diventando insostenibile. A pagare le maggiori conseguenze sono il settore chimico, metallurgico e cartario. Nell'industria dell'alluminio l'elettricità rappresenta ormai il 40% del costo totale, una situazione che ha già costretto alcune grosse aziende, come la Voerdal, a chiudere. Ma una protesta decisa è venuta anche dall'associazione che riunisce le aziende siderurgiche mentre il Commissario europeo all'energia, il tedesco Guenther Oettingher ha chiaramente parlato di processo di de-industrializzazione in corso. Lo stesso Oettingher ha chiesto a livello europeo un taglio ai sussidi per il solare almeno del 30%, obiettivo condiviso anche dalla Merkel. Almeno fino a pochi giorni fa, quando il suo nuovo ministro dell'Ambiente Peter Altmaier, ha sorpreso tutti cancellando i tagli previsti e annunciati. La decisione rende ora impraticabile la promessa della Merkel di contenere il costo sulla bolletta per i sussidi al rinnovabile a 3,5 centesimi il kilowattora: secondo Erdmann il costo schizzerà ad almeno 10 centesimi.

Adesso si vedranno le reali convinzioni della Merkel: se andrà avanti verso il suicidio politico ed economico oppure se farà fuori il secondo ministro dell'Ambiente, dopo il defenestramento di Norbert Roettgen in maggio.


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Messaggio: #26
RE: FV - incentivi

http://www.greenstyle.it/crisi-fotovolta...10728.html

Da tempo è noto che la crisi dell’industria fotovoltaica “occidentale” sta causando una catena di fallimenti tra le aziende americane, tedesche e italiane. Sappiamo tutti che gli USA si sono difesi imponendo pesanti dazi commerciali alle celle fotovoltaiche cinesi e che anche in Europa c’è chi vorrebbe creare barriere doganali.

Quel che non è noto, invece, è che anche i cinesi falliscono. E a decine. La notizia l’ha data John Lefebvre, presidente del ramo americano di Suntech Power, durante la conferenza Intersolar che si sta svolgendo in questi giorni a San Francisco.

Secondo Lefebvre, infatti, già 50 produttori cinesi di celle e moduli fotovoltaici hanno dichiarato fallimento. Alla base di tutto c’è l’”over capacity“, l’eccesso di capacità produttiva rispetto alla reale richiesta mondiale di fotovoltaico. Leggendo i dati di una recente ricerca di GTM Research si scopre che, a fronte di una richiesta prevista per il 2012 pari a 30 GW di potenza, la produzione quest’anno toccherà i 59 GW.

Nel mondo, cioè, si producono oggi il doppio delle celle e dei moduli fotovoltaici richiesti dal mercato. Ecco perché la crisi del fotovoltaico colpisce tutti e senza esclusioni. Ecco perché, ad esempio, General Electric ha annunciato che taglierà la produzione mentre Konarka ha chiuso gli stabilimenti in America e Germania. Così come, poco prima, avevano fatto altre aziende: Abound Solar, Centrotherm, Sovello, Solon, Solar Millennium, Q-Cells, First Solar.

Con l’introduzione dei dazi americani, poi, è successa una piccola rivoluzione: le importazioni di fotovoltaico cinese in USA sono crollate e i cinesi sono andati a produrre a Taiwan, paese escluso dalle barriere commerciali, chiudendo gli stabilimenti in Cina.

Una vera e propria strage che ora non risparmia neanche i cinesi, che hanno causato questa situazione non senza l’aiuto dei tedeschi. A questo punto, quindi, prevedere o anche solo fare timide ipotesi su quale sarà il futuro dell’energia fotovoltaica è quanto mai rischioso.

Fonti: Renewable energy World, Forbes






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Messaggio: #27
RE: FV - incentivi

http://www.rischiocalcolato.it/2012/08/l...ealta.html


La Grande Truffa delle Energie Rinnovabile. Bancarotta Sovello. I Parassiti si spiaccicano contro il Muro della Realtà.

Di Giuseppe Sandro Mela




La Società Sovello, prima di proprietà della già fallita Q-Cells, a maggio è stata dichiarata fallita per bancarotta e quindi insolvente. Con il 27 agosto chiuderà i battenti. 1,000 dipendenti hanno perso il lavoro.

                Questa bancarotta segue di poco quella miliardaria della Q-Cel
ls.

                Data la particolare importanza che in Germania avevano queste Società, la storia di questa catena di fallimenti é stata seguita in numerosi post:

    – Götterdämmerung. La Germania barcolla sotto il fallimento Q-Cells.

    – Götterdämmerung. La gigantesca bancarotta fraudolenta delle Energie Rinnovabili.

    – Crisi fotovoltaico tedesco: nuovi tagli agli incentivi e fallimenti.



                Adesso che tutto è finito, potrebbe essere utile fare alcune considerazioni sul tema.

                1. La Germania, correttamente ad avviso dello scrivente, aveva a suo tempo avviato molti progetti di ricerca nel campo del fotovoltaico per migliore progettazione e resa. Il settore era di interesse scientifico sia di per sé sia per le potenziali ricadute in molti altri campi di studio.

                2. Dopo un inizio alquanto promettente, il progetto fu preso in carico da quella componente politica che privilegia gli aspetti ecologici. I finanziamenti aumentarono di molto ed in ragione spropositata sia ai risultati raggiunti sia a quelli attesi. Questo intervento suscitò anche molte rimostranze negli ambienti scientifici, che avevano ben presente come il filone stesse per esaurirsi. Tuttavia i media sovraenfatizzarono l’avvenimento, quasi fosse stato un mutamento epocale, un atto dovuto.

                3. Messe a punto delle celle ragionevolmente più performanti di quelli prima disponibili, si cercò di trasferire i risultati scientifici alla produzione industriale. L’intero progetto sbatté violentemente la faccia contro l’impossibilità di produrre in Germania con rapporti prestazioni/costi competitivi. Due importanti distinzioni.

                – Una produzione verteva la fabbricazione degli impianti produttivi.

                – Una seconda produzione utilizzava questi impianti per fabbricare i pannelli solari.

               4. La produzione degli impianti riusciva a stare ragionevolmente sul mercato, essendo in pratica in regime di monopolio. Quella invece relativa alla fabbricazione del prodotto finale, i pannelli, si trovò oberata dai costi globali del lavoro rispetto alla concorrenza estera. Q-Cells cercò di stringere accordi con partner cinesi, ma alla fine la produzione sinica si rivelò troppo concorrenziale. Così le ditte produttrici di pannelli fotovoltaici di trasformarono in mere assemblatrici di quelli cinesi importati.

                5. La componente politica cui sopra accennammo esercitò fortissime pressioni sui vari Governi che si succedevano per concedere sgravi fiscali, sovvenzioni ai produttori ed agli acquirenti causando contributi la cui stima potrebbe aggirarsi attorno ai dieci miliardi all’anno (tra Governo federale e Länder). ( ci si costruiva due centrali nucleari all'anno ndr)   Questa cifra comprende sia gli aiuti diretti, sia quelli indiretti, ma non per questo meno rilevanti. Si noti infine che i consigli di amministrazione delle società produttrici costituivano luogo preferenziale per uomini suggeriti dalla parte politica patrocinante.

                6. Con il prender piede della Nuova Grande Depressione il Governo federale ed i Länder si trovarono obbligati dapprima a ridurre e quindi ad abolire ogni forma di sovvenzione, diretta od indiretta. Senza sovvenzioni e contributi per i nuovi impianti la produzione andò immediatamente in perdita. Di qui la catena di fallimenti per bancarotta della linea che produce i pannelli, non di quella che produce gli impianti, almeno per il momento.

                Considerazioni.

                1. Comme d’habitude, la politica è intervenuta tramite lo stato prima nel supportare un progetto arrivato all’estinzione, quindi la relativa  produzione manifatturiera ed infine concedendo incentivi significativi agli acquirenti.

                2. Una grande quantità di denaro del Contribuente è stata spesa per sostenere più una concezione ideologica che un progetto industriale basato almeno sulla parità di bilancio. La vantata floridezza di questo business era esclusivamente legata ad un enorme intervento a fondo perduto dello stato nell’economia.

                3. Per comprendere fino a qual punto possa essere arrivata questa aberrazione mentale, si consideri che negli ultimi anni, come già detto, le aziende produttrici di pannelli solari in realtà si limitavano solo ad assemblare manufatti cinesi, perché loro li avrebbero prodotti a costi almeno cinque volte superiori. Questa era una situazione del tutto aberrante: il sostegno erogato dallo stato tedesco attingendo alle tasche dei propri Contribuenti finiva in definitiva a migliorare l’export cinese: tali elargizione non restavano in Germania se non per quel poco (tanto per molti) destinato agli stipendi degli ecologisti insediatisi nei consigli di amministrazione e nella burocrazia dello stato.

                Sarebbe stato enormemente più economico passar loro direttamente un “sussidio“, senza montare tutto quel caravanserraglio.

                4. Questa esperienza tedesca potrebbe essere di monito agli altri paesi europei che ancora si comportano come si comportò quello tedesco in passato: si eviterebbero gli invitabili fallimenti.

                5. Questa é un’ulteriore prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, di quanti effetti perniciosi siano scatenati dall’intervento dello stato in economia e dovrebbe essere di sprone a perseguire ampi progetti che liberizzino il  mercato.

                6. Infatti dimostra quanto poco il mercato europeo sia «libero», ossia ad impronta capitalista. É tutto, tranne che “capitalismo”. Alla fine però il libero mercato trionfa sempre. In questo caso con i fallimenti.

                7. Un’ultima considerazione é doverosa. Se ogni fallimento é di per sé un dramma, questi fallimenti lasciano la legittima speranza che la lezione sia stata chiara e che fatti del genere non si ripetano più. Anche la pazienza dei Contribuenti ha un limite.

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Toungue


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Messaggio modificato il: 25-08-2012 alle 11:52 da Cher.

25-08-2012 11:50
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