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Il muro della vergogna dei giornalisti
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mi.greco
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RE: Il muro della vergogna dei giornalisti

Vorrei poter esprimere una ulteriore considerazione sul mondo della scuola e, con uno sguardo più ampio, su quello della istruzione in generale.
Si parla ormai da tempo che l'istruzione è un diritto del cittadino.
Va bene, e va bene anche quando ne sia diventato un obbligo. Vedi "la scuola d'obbligo" che indirizza tutti ad un minimo di istruzione.
Quindi l'istruzione è un diritto e nel contempo un dovere del cittadino.
E' una delle non poche situazioni sociali dove diritto e dovere hanno la stessa valenza che identifica una "opportunità" concessa dal legittimarsi della stessa.

Il problema quindi non è il porre in discussione la validità o meno dell'istruzione ma la sua qualità.
E' un po' il voler guardare a situazioni, e sono molte se non tutte,
della gestione del diritto e del dovere sociale. Volendo applicare detta considerazione al mondo dell'Energia Nucleare e, sempre ampliando lo sguardo, al mondo scientifico, ci troviamo ad affrontare lo stesso problema che, da un lato, pur riconoscendosi al cittadino diritto di miglioramento del proprio abitat, dall'altro,lo si richiama a parteciparvi come dovere.
I pericoli che s'incontrano nell'applicazione di nuove fenomenologie o, se vuoi, tecnologie scientifiche, sono strettamente collegati alla verifica delle stesse oltre che ad una competente sperimentazione.
Chi lavora nel mondo delle migliorie, di qualsiasi natura esse fossero, ha il sacrosanto dovere di prevedere probabili errori, inefficienze applicative, disastri ambientali e via dicendo.
Il ragionamento ci porta al disastro giapponese dove il problema "nucleare" è di sè per sè irrilevante rispetto al problema creato dagli addetti ai lavori e dalle sopragiunte ed inpreviste catastrofi ambientali.
Per concludere e dare un senso a questo mio intervento in questa rublica, dobbiamo rilevare che nella istruzione manca una base di responsabilità morale avveneristica e che l'apprendimento è un "vago concetto" fine a sè stesso.
Che poi le parti speculative e interessate distorcano l'autenticità dei fatti attraverso un giornalismo manipolato non è una novità; fa parte del gioco.
Nel poker non sempre vince chi ha buone carte ma chi sa bleffare!

Michele Greco

08-09-2011 14:48
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Cher
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RE: Il muro della vergogna dei giornalisti

http://www.sportmediaset.mediaset.it/alt...ione.shtml

BOSSINI, LA RINASCITA DI UN CAMPIONE
Ha sconfitto il cancro, ora vuole Londra 2012

ALESSANDRO MASSINI INNOCENTI0 7/09/11

La voce di Paolo Bossini tradirebbe chiunque. Se non fosse per i dati anagrafici (è nato a Brescia il 29 giugno 1985) nessuno crederebbe di parlare al telefono con un giovane 26enne lombardo. Nove anni di vita a Roma (dove gareggia per l’Aniene), hanno trasformato il suo accento da bresciano a romano e il timbro vocale è quello tipico del fratello maggiore, da uomo navigato. Una voce rassicurante. Del resto Paolo è cresciuto alla svelta: medaglia d’oro nei 200 m rana agli Europei di Madrid nel 2004, a soli diciannove anni. Nel 2006, medaglia d’argento a Budapest. Stessa rassegna, stessa specialità. Senza dimenticare le altre medaglie e i record in giro per il mondo (pochi, ad esempio, ricordano il suo record europeo, nel 2008, alle Olimpiadi di Pechino). Proprio da Pechino in poi, il fisico di Paolo va in tilt. Le malelingue lo accusano di essere privo di stimoli, di sentirsi realizzato, ma non è così. Qualcosa lo sta divorando da dentro, un male con cui nessuno vorrebbe fare i conti: il cancro.

Mi parli prima delle sue origini sportive. Com’è nata la sua passione per il nuoto?

Quasi per caso. Soffrivo d’asma e i medici consigliarono a mia madre il nuoto per fare fronte alle mie difficoltà respiratorie. Avevo solo quattro anni, non era il mio sport preferito, ma a quell’età non puoi decidere ciò che è meglio per te. Poi, con il tempo, ho visto che nuotare mi dava benefici a livello fisico e soddisfazioni dal punto di vista agonistico. Da lì non ho più potuto farne a meno, anche se davvero, è uno sport che mi ha dato tutto, immense gioie e grandi dolori.

Come ha scoperto la malattia?

Tre mesi prima delle Olimpiadi del 2008 ho fatto gli Europei in vasca corta a Eindhoven. Non andarono male, di più. Questo perché il mio fisico subiva già degli scompensi che non mi permettevano di mantenere i miei ritmi. A Pechino invece accadde l’impensabile: probabilmente era un giorno che mi girava bene, perché feci il record europeo. Poi dopo Pechino, il tracollo. Non riuscivo a nuotare bene, a fare una gara decente. Cominciò così a girare la voce che avessi perso la voglia, gli stimoli. Ma la gente si sbagliava. Semplicemente il mio fisico non reggeva. Non riuscivo nemmeno a sopportare i carichi di allenamento. Cominciai ad avere febbri, malesseri continui. E’ stata una malattia subdola perché io stavo sempre peggio, facevo le analisi e queste erano perfette. Poi a fine 2010, durante un allenamento, facendo un movimento con il collo ho sentito qualcosa di strano, come un bozzolo, sotto la pelle. A quel punto gli esami specifici hanno dato il verdetto, avevo un tumore al sistema linfatico.

Cosa le hanno detto i medici?

Che il tumore era causato dal disastro nucleare di Chernobyl. Al tempo io avevo solo un anno e rientravo nella fascia di popolazione più a rischio. Non so se fosse davvero quello il motivo o un modo dei dottori per giustificare la cosa. L’origine reale di questo male non è individuabile. Comunque credo avessero ragione, perché io ho sempre avuto una vita sana, regolare. Se c’è una spiegazione, quella è l’unica possibi
le.

E a quel punto, a chi si è aggrappato per farsi forza?

Mi sono aggrappato agli affetti. A mia moglie Laura e alla nostra splendida figlia Angelica, alla mia famiglia a Brescia. Anche gli amici sono stati importanti. Ho ricevuto tanti messaggi di sostegno via sms, via Facebook. Anche questi mi hanno fatto bene, ma la famiglia ha vissuto con me, in prima linea, il mio dolore. La forza mi è arrivata da loro.

La storia più recente, simile alla sua, è quella di Eric Abidal (difensore del Barcellona operato per un tumore al fegato ndr). Secondo lei quali sono le motivazioni che aiutano un atleta a non mollare in un momento così difficile?
Abidal è riuscito a dimostrare a tutti quanto vale, anche come persona. Le nostre sono storie diverse, io ho dovuto fare cicli di chemioterapia. E’ una cosa che ti distrugge letteralmente il fisico, che ti avvelena. Lui ha avuto la “fortuna” di non vivere quel calvario. Ogni storia del resto, è una storia a sé. Le motivazioni sono rappresentate dalle persone che hai vicino e che ami, combatti per loro e per te stesso. Io ho vissuto quel periodo come una gara. Ora il mio obiettivo è ottenere la qualificazione alle Olimpiadi, con la malattia è stata la stessa cosa. Mi sono posto l’obiettivo di sconfiggerla. Pare incredibile, ma l’ho vissuta come una cosa semplice, non riuscivo a vivere la malattia come un dramma, vedevo solo il traguardo della guarigione, e l’ho raggiunto.

Durante la malattia ha avuto, a livello umano, sorprese o delusioni particolari?

Ho avuto grandi sorprese. Persone che credevo semplici conoscenti si sono rivelate vere amiche. Ho vissuto anche alcune delusioni, ma non voglio fare nomi.

Un altro ranista eccellente, Domenico Fioravanti, ha dovuto lasciare definitivamente la carriera agonistica per motivi di salute. Come pensa che avrebbe riorganizzato la sua vita, se l'avessero costretta a rinunciare alla sua più grande passione?
Non so come avrei reagito, perché avevo troppa sete di rivincita. Ho dovuto ingoiare rospi su rospi. Volevo rispondere a chi mi accusava negli anni precedenti di avere perso gli stimoli, la voglia. No, non ho pensato a cosa avrei potuto fare di diverso. Ho ancora troppo da dare a livello sportivo. Può darsi che fra cinque anni farò l’allenatore, gestirò un centro sportivo, non lo so. Il pensiero di riporre gli occhialini nel cassetto non mi ha mai sfiorato. In più ho solo 26 anni, ho ancora alcune cartucce da sparare.

L’obiettivo, ora, è Londra 2012. Quanto ci crede? Il suo fisico come risponde agli allenamenti?

Ad oggi il mio fisico risponde abbastanza bene. Ho ripreso ad allenarmi da pochi giorni e se la testa va a mille il fisico non riesce ancora a tenergli il passo. Il “problema” è che la testa, con quello che ho vissuto, ha acquisito un livello tale di sicurezza che è davvero difficile, per il fisico, stargli dietro. In allenamento ho il ritmo dei compagni, poi, però, quando torno a casa mi lecco le ferite, sono letteralmente sfiancato. Credo che ci vorranno ancora un paio di mesi per tornare completamente nei ranghi, ma a Londra ci credo eccome.

Ai recenti mondiali la rivelazione è stata Fabio Scozzoli, anche lui ranista. Se lo aspettava?

Fabio è un grandissimo atleta, ha avuto una crescita fenomenale. Io l’ho visto da vicino e posso scommettere che sarà protagonista anche alle Olimpiadi.

Pensa che possa diventare un suo rivale a Londra?

Nello sport mai dire mai. Credo comunque che si concentrerà sulla sua distanza preferita, i 100 m. E’ arduo puntare sia sui 100 che sui 200. E’ anche vero che ci sono atleti che riescono a farlo, come il giapponese Kitajima, che riesce a sfoderare ‘temponi’ sia nei 100 che nei 200. Ma è una mosca bianca. A certi livelli, per rendere al meglio, si prepara solo una delle due distanze.

Come ha vissuto questi ultimi mondiali? Per chi ha tifato in particolare?

Io ho seguito tutte le gare in tv, e a grande malincuore. Avrei pagato di tasca mia per essere in vasca. Ammetto che non ho preferenze, quando guardo una competizione internazionale tifo per gli azzurri, senza distinzioni. Questo perché il nuoto, anche se è uno sport in crescita, è minore rispetto ad altri. Un risultato positivo da parte dei miei compagni fa crescere il movimento e questo è quello che conta, l’importante è la medaglia.

Ci saranno di sicuro altri atleti che, pur non essendo famosi, stanno vivendo o hanno vissuto un calvario simile al suo. Qual è l’incoraggiamento che vorrebbe dargli?

A chi è in difficoltà dico che con la mente e con il cuore si può davvero arrivare a traguardi impensabili. Sembra una frase fatta, lo so, ma quando ci si trova nella malattia ci si rende conto veramente di tante cose. So che il mio essere atleta sotto i riflettori, forse mi avrà agevolato, ma nulla è stato facile, anzi. Nella mia carriera, per ottenere certi risultati, ho dovuto scalare montagne e ostacoli che sembravano insormontabili. Io ho sempre lottato e visto una luce in fondo al tunnel del mio male, che mi faceva andare avanti spedito, senza mollare. Anche quando quella luce in realtà non c’era, perché all’inizio della cura non potevo avere la certezza che mi sarei salvato. Eppure ho subito pensato che piangersi addosso non avrebbe funzionato. Autocommiserandomi non mi sarei svegliato una mattina guarito, o sulla via della guarigione. A mio avviso l’errore più grande, in queste circostanze, sta nel domandarsi: “Perché proprio a me e non a qualcun altro?”. Sono domande inutili, l’unica cosa che bisogna fare è tirare fuori le palle e andare avanti. Ho conosciuto tante persone che non facevano altro che piangere, che chiedersi il perché del loro male. Non è questa la via. Bisogna crederci fino alla fine perché, lo posso assicurare, con le testa, se si vuole, nulla è impossibile.

Il suo messaggio dà forza anche a chi ha la fortuna di stare bene

Ci tengo a dire questa cosa, che sembra assurda: per me non è stata una tragedia. Il detto “Non tutti i mali vengono per nuocere” ha il suo perché, anche nel mio caso. Sono maturato. Nemmeno in vent’anni di vita sana avrei potuto trarre altrettanti insegnamenti e crescere di testa come sono cresciuto in quest’ultimo anno. La vita poi, ha davvero un altro sapore, la vedi da un’altra prospettiva. No, non è stata una brutta esperienza, mi ha lasciato tanto, tantissimo. Ovvio, non auguro a nessuno di vivere in prima persona una malattia simile e, soprattutto, spero di non averci più niente a che fare. Però sarei felice se la mia storia donasse un sorriso e un filo di speranza a chi ne ha bisogno. E so che sono in tanti.

Una nota di colore per chiudere l’intervista, nota sicuramente leggera rispetto a quello di cui si è parlato fino ad ora. Pellegrini-Magnini, che ne pensa?

L’idea che mi sono fatto è che Luca (Marin, ex della Pellegrini ndr) per me è come un fratello. Ognuno è davvero libero di fare quello che vuole, poi tutto il resto, come dicono a Roma, è noia…

Questo è Paolo Bossini. Campione di nuoto che ha sconfitto Chernobyl e ritorna alle gare. Forse non vincerà medaglie a Londra 2012, ma il record del coraggio non riuscirà mai a strapparglielo nessuno.


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Messaggio modificato il: 09-09-2011 alle 20:45 da Cher.

09-09-2011 20:44
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RE: Il muro della vergogna dei giornalisti

Hai fatto una buona intervista "giornalistica"!
Mi dispiace per l'argomento che tratti, anche se poi mi risolleva il concludersi positivo della malattia di Paolo Bossini.
Purtroppo, sia il male che il bene, non guardano nè caste, nè condizioni, nè situazioni, nè si soffermano su una o più categorie umane; sono quegli imprevisti della vita che ci sorprendono impreparati e nei momenti meno opportuni (D'altra parte, non vi sono momenti opportuni). Non credo che possa essere di consolazione per Paolo Bossini sapere che io stesso ho avuto lo stesso dramma del quale preferisco non parlarne.
E' giusto e salutare guardare avanti perchè, se c'è stato un miracolo, non è certo nella guarigione quanto nel considerare che il vero miracolo è nella sua giovane famiglia che gli vuole bene e gli garantisce un futuro d'affetto.
Il mio miracolo è rappresentato da Athos e Gin, due cani che vivono con me da oltre dieci anni senza tradimenti, ripensamenti e pretese. Per me è il miracolo perfetto.
Auguri per il suo agonismo che sicuramente gli darà ancora molte soddisfazioni.

Michele Greco

10-09-2011 13:22
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RE: Il muro della vergogna dei giornalisti

Roma - Dite addio alle vecchie lampadine da 60 watt che per tanti anni hanno accompagnato le cene e la vita nelle cucine e nei soggiorni di tanti italiani. L'Unione europea ha detto basta a questo cimelio elettrico per far spazio ad una "luce" che sia più rispettosa dell'ambiente. La misura che mette al bando i vecchi bulbi ad incandescenza da 60 Watt, comporterà un notevole risparmio energetico calcolabile in 40 miliardi di kilowattora annui, pari al consumo dell’intero Belgio.già da tempo è in corso un restyling di interruttori e lampadine in tutta europa. Nel 2009 è arrivato lo stop alla produzione per quelle da 100 watt e nel 2010 si sono spente spente qulle da 75 watt.

Le uniche rimaste anora in produzione che fanno parte della scorsa "era industriale" sono quelle da 45 e 25 watt. La norma anti-lampadina è in vigore solo nel territorio Ue e prevede che la aziende cessino la produzione lasciando ai consumatori la possibilità di acquistare i bulbi nei negozi fino ad esaurimento delle scorte. Quando tutti i vecchi bulbi sarnno spenti verranno risparmiati fino a 40 miliardi di kilowattora l'anno. Oltre ad un sostanziale vantaggio economico c'è da sottolineare anche un progresso importante sul piano della ecosostenibilità. Infatti i numeri parlano chiaro. Con le nuove norme verranno risparmiate al pianeta 32 milioni di tonnellate di anidride carbonica all'anno. Per una volta anche la citazione biblica "e luce fu...", dovrà lasciare spazio ad un più cinico "e risparmio fu...".


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RE: Il muro della vergogna dei giornalisti

leggete leggete...............

http://www.ilgiornale.it/genova/paura_bo...comments=1


liquidare in due righe. Intanto, perché il mondo intero sta ancora interrogandosi sulle conseguenze del botto nell’impianto di Fukushima, 11 marzo di quest’anno. E inoltre perché, in particolare in Liguria, è sempre vivo il dibattito sull’ostracismo al nucleare, quando - come sostengono gli scienziati senza pregiudizi ideologici -, a pochi passi dai nostri confini esiste una «cintura» di impianti che producono energia dall’atomo. Come a Marcoule, appunto. Decine, comunque, nella giornata di ieri, le chiamate ai vigili del fuoco da tutto l’Imperiese dopo che si è diffusa la notizia dell’incidente. È scattata l’allerta, anche se le autorità transalpine si sono affrettate a precisare che la situazione non presentava rischi e non si registravano fughe radioattive. Concetto ribadito dopo poco dal capo della Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, in contatto telefonico con l’assessore regionale all’Ambiente, Renata Briano: «Nella malaugurata circostanza che si possano verificare fughe - ha sottolineato Gabrielli -, sarebbero ridotte perché non fuoriuscite dal reattore della centrale». Ancora più rassicurante Renata Briano, ecologista e antinuclearista non viscerale: «Attendiamo novità dal Dipartimento nazionale della Protezione civile dove è già al lavoro l’unità di crisi con l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, e i Vigili del Fuoco». Fidarsi è bene, ma l’assessore all’Ambiente ha disposto lo stesso un primo monitoraggio della radioattività dell’aria, affidandolo all’Arpal, l’Agenzia per la protezione ambientale in Liguria. Per inciso: le centraline per i controlli sono quattro, due delle quali a Genova (sul tetto della sede dell’Arpal e in località Righi), una a Imperia e un’altra a La Spezia.
Passata la tensione delle prime ore, via libera alle dichiarazioni istituzionali. Alcune addirittura indispensabili e scientificamente all’altezza. Parte in tromba il sindaco Marta Vincenzi a Tmn News: «Non lancerei allarmi, ma siamo in allerta, anche se la Francia dice che non c’è nessun problema. E anche se non sembra ci sia nulla di drammatico - scandisce il primo cittadino di Genova, in veste veltronista ma-anchista - bisogna verificare». Marta Vincenzi, infine, consapevole dell’avvio della campagna elettorale per il rinnovo del proprio mandato, la butta sull’ideologico: «La dobbiamo smettere di fare centrali nucleari, le centrali vanno chiuse, ma anche ci vuole una politica energetica seria e sostenibile, perché altrimenti chiudiamo anche tutte le fabbriche. I cittadini non reggono più la preoccupazione che possano esserci ricadute irreversibili sulla salute, ma anche sul territorio e sul futuro del nostro pianeta». Ci tengono a farsi sentire, con dichiarazioni pesanti, eccome pesanti, anche il presidente dell Regione Claudio Burlando - «il nucleare è pericoloso» -, e il presidente della Provincia spezzina Marino Fiasella: «Obbligatorio investire nelle energie alternative».
Più concreta la presa di posizione di Gianni Plinio, responsabile Sicurezza Pdl Liguria, che chiede al sindaco di Genova se esista un Piano comunale di emergenza per fronteggiare eventuali effetti nocivi in caso di fughe radioattive. «Una cosa è certa - ricorda Plinio -: con i siti a poca distanza dalle nostre frontiere è come se le centrali ce le avessimo in casa». Vallo a spiegare ai catastrofisti di partito (preso).


http://www.ilgiornale.it/cronache/franci...mp;LINK=TW

Avignone - Allarme nucleare nel Sud della Francia, a soli 242 chilometri da Ventimiglia e a 257 chilometri da Torino. Questa mattina è esplosa una fornace all’interno della centrale di Marcoule, a pochi chilometri da Avignone: l’incidente sarebbe avvenuto a seguito di un incendio in un sito di stoccaggio di rifiuti radioattivi provocando un morto e tre feriti. Adesso, all'interno del sito gestito dall’Areva, vi è il serio rischio di una fuga radioattiva. I pompieri e le forze dell’ordine sono intervenute immediatamente.

La dinamica dell'incidente L'esplosione della fornace avrebbe colpito il centro di trattamento di scorie radioattive. "L’incidente è avvenuto nel sito di Centraco della società Socodei, filiale dell’Edf, a Codolet - ha precisato alla France Presse un portavoce del Commissariato all’energia atomica (CEA) - al momento non vi sono fughe all’esterno". Secondo le prime informazioni, sarebbe morto un uomo, il cui corpo è stato ritrovato "carbonizzato". Altre quattro persone sarebbero rimaste ferite - una è "molto grave" ed è stata trasferita in elicottero all’ospedale di Montpellier. I feriti in modo più leggero sono state invece ricoverate all'ospedale di Bagnols-sur-Ceze. E' stato comunque definito un perimetro di sicurezza attorno al sito.

Impianto a 200 km dall'Italia L’impianto di Marcoule ha ospitato la prima centrale nucleare in Francia, con i primi reattori per uso militare finalizzati a costruire la bomba atomica, ma ora è stato per lo più riconvertito a impianto di trattamento delle scorie: si trova presso Chusclan, nella regione Linguadoca-Rossiglione, a nord di Nimes ed Aix-en-Provence, e a circa 200 chilometri dal confine con l’Italia. L’impianto è vicino al fiume Rodano e alle città di Orange e Avignone. Proprio per l'estrema vicinanza con il Belpaese, il dipartimento della Protezione civile è subito entrato in contatto con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e con i vigili del fuoco: "Stiamo monitorando e verificando se ci sono eventuali rischi per l’Italia".

La centrale nucleare di Marcoule La centrale di Marcoule è stata la prima centrale nucleare francese, nella Linguadoca-Rossiglione. La centrale possiede tre reattori UNGG (una versione francese del Magnox inglese) da 79 MW totali. E' stata la prima centrale nucleare francese, nello stesso sito esiste anche un altro reattore (il numero uno) costruito dal 1955 al 1956 da soli 2 MW e non utilizzato per la produzione elettrica.La centrale fa parte del più ampio sito nucleare Marcoule, un’istallazione industriale gestita da AREVA e dal CEA. A Marcoule furono costruiti i reattori nucleari a uso militare per le ricerche destinate alla costruzione della bomba atomica francese.




http://www.ilgiornale.it/esteri/la_paura...comments=1

La paura nucleare ai nostri confini Ma Parigi rassicura: nessun pericolo
di Stefano Zurlo



L’Italia che è uscita dall’atomo si ritrova a fare i conti con la paura del nucleare. A pochi chilometri dai nostri confini, dalla Francia alla Slovenia, è un susseguirsi di centrali che rappresentano sulla carta un pericolo per la nostra sicurezza.

E all’ora di pranzo le autorità di Parigi informano la comunità internazionale che c’è stato un incidente nel sito di Marcoule, sul Rodano, a 257 chilometri da Torino. Il bilancio è di un morto e quattro feriti. Al momento nessuno è in grado di valutare le conseguenze nel medio periodo: Liguria e Piemonte vanno in fibrillazione, tutti hanno ancora in mente le immagini di quel che è accaduto nei mesi scorsi in Giappone. Paure profonde che si risvegliano come mostri dal letargo.

Poi dalla Francia e da Roma cominciano ad arrivare notizie sempre più rassicuranti: non c’è stata dispersione di materiale radioattivo e le verifiche effettuate sul territorio nazionale da Protezione civile, Ispra, (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), e vigili del fuoco danno risultati confortanti. I valori della radioattività in Italia sono nella norma.

Ora dopo ora il caso sembra ridimensionarsi e l’allarme rientra. Intanto gli esperti cercano di capire che cosa sia accaduto: c’è stata sicuramente un’esplosione e lo scoppio è avvenuto all’interno di un impianto in cui le scorie radioattive vengono trattate prima di essere stoccate. Subito dopo si è sviluppato un incendio che è stato domato rapidamente.

«Il sito - spiega all’Adnkronos Francesco Troiani, ricercatore del centro Enea di Saluggia - appartiene alla Sodei, partecipata da Edf e Areva. La sfortuna degli operatori rimasti coinvolti è che questo forno ha la bocca di caricamento a vista della sala di controllo. I tecnici guardano dall’alto verso il basso la bocca del forno, stando dietro a un vetro. L’esplosione si è quindi sviluppata verso l’alto cogliendo in pieno chi era al lavoro. Lo scoppio ha provocato la rottura del vetro di protezione, la morte di una persona e il ferimento di altre tre».

Forse, a innescare la tragedia è stata la caduta di materiale non metallico o liquido dentro la fornace di fusione dei rifiuti radioattivi. Fin qui quel che sarebbe accaduto. Nel giro di qualche ora anche i più sospettosi devono ammettere che la catastrofe è stata evitata e i problemi sono davvero circoscritti. «Non c’è nessun rischio di una possibile nube radioattiva sull’Italia - afferma il responsabile del Centro emergenze nucleari dell’Ispra Paolo Zeppa - noi non temiamo la presenza sul nostro sito di tracce di radioattività».

Non solo: l’edificio è rimasto integro e gli addetti ai lavori ricordano che «a Marcoule si lavorano rifiuti a bassa radioattività». Insomma, le circostanze giocano a favore della nostra tranquillità. In Francia non si ripeterà, per fortuna l’angosciante stillicidio delle notizie che arrivavano dal Giappone ferito dall’accoppiata terremoto-maremoto. A Fukushima si cercavano volontari con lo spirito di eroi che andassero a raffreddare l’acqua dei reattori danneggiati, in Francia gli stessi operai presenti all’interno della centrale non presentavano tracce di radioattività sul corpo. E poi, a Marcoule non ci sono reattori, tanto che i tecnici si affannano a spiegare che quel che è accaduto non può essere considerato «un incidente nucleare ma di tipo convenzionale».
L’emergenza viene archiviata, gli abitanti dei paesi più vicini restano nelle loro case e non scatta alcun piano di evacuazione.

Resta il problema di fondo: l’Italia non una ma due volta ha detto no al nucleare, peccato che la sola Francia abbia 58 reattori atomici, alcuni dei quali davvero incombenti sulle nostre regioni. Dunque, a Parigi accettano i rischi di una scelta nucleare, ma in cambio hanno l’elettricità a prezzi inferiori del 40 per cento alla media europea. Noi, invece abbiamo una bolletta energetica carissima e dobbiamo fidarci delle rassicurazioni che ci arrivano da Parigi. Dove il nucleare è intoccabile: nemmeno il dramma di Fukushima ha fatto cambiare idea ai francesi.

------------------------------------

La cosa bizzarra letta in questi articoli che nessuno si è degnato di ricordare  che l'impianto è di proprietà della controllata EDF Socodei e situato nel comune di Codolet, adiacente ma separato dal sito Marcoule del CEA di ricerca nucleare:

http://www.world-nuclear-news.org/RS_Exp...09111.html

Esplosione in discarica francese
12 Settembre, 2011
ORIGINARIAMENTE PUBBLICATO: 13:55 CEST
UPDATE 1: 02:10 BST: Sfondo per l'impianto
UPDATE 2: 15:36 BST: Chiarimento sul luogo dell'evento
UPDATE 3: 17:03 BST: Conferma di non rilasciare radiologico
UPDATE 4: 17:20 BST: Ulteriori dettagli da ASN

Un operaio è stato ucciso oggi da un'esplosione in un forno utilizzato per preparare metallici contaminati per lo smaltimento.

I primi dettagli della manifestazione è venuto dal regolatore francese di sicurezza nucleare, la ASN. Ha detto che l'incidente si è verificato presso l'impianto Centraco dove vengono preparati i rifiuti radiaoctive di basso livello e confezionati per lo smaltimento. L'esplosione di un forno usato per fondere rottami metallici innescato un incendio, che si spense da 01:00.

ASN prima valutazione era che un lavoratore è stato ucciso e altri quattro feriti, uno dei quali ha subito ustioni profonde ed è stato portato in ospedale in elicottero. Non c'era rilascio di sostanze chimiche o radioattive e nessuno dei feriti sono stati contaminati. Le autorità locali e centri di emergenza sono stati contattati, ma nessuna azione è stata richiesta.

Gli articoli trattati a Centraco comprendono attrezzature utilizzate, i componenti, i filtri e gli indumenti da centrali elettriche, università, luoghi di ricerca e ospedali. L'impianto è di proprietà della controllata EDF Socodei e situato nel comune di Codolet, adiacente ma separato dal sito Marcoule del CEA di ricerca nucleare.

Il forno colpito è stato utilizzato per fondere i componenti rottami metallici strutturali, pompe, valvole e gli strumenti realizzati in acciaio inox o acciaio di carbonio che sono leggermente contaminazione radioattiva di breve durata e molto-basso livello.
  
L'unità di fusione ha una capacità annua di 1500 tonnellate di rottami metallici, che può essere aumentato a 4500 tonnellate l'anno, operando su un piano continuo. I lingotti di metallo che produce un volume di circa il 10% del rottame originali e vengono inviati per lo smaltimento permanente a Andra in prossimità della superficie di impianto a Aube.

Ricerche e scritto da News nucleare mondiale
  



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Messaggio modificato il: 13-09-2011 alle 20:15 da Cher.

13-09-2011 14:09
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Messaggio: #136
RE: Il muro della vergogna dei giornalisti

Questi sono il massimo , chiarito che l'impianto è adiacente ma separato dal sito Marcoule del CEA di ricerca nucleare :

Leggete leggete...............

http://www.giornalettismo.com/archives/1...-nucleare/

Francia, scoppio nel sito nucleare di Marcoule


A 200 km dall’Italia esplosione in una fornace per la fusione di scorie. Le autorità rassicurano: “Nessun rischio radioattività”

Un morto e quattro feriti, tra cui uno grave. E’ queso il bilancio di un incidente nucleare avvenuto in Francia, presso il sito nucleare di Marcoule dans le Gard, nel sud del paese, nei pressi di Orange e Avignone, a circa 200 chilometri dal confine con l’Italia. L’incidente si sarebbe prodotto a seguito di un incendio in un sito di stoccaggio di rifiuti radioattivi. Stando alle informazioni diffuse dalle autorità subito dopo lo scoppio, l’esplosione avrebbe colpito una fornace usata per fondere le scorie radioattive metalliche a debole e debolissima attività. Il perimetro di sicurezza intorno alla centrale è stato prontamente posizionato. Il governo rassicura: “Si tratta di un incidente industriale”.


CENTRALE AREVA - Il sito di Marcoule, localizzato nella Linguadoca-Rossiglione, viene utilizzato dalla compagnia nucleare francese Areva per produrre combustibile del tipo MOX, riprocessando uranio e plutonio proveniente da armi nucleari. La centrale di Marcoule è stata la prima centrale nucleare francese. La centrale possiede 3 reattori UNGG (una versione francese del Magnox inglese) da 79 MW totali. Nello stesso sito esiste anche un altro reattore (il N1) costruito dal 1955 al 1956 da soli 2 MW e non utilizzato per la produzione elettrica. La centrale fa parte del piú ampio sito nucleare Marcoule, un’istallazione industriale gestita da AREVA e dal CEA. A Marcoule furono costruiti i reattori nucleari a uso militare per le ricerche destinate alla costruzione della bomba atomica francese.

SITO GIU’ - Alla notizia dell’esplosione nucleare, il sito web della centrale, preso d’assalto dai visitatori, è divenuto praticamente irragiungibile.

“NESSUNA CONTAMINAZIONE” – Nel sito di Mercoule, che si estende sul comune di Codelet, l’incidente è avvenuto precisamente presso il Centraco (Centro per il trattamento delle scorie a bassa attività), di proprietà della società Socodei, filiale dell’Edf, ha precisato alla France Presse un portavoce del Commissariato all’energia atomica (CEA). “Al momento non vi sono fughe all’esterno”, ha fatto sapere. I vigili del fuoco hanno subito informato che un perimetro di sicurezza è stato creato a fronte di un rischio di perdite, ma non sono stati in grado di fornire una valutazione dell’incidente. La prefettura ha detto non essere in grado di comunicare, per ora. Il sito del quotidiano Midi Libre ha precisato che la vittima dell’incidente è stata trovata carbonizzata. La polizia ha fatto sapere che non c’è rischio di contaminazione. Nell’impianto di Marcoule utilizzato per il trattamento di scorie dove è avvenuto l’incidente – ha sottolineato la Reuters -, non sono presenti reattori. Anche Nuclear World News su Twitter, ha prontamente rassicurato: “Si tratta di un centro di ricerca”.

IL GOVERNO: “INCIDENTE INDUSTRIALE” - Il governo francese si è fatto vivo assicurando che “non ci sono fughe radioattive”. In un comunicato diffuso dall’Asn (Autorite’ de la Surete’ nucleare) viene affermato che “secondo le prime informazioni, si tratta dell’esplosione di un forno che serviva a fondere rifiuti radioattivi metallici”. Secondo un portavoce di Edf, “si tratta di un incidente industriale, non un incidente nucleare”.

“NESSUN RISCHIO PER L’ITALIA” – In base alle notizie divulgate finora dalla Francia, l’incidente “non dovrebbe portare alcun rischio per il nostro Paese, malgrado il sito sia piuttosto vicino alle nostre frontiere”, ha affermato Valerio Rossi Albertini, fisico del Cnr, interpellato telefonicamente dall’Agi. “Non sappiamo ancora – spiega l’esperto – se i tecnici per il rilevamento di fughe radioattive sono sul posto, ma le autorità francesi dicono che per ora non risultano fughe. D’altra parte non è detto che un incidente vada necessariamente a coinvolgere componenti radioattive, anzi”. In ogni caso, ricorda Albertini, “a Fukushima, che fu un incidente di certo molto più grave di questo, fu disposta l’evacuazione per un raggio di 20-30 chilometri, mentre Marcoule è a circa 300 chilometri dai confini italiani, che mi pare una distanza di sicurezza accettabile. Aspettiamo ulteriori dettagli dalle autorità francesi, ma per ora mi sembra non si possa parlare di rischi per l’Italia”. “Prima di dare una valutazione corretta dell’incidente – ha poi detto Valerio Albertini all’Adnkronos – servono sopralluoghi tecnici realizzati con criteri di scientificità. Ritengo però, conoscendo l’efficienza dei francesi, che entro stasera portebbero già arrivare dati più certi sulle proporzioni dell’incidente”.

PROTEZIONE CIVILE ALLERTATA - La Regione Liguria ha comunque allertato la Protezione Civile in caso di emergenza per fuga radioattiva – al momento esclusa. Lo ha comunicato l’assessore regionale all’Ambiente, Renata Briano, che attraverso l’Arpal e le autorità nazionali sta avviando il monitoraggio in collaborazione con l’Agenzia Iaea-International atomic Energy agency. La Protezione civile italiana, dal canto suo, ha fatto sapere di aver attivato tutte le procedure per monitorare l’eventuale livello di radioattività sul suolo nazionale, in collaborazione con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e con i vigili del fuoco.


ICINANZA ALL’ITALIA - Il centro di Marcoule si trova a 242 km in linea d’aria da Ventimiglia, 257 da Torino, e 342 da Genova.

CROLLO IN BORSA - Il titolo di Edf, quotato alla Borsa di Parigi, è arrivato a perdere il 6% dopo la diffusione delle prime notizie sullo scoppio.



REAZIONI POLITICHE - Non si sono fatte attendere le reazioni politiche. Ermete Realacci, responsabile Green Economy del Pd, annuncia un’interrogazione parlamentare alla Presidenza del Consiglio e al ministero dell’Ambiente. “Ovviamente – ha affermato Realacci – ci auguriamo che le notizie che arrivano dalla Francia non si aggravino con il passare delle ore e su questo chiediamo con un’interrogazione parlamentare urgente che il nostro Governo si attivi prontamente per conoscere presso le autorità francesi l’entità del danno e i possibili rischi per l’Italia. Certo è che ogni incidente non fa che ricordarci che sul nucleare per fortuna la saggezza degli italiani ha prevalso sull’arroganza del Governo”. “Esprimo preoccupazione per la notizia dell’esplosione all’interno della centrale nucleare di Marcoule, nel sud della Francia. A questo punto la questione dell’uscita dal nucleare si pone a livello mondiale e non solo europeo o italiano. I danni provocati alla collettivita’ sono troppo pericolosi per non essere presi in considerazione”, ha fatto sapere, invece, Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc.


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RE: Il muro della vergogna dei giornalisti

http://www.repubblica.it/ambiente/2011/1...ef=HREC1-6

FUKUSHIMA
"Tokyo, radioattività altissima"
Greenpeace lancia l'allarme
Rilevati valori di 3,35 microsievert nel quartiere di Setagaya e di 5,82 in un parco per bambini in Funabashi. L'organizzazione ambientalista avvisa: "Situazione più grave di quanto comunicato". Ma le autorità negano relazioni con l'incidente della centrale nucleare
Setagaya, zona di Tsurumaki (Tokyo) (reuters)

TOKYO - Allarme da Greenpeace sulla diffusione di radiazioni nell'area della capitale giapponese. Alti livelli di radioattività sono stati registrati a Tokyo e nella vicina prefettura di Chiba, entrambe a più di 200 chilometri dalla centrale di Fukushima distrutta da uno tsunami 1 a marzo. Alcune misurazioni rivelano livelli di contaminazione addirittura superiori a quelli registrati nella zona di evacuazione intorno alla centrale.

I dati. Greenpeace precisa che le autorità locali hanno comunicato che durante un'ispezione sono stati misurati livelli di radioattività di 3,35 microsievert l'ora lungo una strada residenziale del quartiere di Setagaya e di 5,82 microsievert l'ora in un parco per bambini in Funabashi, nella prefettura di Chiba.

"Questi nuovi test mostrano che la dispersione del materiale radioattivo fuoriuscito dalla centrale di Fukushima è più ampia e più grave di quanto si pensasse - commenta Salvatore Barbera, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace Italia - il fatto che le autorità locali stiano cercando di decontaminare la zona usando idranti ad alta pressione, disperdendo ancor più il materiale radioattivo invece di rimuoverlo, è il segno che non hanno ricevuto il necessario supporto dal governo centrale e che stanno operando senza seguire le normali linee guida in caso di contaminazione nucleare".

Greenpeace aggiunge di ritenere "assurda" l'intenzione del primo ministro Noda di far ripartire i reattori nucleari prima che venga completata l'investigazione sulle cause e le conseguenze della triplice fusione del nocciolo avvenuta sette mesi fa nella centrale di Fukushima.

Le autorità: nessuna relazione con Fukushima. Ma secondo il governo giapponese, gli alti livelli di radioattività registrati a Tokyo non possono essere messi in relazione con l'incidente di Fukushima. Secondo il ministro della Scienza, le radiazioni sono state provocate da materiale conservato nel seminterrato di un appartamento. I residenti, ha aggiunto il ministro, sono stati informati che non c'è alcuna minaccia per la loro salute.


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RE: Il muro della vergogna dei giornalisti

http://www.tempi.it/il-giornale-nel-mond...repubblica


Il giornale nel mondo che ha scritto più balle su Fukushima? «La Repubblica»
Non tutto quello che i grandi giornali mondiali ci hanno raccontato su Fukushima e il pericolo nucleare in Giappone pare essere vero. Jpquake.info ha riunito tutti i peggiori casi di giornalismo.

[u] Uno dei creatori del progetto rivela a Tempi.it: «Chi sono stati i peggiori in assoluto nel mondo? Quelli di Repubblica>>[/u


Giappone, 11 marzo, il terremoto, poi lo tsunami, l'allarme nucleare, la paura di una nuova Chernobyl, i reattori della centrale Fukushima I Daiichi pronti a esplodere, l'area di evacuazione, la nube tossica che arriva fino a Tokyo, i giornali di tutto il mondo che riportano la città che si svuota, la gente nel panico, le strade deserte, il caos. Ecco, è proprio sui reportage dei giornali che vale la pena soffermarsi perché, a quanto racconta "jpquake.info", di castronerie ne sono state scritte a palate.

«Il progetto "jpquake.info" è nato in modo molto naturale. Dopo l'11 marzo sono circolate così tante storie contraddittorie e false, rispetto a quello che avveniva in Giappone, che alcune persone hanno deciso di raccoglierle. Io mi sono ritrovato impegnato a convincere amici e familiari che stavo bene, che in Giappone ero al sicuro. Così ho deciso di dare il mio contributo». Parla così a Tempi.it Avery Morrow, insegnante americano di inglese che vive nel sud del Giappone, riguardo alla nascita del sito "jpquake.info", che riunisce tutti i peggiori esempi di giornalismo per quanto riguarda il racconto dell'emergenza nucleare vissuta dal Giappone. Falsità, esagerazioni, invenzioni, manipolazioni: tutto pur di ingigantire e fomentare il terrore e il panico per un nuovo disastro atomico. E il premio come peggior giornale, indovinate chi l'ha vinto? La Repubblica.

Quali sono i principali errori che i giornali di tutto il mondo hanno fatto nel parlare di Fukushima?
Soprattutto nelle prime settimane, quotidiani americani ed europei hanno realizzato servizi intervistando qualunque straniero vivesse in Giappone, a caso, senza indagare chi fosse, l'importante era potersi mettere in contatto con qualcuno. Queste persone, quasi universalmente, hanno dato pessime informazioni. Qualunque standard di giornalismo si è dissolto.

Tra i giornali criticati ci sono anche due quotidiani italiani: il Corriere della Sera e la Repubblica. Che errori hanno fatto parlando di Fukushima?
Il peggior articolo scritto dal Corriere della Sera è un'intervista del 15 marzo a un ragazzo che consegna a domicilio le pizze e che ha fatto dichiarazioni ridicole su Tokyo, facilmente individuabili come balle. Ha detto: «La città è vuota, per le strade non c’è più nessuno: sono tutti chiusi nelle case. I negozi sono serrati e gli alimentari non hanno più nulla da vendere, in alcune zone della città non c’è l’acqua
e l’elettricità funziona solo ogni tanto. Sembra di essere in una città fantasma». Il giornale non ha fatto niente per verificare se quello che il ragazzo diceva fosse vero o falso. Non hanno neanche mai pubblicato una rettifica. Hanno scritto anche molti articoli senza riferirsi a fatti accaduti in Giappone, che diffondevano solo la paura di un disastro nucleare. Ad ogni modo, se paragonati alla Repubblica, hanno solo avuto qualche svista.

Perché, che cosa ha scritto di male la Repubblica?
Ha messo su una parodia. Molte delle storie che hanno riportato non hanno nessun tipo di fonte. In particolare, un articolo diceva che milioni di persone stavano scappando da Tokyo e che l'intera città era nel caos. Nessuna fonte viene citata, è una specie di inganno, una storia sensazionale che però non ha riscontro in Giappone. Sembra pubblicata solo per vendere in edicola e non per informare le persone. Ma c'è di più.

Cosa?
La Repubblica ha usato anche una fonte palesemente falsa, un lavoratore "Fukushima 50" a cui è stato dato il nome del sindaco di Rikuzentakata; questo falso lavoratore in un italiano perfetto ha spiegato al giornale che la centrale avrebbe «distrutto il Giappone». Che questa persona non esista, lo si poteva capire dal fatto che nessun lavoratore di Fukushima ha concesso interviste. Bastava cercare su Google ma nessuno l'ha fatto al giornale, forse perché si sono inventati tutto di proposito.

Nel sito sono citati anche importanti giornali internazionali come Bbc, Al Jazeera, Der Spiegel. Che cos'hanno scritto che non andava?
Der Spiegel ha realizzato un'intervista con una sola persona che sosteneva che Tokyo fosse una «città fantamsa», che i palazzi fossero deserti e i negozi chiusi. Pochi giorni dopo un'altra persona ha dichiarato che Tokyo avrebbe dovuto smettere di preparare il suo «amato Sushi», mentre i lavoratori di Fukushima Daiichi erano descritti come «piloti kamikaze». Il rapporto sembrava ignorare il fatto che la "città fantasma" si fosse misteriosamente ripopolata. Al Jazeera, invece, ha fatto un'intervista a un dimostrante contrario al nucleare, senza nessuna base scientifica, usando le sue parole per affermare che gli "scienziati" non credevano che ci fossero radiazioni sicure per l'uomo.

Qual è il peggior esempio di giornalismo in assoluto riguardo a Fukushima?
L'articolo pubblicato il 20 marzo da Repubblica: è la peggior storia scritta sul terremoto in tutto il mondo. Tokyo era dipinta come "una capitale in agonia", da cui quattro milioni erano scappati per sfuggire alla "nube atomica". E mentre scriveva che le tracce di iodio radioattivo nell'acqua erano al di sotto dei limiti legali e quindi innocue, aggiungeva un misterioso e pericoloso "ufficialmente". Parlava poi delle mascherine indossate dalla gente, come se a Tokyo non lo si facesse tutti i giorni, come prova della paura delle radiazioni, quando tutti sanno che a Tokyo tutti le vestono tutti i giorni. Hanno scritto che la rabbia contro il governo stava crescendo e come fonte citavano ben una persona che si lamentava. Ma c'è molto di più, leggetelo sul sito: l'intero articolo era in buona sostanza un pezzo di finzione apocalittica.

E chi ci dice che non siate voi a riportare false controstorie?
Conosco molte persone a Tokyo, tutti hanno sempre parlato di inconvenienti legati al blocco della metropolitana, nei primi tempi dopo il terremoto. Nessuno però ha riportato una fuga della gente dalla città. A meno che non si ragioni come il Der Spiegel, che ha raccontato il fatto che un sacco di gente ha comprato biciclette, e io aggiungo che il motivo era la rottura della metropolitana, e poi ha concluso che volevano scappare così da Tokyo. Chissà che viaggio difficile!


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16-10-2011 15:01
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RE: Il muro della vergogna dei giornalisti

http://www.ilgiornale.it/esteri/nuovo_al...comments=1

Allarme fissione nella centrale di Fukushima Ma la Tepco assicura: "Il reattore è stabile"
di Chiara Sarra

Ancora paura nella centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal sisma dell'11 marzo che ha devastato la costa orientale del Giappone. Nel reattore due, il più colpito, ci sarebbero segnali di una nuova fissione nucleare.

A dirlo è la stessa Tepco, l'azienda che gestisce l'impianto, i cui tecnici stanno iniettare acqua e acido borico per evitare una possibile reazione a catena. I gas prelevati nel reattore ieri indicano la possibile presenza di xenon radioattivo, una sostanza che viene liberata in presenza di una fissione nucleare, ma non sarebbero state rivelavate variazioneidi temperatura, pressione o livelli di radiazioni.

"Non possiamo scartare la possibilità di una reazione di fissione nucleare localizzata", ha però dichiarato il portavoce dela Tepco, Hiroki Kawamata, aggiungendo che l’iniezione di questa miscela è una misura di precauzione. Osamu Yokokura, un altro portavoce dell'azienda, rassicura: "Il reattore è stabile e non crediamo che questo possa avere alcun impatto sul nostro lavoro futuro".

Solo qualche giorno fa la Tepco aveva annunciato di aver raggiunto il sostanziale "spegnimento a freddo", anche se il governo di Tokyo aveva detto che per lo smantellamento e la messa in totale sicurezza dell'impianto saranno necessari almeno 30 anni.


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lucaberta
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RE: Il muro della vergogna dei giornalisti

Questo e' quello che accade quando la comunicazione la fai fare ad Ingegneri... panico per nessun motivo logico, ovviamente. Bleah.


Luca Bertagnolio
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@futuronucleare
02-11-2011 12:13
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