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L'illusione dell'energia solare
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RE: L'illusione dell'energia solare

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/s...62989.html

Scoperta un’organizzazione in grado di monitorare, attraverso la politica, le opere legate a impianti eolici, fotovoltaici e alle biomasse
Sergio Rame - Ven, 07/12/2012 - 11:18

Sgominata una vasta organizzazione in grado di monitorare le opere legate a impianti eolici, fotovoltaici e alle biomasse, mediante il sostegno dell’allora consigliere comunale di Castelvetrano Santo Sacco. L’esecuzione dei lavori avveniva attraverso una rete di società controllate da Salvatore Angelo, di Salemi.

Questa mattina un blitz dei carabinieri ha portato all’arresto di sei persone vicine al boss latitante Matteo Messina Denaro. Nell'operazione è stato anche sequestrato l’intero capitale sociale di due srl: la Salemitana Calcestruzzi, con sede a Salemi, e la Spallino Servizi, di Castelvetrano, il cui valore è stimato in 10 milioni di euro.

I carabinieri hanno eseguito nelle province di Trapani e Palermo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla procura distrettuale antimafia nei confronti di sei indagati per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni corruzione aggravata e altri delitti, nonché un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore stimato di 10 milioni di euro. Al centro delle indagini del Ros e del comando provinciale di Trapani l’infiltrazione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Salemi in attività economiche del settore delle energie rinnovabili, realizzata attraverso la sistematica acquisizione dei lavori per la realizzazione di impianti di eolici e fotovoltaici nelle province di Agrigento, Palermo e Trapani. I proventi venivano in parte utilizzati per sostenere la latitanza del Matteo Messina Denaro.

Il decreto di sequestro preventivo riguarda la società Salemitana calcestruzzi srl (con sede a Salemi) e la Spallino servizi srl (con sede a Castelvetrano) ritenute riconducibili alle famiglie mafiose indagate. I provvedimenti scaturiscono da una complessa attività investigativa avviata nel maggio 2007 dal Nucleo Investigativo di Trapani, coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Palermo, in direzione delle famiglie mafiose di Castelvetrano e Salemi, integrata dalle indagini sulla retecollegata al superlatitante. È stata così documentata l’infiltrazione di Cosa nostra nelle attività economiche delle provincie di Trapani, Agrigento e Palermo e il serrato controllo operato sulle opere di maggiore rilevanza sul territorio, mediante il sostegno dell’allora consigliere comunale di Castelvetrano Santo Sacco, intervenendo nella loro esecuzione attraverso una fitta rete di società controllate dall’imprenditore Salvatore Angelo di Salemi. L’infiltrazione nel settore delle energie alternative, favorita, dunque, da collusioni con esponenti di rilievo dell’imprenditoria e dell’amministrazione pubblica, spaziava dal controllo delle imprese deputate allo sviluppo degli impianti di energia eolica a quello della realizzazione e produzione di energia solare, fino ad evidenziare l’interesse di Cosa nostra per biomasse.

Pedina fondamentale l’imprenditore Salvatore Angelo, intorno al quale ruotava il sistema societario con cui l’organizzazione mafiosa si è infiltrata direttamente nel circuito produttivo e, in particolare, nei progetti di realizzazione dei parchi eolici di "San Calogero" di Sciacca, "Eufemia" di Santa Margherita Belice e Contessa Entellina; "Mapi", di Castelvetrano e Montevago, nonchè del parco fotovoltaico di Ciminna. Il ruolo di Angelo era, infatti, quello di curare che una percentuale dei proventi derivanti dallo sviluppo delle predette attività venisse destinata all’associazione mafiosa e segnatamente al latitante Messina Denaro. L’operazione, denominata "Mandamento", ha così documentato come la struttura criminale fosse riuscita ad inserirsi nei lavori di costruzione delle opere, tramite l’affidamento diretto alle imprese di Salvatore Angelo, nonchè attraverso la parallela pressione criminale dell’organizzazione, testimoniata da numerose intimidazioni ai danni di imprese concorrenti e da una sistematica attività estorsiva nei confronti di operatori economici di settore; e l’estromissione della società dell’imprenditore Melchiorre Saladino da un progetto di realizzazione di un parco eolico da realizzare in provincia di Catania, concordato Sacco con l’esponente mafioso di Castelvetrano Paolo Forte, inserito nella rete di relazioni del capomafia latitante nonché "figlioccio" di cresima dello stesso, tanto da avergli fornito, nella fase iniziale della latitanza, la propria carta d’identità.

Oltre agli interessi nel campo delle energie rinnovabili, le indagini hanno accertato la dazione di denaro richiesta da Sacco, quando era consigliere comunale, per favorire l’approvazione della convenzione che il Comune di Castelvetrano avrebbe dovuto stipulare con una società interessata alla realizzazione di un parco eolico; l’esistenza di un progetto, sostenuto da Sacco e Forte, di realizzare un distributore di carburanti da impiantare su un terreno di proprietà di Rosalia Messina Denaro, moglie dell’affiliato Filippo Guttadauro e sorella del ricercato trapanese; l’assistenza economica fornita ai detenuti ed alla loro famiglie nonchè agli affiliati tornati in libertà dopo lunghi periodi di detenzione; il collegamento operativo realizzato dall’imprenditore Angelo con cosa nostra palermitana, attraverso i contatti con Salvatore e Sandro Lo Piccolo (all’epoca latitanti) finalizzati all’attuazione di comuni strategie nel campo dei lavori pubblici e privati; il trasferimento fraudolento delle quote della società "Ecolsicula" alla "Spallino Servizi", intestate a prestanome ed in realtà nella disponibilità del detenuto Antonino Nastasi, organico alla famiglia mafiosa di Castelvetrano e indicato dai collaboratori di giustizia quale anello della catena di "postini" che in passato avrebbe curato il recapito dei messaggi a Messina Denaro; il luogo in cui il padre del superlatitante Francesco negli ultimi anni Ottanta, trascorse parte della latitanza, individuandolo in un casolare nelle compagne di Castelvetrano.



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RE: L'illusione dell'energia solare

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Bioinganno: la truffa dell’energia da biomasse 22 Dicembre 2012
di MICHELE CORTI
n questi giorni sono stati ampiamente commentati i dati che parlano di 30% di italiani a rischio povertà o esclusione sociale. Una delle espressioni di nuova povertà consiste nel tirare letteralmente la cinghia e nello spegnere il riscaldamento e patire i freddo per risparmiare un po’ sulla bolletta energetica. Bollette salate sulle quali già paghiamo il 7% a favore delle “energie rinnovabili”. (Un regalo a grossi speculatori, alla finanza delle grandi famiglie (ex)industriali e quella legata alla politica e a tutta la fauna prenditoria: dai grossi squali ai magliari di paese. Tutti rubano (legalmente, per carità) gli incentivi elettrici per le finte rinnovabili. E’ il quadro di una società e di una politica di una profonda decadenza morale

La stampa nazionale di quanto ribolle nel far west della produzione di energia da biomasse non ne parla. Ogni giorno la stampa locale e il web riferisce di manifestazioni, ricorsi, polemiche al calor bianco. Sui grandi media non trapela nulla. Troppi e troppo forti sono gli interessi coinvolti nel business della produzione di energia elettrica da biomasse (dalle coop rosse e bianche ai gruppi proprietari degli ex-zuccherifici, dalla lobby dell’industria tedesca fornitrice di tecnologia a grandi gruppi industriali, finanziari e immobiliari).

La scusa del “ritardo da rimontare”

Tutto deriva dal livello stratosferico (2-3 volte la media europea) degli incentivi alla produzione di energia elettrica da “fonti rinnovabili”. Una “spintarella” giustificata dal ritardo accumulato dall’Italia verso i traguardi di quota di energia “verde” assegnati dall’Europa (burden sharing). Oggi, nonostante il superamento degli obiettivi, gli incentivi alla produzione di energia elettrica dalle biomasse – quelle che appaiono come la più dubbia delle energie “rinnovabili” – sono stati semplicemente “limati” per il semplice fatto che la lobby si è fatta forte e ha argomenti per imporsi al governo. Un governo di tecnocrati cui, nelle ovattate stanze del potere, non arriva di certo l’eco delle spesso rabbiose proteste di centinaia di Comitati spontanei in tutta Italia che si oppongono alla realizzazione delle centrali a biomasse giudicate un imbroglio ecologico che riempie in modo scandalosamente generoso le tasche degli speculatori scaricando sulle spalle di noi tutti (utenti elettrici) e, soprattutto, di chi risiede nelle vicinanze delle centrali stesse, elevati costi economici, ambientali e sociali. Non a caso, per evitare le prevedibili reazioni, i cittadini, le comunità locali – complici amministrazioni compiacenti – riescono a venire a sapere della prossima realizzazione delle centrali solo quando la velocissima “procedura unica di autorizzazione” è al suo termine. La dimensione del fenomeno è però troppo ampia perché la gente si rassegni e per arginare il proliferare delle centrali (ve ne sono ormai 1.000 solo a biogas) il 20 ottobre scorso diversi coordinamenti regionali di comitati NO BIOMASSE hanno dato vita ad una associazione (Coordinamento nazionale Terre Nostre) con lo scopo di coordinare le iniziative e di confrontarsi con le istituzioni e le forze sociali. A poco vale l’anatema “siete NIMBY egoisti” lanciato da biogasisti, piazzisti e loro maggiordomi di lusso. In questo gioco chi sono gli egoisti non è difficile da individuare.

Una truffa palese

Le ragioni di una così forte opposizione vanno ricercate nella consapevolezza di essere in presenza di una grande truffa. Grazie all’etichetta “bio” si è cercato di far passare una operazione puramente speculativa per una “missione etica” (o comunque per qualcosa contro il quale non è possibile obiettare perché “ce lo impone l’Europa”, “ce lo impone Kyoto”).

Quando i cittadini si rendono conto informandosi autonomamente (i media nazionali, come già visto, o tacciono o si prestano ad avvalorare la manipolazione) di essere ingannati, che le favole sulle “emissioni zero” nascondo seri impatti ambientali, che della preoccupazione per la loro salute non c’è alcuna considerazione, allora la reazione è “vivace” per quanto si scontra su regole del gioco truccate (le centrali a biomassa non sono classificate industrie insalubri ed anzi opere “di pubblica utilità, urgenti e indifferibili”).

La truffa inizia sin da quella etichetta “rinnovabili”. Nelle FER (fonti di energia rinnovabile) vengono comprese anche le biomasse agricole coltivate appositamente per alimentare impianti di combustione (o di digestione anaerobica (dove si produce biogas, al 60% di metano). La combustione di biomasse riguarda oli vegetali (ottenuti per spremitura da piante come colza, coltivata anche in Italia e in Europa e l’olio di palma o di Jatropha) o materiali solidi: pellet di legno, paglia, cereali appositamente coltivati. La digestione riguarda per la maggior parte prodotti agricoli: mais, triticale, sorgo e, per una quota minore, reflui zootecnici e scarti dell’industria agroalimentare. Definire “rinnovabile” un’energia che richiede l’impiego di grandi quantità di energia fossile per la lavorazione dei terreni, la produzione dei concimi chimici e dei pesticidi, i trasporti equiparandola a fonti come il sole e il vento o le maree è di per sé fuorviante . In più si deve aggiungere che le superfici utilizzate per produrre queste biomasse sono spesso sottratte alle foreste, alle savane, alle torbiere in Estremo oriente o in Africa. La messa a coltura di queste terre “vergini” provoca grandi emissioni di CO2 per la mineralizzazione della sostanza organica contenuta in questi terreni naturali, l’aumento dell’uso macchinari, concimi chimici e pesticidi.

Per ora smascherato l’olio di palma

La scarsa sostenibilità della produzione di olio di palma (legata alla distruzione di ambienti naturali ma anche alle condizioni di impiego della manodopera). L’agenzia per l’ambiente Usa ha classificato nel 2012 l’olio di palma Indonesiano e Malesiano quale biocombustibile “non rinnovabile” in quanto i risparmi di emissione di gas serra sono inferiori al 20%, soglia necessaria ad ottenere questa qualifica. Lo stesso ha fatto la Ue e diversi paesi hanno già escluso l’olio di palma dall’elenco delle biomasse che possono ambire ad ottenere incentivi per la produzione di energia rinnovabile. Ma anche la Jatropha, che gli apologeti dell’uso delle biomasse come fonte energetica indicavano come pianta “non competitiva” con le coltivazioni alimentari in grado di essere coltivata in terreni semidesertici, di fatto viene coltivata utilizzando acqua di irrigazione, pesticidi e concimi chimici su terre in parte sottratte alle comunità rurali in parte alle foreste. Fenomeni simili avvengono anche a casa nostra. Le superfici destinate alla produzione di biomasse per utilizzo energetico derivano solo in minima parte da colture no food come il tabacco. In gran parte si tratta di superfici che in precedenza erano destinate a food (alimenti umani) e al feed (alimenti per gli animali di allevamento).



Biogas: operazione in perdita

Le centrali “agricole” a biogas sono passate in Italia da 179 nel 2010 a 499 nel 2011 a 1000 nel 2012. Sola a Cremona se ne contano 140 che utilizzano quasi 20 mila ettari di superficie, il 15% di quella coltivata. Nella maggior parte dei casi si è continuato a praticare la monocoltura del mais (con forti impatti ambientali) solo che ora il il trinciato di mais insilato alimenta i biodigestori e non le vacche da latte. Dal momento che queste ultime però, almeno sino ad oggi, non sono calate ma – tra il 2010 e il 2012 – sono passate da 118 mila a 187 mila è giocoforza che l’insilato di mais finito nei biodigestori abbia dovuto essere sostituito da mangimi e foraggi prodotti altrove, trasportati a notevoli distanze e prodotti a costi energetici nettamente superiori. La resa energetica dell’insilato di mais prodotto in loco nelle condizioni della pianura padana è molto alta. L’ EROEI (resa energetica per unità di energia investita) nel processo è per l’insilato di mais padano pari a 7 (una unità di energia fossile per ottenere 7 unità di energia) mentre per cereali e foraggi convenzionali scende della metà. Uniti ai costi energetici diretti per la produzione di silomais da biogas a quelli indiretti della sostituzione.

Che si producano bioenergie, biogas, biocarburanti a casa nostra o in estremo oriente il succo è che – se il consumo umano e zootecnico non cala – da qualche altra parte si è dovuta intensificare la produzione agricola, sottrarre terra alla produzione alimentare o mettere a coltura terre incolte o foreste. Un “gioco” che significa che non si risparmia né energia fossile né emissioni di gas climalteranti.

Lo spreco dell’energia prodotta

Il risultato apparentemente sconcertante con il quale con la produzione di energia “rinnovabile” si rischia di consumare più energia fossile di prima è legato anche alla bassa efficienza dell’utilizzo dell’energia delle biomasse considerato che solo 1/3 di essa viene sfruttata per produrre energia elettrica (superincentivata) mentre il resto viene disperso come calore in atmosfera. Ogni soluzione che riduce la produzione lucrosissima di energia elettrica pseudo pulita è anteposta a quelle che potrebbero favorire un buon assetto cogenerativo. Così negli impianti a combustione di biomasse si riscalda l’acqua di raffreddamento dei motori ma non si utilizza una parte dell’energia termica prodotta sotto forma di vapore perché le turbine girerebbero di meno e gli alternatori produrrebbero meno elettricità. Non si cerca la massimizzazione dell’uso dlel’energia ma della produzione di energia elettrica. Ha senso? No perché l’obiettivo fissato per il 2020 della quota di energia elettrica da fonti “rinnovabili” è già stato superato mentre per quello relativo all’energia termica siamo al di sotto degli obiettivi.

L’inganno nell’inganno: il teleriscaldamento

La cosiddetta “cogenerazione”, che è tale solo se con il calore delle centrali a biomasse si spengono delle caldaie fornendo con il teleriscaldamento acqua calda (calda, non tiepida) alle abitazioni, ai luoghi di lavoro, agli impianti sportivi ecc. Un fatto impossibile perché o i “camini” si avvicinano alle abitazioni, alle scuole, agli ospedali, esponendo chi vive nelle immediate vicinanze agli effetti di forti emissioni inquinanti e ai miasmi (biogas) o si devono realizzare chilometri di tubazioni (in acciaio) a costi che i gestori degli impianti non si sognano di assumersi. Nei progetti, però, la cosa viene prevista e si promette di fornire l’acqua calda a serre fantasma, strutture comunali, case di riposo, palestre ecc. ecc.

Altro che “emissioni zero”

Spesso dai piazzisti del biogas si sente ripetere che esso si produce a “emissioni zero” ma una centrale da 1MW elettrico emette 35 kg di NO2 (ossidi di azoto = precursori delle polveri sottili) al giorno. Qualcosa che equivale alle emissioni di 20 mila autovetture che percorrono 20 km al giorno e 10 volte tanto le emissioni di una moderna centrale elettrica a turbogas per unità di energia prodotta senza contare che l’approvvigionamento di biomasse (materiali voluminosi) induce un forte aumento del traffico pesante in zone di campagna dove il traffico è molto modesto e la rete viaria non è adeguata a sopportare il via vai di mezzi pesanti (con danno economico alle strade comunali e vicinali ma anche con rischi per la sicurezza di chi transita). Questi disagi (emissioni, odori, traffico, danno paesaggistico) si ripercuotono anche sulle attività economiche nelle vicinanze (specie gli esercizi pubblici e le strutture turistiche) e sul valore degli immobili con gravi costi sociali. L’intera economa agricola è turbata dall’aumento dei prezzi degli affitti dei terreni (raddoppiati o triplicati nelle aree interessate) e dei foraggi. Senza contare l’aumentata competizione per l’acqua di irrigazione indotta da colture più intensive e in secondo raccolto. Senza contare che la sostanza organica dei residui colturali e dei reflui zootecnici dei digestati è pari al solo 35% della sostanza organica iniziale e si va a depauperare di sostanza organica terreni che (in pianura padana e ancor più in altre zone d’Italia) sono ormai poveri di sostanza organica (meno del 2%) a causa delle intense e profonde lavorazioni del terreno e di colture depauperanti. Una pesante ipoteca sulla fertilità a lungo termine. Che agli speculatori evidentemente non interessa, a loro interessa incassare per 15 dal gestore elettrico la “tariffa onnicomprensiva).

Agricoltura in ginocchio

Nella corsa ad accaparrarsi terreni in affitto i biomassisti tagliano fuori qualsiasi concorrenza e vi è il pericolo che l’ulteriore peggioramento di redditività induca ad abbandonare coltivazioni tipiche e allevamenti mettendo le terre a disposizione della lucrosa produzione di biomasse. La sproporzione tra i ricavi di attività convenzionali agricole e della produzione di energia “rinnovabile” è infatti enorme grazie ad una tariffache per gli “impianti agricoli” (che possono arrivare a 1MW) è di 28 cent/kWh. Il che significa almeno 2,1 milioni di euro di incasso elettrico e 1 milione di profitto annuo garantito per 15 anni dal Gestore dell’energia elettrica (a fronte di un investimento di 3-3,5 milioni di euro). Lo scandalo è che questo reddito è “agricolo” ovvero esentasse (si continua a pagare in base allo stesso reddito agrario e dominicale che sono legati al valore d’estimo del tipo di terreno). Non è finita. Sulle superfici coltivate a biomasse, almeno per ora, si incassano i premi della PAC.



Land grabbing

Tutto ciò spiega perché ci sia una corsa speculativa che interessa gruppi economici e finanziari. La maggior parte delle centrali sono promosse da società agricole costituite ad hoc dove gli agricoltori hanno spesso un ruolo di “teste di legno”. E pensare che le “agrienergie” erano state presentate (furbescamente sin dall’inizio) come un “aiuto all’agricoltura”. Tenendo conto di quello che sta succedendo si profila proprio l’opposto: i gruppi finanziari, forti anche della liquidità assicurata dal business delle centrali a biomasse, stanno mettendo le mani sulla terra attraverso contratti di affitto o di utilizzazione a lunga scadenza dei terreni che rappresentano l’anticamera anche di un non lontano passaggio di proprietà. Una tendenza che non lascia intravedere nulla di buono. Con la prospettiva di una colonizzazione delle nostre terre non troppo dissimile dal land grabbing in atto in Africa.


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RE: L'illusione dell'energia solare

http://www.theidealistrevolution.com/goi...ld-record/

Going nuclear-free: Germany smashes solar power world record
December 23, 2012

"...........Germany’s solar power plants produced a record 22 gigawatts of energy on Friday, equivalent to the output of 20 nuclear plants. The country is already a world-leader in solar power and hopes to be free of nuclear energy by 2022.

The director of the Institute of the Renewable Energy Industry (IWR) in Muenster, northeast Germany, said the solar power delivered to the national grid on Saturday met 50 per cent of the nation’s energy quota......."

Se NON è illusione queste informazioni..............ToungueToungueToungueToungueToungue


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RE: L'illusione dell'energia solare

http://www.ilfoglio.it/soloqui/16423

6 gennaio 2013 - ore 10:30
Beffe di stato
I contribuenti tartassati sussidiano le rinnovabili

Fisco più gravoso d’Europa e incentivi per la Pa che gonfiano la bolletta


Sono almeno tre le “beffe” che lo stato italiano ha riservato ai suoi contribuenti in materia energetica: dall’aumento delle tariffe fino ai due sistemi di incentivazione degli impianti per le “rinnovabili” appannaggio della Pubblica amministrazione (Pa). L’aumento del costo della bolletta del gas dell’1,7 per cento previsto per il primo trimestre di questo secondo anno di recessione è solo un indicatore dell’ulteriore peso economico (22 euro) che le famiglie dovranno affrontare. Mentre in Germania e in Francia la percentuale di tasse sul costo complessivo della bolletta del gas è rispettivamente del 25 e del 17 per cento, in Italia raggiunge il 34: la terza aliquota più alta d’Europa dietro Paesi Bassi e Romania, secondo il recente “Focus sicurezza energetica” curato per il Parlamento dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). Statistiche che suonano beffarde per il contribuente se si pensa che, per una strategia di politica industriale, le imprese (che per loro natura consumano di più e con costanza) godono di un regime più morbido: le tasse pesano sulla bolletta per l’11 per cento circa, la percentuale più bassa d’Europa. L’Italia, appunto, ha uno dei divari più ampi tra la tassazione dei “clienti residenziali” e dei “clienti industriali” a confronto con gli altri paesi. Secondo Matteo Verda, associate research fellow Ispi, tra gli autori del rapporto, la tassazione dell’energia per il consumatore è “il modo che viene usato dallo stato per fare cassa e compensare un gettito deficitario nella tassazione diretta, anche per via dell’evasione, con quella indiretta. Questo è un meccanismo regressivo perché colpisce tutti in modo indiscriminato e ovviamente la spesa relativa è maggiore per le famiglie a basso reddito. Il gas costa allo stesso modo per tutti, come la benzina, con la differenza che il consumo di gas è pressoché irrinunciabile e se pagassimo le stesse tasse della Germania risparmieremmo almeno 1,5 miliardi l’anno”, dice al Foglio Verda, autore del libro “Una politica a tutto gas” (Bocconi editore).

Rinnovabili e Pubblica amministrazione
Per la prima volta quest’anno, per effetto di un decreto del ministero dello Sviluppo economico in concerto con quello dell’Ambiente, con le imposte sul gas verrà incentivata la “produzione di energia termica da fonti rinnovabili” attraverso uno stanziamento che toccherà i 900 milioni di euro una volta a regime nel 2020. Sebbene l’onere immediato in bolletta non tocchi l’uno per cento, ma sia destinato a salire, il dato curioso è che 200 milioni (il 22 per cento del totale) saranno destinati “all’incremento dell’efficienza energetica” per gli edifici della Pa: soldi che dunque tornano allo stato con interventi come l’isolamento termico, i vetri opacizzati, i collettori solari termici ecc., indicati nel decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale mercoledì. Opere che verranno commissionate ai privati ma che, paventano alcuni operatori, saranno vincolate ai tempi lunghi di pagamento della burocrazia (almeno sopra i 200 giorni). La terza e ultima “beffa” riguarda il fotovoltaico, un settore già sussidiato. Con un emendamento approvato in commissione Bilancio del Senato poco prima delle dimissioni del governo tecnico e passato nella legge di stabilità, sono state garantite a chi installa i pannelli solari sugli edifici della Pa le stesse generose condizioni del (vecchio) IV conto energia, lasciando a bocca asciutta chi avrebbe potuto accedere al V, più stringente ma teso a incoraggiare l’innovazione di prodotto. La turbolenta genesi del provvedimento bipartisan, criticato soprattutto perché inizialmente non poneva limiti ai fondi disponibili, è stata raccontata da Staffetta Quotidiana. In ogni caso, siccome il tetto dei finanziamenti è rimasto fisso a 6,7 miliardi l’anno, il risultato è che i 200 milioni non ancora utilizzati verranno spartiti tra i pochi soggetti già legati al settore pubblico, senza che venga garantito lo sviluppo tecnologico del settore, come invece annunciato. I criteri di accesso agli incentivi potrebbero infatti essere più laschi fino al punto che gli edifici pubblici (questo è un rischio) avranno tecnologie arretrate purché i fornitori riescano a smaltire le giacenze di magazzino. Il meccanismo alla base rimane però quello che gli analisti non esitano a definire una partita di giro, nella quale gli incentivi ricevuti dalla Pa si trasformano in finanziamenti diretti ai privati, magari sempre i soliti.

© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Alberto Brambilla – @Al_Brambilla


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RE: L'illusione dell'energia solare

http://www.ilgiornale.it/news/interni/so...75804.html

Soldi dei poveri alle Maldive Per costruire pannelli solari
L'arcipelago delle vacanze d'oro affonda? Un'università di Milano vuole salvarlo con le lampadine "eco". E i soldi ce li mette la Caritas


Franco Battaglia - Gio, 17/01/2013 - 07:48

E poi ci lamentiamo che l'università italiana è al 300mo posto nelle classifiche internazionali. Queste classifiche contano quel che contano, ma qualcosa pur conteranno.
Pensate, l'università di Milano Bicocca e la Caritas avviano un progetto-pilota in un atollo delle Maldive per installare pannelli fotovoltaici (FV).
Mi chiedo se il Rettore dell'Ateneo è a conoscenza del progetto di cui non si capisce cosa ci sarebbe di pilota, visto che pannelli FV sono stati installati in tutto il mondo, massime in Italia, e hanno dimostrato di essere un colossale, sesquipedale, mostruoso fallimento. In Italia, ad esempio, sono installati 12 gigawatt (GW) FV che, al modesto costo di 70 miliardi di soli impianti, producono 1 GW, tanto quanto un reattore nucleare dal costo di 3 miliardi. E poi ci chiediamo come mai la crisi.

Il governo Monti ha continuato a sovvenzionare il FV con denaro pubblico (ha garantito, Monti, 13 miliardi l'anno) fino alla grid-parity, ha detto il suo ministro. L'inglese purtroppo va di moda anche dove inopportuno, soprattutto per confondere le idee: significa fino a quando il costo del kWh da FV e da fonti tradizionali si uguaglieranno, sì da rendere il primo competitivo sul secondo. A parte il fatto che competitivo non lo sarà mai, neanche se fosse gratis, perché il FV produce quando brilla il sole e non quando chiediamo noi energia, cioè è inutile. A parte ciò, dicevo, quello che sta accadendo è che la grid-parity si sta raggiungendo perché il costo del kWh sta salendo vertiginosamente fino a raggiungere quello da FV.
Ogni anno 13 miliardi al FV: Monti, senza fare alcuna manovra, avrebbe dovuto solo cancellare la parola fotovoltaico dal vocabolario italiano. Ha dimostrato di essere un incompetente di questioni energetiche, come di fatto ogni economista è. E temo che lo sia anche di economia: disse che era venuto, come il Messia, a salvare l'Italia dal baratro economico e - ricordate? - cominciò a prendersela coi tassisti. Come un Bersani qualunque. Delle due una: o Bersani è un genio, un grande economista, senza aver avuto bisogno dei lumi della Bocconi, oppure fate voi.

Altrettanto «geniali» appaiono i promotori del progetto alle Maldive. Pare che siano biologi. I biologi di solito non distinguono il kW dal kWh. Nulla di male, sono bravissimi in genetica, biologia molecolare e cose simili. Sulle questioni energetiche ove quelli della Bicocca si sono presuntuosamente immersi, stanno sperperando il denaro pubblico (nostro) e stanno ingannando gli abitanti dell'atollo che - lamenta il responsabile dell'area internazionale della Caritas italiana - hanno subìto un devastante maremoto.

Soldi per i poveri dirottati in pannelli FV e lampadine farlocche alle Maldive. Chiamano quelle lampadine a basso consumo: ma scusate, se l'elettricità dal sole è gratis (così dite voi), che importanza ha quanto consumano? Temo che la Caritas stia facendo la carità a qualcun altro. In ogni caso, non fa alcuna carità a quelli delle Maldive, ammesso che lì abbiano bisogno della nostra carità.
Vi chiederete come mai alle Maldive accettino la patacca. Che gli stanno vendendo dicendogli che è per evitare che affondino per via del riscaldamento globale. Evidentemente è à la page raccontare frottole su affondamenti e deragliamenti, e presentarsi poi come salvatori. Monti docet.
Il sindaco dell'atollo - che si è detto compiaciuto del progetto, che prevede, nell'ordine (cito dal comunicato-stampa congiunto UniMIB-Caritas), pannelli FV, lampadine a basso consumo, lezioni agli indigeni - auspica un secondo progetto che dovrà dare, dice il sindaco, acqua potabile e sistema fognario. Cominciare da acqua potabile e fogne, no, vero? Forse è una legge di natura: così come ogni villaggio ha il suo scemo, ogni Paese ha da avere il suo Vendola.


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Cher
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RE: L'illusione dell'energia solare

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Palermo, 18 gen. - (Adnkronos) - "Anche la Sicilia e' sulla strada per diventare una societa' a basso consumo basata sull'energia solare. Con 6 milioni di pannelli fotovoltaici installati e 60 parchi eolici che producono oltre 2 miliardi di chilowattora di energia elettrica ogni anno". Lo ha detto a Zurigo il chimico del Cnr Mario Pagliaro, invitato dal Politecnico a tenere una lezione sull'idrogeno solare.

Pagliaro ha presentato il caso della citta' di Palermo, dove "il Comune ha difficolta' a pagare tanto le grandi quantita' di gas naturale necessarie a scaldare l'acqua della piscina comunale; che i 10mila euro al mese di bolletta elettrica per i propri uffici all'interno del 'Pallone', un edificio costruito per i mondiali di calcio del '90". La soluzione? "Le tecnologie dell'energia solare" ha assicurato Pagliaro, che al Cnr coordina le attivita' del Polo Fotovoltaico della Sicilia.

"Il Comune - ha aggiunto - deve far installare rapidamente su entrambi i tetti la guaina fotovoltaica utilizzata a Palermo dal Teatro Crystal: che in 4 giorni ha solarizzato il proprio tetto e oggi ottiene gratis dal sole oltre 20mila chilowattora annui, risolvendo anche il problema delle infiltrazioni e delle dispersioni termiche attraverso il tetto. E poi deve far installare su una parte dell'immenso tetto della piscina - ha concluso - i pannelli solari fototermici, che garantiranno facilmente la produzione di acqua calda a costo zero, abbattendo in misura di almeno il 40% il consumo annuale di combustibile".


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RE: L'illusione dell'energia solare

http://www.associazionedifesaconsumatori...dempiente/



A.T. nel 2010 ha installato i pannelli e acceso un finanziamento da oltre 20.000 euro che non si ripagherà mai. Garofolini (Adico): «Andare fino in fondo, chi si improvvisa deve pagare»
Ci sono settori che si credono esenti dai problemi di truffe e scorrettezze per il solo fatto che operano in settori cosiddetti “verdi”: come ad esempio l’installazione di impianti fotovoltaici. Invece il boom legato agli incentivi statali, con il proliferare di società installatrici che hanno annusato le possibilità di business, ha messo tanti consumatori nelle mani di operatori poco esperti e qualificati, e oltre tutto scorretti. Risultato: accensione di finanziamenti a 4 zeri, impianti poco produttivi, assistenza inesistente e un grande senso di impotenza. Come è accaduto ad A.T.,di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso. Che si è affidato a una piccola ditta della provincia di Venezia, il cui operato però non è stato assolutamente all’altezza delle aspettative: a un anno e mezzo dall’installazione dell’impianto infatti la produzione è la metà di quanto prospettato, tanto che difficilmente A.T. potrà “ripagarsi” le 120 rate da 180 del finanziamento con il risparmio sui consumi energetici. Guadagnarci? Praticamente impossibile.
Per questo il consumatore trevigiano si è rivolto ad Adico Associazione Difesa Consumatori: dopo aver già preso iniziative legali che non hanno prodotto alcun risultato, A.T. ha deciso di rendere pubblica la propria vicenda come monito ad altri cittadini che stanno valutando di acquistare un impianto analogo al suo, e magari dalla stessa ditta.
«Nel settembre del 2010 ho acquistato e installato un impianto fotovoltaico sul tetto della mia abitazione – racconta A.T. – la ditta che me l’ha venduto ha curato anche l’installazione e tutta la burocrazia relativa alla richiesta dell’incentivo statale ma ad oggi, dopo oltre un anno di funzionamento, l’impianto ha prodotto solo la metà dell’energia promessami». Naturalmente non sono mancate le telefonate e le mail al fornitore chiedendo informazioni e una verifica dell’impianto, ma il servizio gli è sempre stato negato o rifiutato o chiamato. Quello che invece non scompare è il finanziamento acceso dal consumatore per pagare l’impianto: 180 euro al mese per 10 anni, per un importo totale di oltre 21.000 euro. «Il fornitore mi aveva garantito che la rata mensile sarebbe stata abbondantemente coperta dal contributo statale, anzi, che e in teoria avrei dovuto perfino guadagnarci – ricorda il cittadino trevigiano – cosa che risulta impossibile vista la mancata produzione dell’impianto».
A.T. comunque non si è limitato a una rilevazione empirica di quanto afferma., ma ha sborsato altro denaro per avere le prove di quanto dice: «Ho fatto verificare a mie spese l’impianto da un tecnico, il quale ha accertato che l’impianto non potrà mai produrre ciò che contrattualmente mi è stato promesso, come se non bastassero i dati di produzione caricati sul portale del gestore GSE e presenti nel contatore installatomi. Questo perché l’impianto lavora gran parte dell’anno con una parte della pannellatura in ombra, pregiudicando così la produzione nei mesi in cui il sole non arriva alla superficie delle celle».
A questo punto il consumatore esasperato si è messo nelle mani di un legale. Alla prima raccomandata spedita alla società di installazione, infatti, non era mai arrivata una risposta. Ma la stessa mancanza di riscontri si è ripetuta quando la missiva si è trasformata in una diffida firmata dall’avvocato. Da qui l’amara conclusione a cui A.T. è giunto: «Ho capito di essere stato raggirato da uno dei tanti furbi che fiutando la possibilità di far soldi ha approfittato del momento di confusione nella gestione di un incentivo europeo e si è improvvisato installatore e venditore di fotovoltaico. Per la cronaca questa società, dopo un visura camerale, figura come agenzia turistica e installatrice di fotovoltaico con un capitale sociale di 10.000 euro, di cui solo 2.500 versati». Un elemento non secondario, visto che l’inconsistenza finanziaria della società rischia di inficiare qualsiasi tipo di azione legale atta a ottenere un risarcimento.
«Purtroppo non è la prima volta che l’energia pulita si trasforma in un affare sporco – commenta il presidente di Adico Associazione Difesa Consumatori Carlo Garofolini – l’incentivo ha creato una bolla speculativa di cui molti sedicenti installatori hanno approfittato, mentre tanti cittadini hanno firmato contratti di installazione e conseguenti finanziamenti a quattro zeri attirati dalla promessa dell’energia a costo zero, con la procedura di attivazione del conto energia sul portale di Gse e la corresponsione degli incentivi sul conto corrente, anche a causa della complessità di una normativa che era appena nata e piuttosto ingarbugliata. Ma quando una società si dimostra inadempiente come nel caso di questo cittadino di Castelfranco, si rientra nell’ambito di un contratto non rispettato e nelle conseguenze legali che ne derivano». Cosa posso fare quindi i cittadini che, come A.T., stanno spendendo centinaia di euro al mese per un impianto che non produce neanche lontanamente quanto pattuito? «Non fermatevi davanti a telefoni che squillano a vuoto o a risposte evasive – continua il presidente Garofolini – gli uffici legali dell’Associazione sono a disposizione per dare informazioni e assistenza nelle procedure da intraprendere. Chi si improvvisa una professionalità che non ha, abusando della buona fede della gente, deve pagare. Il nostro consiglio comunque è quello di affidarsi a professionisti con esperienza comprovata nel settore, con referenze verificabili e un servizio di attenzione al cliente ad hoc e funzionante, e che possano garantire una solidità anche dal punto di vista societario».


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RE: L'illusione dell'energia solare

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Rincari sospetti per un ammontare di 1,6 miliardi di euro. Segnalate 199 aziende


Raffaello Binelli - Sab, 09/02/2013 - 12:10

Segnalati quasi duecento casi di abuso, per circa 1,6 miliardi di incremento dei margini per le imprese energetiche, molte delle quali avrebbero addebitato la "Robin tax" ai consumatori, violando così la legge.

È quanto emerge dal Rapporto dell’Autorità per l’energia.

La Robin Tax altro non è che l'addizionale Ires imposta alle imprese energetiche nel giugno del 2008: per legge non può essere trasferita sui consumatori: né in bolletta né, per esempio, sulla benzina e il gasolio. La legge vieta infatti esplicitamente alle imprese "di traslare l’onere della maggiorazione d’imposta sui prezzi al consumo" a affida proprio all’Autorità per l’energia elettrica e il gas il compito di vigilare "sulla puntuale osservanza della disposizione".

Nella Relazione al Parlamento licenziata il 24 gennaio scorso l’Autorità evidenzia un quadro fortemente critico, in cui appare evidente che molte imprese si rifanno proprio sui consumatori. Nel corso dell’attività di vigilanza svolta lo scorso anno sui dati relativi al 2010, infatti, l’Autorità ha individuato 199 operatori (sui 476 totali), di cui 105 appartenenti al settore dell’energia elettrica e gas e 94 a quello petrolifero, in cui "è stata riscontrata una variazione positiva del margine di contribuzione semestrale riconducibile, almeno in parte, alla dinamica dei prezzi".

Nel 2011 la Robin Tax ha fruttato allo Stato 1,457 miliardi di euro, 930 milioni in più rispetto all’esercizio precedente: una somma che è stata raggiunta grazie all’incremento dell’aliquota, all’estensione del tributo alle rinnovabili e alle società della rete (Snam, che ha contribuito per 104 milioni, e Terna, per 81 milioni) e alla modifica di alcuni parametri di applicazione. Il contribuente maggiore è stato il gruppo Enel, con la sola Distribuzione che ha versato 312 milioni di euro.


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RE: L'illusione dell'energia solare

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RE: L'illusione dell'energia solare

http://www.climatemonitor.it/?p=30911

I lettori più attenti ricorderanno che qualche settimana fa abbiamo pubblicato un breve post che riprendeva quanto diffuso da Assoelettrica, l’associazione che riunisce la quasi totalità dei produttori di energia elettrica in Italia, circa il costo stimato per gli incentivi alle fonti rinnovabili per i prossimi venti anni. Un conto salato, circa 220 miliardi di Euro.

Ieri mi è capitato per la rete un articolo pubblicato da IlSole24Ore contenente queste stesse informazioni arricchite con la replica dell’APER, associazione che invece riunisce i soli produttori di energia rinnovabile. Il conto, secondo loro, sarà tutt’altro che salato, perché Assoelettrica non avrebbe tenuto conto dei benefici derivanti dall’impiego delle fonti rinnovabili in termini aumento dell’indipendenza energetica nazionale, diminuzione dei costi che dovranno sostenere gli impianti termoelettrici nell’ambito del sistema europeo Ets sui diritti d’emissione (costi che pesano sulle bollette), incremento del Pil (le energie rinnovabili generano più ricchezza delle fossili per il Paese) e crescita occupazionale non solo quantitativa, ma anche qualitativa. Insomma, alla fine secondo APER il saldo dovrebbe essere in attivo, con le stime più prudenti che vedrebbero ammontare il surplus a 30 miliardi di Euro e quelle più ottimistiche addirittura a 76.

Certo, c’è di mezzo una congiuntura economica molto sfavorevole e senza dati opportunamente disaccoppiati circa i flussi occupazionali nei diversi settori potrà apparire speculativo arguire che, ad oggi, pur in un contesto di sviluppo esponenziale del settore delle rinnovabili questi benefici non si vedono gran che. L’indipendenza energetica è una chimera, l’ETS è sull’orlo del fallimento, il Pil è in forte contrazione e la disoccupazione aumenta. Speriamo ci pensino le rinnovabili, verrebbe da dire.

Al riguardo potrà tornare utile leggere sempre su IlSole24Ore quanto è stato scritto circa gli obbiettivi del nuovo piano energetico nazionale, non solo con riferimento alle rinnovabili.

Il 30% in meno dei consumi nell’industria a parità di produzione. Ed ecco, nel frattempo, la nostra automobile che raddoppia il rendimento energetico tagliando del 40% i costi di esercizio. E poi la grande sorpresa (ma non per gli esperti): le nostre case sono pronte a ridurre addirittura ad un terzo il consumo di energia, anche se ruolo di apripista nella riconversione e modernizzazione all’insegna dell’efficienza andrà (o meglio, dovrebbe andare) agli immobili pubblici, vere sanguisughe energetiche.

Obbiettivi sorprendenti e auspicabili, da perseguire innanzi tutto con l’efficienza energetica. Efficienza come quella che garantiscono le fonti rinnovabili? Vediamo le tabelle qui sotto, in cui sono riassunti i dati relativi alla potenza installata e al suo mirabolante progredire nel tempo, all’energia realmente prodotta, ai costi in termini di incentivi ed alla percentuale di incentivi assorbita da ogni diversa fonte in relazione alla sua produzione (Fonte IlSole24Ore).







I numeri parlano sempre chiaro. Eolico e Fotovoltaico fanno la parte del leone nell’assorbimento degli incentivi e sono le fonti più produttive, ma il rapporto tra incentivi ricevuti e energia prodotta chiarisce i limiti di queste fonti energetiche, sia in termini tecnici che di norme per l’incentivazione, sebbene queste siano state rese recentemente un po’ più equilibrate.

Sempre su IlSole24Ore e sempre dalla stessa firma, si riporta che il Politecnico di Milano, in un report di prossima presentazione fa sapere che eolico e fotovoltaico da soli non potranno portarci agli obbiettivi prefissati per i prossimi anni. E’ necessario un cambio di rotta verso un mix energetico più realista, che faccia per esempio sparire dal conteggio dei mirabolanti successi delle rinnovabili in termini di contributo al fabbisogno l’energia idroelettrica, che oggi copre il 40% del nostro rinnovabile ed è praticamente satura. Obbiettivo, realizzare anche quella ricaduta occupazionale che – leggiamo dalla chiosa dell’articolo, con “l’istallazione furibonda di pannelli solari importati soprattutto dall’oriente è clamorosamente mancata”.


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