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L'illusione dell'energia solare
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lucaberta
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RE:   L'illusione dell'energia solare

walter59 ha Scritto:
Tralasciando l'articolo, la sola testata
"MOVIMENTO LIBERTARIO La propietò è un diritto naturale, le tasse sono un furto"
Mi lascia a dir poco perplesso, questi siti/blog mi ricordano "vagamente" il cavallo di Troia.
Con articoli di denuncia, condivisibili, si carrozzano vecchi rottami del passato che hanno ampiamente dimostrato il loro fallimento, ma che in questo modo vengono riproposti rilucidati per la gente comune sopratutto in momenti di crisi.
Il serpente che si morde la coda.

la pensavo anche io cosi' Walter, poi ho iniziato ad informarmi piu' approfonditamente sull'economia di scuola Austriaca e mi sto trovando sempre piu' d'accordo con la loro visione di come il governo e lo stato stiano facendo delle cose che non gli competono, e le stanno facendo davvero male, basta vedere i risultati in termini di disavanzo pubblico e di continui aumenti di prelievi fiscali.

Per tacere di come le banche, tramite le banche centrali che fanno da collegamento verso governo e stato, continuano a prestare soldi che non hanno. Tranne poi fare in modo che governo e stato stampino nuova carta straccia, che non ha alcun valore, avvicinandoci sempre di piu' al baratro.

Io sono dell'idea che ci siano le condizioni per una crisi stile Grande Depressione, con l'aggravante che ora la cosa avra' ripercussione globale.

Se sei curioso, una serie di buone letture e' questa:
http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?c...0000002055

Io attingo tantissime informazioni dal Ludwig von Mises Institute:
http://mises.org/

Ciao, Luca


Luca Bertagnolio
Futuro Nucleare
http://futuronucleare.com
@futuronucleare
30-07-2011 11:04
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walter59
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RE:    L'illusione dell'energia solare

lucaberta ha Scritto:


la pensavo anche io cosi' Walter, poi ho iniziato ad informarmi piu' approfonditamente sull'economia di scuola Austriaca e mi sto trovando sempre piu' d'accordo con la loro visione di come il governo e lo stato stiano facendo delle cose che non gli competono, e le stanno facendo davvero male, basta vedere i risultati in termini di disavanzo pubblico e di continui aumenti di prelievi fiscali.

Per tacere di come le banche, tramite le banche centrali che fanno da collegamento verso governo e stato, continuano a prestare soldi che non hanno. Tranne poi fare in modo che governo e stato stampino nuova carta straccia, che non ha alcun valore, avvicinandoci sempre di piu' al baratro.

Io sono dell'idea che ci siano le condizioni per una crisi stile Grande Depressione, con l'aggravante che ora la cosa avra' ripercussione globale.

Se sei curioso, una serie di buone letture e' questa:
http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?c...0000002055

Io attingo tantissime informazioni dal Ludwig von Mises Institute:
http://mises.org/

Ciao, Luca


Daccordissimo, non discuto di come le cose si siano  e si stiano sviluppando.

Il comportamento dei governi sotto ricatto/controllo delle banche più o meno centrali e a loro volta espressione di poteri forti ci spingono in questa direzione.
Ma questo è sbagliato totalmente la storia si sta ripetendo come dici giustamente tu, ma lor signori non si sono accorti che il tempo è cambiato e non si può riutilizzare i vecchi meccanismi ormai arrugginiti e totalmente inadeguati.
Slogan come quello di Movimento Libertario mi preoccupano e mi rattristano, le tasse sono un dovere civico, ma questo dovere ci fornisce il diritto di essere Cittadini, non c'è più senso civico in Italia e in europo sta calando, questo è male solo male.
Come dico sempre spero che ci salvino i Vulcaniani.

P.S puoi aggiornatmi sul volo, naturalmente in PM

saluti


il dubbio non è piacevole ma la certezza è ridicola.....
François-Marie Arouet
30-07-2011 13:03
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Cher
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Messaggio: #193
RE: L'illusione dell'energia solare

http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologi...d=AaGlmI3D

La corsa del minieolico. Come fare per costruirsi un impianto da casa

di Paolo Magliocco

Il mercato del minieolico ha un futuro roseo. Anzi, sempre più roseo. L'ultimo rapporto pubblicato dalla società specializzata in analisi di business Global Data dice che nel 2020 il mercato delle turbine con meno di 100 kW di potenza, come vengono convenzionalmente definite quelle che rientrano nel minieolico, raggiungerà i 3,7 GW. Nel 2010, ultimo dato disponibile, eravamo a 275,8 MW, e questo significa che il tasso di crescita sfiorerà il 30% (29,7%), superando il 27% che ha fatto segnare negli ultimi cinque anni. Insomma, un passo notevole, nonostante le cifre in termini assoluti restino piuttosto contenute.
Dal 14 al 16 settembre, tra l'altro, a Roma si svolgerà "Eolica expo", che è la più grande fiera italiana del settore, dove si potranno trovare molte novità tecniche.

Il minieolico segue una logica del tutto diversa da quella dei grandi parchi eolici, che producono energia dal vento su scala industriale. I piccoli impianti servono ad alimentare edifici isolati, piccole fabbriche, porti, aziende agricole. Sono meno convenienti al punto di vista economico, scontano meno investimenti da parte delle grandi industrie, ma hanno altri vantaggi: minore impatto ambientale, prima di tutto, la possibilità di fornire energia a edifici in luoghi isolati (per esempio in montagna), la possibilità di fornire una potenza adeguata alle esigenze di una piccola impresa senza occupare molta superficie come con il fotovoltaico.
A dominare il mercato sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Canada, che mettono insieme il 68% della capacità totale installata. Perciò anche i maggiori produttori sono concentrati in questi Paesi, racconta sempre il rapporto di Global Data. Che però annuncia anche lo sviluppo di questa tecnologia e di questo mercato in Cina. I dati della Awea, la American Wind Energy Association, confermano: il 36% delle aziende del settore sono statunitensi e quasi un terzo sono nate dopo il 2009.
In Italia la situazione è pure in grande evoluzione, con una grande frammentazione dei produttori che spesso sono di dimensione quasi artigianale, come spiega l'ingegner Lorenzo Battisti, coordinatore del Parco eolico sperimentale dell'Università di Trento e docente alla stessa Università. Eppure, aggiunge, il minieolico potrebbe essere molto interessante anche per le industrie più grandi. Perché ha un ottimo potenziale di diffusione nel nostro Paese. E supera molti problemi legati alle grandi turbine, dalla rumorosità all'impatto sul territorio. Certo, è ancora più costoso rispetto, per esempio, al fotovoltaico, che ha visto scendere i costi in modo vertiginoso negli ultimi anni e che oggi per le soluzione "domestiche" è la strada più battuta.

Quando il fabbisogno di energia supera i pochi kW necessari a una famiglia, però, il piccolo impianto eolico può tornare in campo come opzione migliore.
La potenza installata di aerogeneratori fino a 200 kW è aumentata del 76% in un solo anno, secondo la stima del Gse, il Gestore dei servizi energetici, con una diffusione concentrata nelle regioni del Sud. E secondo Grazia Ramponi, responsabile marketing di Tozzi Nord , la tendenza potrebbe confermarsi nei prossimi anni.

«Noi abbiamo studiato un prodotto specifico per le ventosità italiane, capace di produrre energia già a 2 m/s e di raggiungere produzioni eccellenti a basse ventosità, come 35.000 kWh all'anno a 5 m/s», racconta Ramponi. Tozzi è un gruppo che esiste da oltre 50 anni e che ha cominciato a lavorare sulle rinnovabili nel 1990. Oggi ha oltre 300 MW di impianti di maxieolico in funzione in Italia.

La mancanza di certezze sulla ventosità, in effetti, è uno dei problemi maggiori. Una mappa precisa della ventosità a bassissima quota, 20-25 metri, non esiste, anche se l'ingegner Battisti ci sta lavorando. "Dalle indagini che abbiamo fatto", conferma, "c'è moltissimo spazio per questo tipo di impianti, per privati, porti, darsene, rifugi e comunità isolate. Perché le condizioni migliori si registrano ovviamente sui rilievi e lungo le coste, mentre la Pianura padana offre poche possibilità".
Ecco che cosa deve fare chi vuole installare un aerogeneratore di piccola potenza.
La prima cosa: l'indagine anemometrica
Chi vuole installare un generatore per prima cosa deve sapere quanto vento c'è nel posto che ha scelto. «Con le basse ventosità sbagliare di poco fa fare grossi errori. Da 4 a 5 metri di vento al secondo la produzione di energia può cambiare del 50%», spiega sempre Battisti, «Per l'irradiazione solare ci sono mappe europee, per il vento a bassissima quota no ed è una delle grandi barriere per questa tecnologa. Per i grandi impianti eolici fare le misurazioni non è un problema». Invece spendere 4 o 5000 euro per un'indagine anemometrica ben fatta, con il rischio che dia esito negativo, può essere un rischio. Ci si può anche rivolgere alla ditta che realizzerà l'impianto, che può essere in grado di stimare la ventosità e la produzione attesa. Ma bisogna essere sicuri che sia affidabile.
I passi successivi
Scelto il posto, bisogna controllare se esistano vincoli di qualche tipo (paesaggistico, urbanistico, ecc.), la distanza dalle linee elettriche (se la linea non c'è e va realizzata può essere un costo imprevisto), la viabilità, eccetera.
Poi si passa alle pratiche per l'autorizzazione: richiesta preventivo di connessione (al gestore di rete locale; 20 giorni) richiesta di connessione alla rete elettrica (al gestore di rete, 45 giorni), presentazione DIA (al Comune), deposito al genio civile del progetto del plinto di sostegno. Attenzione, perché le regole non sono uniformi: tra Comuni, Province e Regioni diverse ci possono essere molte differenze.
Ci sono tre possibilità: seguire l'iter burocratico direttamente, affidarsi ad uno studio di progettazione/consulenza esperto, oppure richiedere al fornitore dell'impianto minieolico il servizio "chiavi in mano". Ma bisogna fare attenzione alle offerte apparentemente più vantaggiose: possono anche mancare servizi importanti.
La scelta della turbina
Scelta difficile. Sul mercato esistono prodotti molto diversi tra loro. Una prima distinzione è tra impianti ad asse orizzontale, cioè con le tipiche pale, e con asse verticale, come quello progettato da Philip Stark. Le turbine ad asse verticale hanno come vantaggio la facilità di installazione, l'estetica, la possibilità di cogliere il vento da molte direzioni. In compenso è maggiore la difficoltà ad autoavviarsi e la produzione di energia di solito è più limitata. Le turbine ad asse orizzontale sono le più diffuse.
La realizzazione
Tre step principali: la realizzazione delle opere civili ed elettriche (scavi, posa cavi, plinto fondazione, etc.), il trasporto e installazione della turbina, la connessione alla rete e la messa in esercizio. Può fare tutto la ditta, ci si può far seguire da uno studio di progettazione, ci si può rivolgere a un'impresa locale.
Quanto costa
Per i piccoli impianti eolici i costi sono attorno a 3-4000 euro per kW di potenza per l'impianto chiavi in mano. Molto di più, per ora, dei 1200-1500 euro raggiunti dal fotovoltaico. Le pratiche burocratiche hanno un costo variabile da Comune a Comune e anche il costo per realizzare le opere civili è variabile. Per esempio se il posto è difficile da raggiungere opere edili e trasporti costeranno di più. Battisti però ci tiene a sottolineare che sia meglio pensare ai costi confrontandoli con i kWh che verranno prodotti più che con la potenza dell'impianto, proprio perché la reale produzione può cambiare a parità di potenza installata.
Quanto tempo ci vuole
In teoria possono essere sufficienti 4 mesi, ma è più ragionevole pensare a 5/6 mesi. Analisi anemometrica esclusa.
La manutenzione
L'aerogeneratore è una macchina e quindi, a differenza di un pannello fotovoltaico, bisogna prevedere che richiederà manutenzione. È meglio chiedere al produttore di occuparsene. Può costare circa 600 euro all'anno.
Come finanziare il progetto
Così come per gli impianti fotovoltaici, si può chiedere un finanziamento a una banca. Ma attenzione, perché è un settore in cui il sistema bancario comincia ora a entrare, quindi non bisogna dare per scontato di trovare ascolto.
Quali incentivi ci sono
Per ottenere gli incentivi bisogna presentare la domanda di qualifica IAFR (Impianti alimentati da fonti rinnovabili) quando si avvia la costruzione e la richiesta di incentivo al GSE quando l'impianto entra in funzione.
Per gli impianti eolici di taglia inferiore ai 200kW esiste una tariffa incentivante omnicomprensiva erogata dal Gestore dei servizi energetici pari a 30 centesimi per kWh prodotto per 15 anni (D.M. 18/12/2008, 24/12/2007 n.244, 29/12/2007 n.222). Il sistema consente di vendere tutta l'energia prodotta al Gestore e riacquistare (a prezzo inferiore) quella che si consuma: è su questa base che vengono redatti i business plan.
Tra l'altro la tariffa fissa omnicomprensiva versata dal Gestore dei servizi energetici (Gse) alle persone fisiche e agli enti non commerciali con impianti fino a 20 kw usati per alimentare l'abitazione privata o la sede dell'organizzazione non è imponibile ai fini Iva. E, da punto di vista fiscale, rientra tra i redditi diver
si.
In quanto tempo l'investimento viene coperto
Il rientro è previsto in 6-7 anni, includendo tutti i costi.
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Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
11-09-2011 13:57
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tesla82
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Messaggio: #194
RE: L'illusione dell'energia solare

Il minieolico è un'altra truffa fatta solo per muovere denaro e fregare soldi,non c'è resa energetica effettiva valida..

saluti tesla82


"Io non ho paura del nucleare ma dell'uomo !" giampiero giulianelli
11-09-2011 15:48
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Carlo
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Messaggio: #195
RE: L'illusione dell'energia solare

Non è il minieolico ad essere una truffa, sono gli iperincentivi sull'energia prodotta.

Ovvio, sì, ma mi piace ricordarlo.

11-09-2011 18:10
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Cher
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Messaggio: #196
RE: L'illusione dell'energia solare

http://www.chicago-blog.it/2011/10/21/il...more-10331


Il caos elettrico
Carlo StagnaroVai ai commentiLascia un commento
Nell’attesa che i decreti attuativi del decreto Romani facciano chiarezza sul futuro delle fonti rinnovabili (a partire dal funzionamento dei meccanismi di asta) il mondo elettrico è nella confusione più totale. Infatti, leggi e regole sbagliate – a partire dall’eccesso di incentivazione del fotovoltaico, vera grande madre del caos in corso – hanno aperto buchi che vengono, oggi, tappati con pezze peggiori.

Il problema è semplice: a fine 2011 saranno entrati in funzione 11 o 12 GW di potenza fotovoltaica, più l’eolico e tutto il resto. Queste fonti, che producono energia non quando lo chiede la domanda ma quando la risorsa primaria (sole o vento) lo decide, creano una serie di difficoltà nell’equilibrio della rete. La difficoltà è legata, da un lato, alla loro intermittenza: una nuvola che passa (o che se ne va), un venticello che si avvia (o cessa) possono causare l’improvvisa immissione in rete (o l’improvviso distacco dalla rete) di un carico sufficiente a destabilizzarne l’equilibrio. Questo crea una serie di difficoltà tecniche al gestore della rete, rispetto alle quali vengono proposte diverse possibili soluzioni tra cui la realizzazione di un’importante capacità di accumulo (attraverso pompaggi o batterie) per controbilanciare le variazioni della produzione rinnovabili. Terna sostiene che, in questo modo, i costi di sistema potrebbero essere contenuti. Alcuni (come GB Zorzoli) ritengono che questa sarebbe la via d’uscita migliore; altri, come me, temono invece che così il funzionamento del mercato verrebbe snaturato, perché il gestore di rete si troverebbe, nei fatti, a essere un importante (o addirittura il principale) produttore, eventualità peraltro negata dal Terzo pacchetto energia.

Sul piatto, comunque, non c’è solo il problema, tecnico, di come gestire l’intermittenza delle rinnovabili. L’ingresso di così tanta potenza rinnovabile ha avuto due effetti sgradevoli per l’industria: da un lato, poiché l’energia verde gode della priorità di dispacciamento, ha ridotto i volumi a loro disponibili; dall’altro, come spiegano Giuseppe Artizzu e Carlo Durante, dato il sistema di pricing della borsa elettrica la curva di merito si è “spostata a destra”, con una riduzione dei prezzi in borsa.

Attenzione: il prezzo per i consumatori non si è ridotto, perché la contrazione del prezzo propriamente detto è stata più che controbilanciato dagli aumenti tariffari. Però, se il consumatore si è accorto di poco o nulla, il produttore non rinnovabile (complice la crisi) ha visto assottigliarsi volumi e margini.

C’è, poi, la modalità dell’incentivazione. Il decreto Romani introduce (tranne che per il fotovoltaico, che sarà finanziato da un pur generoso quarto conto energia) un sistema di aste, i cui confini non sono affatto chiari: tanto che non mancano critiche fondate (qui Tommaso Barbetti) a cui anche i sostenitori delle aste si trovano in difficoltà a rispondere, data l’incertezza sul disegno. L’incertezza è tale che se ne sentono di tutti i colori, e spero davvero che almeno alcune tra quelle che si sono sentite siano ballon d’essai, perché se fosse vero quello che ha anticipato Federico Rendina sul Sole 24 Ore, saremmo davvero al paradosso.

Per Rendina, sarebbe allo studio un meccanismo per costruire incentivi inversamente proporzionali alla producibilità degli impianti: cioè, gli impianti solari dove non c’è sole ed eolici dove non c’è vento sarebbero remunerati maggiormente di quelli posti in siti migliori.


Se non altro questo meccanismo avrebbe il pregio di far venire meno l’illusione che le fonti rinnovabili servano a produrre energia, anziché sussidi.

Ma, se fosse vero, a perderci sarebbero soprattutto quei produttori che davvero credono nelle potenzialità delle fonti verdi, e che diverrebbero a questo punto una minoranza in via d’estinzione in un settore dominato dai rentier, i quali – apparentemente – sopravvivono a dispetto dei tagli agli incentivi e dell’incertezza di fondo che ha, per ora, ammazzato gli investimenti al di fuori del fotovoltaico.

Con un ulteriore effetto indiretto: buona parte della potenza convenzionale installata, per ragioni sia congiunturali sia strutturali, è sistematicamente sottoutilizzata. Da qui la richiesta d’introdurre un meccanismo di “capacity payment” per remunerare il mantenimento di capacità non utilizzata ai fini, si dice, di sicurezza e bilanciamento.

Sul capacity payment, che nella sostanza è uno strumento alternativo alla corsa alle batterie, è scesa in campo la stessa Autorità per l’energia, che ne ha fatto l’oggetto di una delibera la scorsa estate e ne ha difeso le ragioni in questo comunicato.

Personalmente sono assai scettico, perché mi pare che il capacity payment sia il primo passo su un piano inclinato che ci porterà verso un mondo nel quale metà della capacità esistente è sussidiata in quanto rinnovabile, e l’altra metà in quanto non rinnovabile.

Che poi tutto ciò venga ammantato di intervento per la sicurezza del sistema nasconde una indiscutibile verità circondata da una grande ipocrisia dettata dalla convenienza in quanto, per riprendere l’interrogativo necessariamente senza rispostalanciato da Gionata Picchio molti mesi fa (ben prima della delibera e ben prima che la tensione raggiungesse i livelli attuali):

il modello scelto per il nuovo capacity payment può fare la differenza per i risultati futuri delle imprese, per alcune segnando il confine tra andare avanti e uscire dal gioco. Ma si può chiedere al sistema (ai consumatori, per essere chiari) di pagare il conto perché aziende private hanno fatto quello che fanno tutte le imprese: esporsi ad un rischio? Anche se prevedere il crollo dell’economia del 2008-2009 non era possibile, il problema resta: in un sistema liberalizzato se un investimento non si remunera è segno che non ce n’è bisogno e il mercato sfoltisce i rami secchi.

La costosa confusione in cui ci siamo ficcati – che, lo ripeto, è il frutto bacato dell’alberto della politica – rischia di travolgere, tra l’altro, la riforma della borsa elettrica, che teoricamente dovrebbe far sostituire l’attuale meccanismo di system marginal price con uno di pay as bid. I segnali si moltiplicano: per esempio con l’intervento di Agostino Conte, che a nome del “tavolo della domanda” ha difeso la riforma e ha rimarcato il paradosso per cui

diamo gli incentivi più elevati al mondo per produrre energia soprattutto dove non riusciamo a consumarla e rischiamo di dover sussidiare gli impianti termici appena costruiti per evitarne la chiusura (perché “lavorano” poche ore), impianti che sono però indispensabili per tenere il sistema elettrico in sicurezza.

(Per inciso: ce ne sarebbe anche per i grandi consumatori, non esenti da forme di sussidio più o meno implicito in bolletta, che vanno dalla tariffa agevolata per Trenitalia alla cosiddetta interrompibilità, ma magari di questo ne parleremo un’altra volta). Eppure, dato lo scenario politico non sembra ci sia particolare sensibilità per il tema, peraltro bocciato dalla stessa Autorità nella più recente segnalazione. A prescindere dall’opinione che abbiamo della riforma della borsa, in ogni caso, l’aspetto rilevante è che gli elementi di mercato vengono gradualmente rimpiazzati da elementi di pianificazione.

Per questo è paradossale che, ai guasti della pianificazione, si risponda con la richiesta di più pianificazione, o programmazione che dir si voglia. Non c’è stakeholder che non canti la litania della pianificazione, che oggi va di moda rubricare sotto la categoria della mitologica “Strategia energetica nazionale”.

Ora, sia chiaro: la Sen può anche essere un innocuo file pdf di nessun peso e nessuna utilità depositato sul sito del ministero, nel qual caso andrebbe bene. Oppure può essere un documento di indirizzo privo di influenza reale. Ma se davvero fosse pubblicata, e se davvero avesse elementi di cogenza, allora sarebbe una vera disgrazia perché metterebbe in discussione tutto quello di buono che si è fatto negli ultimi dieci anni. Perché una cosa, che quasi nessuno dice, va invece detta: sull’elettrico l’Italia ha fatto passi da gigante.

Abbiamo il parco di generazione più efficiente d’Europa, abbiamo uno tra i mercati più competitivi e, ingerenze politiche a parte, abbiamo un regolatore rispettato e rispettabile, che ha dato prova di indipendenza e competenza nel passato e che continua a darla. Un regolatore che proprio per questo mi sento in dovere di criticare quando prende strade che ritengo discutibili (come, appunto, il capacity payment) ma che è senza dubbio un interlocutore importante del mercato. Ora, sarebbe davvero un peccato se questo edificio costruito con pazienza e fatica dovesse accartocciarsi sotto provvedimenti sbagliati partoriti all’unico scopo di correggere errori precedenti. La pianta della politica è una mala pianta: lo è sia quando si rende responsabile di invasioni di campo, come fa ormai sistematicamente, sia quando, oltre a invadere il campo, perde l’orientamento e diventa un generatore casuale d’incertezza, come sulle rinnovabili e di riflesso su tutto il resto.

Così, arriviamo dove siamo. Il combinato disposto tra sussidi alle rinnovabili e capacity payment rischia di essere insomma la pietra tombale per il mercato – o almeno per il mercato come lo conosciamo noi, per la concorrenza nel mercato. Del resto, qualche giorno fa un grande operatore elettrico mi ha detto che “il giocattolo si è rotto”. Forse è così, ma allora varrebbe la pena dirlo apertamente e prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di rinazionalizzare. Se dobbiamo avere un gosplan, che sia almeno un gosplan onesto.

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Toungue


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Messaggio: #197
RE: L'illusione dell'energia solare

L'inverno si avvicina e le giornate si accorciano. I 19 GW di potenza fotovoltaica installata in Germania (costo 84 miliardi di euro) a mezzogiorno di oggi 16.11.2011 hanno fornito una potenza di picco di soli 3,6 Gw (il 19,1% di quella nominale)
http://www.sma.de/en/news-information/pv...rmany.html
Calcolando l'area della curva riportata nel programma in pratica si può dedurre che una centrali nucleare da 800 MW (costo 4 miliardi di euro) produrrebbe tanta energia come oggi hanno prodotto tutti i 19.000 MW di potenza fotovoltaica installata in Germania.
Area = (picco massimo * larghezza della curva a metà del picco)/(2,35*0,4)= 3,6 GW*(5 ore - dalle 11.15 alle 15.15)/(2,35*0,4) = 19,1 GWh prodotti nella giornata (24 ore) del 16.11.2011
In 24 ore una centrale nucleare da 1 GW produce 1GW*(0,85 capacità)*24h= 20,4 GWh, da cui 19,1/20,4= 0,93 GW = una centra nucleare da 930 MW
Non è migliore la situazione in Italia. Considerando che la Germania ha un'insolazione pari al 75% di quella dell'Italia (Italia 1500 KWh/mq, la Germania 1100 KWh/mq http://en.wikipedia.org/wiki/File:SolarG...ope-en.png
si può dedurre che i 12GW di potenza FV attualmente installati in Italia (costo 54 miliardi di euro) hanno prodotto il 16.11.2011 come 1 centrale nucleare da 724 MW (costo 4 miliardi di euro)
http://fusione.altervista.org/illusioni_verdi.htm

17-11-2011 07:05
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Messaggio: #198
RE: L'illusione dell'energia solare

http://www.ilgiornale.it/economia/e_ocse...comments=1

L'Ocse: "Nel 2012 l'Italia sarà in recessione"



di Sergio Rame - 28 novembre 2011, 12:09


"L’economia globale si è significativamente deteriorata dal precedente economic outlook". Nell’ultima versione delle stime dell’organizzazione il capo economista dell’Ocse, Pier Carlo Padoan, prevede che nel 2011 il pil dell'Eurozona segnerà una crescita dell’1,6%.

Tutt'altro che un dato positivo dal momento che l’Ocse ha tagliato la stima precedente di crescita del 2%. Al ribasso anche la stima sulla Germania che passa da +3,4% a +3%. "Le economie avanzate stanno rallentando e l’area euro sembra essere in lieve recessione - ha spiegato Padoan - le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito nell’area euro stanno diventando sempre più diffuse".

In calo molto più sostenuto le stime sul 2012. Eurolandia retrocede da +2% a +0,2%, mentre la Germania cala da +2,5% a +0,6%. Male anche il pil italiano che quest’anno crescerà dello 0,7%, ma l’anno prossimo l’andamento dell’economia sarà negativo (-0,5%). L'Ocse taglia anche le precedenti stime: +1,1% nel 2011 e +1,6% nel 2012. "La crescita - secondo l’outlook dell’organizzazione - tornerà nel 2013 con un pil in aumento dello 0,5%". Mentre scende il pil, torna a salire la disoccupazione.

Dopo un calo quest’anno all’8,1 per cento, dall’8,4% del 2010, secondo le ultime previsioni dell’ente parigino nella penisola tornerà all’8,3% sul 2012, e all’8,6% nel 2013. "Dobbiamo agire con urgenza per evitare il peggio", ha avvertito Padoan spiegando che ci troviamo in "momenti difficili" e "critici". "Nella zona euro - ha poi detto - dobbiamo bloccare il rischio di contagio".

Nel 2012 il Belpaese entrerà in recessione in compagnia di Grecia, Portogallo e Ungheria. Meglio dell'Italia, con una crescita comunque limitata allo 0,3%, ci sono la Francia e la Spagna, mentre il Regno Unito salirà dello 0,5%. L’Ocse ha, infatti, stimato nel 2012 un calo del 3% per la Grecia (dopo il -6,1% di quest’anno), del 3,2% del Portogallo (-1,6% nel 2011) e dello 0,6% dell’Ungheria (+1,5% nel 2011). Nel 2013, poi, sarà l'Italia tra i Paesi dell'Eurozona a crescere meno: +0,5% ancora come Grecia e Portogallo.

Proprio per evitare la recessione, l'Ocse ha invitato il governo Monti a "varare importanti riforme strutturali per favorire la crescita". "La stretta di bilancio, combinata con il rallentamento della domanda mondiale e con una competitività debole, sarebbe un ostacolo per la crescita a breve termine, ma è necessaria per assicurare progressi sulla strada della sostenibilità fiscale", ha continuato l'istituto parigino aggiungendo che "la disoccupazione aumenterà e che l’aumento dei salari rallenterà".

Secondo l’Ocse, "il deterioramento della fiducia in Italia è stato in parte auto-generato, visto che l’ultimo governo è apparso esitante in merito al rispetto dei programmi sul pareggio di bilancio entro il 2014, sebbene il traguardo fosse stato previsto inizialmente nel 2010 e confermato del Programma di stabilità europeo".

Non solo. Anche "l’impegno per riforme strutturali, nonostante la pubblicazione del Piano di riforme nazionale della primavera del 20120, è apparso in dubbio. Il passo successivo dell’aumento dei tassi d’interesse sul debito ha costretto il governo ad adottare una posizione ancora più rigida sul fronte del bilancio, puntando all’eliminazione del deficit nel 2013".

Quindi, è la conclusione dei tecnici dell’Ocse, "la crescita potrebbe essere maggiore se azioni decisive da parte del governo porteranno gli spread rapidamente giù e spingeranno al rialzo la fiducia. Ma la stretta di bilancio è molto severa, necessiterà di una forte determinazione da parte del nuovo governo e potrebbe avere effetti di più forte contrazione di quanto previsto".


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RE: L'illusione dell'energia solare

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Il flop del fotovoltaico La "città del sole" è oscurata dai debiti


di Cristina Bassi - 29 novembre 2011, 08:47


Il Monumento al fotovoltaico, il primo in Italia, è l’orgoglio di Manerba dal maggio 2009. L’albero con le grosse foglie rivestite di pannelli solari campeggia sulla rotatoria principale della cittadina in provincia di Brescia, poco meno di 5mila abitanti sulle rive del Garda.

Ma putroppo il luminoso futuro della "città del sole" come recitano i cartelli sparsi nelle strade, è sprofondato nel buco nero dei debiti. Il bilancio comunale ha un «rosso» di 3 milioni e mezzo di euro. Per risanarlo ci vorranno 10 anni, a colpi di 500mila euro l’anno.

Cattiva amministrazione, gestione «allegra» dei soldi pubblici o flop del sogno dell’energia rinnovabile? Di fatto il progetto di «Manerba comune più fotovoltaico d’Italia» si è rivelato un po’ troppo pretenzioso. Se è vero che la Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta sul disastro finanziario della Manerba Investimenti, società nata nel 2005 e a totale partecipazione comunale, incaricata della realizzazione della rete solare (il sito internet è attualmente «in fase di aggiornamento»), che è stata messa in liquidazione.

Si occupava anche di altri progetti, come operazioni immobiliari e di risanamento e dell’installazione di centraline d’allarme in città: tutti naufragati. «Non entro nel merito penale e civile della questione - ha dichiarato alle pagine lombarde del Corriere della Sera il sindaco, Paolo Simoni (Lega e liste civiche) - Mi limito a constatare che c’è stata una gestione quanto meno disinvolta: i pannelli solari sono entrati in funzione solo in minima parte, spesso per insipienza tecnica e hanno finito per essere svenduti sottocosto».

Isidoro Bertini, attuale consigliere provinciale del Pdl e primo cittadino all’inizio del Duemila, ha ribattuto che «i conti presentati sono tutti sballati. La Manerba Investimenti, finché siamo stati in carica noi, era in pareggio, se non leggermente in utile». Le disavventure di Manerba del Garda sarebbero dunque in realtà solo una vendetta politica o una polemica strumentale.

La nuova Città del sole era stata annunciata con orgoglio e aveva avuto risonanza nazionale. Gli oltre 40 impianti da installare sui tetti di 1.500 famiglie avevano anche superato, grazie a una sentenza favorevole del Tar, l’ostacolo della Sovrintendenza che li giudicava antiestetici.

E promettevano l’indipendenza del comune dalle fonti di energia tradizionali, con grosso risparmio economico per i conti municipali e per gli abitanti e in termini di emissione di anidride carbonica.

Quella di Manerba invece è diventata una case history in negativo delle energie alternative, che se maneggiate con poca cura si rivelano un boomerang. Come è successo oltreoceano alla Solyndra, azienda californiana simbolo della green economy sponsorizzata da Obama - produceva anch’essa pannelli solari - ma finita in bancarotta.

E pensare che nel maggio 2009 l’allora sindaco di Manerba, Mariella Speziani, aveva parlato di «scelte coraggiose e lungimiranti», di «una via che guardasse al futuro e lasciasse il segno», di «filosofia ecologista di ampio respiro» e di una Città del sole pensata per le generazioni future. Che ringraziano per il buco di bilancio.
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RE: L'illusione dell'energia solare

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Il Canada fuori da Kyoto "Il protocollo sul clima non sta funzionando"


di Lucio Di Marzo - 13 dicembre 2011, 11:03


All'indomani della conferenza climatica di Durban, il Canada è il primo degli Stati aderenti al Protocollo di Kyoto a decidere per l'abbandono del trattato sul riscaldamento globale.

L'annuncio sul passo indietro del governo di Ottawa arriva unitamente alla considerazione sul costo che il Protocollo avrebbe rappresentato per il Canada, se non avesse deciso di ritirarsi. È il ministro dell'Ambiente canadese, Peter Kent, ha sottolineare come per il Paese nord-americano la permanenza all'interno dell'accordo significherebbe il pagamento di 14 miliardi dollari in multe.

Firmato nel 1997, attualmente il protocollo di Kyoto è l'unico strumento esistente a livello internazionale a regolamentare le emissioni di gas a effetto serra. Il Canada avrebbe dovuto, secondo quanto stabilito, ridurre le sue emissioni del 6% rispetto ai livelli del 1990. I valori percentuali non hanno però accennato a diminuire e sono anzi aumentati nel corso degli anni.

Il governo Harper aveva già messo in discussione in precedenza gli obblighi legati a Kyoto, ridimensionando l'impegno chiesto al Paese e impegnandosi a ridurre le emissioni del 17%entro il 2025, un traguardo giudicato piuttosto modesto. D'altra parte continuare sulla linea di Kyoto vorrebbe dire per il Canada, sottolinea il ministro Kent, eliminare tutti i veicoli a motore, chiudere l'intero settore agricolo o tagliare il riscaldamento in tutti gli edifici del Paese, in ogni caso mettere a rischio "migliaia di posti di lavoro".

Secondo il ministro dell'Ambiente la roadmap prodotta da Durban "rappresenta invece una strada che permette di andare avanti" rispetto a Kyoto, accordo viziato dall'assenza di due tra i maggiori Paesi inquinatori, Stati Uniti e Cina e quindi destinato "a non funzionare".

Ottawa propone invece "un nuovo accordo, con obblighi giuridici per tutti i grandi paesi inquinatori che permetta di creare occupazione e avere una crescita economica". La posizione sostenuta dal Canada, ha voluto sottolineare il ministro Kent, gode di un crescente consenso. Stati Unti, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Russia, alcuni paesi dell'Ue, ma anche paesi in via di sviluppo, sarebbero vicini alla linea canadese.


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