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Fine del nucleare o rilancio del nucleare?
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Cher
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RE: Fine del nucleare o rilancio del nucleare?

http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=10089

The Outlook for Energy: A View to 2030

Il rapporto realizzato dalla ExxonMobil presentato in un convegno organizzato da IBL di Guido De Franceschi

Ieri sera è stato presentato al Palazzo dei Giureconsulti di Milano "The Outlook for Energy: A View to 2030", rapporto confezionato dalla ExxonMobil. Il convegno, in cui il senior energy advisor della multinazionale Todd Overdonk ha illustrato i risultati della ricerca, è stato organizzato in collaborazione con l'Istituto Bruno Leoni. I lavori sono stati coordinati da Alberto Mingardi, direttore generale dell'IBL, e dal direttore ricerche e studi del medesimo istituto, Carlo Stagnaro.

La ExxonMobil ha stilato un rapporto con l'obiettivo di scattare una fotografia il più possibile precisa degli scenari sull'energia da oggi al 2030, al di là degli interessi specifici di una corporation che, come ha ricordato il presidente di Esso Italia, Giancarlo Villa, punta sulla ricerca e che nel 2010 ha investito nel business dell'energia 32 miliardi di dollari a fronte di earnings per 30 miliardi.

L'"Outlook for Energy" raccontato da Overdonk, allunga l'occhio fino al 2030, anno in cui la popolazione mondiale avrà toccato suppergiù quota 8 miliardi, e prende in considerazione 100 paesi e per ciascuno di questi paesi 15 settori e 20 tipi di carburante che soddisfano le richieste di energia da parte di tali settori. Ne emergono dati interessanti. Nei paesi dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) la domanda di energia rimarrà costante fino al 2030, grazie a un aumento dell'efficienza energetica che permetterà di crescere senza che questo comporti un maggiore consumo di energia rispetto a oggi. Sempre grazie allo sviluppo tecnologico nei paesi Ocse caleranno considerevolmente, entro il 2030, le emissioni di CO2.

Un panorama diversissimo è quello che si osserva spostando lo sguardo sui paesi che non appartengono all'Ocse, tra cui la Cina. In essi la domanda di energia crescerà del 70 per cento (anche se il consumo procapite rimarrà inferiore a quello dei cittadini degli Stati Ocse). Nell'area non Ocse, a causa del più ridotto sviluppo tecnologico, aumenteranno consistentemente anche le emissioni, che potrebbero contrarsi soltanto a partire dal 2030.

In conclusione si calcola che fra 19 anni, a livello globale, la domanda di energia sarà del 35 per cento superiore a quella del 2005 e che il complesso dei paesi non Ocse consumerà il 70 per cento di energia in più rispetto al gruppo dei paesi Ocse. Un altro dato interessante è quello relativo alle fonti: benché si stiano sviluppando altri settori, nel 2030 circa l'80 per cento dell'energia sarà ancora originata da fonti fossili. Molto diversificato anche l'utilizzo delle varie fonti energetiche: ad esempio, il carbone, che in Occidente scivolerà in posizione marginale nel catalogo dei combustibili più utilizzati, nei paesi non Ocse sarà sempre più richiesto, rimanendo la principale fonte di energia. Nei paesi non Ocse andrà ancora incrementandosi persino il consumo di biomasse (dal legname al letame) ormai già praticamente inesistente ad altre latitudini.

Dopo la relazione di Overdonk sono intervenuti sotto il soffitto affrescato della sala Parlamentino del Palazzo dei Giureconsulti, che ospita un piccolo emiciclo di scanni lignei ben conservati, Franco Bruni, docente di Teoria e Politica monetaria internazionale all'Università Bocconi, e Rosita Carnevalini, direttrice Strategie, Studi e Documentazione dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas.

Il professor Bruni ha ricordato l'importanza della "pollution", perché, se venisse trascurato il tema dell'impatto ambientale e non si vincesse la sfida di far coincidere sviluppo e riduzione delle emissioni, si rischierebbe di innescare l'avvio di un percorso sbagliato in cui potrebbe essere teorizzata la necessità di una decrescita per contenere le emissioni. Bruni ha anche sottolineato che la crescita prevista per i prossimi vent'anni – più ridotta nei paesi dell'Ocse, più effervescente negli altri – avverrà attraverso varie discontinuità e altre crisi. Sarebbe quindi auspicabile una gestione sovranazionale, naturalmente market friendly, del mondo dell'energia, per evitare un'esagerata instabilità dei prezzi. E, in questo campo, l'Europa può ancora conquistarsi un ruolo centrale di mediazione e di leadership.

A questo proposito Rosita Carnevalini, sollecitata da Carlo Stagnaro con appunti sui rischi di un impianto di vincoli illiberali, ha spiegato i nessi tra i mercati e le necessarie regolamentazioni nazionali ed europee.

Da Il Sole 24 Ore, 15 febbraio 2011
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Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



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Messaggio modificato il: 07-08-2011 alle 22:31 da Cher.

07-08-2011 22:27
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RE: Fine del nucleare o rilancio del nucleare? - Charade77 - 13-06-2011, 15:32
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