RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta)
Da "Scienza Medica ed Umanistica" a "Vite Parallele"
E' ormai da più di un decennio che porto avanti argomentazioni valide ad "unificare" il mondo scientifico con quello umanistico.
All'Università "La Sapienza" di Roma, nella sede distaccata di Palazzo Baleani, dove ancora oggi sorgono, il Centro di "Prevenzione, diagnosi e cura" dei tumori, allora diretto dal prof.Felice Virno e la Scuola di Dottorato in Scienze e Tecnologia per l'innovazione industriale, dipartimento di ingegneria astronautica, elettrica ed energetica, ancora diretto dal prof. Maurizio Cumo, fondai, con Virno, Cumo ed altri studiosi, una rivista "Scienza medica ed umanistica". Le pubblicazioni ebbero una certa risonanza negli ambienti interessati e portarono avanti queste mie aspettative che, oggi, condivise dalla SIPS, che, fin dalla sua storica nascita, predicava l'accostamento tra arte e scienza, hanno dato vita ad una serie di programmi, conferenze e convegni ben accolti negli ambienti umanistici e scientifici del nostro paese.
Un ultimo importante messaggio è stato divulgato recentemente dalla SIPS, grazie al suo segretario dott. Enzo Casolino, col suo Manifesto, pubblicato e diramato anche dal NuclearMeeting che ci ospita.
Ho fatto riferimento ad un recente passato perchè si sappia che anche certi interventi poetici e letterari sono sempre legati a questo spirito di esaltazione scientifica che distingue il Nuclear Meeting e l'Archivio Nucleare. Oggi, anno 2011 , "Scienza Medica ed Umanistica" ha aperto i suoi orizzonti a tutto il mondo scientifico e dal prossimo autunno sarà reintitolata "Vite Parallele" in una rivista che mi auguro possa avere un meritato riscontro in consensi ed intelligenti collaborazioni.
A proposito vi riporto integralmente un interessante articolo giornalistico.
A Gerusalemme un centro di ricerca tra arte e neuroscienza[/b
[b]][i]Di Luca Vaglio (Sole 24ore)[/i]
«La creatività nasce quando entrano in relazione aree del cervello diverse e distanti tra loro. Queste connessioni neuronali inedite e impreviste sono importanti per realizzare qualcosa di nuovo. Per questo suggerisco di creare spazi, musei oppure riviste, in cui siano presenti contemporaneamente scienza e arte. Mettere insieme questi ambiti ad alto tasso di innovazione, che di norma sono tenuti separati, a mio avviso, contribuirebbe a rompere il meccanismo della dualità che domina nella cultura occidentale e favorirebbe nuove connessioni nel cervello delle persone, stimolando la creatività», spiega Idan Segev, professore di neuroscienze computazionali alla Hebrew University of Jerusalem.
Più in generale, Segev ritiene che la dualità, la tendenza alla dicotomia con cui tendiamo a classificare le cose che ci stanno attorno sia un limite all'immaginazione. «Siamo abituati alle contrapposizioni rigide tra bianco e nero, buono e cattivo, emisfero destro e sinistro del cervello, arte e scienza. Per vivere e orientarci nel mondo abbiamo bisogno anche di questo. Ma penso che se fossimo capaci di unire gli opposti, di superare lo schema binario di queste contrapposizioni concettuali la nostra creatività ne avrebbe giovamento. Probabilmente, avremmo più persone simili a Leonardo Da Vinci, che sapeva passare dall'arte alla tecnologia e alla scienza con facilità, mantenendo una grande capacità inventiva».
E per testare le potenzialità dell'interazione tra arte e scienza a Gerusalemme verrà costruito un centro di ricerca sulle neuroscienze all'interno del quale vi sarà una galleria d'arte e uno spazio nel quale gli artisti potranno lavorare. «La progettazione del Brain Institute è a cura dell'architetto inglese Norman Foster, i lavori inizieranno l'anno prossimo», precisa Segev.
Lo studioso israeliano, inoltre, evidenzia che molti uomini creativi, sia tra gli artisti sia tra gli scienziati, mostravano forme di sinestesia. Per alcuni di loro le formule matematiche erano associate a visioni. Altri, invece, avvertivano una connessione forte e diretta tra i colori e le note musicali e viceversa. «Einstein ha detto che la teoria della relatività gli è apparsa come un gigante che muore e, cadendo, lascia un'enorme impronta. Come se in questa visione si delineasse una mappa dell'universo». Spesso l'intuizione creativa si collega alla visualizzazione mentale di qualcosa. Il musicista Arnold Schönberg, ad esempio, sentiva risuonare nella sua mente precise note musicali quando vedeva determinati colori. Invece, per il grande pittore Vasilij Kandinskij il suono del Do si associava sempre al colore giallo.
Ancora, studi hanno dimostrato che la creatività, nell'uomo come negli animali, è resa possibile da un certo grado di rumore cerebrale, ossia da impulsi elettrici tra i neuroni in assenza di stimoli esterni o della determinazione a fare qualcosa. In pratica, anche quando non facciamo o pensiamo nulla, il nostro cervello è attivo e le cellule neuronali comunicano tra loro. Il computer, invece, funziona in modo opposto, senza rumore e impulsi autonomi e casuali.
In particolare, uno studio curato dal McGovern Institute for Brain Research del MIT di Boston ha dimostrato che senza il rumore prodotto in una precisa area del cervello i fringuelli perdono la capacità di cantare. «I fringuelli zebra a cui nell'esperimento è stata inibita, per mezzo di una sostanza ad hoc, la produzione del rumore cerebrale, emettono soltanto suoni meccanici e poco gradevoli, nulla a che vedere con il canto melodioso degli altri esemplari. E, cosa ancora più importante, perdendo la capacità di cantare bene, non risultano più attraenti per le femmine della specie», conclude Segev. Sembra quasi la dimostrazione di un nesso tra creatività e seduzione.
Michele Greco
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