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[OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Versione stampabile

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[OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - magnesium - 30-05-2011 18:28

Si apre questa discussione con l' intenzione di creare un luogo all' interno del quale gli utenti possono discutere di tutti quegli argomenti NON strettamente attinenti con le tematiche principali del forum e che quindi altrimenti non avrebbero un luogo adatto per essere affrontati.

Sperando che questo "spazio libero" sia cosa gradita, sentitevi liberi di usarlo come meglio credete: musica, cinema, programmi tv, sport, auto, viaggi... chiacchiere in libertà...

[OT = Off topic = Fuori tema]


RE: [OT] Giugno 2011 - magnesium - 02-06-2011 20:10

visto che nessuno inzia... incomincio io:

l'utente "Cher" è stato nominato "Senator Consularis Member" per il numero di interventi che ha inserito nel forum.

facciamogli gli auguri ;-)


RE: [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 02-06-2011 20:49

Congraturazioni Cher!
Nonchè fondatore del movimento d'opinione "Seduti sulla riva del fiume"


Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - nikonzen - 07-06-2011 18:18

EDIT:
Scusatemi, dovevo inserirlo in OT di giugno,invece ho aperto una nuova discussione. Errore mio. E' possibile spostarlo? Altrimenti cancello.

"Batterio killer: crollano le vendite di frutta e verdura"

http://www.agi.it/food/notizie/201106071548-eco-rt10203-batterio_killer_cia_consumi_di_frutta_e_verdura_calano_del_20

Oltre a sperare che crollino anche i prezzi, in conformità della legge domanda/offerta, non trovate irrazionale questo modo di reagire ai problemi?
E questa irrazionalità non vi ricorda il modo con cui si guarda al nucleare?

Ridiamoci un pò su:
Proporrei un referendum per eliminare tutta la frutta e la verdura dal Paese (il batterio ha fatto più vittime accertate di Fukushima e Chernobyl messe assieme). Peccato sia un gran divoratore di vegetali. Nuclearista e amante di potenziali vettori di batteri killer; sono un vero mostro.


RE: Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - Charade77 - 07-06-2011 18:29

nikonzen ha Scritto:

EDIT:
Scusatemi, dovevo inserirlo in OT di giugno,invece ho aperto una nuova discussione. Errore mio. E' possibile spostarlo? Altrimenti cancello.

"Batterio killer: crollano le vendite di frutta e verdura"

http://www.agi.it/food/notizie/201106071548-eco-rt10203-batterio_killer_cia_consumi_di_frutta_e_verdura_calano_del_20

Oltre a sperare che crollino anche i prezzi, in conformità della legge domanda/offerta, non trovate irrazionale questo modo di reagire ai problemi?
E questa irrazionalità non vi ricorda il modo con cui si guarda al nucleare?

Ridiamoci un pò su:
Proporrei un referendum per eliminare tutta la frutta e la verdura dal Paese (il batterio ha fatto più vittime accertate di Fukushima e Chernobyl messe assieme). Peccato sia un gran divoratore di vegetali. Nuclearista e amante di potenziali vettori di batteri killer; sono un vero mostro.



Proseguo sul filone ...
Se mi consenti ,per poter fare il referendum devi per forza contrapporti con qualcosa di alternativo : suggerisco il sostegno per le patatine fritte!
Aboliamo tutta la frutta e la verdura ,ma promuoviamo le patatine fritte!Ci può stare?

RE:  Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - nikonzen - 07-06-2011 18:33

Charade77 ha Scritto:

Aboliamo tutta la frutta e la verdura ,ma promuoviamo le patatine fritte!Ci può stare?

La temperatura raggiunta dall'olio uccide sicuramente i batteri. Prepariamo i grafici e soprattutto le foto. Bambini tristi e con il mal di pancia davanti alla zuppa e babini sorridenti davanti le patatine fritte! Big GrinBig Grin

RE:   Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - Charade77 - 07-06-2011 18:40

nikonzen ha Scritto:


La temperatura raggiunta dall'olio uccide sicuramente i batteri. Prepariamo i grafici e soprattutto le foto. Bambini tristi e con il mal di pancia davanti alla zuppa e babini sorridenti davanti le patatine fritte! Big GrinBig Grin
  


Giusto ,bello ,dighe di maionese e fiumi di ketchup ... Andiamo in tutte le piazze con la maschera NBC e sventoliamo un sedano o una cassetta di insalatina novella ...
RE: Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - nikonzen - 07-06-2011 19:06

Esco off tyopic nell'off topic.

Ci pensavo ieri mattina. Volevo provare a inventarmi una bufala colossale ma infarcita di termini tecnici e spedirla in rete. Sarei curioso di vedere se attacchisce davvero (adoro gli studi sociologici ahahah).

Avevo pensato a questo:
Il professor X, referenze, referenze (ovviamente straniero e inesistente) ha dimostrato che l'acqua, riscaldata con un normale boyler elettrico (ci pensavo sotto la doccia) diventa debolmente ma inesorabilmente radioattiva. Questo perchè: e qui si straparla un pò di come il campo magnetico indotto dal campo elettrico della resistenza del boyler, modifichi il dipolo della molecola d'acqua...blablabla.
Conseguenza di questa emissione di radiazioni: l'acqua diventa calda (echissenefrega della teoria cinetica del calore). Rassicurazioni sulla salute, nessun rischio, ma evitare lunghe permanenze.

Se andasse bene, avrei trovato il modo di fare risparmiare acqua ed energia almeno ai creduloni, che saranno facilmente riconoscibili dal tipico
odore! ahahah


RE:  Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - renato - 07-06-2011 19:10

nikonzen ha Scritto:

...
Avevo pensato a questo:
Il professor X, ...

E se poi si scoprisse che è vero'ToungueToungueToungueToungue
RE:   Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - Charade77 - 07-06-2011 19:11

renato ha Scritto:


E se poi si scoprisse che è vero'ToungueToungueToungueToungue


Ne abbiamo già trovato uno ... Toungue
RE: Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - magnesium - 07-06-2011 19:37

nikonzen ha Scritto:

EDIT:
Scusatemi, dovevo inserirlo in OT di giugno,invece ho aperto una nuova discussione. Errore mio. E' possibile spostarlo?



fatto ;-)
RE:  Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - magnesium - 07-06-2011 19:39

nikonzen ha Scritto:

Esco off tyopic nell'off topic.

Ci pensavo ieri mattina. Volevo provare a inventarmi una bufala colossale ma infarcita di termini tecnici e spedirla in rete. Sarei curioso di vedere se attacchisce davvero (adoro gli studi sociologici ahahah).

Avevo pensato a questo:
Il professor X, referenze, referenze (ovviamente straniero e inesistente) ha dimostrato che l'acqua, riscaldata con un normale boyler elettrico (ci pensavo sotto la doccia) diventa debolmente ma inesorabilmente radioattiva. Questo perchè: e qui si straparla un pò di come il campo magnetico indotto dal campo elettrico della resistenza del boyler, modifichi il dipolo della molecola d'acqua...blablabla.
Conseguenza di questa emissione di radiazioni: l'acqua diventa calda (echissenefrega della teoria cinetica del calore). Rassicurazioni sulla salute, nessun rischio, ma evitare lunghe permanenze.

Se andasse bene, avrei trovato il modo di fare risparmiare acqua ed energia almeno ai creduloni, che saranno facilmente riconoscibili dal tipico
odore! ahahah




bella questa idea

Big GrinBig GrinBig Grin
RE:    Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - nikonzen - 07-06-2011 19:46

Oh, spostato. Grazie e nuovamente le mie scuse.

Charade77 ha Scritto:

Ne abbiamo già trovato uno ... Toungue

Naaaa, il buon Renato non mi sembra un, perdonatemi il termine, idiota.
RE:  Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - lucaberta - 08-06-2011 00:45

nikonzen ha Scritto:
Ci pensavo ieri mattina. Volevo provare a inventarmi una bufala colossale ma infarcita di termini tecnici e spedirla in rete. Sarei curioso di vedere se attacchisce davvero (adoro gli studi sociologici ahahah).

gia' fatto, linkato qualche tempo fa dal buon Cher:

http://www.l-d-x.com/dhmo/facts.html

Occhio al DHMO!

Ciao, Luca
RE:     Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - renato - 08-06-2011 00:46

Charade77 ha Scritto:

Ne abbiamo già trovato uno ...

La tua avversione per chi dissente da te è nota; comunque intendevo la notizia: di falsi professori è pieno il mondo, non dobbiamo inventarli.
nikonzen ha Scritto:

Naaaa, il buon Renato non mi sembra un, perdonatemi il termine, idiota.

Vedo che sexyteo fa scuola. Per qualcuno gli insulti sono sempre un ottimo argomento.
RE:   Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - renato - 08-06-2011 00:50

lucaberta ha Scritto:

Occhio al DHMO!

Molto carino.
Il nome esatto dovrebbe essere Acido Ossidrico.
Ciao
RE:    Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - lucaberta - 08-06-2011 06:52

renato ha Scritto:
Il nome esatto dovrebbe essere Acido Ossidrico.

mi ricordo vagamente da bambino una pubblicità in cui qualcuno diceva "ma lei è proprio incontentabile!"... mi viene in mente ogni volta che leggo un tuo messaggio, Renato. C'è sempre qualcosa di sbagliato ai tuoi occhi, contento tu, non so bene cone tu faccia a vivere in un mondo così imperfetto. Hai mai pensato che alla fine forse non è poi così tanto male?

E comunque, a me piace molto di più il nome che hanno usato per il DHMO.

Quando tu scriverai la tua pagina con il tuo prossimo composto che mette in pericolo l'umanità faccelo sapere.

Ciao, Luca
RE:    Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - Charade77 - 08-06-2011 07:32

renato ha Scritto:


Molto carino.
Il nome esatto dovrebbe essere Acido Ossidrico.
Ciao


Secondo la convenzione IUPAC si chiama Monossido di diidrogeno
RE:     Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - renato - 08-06-2011 09:48

lucaberta ha Scritto:

mi ricordo vagamente da bambino una pubblicità in cui qualcuno diceva "ma lei è proprio incontentabile!"... mi viene in mente ogni volta che leggo un tuo messaggio, Renato. C'è sempre qualcosa di sbagliato ai tuoi occhi, contento tu, non so bene cone tu faccia a vivere in un mondo così imperfetto. Hai mai pensato che alla fine forse non è poi così tanto male?

Sbagli, ci sono molte cose che a me vanno bene ed a voi no. Come al solito è una questione di punti di vista
RE:      Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - lucaberta - 08-06-2011 10:01

renato ha Scritto:
Sbagli, ci sono molte cose che a me vanno bene ed a voi no. Come al solito è una questione di punti di vista

e invece, come volevasi dimostrare, mi hai appena dato ragione. Chissa' come mai hai iniziato il tuo messaggio con "sbagli"...

Tu sei proprio incontentabile Renato, e me ne hai appena dato ragione. E non sto parlando di nucleare, sto parlando di come sei fatto tu.

Ciao, Luca
RE:       Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - renato - 08-06-2011 10:13

lucaberta ha Scritto:

e invece, come volevasi dimostrare, mi hai appena dato ragione. Chissa' come mai hai iniziato il tuo messaggio con "sbagli"...

Tu sei proprio incontentabile Renato, e me ne hai appena dato ragione. E non sto parlando di nucleare, sto parlando di come sei fatto tu.

Ciao, Luca

Vuoi fare l'analisi lessicale della differenza che c'è tra iniziare con "Sbagli" e "E invece"?
Come al solito, quando non c'è più niente da dire sulle idee, partono gli attacchi personali.
E' già qualcosa che non ci siano gli insulti.
Ho sempre evitato accuratamente di esprimere giudizi su di voi, ti pregherei ricambiarmi la cortesia e di tenere per te i tuoi giudizi sulla mia persona, che non mi interessano.
Con questo chiudo da parte mia questa piccola polemica personale.
RE:        Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - lucaberta - 08-06-2011 10:21

renato ha Scritto:
Come al solito, quando non c'è più niente da dire sulle idee, partono gli attacchi personali.
E' già qualcosa che non ci siano gli insulti.
Ho sempre evitato accuratamente di esprimere giudizi su di voi, ti pregherei ricambiarmi la cortesia e di tenere per te i tuoi giudizi sulla mia persona, che non mi interessano.
Con questo chiudo da parte mia questa piccola polemica personale.

ennesima riconferma della mia teoria. E se chiami questi attacchi personali...

Incontentabile e schizzinoso.

Ciao, Luca
RE:   Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - Cher - 08-06-2011 10:50

lucaberta ha Scritto:


gia' fatto, linkato qualche tempo fa dal buon Cher:

http://www.l-d-x.com/dhmo/facts.html

Occhio al DHMO!

Ciao, Luca


Onorato per il "Buon" !Toungue

Bè, il monossido dididrogeno è mitico!
RE: [OT] Giugno 2011 - Alessandro Bellotti - 08-06-2011 11:09

Ci butterei dentro che sarebbe meglio fare la doccia a 4° (massima densità dell'acqua) e non con l'acqua calda perchè altrimenti l'agitazione termica, unita alle radiazioni elettromagnetiche a bassa frequenza della resistenza del boiler (i famigerati 50 Hz) contribuiscono a rendere debolmente radioattiva l'acqua.
Si consiglia quindi la doccia a 4°, temperatura ideale per limitare la radioattività.


RE: [OT] Giugno 2011 - renato - 08-06-2011 11:39

Visto che siamo OT.
Vediamo chi posta prima la soluzione.Wink

Se riesci a costruire la sesta riga hai la soluzione.

1221
112211
212221
12113211
111221131221

La soluzione è la password dell'excel.Big Grin


RE: [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 08-06-2011 11:50

Giusto per rimanere green ....

http://www.corriere.it/cronache/11_giugn...2eeb.shtml


RE:  [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 08-06-2011 11:54

renato ha Scritto:

Visto che siamo OT.
Vediamo chi posta prima la soluzione.Wink

Se riesci a costruire la sesta riga hai la soluzione.

1221
112211
212221
12113211
111221131221

La soluzione è la password dell'excel.Big Grin


31222113112211
Cos'hai combinato nel lontano 5 aprile 2010?Wink
RE:      Le grandi minacce: il batterio killer (paura, eh?) - nikonzen - 08-06-2011 14:57

renato ha Scritto:

Vedo che sexyteo fa scuola. Per qualcuno gli insulti sono sempre un ottimo argomento.


Devo essere stato frainteso. Non volevo "offendere", almeno non te.
Che poi in giro ci siano persone senza senso critico,credulone, ecc... ( ho riassunto con il termine "idiota") non credo sia un segreto.

Non mi riferisco a chi abbia un'idea diversa dalla mia ma a chi scrive cose del tipo: "lo sanno tutti che in Inghilterra hanno così tante le scorie che ormai le buttano nelle campagne". O ancora: " Esiste il motore perpetuo ma lo nascondono per tenerci schiavi" (ho preso due esempi sull'energetica).

Dai tuoi commenti postati, ritengo che tu non possa essere incluso in quel gruppo. Con la mia frase volevo dire questo. Chiedo scusa se ti sei sentito insultato.

lucaberta ha Scritto:

Ahahah, geniale! Dovrò diffonderlo.

renato ha Scritto:

Molto carino.
Il nome esatto dovrebbe essere Acido Ossidrico.
Ciao

Meglio usare la Iupac.

Charade77 ha Scritto:

Secondo la convenzione IUPAC si chiama Monossido di diidrogeno

Ecco, appunto.






RE: [OT] Giugno 2011 - Cher - 27-06-2011 10:46

per chiudere il mese di Giugno con un buon OT.
Soluzione al pattume di Napoli.
Personalmente avrei "l'idea" per risolvere il problema del pattume, magari non solo Napoletano! Smile

Si potrebbe sviluppare l'idea come una open -source! Poi donarla all'umanità! Così evitiamo di "farci" pestare i piedi ( d) alle lobby!


RE:  [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 27-06-2011 11:33

Cher ha Scritto:

per chiudere il mese di Giugno con un buon OT.
Soluzione al pattume di Napoli.
Personalmente avrei "l'idea" per risolvere il problema del pattume, magari non solo Napoletano! Smile

Si potrebbe sviluppare l'idea come una open -source! Poi donarla all'umanità! Così evitiamo di "farci" pestare i piedi ( d) alle lobby!


Anch'io mi sono fatto un'idea abbastanza precisa della questione e avrei una soluzione come possibile ... Magari come patch alla tua ,una sorta di piccolo upgradeToungue.
Sai ,del tipo di quelle installazioni che fanno funzionare peggio , ma che ti consentono di essere aggiornato!Big Grin
RE:   [OT] Giugno 2011 - Cher - 27-06-2011 11:44

Charade77 ha Scritto:



Anch'io mi sono fatto un'idea abbastanza precisa della questione e avrei una soluzione come possibile ... Magari come patch alla tua ,una sorta di piccolo upgradeToungue.
Sai ,del tipo di quelle installazioni che fanno funzionare peggio , ma che ti consentono di essere aggiornato!Big Grin

esattoToungue

L'unico stress è sprecare dell'ingegno, vediamo chi vuole (accademicamente) parlando sviluppare sulla carta questa balzana idea per il pattume di Napoli & Non solo di li.

Vai con l'up-grade! ( ma se non sai la mia idea......farci un up è mitico)
RE:    [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 27-06-2011 13:10

Cher ha Scritto:


esattoToungue

L'unico stress è sprecare dell'ingegno...



La mia idea innanzitutto sarebbe questa ,molto semplice ,applicando il 1°Principio Fondamentale dell'Ipermercato ossia la completà reversibilità del processo moneta->carrello(t) in carrello->moneta(t) funzione però del tempo t in quanto legato agli orari di apertura dell'ipermercato stesso.Dopo enunciazione del suddetto principio ,applichiamolo alle confezioni dei prodotti che dopo l'acquisto divengono rifiuti ossia  : confezione(prodotto)=rifiuto(prodotto).Alll'equazione sommiamo per ipotesi il costo ad entrambe i termini della confezione :  costo(confezione)+confezione(prodotto)=rifiuto(prodotto)+costo(confezione).Da ciò se ne evince che per recuperare suddetto costo(confezione), solo un'ulteriore passaggio può far sì ciò accada ,ossia :  rifiuto(prodotto)+costo(confezione)->raccolta(rifiuto(prodotto)).Semplificando rifiuto(prodotto) con raccolta(rifiuto(prodotto)) rimane costo(confezione).Da ciò se ne evince che se si aumentasse il prezzo dei prodotti di un costo x ,è possibile avere i rifiuti nel posto esatto solo restituendo la somma x precedente.

L'upgrade al tuo Cher possono solo essere i carroarmatiToungue

Attendo con trepidazione la tua soluzione ...

Saluti
RE:     [OT] Giugno 2011 - Cher - 27-06-2011 15:36

Charade77 ha Scritto:



La mia idea innanzitutto sarebbe questa ,molto semplice ,applicando il 1°Principio Fondamentale dell'Ipermercato ossia la completà reversibilità del processo moneta->carrello(t) in carrello->moneta(t) funzione però del tempo t in quanto legato agli orari di apertura dell'ipermercato stesso.Dopo enunciazione del suddetto principio ,applichiamolo alle confezioni dei prodotti che dopo l'acquisto divengono rifiuti ossia  : confezione(prodotto)=rifiuto(prodotto).Alll'equazione sommiamo per ipotesi il costo ad entrambe i termini della confezione :  costo(confezione)+confezione(prodotto)=rifiuto(prodotto)+costo(confezione).Da ciò se ne evince che per recuperare suddetto costo(confezione), solo un'ulteriore passaggio può far sì ciò accada ,ossia :  rifiuto(prodotto)+costo(confezione)->raccolta(rifiuto(prodotto)).Semplificando rifiuto(prodotto) con raccolta(rifiuto(prodotto)) rimane costo(confezione).Da ciò se ne evince che se si aumentasse il prezzo dei prodotti di un costo x ,è possibile avere i rifiuti nel posto esatto solo restituendo la somma x precedente.

L'upgrade al tuo Cher possono solo essere i carroarmatiToungue

Attendo con trepidazione la tua soluzione ...

Saluti


no, trovo il tuo up grade ingestibile,teniamo presente le teste del posto.


RE:      [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 27-06-2011 16:03

Cher ha Scritto:



no, trovo il tuo up grade ingestibile,teniamo presente le teste del posto.




Avevo pensato ad una soluzione universale ... per le teste del posto ,non sò se l'umana conoscenza e la divina genialià misto suprema provvidenza possono riuscire nell'impresa ... è intrinseco il problema e in quanto tale per sua natura fisica ,immodificabile.Forse pressioni assurde tipo buco nero ,ma solo a calcoli...
Mi serve la tua soluzione Cher ... ma ti sei fatto fare uno spazio algebrico apposito per il problema?Shy

RE:       [OT] Giugno 2011 - Cher - 27-06-2011 18:15

Charade77 ha Scritto:



Avevo pensato ad una soluzione universale ... per le teste del posto ,non sò se l'umana conoscenza e la divina genialià misto suprema provvidenza possono riuscire nell'impresa ... è intrinseco il problema e in quanto tale per sua natura fisica ,immodificabile.Forse pressioni assurde tipo buco nero ,ma solo a calcoli...
Mi serve la tua soluzione Cher ... ma ti sei fatto fare uno spazio algebrico apposito per il problema?Shy



E' da anni che mi frulla in testa questa "idea", quando parli di buco nero ci sei vicino, anche se l'idea si basa sul pricipio della "disgregazione" prima meccanica e poi pirica in un contesto autonomo e mobile. Sfruttando le varie forze, centripeda e centrifuga( facendo scontrare la materia tra di essa in un anello con temperatura al suo interno sui 1000C°/ fino ad ottenere il residuo (cenere) che drovrà essere vetrificata, il tutto in un unico, autonomo e mobile sistema.

Se prima disintegriamo la materia ( pattume) meccanicamente e poi la "spariamo" in un "un forno ad anello " con le entrate contrapposte ad elevata velocità, i macro pezzi di pattume scontrandosi tra di loro si disintegrano , l'elevata temperatura li incenerisce con velocità sostenuta, le ceneri ( avento massa differente rispetto al pattume iniettato) vengono risucchiate dal "buco nero" un sbalzo termico violento le vetrifica. I fumi vanno lavati e l'acqua filtrata rimessa in circolo. I fumi residui compressi.
Emissioni zero.
Elevato smaltimento di pattume in peso/volume.
Trattamento sul posto, si elimina il trasporto, con la percorrenza del mezzo, si razionalizza il percorso raccolta.
Tutto in automatico.
Fine giornata, scarico delle ceneri vetrificate, pertanto inerti, scarico dei fumi residui compressi in acqua di mare.
Smaltite centinaia di tonnelate durante il percorso.Toungue


RE:        [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 27-06-2011 18:57

Cher ha Scritto:



E' da anni che mi frulla in testa questa "idea", quando parli di buco nero ci sei vicino, anche se l'idea si basa sul pricipio della "disgregazione" prima meccanica e poi pirica in un contesto autonomo e mobile. Sfruttando le varie forze, centripeda e centrifuga( facendo scontrare la materia tra di essa in un anello con temperatura al suo interno sui 1000C°/  fino ad ottenere il residuo (cenere) che drovrà essere vetrificata, il tutto in un unico, autonomo e mobile sistema.

Se prima disintegriamo la materia ( pattume) meccanicamente e poi la "spariamo" in un "un forno ad anello " con le entrate contrapposte ad elevata velocità, i macro pezzi di pattume scontrandosi tra di loro si disintegrano , l'elevata temperatura li incenerisce con velocità sostenuta, le ceneri ( avento massa differente rispetto al pattume iniettato) vengono risucchiate dal "buco nero" un sbalzo termico violento le vetrifica. I fumi vanno lavati e l'acqua filtrata rimessa in circolo. I fumi residui compressi.
Emissioni zero.
Elevato smaltimento di pattume in peso/volume.
Trattamento sul posto, si elimina il trasporto, con la percorrenza del mezzo, si razionalizza il percorso raccolta.
Tutto in automatico.
Fine giornata, scarico delle ceneri vetrificate, pertanto inerti, scarico dei fumi residui compressi in acqua di mare.
Smaltite centinaia di tonnelate durante il percorso.Toungue




Concordo sulla tua idea di lavatrice per pattume ... un pò meno sulla mobilità , o meglio devo avere energia per tirare a 1000° e intravvedo qualche difficoltà ,come per la parte di vetrificazione (si può usare N liquido?).Ma per l'incenerimento un fascio laser?
Butto lì qualche up-grade ... avevo pensato anche parlando dell'umido ,all'estrazione dell'acqua e poi incenerimento ....
Hai fatto un pò il furbetto nè ... hai applicato la filiera dell'arricchimento dell'uranio e lo smaltimento scorie radioattive ai rifiuti ... Toungue

RE:         [OT] Giugno 2011 - Cher - 27-06-2011 19:04

Charade77 ha Scritto:




Hai fatto un pò il furbetto nè ... hai applicato la filiera dell'arricchimento dell'uranio e lo smaltimento scorie radioattive ai rifiuti ... Toungue


Shy............Big GrinCoolToungue
RE: [OT] Giugno 2011 - Cher - 28-06-2011 10:10

cmq è l'unica soluzione. Un veloce studio di fattilità è la soluzione è bella pronta.


RE: [OT] Giugno 2011 - Cher - 29-06-2011 13:48

Visto l'interesse per l'idea di smaltire il pattume , altra idea è fare un referendum sul pattume.

Anzi apro un thread: Pattume VS EnergiaBig Grin


RE: [OT] Giugno 2011 - Cher - 04-07-2011 12:36

Sembra che il problema "pattume" si ancora al di la di una possibile soluzione definitiva.

-----------------

CH77 i >1000 C° intevo raggiungerli con getti di aria rovente, che oltre ad imprimere la spinta al pattume ridotto ai minimi dopo lo sbriciolamento meccanino e relativa disitratazione a micronde in centrifuga.


RE:  [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 04-07-2011 17:37

Cher ha Scritto:

Sembra che il problema "pattume" si ancora al di la di una possibile soluzione definitiva.

-----------------

CH77 i >1000 C° intevo raggiungerli con getti di aria rovente, che oltre ad imprimere la spinta al pattume ridotto ai minimi dopo lo sbriciolamento meccanino e relativa disitratazione a micronde in centrifuga.




Però ,leggerissimo problema ,come la raggiungiamo una temperaturina del genere su un aggeggio mobile?Serve un pacco di energia per far funzionare la "lava-monnezza" ,dove la prendiamo?Io dico che dobbiamo tirare in ballo qualcosa di forte come laser o raggi gamma ,qualcosa di gagliardo ci vuole ...
RE: [OT] Giugno 2011 - Cher - 04-07-2011 17:43

Qual'è la massima temperatura che possiamo ottenere con un laser di potenza trasportabile oggi disponibile?


RE:  [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 04-07-2011 18:06

Cher ha Scritto:

Qual'è la massima temperatura che possiamo ottenere con un laser di potenza trasportabile oggi disponibile?


non ho ancora trovato nulla ma butta un 'occhio qui ....

http://translate.google.it/translate?hl=...tract/1130
RE:   [OT] Giugno 2011 - Cher - 04-07-2011 18:36

Charade77 ha Scritto:



non ho ancora trovato nulla ma butta un 'occhio qui ....

http://translate.google.it/translate?hl=...tract/1130


Vedi, siamo sulla buona strada, la mia idea era di far scontrare tra di loro i rifiuti al'interno del forno, in modo da sfruttare la collisione come fattore disgregante e l'elevata temperatura al suo interno inceneriva con maggior velocità.
RE:    [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 04-07-2011 19:01

Cher ha Scritto:



Vedi, siamo sulla buona strada, la mia idea era di far scontrare tra di loro i rifiuti al'interno del forno, in modo da sfruttare la collisione come fattore disgregante e l'elevata temperatura al suo interno inceneriva con maggior velocità.


Eppure prendendo spunto dal motore del jet ,facciamo fare una rotta a qualche cargo un pò sperduta ,infiliamo nel reattore il pattume ,lo incenerisce e lo spara fuori dal retro ,restituendo a madre terra cenere inerte ... Napoli sarebbe lo snodo intercontinentale di partenza ..Toungue
RE:     [OT] Giugno 2011 - Cher - 04-07-2011 20:23

Charade77 ha Scritto:



Eppure prendendo spunto dal motore del jet ,facciamo fare una rotta a qualche cargo un pò sperduta ,infiliamo nel reattore il pattume ,lo incenerisce e lo spara fuori dal retro ,restituendo a madre terra cenere inerte ... Napoli sarebbe lo snodo intercontinentale di partenza ..Toungue


.......non si può.........Toungue

Cmq l'idea non è da scartare, se ci pensi bene, incenerire subito sul luogo di raccolta, finito il giro si scaricano cenere vetrificata e fumi depurati.

I motori a reazione servono per incrementare la spinta e la temperatura, due contrapposti al forno ad anello ( immagina una ciambella) , rivestito al suo interno con tavolette in ceramica , la forza centifuga mantiene i pezzi non ancora disentrati all esterno tutta la cenere per la forza centripeda finisce tutta risucchiata dal foro centrale della ciambella.Toungue
RE: [OT] Giugno 2011 - magnesium - 04-07-2011 23:56

Signori,

la discussione "OT" lo proseguiamo qui oppure per ogni mese apriamo una nuova discussione?

quasi quasi sarebbe meglio proseguire qui e magari aprire una nuova discussione soltanto quando questa attuale avrà raggiunto un numero di interventi molto grande...

cosa ne pensate?


RE: [OT] Giugno 2011 - magnesium - 04-07-2011 23:59

si segnala inoltre che nelle ultime settimane sono stati nominati "Senator Member" gli utenti:

Charade77
lucaberta
renato


RE:  [OT] Giugno 2011 - lucaberta - 05-07-2011 00:33

magnesium ha Scritto:

si segnala inoltre che nelle ultime settimane sono stati nominati "Senator Member" gli utenti:

Charade77
lucaberta
renato

wow, grazie mille! L'indirizzo per l'assegno te lo mando via email o per PM?

Big Grin Big Grin Big Grin

Ciao, Luca
RE:  [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 05-07-2011 07:46

magnesium ha Scritto:

si segnala inoltre che nelle ultime settimane sono stati nominati "Senator Member" gli utenti:

Charade77
lucaberta
renato


Come diceva il buon Muttley : " ... medaglia medaglia medaglia !... "

Io pensavo che ,dato che l'argomento principe dell'ot di giugno è il pattume ,proseguirei qua ,creerei quello di luglio al momento di nuovi argomenti ,no?
Però non ci sono problemi ,di qua o di là ...

Saluti
RE: [OT] Giugno 2011 - Cher - 05-07-2011 10:26

d'accordo , Giugno il mese del pattume.

poi si vedrà


RE: [OT] Giugno 2011 - magnesium - 05-07-2011 12:34

ok. allora lasciamo aperto questa discussione ;-)


nel frattempo cambio titolo:
non più "[OT] Giugno 2011" ma "[OT] Discussione libera... (Piazzetta)"


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 05-07-2011 15:44

Grande Magnesium e saluto ai nuovi graduati!

Pattume in piazzetta , ottimo inizio!Toungue
Valida alternativa, nella fase di trovare il metodo per ridurlo in cenere!Big GrinBig Grin


RE:  [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - magnesium - 05-07-2011 15:59

Cher ha Scritto:

Grande Magnesium e saluto ai nuovi graduati!

Pattume in piazzetta , ottimo inizio!Toungue
Valida alternativa, nella fase di trovare il metodo per ridurlo in cenere!Big GrinBig Grin


a dir il vero stavo pensando di creare 3 diverse discussioni OT:

- [OT] "politica e attualità"
- [OT] "scienza e tecnologie"
- [OT] "tema libero" (Piazzetta)

o qualcosa del genere

poi dipende da voi e da quali sono le vostre esigenze e quanto siete chiacchieroni... Toungue
RE:   [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - lucaberta - 05-07-2011 16:03

magnesium ha Scritto:

a dir il vero stavo pensando di creare 3 diverse discussioni OT

hmm, io eviterei, se un discorso e' chiaramente Off Topic allora puo' stare benissimo dentro un singolo "secchio" degli Off Topic, ma mettere etichette ulteriori diventa complicato, perche' spesso si spazia nell'ambito degli argomenti, anche nella stessa discussione.

E invece creare proprio una nuova sezione Off Topic (allo stesso livello gerarchico di "Nucleare e Radioprotezione") dove mettere dentro tutti i topic chiaramente... off topic!  Che ne pensi magnesium?

Ciao, Luca
RE:    [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - magnesium - 05-07-2011 16:24

lucaberta ha Scritto:


hmm, io eviterei, se un discorso e' chiaramente Off Topic allora puo' stare benissimo dentro un singolo "secchio" degli Off Topic, ma mettere etichette ulteriori diventa complicato, perche' spesso si spazia nell'ambito degli argomenti, anche nella stessa discussione.

E invece creare proprio una nuova sezione Off Topic (allo stesso livello gerarchico di "Nucleare e Radioprotezione") dove mettere dentro tutti i topic chiaramente... off topic!  Che ne pensi magnesium?

Ciao, Luca


avevo pensato anche questa soluzione ...ma poi non vorrei che il forum tenda troppo verso l' OT...!
anche perchè si costringerebbe l'utente a "scendere" di livello due volte:
una volta in "Nucleare e Radioprotezione" ed una volta in "OT"

se cmq volete più spazio OT, basta chiedere e ragionarci sopra.
RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 05-07-2011 16:39

Personalmente un OT è già più , inquanto tenere gli utenti sull'argomento principale non è facile, questo OT può essere una valvola di scarico,tanto e OT


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 08-07-2011 09:44

Interessante:
http://www.ilgiornale.it/interni/sprechi...comments=1


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 08-07-2011 11:13

Spesso si è parlato della Germania come punto di riferimento ed esempio per le rinnovabili, che di re del rapporto kirkk che tutelava i bimbi tedeschi da possibili se non certe "Leucemie" se non si chiudevano subito le centrali nucleari?
La sintesi , in soldono era questa enon ci piove.
ho scoperto questo interessante articolo che riporterò completo, perchè sia di recupero edi riferimento ogni qual volta che qualcuno citi la Germania come esempio:

http://www.loccidentale.it/node/107501

14 per cento della popolazione a rischio povertà
Sarà pure un miracolo economico ma la Germania lo sta pagando caro


di Ubaldo Villani-Lubelli  8 Luglio 2011

“Profondamente preoccupanti”. E’ questo il giudizio finale delle Nazione Uniti sulla condizione economica e sociale della società tedesca. Avete capito bene. Parliamo della Germania, una nazione che da oltre un anno cresce a ritmi ampiamente superiori rispetto al resto d’Europa e che è tornata ad essere il motore trainante dell’economia dell’Unione. Eppure, nonostante la Germania si sia messa alle spalle la crisi ed abbia ormai recuperato le perdite del 2009 (-4,1 per cento), la situazione sociale resta preoccupante.

Secondo una relazione del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti economici, sociali e culturali la politica sociale e per il lavoro della Repubblica Federale Tedesca avrebbe sostanzialmente fallito: discriminazione dei migranti, ingiustizie nel mercato del lavoro e mancanza di un vero programma di lotta alla povertà.

Considerato che la Germania viene spesso e volentieri presa a modello da gran parte dell’Europa, la descrizione della società tedesca fatta dalle Nazioni Unite è sorprendente ed allarmante.

Leggendo i dati sulla crescita economica della Germania sembra quasi impossibile che ci siano 1,3 Milioni di occupati che necessitano comunque sostegno economico, che il 14 per cento della popolazione è al limite della soglia di povertà, che la disoccupazione nelle Regioni dell’ex Germania dell’Est è il doppio rispetto all’Ovest ed, ancora, che il 25 per cento dei bambini vadano a scuola senza avere la possibilità di fare colazione.

E’ proprio sulla condizione dei bambini che si concentra maggiormente la relazione delle Nazioni Unite e si invita il Governo tedesco ad intraprendere immediatamente misure concrete in modo tale che i bambini delle famiglie povere possano avere un pasto dignitoso.


Sempre secondo questa relazione è, inoltre, inaccettabile che molti bambini che vivono in condizioni di disagio abbandonino la scuola prima aver concluso il corso normale degli studi.

Un altro aspetto doloroso evidenziato dalla relazione è la condizione degli anziani nelle case di cura, dove si riscontrano, molto spesso, condizioni inumane.

Il problema principale è rappresentato dalla mancanza di personale qualificato e dalla mancanza di standard adatti.

Ricordiamo tra l’altro, che proprio la Germania è il paese con l’indice di natalità più basso in Europa e con una crescente quantità di anziani. Secondo una previsione dell’Unione Europea la Germania perderà, fino al 2060, circa 16 milioni di abitanti e scenderà così a circa 66 milioni di abitanti complessivi – attualmente sono circa 82 milioni.

In questo modo scenderebbe al terzo posto dopo Gran Bretagna e Francia. Anche la situazione degli immigrati non è delle migliori. La gran parte riscontrano molti ostacoli nel godimento dei lori diritti ad avere una formazione e un’occupazione. Come risulta chiaro da questi brevi cenni alla descrizione del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti economici, sociali e culturali, si tratta di una critica esplosiva che non poteva, naturalmente, lasciare indifferente il Governo tedesco.

E’ stata la portavoce del Ministro per il Lavoro e lo Stato Sociale a rispondere, definendo le critiche non credibili e prive di fondamento scientifico. La Germania ha, infatti, ottenuto ottimi risultati nella politica sociale. E’ stata realizzata la riforma delle pensioni su base demografica, è stato allargato sia il programma di sostegno ai bambini sia quello per la formazione tanto che già si possono riscontrare i primi effetti positivi. Secondo la portavoce del Ministro Ursula von der Leyen, inoltre, la disoccupazione tra i giovani è la più bassa al mondo, ed il numero degli occupati è in costante crescita.

E’ difficile dire chi abbia ragione, in ogni caso è evidente come dietro il successo del modello tedesco ci siano alcune ombre. Un parte della società tedesca, di cui è impossibile al momento definirne l’estensione, fatica ancora a godere dei benefici della straordinaria crescita economica della Germania.



RE:  [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Sarek - 08-07-2011 11:22

Cher ha Scritto:

Però coi 3,1 mld di euri (nostri) sprecati per posticipare di 5 anni l'acquisizione di Alitalia da parte di Air France (pianificata per il 2013) ci finanziavamo Kioti per 200 lustri e spiccioli...
Al Giornale vedono spesso il dito e di rado la luna.
Chissà perchè Big GrinBig GrinBig Grin

Ciau
RE:    [OT] Giugno 2011 - Charade77 - 08-07-2011 11:40

Cher ha Scritto:



Vedi, siamo sulla buona strada, la mia idea era di far scontrare tra di loro i rifiuti al'interno del forno, in modo da sfruttare la collisione come fattore disgregante e l'elevata temperatura al suo interno inceneriva con maggior velocità.


Però nella tua idea c'è un però ... la cenere secondo me potrebbe uscire solo all'esterno ,filtrata come da un setaccio a maglia molto fitta in quanto la forza centripeta esiste ,se c'è qualcosa su cui la cenere stessa può fare attrito mentre ruota tutto quanto, e data la configurazione a "lavatrice", dubito fortemente possa convogliarsi al centro.Unica può essere un aspiratore assiale a maglia fitta altrimenti ma ... ci devo ragionare.
RE:     [OT] Giugno 2011 - Cher - 08-07-2011 11:52

Charade77 ha Scritto:



Però nella tua idea c'è un però ... la cenere secondo me potrebbe uscire solo all'esterno ,filtrata come da un setaccio a maglia molto fitta in quanto la forza centripeta esiste ,se c'è qualcosa su cui la cenere stessa può fare attrito mentre ruota tutto quanto, e data la configurazione a "lavatrice", dubito fortemente possa convogliarsi al centro.Unica può essere un aspiratore assiale a maglia fitta altrimenti ma ... ci devo ragionare.


Il forno deve essere a "ciambella" con il buco, e due anelli, che chiameremo rampe di inserimento posti uno sopra e l'altro sotto, ma con moti uno orario el'altro anti orario, questi fungerebbero anche da essicatoio.
il principio è fisico , le particelle fini finiscono al centro.
Cmq è tutto un "però" da qui il divertimentoToungue
RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 26-07-2011 21:28


http://www.informazionecorretta.it/main....p;id=40728


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 27-07-2011 18:03

Questo mio intervento non risponde alla richiesta di "risposta" cronologica e conseguenziale d'un dialogo.
Ho notato che, purtroppo, per seguire e rispondere alle tante "nuove tematiche", bisognerebbe avere a disposizione tanto tempo che purtroppo non si ha. Per cui certi inviti a tante discussioni, interessanti per il tema che trattano, vengono ignorati e troppo spesso noto che le stesse "muoiono" o perchè si passa dall'argomento di base ad altri deduttivi e di contorno, o perchè non vi è più riscontro e risposta.
Ho letto che avete cercato di proporre alcuni indirizzi OT con specifiche "simpatie" scientifiche e umanistiche, utili a raccogliere certe dispersioni e dare quindi, più spazio ad argomenti che sarebbero interessante trattare a prescindere dallo spirito generale per cui il Forum è nato.
Allora mi chiedo che stile vorreste dare alle conversazioni che andrebbero affrontate?
Uno stile prettamente giornalistico, quindi informativo, critico e d'opinione oppure, e questo io lo condividerei, di denuncia?
Mi rendo conto che i signori che danno vita ai temi dialogati sono di estrazione culturale diversa, di diversa cultura e di diverse specializzazioni. Vi sono più amanti ed amatori e pochi esperti.
Ciò non è un male, anzi è l'aspetto più interessante di tutto il lavoro perchè appare (sicuramente lo è) democratico e non di parte.
Non desidero proporvi qualcosa simile ad una "rivista di cultura" che non è altro che un elenco di testi più o meno buoni, che, in quanto tale, non può diventare un organismo, quindi non testimonia un particolare atteggiamento, e tanto meno l'esistenza di un progetto culturale. Inoltre, risente di quel grave difetto della cultura contemporanea (non solo accademica) che deriva dalla specializzazione e consiste nel divieto di passare da una disciplina all'altra.
Invece è necessario far interagire tutti gli strumenti disponibili, inducendo le diverse forme di conoscenza a dialogare tra loro. Sembra ovvio, e in un certo senso lo è, ma- chissà perchè-nessuno lo fa.
Intanto io penserei a questa posizione, apparentemente nuova, che il mondo umanistico sta portando avanti con quello scientifico: posizione collaborativa, sia programmata che di ricerca e sviluppo.
Non voglio dilungarmi per essere il più possibile leggibile e compreso.
Grazie
Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 29-07-2011 11:02

http://www.ilsole24ore.com/art/economia/...d=AabW65rD


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 29-07-2011 12:48

Penso che questa rubrica, con l'apertura che dà ad argomenti non legati ad un tema preciso, quindi libera e non specialistica, potrà avere più fortuna delle altre.
Con l'invito di Cher a leggere un articolo di "politica agricola" sul "Sole 24" ed il suo "no comment", si potrà caratterizzare le argomentazioni con un chiaro carattere di denuncia che si autocommenta per l'evidenza e l'anomalia dei fatti.
Mi premerebbe portare in discussione l'ultimo intervento del nostro Presidente della Repubblica on.Giorgio Napolitano sull'insensata apertura di "sedi ministeriali" in località distinte da Roma Capitale e le limitazioni che si vorrebbero porre alla volontà presidenziale che, oggi, ci appare unica garanzia nella baraonda della politica.
Si incolpa il nostro Presidente d'interferire nelle decisioni che pare competino alla sola presidenza dei ministri con una allusione chiara di "abuso di potere", quando poi non si è, in coscienza, in grado di fare una autocritica e di condannare i propri e ripetuti abusi.
Pare che per molti politici la Costituzione sia una medaglia con due facce che fraintende ed equivoca sui diritti e sui doveri della nostra Repubblica. Una sorta di Legge da Diritto Civile o Penale articolata da una serie "infinita" di articoli ed articoletti e comma da essere interpretati di volta in volta. Qualcuno dovrebbe rileggere La Costituzione, semmai l'abbia mai letta, e il Diritto Costituzionale ad essa riferito.
A prescindere dai poteri conferiti dalla Costituzione al Presidente della Repubblica e da quelli conferiti ad altri Organi di Stato, personalmente penso che chiunque, ed in particolare Il Presidente della Repubblica, facendo appello ad un "diritto morale" troppo spesso messo da parte, abbia il sacrosanto dovere d'intervenire quando l'unità, la sicurezza, la salute e la libertà del nostro paese vengano messe in pericolo e ridicolizzate.

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 29-07-2011 13:53

http://brunoleonimedia.servingfreedom.ne...inogue.pdf


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 29-07-2011 14:58

Ma di che "idealismo politico" stai parlando?
Sarebbe ora che tu rispondessi in "primis" !
Cosa vuoi che me ne possa l'etteralmente fregare dell'idealismo politico al quale mi rimandi senza esprimere una tua opinione al problema che pongo?
Hai paura di comprometterti?
Io parlo d'una realtà politica concreta e non di parte; parlo d'un esame di coscienza al quale dovremmo tutti rispondere.
Mio caro Cher tu hai l'abitudine di rispondere sempre con opinioni altrui, con rimandi, e spesso questi sono il solito cavolo a merenda.
E' probabile ch'io abbia fatto il mio tempo in questo "Forum" e che è ora di ritirarmi.
E' probabile che ciò che dico sia incomprensibile!
E' probabile che la mia visione di certi problemi e di una certa forma di comunicare sia troppo personale.
Sono stanco di approssimazioni, allusioni, dei forse e dei perchè.
Siate più diretti e più chiari; assumetevi le vostre responsabilità ed il coraggio di esprimere ciò che realmente pensate anche se ciò potrebbe far male.

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 29-07-2011 15:02

Errata Corrige
Letteralmente

Michele Greco


RE:  [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 29-07-2011 15:25

mi.greco ha Scritto:

Ma di che "idealismo politico" stai parlando?
Sarebbe ora che tu rispondessi in "primis" !
Cosa vuoi che me ne possa l'etteralmente fregare dell'idealismo politico al quale mi rimandi senza esprimere una tua opinione al problema che pongo?
Hai paura di comprometterti?
Io parlo d'una realtà politica concreta e non di parte; parlo d'un esame di coscienza al quale dovremmo tutti rispondere.
Mio caro Cher tu hai l'abitudine di rispondere sempre con opinioni altrui, con rimandi, e spesso questi sono il solito cavolo a merenda.
E' probabile ch'io abbia fatto il mio tempo in questo "Forum" e che è ora di ritirarmi.
E' probabile che ciò che dico sia incomprensibile!
E' probabile che la mia visione di certi problemi e di una certa forma di comunicare sia troppo personale.
Sono stanco di approssimazioni, allusioni, dei forse e dei perchè.
Siate più diretti e più chiari; assumetevi le vostre responsabilità ed il coraggio di esprimere ciò che realmente pensate anche se ciò potrebbe far male.

Michele Greco


Le discussioni , per non creare confusione, avvengono con il pulsante "quota" così come le modifiche avvengono con il pulsante " edita"

Lanciare un "tema" o "link" è solo per stimolare una discussione, così come non rispondere NON significa non avere delle opinioni o non volerle esporre in prima persona, ma solo,forse ,perché l'attenzione a certe discussioni sciamano su altri argomenti di interesse.



RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 29-07-2011 17:54

Pensi di aver detto qualcosa?
Il tuo pulsante è diverso dal mio con il tuo "quota" ed il tuo "edita".
Usiamo due linguaggi diversi e diversi sono gli scopi delle nostre "denuncie".
Quando lancio un "tema" o un "linK" io non stimolo una discussione ma -la discussione-. Il divagare su altri argomenti è tipico di chi pur non sapendo cosa dire non vuole rinunciare all'"esaltante scarabocchio" letterario. Questo è il classico caso in cui l'ego sum si pone al disopra della logica, della modestia, e del buon senso.

Michele Greco


RE:  [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 29-07-2011 18:57

mi.greco ha Scritto:



Quando lancio un "tema" o un "linK" io non stimolo una discussione ma -la discussione-.
Michele Greco


mi.greco ha Scritto:

Con l'invito di Cher a leggere un articolo di "politica agricola" sul "Sole 24" ed il suo "no comment", si potrà caratterizzare le argomentazioni con un chiaro carattere di denuncia che si autocommenta per l'evidenza e l'anomalia dei fatti.
Mi premerebbe portare in discussione l'ultimo intervento del nostro Presidente della Repubblica.......


L'articolo da me segnalato

http://www.ilsole24ore.com/art/economia/...W65rD  non era una denuncia ma una semplice segnalazione di come un episodio grave ( infezione da E-Coli) abbia prodotto come contro mossa da parte degli autorevoli politici la classica elargizione di denaro il cui fine non è quello di studiare il fenomeno e porvi rimedio( es: restrizioni delle norme igenico sanitarie delle aziende agricole biologiche o imporre alle suddette aziende un regime igenico sanitario equiparabile all'industria agro alimentare ecc ecc - magari usare o meglio imporre sui prodotti comercializzati freschi ma confezionati una sterilizzazione con irradiazione di raggi gamma) questa poteva essere una discussione ragionata e pacata.
Il tuo rilancio su una discussione in riferimento al Presidente della Repubblica in merito al decentramento di alcuni ministeri..... io posso dirti solo il mio irrilevante punto di vista che da parte mia TUTTI i ministeri li renderei virtuali con riduzione del 99% delle loro spese, dato che 1% è più che sufficiente per pagare la corrente , da pannello Fv ( tanto di moda e gradito ) per far funzionare  il loro personal computer.
( già pagato dallo stato con tanto di aggiornamento del modello - vedi l'accordo del governo precedente per la fornitura di personal pc)

Oppure possono DUPLICARE i ministeri alla Reggia di Caserta, sono sicuro che questo luogo non disturberebbe nessuno, anzi visto la notizia di oggi:
http://www.iltempo.it/interni_esteri/201...rano.shtml

sarebbe una ottima sistemazione per parecchi di loro.
Ma questa può sembrare della semplice polemica, ma forse può essere
- La discussione-


Ciao
RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 29-07-2011 19:55

Sono perfettamente daccordo con te sullo spreco del danaro pubblico distinto e dalla macchina burocratica e dalla gestione di certi uffizi.
Ma non credo che decentrare i Ministeri possa essere una mossa intelligente per ridurre le spese della gestione degli stessi, anzi, si produrrebbe l'effetto contrario.
Comunque questo è un problema interessante che però, per ora, non ha nulla a che vedere con l'atteggiamento che si stà assumendo nei riguardi del Presidente della Repubblica ed il suo interessamento ad una soluzione politica che direttamente o indirettamente lo coinvolge.
Per detto motivo ho fatto riferimento ad una certa moralità alla quale tutti siamo tenuti ad osservare quando sono in pericolo alcuni tra i fondamentali valori di una Repubblica Costituzionale.
Avrei gradito che fosse stato speso un rigo d'interessamento in tale circostanza anche rimproverandomi d'un eventuale errore "interpretativo" dell'intera vicenda.
Io cerco di essere puntuale e diretto nelle conversazioni nelle quali posso intervenire restando zitto in quelle che potrebbero non essere di mia competenza o lontane dal mio comprenderle.
Nessuno mi obbliga a dire la mia. Gradirei che gli amici che m'invitano o che io chiamo a conversare fossero altrettanto attenti e rispettosi.
Grazie
Michele Greco


RE:  [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 29-07-2011 20:38

mi.greco ha Scritto:


Per detto motivo ho fatto riferimento ad una certa moralità alla quale tutti siamo tenuti ad osservare quando sono in pericolo alcuni tra i fondamentali valori di una Repubblica Costituzionale.
Avrei gradito che fosse stato speso un rigo d'interessamento in tale circostanza anche rimproverandomi d'un eventuale errore "interpretativo" dell'intera vicenda.

Nessuno mi obbliga a dire la mia. Gradirei che gli amici che m'invitano o che io chiamo a conversare fossero altrettanto attenti e rispettosi.
Grazie
Michele Greco


Chi meglio del Presidente può intervenire su "questioni" di una Repubblica Costituzionale?

Quello che non capisco e qui voglio essere "dialogante e rispettoso" la necessità , vista l'autorevolezza di chi è coinvolto,di usare le righe dei giornali per questioni così prettamente "costituzionali".


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 29-07-2011 21:02

Evidentemente non ti è chiaro il problema ed il sottoscritto non si spiega bene!
Cosa c'entra l'autorevolezza del Presidente della Repubblica con la mia richiesta di esprimere un tuo parere in proposito?
Perchè non dici, chiaro e tondo, che, o non te ne frega niente, o che hai paura di comprometterti, o che non hai opinioni personali?
Il Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, non ha nessuna autorità sull'opinione pubblica, ma ha il dovere di difendere il Paese da ogni tentativo, da qualsiasi parte provenga, di limitazione della sua Unità, Libertà e Dignità.
Anche se la Costituzione non gli conferisce poteri decisionali in merito alla gestione dei servizi istituzionali ha sempre il DOVERE MORALE di difendere il Paese dagli abusi che si potrebbero commettere in tale gestione.
Se poi, caro Cher, non sei daccordo......fa come ti pare!

Michele Greco


RE:  [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 30-07-2011 10:24

mi.greco ha Scritto:


Il Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, non ha nessuna autorità sull'opinione pubblica, ma ha il dovere di difendere il Paese da ogni tentativo, da qualsiasi parte provenga, di limitazione della sua Unità, Libertà e Dignità.
Anche se la Costituzione non gli conferisce poteri decisionali in merito alla gestione dei servizi istituzionali ha sempre il DOVERE MORALE di difendere il Paese dagli abusi che si potrebbero commettere in tale gestione.

Michele Greco


Detta così è una bella cosa.
La mia opinione, così evito di essere cazziato per l'ennesima volta,per altro già scritto come proposta, tra gli innumerevoli "abusi" che "subiamo" o che "assistiamo" il decentramento di qualche ufficio in una realtà sempre più digitalizzata e virtuale, mi lascia del tutto indifferente come "scelta" per alzare la "bandiera della morale"

Ciao Smile
RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 30-07-2011 16:29

Mi sono permesso di "cazziarti" perchè ti ritengo una persona intelligente anche se tu continui a sottrarti a certe responsabilità delle quali tutti ne portiamo doverosamente il fardello.
La tua indifferenza a certi problemi che dovrebbero essere, di coscienza, primari, simboleggia un po' l'indifferenza di una larga fetta della nostra civile popolazione che si ritiene italiana solo per una appartenenza geografica ed anagrafica.
In altre faccende affaccendata!
Per motivi molto, ma molto meno importanti, il sign. De Laurentis dice di vergognarsi d'essere italiano!
Vi è una serie televisiva di film polizieschi stranieri che "stranamente" parlano sempre d'un delinquente italiano; il dramma della sceneggiatura rimanda sempre ad un italiano che è sempre il cattivo.
Siamo diventati ridicoli ed indicati come "il lupo cattivo", buono solo a mangiare pizza e spaghetti ed ad accogliere, e tutti sanno come, immigrati e rifugiati di guerra e politici.
Agli occhi di chi vive oltre i confini e gli steccati della nostra Italia i nostri politici sono scandalosi, inconcluenti e in più casi ridicoli, per non dire corrotti.
Parlo di steccati che sono quelli che si sono già eretti nei territori al nord del nostro paese, steccati più mentali che concreti, dove si cerca un'autonomia necessaria ad un preciso tornaconto.
Quando hai fatto riferimento ad un articolo sul quotidiano Il tempo che riportava la notizia che nel sud due giovani su tre è disoccupato, ti sei chiesto come mai le proposte di aprire sedi ministeriali fuori degli steccati romani avesse come miglior ubicazione, se non unica, il nord e non il sud?
Come ben puoi vedere con i tuoi occhi, e non con i miei, che c'è chi fa i soli propri interessi a danno della nostra presunta unità.
Siamo arrivati ad un punto dove è bene far tabula rasa e riniziare daccapo, restituendo alla nostra storia ed alla nostra identità di italiani un po' di quella dignità barattata da tempo per opportunismo e convenienza.
E' ora di finirla d'illuderci e di credere alle lusinghe di quanti perseguono fini ben lungi da essere comunitari.
Tutto ciò si riflette anche sul problema "Energia Nucleare" dove fanno da padroni coloro che producono Energia Rinnovabile utile ad ingrassare chi sarebbe rimasto a digiuno con una sola Centrale Nucleare.
Mi sarei aspettato da te più comprensione ed una analisi più attenta dei nostri problemi comunitari. Ma tu te la cavi con un po' d'indifferenza parlando di istituzioni virtuali; fatti allora una bella Centrare Nucleare virtuale, accendi i tuoi bisogni casalinghi con l'interruttore virtuale della fantasia e mettiti in fila con milioni e milioni di persone per chiedere virtualmente la tua libertà e la legittimizzazione dei tuoi diritti.

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 30-07-2011 20:28

Mi rendo conto in questa "Discussione libera" cambiare argomento, è più opportuno che insistere sulla continuità dialogante di un altro.
La mia schermaglia con Cher lascia il tempo che trova anche perchè è stupido e velleitario da parte mia pretendere una risposta o avviare un dialogo su un argomento che pare non interessi a nessuno.
Ciò mi suscita delle perplessità creando in me delle riserve che non esterno. Al momento opportuno le tirerò fuori.
Pertanto chiedo scusa a Cher per la mia insistenza e per alcuni errori letterari -"nel sud due giovani su tre sono(ho scritto è) disoccupati"-che, nella foga di scrivere commetto; non ho molto tempo e devo essere breve e veloce. Ci vorrebbe un correttore di bozze.
In ogni modo vorrei affrontare un tema "caro" ai napoletani che mi ospitano nella loro stupenda città in questo periodo estivo.
Vorrei denunciare non tanto l'immondizia, visibile e sensibile, che fa da padrona in questa città, ma di una sua variante che è meno palese ma che è comunque presente anche nei rioni più curati.
Ho vissuto a Napoli la mia giovinezza per cui mi ritengo a buon ragione un po' napoletano; non vi nascondo che il periodo (13 anni) che ho vissuto in questa città è stato il periodo più bello della mia vita. Vivevo nella Posillipo alta, in via Petrarca ed accanto a questa sorgeva, come sorge ancora, il Parco della Rimembranza che, noi giovani, avevamo ribattezzato Parco della Gravidanza perchè era il luogo degli accoppiamenti, un po' appartato ed in penombra, romantico, tranquillo.
I rapporti amorosi si consumavano nella propria vettura opportunamente tappezzando di fogli di quotidiani i vetri.
Nulla di particolarmente strano considerando che tutte le città italiane hanno di questi luoghi deputati all'amore; a Roma vi è il Pincio e Villa Borghese, per citarne alcuni. Ciò che però rendeva catteristico il Parco della Gravidanza era la quantità enorme di salviettine di carta insudiciate ed i relativi corredi preventivi che venivano lasciati sui marciapiedi e per la strada; col tempo, col "progresso", si sono aggiunti siringhe, aghi, lacci emostatici ed altro. In un certo senso tutto ciò veniva sopportato. Oggi le cose non sono cambiate e questa usanza si è man mano allargata invadendo altri luoghi della città comprese alcune strade panoramiche, alcune senza sbocco, tutte con civili abitazioni. Io sto vivendo in una delle strade più belle e panoramiche del Vomero che corre lungo il fianco della collina e che, secondo un vecchio progetto mai portato a termine sarebbe dovuto arrivare vicino a Castel Sant'Elmo. E' una strada chiusa, una piccola discarica a cielo aperto con i marciapiedi verdi per le erbe incolte che vi nascono ed imbiancati da migliaia di fazzoletti di carta mescolati con le solite siringhe, aghi, lacci emostatici ecc.ecc.
Mi domando se tutto è conseguenza di una cattiva educazione, d’una abitudine, d’una “necessità” o di troppa permissività e strafottenza?

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 31-07-2011 13:58

Qualcuno vuole pubblicare una propria poesia o quella di un amico?
Si potrebbe analizzarla e commentarla insieme e, dopo un buon numero farne una pubblicazione "L'angolo del Poeta di NuclearMeeting".
Intanto, mentre maturate l'idea, vi propongo una mia vecchia poesia ed una del poeta "maledetto", Nanni Cagnone

La mia

Novembre 2007
Dopo due anni di silenzio
sono ancora con me come da sempre
Sono morto bene in quel novembre di due anni fa!
Bestemmiavo, ti ricordi? Ti lasciavo andare.
Solo i miei occhi t’imploravano e ti seguivano impauriti.
Non ho toccato nulla sai?
Ho lasciato le tue cose accanto alle mie
come tu le avevi lasciate,
anche la mia ombra smagrita dal niente
mi lascia,
per giocare con i cani che annusano ciò ch’era tuo.
Se avessimo soltanto voluto
nella invitante congiura della notte
ci saremmo potuti addormentare;
dovevamo fermarci, illuderci ancora,
avremmo dovuto riscoprire il tatto delle membra,
la favilla prima del rogo,
il mutare dei pensieri,
il cedimento dell’ armonia e dell’anima.
Io sono morto bene in quel novembre di due anni fa.
Un sogno, e tu ne morirai.
Il tuo padrone non si è accorto di nulla,
è in fondo, in fondo alla tua anima,
al magazzino delle miserie.

La poesia di Cagnone

Resti raggiungibili,
da qui, e niente che divida
dalla perduta completezza
della voce, nera di suono
quale tamburo
gravemente tenuto
alle ginocchia
mentre scivola nel tempo
che sotto, infuriato
come acqua di mare
dentro un fosso — tempo,
aureo accanto al morire
tenace fra le ombre,
mentre le bestie son salite
all’orizzonte, a mai non dire
– donna – dove il pettine
ricami i tuoi capelli, mai
dove s’inverino le onde —
ecco, flutti per sempre.

Grazie
Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 31-07-2011 14:22

Qualcuno vuole pubblicare una propria poesia o quella di un amico?
Si potrebbe analizzarla e commentarla insieme e, dopo un buon numero farne una pubblicazione "L'angolo del Poeta di NuclearMeeting".Intanto, mentre maturate l'idea, vi propongo una mia vecchia poesia ed una del poeta "maledetto", Nanni Cagnone

La mia

Novembre 2007Dopo due anni di silenzio
sono ancora con me come da sempre
Sono morto bene in quel novembre di due anni fa!
Bestemmiavo, ti ricordi? Ti lasciavo andare.
Solo i miei occhi t’imploravano e ti seguivano impauriti.
Non ho toccato nulla sai?
Ho lasciato le tue cose accanto alle mie
come tu le avevi lasciate,
anche la mia ombra smagrita dal niente
mi lascia,
per giocare con i cani che annusano ciò ch’era tuo.
Se avessimo soltanto voluto
nella invitante congiura della notte
ci saremmo potuti addormentare;
dovevamo fermarci, illuderci ancora,
avremmo dovuto riscoprire il tatto delle membra,
la favilla prima del rogo,
il mutare dei pensieri,
il cedimento dell’ armonia e dell’anima.
Io sono morto bene in quel novembre di due anni fa.
Un sogno, e tu ne morirai.
Il tuo padrone non si è accorto di nulla,
è in fondo, in fondo alla tua anima,
al magazzino delle miserie.

La poesia di Cagnone
Resti raggiungibili,
da qui, e niente che divida
dalla perduta completezza
della voce, nera di suono
quale tamburo
gravemente tenuto
alle ginocchia
mentre scivola nel tempo
che sotto, infuriato
come acqua di mare
dentro un fosso — tempo,
aureo accanto al morire
tenace fra le ombre,
mentre le bestie son salite
all’orizzonte, a mai non dire
– donna – dove il pettine
ricami i tuoi capelli, mai
dove s’inverino le onde —
ecco, flutti per sempre.

Grazie
Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 31-07-2011 14:40

La dimensione burocratica é intermedia tra la realtá e la sua rappresentazione.
E' una rappresentazione certificata, fatta certa secondo particolari regole rituali e per una determinata cultura. Una realtá burocraticamente approvata, si suppone che esista, almeno nei suoi effetti sociali. Noi qui, nella libertà che ci concede Nuclear Meeting, presentiamo documenti e dimensioni comprovati dalla illusione e dalla speranza, utopiche se volete, ma mai burocratiche perchè, detti documenti, sono certificati in modo del tutto diverso l’una dall’altra perchè individualmente concepiti da altrettanti individui.
E’ ben’altra cosa il documento burocratico, ad esempio il passaporto; prova identitá e nazionalitá di una persona; il certificato prova la sua condizione di rifugiato o di malato; la dichiarazione dello stato di belligeranza prova l'esistenza di una guerra; un rotolo di filo spinato crea la base materiale minima per stabilire burocraticamente un confine nazionale, l’opera d’arte prova la nostra capacità di sognare, di dimostrare di essere ancora vivi dietro questi miserabili steccati che ci confinano e ci separano pur senza distinguerci.
La burocrazia dovrebbe certificare la realtá.
In effetti essa é uno strumento al servizio della comprensione umana della realtá. Quando l'uomo non riesce o non ha interesse a comprendere la realtà, la tentazione pi frequente é quella di modificarla sulla carta, falsificarla burocraticamente, ovvero creare confini artificiali che ingabbino la realtà così come fa comodo o riesce facile. Attraverso questo varco semantico, un fiume di falsitá, di rifiuti culturalmente inquinanti, invadono la societá della comunicazione e le menti degli individui civilizzati. Piú il "villaggio" é "globale", e soprattutto la realtá é mediata dai segni, ovvero rappresentata, ovvero "virtuale", e piú diviene facile falsificarla.
I padroni della burocrazia e dei media hanno da pochi anni compreso quanto potere e profitto derivi dalla manipolazione combinata della realtá e della sua rappresentazione, a fini di truffe planetarie. Basta modificare un po' la realtá materiale, ad esempio con un filo spinato, per sovrapporci sopra un concetto burocratico di confine, e giustificare cosí pedaggi, tasse, limiti, vincoli, procedure, favori, licenze, profitti, trasgressioni, punizioni, scadenze, orari, e quanto altro occupi realmente il tempo e la libertá degli individui. Da anni ormai, la retorica della libertá e della democrazia, si accompagna alla creazione di confini e limiti di ogni tipo che la riducono nei fatti.
La nostra civiltá declama come suo massimo vanto quello di averci fatto uscire dalla giungla di liane dell'uomo primitivo, mentre in realtá ha solo trasformato le liane in una selva di cemento e messaggi contraddittori, in un inestricabile sottobosco di confini di ogni tipo in cui é obbligatorio muoversi, ma in cui ci sì puó orientare solo con piccole mappe, o economiche tesserine, o impalpabili chiavi di accesso, il cui prezzo varia da un milione a un miliardo di volte il loro costo di produzione, e la cui durata é minima, poiché vengono invalidate continuamente per vendere nuove tessere.
In tale contesto il furto di plusvalore é divenuto un metodo arcaico di sfruttamento.
Il massimo dei profitti si ottiene oggi truffando e non rubando, falsificando e non sottraendo, imponendo falsi confini e amministrando la naturale tendenza a superarli. La nostra civiltá post-novecentesca ha evoluto il conflitto di classe in un conflitto, ancora più sotterraneo, tra significanti e significati, tra chi crea confini e chi cerca di valicarli, tra chi appone i cartelli e chi cerca di orientarsi. La gravità e l’evidenza ci sono date dai confini interiori del nostro essere, tra la nostra coscienza ed il nostro essere, tra l’io palese e la sua verità. Si tratta di capire dove va una civiltá che appare ai piú fuori controllo, dove spesso il dicibile è pura falsità, è opportunismo, è legalità, contrario a ciò che si pensa e che si sente. Forse la civiltá é nel controllo di pochi che sanno, ma una base cosí ristretta comporta un equilibrio instabile. Come il potere é stato costretto ad allargare la sua base per sopravvivere, cosí la societá dell'informazione e della burocrazia sará costretta a far capire qualcosa in piú a piú persone.
Nel frattempo la maggior parte della gente é costretta a valicare confini e pagare pedaggi, intuendo qualcosa della loro falsitá, oppure é costretta a non muoversi, restando innocua, repressa e ignara di tutto ció che non possa recepire passivamente.
Qui si vuole vanificare i confini della realtà e del sogno, si vuole ristabilire un ordine utopico in ognuno di noi, in questo nostro profondo, dove si consumano i tempi e le gioie, i luoghi e gli amori, dove si muore in silenzio ed in solitudine. Ma chi sono questi compagni, di diverso linguaggio, provenienti da geografie molteplici, senza limiti mentali e burocratici? Sono molti amici, compagni di studio e di lavoro, allievi, ammiratori(pochi), poeti ed idealisti, compagni di piccole e rare nostalgiche sbornie, intellettuali e gente comune.
Alcuni sono di vecchia generazione, pochi altri della mia, cresciuta tra la 1^ e la 2^ repubblica, quindi un po’ provati, disorientati ed impegnati con i primi a cancellare definitivamente l’”ebbrezza” d’un nazionalismo che pochi anni prima aveva umiliato il paese e gli animi, gli altri sono di generazioni più giovani ancora in “fila” per un posto al sole, comunque caparbi, tenaci ricercatori d’una identità che sia propria e legittima.
Vi sembra giusto che, in totale solitudine, tra l’indifferenza delle istituzioni e degli addetti ai lavori, senza alcun aiuto economico, “progettino” il proprio futuro culturale e sociale dove sperano di essere non più spettatori, ma interpreti, in un momento in cui si fa fatica a capire da che parte “tiri il vento”, in un momento in cui la cultura è una parola di comodo a quell’ufficialità che rimescola gli stessi nomi e le stesse “cose”, infondendo insicurezza e confusione alle nuove generazioni? Non è importante se sia giusto o ingiusto, importante è sentirsi in un certo modo responsabili e credere in ciò che si fa, anche se questi motivi possono sembrare le ragioni d’una mal celata pazzia che poi sono le stesse ragioni d’una rivoluzione o di un concepimento.
Ma poi a chi deve sembrare giusto o ingiusto quello che facciamo in questi giorni? A noi che facciamo, a voi che partecipate o a quelli che non fanno e non partecipano? Il nostro incontro conviviale in questa libera rubrica, è un necessario incontro tra linguaggi e generazioni differenti, perchè con esso e con il dialogo si possa ristabilire l’autenticità dell’individuo e del suo pensiero. Un incontro che cercherà di annullare quei limiti che mortificano il libero pensiero e le sue rappresentazioni. Oggi siamo costretti a guardare le immagini oggettivamente e non soggettivamente, basta fare un po’ di attenzione alla videocrazia ed alle sue funzioni informative e pubblicitarie, del tutto manipolate, se non false, convogliate fino a casa nostra. Allora che “crepi il lupo” e presto vi accorgerete, tra le righe di una letteratura improvvisata, che il lupo non crepa mai; si può perdere dentro di noi, si può perdere dentro di me nuotando nell’ignoto del mio essere, ma in quando a crepare........

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 31-07-2011 16:33

Da De Nicola a Napolitano.

E' il titolo di un libro che sarà pubblicato entro la fine dell'anno dal Circolo della Stampa di Viterbo e della Grande Tuscia e curata da importanti Istituzioni Umanistiche e Scientifiche del nostro Paese.
E' il difficile cammino della Repubblica Italiana, dal suo primo Presidente a Giorgio Napolitano ancora in carica.
De Nicola rinunciò al suo stipendio di Presidente della Prima Repubblica ed oggi Giorgio Napolitano rinuncia all'adeguamento del suo, pur essendo previsto dalla legge.
Ciò avvalora quanto ho precedentemente scritto sull'alta moralità d'un uomo che chiude i 150 anni d'Unità d'Italia attestando ancora il suo amore per la nostra terra e lo spirito di giustizia e di democrazia che lo hanno sempre distinto.
E' inutile che continuo a tirare le orecchie all'indifferenza dei più ed all'opportunismo di quanti tentino ancor più di dividere il paese e le sue coscienze per propri conti, rendendo, da buon separatisti, ancor più difficile quell'unità per la quale i nostri padri persero la vita ma non la dignità.
Chi dei nostri deputati è disposto a sacrificare una parte del proprio stipendio di parlamentare per il bene del paese, per chi muore di fame (anche in Italia vi è un dignitoso terzo mondo), per chi ha bisogno di un tetto, di cure e continua assistenza?

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 02-08-2011 14:42

Torniamo a "L'Angolo del Poeta"

Ancora una mia vecchia poesia

Vaghe stelle dell’ orsa,
io non sapea.... come il latte materno
allagasse il cielo di stelle.
Ora, al leggero vento tramonta un sole
e la luce rimasta fuori dalle ombre della notte,
a tratti rimpasta i tuoi occhi, che ho sempre amato,
li rischiara , e il tuo leggero sorriso,
che guardavo di nascosto,
m’offre la tua infinita tristezza
di compagna impaurita tenera, come è tenera la notte.
Nel tremolio di quegli attimi perduti
come fiammella di candela,
ritorniamo ad accarezzare i sogni
e dietro riascoltiamo le solite promesse,
i soliti propositi, il perdurare di battiti,
di palpiti, di aprirsi e chiudersi di ciglia assonnate.
Confini di colore di fiori, di campi, di cielo
dove il mare borbotta antiche favole,
nenie sommesse.
Abbiamo nutrito esile la terra
col feto delle altrui innocenze
col feto delle nostre incertezze
con le speranze sfiorite nel nascere,
a fior di pelle, per morire.
Tutto soltanto sussurrato
come una ninna nanna,
come una nonna nonna,
come una ninna nonna
che Tommaso canta con voce sommessa
al piccolo Leone che dorme;
un pianto, si fermerebbe in gola
per non diventare strillo,
se ad un improvviso risveglio,
aperti gli occhi con un palpito di bianca farfalla,
...vuoto, solitudine,...
la ninna ha raggiunto le stelle,
la nonna non c’è,
è volata via.

Una poesia di Massimo Lugli giornalista di Repubblica e finalista all'ultimo Premio Strega

Vorrei essere, amore, un monaco
seduto sulla spalla del Buddha Amida
Un asceta silente, anima, un mistico
pensoso, in una grotta di rinunce

Vorrei la pace ma poi non dimentico
l'onda dei tuoi capelli, boccadipanna
l'ansia delle tue anche esigenti
il respiro affannoso dei tuoi fianchi

Ogni momento le mie voglie infrangono
i placidi koan medidativi
torno con gioia ai tormentati aneliti
e ai rimorsi appagati del dopo


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 02-08-2011 17:04

A proposito di "Da De Nicola a Napolitano"

Non posso pretendere che, nel mese più caldo dell'anno, caldo per la nostra economia e per la continua diatriba politica, caldo perchè realmente fa caldo, con temperature che si avvicinano ai 4o gradi,
si possa dedicare un po' di attenzione e di tempo a quanto qui si scrive sicuramente a margine dei grandi problemi del paese.
Ma, forse, c'è qualcuno che continua a lavorare lasciando ad altri il piacere del mare e della montagna.
Qualcuno, intendo, che apra ancora il computer e traffichi un po' con internet.
Sarebbe simpatico che il libro "Da De Nicola a Napolitano", ancora in preparazione, potesse raccogliere qualche commento, delle curiosità e fatti, forse inediti, della storia della Repubblica Italiana.
Ad esempio vi è il prof. Domenico Scafoglio, docente di Antropologia dell'Università di Salerno, che contribuirà con una sua affascinante ricerca sulle Banditesse dell'Unità d'Italia.
Quest'ultima è una nota che antecede il nascere dell'Italia Repubblicana ma che si articola con importanti episodi che hanno contribuito al passaggio dalla monarchia alla repubblica del nostro paese.
Soprattutto ritengo che le figure presidenziali di Enrico De Nicola e di Giorgio Napolitano, pur sorrette e distinte da circostanze diverse, data la diversità dei tempi e date le esigenze altrettanto diverse dettate da determinanti e condizionanti capitoli politici e storici, sono, oltre che moralmente, avvicinate anche dal fatto che ambedue provengono dall'area partenopea.
Saranno ben accetti i vostri interventi, possibilmente documentati e rigidamente inerenti la tematica della pubblicazione.

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 03-08-2011 11:39

Erroneamente ho scritto Domenico Scafoglio anzicchè Scarfoglio e, più correttamente leggasi "brgantesse" e non "banditesse".
Vi dò qualcge cenno in merito:

"Attraverso l'attenta lettura dei documenti ospitati nelle sale dell'Archivio di Stato e dei tribunali dell'Italia unificata Domenico Scarfoglio, docente di Antropologia culturale presso l'Università di Salerno e responsabile del Laboratorio Antropologico, ha ricostruito le vicende esistenziali di alcune delle donne che, nel decennio immediatamente successivo all'unità d'Italia, decisero di imbracciare il fucile e darsi alla macchia. Scarfoglio ha ricostruito il profilo della brigantessa soffermandosi sulle motivazioni, ricavabili dalle carte dei processi, che spinsero un centinaio di donne del Sud Italia (questo all'incirca il numero di coloro che furono coinvolte nel fenomeno) a 'sfidare' l'autorità appena costituita. Per forza o per amore, queste le strade alternative scelte dalle brigantesse per giustificare dinnanzi agli inquirenti la loro 'affiliazione'. Buona parte delle donne processate per brigantaggio si difendevano affermando di essere state catturate e quindi costrette con la forza a mettersi al servizio dei loro carcerieri. La maggioranza di loro però affermava di aver seguito uomini dei quali si erano innamorate e, più in generale, di aver assecondato il desiderio di una vita libera. Un'aspirazione che non lascia stupiti, se solo si considera la miseria nella quale erano costrette a condurre la loro esistenza "

Michele Greco
RE:  [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 03-08-2011 17:09

mi.greco ha Scritto:

Da De Nicola a Napolitano.

E' il titolo di un libro che sarà pubblicato entro la fine dell'anno dal Circolo della Stampa di Viterbo e della Grande Tuscia e curata da importanti Istituzioni Umanistiche e Scientifiche del nostro Paese.
E' il difficile cammino della Repubblica Italiana, dal suo primo Presidente a Giorgio Napolitano ancora in carica.
De Nicola rinunciò al suo stipendio di Presidente della Prima Repubblica ed oggi Giorgio Napolitano rinuncia all'adeguamento del suo, pur essendo previsto dalla legge.
Ciò avvalora quanto ho precedentemente scritto sull'alta moralità d'un uomo che chiude i 150 anni d'Unità d'Italia attestando ancora il suo amore per la nostra terra e lo spirito di giustizia e di democrazia che lo hanno sempre distinto.
E' inutile che continuo a tirare le orecchie all'indifferenza dei più ed all'opportunismo di quanti tentino ancor più di dividere il paese e le sue coscienze per propri conti, rendendo, da buon separatisti, ancor più difficile quell'unità per la quale i nostri padri persero la vita ma non la dignità.
Chi dei nostri deputati è disposto a sacrificare una parte del proprio stipendio di parlamentare per il bene del paese, per chi muore di fame (anche in Italia vi è un dignitoso terzo mondo), per chi ha bisogno di un tetto, di cure e continua assistenza?

Michele Greco



Volevo informarvi che alla stesura di detto libro collabora la SIPS e il CNR di Roma
Michele Greco
RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 04-08-2011 13:13

Ancora una Poesia.

La bambina di Hiroshima-
NAZIM HIKMET(il mio compaesano)

Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.

Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.
Ne avevo sette, allora: anche adesso ne ho sette
perché i bambini morti non diventano grandi.

Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.
Un pugno di cenere, quella sono io
poi anche il vento ha disperso la cenere.

Apritemi; vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero, io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.

Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero


La poesia è dettata da un evento sconvolgente che ci lascia riflettere sull'uso che purtroppo si fa della scienza a danno dell'umanità.
Ciò non toglie che riproporre questa raccapricciante poesia non deve essere intesa come l'assumere un atteggiamento contro il progresso e la scienza ma vuole solo suggerire ai "potenti del mondo" che le scoperte scientifiche vanno migliorate ed impiegate solo a fin di bene.


Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 04-08-2011 13:26

L'Angolo della poesia, possiamo anche, solo fino ad Agosto, reintitolare in "Poesie per l'estate", sperando che qualcuno, nei ritagli di tempo, possa dedicarsi anche a questo tipo di lettura.

GENERALE di Bertolt Brecht

Generale, il tuo carro armato
è una macchina potente

Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.

Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.


Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 04-08-2011 15:37

Ancora una poesia
di Fabrizio De Andrè
Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
e tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
venuto dal sole o da spiagge gelate
venuto in novembre o col vento d'estate
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai



L'avete forse dimenticata?
Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 04-08-2011 20:56

Purtroppo in queste rubriche non possono essere inserite le immagini che, in questo mio nuovo intervento, potrebbero avvalorare alcuni concetti critici che "esaminano" il cammino di un grande artista che oggi, 4 agosto compie 69 anni: Mario Carrese, scultore, pittore ed architetto che vive ed opera a Napoli.
Avrei voluto accostare alcuni suoi lavori ad una o più poesie che ho inserite in questo "Angolo del Poeta" perchè calzano col messaggio che l'artista partenopeo trasmette ai suoi "lettori" da una vita, attraverso la plasticità del suo lavoro.
Uno di questi, in particolar modo, di vecchia data, "L'io diviso" è la denuncia di quanto avviene nell'uomo nel suo continuo sdoppiamento dei ruoli sociali, nel cambio continuo delle proprie infinite maschere per adattarsi sempre alle "opportunità" ed alle finsioni del quotidiano.
Il suo è un tema che si ripete vestendo forme che, pur rinnovandosi, restano ancorate alle vicissitudini d'una vita sociale che scivola incolore, priva di libertà, di giustizia e di dignità.
Infine le sue "verità", che non son poi così diverse dalle nostre, si manifestano malinconicamente negli aspetti più svariati delle realtà formali e delle forme scultoree della sua arte.
Allora, in un omaggio che facciamo a questo artista, esprimiamo anche il nostro augurio per gli anni oggi compiuti con quanto si è scritto e con quanto segue:
Mario Carrese e le apparenze della verità
Notizia di cronaca
La sua opera sarà musicata da Francis Kuipers e esposta in un concerto che gli sarà dedicato a Napoli durante lo svolgimento del programma Vite Parallele già presentato all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici partenopeo.
Un commento
(…) La verità è il valore di tutto ciò che, apparendoci, non c’inganna.
Il valore viene conferito ad una verità dalla coscienza di chi crede in essa.
Ancora una volta il linguaggio è assai autorevolmente suggestivo.
L’aggettivo verus deriva infatti da una radice iranica che significa credere.
Non si crede in ciò che è vero, ma è vero ciò in cui si crede. Il che non vuol dire affatto ridursi agli estremi irrazionalismi del fideismo o del pragmatismo, bensì all’opposto capire razionalmente, fino in fondo, che il valore di verità è opera soggettiva: ovviamente, non arbitraria bensì sorretta da tutti i possibili accorgimenti strumentali (criteri, metodi, calcoli, analogie) offerti dalla logica dimostrativa e, perché no?, dalla sperimentata intuizione.(…)
(Aldo Masullo da “La fiducia, fondamentale condizione prepolitica” 15 giugno 2010)
L’opera di Mario Carrese, per chi scrive, riscoperta dopo un lungo periodo di distacco, la si ritrova distinta tra le attualità culturali di oggi, per lo più minorate ed insignificanti.
La sua opera, scultura e composizione pittorica, ritrova la ragione nel completarsi e quindi attuarsi negli altri, nel comune interlocutore che, nella in-finitezza plastica dell’oggetto artistico, vi si riconosce appropriandosene nell’attribuire ad essa aspetti, episodi ed emozioni del proprio vissuto. Riteniamo che l’infinito è nel non finito, è possibile concepirlo, potremmo dire, sentirlo, nella infinitezza del linguaggio rappresentativo.
A noi “La pietà Rondanini” di Michelangelo appare l’opera più importante e significativa del grande artista fiorentino proprio per la sua incompiutezza; per la possibilità che lascia a noi di “completarla” con l’individualità emozionale e di vita vissuta.
Oggi, l’opera dell’artista napoletano, non ha più bisogno di didascalie né di ulteriori letterature che possano guidarci alla comprensione o ad indicarci le ragioni compositive dell’autore; il suo lavoro rappresenta l’apparenza di una verità, una verità soggettiva ma pur sempre riconfermata dal credo individuale dell’autore.
Torna utile il “Così è se vi pare” del grande drammaturgo Pirandello. Le nostre rappresentazioni sono le molteplici apparenze delle nostre verità, giuste o sbagliate che siano, attinte dall’esperienza e da quelle convinzioni individuali che attribuiscono loro il misterioso ed affascinante credo.
L’opera di Mario Carrese, non volendo piegarsi a diventare “serva sciocca” di qualche padrone, o pedissequa interprete di qualche ideologia, mantiene la massima apertura alla complessità sociale e alla varietà culturale. Il primo passo dell’artista è stato quello di ascoltare la lezione delle varie forme dell’essere che ci informano su quel che l’uomo è stato, è oggi, e aspira a divenire domani.
La visione della “verità”, nell’artista partenopeo, viene a comporsi a poco a poco, come quella di un poliedro dalle molte facce. Quando le facce del poliedro aumentano, (quando le rappresentazioni dell’apparenza d’una verità si moltiplicano nel moltiplicarsi formale dell’opera,) tendendo all’infinito, esso tende a diventare una sfera. Gli spigoli si integrano, le parti rientrano nella totalità dalla quale l’ottica finita le aveva astratte e forse distratte nel logo plastico del non finito.
In Carrese pertanto il progresso sta nel passare dalla multidisciplinarità alla interdisciplinarità, dai molti all’uno.
Oggi l’artista, vicino alle soglie dei 70 anni, si va allontanando dalle rappresentazioni “dimostrative” per comporre opere che diano ragione all’esperienza ed alla agognata e sofferta maturità.
La sofferenza umana trova, nelle sue opere, un dignitoso rappresentante, una solidarietà ed una forza, sufficienti perchè ci si risollevi dalla polvere per guardare sempre più in alto e in avanti.
Il suo primo appuntamento è il prossimo autunno all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici nel programma Vite Parallele scelto dal musicista Francis Kuipers con Tommaso Cascella, Agostino Bonalumi, Matteo Basilè e Bruno Ceccobelli per musicarne le opere e, esposte, per essere protagoniste di sei grandi concerti.

La poesia che vorrei accostare e che quindi ripropongo è:

La bambina di Hiroshima-
NAZIM HIKMET(il mio compaesano)

Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.

Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.
Ne avevo sette, allora: anche adesso ne ho sette
perché i bambini morti non diventano grandi.

Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.
Un pugno di cenere, quella sono io
poi anche il vento ha disperso la cenere.

Apritemi; vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero, io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.

Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.


Michele Greco (per il compleanno di un amico)



RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 06-08-2011 17:15

L'Angolo del Poeta
Vi propongo una poesia scritta a Napoli un paio di anni dopo i famosi fermenti del '68 e dedicata all'On Giorgio Napolitano Presidente della nostra Repubblica.
La poesia è già stata resa nota dal sito del Circolo della Stampa della Grande Tuscia (Viterbo-Roma)



Il senso di una rivoluzione.

Ti ricordi della giacca a doppio petto,
color cammello, con la fodera scucita del ’68 ?
L’ ho ritrovata, e con lei via Canarde,
la felce, il terrazzo assolato,
la stupida gioia di vivere insieme.
Rovistare nelle logore tasche,
è un po’ cercarti,
è un po’ sentirti ancora a piedi nudi
nella grande stanza.
Quel giorno un richiamo; il cancello
in via Mezzocannone era aperto ,
i birilli in fila, ordine,
ordine, ordine negli occhi del ’68.
Avevo la giacca a doppio petto,
quel giorno color cammello,
nessuna idea color cammello,
solo ordine color cammello, e,
con la fodera scucita,
il senso d’ una rivoluzione.

[size=large][size=medium]Poesia di Michele Greco 1970 dedicata all’ On. Giorgio Napolitano[/size][/size]

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 07-08-2011 16:32

Da "Scienza Medica ed Umanistica" a "Vite Parallele"
E' ormai da più di un decennio che porto avanti argomentazioni valide ad "unificare" il mondo scientifico con quello umanistico.
All'Università "La Sapienza" di Roma, nella sede distaccata di Palazzo Baleani, dove ancora oggi sorgono, il Centro di "Prevenzione, diagnosi e cura" dei tumori, allora diretto dal prof.Felice Virno e la Scuola di Dottorato in Scienze e Tecnologia per l'innovazione industriale, dipartimento di ingegneria astronautica, elettrica ed energetica, ancora diretto dal prof. Maurizio Cumo, fondai, con Virno, Cumo ed altri studiosi, una rivista "Scienza medica ed umanistica". Le pubblicazioni ebbero una certa risonanza negli ambienti interessati e portarono avanti queste mie aspettative che, oggi, condivise dalla SIPS, che, fin dalla sua storica nascita, predicava l'accostamento tra arte e scienza, hanno dato vita ad una serie di programmi, conferenze e convegni ben accolti negli ambienti umanistici e scientifici del nostro paese.
Un ultimo importante messaggio è stato divulgato recentemente dalla SIPS, grazie al suo segretario dott. Enzo Casolino, col suo Manifesto, pubblicato e diramato anche dal NuclearMeeting che ci ospita.

Ho fatto riferimento ad un recente passato perchè si sappia che anche certi interventi poetici e letterari sono sempre legati a questo spirito di esaltazione scientifica che distingue il Nuclear Meeting e l'Archivio Nucleare. Oggi, anno 2011 , "Scienza Medica ed Umanistica" ha aperto i suoi orizzonti a tutto il mondo scientifico e dal prossimo autunno sarà reintitolata "Vite Parallele" in una rivista che mi auguro possa avere un meritato riscontro in consensi ed intelligenti collaborazioni.
A proposito vi riporto integralmente un interessante articolo giornalistico.
A Gerusalemme un centro di ricerca tra arte e neuroscienza[/b

[b]][i]Di Luca Vaglio (Sole 24ore)
[/i]

«La creatività nasce quando entrano in relazione aree del cervello diverse e distanti tra loro. Queste connessioni neuronali inedite e impreviste sono importanti per realizzare qualcosa di nuovo. Per questo suggerisco di creare spazi, musei oppure riviste, in cui siano presenti contemporaneamente scienza e arte. Mettere insieme questi ambiti ad alto tasso di innovazione, che di norma sono tenuti separati, a mio avviso, contribuirebbe a rompere il meccanismo della dualità che domina nella cultura occidentale e favorirebbe nuove connessioni nel cervello delle persone, stimolando la creatività», spiega Idan Segev, professore di neuroscienze computazionali alla Hebrew University of Jerusalem.
Più in generale, Segev ritiene che la dualità, la tendenza alla dicotomia con cui tendiamo a classificare le cose che ci stanno attorno sia un limite all'immaginazione. «Siamo abituati alle contrapposizioni rigide tra bianco e nero, buono e cattivo, emisfero destro e sinistro del cervello, arte e scienza. Per vivere e orientarci nel mondo abbiamo bisogno anche di questo. Ma penso che se fossimo capaci di unire gli opposti, di superare lo schema binario di queste contrapposizioni concettuali la nostra creatività ne avrebbe giovamento. Probabilmente, avremmo più persone simili a Leonardo Da Vinci, che sapeva passare dall'arte alla tecnologia e alla scienza con facilità, mantenendo una grande capacità inventiva».
E per testare le potenzialità dell'interazione tra arte e scienza a Gerusalemme verrà costruito un centro di ricerca sulle neuroscienze all'interno del quale vi sarà una galleria d'arte e uno spazio nel quale gli artisti potranno lavorare. «La progettazione del Brain Institute è a cura dell'architetto inglese Norman Foster, i lavori inizieranno l'anno prossimo», precisa Segev.
Lo studioso israeliano, inoltre, evidenzia che molti uomini creativi, sia tra gli artisti sia tra gli scienziati, mostravano forme di sinestesia. Per alcuni di loro le formule matematiche erano associate a visioni. Altri, invece, avvertivano una connessione forte e diretta tra i colori e le note musicali e viceversa. «Einstein ha detto che la teoria della relatività gli è apparsa come un gigante che muore e, cadendo, lascia un'enorme impronta. Come se in questa visione si delineasse una mappa dell'universo». Spesso l'intuizione creativa si collega alla visualizzazione mentale di qualcosa. Il musicista Arnold Schönberg, ad esempio, sentiva risuonare nella sua mente precise note musicali quando vedeva determinati colori. Invece, per il grande pittore Vasilij Kandinskij il suono del Do si associava sempre al colore giallo.
Ancora, studi hanno dimostrato che la creatività, nell'uomo come negli animali, è resa possibile da un certo grado di rumore cerebrale, ossia da impulsi elettrici tra i neuroni in assenza di stimoli esterni o della determinazione a fare qualcosa. In pratica, anche quando non facciamo o pensiamo nulla, il nostro cervello è attivo e le cellule neuronali comunicano tra loro. Il computer, invece, funziona in modo opposto, senza rumore e impulsi autonomi e casuali.
In particolare, uno studio curato dal McGovern Institute for Brain Research del MIT di Boston ha dimostrato che senza il rumore prodotto in una precisa area del cervello i fringuelli perdono la capacità di cantare. «I fringuelli zebra a cui nell'esperimento è stata inibita, per mezzo di una sostanza ad hoc, la produzione del rumore cerebrale, emettono soltanto suoni meccanici e poco gradevoli, nulla a che vedere con il canto melodioso degli altri esemplari. E, cosa ancora più importante, perdendo la capacità di cantare bene, non risultano più attraenti per le femmine della specie», conclude Segev. Sembra quasi la dimostrazione di un nesso tra creatività e seduzione.


Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 08-08-2011 15:17

L'Angolo del Poeta

Una poesia di Antonin Artaud


Sopra un poeta morto

La sua anima di poeta ahimé era partita
Tra i suoni musicali e gotici di una sera
E meravigliosamente tra le sartie nere
Il sole inclinava la sua carena ingiallita.

Allora ero venuto nella mia malinconia
A vedere la spoglia di quest'uomo divino
A vedere la bellezza dove si forma come un repositorio
Il pensiero sublime scintillante e fiorito.

Gli organi del mare facevano un rumore di folla
Le funi rantolavano con un rumore d'onda
Tra le fiamme d'oro di ceri che piangevano.

E voci s'innalzavano dal velluto e dall'oro
Del grande vascello che processioni adornavano
Ai suoni dolcissimi emessi dai flauti della morte.

" Se sono poeta o attore non è per scrivere o declamare poesie ma per viverle. Quando recito una poesia si tratta della materializzazione corporea e reale di un essere integrale di poesia. "
Antonin Artaud



Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 08-08-2011 16:11

" Se sono poeta o attore non è per scrivere o declamare poesie ma per viverle. Quando recito una poesia si tratta della materializzazione corporea e reale di un essere integrale di poesia. "
Antonin Artaud

Senza mancar di rispetto al grande Antonin Artaud, attore, drammaturgo, poeta, pittore e mistico francese, vorrei appropriarmi di questa sua definizione di poeta ed attore riadattandola ad una certa politica italiana.

" Se sono politic(ante)o è perchè sono attore. Quando recito in Parlamento o nelle piazze, si tratta della materializzazione corporea e reale di un essere integrale di politica. "

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 08-08-2011 18:40

Angolo della poesia

Dante Alighieri
Divina Commedia, V canto inferno

E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.

Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante".


Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 09-08-2011 18:19

L'Angolo del Poeta
Dialetto Napoletano

Una canzone di Salvatore Di Giacomo


ERA DE MAGGIO

Era de maggio e te cadéano 'nzino,
a schiocche a schiocche, li ccerase rosse...
Fresca era ll'aria...e tutto lu ciardino
addurava de rose a ciento passe...

Era de maggio, io no, nun mme ne scordo,
na canzone cantávamo a doje voce...
Cchiù tiempo passa e cchiù mme n'allicordo,
fresca era ll'aria e la canzona doce...

E diceva: «Core, core!
core mio, luntano vaje,
tu mme lasse, io conto ll'ore...
chisà quanno turnarraje!»

Rispunnev'io: «Turnarraggio
quanno tornano li rrose...
si stu sciore torna a maggio,
pure a maggio io stóngo ccá...»

Si stu sciore torna a maggio,
pure a maggio io stóngo ccá."

E só' turnato e mo, comm'a na vota,
cantammo 'nzieme lu mutivo antico;
passa lu tiempo e lu munno s'avota,
ma 'ammore vero no, nun vota vico...

De te, bellezza mia, mme 'nnammuraje,
si t'allicuorde, 'nnanz'a la funtana:
Ll'acqua, llá dinto, nun se sécca maje,
e ferita d'ammore nun se sana...

Nun se sana: ca sanata,
si se fosse, gioja mia,
'mmiez'a st'aria 'mbarzamata,
a guardarte io nun starría!

E te dico: «Core, core!
core mio, turnato io só'...
Torna maggio e torna 'ammore:
fa' de me chello che vuó'!

Torna maggio e torna 'ammore:
fa' de me chello che vuó'!»



Una poesia di Totò


'A vita

'A vita e' bella, si',è stato un dono,
un dono che ti ha fatto la natura.
Ma quanno po' sta vita e' 'na sciagura,
vuie mm' 'o chiammate dono chisto cca' ?

E nun parlo pe' me ca, stuorto o muorto,
riesco a mm'abbusca' 'na mille lire.
Tengo 'a salute e, non faccio per dire,
songo uno 'e chille ca se fire 'e fa'.

Ma quante n' aggio visto 'e disgraziate :
cecate, ciunche,scieme, sordomute.
Gente ca nun ha visto e maie avuto
'nu poco 'e bbene 'a chesta umanita'.

Guerre, miseria, famma, malatie,
crestiane addeventate pelle e ossa,
e tanta gioventu' c' 'o culo 'a fossa.
Chisto nun e' 'nu dono, e' 'nfamita'.






RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 10-08-2011 17:41

L'Angolo del Poeta

Una poesia di Cecco Angiolieri

S'i' fosse foco, arderei 'l mondo

S'i' fosse foco, arderei' il mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dio, mandereil en profondo;
s'i' fosse papa, serei allor giocondo,
ché tutti ' cristiani embrigarei;
s'i' fosse 'mperator, sa' che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo.
S'i' fosse morte, andarei da mio padre;
s'i' fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi' madre.
S'i' fosse Cecco com'i' sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui.


Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 12-08-2011 12:49

L'Angolo del Poeta

Ho riportato fino ad oggi 15 poesie facendovi conoscere, probabilmente, poeti sconosciuti e rileggere famosi versi di alcuni dei grandi della nostra cultura. Nessuno, dico nessuno, ha inviato un suo parere o proposto altre poesie.
In un paese di poeti, santi, martiri ed eroi, forse avreste preferito che vi parlassi degli altri (santi, martiri ed eroi) sicuramente superiori come numero ai poeti e più legati alle tradizioni ed alle commemorazioni che ve li ricordano con frequenza.
Se vi avessi parlato, invece dei poeti, dei prodi, avreste trovato, in quest'ultimi, un'allusione a chi ci ha portati all'Euro, un allusione alla politica, rimproverando che tra gli Poeti,Santi, Martiri ed Eroi manchi(no) (i) Prodi.

Mi mandate una vostra poesia?


Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 12-08-2011 16:32

"Cielo, e non altro: il cupo cielo, pieno di stelle; il cielo,



in cui sommerso mi parve quanto mi parea terreno.



E la Terra sentii nell'Universo.



    Sentii, fremendo, ch'è del cielo anch'ella.

  

       E mi vidi quaggiù piccolo e sperso errare, tra le stelle, in una stella.



Giovanni  Pascoli


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 12-08-2011 16:58

Credo che nell'ultimo rigo della poesia di Giovanni Pascoli "sperso" sia "sparso".
Per me va bene anche sperso.
Grazie
Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 13-08-2011 13:33

L'Angolo del Poeta

"Per Forza o per amore"

Ho , qui davanti a me, un catalogo dal titolo "Per Forza o per Amore" edito nel dicembre del 2007 dal "Laboratorio Antropologico dell'Università di Salerno -La Rete-" Associazione per l'integrazione dei Saperi Antropologici, Letterari, Filosofici e Psicologici, curato dall'antropologo Domenico Scafoglio e da Simona De Luca dell'Università di Salerno.
"Per Forza o per Amore" ha come sottotitolo Brigantesse dell'Italia postunitaria.
Questo breve ed esauriente studio sul brigandaggio femminile è una ulteriore testimonianza delle vicende che hanno accompagnato il nascere d'una Italia unita, posta ancora oggi all'attenzione delle festività per la ricorrenza del suo 150° Anniversario.
E' anche una analisi di un costume del tempo, passato inosservato, che potrebbe, per alcuni versi, dar "ragione e torto" alle future sommosse patriottiche ed alle speculazioni ad esse legate.
La cronaca dei tempi indicava il brigandaggio come un movimento fuorilegge, autonomo, delinquenziale e rivoluzionario; oggi vediamo che certi movimenti, nati "Per Forza o per Amore" , perseguivano ragioni di popolo e di giustizia.
L'analisi di Domenico Scafoglio ci appare obiettiva e nello stesso tempo capace di distinguere, la comune delinquenza, da movimenti ideologici e popolari, simili solo in apparenza o indistinti dalle solite convenienze di parte.
La storia si ripete e, come ho già detto in altri miei interventi, "La pubblicità non è l'anima del commercio, ma è il commercio dell'anima" perchè la storia, quella di parte, per lo più data per verità alle masse, si serve di verità barattate e di eventi legati alla convenienza del potere e dei regimi costituiti. Una pubblicità disinformativa e distorta.
In "Brigantesse dell'Italia postunitaria" sono tracciate biografie, motivazioni, ambientazioni, fatti di semplice vita quotidiana, tutti visti convivere con i grandi moti storici che hanno dato vita a mitologie, a falsi miti e credenze, alla storia, infine, d'un grande capitolo della nostra identità d'italiani.
Vorrei, per i prossimi giorni, proporvi alcuni passi letterari salienti di questa unica ed interessante pubblicazione in tre o quattro interventi.
Gradirei la partecipazione di chi ne sia interessato ed incuriosito.
Segnalatemi la vostra presenza di "lettori" e possibilmente anche di "dialoganti".

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 14-08-2011 19:37

Per necessità di coerenza devo prolungare una mia risposta in riferimento a "La caduta degli Dei".
Dico, per coerenza, perchè tale prolungamento si allontana un po' dagli argomenti economici e politici trattati nella citata conversazione per dar spazio a considerazioni morali.

Ho concluso con:
La Caduta degli Dei non deve essere intesa come il recidere teste "incoronate" ma una "revisione" dei ruoli che sono stati affidati ad uomini in rappresentanza di altri uomini; sia intesa come il ricostruire un parlamento in nome della dignità e dell'onestà; sia intesa come un "finis" di lezione alla quale tutti da troppi anni assistiamo inerti.
Basta con le chiacchiere, con le volgarità, con gli arrivismi e le arroganze. Insomma "Giù le mani sulla vita del popolo" che per volontà d'una sacrosanta costituzione repubblicana è unico sovrano.
Basta con gli arricchimenti illeciti e le lotte di potere.
Vorrei proprio vedere, se si abolisse qualsiasi compenso e privilegio per i futuri parlamentari, chi e quanti si presenterebbero per il suffragio!


Ma, la Caduta degli Dei, deve riguardare anche certi personaggi comuni della nostra vita quotidiana; piccoli personaggi che si nascondono dietro ad un ondulante sorriso da pianoforte, sempre con denti bianchi e riverente atteggiamento formale.
Sono piccoli uomini che fingono di addolorarsi anche alla morte d'un cane, ma che nascondono compiacimento per le disgrazie altrui ed il loro sorriso, contratto per circostanza, somiglia al ghigno di una iena.
Non ne avete mai incontrati? Questa gente crede di essere benefattrice, altruista, disponibile a capire e è sempre in prima fila a qualsiasi tipo di funerale. Questi falsi Dei si confondono con gli amici, i parenti, i conoscenti ed occupano un posto in ogni ufficio pubblico. Si mimetizzano bene nascondendo la loro reale identità.
"Come va?" li sentite dire, "Vedrà, vedrà che ce la farà.." "Tante condoglianze!" "Poverino non ce l'ha fatta più" "Se ne vanno sempre i migliori".
Sono frasi che tutti conoscete.
Ce ne sono alcuni che realmente ti hanno aiutato ma, solo per poter apparire, agli occhi degli altri, benefattori ed umani. Si, perchè, se ti danno una mano, lo verranno a sapere tutti, amici, parenti suoi e tuoi.
E' il modo più facile per ritagliarsi un ruolo nella società, non essendo stati capaci di farlo con doti naturali, col lavoro o con altro. Un giorno, ti rinfacceranno tutto, ricordandoti che tu se vivi lo devi a loro.
Il mondo è pieno di questi Dei che fanno la carità per strada solo se qualcuno li stà guardando.
Chi sà quanti di questi sono diventati politici o predicatori!
Purtroppo non cadranno mai o, se cadranno, cadranno come i gatti, in piedi sulle zampe.

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 22-08-2011 19:58

Una poesia giapponese di
Shuntaro Tanikawa

Solitudine di due miliardi di anni luce:



Sul piccolo globo esseri umani

dormono si alzano, lavorano

talvolta desiderano avere dei compagni su Marte



I marziani sul loro piccolo globo

non so cosa fanno

(forse dormicchiano, si alzicchiano, lavoricchiano?)

Talvolta desiderano avere dei compagni sulla Terra.

Questo è assolutamente sicuro.



Gravitazione universale vuol dire

forza d’attrazione della reciproca solitudine



Il cosmo è deformato

quindi tutti desiderano cercarsi.



L’universo si espande sempre di più

perciò tutti sono incerti.



Alla solitudine di due miliardi di anni luce

Inconsciamente ho fatto uno starnuto.



Michele Greco



RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 29-08-2011 13:42

Solo da un paio di giorni ho avuto il tempo per leggere il nascere di questa rubrica e i divertenti interventi che l'hanno fatta vivere allegramente, finchè non sono intervenuto io con le mie "inutili poesie" e con considerazioni di carattere personale di "poco interesse".
Il deserto della mente è infinito e poche sono le oasi!
E' inutile seminare dove non vi è acqua e se vi è troppa acqua è inutile arare.
Comunque ho trovato una notizia che mi ha fatto "sorridere" almeno per 15 minuti; leggerla forse farà sorridere anche voi e "salvare" il vostro cuore.
Eccola:
IL CONGRESSO (da Repubblica)
Ridere 15 minuti al giorno fa bene al cuore
Con la crisi infarti cresciuti del 15%
Al Congresso della Società Europea di Cardiologia, in corso a Parigi, presentati i risultati di una ricerca condotta dall'Università del Maryland sui benefici effetti del buonumore. Stime preoccupanti per le conseguenze dello stress dovuto alla situazione economica
dal nostro inviato ARNALDO D'AMICO
Stress da crisi economica per un operatore di Borsa
PARIGI - Dopo anni di ricerche che hanno dimostrato quanto stress e malumore siano tossici per il cuore e, al contrario, sia benefico il buonumore, si è giunti finalmente a quantificare la dose minima efficace, la "pillola" che protegge dall'infarto: almeno 15 minuti al giorno di risate. Ma devono essere intense, piene, coinvolgenti, come quelle che si scatenano vedendo film capolavori della comicità. Solo così equivalgono ai famosi 30 minuti al giorno di camminata veloce, stabiliti da qualche anno come la "dose minima quotidiana" di attività fisica che protegge dall'infarto. Le ricerche sull'influenza dello stato d'animo su cuore e arterie sono state presentate oggi al congresso della Società Europea di Cardiologia dove anche il malumore è tornato protagonista. Sulla base di ricerche dello scorso anno si prevede che l'attuale situazione di stress per crisi economica indurrà un aumento del 15% dei ricoveri nelle unità coronariche del Vecchio Continente.

La ricerca che arriva a definire la dose minima di risate è stata condotta dall'Università del Maryland che ha sottoposto i volontari alla visione di film divertenti come Tutti pazzi per Mary oppure mentalmente stressanti come Salvate il sodato Ryan: sono state eseguite oltre 300 misurazioni e nella quasi totalità i partecipanti dimostravano un aumento del flusso di sangue fino al 50% in più dopo la visione della pellicola mentre succedeva l'opposto dopo aver assistito a sequenze violente o drammatiche. Un consistente e prolungato abbassamento della pressione si è mantenuto per 24 ore manifestato dopo almeno 15 minuti di ilarità suscitata dal film. Ma si registra già una dilatazione delle arterie e un calo significativo della pressione dopo appena dieci secondi di risata intensa.

"La risata abbassa la frequenza cardiaca con effetti benefici sull'endotelio e riduce il rilascio di sostanze euroendocrine vasocostrittrici - spiega Roberto Ferrari, ordinario di Cardiologia all'università di Ferrara e past president dei cardiologi europei - Inoltre, stimola la produzione di endorfine, sostanze chimiche che presentano un effetto protettivo sul sistema cardiovascolare, in quantità simili a quelle indotte dall'attività fisica. Ma è più in generale il buonumore che fa bene. Per questo raccomandiamo sempre ai nostri pazienti di non imporsi rinunce troppo gravose, né di cambiare radicalmente il proprio stile di vita. La dieta, ad esempio, si può modificare rendendola più sana con alcuni semplici accorgimenti, senza misure drastiche e senza dire addio ai piaceri della tavola. Ad esempio, da questo congresso emerge (se ne parlerà domani, ndr) come il cioccolato abbia proprietà antinfiammatorie e antiossidanti che riducono la pressione arteriosa e il diabete. Non bisogna aspettare di ammalarsi, ma giocare d'anticipo".

Per quanto riguarda invece la cardio-tossicità dello stress indotto dalla crisi economica dal congresso, 30 mila i medici convenuti da tutto il mondo, arrivano stime preoccupanti. Sulla base dei risultati di uno studio irlandese dello scorso anno che aveva registrato un aumento dei ricoveri nelle unità coronariche del 12%, si prevede che nel 2011 l'attuale crisi ormai estesa a vari Paesi europei porterà a un aumento almeno del 15% dei pazienti ricoverati nelle unità coronariche nel Vecchio continente. I soggetti più a rischio sono le persone fra i 40 i 60 anni, sia perché hanno un sistema cardiovascolare che potrebbe essere già minato da qualche deposito arteriosclerotico e sia perché più esposti alle conseguenze della crisi economica sotto forma di stress lavorativo, incertezza occupazionale e riduzione del livello economico. Lo stress causato dalla preoccupazione scatena una costante alterazione dell'equilibrio all'interno del sistema cardiovascolare: l'adrenalina prodotta su stimolo del cervello funziona come un vasocostrittore che alla lunga danneggia le arterie, soprattutto quelle che nutrono il cuore e il cervello.
(28 agosto 2011)

Se preferite le barzellette...ditemelo.... è il mio forte!


Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 30-08-2011 13:13

Mezz'ora di sesso
per il bene del cuore






Provocatoria campagna della British Heart Foundation: tra le attività fisiche utili per la salute non c'è solo la palestra...

di SIMONA MARCHETTI


MILANO - Trenta minuti di sesso al giorno tolgono il medico di torno.

La versione riveduta e corretta del proverbio caro alle nostre nonne è opera della «British Heart Foundation» che nei giorni scorsi ha lanciato la campagna «30 a day»: ovvero, l’esercizio fisico costante mezz’ora al giorno, cinque giorni a settimana, è il miglior antidoto per l’infarto e i disturbi cardiaci in genere.

Il messaggio è rivolto in particolare alle persone over 50, protagoniste del provocatorio poster scelto dall’associazione per pubblicizzare l’iniziativa, dove si vede un uomo attempato e nudo (a parte cuffia di plastica e occhialini da sub) abbracciato a una coetanea in costume intero e vezzosa cuffietta da piscina.

NON SOLO PALESTRA
La ragione della provocazione è quella di convogliare l'attenzione sul fatto che qualsiasi attività motoria può andare bene. Non è, insomma, che si debba necessariamente sudare in palestra o sfiancarsi facendo jogging, perché il traguardo dei trenta minuti di esercizio fisico al giorno si può raggiungere in tanti altri modi, anche più divertenti.

E il più divertente e intrigante di tutti, ironizza il tabloid «Daily Mirror» che ha rilanciato la notizia della campagna promossa dalla «BHF», è sicuramente fare sesso. Spiega Ian Fannon, fra gli ideatori del progetto, insieme ad Angela Rippon e Michael Palin: «L’allegro annuncio pubblicitario che abbiamo ideato spiega tutti i modi possibili per essere attivi e rimanere in forma, riducendo così i rischi per il cuore. Naturalmente, fare sesso è uno di questi».

RITMO E CONTINUITA'
Data la natura del suggerimento gli ideatori della campagna ci tengono a precisare che i fatidici trenta minuti non devono necessariamente essere tutti di fila, ma si possono benissimo «spezzare» in diverse sessioni, a seconda della resistenza o della «velocità di esecuzione», magari con piccoli break per riprendere fiato. La cosa importante è la costanza, che non deve però diventare monotonia sennò addio divertimento.
In fondo, lo si fa per la salute.

CAUTELA
Naturalmente, la campagna della «BHF», al di là del carattere provocatorio, non vuole essere un inno al sesso sfrenato. Quella sessuale, infatti, è solo una delle molteplici attività che si possono praticare per dare un calcio alla sedentarietà e mettere al riparo il cuore da acciacchi e malattie, visto che proprio l’inattività è responsabile di quasi il 20% degli attacchi di cuore nella sola Inghilterra.
Non solo. Secondo le statistiche fornite dall’associazione, la mancanza di moto causerebbe ogni anno almeno 35 mila morti, ovvero una persona ogni 15 minuti.

Chi, però, preferisse metodi più tradizionali di movimento, può provare a seguire i consigli alternativi proposti dall’opuscolo distribuito per la campagna (le stesse pratiche si trovano anche sul sito ufficiale della fondazione) e sempre calibrati sulla mezz’ora quotidiana di moto.

Qualche suggerimento?
Scendere dall’autobus due fermate prima di quella stabilita e camminare fino alla destinazione fissata; se proprio si deve usare la macchina, cercare almeno di parcheggiare lontano dalla meta e raggiungerla poi a piedi; trasformare una banale telefonata in un esercizio di stretching, facendo piegamenti e allungamenti con la cornetta attaccata all’orecchio, o in una seduta di jogging casalingo, muovendosi per le stanze (indispensabile in questo caso il cordless) mentre si chiacchiera.

Insomma, tutto fa movimento, anche se un incontro galante sotto le lenzuola permetterebbe di unite l’utile al dilettevole.
Solo un paio di raccomandazioni: consultare comunque il proprio medico prima di intraprendere questo e altri tipi di training, per commisurarlo alle proprie condizioni cardiovascolari, e, non appena si dovesse avvertire un dolore sospetto al petto, durante «l'allenamento», calmare immediatamente i bollori e chiamare l’ambulanza, perché potrebbe non essere la passione a far mancare il fiato, bensì un principio di infarto.

Simona Marchetti


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RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 30-08-2011 15:50

E se il tuo partner è un medico?

Michele Greco


RE:  [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 30-08-2011 16:34

.......... Toungue come quella datata barzeletta , dove una prorompente signora va dal medico e lo informa che nostante una dozzina di rapporti al giorno non è ancora appagata.
Il medico, basito, esterna un..... " ma lei è gravemente malata....."
La signora: ........." dottore , me lo metta per iscritto , dato che mio marito è convinto che sia una p******"

Come è strano il mondo!Cool



RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 30-08-2011 17:06

Non credo che un'altra barzelletta guasti il clima che si è ora creato.
Quanto segue è accaduto realmente a me negli anni ottanta a Berlino.
Una sera con un gruppo di amici italiani ci recammo a mangiare in un tipico ristorante berlinese. Noi italiani siamo, come ben sai, ilari e caciaroni e non meno in quella serata.
Accanto vi era un tavolo con una dozzina di commensali indigeni. Dopo un quarto d'ora, non potendone più dei caciaroni "spaghettari", uno di loro si alza ed in un italiano stentato ci dice: " voi italiani siete tutti sottosviluppati".
Al che io alzandomi gli rispondo: "Hai perfettamente ragione, noi, giù, le pa**e ce le abbiamo così! (Feci un gesto rotondeggiante con le mani).
I miei amici risero e dopo un breve silenzio scoppiò al tavolo dei tedeschi una fragorosa risata. Unimmo i tavoli, ci presentammo, e facemmo insieme baldoria fino alle quattro del mattino.

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 30-08-2011 18:13

Oggi sono stato colpito da due notizie di carattere completamente diverso l'una dall'altra ma egualmente significative dello spreco del nostro danaro e delle speculazioni di cui siamo vittime.
La prima riguarda il nuovo referendum abrogativo della legge elettorale "Porcellum" che è passata piuttosto inosservata e che ora si fà sentire perchè la "scadenza" per raccogliere 500 mila firme è a fine settembre. Pensate che stiamo rastrellando soldi per il "nostro" deficit economico. La seconda è pubblicitaria e riguarda la proposta di una banca (non dissimile dalle altre) che offre un mutuo per la casa al 100% restituibili in 40 anni.
Chi oggi si può permettere un mutuo? Mediamente l'individuo che ha necessità di una abitazione e che incomincia a guadagnare, è un individuo che va dai 30 ai 35 anni. Pensate che questi sarà proprietario di una abitazione all'età di 70, 75 anni. Paga per 40 anni non una abitazione ma un rifugio della vecchiaia.Molti purtroppo non arrivano nemmeno a questa età.
Per molti è sbagliato pensarla in questo modo perchè è meglio comprare a queste condizioni che "buttare" cifre, più o meno simili, per un fitto.
Inviterei comunque a fare un po' di conti e a guardare alla spesa per l'acquisto mutuato di una casa nel suo costo reale, comprese tasse, spese straordinarie di manutenzione condominiale, reale costo del mutuo e annessi.
Oggi, una abitazione di 80mq in una città grande sapete quando costa?
Sapete dirmi quando verrà a costare con il più vantaggioso dei mutui quarantennali?


Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 05-09-2011 13:39

http://www.ilgiornale.it/interni/quiz_ri...comments=1

Quiz da ridere per i Fantozzi del Quirinale Il bestiario per diventare ragioniere del Colle
di Francesco Cramer

La prova selettiva per diventare ragioniere del Colle contiene domande comiche. Si arriva a domandare se il cuore appartenga all'apparato urinario. Ai contabili si chiedono nozioni su Lady D e Jim Morrison. E qualche volta l'interrogativo ispira già la risposta corretta



Roma AAA Fantozzi cercasi. Firmato: Napolitano. I prossimi 1 e 2 dicembre, ci sarà la fila al comando generale dei carabinieri di viale Tor di Quinto, a Roma. La carica dei centouno aspiranti «ragioniere del Colle». Posti disponibili: sei. La prova preselettiva è già avvenuta in luglio e adesso viene il bello. Come prepararsi al meglio? Il Quirinale un aiutino lo dà. Da giugno è infatti visibile l’archivio delle domande da cui verranno estratte a sorte quelle dell’esame vero e proprio. Cento quesiti a cui rispondere in 60 minuti, con il sistema del multiple choice. Il questionario è un mare di più di tremila domande ma vai a sapere quali saranno oggetto del quizzone.

A scorrere il mega test a tratti si resta basiti. Accanto a domande oggettivamente complesse e difficili, ve ne sono alcune che rasentano il comico. «La scapola è un osso... A) Piatto della spalla. B) Lungo, che fa parte del braccio e si estende dalla spalla al gomito. C) Che si congiunge al coccige. D) Situato nella parte anteriore del basso torace». Un ragioniere del Quirinale, giustamente, dovrebbe avere qualche nozione del corpo umano. Così come dovrebbe destreggiarsi con i computer. Quindi: «In Microsoft Outlook, a cosa serve il pulsante “rispondi”? A) A inoltrare il messaggio a tutti gli indirizzi contenuti nei contatti. B) A rispondere a tutti i destinatari del messaggio ma non al mittente. C) A rispondere al mittente del messaggio. D) A rispondere nel caso di ricevimento di messaggi audio». Domanda, questa, forse inserita per valutare se tra i candidati s’è intrufolato qualche sbronzo perso.

Vero che i ragionieri devono saper più che altro far di conto ma anche la cultura generale ha il suo peso. Per cui: «La più grande invenzione di Alessandro Volta fu... A) La pila. B) Il telescopio. C) La radio. D) Il telefono». In un’altra domanda c’è addirittura l’aiutino: «Chi inventò l’alfabeto Morse per le trasmissioni telegrafiche? A) Newton. B) S. Morse. C) C.R. Darwin. D) G.S. Ohm». Neppure Filini avrebbe avuto un dubbio. Roba da farsela addosso dalle risate. E a proposito di incontinenza, i candidati potrebbero ritrovarsi questa bella domandina: «Il cuore è l’organo centrale dell’apparato... A) Digerente. B) Urinario. C) Circolatorio. D) Locomotore». Ma come urinario?!?

Forse per evitare di assumere uno che poi utilizza i modi di dire a vanvera, un po’ come Di Pietro, ecco il quesito che lo smaschererebbe: «Chi riversa il proprio affetto e fiducia su una persona dalla quale verrà poi ripagato con l’ingratitudine e il tradimento, si dice che... A) Fa le pentole ma non i coperchi. B) Sceglie il certo per l’incerto. C) Salva capra e cavoli. D) Alleva una serpe in seno». Obbligatorio ripassarsi il manuale di letteratura delle medie: «Come termina il romanzo I Promessi sposi? A) Con la morte del protagonista maschile. B) Con il ricongiungimento dei protagonisti e il loro matrimonio. C) Con la fine dell’amore dei protagonisti, invaghitisi di personaggi minori incontrati nel corso del romanzo. D) Tragicamente: con la morte dei due protagonisti». Oppure di storia: «Alla fine del 1943 i rappresentanti degli Stati che avrebbero vinto la guerra decisero di realizzare uno sbarco in forze sulle coste francesi. Detto sbarco avvenne nella primavera del 1944... A) A Marsiglia. B) In Normandia. C) In Provenza. D) A Bordeaux». Occhio all’arte, poi: «In quale città italiana è possibile ammirare la basilica di Sant’Ambrogio, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, con il celebre Cenacolo di Leonardo da Vinci? A) Torino. B) Napoli. C) Roma. D) Milano». Sorridete? A questo proposito: «La dentatura di una persona adulta è formata... A) Da 32 denti. B) Da 17 denti per arcata. C) Da 19 denti per arcata. D) Da 36 denti».

E se ci fosse un secchione tutto nozioni ma poco avvezzo alla lettura dei giornali? Verrebbe smascherato in men che non si dica così: «Quale carismatico personaggio nell’agosto 1997 perde la vita, vittima di un tragico incidente automobilistico, sotto il tunnel de l’Alma a Parigi? A) La rockstar Freddie Mercury. B) Elvis Presley. C) La principessa Diana d’Inghilterra. D) Jim Morrison». Necessario anche saper di geografia. «Il lago di Garda è compreso per intero in territorio lombardo? A) No, in parte è veneto e per un breve tratto appartiene al territorio del Trentino Alto Adige. B) Sì. C) No, in parte è veneto e per una parte appartiene al territorio emiliano. D) No, in parte è anche piemontese». Poi forse la più assurda, visto il datore di lavoro: «Dove ha sede il presidente della Repubblica? A) Al Quirinale. B) A Palazzo Madama. C) Alla Farnesina. D) A Palazzo Montecitorio».


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 11-09-2011 15:22

Colgo l'occasione per segnalarvi un film presentato all'attuale Festival di Venezia e fare i miei auguri al compositore della colonna sonora Francis Kuipers al quale sono legato da vecchia amicizia

Dalla 62° Mostra alla sala cinematografica: ’MARY’, insignito del ‘Premio Speciale della Giuria’
Molti anni fa, quando frequentavo una scuola elementare cattolica nel Bronx, ci fecero vedere un film, proprio il giorno prima dell’inizio delle vacanze pasquali. I ragazzi da una parte e le ragazze dall’altra, ci sedemmo obbedienti sulle sedie di legno nella vecchia palestra a guardare una versione in bianco e nero della Passione di Cristo… Fui ipnotizzato dalla scena finale della Crocifissione – nel cuore della nott, con la pioggia e il vento che urlava – che mi è rimasta per sempre impressa nella mente e nel cuore. Nonostante siano trascorsi molti anni, mi domando ancora che film fosse e se mai avrò la fortuna di scoprirlo. In caso contrario mi resterebbero comunque ‘Il Vangelo secondo Matteo’ di pasolini e ‘Last Temptation of Christ’ (L’ultima tentazione di Cristo) di Scorsese. E’ stato grazie all’esperienza e al ricordo della potenza e bellezza di questi tre film che abbiamo intrapreso l’avventura di Mary”.
Il regista Abel Ferrara(Mary, ITALIA/FRANCIA/USA 2005; drammatico; 83’; Produz.: De Nigris Productions S.r.c.; co-produzione: Central Films; Distribuz.: (Internazionale: Wild Bunch, Italia: Mikado)

Video Gallery Photo Gallery  Titolo in italiano: Mary

Titolo in lingua originale: Mary

Anno di produzione: 2005

Anno di uscita: 2005

Regia: Abel Ferrara

Sceneggiatura: Abel Ferrara, Simone Lageoles, Mario Isabella

Cast: Juliette Binoche (Marie Palesi)
Forest Whitaker (Ted Younger)
Mattehew Modine (Tony Childress)
Heather Graham (Elizabeth Younger)
Marion Cotillard (Gretchen)
Stefania Rocca (Brenda Sax)
Marco Leonardi (Pietro)
Luca Lionello (Tommaso)
Mario Opinato (Giacomo)
Elio Germano (Matteo)
Emanuela Iovannitti (Johanna)
Chiara Picchi (Salomè)
Angelica Di Majo (Marta)
Ettore d’Alessandro (Andrew)
Cherif (Super)
Dominot (1° Angelo)
Aza Benyatov (Assistente Studio TV)
Francine Berting (infermiera)
Joe Capalbo (sergente di polizia)
Roy-Oronzo Casalini (John)
Massimo Cortesi (Prete)
Frank De Curtis (Giuseppe di Arimathea)
Alex Grazioli (Levi)
Jamil Hammoudi (Capobanda)
Giampiero Iudica (Capitano di polizia)
Dennis Kuipers (2° Angelo)
Shanyn Leigh (Uomo di Gerusalemme)
Gisella Marengo (Capo infermiera)
Ada Perotti (Reporter)
Francesco Serina (Dottore)
Gabriella Wright (Manager Studio TV)


Musica: Francis Kuipers
Costumi: Silvia Nebiolo

Scenografia: Frank De Curtis

Fotografia: Stefano Falivene



Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 12-09-2011 12:38

"La Signora di viale Raffaello"

Non è una novella, ma la vergognosa realtà di chi non ha rispetto dei suoi simili, dell'ambiente e degli animali.
Vi ho già parlato di una realtà partenopea che, pur confinandosi in un viale del Vomero in Napoli, viale Raffaello, rappresentà un po' una mentalità comune e diffusa a molti.
Cito Viale Raffaello come simbolo della Napoli-bene, della Napoli, come si dice qui, " re' signur'" dove più di un cittadino, invece di preoccuparsi del degrado di questo viale, dove egli stesso vive, si preoccupa di "perseguitare" chi porta a spasso, per i necessari bisogni, il proprio cane.
Il cane sporca, il cane fa paura, il cane abbaia, il cane è veicolo di infezioni, il cane ecc. ecc.
Vi è un regolamento che prevede sanzioni a chi non provvede a rimuovere le feci del proprio cane in un ambiente urbano comune, ma non ne vieta o ne indica un punto preciso e distinto da un altro.
Importante è che il cane sia al guinzaglio, porti la museruola e che le sue feci vengano rimosse.
Viale Raffaello è "popolato" da una quarantina, forse più, di animali domestici, "sopportati" e benvoluti un po' da tutti.
Però vi è la "naturale" eccezione.
Vi è la "Signora" di viale Raffaello:
irascibile, ineducata, stupida, ignorante e cattiva donnetta, di circa 70 anni, sgradevole come figura esteriore, ancora più sgradevole nella voce e nei suoi interventi "sociali".
Costei, che abita al numero civico 74, ogni volta che vede il sottoscritto passare col suo cane, non può fare a meno, mostrando tremolante l'indice destro, di esclamare "Pulisca, pulisca, pulisca" e, come se non bastasse, va a fare "un paio di paioli" ai commercianti limitrofi ricamando sul grave accaduto. Ti invita, con stizza e nevrotica voce, anche quando stai piegato nell'atto di raccogliere le feci del malcapitato animale.
Giorni fà, fermando il mio amico che provvisoriamente mi ospita, si è, con la solita voce aggressiva, lamentata ch'io l'abbia mandata, con un ampio gesto della mano, a "fare in ****", per avermi fatto una "osservazione". La stessa non si rende conto che lei, ogni volta che si guarda allo specchio, anche se non la vede, è proprio la sua immagine riflessa che le fà quel significativo gesto di "va a.....!".
La presunta signora, che farebbe bene, all'età in cui è arrivata, ad imparare un minimo di educazione, non si preoccupa affatto della reale merda che la circonda e di cui l'intero viale è vittima; sporcizia non generata dagli "amici dell'uomo" ma dall'uomo stesso.
E poi ci si lamenta dell'immondizia a Napoli quando buona parte dei cittadini è vittima di se stessa, delle sue cattive abitudini, della sua adamitica ignoranza e, ciò è ancor più grave, dell'insofferenza alla convivialità; eppure "La Livella" di De Curtis, è nata a Napoli.

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 18-09-2011 10:01

La camorra ringrazia i magistrati
di Marcello Veneziani


Ma vuie penzate che bellezza, don Rafaé. A Napule ci sta, con rispet­to parlando, a' Camorra, ci stanno tand 'e mariùle, spacciatòr, ricettatòr, guap­pe e lazzarùne, falsi invalidi e finti lavo­ratori in falsa malattia, ci sta da indaga­re perché è ridotta 'na fetenzìa e chi l'ha ridotta, con tutta chista munnezza e 'sta bella delinguenza. A Napule, dicono pure alla televisio­ne, c'è tanda illegalità, tanda criminali­tà, tanda infamità. Prima pagina venti notizie ventuno ingiustizie. Qui ci stà l'inflazione, la svalutazione e la borsa ce l'ha chi ce l'ha. E i tutori della Legge stan­no tutti presi a dimustrà che Berlusco­on pagava- coi soldi suie- duie 'nzivuse pe' fasse purtà i' zoccole aumm aumm. Migliaia di processi aspettano da 'na vita, tanda ggente chiagne ggiustizia a Napule, la città è 'na chiavica, ma o' Ca­valiere addà lassà o' govern, l'Italia, l'Europa, e adda venì currenne a Napu­le nanz ai ggiudici pe' raccuntà de zoc­cole e pappun, quann' spenneva e com­me trumbava co' e' uagliùne. Eccheè, nu' terremot: 'ntercettaziòn, 'nvestigaziòn, dichiaraziòn, convoca­ziòn, mobilitaziòn.

Maronna mia, man­co pe' vuie, don Rafaè, fecero accussì tanta ammuìna, spesero tanda terrise e misero tanta ggente appresso, puliziot­ti, carabbinieri, finanzieri, cangellieri, giudici, 'nfamoni. Meno male che s'hann fissate cu' Ber­luscoon, accussì nuie stamm' bell'e tranguille e faccimme i' cazze nuoste. A che bell'ò cafè pure in carcere 'o san­no fa, co' à ricetta ch'à Ciccirinella com­pagno di cella ci ha dato mammà. ( cita­zioni da don Rafaè di Fabrizio de An­drè).


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 18-09-2011 10:45

http://www.ilgiornale.it/interni/e_giudi...comments=1

E il giudice si tolse la toga "Non sopportavo più l’idiozia di troppi colleghi"
di Stefano Lorenzetto



Magistrati, alzatevi! Stavolta gli imputati siete voi e a processarvi è un vostro collega, il giudice Edoardo Mori. Che un anno fa, come in questi giorni, decise di strapparsi di dosso la toga, disgustato dall’impreparazione e dalla faziosità regnanti nei palazzi di giustizia. «Sarei potuto rimanere fino al 2014, ma non ce la facevo più a reggere l’idiozia delle nuove leve che sui giornali e nei tiggì incarnano il volto della magistratura. Meglio la pensione».

Per 42 anni il giudice Mori ha servito lo Stato tutti i santi i giorni, mai un’assenza, a parte la settimana in cui il figlioletto Daniele gli attaccò il morbillo; prima per otto anni pretore a Chiavenna, in Valtellina, e poi dal 1977 giudice istruttore, giudice per le indagini preliminari, giudice fallimentare (il più rapido d’Italia, attesta il ministero della Giustizia), nonché presidente del Tribunale della libertà, a Bolzano, dov’è stato protagonista dei processi contro i terroristi sudtirolesi, ha giudicato efferati serial killer come Marco Bergamo (cinque prostitute sgozzate a coltellate), s’è occupato d’ogni aspetto giurisprudenziale a esclusione solo del diritto di famiglia e del lavoro. Con un’imparzialità e una competenza che gli vengono riconosciute persino dai suoi nemici. Ovviamente se n’è fatti parecchi, esattamente come suo padre Giovanni, che da podestà di Zeri, in Lunigiana, nel 1939 mandò a farsi friggere Benito Mussolini, divenne antifascista e ospitò per sei mesi in casa propria i soldati inglesi venuti a liberare l’Italia.

Mori confessa d’aver tirato un sospirone di sollievo il giorno in cui s’è dimesso: «Il sistema di polizia, il trattamento dell’imputato e il rapporto fra pubblici ministeri e giudice sono ancora fermi al 1930. Le forze dell’ordine considerano delinquenti tutti gli indagati, i cittadini sono trattati alla stregua di pezze da piedi, spesso gli interrogatori degenerano in violenza. Il Pm gioca a fare il commissario e non si preoccupa di garantire i diritti dell’inquisito. E il Gip pensa che sia suo dovere sostenere l’azione del Pm».

Da sempre studioso di criminologia e scienze forensi, il dottor Mori è probabilmente uno dei rari magistrati che già prima di arrivare all’università si erano sciroppati il Trattato di polizia scientifica di Salvatore Ottoleghi (1910) e il Manuale del giudice istruttore di Hans Gross (1908). Le poche lire di paghetta le investiva in esperimenti su come evidenziare le impronte digitali utilizzando i vapori di iodio. Non c’è attività d’indagine (sopralluoghi, interrogatori, perizie, autopsie, Dna, rilievi dattiloscopici, balistica) che sfugga alle conoscenze scientifiche dell’ex giudice, autore di una miriade di pubblicazioni, fra cui il Dizionario multilingue delle armi, il Codice delle armi e degli esplosivi e il Dizionario dei termini giuridici e dei brocardi latini che vengono consultati da polizia, carabinieri e avvocati come se fossero tre dei 73 libri della Bibbia.

Nato a Milano nel 1940, nel corso della sua lunga carriera Mori ha firmato almeno 80.000 fra sentenze e provvedimenti, avendo la soddisfazione di vederne riformati nei successivi gradi di giudizio non più del 5 per cento, un’inezia rispetto alla media, per cui gli si potrebbe ben adattare la frase latina che Sant’Agostino nei suoi Sermones riferiva alle questioni sottoposte al vaglio della curia romana o dello stesso pontefice: «Roma locuta, causa finita». Il dato statistico può essere riportato solo perché Mori è uno dei pochi, o forse l’unico in Italia, che ha sempre avuto la tigna di controllare periodicamente com’erano andati a finire i casi passati per le sue mani: «Di norma ai giudici non viene neppure comunicato se le loro sentenze sono state confermate o meno. Un giudice può sbagliare per tutta la vita e nessuno gli dice nulla. La corporazione è stata di un’abilità diabolica nel suddividere le eventuali colpe in tre gradi di giudizio. Risultato: deresponsabilizzazione totale. Il giudice di primo grado non si sente sicuro? Fa niente, condanna lo stesso, tanto - ragiona - provvederà semmai il collega in secondo grado a metterci una pezza. In effetti i giudici d’appello un tempo erano eccellenti per prudenza e preparazione, proprio perché dovevano porre rimedio alle bischerate commesse in primo grado dai magistrati inesperti. Ma oggi basta aver compiuto 40 anni per essere assegnati alla Corte d’appello. Non parliamo della Cassazione: leggo sentenze scritte da analfabeti».

Soprattutto, se il giudice sbaglia, non paga mai. «La categoria s’è autoapplicata la regola che viene attribuita all’imputato Stefano Ricucci: “È facile fare il frocio col sedere degli altri”. Le risulta che il Consiglio superiore della magistratura abbia mai condannato i giudici che distrussero Enzo Tortora? E non parliamo delle centinaia di casi, sconosciuti ai più, conclusi per l’inadeguatezza delle toghe con un errore giudiziario mai riparato: un innocente condannato o un colpevole assolto. In compenso il Csm è sempre solerte a bastonare chi si arrischia a denunciare le manchevolezze delle Procure».

Il dottor Mori parla con cognizione di causa: ha dovuto subire ben sei provvedimenti disciplinari e tutti per aver criticato l’operato di colleghi arruffoni e incapaci. «Dopo aver letto una relazione scritta per un pubblico ministero pugliese, con la quale il perito avrebbe fatto condannare un innocente sulla base di rivoltanti castronerie, mi permisi di scrivere al procuratore capo, avvertendolo che quel consulente stava per esporlo a una gran brutta figura..........

Ebbene, l’emerita testa mi segnalò per un procedimento disciplinare con l’accusa d’aver “cercato di influenzarlo” e un’altra emerita testa mi rinviò a giudizio. Ogni volta che ho segnalato mostruosità tecniche contenute nelle sentenze, mi sono dovuto poi giustificare di fronte al Csm.

E ogni volta l’organo di autogoverno della magistratura è stato costretto a prosciogliermi. Forse mi ha inflitto una censura solo nel sesto caso, per aver offuscato l’immagine della giustizia segnalando che un incolpevole cittadino era stato condannato a Napoli. Ma non potrei essere più preciso al riguardo, perché, quando m’è arrivata l’ultima raccomandata dal Palazzo dei Marescialli, l’ho stracciata senza neppure aprirla. Delle decisioni dei supremi colleghi non me ne fregava più nulla».

Perché ha fatto il magistrato?

«Per laurearmi in fretta, visto che in casa non c’era da scialare. Fin da bambino me la cavavo un po’ in tutto, perciò mi sarei potuto dedicare a qualsiasi altra cosa: chimica, scienze naturali e forestali, matematica, lingue antiche. Già da pretore mi documentavo sui testi forensi tedeschi e statunitensi e applicavo regole che nessuno capiva. Be’, no, a dire il vero uno che le capiva c’era: Giovanni Falcone».

Il magistrato trucidato con la moglie e la scorta a Capaci.
«Mi portò al Csm a parlare di armi e balistica. Ma poi non fui più richiamato perché osai spiegare che molti dei periti che i tribunali usavano come oracoli non erano altro che ciarlatani. Ciononostante questi asini hanno continuato a istruire i giovani magistrati e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma guai a parlar male dei periti ai Pm: ti spianano. Pensi che uno di loro, utilizzato anche da un’università romana, è riuscito a trovare in un residuo di sparo tracce di promezio, elemento chimico non noto in natura, individuato solo al di fuori del sistema solare e prodotto in laboratorio per decadimento atomico in non più di 10 grammi».

Per quale motivo i pubblici ministeri scambiano i periti per oracoli?
«Ma è evidente! Perché i periti offrono ai Pm le risposte desiderate, gli forniscono le pezze d’appoggio per confermare le loro tesi preconcette. I Pm non tollerano un perito critico, lo vogliono disponibile a sostenere l’accusa a occhi chiusi. E siccome i periti sanno che per lavorare devono far contenti i Pm, si adeguano».

Ci sarà ben un organo che vigila sull’operato dei periti.
«Nient’affatto, in Italia manca totalmente un sistema di controllo. Quando entrai in magistratura, nel 1968, era in auge un perito che disponeva di un’unica referenza: aver recuperato un microscopio abbandonato dai nazisti in fuga durante la seconda guerra mondiale. Per ottenere l’inserimento nell’albo dei periti presso il tribunale basta essere iscritti a un ordine professionale. Per chi non ha titoli c’è sempre la possibilità di diventare perito estimatore, manco fossimo al Monte di pietà. Ci sono marescialli della Guardia di finanza che, una volta in pensione, ottengono dalla Camera di commercio il titolo di periti fiscali e con quello vanno a far danni nelle aule di giustizia».

Sono sconcertato.
«Anche lei può diventare perito: deve solo trovare un amico giudice che la nomini. I tribunali rigurgitano di tuttologi, i quali si vantano di potersi esprimere su qualsiasi materia, dalla grafologia alla dattiloscopia. Spesso non hanno neppure una laurea. Nel mondo anglosassone vi è una tale preoccupazione per la salvaguardia dei diritti dell’imputato che, se in un processo si scopre che un perito ha commesso un errore, scatta il controllo d’ufficio su tutte le sue perizie precedenti, fino a procedere all’eventuale revisione dei processi. In Italia periti che hanno preso cantonate clamorose continuano a essere chiamati da Pm recidivi e imperterriti, come se nulla fosse accaduto».

Può fare qualche caso concreto?
«Negli accertamenti sull’attentato a Falcone vennero ricostruiti in un poligono di tiro - con costi miliardari, parlo di lire - i 300 metri dell’autostrada di Capaci fatta saltare in aria da Cosa nostra, per scoprire ciò che un esperto già avrebbe potuto dire a vista con buona approssimazione e cioè il quantitativo di esplosivo usato. È chiaro che ai fini processuali poco importava che fossero 500 o 1.000 chili. Molto più interessante sarebbe stato individuare il tipo di esplosivo. Dopo aver costruito il tratto sperimentale di autostrada, ci si accorse che un manufatto recente aveva un comportamento del tutto diverso rispetto a un manufatto costruito oltre vent’anni prima. Conclusione: quattrini gettati al vento. Nel caso dell’aereo Itavia, inabissatosi vicino a Ustica nel 1980, gli esami chimici volti a ricercare tracce di esplosivi su reperti ripescati a una profondità di circa 3.500 metri vennero affidati a chimici dell’Università di Napoli, i quali in udienza dichiararono che tali analisi esulavano dalle loro competenze. Però in precedenza avevano riferito di aver trovato tracce di T4 e di Tnt in un sedile dell’aereo e questa perizia ebbe a influenzare tutte le successive pasticciate indagini, orientate a dimostrare che su quel volo era scoppiata una bomba. Vuole un altro esempio di imbecillità esplosiva?».

Prego....

Sono rassegnato a tutto.
«Per anni fior di magistrati hanno cercato di farci credere che il plastico impiegato nei più sanguinosi attentati attribuiti all’estrema destra, dal treno Italicus nel 1974 al rapido 904 nel 1984, era stato recuperato dal lago di Garda, precisamente da un’isoletta, Trimelone, davanti al litorale fra Malcesine e Torri del Benaco, militarizzata fin dal 1909 e adibita a santabarbara dai nazisti. Al processo per la strage di Bologna l’accusa finì nel ridicolo perché nessuno dei periti s’avvide che uno degli esplosivi, asseritamente contenuti nella valigia che provocò l’esplosione e che pareva fosse stato ripescato nel Benaco dai terroristi, era in realtà contenuto solo nei razzi del bazooka M20 da 88 millimetri di fabbricazione statunitense, entrato in servizio nel 1948. Un po’ dura dimostrare che lo avessero già i tedeschi nel 1945».
Ormai non ci si può più fidare neppure dell’esame del Dna, basti vedere la magra figura rimediata dagli inquirenti nel processo d’appello di Perugia per l’omicidio di Meredith Kercher.
«Si dice che questo esame presenti una probabilità d’errore su un miliardo. Falso. Da una ricerca svolta su un database dell’Arizona, contenente 65.000 campioni di Dna, sono saltate fuori ben 143 corrispondenze. Comunque era sufficiente vedere i filmati in cui uno degli investigatori sventolava trionfante il reggiseno della povera vittima per capire che sulla scena del delitto era intervenuta la famigerata squadra distruzione prove. A dimostrazione delle cautele usate, il poliziotto indossava i guanti di lattice. Restai sbigottito vedendo la scena al telegiornale. I guanti servono per non contaminare l’ambiente col Dna dell’operatore, ma non per manipolare una possibile prova, perché dopo due secondi che si usano sono già inquinati. Bisogna invece raccogliere ciascun reperto con una pinzetta sterile e monouso. I guanti non fanno altro che trasportare Dna presenti nell’ambiente dal primo reperto manipolato ai reperti successivi. E infatti adesso salta fuori che sul gancetto del reggipetto c’era il Dna anche della dottoressa Carla Vecchiotti, una delle perite che avrebbero dovuto isolare con certezza le eventuali impronte genetiche di Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Non è andata meglio a Cogne».

Cioè?
«In altri tempi l’indagine sulla tragica fine del piccolo Samuele Lorenzi sarebbe stata chiusa in mezza giornata. Gli infiniti sopralluoghi hanno solo dimostrato che quelli precedenti non erano stati esaustivi. Il sopralluogo è un passaggio delicatissimo, che non consente errori. Gli accessi alla scena del delitto devono essere ripetuti il meno possibile perché ogni volta che una persona entra in un ambiente introduce qualche cosa e porta via altre cose. Ma il colmo dell’ignominia è stato toccato nel caso Marta Russo».

Si riferisce alle prove balistiche sul proiettile che uccise la studentessa nel cortile dell’Università La Sapienza di Roma?
«E non solo. S’è preteso di ricostruire la traiettoria della pallottola avendo a disposizione soltanto il foro d’ingresso del proiettile su un cranio che era in movimento e che quindi poteva rivolgersi in infinite direzioni. In tempi meno bui, sui libri di geometria del ginnasio non si studiava che per un punto passano infinite rette? Dopodiché sono andati a grattare il davanzale da cui sarebbe partito il colpo e hanno annunciato trionfanti: residui di polvere da sparo, ecco la prova! Peccato che si trattasse invece di una particella di ferodo per freni, di cui l’aria della capitale pullula a causa del traffico. La segretaria Gabriella Alletto è stata interrogata 13 volte con metodi polizieschi per farle confessare d’aver visto in quell’aula gli assistenti Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro. Uno che si comporta così, se non è un pubblico ministero, viene indagato per violenza privata. Un Pm non può usare tecniche da commissario di pubblica sicurezza, anche se era il metodo usato da Antonio Di Pietro, che infatti è un ex poliziotto».

Un sistema che ha fatto scuola.
«La galera come mezzo di pressione sui sospettati per estorcere confessioni. Le manette sono diventate un moderno strumento di tortura per acquisire prove che mancano e per costringere a parlare chi, per legge, avrebbe invece diritto a tacere».

Che cosa pensa delle intercettazioni telefoniche che finiscono sui giornali?
«Non serve una nuova legge per vietare la barbarie della loro indebita pubblicazione. Quella esistente è perfetta, perché ordina ai Pm di scremare le intercettazioni utili all’indagine e di distruggere le altre. Tutto ciò che non riguarda l’indagato va coperto da omissis in fase di trascrizione. Nessuno lo fa: troppa fatica. Ci vorrebbe una sanzione penale per i Pm. Ma cane non mangia cane, almeno in Italia. In Germania, invece, esiste uno specifico reato. Rechtsverdrehung, si chiama. È lo stravolgimento del diritto da parte del giudice».

Come mai la giustizia s’è ridotta così?
«Perché, anziché cercare la prova logica, preferisce le tesi fantasiose, precostituite. Le statistiche dimostrano invece che nella quasi totalità dei casi un delitto è banale e che è assurdo andare in cerca di soluzioni da romanzo giallo. Lei ricorderà senz’altro il rasoio di Occam, dal nome del filosofo medievale Guglielmo di Occam».

In un ragionamento tagliare tutto ciò che è inutile.
«Appunto.

Le regole logiche da allora non sono cambiate. Non vi è alcun motivo per complicare ciò che è semplice. Il “cui prodest?” è risolutivo nel 50 per cento dei delitti. Chi aveva interesse a uccidere? O è stato il marito, o è stata la moglie, o è stato l’amante, o è stato il maggiordomo, vedi assassinio dell’Olgiata, confessato dopo 20 anni dal cameriere filippino Manuel Winston. Poi servono i riscontri, ovvio. In molti casi la risposta più banale è che proprio non si può sapere chi sia l’autore di un crimine. Quindi è insensato volerlo trovare per forza schiaffando in prigione i sospettati».

Ma perché si commettono tanti errori nelle indagini?
«I giudici si affidano ai laboratori istituzionali e ne accettano in modo acritico i responsi. Nei rari casi in cui l’indagato può pagarsi un avvocato e un buon perito, l’esperienza dimostra che l’accertamento iniziale era sbagliato. I medici i loro errori li nascondono sottoterra, i giudici in galera. Paradigmatico resta il caso di Ettore Grandi, diplomatico in Thailandia, accusato nel 1938 d’aver ucciso la moglie che invece si era suicidata. Venne assolto nel 1951 dopo anni di galera e ben 18 perizie medico-legali inconcludenti».

E si ritorna alla conclamata inettitudine dei periti.
«L’indagato innocente avrebbe più vantaggi dall’essere giudicato in base al lancio di una monetina che in base a delle perizie. E le risparmio l’aneddotica sulla voracità dei periti».

No, no, non mi risparmi nulla.
«Vengono pagati per ogni singolo elemento esaminato. Ho visto un colonnello, incaricato di dire se 5.000 cartucce nuove fossero ancora utilizzabili dopo essere rimaste in un ambiente umido, considerare ognuna delle munizioni un reperto e chiedere 7.000 euro di compenso, che il Pm gli ha liquidato: non poteva spararne un caricatore? Ho visto un perito incaricato di accertare se mezzo container di kalashnikov nuovi, ancora imballati nella scatola di fabbrica, fossero proprio kalashnikov. I 700-800 fucili mitragliatori sono stati computati come altrettanti reperti. Parcella da centinaia di migliaia di euro. Per fortuna è stata bloccata prima del pagamento».

In che modo se ne esce?
«Nel Regno Unito vi è il Forensic sciences service, soggetto a controllo parlamentare, che raccoglie i maggiori esperti in ogni settore e fornisce inoltre assistenza scientifica a oltre 60 Stati esteri. Rivolgiamoci a quello. Dispone di sette laboratori e impiega 2.500 persone, 1.600 delle quali sono scienziati di riconosciuta autorità a livello mondiale».

E per le altre magagne?
«In Italia non esiste un testo che insegni come si conduce un interrogatorio. La regola fondamentale è che chi interroga non ponga mai domande che anticipino le risposte o che lascino intendere ciò che è noto al pubblico ministero o che forniscano all’arrestato dettagli sulle indagini. Guai se il magistrato fa una domanda lunga a cui l’inquisito deve rispondere con un sì o con un no. Una palese violazione di questa regola elementare s’è vista nel caso del delitto di Avetrana. Il primo interrogatorio di Michele Misseri non ha consentito di accertare un fico secco perché il Pm parlava molto più dello zio di Sarah Scazzi: bastava ascoltare gli scampoli di conversazione incredibilmente messi in onda dai telegiornali. Ci sarebbe molto da dire anche sulle autopsie».

Ci provi.
«È ormai routine leggere che dopo un’autopsia ne viene disposta una seconda, e poi una terza, quando non si riesumano addirittura le salme sepolte da anni. Ciò dimostra solamente che il primo medico legale non era all’altezza. Io andavo di persona ad assistere agli esami autoptici, spesso ho dovuto tenere ferma la testa del morto mentre l’anatomopatologo eseguiva la craniotomia. Oggi ci sono Pm che non hanno mai visto un cadavere in vita loro».

Ma in mezzo a questo mare di fanghiglia, lei com’è riuscito a fare il giudice per 42 anni, scusi?
«Mi consideri un pentito. E un corresponsabile. Anch’io ho abusato della carcerazione preventiva, ma l’ho fatto, se mai può essere un’attenuante, solo con i pregiudicati, mai con un cittadino perbene che rischiava di essere rovinato per sempre. Mi autoassolvo perché ho sempre lavorato per quattro. Almeno questo, tutti hanno dovuto riconoscerlo».

Non è stato roso dal dubbio d’aver condannato un innocente?
«Una volta sì. Mi ero convinto che un impiegato delle Poste avesse fatto da basista in una rapina. Mi fidai troppo degli investigatori e lo tenni dentro per quattro-cinque mesi. Fu prosciolto dal tribunale».

Gli chiese scusa?
«Non lo rividi più, sennò l’avrei fatto. Lo faccio adesso. Ma forse è già morto».

Intervistato sul Corriere della Sera da Indro Montanelli nel 1959, il giorno dopo essere andato in pensione, il presidente della Corte d’appello di Milano, Manlio Borrelli, padre dell’ex procuratore di Mani pulite, osservò che «in uno Stato bene ordinato, un giudice dovrebbe, in tutta la sua carriera e impegnandovi l’intera esistenza, studiare una causa sola e, dopo trenta o quarant’anni, concluderla con una dichiarazione d’incompetenza».
«In Germania o in Francia non si parla mai di giustizia.

...

Per sapere di più di E.Mori:

http://www.earmi.it/

Questo sito è dedicato a coloro che amano lo studio delle armi e della balistica e sono interessati ai problemi giuridici connessi all'uso delle armi.
-------------------------------------------

Permettetemi una barzelletta tratta dal sito di Mori


- Hai sentito di quei tre carabineri che giocavano alla roulette russa?
- No, che è successo?
- Sono morti tutti. A
doperavano un
a Beretta 92.


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 20-09-2011 14:32

Ieri, 19 settembre anno 2011

Napoli: Sport e Fede
Soltanto con lo sport e la fede si possono riempire le piazze, le strade, gli stadi; al richiamo non si può resistere e le masse finalmente sconfinano dai propri "ghetti" dai recinti sociali dell'essere diversi e distinti.
Tutti per uno (o per 11) e uno per tutti!
Ieri Napoli si è risvegliata col clamore dell'esultanza popolare per la squadra del cuore, quella dell' Asinello, che vince il confronto col Milan a San Siro per tre a uno e con il miracolo di S.Gennaro che, alle 11, 15, ha reso possibile il diluirsi del proprio sangue.
Ma Napoli ha anche esaltato il "Miracolo dell'Acqua" perchè, ieri ha piovuto a Napoli dopo mesi di "siccità".
A qualcuno è sembrato ascoltare il canto d'una antica canzone popolare:
Ah! Che bell'aria fresca...
Ch'addore 'e malvarosa...
E tu durmenno staje,
'ncopp'a sti ffronne 'e rosa!


Napoli continua a dormire sulle proprie "disgrazie", convinta che a "riscattarla" ci penserà lo sport e San Gennaro.

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 20-09-2011 22:24

From: s.centri@teletu.it
To: ;
Subject: INFORMATIVA A TUTTO IL POPOLO ITALIANO
Date: Wed, 14 Sep 2011 21:23:31 +0200




Per la prima volta viene tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti l'assistenza sanitaria integrativa dei deputati.
Si tratta di costi per cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza privata finanziata da Montecitorio.
A rendere pubblici questi dati sono stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks.
Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non solo ai 630 onorevoli.
Ma anche a 1109 loro familiari compresi (per volontà dell'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio.

Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10 milioni e 117mila euro.
- Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche.
- Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche private).
- Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per fisioterapia.
- Per visite varie, 698mila euro.
- Quattrocentottantotto mila euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai
problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familari.
- Per curare i problemi delle vene varicose (voce "sclerosante"), 28mila e 138 euro.
- Visite omeopatiche 3mila e 636 euro.
- I deputati si sono anche fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno
chiesto il rimborso all'assistenza integrativa del Parlamento per 153mila
euro di ticket.

Ma non tutti i numeri sull'assistenza sanitaria privata dei deputati, tuttavia, sono stati desegretati:
"Abbiamo chiesto - dice Rita Bernardini (Partito Radicale) - quanti e quali importi sono stati spesi nell'ultimo triennio per alcune prestazioni previste dal 'fondo di solidarietà sanitarià come ad esempio balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l'importo degli interventi per chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li hanno voluti dare".

Perché queste informazioni restano riservate, non accessibili?
Cosa c'è da nascondere?
Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: "Il sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto del principio generale dell'accesso agli atti in base al quale la domanda non può comportare la necessità di un'attività di elaborazione dei dati da parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire le informazioni secondo le modalità richieste".

"Non ritengo - spiega la deputata Rita Bernardini - che la Camera debba provvedere a dare una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela per conto proprio avendo gia l'assistenza che hanno tutti i cittadini italiani. Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di 25 mila euro mensili, a farsi un'assicurazione privata. Non si capisce perché questa 'mutua integrativà la debba pagare la Camera facendola gestire direttamente dai Questori".
"Secondo noi - aggiunge - basterebbe semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività dieci milioni di euro all'anno".

"Mentre a noi tagliano sull'assistenza sanitaria e sociale è deprimente scoprire che alla casta rimborsano anche massaggi e chirurgie plastiche private - è il commento del presidente dell'ADICO, Carlo Garofolini - e sempre nel massimo silenzio di tutti."


...E NON FINISCE QUI...

Sull'Espresso di qualche tempo fa c'era un articoletto che spiegava che il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa 1.135,00euro al mese.
Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.

STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE
STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese
INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00) TUTTI ESENTASSE
+

TELEFONO CELLULARE gratis
TESSERA DEL CINEMA gratis
TESSERA TEATRO gratis
TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis
FRANCOBOLLI gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
PISCINE E PALESTRE gratis
FERROVIE gratis
AEREO DI STATO gratis
AMBASCIATE gratis
CLINICHE gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis
ASSICURAZIONE MORTE gratis
AUTO BLU CON AUTISTA gratis
RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).

Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (41 anni per il pubbico impiego)

Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera. (Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio)

La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.
La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !!

Far circolare!!!
Si sta promuovendo un referendum per l' abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari............ queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i massmedia rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani......

PER FAVORE CONTINUA LA CATENA...grazie!

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 21-09-2011 09:07

http://www.ilgiornale.it/cronache/ciccio...comments=1


Cicciolina ha quasi sessant'anni. Li compirà il prossimo 26 novembre, giorno nel quale potrà iniziare a riscuotere la sua pensione dopo una vita lavorativa decisamente intensa. Per lei, che tutt'ora è attivissima nei settori più disparati - a settembre canterà in topless in un sexy-bar di Chieti - non si prospetta però una vecchiaia sostenuta dai contributi versati durante la lunga carriera come pornodiva, o non solo, ma una comoda pensione di tremila euro, quella destinata agli ex parlamentari.

In Parlamento per una legislatura A Cicciolina sono bastate ventimila preferenze con il Partito Radicale e lo strano umorismo dei suoi elettori per guadagnarsi una comoda pensione da parlamentare. Perché in Parlamento Ilona Staller c'è stata, dal 1987 al 1992, seduta tra le file del partito di Marco Pannella, che l'aveva candidata e con il quale aveva ottenuto un numero di voti secondo solo a quelli del capofila dei Radicali. E ora, a quasi sessant'anni, può godersi il meritato riposo, foraggiato dai cittadini italiani. "Ma ho lavorato sodo", ci tiene a far sapere l'ex parlamentare. "Nel corso di una legislatura sono riuscita a portare avanti campagne importanti", che - ricorda il Corriere - hanno riguardato tematiche all'ordine del giorno come affettività dei detenuti, parchi dell'amore, insegnamento del sesso nelle scuole e no alle pellicce.







RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - Cher - 25-09-2011 13:23

http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/e_...comments=1

E i sondaggi confermano la merdocrazia
di Marcello Veneziani



Se c'è un giudizio, una frase, uno sconforto che unisce Berlusconi agli italiani è proprio nel giudicare l'Italia «un paese di merda». È questo l'unico giudizio che lega intellettuali e popolo, Palazzi, élite e gente comu­ne. Dalla ricca letteratura antitaliana di destra e di sinistra allo sfogo arcita­liano di strada, quell'espressione, di­retta o rielaborata, risuona da Dante ai nostri giorni. Un paese coprofilo.

Anni fa sostenni che nel nostro paese vige la merdocrazia, che è il contrario della meritocrazia: vanno avanti le persone di quella sostanza. Mi capita di ripeterlo quando non mi sente nes­suno per un disservizio dei voli o dei treni, per le ingiuste vessazioni subi­te dalla giustizia o da enti pubblici, per la maleducazione e l'inciviltà dila­ganti, per l'approssimazione, la fazio­sità e la corruzione diffuse, per il mal­costume e l'assenza di dignità e carat­tere. Lo penso o lo dico in solitudine, da amante ferito della mia patria; ma fin­ché si resta nell'ambito privato, lo sfo­go di una telefonata notturna, lo capi­sco. Smetto di capirlo se viene divul­gata e usata pubblicamente, come è accaduto.

O se diventa la linea politi­ca di un giornale che se la prende col proprio paese perché ha votato Berlu­sconi, suggerendo che il premier sia della stessa sostanza del suo popolo. Salvo ora indignarsi se lo stesso pre­mier dice a bassa voce, in privato, quel che loro hanno scritto e pubbli­cato a titoli cubitali; confermando co­sì dall'interno quella definizione. L'avevamo fino al collo, ora è addirit­tura sulla bocca di tutti.


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 25-09-2011 14:58

Lo Schiaffo e la Carezza
In sostanza, Marcello Veneziani, sostiene che la merda in casa profuma ma, fuori casa, puzza.
Stranamente però tale merda non solo è stata "sopportata", condivisa e alimentata, per anni e anni, quando poi è servita a tante carriere e a tanti "giochi" amministrativi e di potere.
Io starei attento a sputare nel piatto in cui mangio!


Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 26-09-2011 15:02

ultimissime
Cina/ Nuova protesta in Tibet, due monaci si danno fuoco
Lunedi, 26 Settembre 2011 - 13:54


"Vogliamo liberta' di religione": con questo grido due giovani monaci tibetani si sono dati fuoco nella prefettura di Aba, nella provincia sudoccidentale cinese di Sichuan. A riferirlo sono fonti tibetane in esilio. I due monaci, Kelsang e Kunchak, entrambi 18enni, secondo l'agenzia Xinhua hanno riportato solo lievi ferite e sono in condizioni stabili. Ambedue appartengono al monastero di Kirti, gia' epicentro in passato di proteste contro quella che la popolazione locale - in maggioranza tibetana - definisce come 'occupazione' cinese. Sei mesi fa un altro giovane monaco dello stesso monastero, il 21enne Phuntsog, era morto dopo essersi dato alle fiamme inneggiando alla liberta' del Tibet. Un episodio a cui le forze di sicurezza di Pechino avevano reagito imponendo stretti controlli nella zona e arrestando 300 monaci in un mese, tra cui due accusati di aver aiutato il 'confratello' a suicidarsi. Secondo Kanyag Tsering, monaco tibetano del monastero 'gemello' di Kirti nella citta' indiana di Dharamsala - dove risiede il governo tibetano in esilio - Kelsang e Kunchak hanno invocato "lunga vita al Dalai Lama" prima di darsi fuoco. I monaci di Kirti furono in prima linea anche nella rivolta buddista del 2008, che l'esercito cinese represse nel sangue.


Scontro politico-territoriale
La Grande Cina ed il Piccolo Tibet

Confronto morale-culturale
La Piccola Cina ed il Grande Tibet



Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 26-09-2011 17:19

Associazione d'idee

N°1
Messaggio: #117RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta)
http://www.ilgiornale.it/cronache/ciccio...comments=1


Cicciolina ha quasi sessant'anni. Li compirà il prossimo 26 novembre, giorno nel quale potrà iniziare a riscuotere la sua pensione dopo una vita lavorativa decisamente intensa. Per lei, che tutt'ora è attivissima nei settori più disparati - a settembre canterà in topless in un sexy-bar di Chieti - non si prospetta però una vecchiaia sostenuta dai contributi versati durante la lunga carriera come pornodiva, o non solo, ma una comoda pensione di tremila euro, quella destinata agli ex parlamentari.

In Parlamento per una legislatura A Cicciolina sono bastate ventimila preferenze con il Partito Radicale e lo strano umorismo dei suoi elettori per guadagnarsi una comoda pensione da parlamentare. Perché in Parlamento Ilona Staller c'è stata, dal 1987 al 1992, seduta tra le file del partito di Marco Pannella, che l'aveva candidata e con il quale aveva ottenuto un numero di voti secondo solo a quelli del capofila dei Radicali. E ora, a quasi sessant'anni, può godersi il meritato riposo, foraggiato dai cittadini italiani. "Ma ho lavorato sodo", ci tiene a far sapere l'ex parlamentare. "Nel corso di una legislatura sono riuscita a portare avanti campagne importanti", che - ricorda il Corriere - hanno riguardato tematiche all'ordine del giorno come affettività dei detenuti, parchi dell'amore, insegnamento del sesso nelle scuole e no alle pellicce.

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Movimento d'opinione "Seduti sulla riva del fiume"

Una  fredda nebbia illividisce il cielo,le notti incominciano
prima.
Tutti conoscono il declino,ma pochi ne discernono la linea
di confine.

Cher03@hotmail.it  

N°2
RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta)
http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/e_...comments=1

E i sondaggi confermano la merdocrazia
di Marcello Veneziani



Se c'è un giudizio, una frase, uno sconforto che unisce Berlusconi agli italiani è proprio nel giudicare l'Italia «un paese di merda». È questo l'unico giudizio che lega intellettuali e popolo, Palazzi, élite e gente comu­ne. Dalla ricca letteratura antitaliana di destra e di sinistra allo sfogo arcita­liano di strada, quell'espressione, di­retta o rielaborata, risuona da Dante ai nostri giorni. Un paese coprofilo.

Anni fa sostenni che nel nostro paese vige la merdocrazia, che è il contrario della meritocrazia: vanno avanti le persone di quella sostanza. Mi capita di ripeterlo quando non mi sente nes­suno per un disservizio dei voli o dei treni, per le ingiuste vessazioni subi­te dalla giustizia o da enti pubblici, per la maleducazione e l'inciviltà dila­ganti, per l'approssimazione, la fazio­sità e la corruzione diffuse, per il mal­costume e l'assenza di dignità e carat­tere. Lo penso o lo dico in solitudine, da amante ferito della mia patria; ma fin­ché si resta nell'ambito privato, lo sfo­go di una telefonata notturna, lo capi­sco. Smetto di capirlo se viene divul­gata e usata pubblicamente, come è accaduto.

O se diventa la linea politi­ca di un giornale che se la prende col proprio paese perché ha votato Berlu­sconi, suggerendo che il premier sia della stessa sostanza del suo popolo. Salvo ora indignarsi se lo stesso pre­mier dice a bassa voce, in privato, quel che loro hanno scritto e pubbli­cato a titoli cubitali; confermando co­sì dall'interno quella definizione. L'avevamo fino al collo, ora è addirit­tura sulla bocca di tutti.



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Movimento d'opinione "Seduti sulla riva del fiume"

Una  fredda nebbia illividisce il cielo,le notti incominciano
prima.
Tutti conoscono il declino,ma pochi ne discernono la linea
di confine.

Cher03@hotmail.it


Volendo, a dette notizie, che si commentano da sole, vi si possono associare tant'altre, non tanto per avere un'idea del nostro paese, che, a mio avviso, meriterebbe più comprensione, quanto per rendersi conto di quanta permissività ed arroganza vi governi.
Risaniamo pure il debito pubblico ma non tralasciamo di restaurare quella dignità e quella morale che oggi sono solo un lontano ricordo.
E' troppo facile, anche se traumatico, correre ai rimedi, quando vi si è costretti; rimedi che dovrebbero far parte della norma in qualsiasi tempo e condizioni versi il paese, a rispetto dei diritti e dei doveri d'ogni singolo cittadino che la Costituzione gli garantisce.

Michele Greco


RE: [OT] Discussione libera... (Piazzetta) - mi.greco - 26-09-2011 18:10

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Bagnasco:
"Collettività sgomenta Immagine del Paese danneggiata"
Il numero uno dei vescovi, a lungo sollecitato a prendere posizione sulla condotta del premier, parla di "deterioramento del costume", di atti "tristi e vacui, contrari al pubblico costume e alla sobrietà richiesta dalla stessa Costituzione". Sulla lotta all'evasione fiscale dice che non è stato fatto tutto il possibile

ROMA - Frasi inequivocabili. Il presidente della Conferenza episcopale, Angelo Bagnasco, parla davanti al consiglio permanente dei vescovi. E, pur senza nominarlo esplicitamente, pronuncia quelle parole forti - contro il comportamento del premier - che in tanti avevano invocato. "I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie - dice Bagnasco - sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l'aria e appesantiscono il cammino comune". "Mortifica dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui", dice il numero uno dei vescovi. "Non è la prima volta - continua - che ci occorre di annotarlo: chiunque sceglie la militanza politica, deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda". E ancora: "Si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica". Infine l'affondo: "La collettività guarda con sgomento gli attori della scena pubblica e l'immagine del Paese all'esterno ne viene pericolosamente fiaccata". "Quando le congiunture si rivelano
oggettivamente gravi - conclude Bagnasco - e sono rese ancor più complicate da dinamiche e rapporti cristallizzati e insolubili, tanto da inibire seriamente il bene generale, allora non ci sono nè vincitori nè vinti: ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili. La storia ne darà atto".

Un intervento, quello del numero uno dei vescovi italiani, molto atteso. Fuori e dentro il mondo cattolico. Tanto che molti avevano apertamente criticato il silenzio della Chiesa 1. E d'altra parte l'intervento di Bagnasco arriva a quattro giorni dalle parole pronunciate dal Papa, durante il viaggio a Berlino. Allora Ratzinger si augurò un "rinnovamento etico"  2dell'Italia, parole lette da più parti come un riferimento diretto al premier.  

Le perplessità. Bagnasco avanza qualche dubbio sul massiccio impegno investigativo che ha riguardato il premier e su alcuni eccessi della stampa. "Colpisce - dice Bagnasco - l'ingente mole di strumenti di indagine messa in campo su questi versanti, quando altri restano disattesi e indisturbati. E colpisce la dovizia delle cronache a ciò dedicate". Ma queste perplessità non rappresentano un'attenuante per la condotta del premier. "Nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi - dice il presidente della Cei - la responsabilità morale ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pur non mancano". Bagnasco mostra di essere rimasto colpito dalla critiche al silenzio della Chiesa venute anche da tanti giornali diocesani. "Da più parti, nelle ultime settimane - dice - si sono elevate voci che invocavano nostri pronunciamenti. Forse che davvero è mancata in questi anni la voce responsabile del Magistero ecclesiale che chiedeva e chiede orizzonti di vita buona, libera dal pansessualismo e dal relativismo amorale?". E cita il presidente emerito della Corte costituzionale, Franco Casavola: "L'unica voce che denuncia i guasti della società della politica è quella della Chiesa cattolica".

La corruzione. Altro monito della politica arriva - con un implicito riferimento alle tante inchieste in corso - sul tema della corruzione. "È sull'impegno a combattere la corruzione, piovra inesausta dai tentacoli mobilissimi - dice Bagnasco - che la politica oggi è chiamata a severo esame. L'improprio sfruttamento della funzione pubblica è grave per le scelte a cascata che esso determina e per i legami che possono pesare anche a distanza di tempo. Non si capisce quale legittimazione possano avere in un consorzio democratico i comitati di affari che, non previsti dall'ordinamento, si auto-impongono attraverso il reticolo clientelare, andando a intasare la vita pubblica con remunerazioni, in genere, tutt'altro che popolari". "La questione morale - continua - non è una debolezza esclusiva di una parte soltanto e non riguarda semplicemente i singoli, ma gruppi, strutture, ordinamenti, a proposito dei quali è necessario che ciascuna istituzione rispetti rigorosamente i propri ambiti di competenza e di azione, anche nell'esercizio del reciproco controllo".

Evasione fiscale. Il presidente della Cei torna, con toni indignati, sul tema dell'evasione fiscale. Tema già affrontato - nelle scorse settimane - sia dallo stesso Bagnasco 3 che da altri esponenti della Chiesa, come il cardinale di Bologna Caffarra 4. "Difficile sottrarsi all'impressione - dice il presidente della Cei - che non tutto sia stato finora messo in campo per rimuovere questo cancro sociale". Insomma, una bocciatura delle misure intraprese per far fronte al fenomeno. Bagnasco parla anche delle tante critiche mosse alla Chiesa per i privilegi fiscali degli enti religiosi, che si è tradotta tra l'altro in una mobilitazione in rete 5. E si difende appellandosi alle "leggi" e "all'intelligenza degli uomini". Dice Bagnasco: "Quanto alla discussione, non sempre garbata e informata, che c'è stata negli ultimi tempi circa le risorse della Chiesa, facciamo solo notare che per noi, sacerdoti e viscovi, e per la nostra sussistenza, basta in realtà poco. Così come per la gestione degli enti dipendenti dalle diocesi. Se abusi si dovessero accertare, siano perseguiti secondo giustizia, in linea con le norme vigenti. Per il resto, ci affidiamo all'intelligenza e all'onestà degli uomini".

Fine vita. Infine, il pressing della Chiesa sul testamento biologico. "Esprimiamo l'auspicio - dice Bagnasco - che la legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento possa giungere quanto prima in porto: dopo l'approvazione della Camera dei Deputati, essa attende il secondo passaggio al Senato". Un provvedimento che invece ha fatto insorgere il mondo laico 6.
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Volendo tirar le somme....è una vergogna!E' così?
Un paese immorale, libertino, scandaloso, pullulante di pedofili, di manipolatori, di comuni delinquenti ed assassini, ecc.ecc.ecc.
Un paese dove tutto viene mescolato in un continuo esercizio gioivo tra l'annullamento dello spirito, a vantaggio del corpo, e viceversa?
Spiritualità e materialismo si conpenetrano e si violentano tra loro grazie al degenerarsi d'ogni legge e d'ogni morale di convivialità!
Quindi l'attuale presidente del consiglio, anche secondo la Chiesa, è il simbolo d'una "Italia corrotta e scandalosa?".
Ormai ognuno dice la sua, ognuno mostra l'indice e offende e condanna i "peccati" pubblici e privati che finiscono anch'essi per essere un tutt'uno dove, a tratti, come accendere e spegnere un interruttore, l'individualismo scompare e riappare, si distingue solo quando è "palesemente" in colpa, nell'ombra assente di luce.
Personalmente starei molto attento a dare giudizi solo perchè richiesti! Non si sa da chi, o si sa fin troppo. Potrebbe non essere sbagliato il linguaggio, ma il pulpito!
Chi è senza peccato scagli la prima pietra!
Michele Greco


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - mi.greco - 27-09-2011 17:45

Ancora da Repubblica di oggi
IL CASO
Avvenire: "Da Bagnasco grido angosciato"
L'ira della Lega: "Chiesa pensi alla pedofilia"
Il direttore Tarquinio sul presidente della Cei. Irritazione e imbarazzo nella maggioranza. Bondi: "Ha dato il fianco a strumentalizzazioni". Lupi: "I peccati li gudica solo Dio". Bersani: "Vaste leggere e si capisce". Renzi: "Bisogna farla finita di considerare le parole dei vescovi solo quando ci fanno comodo". Sir: "E' ora di muoversi in prospettiva"


ROMA - "La frase del presidente della Cei ("C'è da purificare l'aria") "non è solo una frase che fa effetto e lascia un segno forte in pagina e nella mente, ma un'espressione profonda che interpreta il grido angosciato e speranzoso che si alza in tanti modi diversi dalla società italiana". Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio commentando così la prolusione di ieri del presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco 1. E l'invito a muoversi in prospettiva, contenuto nella prolusione letta ieri da Bagnasco, è sottolineato in una nota del Servizio Informazione Religiosa della Cei: "In questo momento bisogna cominciare ad articolare una proposta".

Un'uscita, quella del capo dei vescovi, che irrita (non poco) la maggioranza. Che alza i toni: "E' un messaggio rivolto a tutti, che potrebbe valere anche per la chiesa per quando riguarda la pedofilia. E' un monito per tutti, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Tutti abbiamo l'obbligo di tenere un decoro nei comportamenti" taglia corto Carolina Lussana, vicepresidente dei deputati della Lega Nord. Toni più soft ma stessa irritazione anche dalle parti del Pdl. "Non sono d'accordo con Bagnasco che è giunto a conclusioni che sono apparse unilaterali, prestando il fianco inevitabilmente a strumentalizzazioni di ogni sorta, prendendo evidentemente per buone delle premesse che sono invece a tutt'oggi delle semplici accuse non dimostrate, risultanti peraltro da una prassi illiberale e sconcertante di entrare illegalmente nella vita privata delle singole persone" dice Sandro Bondi. Imbarazzato il ciellino Maurizio Lupi: "Penso che per i peccati ci giudicherà dio. Per i reati, la magistratura. E per la politica, gli elettori. Che giudicheranno la politica svolta, non la vita privata".  Ed ancora.  "La forza della Chiesa è la sua universalità e la sua debolezza è la tentazione di farsi 'parte'. Confido che monsignor Bagnasco si preoccupi della forza ed eviti la tentazione della debolezza" commenta Osvaldo Napoli del Pdl. Minimizza, invece, Roberto Formigoni: "E' un messaggio rivolto a tutti".

L'uscita di Bagnasco suscita reazioni anche nel centrosinistra. 'Non voglio commentare, basta leggerlo
e si capisce bene" dice Pier Luigi Bersani. Per Francesco Rutelli "le dichiarazioni dei vescovi indicano che Berlusconi non ha più il consenso di nessuno. E' evidente che Bagnasco rispondeva a un malessere profondo che c'è nella sua base di persone che chiedevano un pronunciamento etico e per un certo verso politico". "La Cei ha un proprio linguaggio, ed è erga omnes. Ma non si può fingere che ciò che ha detto il cardinale Bagnasco sia riferito a Berlusconi" dice Italo Bocchino di Fli.

Voce fuori dal coro, ecco quella del sindaco di Firenze Matteo Renzi: "Bisogna farla finita di considerare le parole dei vescovi quando ci fanno comodo e non considerarle quando non ci piacciono. Io credo che i vescovi possono dire tutto quello che credono e che non sia un attacco alla laicità quando un vescovo parla. Semmai la vera domanda è perché Bagnasco certe cose le dice ora".
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Un'opera (ad) d'arte commissionata da tutti.
Il "dipinto", tutt'altro che estemporaneo del Cardinal Bagnasco sul nostro Paese, ci appare come un quadro istintivo da un lato, colori forti, linee irregolari senza ripensamento, con soggetti privi di fisionomia e di carattere, da un altro aspetto, lungamente pensato, riflessivo e in alcune "situazioni" anche autocritico. Un'"opera d'arte" d'altri tempi, un po' superata criticamente, priva di contemporanee e probabili visioni virtuali.
E' un'opera però che trova il giusto mercato, che si adegua alla richiesta dei committenti.
Chi esamina il mercato dell'arte di oggi si rende conto che l'opera d'arte sta entrando un po' in tutte le case a prescindere dalle diversità culturali e dalla "qualità" dell'opera. Ciò avviene perchè a differenza del passato che godeva di committenti colti come grandi famiglie, re e pontefici, che ne garantivano la qualità, oggi i committenti sono tutti.
La quantificazione dell'oggetto artistico è di conseguenza, come di conseguenza è lo scadere qualitativo.
L'"opera" di Bagnasco soffre di questa attualità, si offre a tutti perchè "tutti" la vogliono.

Michele Greco


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - mi.greco - 28-09-2011 14:45

Mi auguro che l' Editore, I Moderatori e tutti i Membri di Nuclear Meeting vogliano unirsi al mio augurio rivolto alla professoressa Emilia Chiancone nuovo Presidente dell' Accademia dei XL eletta al posto del compianto Tommaso Scarascia Mugnozza recentemente scomparso.
Ne riporto la biografia essenziale:


Prof. Emilia Chiancone
Department of Biochemical Sciences
University of Rome "La Sapienza" P.le Aldo Moro, 5
00185 Rome
                        
in 2002: present: Director, National Research Council Institute of Molecular Biology and Pathology, University 'La Sapienza' Rome, Italy  
in 1989: present: Full Professor of Molecular Biology, Faculty of Medicine, University 'La Sapienza' Rome, Italy  
in 1981-2001: Director, National Research Council Center of Molecular Biology, University 'La Sapienza' Rome, Italy  
in 1962-1989: Research fellow of the National Research Council Center of Molecular Biology, University 'La Sapienza' Rome, Italy  
in 1967: "Libera Docenza" in Biological Chemistry

in 1961: Degree in Biology (with honors), University of Milan, Italy  



Memberships and honours


Società di Biofisica e Biologia Molecolare (President of the Society from 1989 to 1992) Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL since 1998
EMBO member since 1980,
ASBMB member since 2002


Areas of research


Studies on heme proteins with special emphasis on the relationship between state of aggregation and functional properties.
Characterization of protein-protein interactions and reversible association-dissociation equilibria by physico-chemical techniques.
Structure-function relationships in mammalian and bacterial ferritins
Structure-function relationships of Ca2+-binding proteins
Development of a chromatographic technique (subunit-exchange-chromatography) involving exchange of protein subunits between a liquid and a solid phase.
Studies of protein-ion interactions (e.g.; Cl-, Na+ and Ca2+).


List of recent publications

M. Mella, G. Colotti, C. Zamparelli, D. Verzili, A. Ilari, and E.Chiancone - Information transfer in the penta-EF-hand protein sorcin does not operate via the canonical structural/functional pairing. A study with site-specific mutants. - J Biol Chem. 278, 24921-24928 (2003).
P. Ceci, A. Ilari, E. Falvo, and E. Chiancone - The Dps protein of Agrobacterium tumefaciens does not bind to DNA but protects it toward oxidative cleavage: X-ray crystal structure, iron binding, and hydroxyl-radical scavenging properties. - J Biol Chem. 278, 20319-20326 (2003)
G. Zhao, P. Ceci, A. Ilari, L. Giangiacomo, T.M. Laue, E. Chiancone, and N.D. Chasteen. - Iron and hydrogen peroxide detoxification properties of DNA-binding protein from starved cells. A ferritin-like DNA-binding protein of Escherichia coli. J Biol Chem. 277, 27689-27696 (2002).
A. Boffi, P. Sarti, G. Amiconi, and E. Chiancone - The interplay between heme iron and protein sulfhydryls in the reaction of dimeric Scapharca inaequivalvis hemoglobin wit nitric oxide, Biophys. Chem., 98, 209-216 (2002).
A. Ilari, K.A. Johnson, V. Nastopoulos, D. Verzili, C. Zamparelli, G. Colotti, D. Tsernoglou and E. Chiancone - The crystal structure of the sorcin calcium domain provides a model of Ca2+-dependent processes in the full-length protein - J. Mol. Biol., 317, 447-458 (2002).
P. Ceci, L. Giangiacomo, A. Boffi, and E. Chiancone – The mutation K30D disrupts the only salt bridge at the subunit interface of the homodimeric hemoglobin from Scapharca inaequivalvis and changes the mechanism of cooperativity - J. Biol. Chem., 277, 6929-6933 (2002).
171) G. Mignogna, R. Chiaraluce, V. Consalvi, S. Cavallo, S. Stefanini, E. Chiancone -Ferritin from the spleen of the Antarctic teleost Trematomus bernacchii is an M-type homopolymer. Eur. J. Biochem. 269, 1600-1606 (2002).
A. Fago, L. Giangiacomo, R. D’Avino, V. Carratore, M. Romano, A. Boffi, and E. Chiancone - Hagfish hemoglobins. Structure, function and oxygen-linked association - J. Biol. Chem, 276, 27415-27423 (2001).
A. Nastopoulos, A. Ilari, G. Colotti, C. Zamparelli, D. Verzili, E. Chiancone, and D. Tsernoglou - Two different crystal forms of sorcin, a penta-EF hand Ca2+-binding protein -Acta Cryst. D57, 862-864 (2001).
L. Giangiacomo, R. D’Avino, G. di Prisco, and E. Chiancone - Hemoglobin of the Antarctic fishes Trematomus bernacchii and Trematomus newnesii: structural basis for the increased stability of the liganded tetramer relative to human hemoglobin - Biochemistry, 40, 3062-3068 (2001).
M. Gattoni, M.C. Piro, A. Boffi, W.S. Brinigar, C. Fronticelli, and E. Chiancone - The heme-globin and dimerization equilibria of recombinant human hemoglobins carrying site-specific b chain mutations – Arch. Biochem. Biophys. 386, 172-178 (2001).
R. Chiaraluce, V. Consalvi, S. Cavallo, A. Ilari, S. Stefanini, and E. Chiancone - The unusual dodecameric ferritin from Listeria innocua dissociates below pH 2.0 - Eur. J. Biochem. 267, 5733-5741 (2000).
X. Yang, E. Chiancone, S. Stefanini, A. Ilari, and N.D. Chasteen - Iron oxidation and hydrolysis reactions of a novel ferritin from Listeria innocua - Biochem. J. 349, 783-786 (2000).
E. Chiancone and A. Boffi - Structural and thermodynamic aspects of cooperativity in the homodimeric hemoglobin from Scapharca inaequivalvis - Biophys. Chem. 86, 173-178 (2000).
D. Verzili, C. Zamparelli, B. Mattei, A.A. Noegel, E. Chiancone - The sorcin-annexin VII calcium-dependent interaction requires the sorcin N-terminal domain – FEBS Lett., 471, 197-200 (2000).
A. Boffi, L. Guarrera, L. Giangiacomo, C. Spagnuolo and E. Chiancone - Proximal and distal effects on the coordination chemistry of ferric Scapharca homodimeric hemoglobin as revealed by heme pocket mutants - Biochemistry, 39, 33500-3504 (2000).
A. Ilari, S. Stefanini, E. Chiancone and D. Tsernoglou - The dodecameric ferritin from Listeria innocua contains a novel intersubunt iron-binding site - Nature Struct. Biology, 7, 38-43 (2000).
C. Zamparelli, A. Ilari, D. Verzili, L. Giangiacomo, G. Colotti, S. Pascarella and E. Chiancone - Structure-function relationships in sorcin, a member of the penta EF-hand family. Interaction with the ryanodine receptor and an Escherichia coli model system - Biochemistry, 39, 658-666 (2000).
T.K. Das, A. Boffi, E. Chiancone and D.L. Rousseau - Hydroxide rather than histidine is coordinated to the heme in five-coordinate ferric Scapharca inaequivalvis hemoglobin - J. Biol. Chem., 274, 2916-2919 (1999).
L. Guarrera, G. Colotti, E. Chiancone and A. Boffi - Ligand-linked changes at the subunit interfaces in Scapharca hemoglobins probed through the sulfhydryl infrared absorption - Biochemistry, 38, 10079-10083 (1999).

Ad Maiora
Michele Greco


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - magnesium - 18-10-2011 17:33

AGGIORNAMENTO CARICHE ONORIFICHE IN BASE AL NUMERO DI INTERVENTI NEL FORUM

Senator Consularis Member
Cher

Senator Member
Charade77
tesla82
lucaberta
Alessandro Bellotti
mi.greco
sexyteo
renato

...e credo che a breve potremmo averne ancora qualche altro ;-)


RE:  [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 20-10-2011 15:11

magnesium ha Scritto:

AGGIORNAMENTO CARICHE ONORIFICHE IN BASE AL NUMERO DI INTERVENTI NEL FORUM

Senator Consularis Member
Cher

Senator Member
Charade77
tesla82
lucaberta
Alessandro Bellotti
mi.greco
sexyteo
renato

...e credo che a breve potremmo averne ancora qualche altro ;-)


Onorato di essere in buona compagnia.
RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 20-10-2011 15:16

20.10.2011
Le Iene diffondono propaganda contro Israele su Mediaset
con un servizio di Luigi Pelazza sulla costruzione di una scuola a Gaza

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Doveroso sapere:


http://www.informazionecorretta.it/main....p;id=41885

Come si insegna ai bambini palestinesi l’odio genocida
di Manfred Gerstenfeld

(traduzione di Angelo Pezzana)

Intervista con la psichiatra Daphne Burdman

“ Nell’Autorità palestinese, come nella Gaza di Hamas, ci sono campagne che incitano i bambini all’odio diffuse e pianificate ovunque sul territorio . Da questo indottrinamento si capisce come partecipino volontariamente in atti terroristici che possono anche costare loro la vita. Un incitamento all'odio che dovremmo conoscere meglio, per verificare come questa ideologia genocida entri a far parte del più vasto quadro palestinese e musulmano “

La psichiatra e patologa Daphne Burdman, che è stata professore di patologia e assistente clinica della State University di New York e tenente colonnello dell’esercito degli Stati Uniti, ci dice: “ Questo incitamento all’odio è stato sottovalutato dai media internazionali, l’Occidente ignora in gran parte il sinistro sviluppo e il rilevante successo di questi programmi, che hanno radici nella famiglia  e che usano tecniche  persuasive di indottrinamento molto innovative. Metodi simili erano stati usati, e con grande profitto, dai regimi totalitari, come la Germania nazista, il KGB sovietico, e i servizi segreti cinesi.  E’ più che evidente come l’Autorità palestinese ne sia stata influenzata  e le usi.(1)

“ Questo incitamento ha procurato nei bambini palestinesi una cultura dell’odio molto diffusa, accompagnata dalla violenza. I capi palestinesi  incitano i bambini a intraprendere azioni violente contro gli israeliani anche quando è chiaro che metteranno a rischio la loro vita. Gli viene promesso che diventeranno martiri, che saranno ammirati come eroi nella società palestinese e che Allah li accoglierà in Paradiso. In questo modo non provano più paura, anzi, aumenta il loro desiderio di trovarsi in situazioni dove possono anche morire.”

“ Questo indottrinamento di massa dei bambini è basato su una attenta campagna  che si basa su forti convincimenti culturali e meccanismi psicologici da lungo tempo introiettati. L’incitamento si serve di una metodologia multipla, si richiama al nazionalismo palestinese, al martirio, e, nel caso di Hamas, impone l’egemonia mondiale della sharia. Vengono utilizzati i media, la scuola, la propaganda viene fatta  con l’aiuto degli imam.”

L’indottrinamento nei territori palestinesi supera i confini di scuola e televisione, comprende tutte le componenti della società, inclusa la cultura, la famiglia, gli insegnanti, controlla i loro metodi di insegnamento, incoraggiandone la diffusione, insieme a giudizi severi verso quegli studenti che non li volessero seguire. Gli imam svolgono un ruolo molto influente nel diffondere gli scopi del jihad e del martirio. Campi estivi, i nomi dei martiri sulle strade, stadi e palestre con i loro nomi, aiutano a definire sempre di più il carattere della società.”

“ Fra i fattori base dell’indottrinamento, l’ultimo stadio è rappresentato dalla trasmissione delle emozioni. (2) L’odio in questo contesto è il valore supremo, così viene trasmessa l’avversione per gli ebrei e, a un livello più basso, per gli americani. Nella società patriarcale palestinese, la manipolazione delle emozioni dei bambini giustifica la paura di dispiacere ad Allah. “

“ Alcuni studi rivelano la funzione martellante delle trasmissioni della TV palestinese, che aumenta gli stadi di eccitazione fisica e accresce la possibilità di esserne suggestionati. Questa idea della conversione all’auto-distruzione rimane un mistero per la mente occidentale.”

“ Aldilà della difesa della violenza, il passo successivo è l’esortazione al martirio nel nome di Allah. Da quando Hamas si impadronì di Gaza nel 2007,  sono emersi nuovi protagonisti e nuove tecniche nelle scuole elementari che enfatizzano l’insegnamento del corano con l’obiettivo di conquistare il mondo” .

“ Hamas e l’jihad islamica ricevono dagli imam nelle moschee le segnalazioni per individuare quali giovani dimostrano particolare vocazione per il martirio, in modo da avviarli a studi spirituali insieme agli addestramenti militari. E' lì che gli viene anche insegnato che morire da martiri aprirà il paradiso a loro e alle loro famiglie” (3).

“C’è da notare che il fenomeno dei martiri-suicidi diminuì considerevolmente dopo il marzo 2002, sia per l’azione preventiva di Tzahal, con le eliminazioni mirate, e con la costruzione della barriera difensiva nelle zone più a rischio. Non cambiò la politica dell’Autorità palestinese, che però divenne sempre più fallimentare.”

In quanto ad una possibile disintossicazione delle menti dei bambini palestinesi, Daphne Burdman dichiara “ Anche se finisse la violenza fra palestinesi e israeliani, la mentalità dei bambini palestinesi non cambierà automaticamente. Quando è stato detto che un attacco suicida ti aprirà le porte del paradiso, per se stessi e per la famiglia, ci vuole ben altro per una effettiva disintossicazione.  Il problema è ancora più acuto se uno cresce in una società autoritaria dove la libertà di pensiero non esiste.”

“Lo sradicamento della dottrina del martirio sarà lungo e complesso. Dalla mia esperienza professionale mi chiedo persino se sarà possibile. Quel che si può sperare è una graduale diminuzione del nazionalismo palestinese e delle manie egemoniche islamiche. In assenza di spinte esterne,  questo potrebbe anche succedere, ma oggi, con un espansionismo islamico in crescita a livello internazionale, sia violento che non violento, questa prospettiva mi appare in tempi brevi molto debole”.


(1) Joel Fishman, “Ten Years since Oslo: The PLO’s ‘Peoples War,’” Jerusalem Viewpoints, 503, 1-15 September 2003. On Arafat, see also Ion Mihai Pacepa, Red Horizons (Washington, DC: Regnery Gateway, 1987), 14, 19, 23.

(2)Daphne Burdman, “Education, Indoctrination and Incitement: Palestinian Children on Their Way to Martyrdom,” Terrorism and Political Violence, Vol. 15, No. 1 (2003): 109-113, note 10 regarding elucidation of psychological factors determining successful indoctrination.

(2) Nasra Hassan, quoted in Daniel Pipes, “Arafat’s Suicide Factory,” New York Post, 9 December 2001.  

Manfred Gerstenfeld è Presidente del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 24-10-2011 13:20

http://ralph-dte.eu/category/guidare-pilotare/

Ciao Marco!

Scritto da ralph-dte.eu il 23 Ottobre 2011





Nell’immagine Marco Simoncelli sulla sua 250 2 tempi a Donington Park nel 2009.
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Ciao Marco, ora sei sicuramente in un mondo migliore anche se la tua presenza ci faceva senza dubbio molto piacere e ti avremmo voluto con noi ancora molto, molto tempo… Raffaele.

Sì è stata senza dubbio una fatalità, un insieme di coincidenze, sfortuna, il risultato di una terribile equazione… chiamatela come volete questa terribile situazione che ha portato ad un terribile dramma, ad una terribile perdita. Però non si può dire che l’elettronica, seppur involontariamente, non abbia un qualche ruolo in tutto questo. Una moto senza “controllo di trazione”, una volta perso il posteriore, non permette di controllare una abbondante perdita di aderenza. La moto pertanto, mentre si abbassa fino a cadere, si avvita su sé stessa per l’esubero di potenza che innesca la rotazione e parte per la tangente della curva per ovvi motivi fisici legati all’inerzia. Parte per la tangente, ovvero le forze che tendono a spingere la moto fuori dal tracciato e che vengono contrastate dall’aderenza delle gomme, prevalgono venendo a mancare tale contatto. In tal caso anche il pilota segue la moto fuori pista… dritto per la tangente anche lui.

Lo scopo dell’elettronica, ed in particolar modo del traction control, è quello di tenere in pista un mezzo anche quando si sono superate le condizioni ottimali di aderenza. Il TC ottiene questo risultato limitando o tagliando l’erogazione della potenza a seconda degli input che riceve. Pertanto, se la moto parte posteriormente, la potenza viene gestita affinché il pilota abbia la possibilità di tentare il recupero del mezzo. In simili condizioni più potenza viene erogata e più la moto tende a “partire”, più potenza viene tagliata e più possibilità ci sono di recuperare l’eventuale errore fino ad arrivare al caso limite opposto in cui un eccessivo taglio può portare ad un recupero troppo repentino (con conseguente imbarcata e high-side). Nel caso di Marco, però, la moto ha recuperato aderenza dopo che aveva preso un “giro” eccessivo. Significa che oramai la moto si era eccessivamente avvitata rispetto alla curva ed era orientata verso il centro della stessa, verso un punto inusuale. Marco da vero guerriero è rimasto attaccato al suo mezzo (come già aveva fatto in passato), ma quando ormai la direzione era completamente incompatibile con la percorrenza della curva, in quei rapidi istanti, non poteva più nemmeno lasciarla andar via perchè il vettore delle forze risultanti agenti sul suo corpo, premevano forte contro la moto ed era ormai impossibile mollarla e lasciarla scivolar via.

Senza il TC la moto si sarebbe imbarcata molti istanti prima e sarebbe partita per la tangente o, alla peggio, avrebbe innescato un high-side con la solita conseguenza che prevede la rottura di una spalla o giù di lì. Invece no, il recupero di trazione quando ormai la moto aveva assunto una direzione inusuale, non compatibile con il tracciato, ha innescato un drammatico incidente che poteva finire come una normale caduta se ci fosse stato più spazio tra le moto. L’elettronica non è colpevole ma ha giocato un ruolo. In questo tremendo caso sarebbe stato decisamente meglio non recuperare aderenza e finire la gara sulla ghiaia. Una fatalità? Sì, senz’altro, del resto come fai a sapere prima se l’intervento dell’elettronica ti gioverà o meno. Inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi l’intervento dell’elettronica è senza dubbio positivo. Ora è necessario provvedere a migliorarla affinché nuovi parametri siano aggiunti, nuove possibilità di calcolo entrino in gioco per lasciare che le moto scorrano lungo la tangente quando il recupero diventa praticamente impossibile. Se venissero inviati al sistema che gestisce la trazione i dati relativi al disassamento tra ruota anteriore e posteriore, i dati relativi all’accelerazione laterale calcolata sul fronte e sul retro della moto, in relazione alla massa del mezzo+pilota, all’aderenza disponibile, alla velocità ecc, il controllo di trazione potrebbe calcolare in pochi millesimi di secondo se vale la pena tagliare la potenza, limitarla appena, o non intervenire affatto affinché si proceda per la tangente chiamandosi fuori da pericoli fatali per i piloti.


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Ciao Marco!
Cher



RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - lucaberta - 28-10-2011 08:58

Lo scopo dei parrucchieri e' quello di aiutare a tenere i capelli corti, e facendo cosi' ci sarebbero state molte ma molte meno possibilita' che un incidente che in mille altri casi sarebbe stata una banale scivolata potesse diventare l'ultima piega di un Campione di Motociclismo.

Un casco e' un importante strumento di sicurezza per chi pratica questo genere di attivita', e tenere una capigliatura non consona aumenta in maniera esponenziale i rischi a cui si e' sottoposti. Un po' come il cartello che indica di non avvicinarsi a macchinari industriali con catenine o collane penzolanti che possono finire nelle parti in movimento.

Talvolta volere a tutti i costi fare i diversi ha dei punti pesantemente a sfavore. Purtroppo.

RIP Campione.

Ciao, Luca


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 01-12-2011 12:54

http://www.ilgiornale.it/esteri/israele_...comments=1


Iran, programma nucleare Israele è già in guerra...


di Gian Micalessin - 01 dicembre 2011, 08:00

La guerra c’è, ma non si vede. L’assalto all’ambasciata britannica a Teheran, l’evacuazione dei diplomatici inglesi, la chiusura delle sedi diplomatiche di Oslo e Londra a Teheran e l’intenzione del ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi di seguire le orme del Foreign Office, sono solo la punta dell’iceberg.

L?attacco alla base missilistica Al Ghadir del 12 novembre

I segnali più evidenti di una guerra sotterranea costellata da decine di morti. Per capirlo basta osservare le foto satellitari di Al Ghadir, la base missilistica dei pasdaran devastata il 12 novembre da una misteriosa esplosione costata la vita al generale Hassan Tehrani Moghaddam, padre del programma missilistico iraniano e a 17 suoi collaboratori. Ma la beffa di Al Ghadir - dopo la quale il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak auspicò «altre azioni come questa» - non è neppure l’ultima.

Lunedì un altro misterioso sabotaggio colpisce un sito nucleare nei pressi di Isfahan. L’attacco, secondo fonti israeliane, danneggia i magazzini in cui dal 2004 sono immagazzinate le tonnellate di fluoruro di uranio da cui si ottiene - dopo il passaggio nelle centrifughe nucleari - l’uranio arricchito.

Quell’affondo innesca probabilmente sia l’assalto all’ambasciata britannica, sia la tripletta di missili lanciati lunedì su Israele dal sud del Libano. Il fendente più devastante per complessità e precisione è però quello contro Al Ghadir, la base situata a 48 chilometri da Teheran e a 5 dalla cittadina di Bidganeh.

L’attacco, secondo alcune ricostruzioni, scatta mentre il generale Moghaddam e i suoi esperti si trovano davanti al missile balistico Dejil 2 e su un megaschermo scorrono i progetti di una testata capace d’ospitare armi nucleari.
In quel preciso istante i computer della base innescano l’esplosione del missile che polverizza generali e scienziati e viene udita a decine di chilometri di distanza.

L’attentato sembrerebbe la sintesi del cosiddetto programma «decapitazione» per l’eliminazione degli scienziati nucleari avviato dall’ex capo del Mossad Meir Dagan e il programma di guerra cibernetica iniziato con Stuxnet, il virus usato nel 2009 per infettare i computer delle installazioni nucleari.

Stavolta gli hacker di 8200, l’unità dell’intelligence militare israeliana responsabile della cyber war, avrebbero creato un virus capace d’innescare l’esplosione del missile.

Operazioni di questo tipo richiedono però un fattore umano. Le talpe sacrificabili più usate da Cia e Mossad sono i militanti dei Mujaheddin del Popolo, l’organizzazione terroristica anti ayatollah ospitata e armata a suo tempo da Saddam Hussein.

Dalla caduta di Saddam 3400 «mujaheddin del popolo» vivono reclusi nel campo di Ashraf, 70 chilometri a nord di Baghdad. Da lì i volontari più promettenti vengono trasferiti nel nord Irak dove il Mossad addestra i curdi e gli altri iraniani da infiltrare sul territorio di Teheran. A queste talpe-killer vengono affidate le operazioni per l’eliminazione degli scienziati iraniani. Il colpo più duro per Teheran è l’assassinio del professor Majid Shahriar, vera mente del programma nucleare, dilaniato il 29 novembre 2010 a Teheran da una bomba adesiva appiccicata da un motociclista al finestrino della sua automobile.

Il primo a morire era stato nel 2001 l’ingegnere Ali Mahmoudi Mimand, responsabile al tempo del programma missilistico. Nel febbraio 2007 una fuga di gas radioattivo, conseguenza di un sabotaggio, aveva spedito all’altro mondo il professor Ardenshir Hassenpour. Un’altra bomba aveva dilaniato nel gennaio 2010 lo scienziato Massoud Alì Mohammadi e nel giugno di quest’anno un altro commando eliminava uno studente addentro ai programmi nucleari.

Il programma «decapitazione» non ha risparmiato, probabilmente, neppure gli scienziati russi autori del progetto per l’avvio della centrale nucleare di Busher. In tre sono scomparsi lo scorso giugno in un incidente aereo.


E tra i disastri sospetti rientra anche quello dell’agosto 2008 quando un aereo in volo dalla Kirghisia a Teheran si schiantò al suolo causando la morte di 44 ingegneri e scienziati iraniani.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 02-12-2011 13:03

http://www.informazionecorretta.it/main....p;id=42474

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 02/12/2011, in prima pagina, l'articolo dal titolo "Per difendere Damasco la Russia stravolge le sue alleanze arabe (e non)".

Sulla Siria, invitiamo a leggere l'analisi di Mordechai Kedar pubblicata in altra pagina della rassegna.

Roma.
La Russia invia navi da guerra a protezione del regime siriano, sfidando così la Turchia, che da mesi combatte una guerra sotterranea con i propri commando che appoggiano le azioni militari della Free Syrian Army contro le milizie del regime di Bashar el Assad. La crisi siriana ha creato uno scenario che non si vedeva dal 1917: Russia e Turchia su fronti militari contrapposti, con una aggravante: l’azione militare turca è condotta assieme a militari sauditi, libici, del Qatar e degli Emirati arabi uniti. Così per la prima volta dal 1956 la Russia si colloca in contrasto aperto con molti paesi arabi. Fino alla primavera araba, Vladimir Putin e Dmitri Medvedev hanno proseguito inerzialmente la strategia di Nikita Kruscev e Leonid Breznev, tesa a dare sempre e comunque copertura diplomatica e militare al “blocco arabo”, in funzione anti americana e anti israeliana, arricchendola con l’appoggio al progetto nucleare iraniano. La Siria era il baricentro di questa strategia e ora Mosca, pur di difenderla, consuma una frattura drammatica, politica e forse anche militare, con la Lega araba, sconvolgendo l’intero scenario mediterraneo.

L’incrociatore portaerei russo Kuznetsov e l’unità antisommergibile Chabanenko attraccheranno il 10 dicembre a Latakia: è un chiaro avvertimento ai progetti turco-arabi.

Si fa sempre più concreta infatti la possibilità che la Lega araba e la Turchia – con il tacito assenso della Nato – attuino una “escalation umanitaria”: alle azioni “coperte” di commando turco-arabi al fianco dei disertori siriani potrà essere aggiunta un’invasione che sottragga a Damasco una fascia di territorio, inclusa addirittura, secondo notizie pubblicate dai quotidiani turchi e confermate da fonti israeliane, anche la “seconda capitale” siriana: Aleppo. Secondo il quotidiano egiziano al Ray al arabi, 600 militari libici del Comitato di transizione agli ordini del comandante militare di Tripoli Abdelkarim Belhaj, sarebbero già penetrati in Siria, attraverso il confine della Turchia per preparare questa invasione.

Sul fronte opposto, sono stati inviati a contrastarla – su disposizione iraniana – 4.500 mujaheddin dell’Esercito del Mahdi di Moqtada al Sadr.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 07-12-2011 20:12

http://www.loccidentale.it/node/111883

Per salvarci dalla crisi
Riduciamo lo Stato e smettiamo di giocare a "tutta la moneta del mondo"



di John Galt 5 Dicembre 2011

Per come vengono generalmente presentate, le cause delle crisi economiche sono spesso destinate a rimanere del tutto incomprensibili. Durante una depressione, si dice, le persone perdono l'incentivo a spendere il proprio danaro, imboccando con decisione la strada del risparmio. A seguito di ciò, la domanda aggregata (ente superiore, dotato di autonoma capacità decisionale) è destinata a contrarsi e le aziende, in crisi di ricavi, sono costrette a licenziare i propri dipendenti ed a chiudere.

Partendo da questi presupposti, parrebbe del tutto banale indicare la soluzione: se la gente ricominciasse gagliardamente ad utilizzare il proprio bancomat nei POS della città, lo stallo potrebbe, di fatto, risolversi da sé. Tanto, si argomenta, è sicuro che i soldi da qualche parte ci sono (non possono mica sparire, i soldi): è sufficiente tirarli fuori. E dunque, è la conclusione, un piccolo sforzo di buona volontà da parte di ciascuno risolverebbe, alla radice, il problema.

Per inciso, se questa tesi dovesse apparire anche solo un po' naive, conviene qui ricordare che attorno ad essa è stata, in buona parte, costruita la leggenda di J.M. Keynes (con la variante che, se le persone, com'è molto probabile, dovessero non decidersi alla spontanea apertura dei cordoni della borsa, allora sarebbe lo stato a dover intervenire, oliando le presse).

Già, ma se è tutto così semplice, perché mai le crisi continuano a ripetersi con così sinistra puntualità, sconvolgendo radicalmente le nostre vite? Siamo, forse, singolarmente prese, creature talmente irresponsabili che ci viene spontaneo, per gretta avarizia, di rifiutare il nostro contributo alla ripresa collettiva?

A questo punto del suo cammino negli aridi territori dell’economia, il pensiero tende naturalmente a concentrarsi sulle abitudini di spesa del vicino di casa. Sì, proprio lui, quello che c'ha i milioni in banca, ma capirai se li spende per risanare l'economia. Epperò, anche questo momentaneo cedimento ad un approccio di stampo così marcatamente riduzionista (ed in pesante deficit di neutralità) finisce presto per dimostrare tutti i suoi limiti: perché magari è pure vero che il confinante c’ha parecchio liquido, ma è altrettanto certo che gli ordini di grandezza delle cifre in ballo sono (in qualche misura, almeno) più estesi di quello.

Appurato, dunque, che il facoltoso dirimpettaio non potrebbe, da solo, ed a colpi di televisori, auto, lavatrici e vacanze, salvare il mondo, non resta che spostare l'attenzione verso il settore pubblico ed il sistema creditizio. La responsabilità della crisi, si finisce con il convincersi, è della politica e del mondo della finanza.

Attorno a questi ultimi soggetti, di solito, la lente indagatrice del pensiero indugia, sospettosa, molto a lungo. E non a torto, naturalmente, perché è proprio al loro interno che si annida il virus della crisi. Ma dove, esattamente?

Nella ingordigia della casta? Anche, ma solo in parte. Nei bouns stratosferici dei super managers? Ma non scherziamo! Nella mancanza di regole, regolatori, regolati? L’esperienza ed il senso comune suggeriscono che la possibilità di aggirare le normative esistenti (in questo, come in tutti gli altri ormai iper regolamentati settori dell’umano interagire) sia inversamente proporzionale alla loro quantità (e complessità).
Nella stretta creditizia praticata dalle banche?

Certo, quest’ultima non aiuta, ma anche gli istituti di credito finiscono necessariamente con l’essere condizionati dalla situazione generale. Nella sfrontata aggressività degli speculatori? Boh … loro fanno il proprio mestiere: scommettono in proprio su un risultato al cui verificarsi attribuiscono probabilità accettabili. In questo senso, agiscono un po’ come degli spazzini, finendo spesso con l’integrare, con dosi suppletive di coscienza critica, il funzionamento dei meccanismi di controllo del sistema.

Difficile dire a che punto saremmo arrivati, oggi, se un manipolo di pervicaci scommettitori, qualcuno ai limiti dell’autismo, non si fosse accanito contro la dilagante aberrazione dei mutui subprime e dei prodotti derivati ad essi associati, copiosamente sfornati, per anni, sotto gli occhi miopi di innumerevoli agenzie di controllo (e di rating) ed all’ombra delle tranquillizzanti dichiarazioni del governatore della Fed. E non è, forse, incoraggiante vedere le minacciose ganasce della scommessa globale inseguire da vicino chi ha responsabilità politiche, obbligando (legittimando) i Governi a porre finalmente mano al risanamento dei bilanci nazionali, sempre annunciato, ma mai effettivamente perseguito?

Rimane, alla fine, un ultimo posto in cui il pensiero può tentare di scovare le misteriose radici delle crisi: l’etica. Signora mia, si afferma, se tutti questi potenti si mettessero finalmente una mano sul cuore, ed alzassero lo sguardo dal proprio portafoglio, allora sì che le cose ricomincerebbero a funzionare per il verso giusto. Epperò, già nel complice annuire in risposta alle enfatiche considerazioni della persona in coda davanti a noi, sentiamo, nel fondo, come il senso di una speranza tradita già prima del suo formularsi e sappiamo intimamente che, a rincorrere queste chimere, perdiamo tutti il nostro tempo.

Ma allora, se non è colpa del vicino e non c’è modo di individuare la responsabilità dei Governi e dei protagonisti della finanza, come possiamo portare a termine questo goffissimo tentativo di trovare le cause delle crisi? Però però, a ben pensarci, non abbiamo ancora messo il naso nel vicino retrobottega, dal quale sentiamo uscire un molesto rumore di macchinari, accompagnato da un forte odore di inchiostro.

Ci affacciamo curiosi, aprendo con circospezione la porta. Chini su gigantesche presse, decine di uomini si danno da fare alla fioca luce di lampadine impolverate. Stampiamo moneta, rispondono distratti alla nostra, ingenua domanda. Certo che possiamo, ce l’ha detto il Governo, è la successiva risposta. Gli ordini ci arrivano di continuo. Ed anche la terza domanda è soddisfatta.

Poi le dichiarazioni si fanno spontanee. Noi spediamo alle Banche, poi queste ultime ci costruiscono sopra il leverage. Cos’è il leverage? E’ quando noi diamo loro uno ed esse prestano dieci ai clienti. O qualcosa del genere. Quanta ce n’è in giro di questa roba? Tanta. Non mi chieda quanto vale un biglietto di questi: posso solo dirle che un biglietto vale un biglietto. Altro non saprei aggiungere. Oro? Cosa c’entra l’oro? E’, forse impazzito?

Ecco, appunto. Quotidianamente, il sistema creditizio riceve e moltiplica danaro cartaceo creato dal niente, rendendo disponibile credito relativamente abbondante a tassi contenuti. Scambiando questa liquidità per un segnale di disponibilità di risparmio (e cioè, in ultima analisi, di decisioni di spesa differita da parte dei consumatori), fiduciosi imprenditori decidono di fare il loro mestiere: intercettare, domani, i consumi oggi rimandati. Essi danno, dunque, il via a progetti, più o meno rilevanti, di nuovi investimenti, finendo, così, per modificare in modo definitivo la preesistente struttura finanziaria e produttiva.

Ed è esattamente qui che si nasconde il virus cercato così a lungo nel nostro astratto vagabondare. Già, perché il risparmio a suo tempo segnalato era puramente fittizio: nessuno aveva effettivamente rinviato al futuro alcuna decisione di spesa, così che, quando i nostri ignari eroi shumpeteriani potranno finalmente esporre i nuovi, rivoluzionari prodotti sulle bancarelle, troveranno il mercato sorprendentemente vuoto.

Il risultato? Ma guarda un po’ … la più classica delle depressioni: fabbriche chiuse, gente per strada e contrazione della domanda. Toh … siamo tornati esattamente al punto da cui eravamo partiti. Già, ma perché, in definitiva, i Governi stampano la moneta che poi passano al leverage delle Banche? La risposta è, adesso sì, banale: perché puntano a essere rieletti e, per farlo, il modo più diretto è quello di indebitarsi. Dunque: molta ambizione, molta spesa, molti debiti, molto inchiostro, molto credito, molti investimenti, molte fregature.

Cosa fare, allora, per uscirne? Governi tecnici a parte, la soluzione che in questi giorni va per la maggiore a Bruxelles e dintorni è, come si sa, stampare più moneta. Anzi, come direbbe un bambino allargando le braccia in ludica e divertita ed incontenibile espressione di potenza: tutta la moneta del mondo.

Geniale. E qui ci proviamo umilmente noi a dare un suggerimento (banale, per carità, come è ovvio per chi poco, ben poco ne sa): che ne direbbero, lor signori, se procedessimo ad avviare, parallelamente a drastiche riduzioni dei budget di Stati sociali impazziti, una lunga, lunghissima, lenta, lentissima fase di recessione pilotata (e comune a livello europeo), lasciando ai mercati l’arduo compito di riallineare, riconvertendoli, i nostri poveri sistemi produttivi, deformati ormai da decenni di letalissime iniezioni di cellulosa colorata, alle reali aspettative dei loro partecipanti e cioè, in sostanza, di tutti noi? (reintroducendo, al contempo, una fra le più fantastiche invenzioni di ogni tempo, assieme alla ruota e ad Internet: la moneta merce).

Tutto questo significherebbe, tra l'altro, una progressiva cacciata (con ignominia) della politica dalla sfera dell’economia. Sembra una cattiva idea, visto quello che è successo? Arcigni professoroni, pesantemente organici all'attuale sistema, stanno facendo appello al nostro senso di responsabilità, affinché non ci ribelliamo ai prossimi, feroci prelievi forzosi, pur sapendo che essi serviranno solo da tampone, fino alla successiva apocalisse. Molto più onesto sarebbe, invece, prospettare alla popolazione la reale natura delle cose: il calo della domanda non è la causa, ma l'effetto della crisi e, dunque, ulteriori stimoli non faranno che peggiorare la situazione, avvicinando ulteriormente l'economia continentale alla completa sovietizzazione (a braccetto con quella americana).

Costrizione in cambio della calda coperta di uno Stato sempre più pervasivo, contro libertà in cambio di una dolorosa, spontaneissima riorganizzazione: una alternativa epocale, davanti alla quale gli appelli alla responsabilità ed alla solidarietà di tutti sarebbero, una volta tanto, pienamente giustificati. Ecco, il pensiero è arrivato alla fine del suo accidentato percorso.

Quanto precede è banalizzazione di ben più profonde teorizzazioni, inizialmente elaborate da uno sparuto, ma tosto gruppo di economisti austriaci. Già perché oltre al Valzer, alle Palle di Mozart ed al bluff freudiano, quella simpatica nazione ha saputo esportare anche qualcosa di parecchio più convincente.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 11-12-2011 13:20

http://www.loccidentale.it/node/111968

Ripensare il Mediterraneo/ 4
C'è Israele a salvare la Grecia


di Costantino Pistilli 10 Dicembre 2011

La Grecia non ha più nulla da offrire all’Europa? Verosimilmente no. Lo Stato declassato da Moody’s, sottovalutato dal sito d’intelligence Stratfor (“Ha perso ogni importanza geo-strategica”) e il primo ad essere buttato giù dall’Euro Tower, potrebbe rivelarsi la Cenerentola del Vecchio Continente. Per due motivi.

Arginare i flussi dell’immigrazione clandestina. La posizione geografica della Grecia la rende tuttora la porta d’ingresso all’Europa per chi desidera entrarvi da est. Secondo i dati riportati da Frontex, l'agenzia che coordina le polizie di frontiera europee, dal 2010 una media di 300 persone al giorno, tutti i giorni, ha raggiunto i Paesi europei passando il confine greco-turco. Ma con le rivolte arabe è aumentato di circa il 50% nei primi mesi del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010 il numero delle persone che ha deciso di abbandonare le proprie nazioni e approdare in Europa passando attraverso la Grecia.

“Dal 2 giungo dello scorso anno più di 38.000 immigrati clandestini sono stati intercettati lungo il confine che divide la Grecia dalla Turchia” ha dichiarato Gil Arias Fernandez, vice direttore di Frontex, aggiungendo un altro dato: “Nel solo mese di ottobre 2011 circa 9.600 immigrati hanno provato ad entrare in Europa attraverso la Turchia. Un flusso superiore del 20% rispetto a ottobre dello scorso anno”. Oltre alle rivolte arabe, la causa dell’aumento dei flussi migratori verso la Grecia è dovuto alle politiche della vicina Turchia.

Ankara, infatti, ha costruito la propria zona di esenzione dal visto d’ingresso -che assomiglia allo spazio Schengen dell'UE- con Paesi come Iran, Siria, Yemen, Libia, Libano, Marocco e Tunisia. Inoltre, denuncia Fernandez, Ankara promuove voli low cost che operano tra molti paesi del Nord Africa e che atterrano preferibilmente a Istanbul, dove troviamo un aeroporto poco distante dal confine ellenico. Per contrastare il fenomeno Atene sta costruendo un muro alto cinque metri e lungo circa dodici chilometri al confine con la Turchia, nella regione del fiume Evros vicino alla cittadina di Orestiada.

Nel frattempo, Erdogan sfrutterà l’immigrazione clandestina per forzare le scelte di Bruxelles come per anni ha fatto Gheddafi. E perché dovrebbe farlo?
Rispondendo a questa domanda arriviamo anche a scoprire perché la Grecia è ancora indispensabile all’Europa. E al medio oriente. Scoperta di ricchi giacimenti di gas nei fondali dell’Egeo.

Mesi fa sul sito web la pulcedivoltaire Paolo della Sala ha scritto: “Il Bacino del Levante, la porzione di Mediterraneo che va da Cipro verso le coste situate tra Siria Libano Israele e Gaza, trabocca di gas (e petrolio) e ciò disegna un medio oriente completamente nuovo, in cui Israele diventerebbe esportatore di gas e il Libano potrebbe tornare a essere la Svizzera d'Oriente.

Secondo la Noble Energy in tutto il bacino del Levante ci sarebbero almeno 227 Tcf (trillion cubic feet) di gas. Per avere un termine di paragone, le riserve egiziane sono di 77 Tcf, mentre la parte iraniana di South Pars, il più grande bacino al mondo, ha una stima dichiarata di 436 Tcf. L'area compresa tra Cipro e Gaza conterrebbe uno dei primi cinque bacini di gas al mondo”.
Cipro e Israele saranno i futuri trend setter del gas necessario a soddisfare la sete energetica di buona parte del Mediterraneo.

Due impianti ciprioti con una capacità di 7 milioni di tonnellate sono pari a circa il 23 per cento delle esportazioni russe verso l'Europa occidentale. Nicosia e Gerusalemme (con i suoi giacimenti sottomarini di idrocarburi di Tamar e Leviathan a largo di Haifa) stanno infatti collaborando per definire i confini della piattaforma continentale secondo le regole della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del mare, per cui un Paese è legittimato ad esplorare e sfruttare le risorse naturali ad una distanza di 200 miglia nautiche dalle proprie coste .

La distanza minima tra Israele e Cipro si trova a 140 miglia nautiche e, secondo il diritto internazionale, il confine in questo caso è stabilito a metà tra i due Paesi. Israele punta a liberarsi alla camicia di forza della dipendenza energetica dai vicini arabi. Dagli inizi di febbraio ha visto alzare il prezzo del gas che importa dall’Egitto e per nove volte il gasdotto che dal Sinai rifornisce Gerusalemme è stato sabotato.

L’oro azzurro, dunque, porterà Israele e Cipro (e, per estensione, la Grecia) ad un'alleanza naturale e non è un caso che il viceministro degli esteri israeliano Danny Ayalon sia stato il primo rappresentante di uno Stato straniero a recarsi ufficialmente in Grecia dalla formazione del nuovo governo Papademos, dove, incontrando il suo omologo greco, ha fissato l’agenda per continuare a portare avanti il progetto delle esplorazioni nel mare attorno a Cipro per la ricerca di gas naturale, esplorazioni che Nicosia conduce con la collaborazione di Atene e Gerusalemme e il sostegno tecnico della compagnia americana Noble Energy, Inc.

In questo quadro si inserisce la Turchia che mantiene pessime relazioni con Cipro (Ankara occupa la parte nord dell’Isola dal 1974) con la Grecia (abbiamo appena visto il problema clandestini) e con Israele (dallo scorso settembre ha ridotto al minimo i suoi rapporti con Gerusalemme espellendo l’ambasciatore dello Stato ebraico per i fatti legati alla Mavi Marmara).

Il governo turco, che controlla Cipro Nord con un contingente di circa quarantamila soldati ed è l’unica nazione al mondo a riconoscerne la legittimità, contesta con forza questa attività sostenendo che Nicosia dovrebbe prima trovare una soluzione al conflitto con l’entità turco-cipriota e solo in seguito sfruttare le ricchezze regionali.

Inoltre, Ankara -che non ha mai aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite per il diritto del mare UNCLOS- chiede che i futuri proventi del gasdotto vengano divisi con la Repubblica turca di Cipro del nord, anche se in realtà la zona interessata è adiacente alle coste della più meridionale Repubblica di Cipro, riconosciuto come membro UE e che a giugno prossimo ricoprirà la presidenza di turno dei ventisette Paesi. Erdogan, intanto, ha minacciato l’Europa che se entro giugno 2012 non verrà risolta la “questione cipriota”la vera crisi non interesserà solamente i governi di Nicosia Atene e Gerusalemme ma sarà una questione tra la Turchia e l'Europa. Compresa anche quella del nord.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 14-12-2011 13:45

http://www.ilgiornale.it/esteri/attenti_...comments=1

Dobbiamo stare attenti all’internazionale dei Fratelli musulmani


di Fiamma Nirenstein - 14 dicembre 2011, 09:00

Tutti i giorni le primavere arabe ci propongono delle sciarade: perché per esempio il più importante comandante islamista delle nuove forze militari libiche invece di lavorare a casa sua è stato mandato in Turchia per aiutare il gruppo armato, ormai un esercito, in lotta contro Assad di Siria? Per quale motivo Abdullah Gül, presidente turco, diserta una conferenza mondiale a Vienna solo perchè il ministro israeliano della difesa Ehud Barak è presente, e dichiara Hamas e il suoi capo Khaled Mashal «sostenitori della democrazia»? Perché il premier Erdogan ha esortato i Paesi occidentali a riconoscere Hamas come «il governo legittimo» dei palestinesi e ha dichiarato Abu Mazen capo di «un governo illegittimo»?

La risposta, come spiega lo storico Barry Rubin, è nella nascita della «Internazionale della Fratellanza Islamica», seconda al traguardo nel 2011 dopo la terza Internazionale Comunista nata nel 1919. Come ai tempi del comunismo, un gruppo ideologico formato da Stati si estende oggi a circa 250 milioni di persone, gli abitanti dell'Egitto, della Striscia di Gaza, del Libano oppresso dagli Hezbollah, della Libia, della Tunisia, probabilmente della Siria, e ormai anche di buona parte della Turchia: questi popoli con estrema probabilità sono o saranno governati da governi che stabiliranno la sharia; che avranno verso le altre religioni un atteggiamento di dominazione (i cristiani e gli ebrei sono per loro, dhimmi, ovvero soggetti a tutela e a leggi speciali che includono il pagamento di decime) o, al peggio, di aggressivo assedio; che avranno come dogma lo stabilimento del califfato mondiale; che terranno verso le donne, gli omosessuali, i dissidenti, un atteggiamento duro e pericoloso.

Fra i Fratelli Musulmani, nati nel 1928 e riemersi adesso dalla clandestinità imposta da dittatori gelosi, vige oggi un atteggiamento di reciproco sostegno economico e morale. Per esempio, Hamas dopo aver visto che Assad uccide e aggredisce i suoi «Fratelli» in Siria (Hamas è parte della Fratellanza che lotta contro il raìs) sta lasciando Damasco e dividerà la sua leadership fra l'Egitto e il Qatar.

In Egitto, l'Internazionale della Fratellanza ha il suo centro, come dire la Mosca dei bei tempi, e gli amici sono lieti di aiutare (ci sarebbero ormai fabbriche d'armi di Hamas nel Sinai, Gaza è molto più aperta a ogni traffico che ai tempi di Mubarak). Il Qatar invece è l'inopinato master delle rivoluzioni, un giocatore d'azzardo dell'estremismo, amico dell'Iran. Ma centrale è nell'Internazionale il rilievo di Istanbul che aiuta l'opposizione siriana, e che si è fatta sponsor di Hamas.

L'Internazionale per ora non ha il suo inno che canta «Futura umanità!», ma non dovremo aspettare molto. Lo si canterà anche in Europa, dove ha centri di diffusione presso alcuni gruppi di immigrati. I gesti a carattere politico-religioso si moltiplicano: ad Amsterdam una folla ha aggredito il dibattito di due musulmani laici, la scrittrice canadese Irshad Manji e il verde olandese-marocchino Tofik Dibi.

Il gruppo in causa si chiama Sharia4Belgium. In Belgio il gruppo ha impedito il dibattito dell'autore Benno Barnard che presentava un suo libro. Ad Anversa il gruppo ha stabilito una corte islamica per creare un sistema legale parallelo. Un buon inizio di califfato, fra tanti altri segnali.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 15-12-2011 18:19

Un reportage molto accurato quello di Rolla Scolari sul FOGLIO di oggi, 15/12/2011, a pag.3, con il titolo "Tra le soldatesse d'Israele che spiano il nemico sul fronte Sinai", nel quale analizza la situazione al confine con il Sinai.
Ecco l'articolo:




Eilat. I ristoranti servono il pranzo all’aperto, a pochi passi dalla spiaggia di Eilat. I turisti russi in costume da bagno prendono il sole stesi sulle sdraio, mentre un gruppo di immigrati sudanesi in giacca a vento siede su un molo, lo sguardo perso sulla baia di Aqaba, verso la costa giordana, dove sventola un’enorme bandiera del regno hashemita.

E’ un giorno come tanti altri e nulla sembra indicare che a pochi chilometri dal mare, lungo il confine che separa Israele dall’Egitto, l’allerta è così alta da far decidere al ministero dell’Istruzione di sospendere alcune gite scolastiche programmate nel sud del paese. Qualche giorno fa, l’aviazione israeliana ha colpito una cellula palestinese delle Brigate dei martiri di al Aqsa – braccio armato di Fatah – nella Striscia di Gaza, uccidendo due persone. Un portavoce dell’esercito israeliano ha spiegato che, secondo fonti di intelligence, il gruppo stava preparando un attacco terroristico in territorio israeliano seguendo la rotta Gaza, Sinai egiziano, Israele attraverso il confine meridionale.

L’attacco ha innescato la risposta dei militanti palestinesi, che hanno lanciato razzi sul sud di Israele. In risposta, l’aviazione israeliana ha colpito un campo di addestramento di Hamas. Le nuove violenze a Gaza sono legate alla situazione lungo la frontiera egiziana. Ed è proprio il confine meridionale a essere diventato in questi mesi di rivolte arabe una delle maggiori preoccupazioni per Israele. Nel 2009, il governo di Benjamin Netanyahu aveva dato il suo assenso alla costruzione di una barriera in metallo, altamente tecnologizzata, per blindare i 240 chilometri di confine da Eilat, nel sud, al valico di Rafah a nord. Allora, l’enorme progetto in metallo era stato pensato per bloccare il contrabbando di droga, armi, prostitute, l’immigrazione africana. Sono tremila gli africani che hanno sconfinato soltanto nel mese di novembre, 13.500 gli immigrati che hanno attraversato questo confine nel 2010.

Ma con gli sconvolgimenti che hanno toccato l’Egitto in questi mesi e soprattutto dopo il multiplo attacco di agosto, 30 chilometri a nord di Eilat, quando terroristi infiltrati dal Sinai hanno ucciso otto persone, la barriera ha assunto tutto un altro significato. Mentre ci trovavamo lì, la costruzione della barriera è stata fermata in tre punti diversi, ha rivelato alla stampa israeliana il brigadiere generale Yoav Mordechai. La ragione: un concreto allarme terroristico. In questo momento “dire che i residenti di Eilat possono riposare tranquillamente sarebbe irresponsabile”, ha aggiunto. Per Mordechai, “il Sinai è diventato terra di nessuno: gruppi palestinesi e terrorismo globale trovano lì un’area conveniente per creare infrastrutture del terrore”. “Non possiamo fidarci del Cairo” Secondo fonti militari consultate dal Foglio, la costruzione della barriera dopo l’attacco di agosto e in seguito agli eventi del Cairo ha subito un’accelerazione e l’esercito ha anche aumentato la sua presenza in termini numerici lungo il confine.

La fortificazione della frontiera è il segnale più concreto dell’aumentata preoccupazione israeliana nei confronti della nuova realtà regionale, e soprattutto della situazione politica del vicino e solitario alleato egiziano. Un altro segnale dello stesso tipo è l’arrivo sul confine di una unità speciale, l’unità Rimon (in ebraico melograno, ma anche granata), creata circa un anno e mezzo fa, quando Hosni Mubarak era ancora al potere. Nei decenni della sua storia, l’esercito israeliano – ha scritto il corrispondente militare di Haaretz, Anshel Pfeffer – ha risposto alle diverse sfide della sicurezza creando nuove unità speciali: a metà degli anni Ottanta formò Duvdevan, per missioni segrete in Cisgiordania; negli anni Novanta ricreò Egoz, unità addestrata all’antiguerriglia, con il compito di affrontare il problema posto dalle milizie sciite libanesi di Hezbollah al nord. Il dispiegamento al sud dell’unità Rimon marca l’avvento di una nuova minaccia strategica per Israele, in arrivo dal Sinai. Quello con l’Egitto “è sempre stato un confine con problemi di contrabbando di africani, prostitute, sigarette, droga, non soltanto armi – spiega al Foglio Anshel Pfeffer – In seguito all’attacco di Eilat il progetto della barriera si è risvegliato. Non è più soltanto una questione di soldi, ma di sicurezza.

Dopo il 1979, il punto di gravità si è spostato al nord, con il Libano, e in Cisgiordania, dove sono andate anche le risorse militari, e attorno a Gaza. Ma nulla è stato fatto su questo confine, che ora diventa importante. L’esercito non può più affidarsi all’Egitto per fermare il contrabbando di armi che arrivano oggi anche dalla Libia, e per arginare la presenza di al Qaida”. I ripetuti attacchi dei mesi passati ai gasdotti nel Sinai – dove la popolazione beduina per decenni trascurata dall’ex regime egiziano è tesa e insofferente – raccontano una situazione sempre più caotica nell’area, tanto che Israele ha permesso all’esercito egiziano di dispiegare un maggior numero di soldati in una zona che secondo il trattato del 1979 è parzialmente demilitarizzata. Ad agosto, il consiglio superiore delle Forze armate che governa l’Egitto ha deciso di mandare nella zona della cittadina costiera di al Arish, a ridosso della Striscia di Gaza, mille soldati, dopo che una stazione di polizia era stata presa d’assalto da uomini armati, che hanno ingaggiato una battaglia di nove ore con gli agenti, usando lanciarazzi e granate.

In un recente incontro del comitato degli Affari esteri del Parlamento israeliano, il capo di stato maggiore Benny Gantz ha detto che l’Egitto è diventato una fonte di attacchi terroristici per Israele. Gli eventi sul confine hanno avuto effetto sull’instabilità del Cairo e hanno quasi portato a una crisi diplomatica tra i due paesi. In seguito all’attentato di agosto a Eilat, l’esercito israeliano ha colpito e ucciso inavvertitamente cinque ufficiali egiziani dall’altra parte della frontiera. Tre settimane dopo, l’ambasciata israeliana al Cairo è stata presa d’assalto. Alcuni funzionari israeliani sono stati salvati da un’irruzione all’ultimo minuto delle forze speciali egiziane. L’ambasciatore e la squadra diplomatica sono tornati soltanto da poco in Egitto. “Missioni più frequenti e più lunghe” Da febbraio, dalla caduta dell’ex rais egiziano Mubarak “il Sinai è più caotico”, ammette Dana Ben Ezra, comandante di un’unità speciale da combattimento formata da sole donne che dal 2006 fa la guardia al confine. Il nome dell’unità – Nakhshol – in ebraico significa grande onda, onda da marea. Le ragazze che ne fanno parte sono giovanissime, hanno tutte più o meno 20 anni.

Il loro compito è quello di raccogliere intelligence lungo il confine, mimetizzandosi nel deserto, dove passano interi giorni e intere notti a controllare ogni movimento. “Dall’attacco di Eilat – spiega il comandante Ben Ezra, 27 anni, un fascio di muscoli – la mia squadra è più attiva, le missioni sono più frequenti e lunghe”. Le ragazze, che si definiscono “gli occhi del confine”, raccontano una nuova realtà: “Il nostro obiettivo principale è la difesa di Eilat e dei suoi residenti”, dice il sergente Ron Melzer. Con la caduta di Mubarak, dopo l’attacco di Eilat e anche con i risultati delle elezioni al Cairo e la vittoria di Fratelli musulmani e salafiti (un successo che fa temere per la salute del trattato di Pace del 1979) “c’è stato un cambiamento – dice il soldato semplice Hanna Larson, 20 anni, grandi occhi blu – prima di tutto usciamo per prevenire attacchi terroristici, poi per fermare contrabbandieri e immigrati”. Da agosto, la strada statale numero 12, che costeggia il confine e lungo la quale è avvenuto l’attacco, è chiusa al pubblico.

E gli operai impegnati nella costruzione della barriera possono lavorare soltanto in presenza dell’esercito. Il timore del governo israeliano e delle forze di sicurezza è che l’instabilità in Egitto possa portare all’anarchia nel Sinai e che gruppi armati palestinesi a Gaza possano sconfinare in territorio egiziano per rientrare in Israele dal sud. Per i movimenti palestinesi la frontiera tra Israele e Gaza è una via impraticabile, perché il perimetro della Striscia è bloccato da un’altra barriera super tecnologica e sensibile al tatto. “C’è una connessione molto chiara tra Gaza e questo confine – dice il comandante Ben Ezra puntando lo sguardo verso le montagne desertiche di Eilat e la frontiera – Sono Gaza e i suoi terroristi che controllano il Sinai”. La costruzione della barriera avanza veloce. Su 240 chilometri di confine ne sono stati chiusi finora 70, spiegano funzionari del ministero della Difesa israeliano, che rivelano anche il costo del progetto: 1,35 miliardi di sheqel (290 milioni di dollari). Al termine del 2012, la barriera sarà lunga 220 chilometri: al sud, l’area attorno a Eilat, più montagnosa, sarà lasciata aperta, controllata attraverso telecamere e altre tecnologie.

A quel punto, la frontiera con la Giordania rimarrà il solo fianco scoperto di Israele. La barriera è alta circa cinque metri, con un angolo in alto piegato verso il territorio egiziano per scoraggiare tentativi di scalata. Lungo il suo percorso ci sono telecamere e posti di guardia con torrette di 30 metri. Ma a differenza del confine settentrionale con il Libano, della frontiera con la Striscia di Gaza e del controverso muro della Cisgiordania, la barriera di metallo difende una linea di confine molto più lunga: 240 chilometri che, nonostante la nuova costruzione, non possono essere monitorati e pattugliati costantemente.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 20-12-2011 11:50

http://www.informazionecorretta.it/main....p;id=42673

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Perché loro no? E' il loro compleanno


Cari amici,

fra un po' è Natale, bisogna essere buoni, anche perché quel che si celebra è il compleanno del più celebre figlio del popolo palestinese, il signor Aisa, scritto ain, ya, sin, alif maqsura. Non lo conoscete? Male, dovete rimediare; sappiate che in Italia si chiama Gesù, che naturalmente è sbagliato: era certamente palestinese e dovete chiamarlo Aisa: il bambin Aisà, o Aisaà mammasantissima ecc.. Non ci credete? Dite che Gesù era discendente dal Re Davide, e prima di lui da Jehudà, figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, quindi ebreo ebreissimo? Dite che lo dicono proprio i Vangeli e non ci si può sbagliare? Ma che importa, era palestinese lo stesso! Veniva dalla Palestina, no? Ma ai suopi tempi non si chiamava Palestina, dite voi, bensì Terra di Israele o al massimo Giudea... Non formalizzatevi sui nomi, per favore, sono cavilli tipicamente sionisti: insomma, non crederete mica alle menzogne delle scritture ebraiche, sono state corrotte da quegli infedeli, le ha corrette il Santo Corano, che ha chiarito che anche Abramo e Mosè erano buoni musulmani, il sacrificio l'ha subito Ismaele e non Isacco – cose così. Ma allora non c'erano i palestinesi allora, insistete voi...
Ma certo che c'erano, anche prima, da sempre, solo che erano una tribù cananea, si chiamavano Gebusei. Ma, continuate voi, testardi, a parte che non ci sono assolutamente prove di questa pretesa filiazione, cioè è una pura trovata propagandistica (http://en.wikipedia.org/wiki/Jebusite), ci sono due piccoli problemi: il primo è che l'unica testimonianza che abbiamo dei Gebusei viene dalla Bibbia ebraica (il Corano non ne parla, disgraziatamente e non ci sono altre fonti letterarie o archeologiche specifiche) e quindi per credere all'esistenza dei Gebusei dobbiamo fidarci di quel testo sacro dell'ebraismo che attesta il carattere ebraico della "Palestina", e che quindi i palestinesi negano. Insomma, o è vera la Bibbia e c'è stato il regno di Israele, o non è vera e allora non ci sono stati neanche i Gebusei. Il secondo è che i Gebusei non erano affatto arabi, ma appartenevano alle tribù indoeuropee immigrate in medio oriente dal mare (http://elderofziyon.blogspot.com/2011/12...-rofl.html) . Vabbè, mi assegno l'ultima parola, sono io che scrivo e non vi faccio più parlare: basta storie, che Gesù fosse palestinese lo dice il primo ministro palestinese, quello colto, educato in America, Salam Fayyad (http://www.cbsnews.com/8301-501713_162-5...bethlehem/); L'aveva detto anche prima santo Arafat martire e tanto vi deve bastare. E se qualcuno critica quest'idea, come un articolo di Informazione Corretta di ieri (http://www.informazionecorretta.com/main...p;id=42667), be', a me non importa niente. So ben io a chi devo credere.

Comunque tutta questa era una divagazione. Riprendiamo. Dato che è Natale e siamo tutti buoni, dobbiamo fare festa per i compleanni, che in fondo sono natali anche loro. Anzi, per dire la verità, è Natale che è un compleanno. Facciamo festa oggi in particolare per il compleanno di Hamas, che in verità è passato da qualche giorno, il 13 dicembre; ma meglio tardi che mai: il baldo movimento islamico ha compiuto 24 anni, a quell'età si è giovani ma già adulti, fa un sacco di danni così, figuratevi se fosse affetto da demenza senile o incontinenza adolescenziale. Hamas ha celebrato il suo compeanni/natale con un raduno di massa a Gaza e per l'occasione ha fatto un piccolo bilancio della sua esistenza operosa, apprezzabilmente sintetizzato in numeri, come si conviene alle persone pragmatiche e "moderate" (http://elderofziyon.blogspot.com/2011/12...brags.html). Ecco le cifre:

1848 "martiri"
1365 israeliani uccisi
6411 israeliani feriti
1117 attacchi terroristici
87 missioni suicide
11.093 razzi e colpi di mortaio sparati su Israele

Un bel record, cosa dite? Fanno bene a diffondere loro stessi questi dati e a vantarsene. Proprio quel che ci vuole perché un'organizzazione sia un buon partner per la pace. Basta quel po' di ottimismo e soprattutto la straordinaria onestà intellettuale di Muhammad Abbas, il presidente dell'autorità palestinese, per garantire che un gruppo con questi precedenti, vantati fino all'altro giorno, possa volgersi da domani alla "resistenza pacifica" (http://elderofziyon.blogspot.com/2011/12...lence.html) e dunque entrare in un governo accettabile alla comunità internazionale. Del resto, se quelli del suo gruppo, Al Fatah, impegnati in un percorso di pace da una ventina d'anni, continuano a fare attentati da allora, perché Hamas non potrebbe diventare anch'essa pacifica e continuare a sparare razzi e a rapire soldati? L'ha detto anche Abbas che il rapimento di Shalit è stata "una cosa buona" (http://www.memritv.org/clip/en/0/0/0/0/0/0/3163.htm)... l'hanno fatto loro. E non sono quelli di Fatah in questo momento a "dichiarar guerra" alla "normalizzazione" con Israele (http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitic...?id=249842) ?

Perché Hamas no, dunque? Buon Natale, dunque, "pacifica" Hamas, anche da buoni è facile profetizzare che fino a quando qualcuno non riuscirà a fermarti con le cattive maniere (io che sono cattivo me lo auguro ogni giorno), continuerai a combinare danni come prima, pace o non pace, governo o non governo. Ma ascolta me, verrà anche il tuo giorno di pagare i conti.

Ugo Volli

Post scriptum: Ho appena ricevuto da un'amica in Israele il testo del discorso del parroco di Ramallah (il cappellano di Al Fatah?) per Natale (http://www.al-ayyam.com/article.aspx?did...5&date). Ve lo giro, perché come dicono i ragazzi, è troppo divertente:

"In questi giorni il mondo intero si prepara a celebrare la Natività di Cristo che deve essere un messaggio al mondo intero della necessità di applicare i principi e gli insegnamenti spirituali di giustizia, di pace, di libertà e di dignità umana".
"In questa terra, terra araba dove Gesù è nato palestinese e ha vissuto migliaia di anni prima dell'avvento della occupazione israeliana ... non avrà pace senza tornare ai suoi proprietari; e il muro e l'assedio e l'isolamento non potranno cambiare la sua storia e la sua santit
à."
Troppo bello, no comment.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 24-12-2011 22:11

Ora che il Verdame&C hanno ridotto alla fame un continente, L'Europa, con l'idiozia contro il nucleare, RAI3 stà spianando la strada all'integralismo islamico, attacando con la loro unica capacità comunicativa.

Il successo di aver demonizzato il nucleare li rende forti e non gli fà cambiare metodo, attaccano l'ultimo baluardo della civiltà.
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http://www.informazionecorretta.it/

24.12.2011
Rai 3 diffama l'esercito di difesa di Israele
sommergiamola con e-mail di protesta,
RAI 3 ha mandato in onda il 21/12/2011 - programma DOC3-, in orario notturno - un lungo documentario trasmesso in origine dalla TV spagnola sui militari israeliani, in modo particolare sul servizio di leva, che in Israele dura tre anni. Definirlo diffamatorio è fargli un complimento, essendo tutta la sua impostazione tesa a dimostrare - attraverso continue interviste - come Tzahal opprima, umili i palestinesi.

Un video di pura propaganda - non stupisce che sia stata la TV spagnola a produrlo, nè che sia stata RAI 3 a diffonderlo.
Conforta l'ora scelta per trasmetterlo, verso l' 1 di notte e che il sito internet di Rai 3 che lo ospita

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/med...8.html#p=0

abbia avuto alle ore 8 della mattina del 24/12 circa 4000 visitatori. Accanto al video viene anche segnalato che il documentario è andato in onda il 14/07, quindi si è trattato di una ripresa della prima presentazione andata in onda il 14/07/2011


Aggiungiamo che la presentazione del giornalista italiano Alessandro Robecchi, e quanto c'è scritto nella pagina web che lo presenta, sono senza contestualizzazione storica.

I soldati di Israele sono mostrati come un branco di deficienti, semi ubriachi, ignoranti, che non aspettano altro che di disertare.

Invitiamo i nostri lettori a scrivere a RAI3 per protestare,  li invitamo altresì a non pagare il canone di abbonamento RAI, è immorale finanziare con il nostro denaro la propaganda contro Israele.

Per scrivere a Rai3, usare il link sottostante:


http://www.rai3.rai.it/dl/RaiTre/contatti.html

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RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 04-01-2012 13:40

http://www.loccidentale.it/node/112437

Paradosso persiano/ 1
La rivoluzione khomeinista ha avuto un solo effetto: isolare l'Iran


di Andrea Milluzzi e Linda Dorigo 3 Gennaio 2012

Teheran - Come il 1979? L'assalto degli "studenti" iraniani all'ambasciata inglese di Teheran del 29 novembre scorso ha riportato subito alla mente quanto successo all'indomani della rivoluzione khomeinista, quando centinaia di giovani rivoluzionari fecero irruzione nell'ambasciata americana e tennero 63 persone in ostaggio per 444 giorni.

E' facile azzardare un paragone fra oggi e allora, ma le immagini dalla capitale iraniana con decine di uomini intenti a bruciare l'Union Jack sopra il cancello della sede diplomatica britannica non bastano a giustificarlo.
L'Iran prima della rivoluzione islamista era un Paese centrale nello scacchiere geopolitico mondiale, lo Shah Reza Pahlavi vantava rapporti economici e personali con le maggiori potenze occidentali e la società iraniana era aperta all'esterno, grazie al turismo, ai mezzi di comunicazione e ad un passaporto che quasi ovunque non subiva restrizioni.

Adesso la Repubblica Islamica è alle prese con un isolamento internazionale senza precedenti: inserita dal 2008 nella lista degli “Stati canaglia” stilata dall'amministrazione Usa di George W. Bush, sottoposta ad un embargo internazionale per il suo programma di sviluppo nucleare che rende difficilissimo il commercio e le transazioni bancarie e finanziarie, condannata da ogni dove per le posizioni antisemite e negazioniste nei confronti di Israele.

Oggi come allora a pagare il prezzo più alto per la politica del suo Governo e le decisioni internazionali è sempre la popolazione iraniana. Il benessere e lo sviluppo propiziati dallo Shah erano privilegi per una minoranza degli iraniani, soprattutto per la classe medio-alta delle città, mentre nelle campagne permaneva l'analfabetismo e la mancanza di infrastrutture. Il laicismo imposto dalla dinastia Pahlavi, oltre alla corruzione e agli sfarzi di corte, continuamente ostentati in pubblico per accrescere il lustro della "grande Persia", non faceva altro che alimentare l'astio di una società gelosa delle sue radici e distante da un modello di vita troppo occidentale. Indossare il hijab era proibito, ma per molte donne avere la testa coperta da un velo era un segno di appartenenza e di rispetto di antiche tradizioni.

Specialmente negli ultimi anni del suo regno Reza Pahlavi si lanciò in spese folli e populiste (beni di consumo, armamenti militari) che stridevano clamorosamente con una rete di servizi e di infrastrutture assai carente e con una disoccupazione e un'inflazione giunte a livelli non più controllabili.

La paura di perdere il potere aveva indotto lo Shah a rafforzare la polizia segreta, la Savak, che pattugliava giorno e notte le vie delle città con orecchie tese ad ascoltare qualsiasi critica, diretta o meno, al sovrano e ai suoi fedeli. Sempre attraverso la Savak e l'esercito, il regime si premurava di sedare qualsiasi tentativo di ribellione e di perseguitare ed arrestare gli avversari politici, dai sindacati agli intellettuali, dal partito comunista Tudeh agli ulema seguaci dell'ayatollah Khomeini, già costretto in esilio a Najaf, in Iraq prima e a Parigi poi.

La rivoluzione che ne seguì aveva quindi un terreno fertile per coinvolgere attori diversi fra loro, tanto che molti degli osservatori internazionali che avevano salutato con entusiasmo il cambiamento iraniano, all'insegna di una maggiore libertà, non furono capaci di prevedere quello che sarebbe successo subito dopo.

La debolezza e le divisioni di molte componenti della rivoluzione, dai comunisti ai sindacati passando per gli intellettuali e l'esercito, favorirono la presa egemone del potere da parte del clero religioso che in breve tempo riuscì ad organizzare un referendum per il passaggio dalla monarchia alla repubblica islamica, che venne stravinto con il 98% dei voti. Alla trasformazione dell'Iran in un Paese guidato dai dettami dell'Islam si accompagnò l'epurazione dei nemici interni, marchiando con l'epiteto di "infedele" chiunque si opponesse al regime o tradisse, seconda la visione dei mullah e ulema, gli ideali della rivoluzione.

Cancellati i sindacati, i comunisti e buona parte dell'esercito e ridotto al silenzio il mondo intellettuale, il consiglio supremo della rivoluzione, maggior organo costituzionale guidato da Khomeini fino alla sua morte, rimase il padre-padrone dell'Iran.

Credendo che le divisioni interne avessero indebolito l'esercito e il dinamismo politico dell'antico nemico confinate, il raìs iracheno Saddam Hussein attaccò l'Iran il 22 settembre 1980, con la benedizione dell'amministrazione statunitense di Ronald Reagan.

I successivi otto anni di guerra fra i due confinanti non produssero un chiaro vincitore, ma ebbero come sole conseguenze un milione di iraniani morti e circa 700 miliardi di dollari di costi. Sul piano politico il patriottismo diffuso a profusione dal regime consolidò la rivoluzione khomeinista e mise a tacere ogni speranza di cambiamento, gettando gli iraniani da un regime all'altro.

Durante i trenta e più anni che sono intercorsi dalla cacciata dello Shah ad oggi, il regime iraniano ha prima cercato di esportare la rivoluzione sciita nei Paesi confinanti, poi si è ritrovato chiuso nei confini territoriali, osteggiato sia dai potenti vicini dell'Arabia Saudita sia da potenze occidentali quali Usa, Inghilterra e da Israele. Un isolamento accentuato dall'ascesa al Governo dell'attuale presidente Mahmud Ahmadinejad che, con le provocazioni contro Israele e l’ambiguità sulla corsa al nucleare, ha provocato le reazioni dell'Occidente, sempre sfociate in sanzioni economiche e finanziarie.
In realtà il progetto nucleare è una costante della storia dell'Iran, da sempre alla ricerca di un approvvigionamento energetico diverso da petrolio e gas, di cui è rispettivamente terzo e secondo produttore al mondo e la cui esportazione è la principale, se non unica, fonte di ricchezza nazionale. Ma l'Iran è un Paese di 70 milioni di abitanti che quotidianamente fanno uso di vecchie auto e camion che hanno bisogno di benzina. Così, dei 4.031 milioni di barili di petrolio estratti ogni giorno, solo 2.476 finiscono sul mercato, mentre gli altri sono destinati al consumo interno. Togliere questa merce dalle forniture all'estero significa però guadagnare meno, senza considerare che la fornitura di benzina in Iran è razionata.

I governi iraniani che si sono succeduti hanno quindi cercato da sempre una via alternativa per l'approvvigionamento energetico, puntando sul nucleare. Lo Shah firmò con Washington un trattato di cooperazione nucleare al servizio della pace nel 1957 e nel 1970 l'Iran fu tra i firmatari del trattato di non proliferazione nucleare. Lo stesso Shah si rese conto in seguito della necessità di diversificare e arricchire le fonti di approvvigionamento energetico e dal 1974 al 1978 spese 8 miliardi di dollari per la progettazione di una ventina di centrali nucleari che avrebbero dovuto fornire all'Iran un quarto dell'elettricità necessaria nell'arco di 20 anni. Subito dopo la rivoluzione del 1979 il progetto nucleare venne sospeso, ma la sete di energia riprese ben presto.


Gli Ayatollah cercarono partner stranieri per la costruzione delle centrali e consulenze sul caso ma nessuno, tranne Mosca, accolse la richiesta iraniana. La tecnologia russa era però diversa da quelle tedesche e francesi con cui lo Shah aveva iniziato a lavorare. Fu così necessario convertire l'impianto di Busher, la prima delle centrali nucleari costruite sul territorio, tanto che il progetto nucleare si arenò per qualche anno. Fu con la presidenza Khatami prima e, soprattutto con il Governo Ahmadinejad poi, che il nucleare iraniano tornò prepotentemente alla ribalta della cronaca.

Oltre al mero calcolo energetico, l'Iran è interessato a diventare una potenza nucleare anche per ragioni di principio: due ex colonie dell'area, Pakistan ed India, hanno la bomba atomica, così come ce l'ha Israele, nemico giurato.

Per scoraggiare qualsiasi intenzione bellica dei confinanti, o viceversa per incutere loro timore, l'arricchimento del nucleare è un'arma preziosa. Infine gli Ayatollah, come i due Shah prima di loro, non hanno mai abbandonato il sogno di fare dell'odierno Iran un impero regionale che possa ricalcare i fasti dell'antica Persia e spaventare il mondo con la minaccia nucleare fa parte di questo progetto.La condanna della comunità internazionale sul nucleare iraniano riguarda l'atteggiamento circospetto che i governi hanno tenuto sulla vicenda.

Alle richieste di aprire le porte delle centrali e di inviare documentazione all'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) sono giunte da Tehran risposte contraddittorie e a volte addirittura dinieghi. La costruzione di Busher fu tenuta nascosta all'Aiea che, nel 2005, riscontrò violazioni al protocollo internazionale nella centrale di Isfhan e mise i sigilli al sito di Natanz (sigilli poi tolti dai funzionari iraniani, mossa che acuì la paura dell'Occidente).

Nel 2007 Ahmadinejad annunciò che l'Iran sarebbe stato in grado di produrre 1300 centrifughe e l'anno successivo l'esercito iraniano testò un missile a media gittata in grado di raggiungere anche Israele. L'ultimo allarme Aiea viene lanciato l'8 novembre scorso con un rapporto basato su informazioni avute da personaggi chiave del programma nucleare iraniano (probabilmente un tecnico russo incaricato del programma stesso):

"L’Iran si trova in uno stadio avanzato nella costruzione della bomba atomica, smentendo gli scopi esclusivamente civili dell’arricchimento di uranio sostenuti dal regime di Teheran, ed è già in possesso di missili come gli Shahab-3, sui quali può essere montata una testata nucleare, che, con una gittata di 2.000 chilometri, è in grado di colpire Israele.
Il Paese sta inoltre lavorando allo sviluppo delle versioni successive (Shahab 4 e 5), che sarebbero in grado di raggiungere l’Euro
pa”.

In seguito a questo rapporto, Israele ha minacciato di attaccare l'Iran prima che sia troppo tardi, mentre la comunità internazionale ha varato nuove pesanti sanzioni contro esponenti del regime e l'economa iraniana, banche in primis.

Da oltre 30 anni l'Iran è sottoposto a sanzioni e restrizioni da parte della comunità internazionale (quasi sempre approvate con la contrarietà di Russia e Cina, importanti partner commerciali della Repubblica islamica). Però queste limitazioni all'economia e al commercio, unite alla dilagante corruzione del Governo e ad un meccanismo produttivo autoreferenziale, visto che lo Stato deve essere presente almeno al 60% in ogni attività industriale intrapresa, hanno avuto come risultato più immediato di peggiorare nettamente il tenore di vita della popolazione iraniana.

Prima dell'ultima tornata di sanzioni la situazione delle famiglie iraniane era già al limite: nell'estate 2011 il Governo di Ahmadinejad ha portato a 400.000 ryal (poco più di 27 euro) il sussidio statale mensile alle famiglie. Parallelamente però l'inflazione è schizzata a volte del 700%: un chilo di pane, che costava 5000 Ryal, ad agosto era salito a 2.300 (poco più di un euro e mezzo), un litro di latte da 1.000 ryal a 7.000, il biglietto del bus da 100 a 300, per un litro di benzina si spendevano 4.000 ryal.

Anche gli affitti di case e appartamenti sono paragonabili ad una media capitale europea e la sanità è un lusso che si può permettere solo chi ha i soldi necessari a pagarsi un'assicurazione privata. ( continua)


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - sailwiz - 09-01-2012 19:22

Rai3 è spudoratamente un mezzo di propaganda della sua quota di lottizzazione politica della rai.
Io la salto a piedi pari. Tanto trasmette solo disinformazione.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 12-01-2012 12:30

http://www.informazionecorretta.it/main....p;id=42966
La STAMPA - Maurizio Molinari : " Accordo tra intelligence per la guerra
segreta "


La guerra contro il programma nucleare iraniano è in pieno svolgimento e bersaglia computer, impianti e scienziati con un metodo che lascia intendere una possibile cooperazione senza precedenti fra i servizi di intelligence di più nazioni.

Nel giugno 2010 il virus «Stuxnet» infiltra i controlli Siemens delle centrifughe per l’arricchimento dell’uranio di Natanz, a inizio dicembre una potente esplosione investe una base missilistica delle Guardie della Rivoluzione uccidendo oltre quaranta persone, incluso il capo del progetto di sviluppo balistico generale Hassan Tehrani Moqaddam. Due settimane dopo un’altra esplosione a Isfahan danneggia l’impianto di conversione dell’uranio: si tratta di attacchi che colpiscono i tre elementi-chiave del programma nucleare iraniano, ovvero l’arricchimento dell’uranio, la conversione dell’uranio e la realizzazione di missili in grado di trasportare future armi atomiche.

Da qui lo scenario di un piano di sabotaggio ben coordinato, che richiede disponibilità di ingenti risorse finanziarie e tecnologiche, informazioni precise di intelligence, agenti operativi sul territorio e una gestione altamente sofisticata di tali tasselli. Ad esempio, per eliminare il generale Moqaddam bisognava conoscerne gli spostamenti dentro la base militare così come, per infettare i computer con Stuxnet, una persona si è dovuta avvicinare fisicamente e inserire la chiavetta con il virus, visto che gli impianti di Natanz sono privi di collegamenti al web. Complementare ai sabotaggi contro gli impianti è l’eliminazione degli scienziati impegnati nel programma, perché sono loro che possiedono il «know-how»: ne sono già stati uccisi almeno quattro, da Massoud Ali Mohammadi, assassinato il 12 gennaio 2010, a Mostafa Ahmadi Roshan eliminato ieri con una microbomba attaccata con una calamita alla portiera della sua auto da un motociclista in una molto trafficata vi—a di Teheran.

Le autorità iraniane imputano da tempo tali attacchi ai servizi segreti di Israele, Stati Uniti e Gran Bretagna e l’ipotesi di una inedita forma di coordinamento fra 007 di più nazioni è stata avvalorata anche dall’inchiesta svolta dal «New York Times» su Stuxnet, sulle base del fatto che un virus di tale sofisticazione e potenza richiede alle spalle capacità scientifiche che riconducono a Stati Uniti e Israele. D’altra parte pochi giorni fa Meir Dagan, ex capo del Mossad nonché tenace sostenitore delle operazioni segrete, ha risposto con un sorriso di assenso quando gli è stato chiesto se era stato «Dio» a mettere a segno i sabotaggi contro il programma iraniano. E Gary Samore, assistente del presidente Obama contro lo sviluppo delle armi di distruzione di massa, nel maggio scorso si è detto «lieto di sapere che gli iraniani hanno problemi con le centrifughe» a causa di Stuxnet, spingendosi fino ad affermare che «con gli alleati stiamo facendo di tutto per rendergli il lavoro ancor più complicato».

Samore era a fianco di Obama al G20 di Pittsburgh nel settembre 2009 quando, assieme a Gordon Brown e Nicolas Sarkozy, annunciò la scoperta dell’impianto segreto di Fordow, nei pressi di Qom, lasciando chiaramente intendere che gli 007 dei tre alleati erano stati coinvolti nell’operazione.

Fonti diplomatiche del Golfo assicurano che il recente assalto all’ambasciata britannica è nato dalla volontà dei Guardiani della Rivoluzione - che proteggono il programma nucleare - di vendicarsi contro uno dei Paesi presunti mandanti dei sabotaggi. Trattandosi di una guerra segreta, descriverne le caratteristiche è proibitivo ma l’impressione è di trovarsi di fronte a una joint venture fra alta tecnologia e 007 vecchia maniera. È infatti noto che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia dispongono assieme della più sofisticata rete di sorveglianza satellitare ed elettronica del Pianeta mentre la caccia agli scienziati iraniani ricorda da vicino l’operazione «Rabbia di Dio», lanciata dallo Stato ebraico dopo la strage degli atleti israeliani alle Olimpiadidi Monaco del 1972 per eliminare tutti i componenti del commando terroristico palestinese che ne erano stati responsabili. L’uso delle moto per dileguarsi nel traffico e di piccoli esplosivi - sotto il letto di una camera d’hotel o un’auto - per limitare al massimo i danni collaterali sin da allora diventò una firma del Mossad, che ora sembra ricomparire a Teheran.

Il FOGLIO - Giulio Meotti : " The day after "


Giulio Meotti

Roma. L’esercito israeliano si prepara al confronto militare con il regime iraniano. Gerusalemme ha creato un “Comando per le operazioni speciali di profondità” che deve agire nel “terzo cerchio”, espressione che si riferisce al Golfo e al Corno d’Africa. Secondo i media israeliani, sono le teste di cuoio speciali che devono entrare in azione all’interno dell’Iran. Sono un centinaio di militari scelti e guidati dal generale Shai Avital, che ha già servito nell’unità speciale Sayeret in cui a Entebbe ha perso la vita il fratello dell’attuale premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Intanto la leadership di Gerusalemme si prepara al “day after”, cioè al momento in cui la Repubblica islamica dell’Iran avrà testato la bomba atomica. L’Institute for national security studies, il più autorevole centro studi di intelligence nello stato ebraico, ha reso noti i possibili scenari che potrebbero realizzarsi qualora Teheran conducesse un test nucleare. La data fissata per il punto di non ritorno è “gennaio 2013”. Ron Ben-Yishai, il maggiore commentarore militare israeliano, su Yedioth Ahronoth ha scritto: “Nonostante i progressi scientifici, l’Iran non ha ancora deciso di sviluppare armi atomiche. La ragione è la sua sopravvivenza politica sotto le sanzioni e la paura di un attacco militare. L’occidente ha un anno circa per adottare misure dure, compreso lo strike. La decisione verrà presa nel marzo 2012”. Il rapporto israeliano dell’Institute for national security studies parla di un “cambio di potere in medio oriente”. Gli Stati Uniti, recita il testo, cercheranno di dissuadere lo stato ebraico da una risposta militare dopo il test iraniano. La Russia potrebbe cercare di stabilire un patto con gli Stati Uniti per evitare la proliferazione nucleare nella regione. E’ data per certa la corsa dell’Arabia Saudita, arcinemica degli iraniani, alla produzione di tecnologia atomica a fini militari. Secondo il rapporto dell’Institute for national security studies, Teheran, forte dell’atomica, vorrà ridisegnare i propri confini con l’Iraq e adotterà provvedimenti per indebolire la deterrenza militare americana nel Golfo persico. “La simulazione dimostra che l’Iran non cercherà di usare le bombe nucleari, ma di sfruttarle per raggiungere un accordo con le potenze regionali e migliorare la propria posizione”, recita il rapporto spedito dagli strateghi israeliani all’ufficio del primo ministro, Benjamin Netanyahu. “La simulazione mostra che l’opzione militare israeliana, o la minaccia di usarla, è anch’essa rilevante dopo un test atomico iraniano”. Secondo il rapporto, “l’Iran pensa che le sanzioni si rafforzeranno, ma che sarà comunque in grado di sopravvivere”. Washington potrebbe chiedere a Israele di “entrare nella Nato”, l’Alleanza atlantica, in modo da garantire allo stato ebraico un ombrello di difesa in caso di conflitto regionale. Un mese fa era uscito un rapporto molto simile sull’Iran firmato American Enterprise Institute. Un super dossier a cui gli strateghi, i deputati al Congresso e i militari di orientamento repubblicano hanno lavorato per sei mesi per conto del principale pensatoio conservatore diWashington. Anche questo report aveva spiegato che “il prossimo presidente americano nel gennaio 2013 avrà di fronte un Iran nuclearizzato” e che si deve riconoscere la possibilità di un insuccesso “nell’eliminazione del programma nucleare iraniano con una campagna rapida di strike”. Attualmente, spiegano sette analisti su Foreign Affairs, ci sono “tre scuole di pensiero nell’establishment militare israeliano su cosa accadrà il giorno dopo in cui l’Iran avrà la bomba atomica”: la prima, ancora maggioritaria, ritiene che il regime iraniano sarà “pragmatico” e che costituirà una minaccia geostrategica per Israele e l’America; la seconda, dei falchi, considera l’Iran “irrazionale” e quindi una minaccia diretta allo stato ebraico; la terza, più piccola, vi vede l’occasione per una mutua riconciliazione. Nelle settimane scorse gli esperti hanno tirato fuori le cifre del possibile conflitto. Uri Milstein, uno dei più celebri analisti di Gerusalemme, ha stimato fra 50 e 100 mila il numero delle vittime israeliane in caso di guerra con Teheran. Il maggiore giornale israeliano, Yedioth Ahronoth, ha rispolverato il più credibile scenario nucleare del Center for Strategic and International Studies. La guerra durerebbe almeno tre settimane. Gli iraniani potrebbero avere tra i sedici e i ventotto milioni di morti. Molto “meno” gli israeliani: tra i 200 e gli 800 mila caduti. Alla fine, lo stato ebraico dovrebbe sopravvivere.

CORRIERE della SERA - Guido Olimpio : " Le trappole 'appiccicose' e la pista del Mossad "


Guido Olimpio

Le bombe adesive sono diventate la firma degli attentatori di Teheran. Già nel novembre 2010 un ordigno simile fu impiegato per uccidere un altro scienziato iraniano. Le «appiccicose» (nel gergo degli artificieri) fanno parte del teatro regionale. In Iraq ne hanno usate a centinaia gruppi qaedisti e sciiti per eliminare funzionari o ufficiali. A Bagdad sostengono che sarebbero state «importate dall'estero». Semplice la «ricetta»: plastico, telefonino per innescare la carica, talvolta chiodi e biglie per ferire. Spesso ordigni molto piccoli, altre volte voluminosi, capaci di sventrare un autobus. Maneggevoli quel che basta per attaccarli sotto un veicolo o su una portiera. In passato hanno fatto parte dell'arsenale dei fedayn palestinesi durante la guerra civile a Beirut, dei separatisti nordirlandesi e anche della mafia israeliana. Uno dei boss è stato «liquidato» a Tel Aviv, nel 2008, in circostanze che ricordano quelle di Teheran. Per criminali o 007 sono gli strumenti ideali per far sparire un nemico. Quanto alle responsabilità appare intrigante la pista indicata da Parigi. Ieri Le Figaro — citando fonti dei servizi francesi — ha scritto di rapporti tra Mossad e ambienti curdi iracheni, vicini a Massud Barzani. Una collaborazione che conosce una nuova stagione in chiave anti mullah. Uno scenario che prevede l'uso di infiltrati curdi in Iran per compiere azioni di sabotaggio. Magari insieme a elementi dell'opposizione. Un network in grado di superare le misure di sicurezza del regime, compresa l'unità speciale dei pasdaran che deve proteggere gli uomini coinvolti nella ricerca atomica. Potrebbe essere questo patto segreto, forgiato dagli israeliani con gli amici curdi, a rallentare gli sforzi di Teheran. A meno che le voci non siano un diversivo per confondere i servizi e costringerli a inseguire falsi colpevoli. Nella guerra «segreta» in corso contro l'Iran c'è anche questo.

La STAMPA - Michael Klare : " Il prossimo conflitto scoppierà lungo le rotte di gas e petrolio "
Confessiamo la nostra ignoranza, non abbiamo mai sentito prima il nome di Michael Klare, riteniamo,quindi, che anche i lettori della STAMPA possano non conoscerlo. Perchè la STAMPA non ha scritto due righe sull'illustre sconosciuto in modo da informare i lettori ?


Michael Klare

Benvenuti nel pericoloso mondo dove un singolo incidente in una delle strozzature delle arterie energetiche globali potrebbe mettere a fuoco un’intera regione, far schizzare in alto il prezzo del petrolio e mettere in pericolo l’economia mondiale. Con la domanda di energia in crescita e le fonti di approvvigionamento in calo, stiamo di fatto entrando in una nuova era, l’«Era geo-energetica». E le dispute sulle risorse vitali domineranno gli affari internazionali nel prossimo futuro. Conflitti ed energia saranno ancor più legati fra di loro, dando sempre maggiore importanza ad alcuni punti geografici chiave.

Primo fra tutti lo Stretto di Hormuz, che già sta scuotendo il mercato dell’energia. Collega il Golfo Persico con l’Oceano Indiano e anche se non ha l’imponenza della rocca di Gibilterra o del Golden Gate, è probabilmente il passaggio più strategico del Pianeta. Ogni giorno passano attraverso lo Stretto di Hormuz 17 milioni di barili di petrolio, il 20 per cento del greggio consumato nel mondo. Così, appena un alto esponente del governo iraniano ha minacciato di bloccare lo Stretto come risposta a un’eventuale nuova tornata di sanzioni economiche da parte di Washington, il prezzo del petrolio è salito. Mentre le forze armate Usa hanno subito proclamato che avrebbero mantenuto lo Stretto aperto, le preoccupazioni degli analisti su una possibile crisi di lunga durata fra Teheran, Washington e Tel Aviv hanno gettato altre ombre sull’economia mondiale, già in rallentamento.

Lo Stretto di Hormuz, però, è solo uno dei molti punti caldi dove energia, politica e geografia sono intrecciati in un mix pericoloso. Vanno tenuti d’occhio soprattutto i mari cinesi, il Mar Caspio e l’Artico, ricco di idrocarburi e sempre meno coperto di ghiacci. In tutte queste regioni diverse nazioni si stanno disputando il controllo della produzione e del trasporto di energia e litigano su confini e diritti di passaggio. Le regioni chiave per la produzione, come il Golfo Persico, rimangono decisive, ma oro lo sono anche le strozzature come lo Stretto di Hormuz e quello della Malacca e le linee marittime di comunicazione, Slocs nell’acronimo inglese.

Lo si può già vedere nell’ultimo rapporto del Dipartimento della Difesa americano, presentato al Pentagono il 5 gennaio dal presidente Barack Obama e dal capo del Pentagono Leon Panetta. Mentre si immagina un corpo dei Marines più snello, il rapporto sottolinea con enfasi l’importanza delle capacità marittime e aeronautiche, specialmente quelle disposte a protezione delle reti mondiali per il commercio energetico. Nella nuova «Era geo-energetica» il controllo delle fonti di energia e il loro trasporto ai mercati sarà al centro delle crisi globali. Tre punti caldi sono da tener d’occhio in modo particolare: il già citato stretto di Hormuz, il Mar cinese meridionale, il Mar Caspio.

Lo Stretto di Hormuz è una stretta striscia d’acqua che separa l’Iran dall’Oman e dagli Emirati arabi uniti. È la sola via marittima fra il Golfo persico con i suoi giacimenti di petrolio e gas e il resto delmondo. Una notevolissima percentuale del greggio prodotto da Iran, Iraq, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati viene trasportato attraverso questo passaggio su base giornaliera. Per il dipartimento dell’Energia americano «è la strozzatura più importante per il petrolio a livello mondiale». Alcuni analisti hanno stimato che un blocco prolungato porterebbe a un aumento del 50% del prezzo del greggio e all’innesco di una recessione globale. È del tutto plausibile che gli iraniani mettano Washington alla prova. Ma può davvero l’Iran bloccare lo Stretto? Molti analisti ritengono che le dichiarazioni del ministro degli Esteri Mohammad al Ramihi e dei suoi colleghi siano un bluff teso a scuotere i leader occidentali, far crescere il prezzo del petrolio e strappare future concessioni se dovessero ripartire i negoziati sul programma nucleare. Ma le condizioni economiche in Iran stanno cominciando a diventare disperate, ed è sempre possibile che un leader estremista e disperato senta l’urgenza di qualche azione drammatica, anche a costo di una tremenda risposta Usa.

Il Mar Cinese meridionale è invece un parte semichiusa dell’Oceano Pacifico occidentale, delimitato a nord dalla Cina, dal Vietnam a Ovest, a Est dalle Filippine e a Sud dal Borneo. Il mare però comprende anche due grandi arcipelaghi praticamente disabitati, le isole Paracel e le Spratly. A lungo importante per la pesca, il Mar cinese meridionale incorpora anche un’importante via di comunicazione marittima fra Asia orientale, Medio Oriente, Europa e Africa. E più recentemente ha acquisito ulteriore importanza per la scoperta di giacimenti di petrolio e gas, con grandi riserve attorno alle Paracel e alle Spratly. Alcune delle isole nella zona ricca di idrocarburi sono rivendicate dalle nazioni confinanti, compresa la Cina, che ha mostrato la disponibilità di usare la forza militare per imporre il suo dominio nella regione. Inevitabili gli attriti con i vicini, alcuni alleati degli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi ha avvertito Washington a non interferire. Qualsiasi mossa «farebbe solo peggiorare la situazione e renderebbe più difficile una soluzione». È scoppiata una guerra di parole fra Usa e Cina. Durante una visita a Pechino, nel luglio 2011, il capo degli Stati maggiori congiunti, l’ammiraglio Mike Mullen ha espresso le sue preoccupazioni: «Il timore, fra i molti che ho, è che un incidente possa portare a conseguenze che nessuno aveva calcolato». Gli Stati Uniti hanno poi condotto massicce esercitazioni nel Mar cinese meridionale assieme a Vietnam e Filippine. La Cina ha risposto con sue manovre navali. Come nello Stretto di Hormuz, un incidente potrebbe portare a un confronto su larga scala.

Il Mar Caspio è uno specchio d’acqua interno delimitato da Russia, Iran e tre ex repubbliche sovietiche: Azerbaigian, Kazakhstan e Turkmenistan. Gli altri ex pezzi dell’Urss nella regione, Armenia, Georgia, Kirghizistan, lottano per scrollarsi di dosso la tutela di Mosca. Anche se non avesse immensi giacimenti di idrocarburi, il Mar Caspio sarebbe lo stesso l’epicentro di potenziali conflitti. Non è la prima volta che il Caspio è conteso in una lotta tra grandi potenze. Nel 1942 Hitler cercò disperatamente di impossessarsi dei pozzi di petrolio di Baku. Il fallimento fu l’inizio della sua disfatta. Ora, nuove scoperte di giacimenti, offshore questa volta, lo hanno riportato al centro degli appetiti.

Secondo il gigante petrolifero Bp, l’area del Caspio possiede riserve per 48 miliardi barili di greggio e 12 mila miliardi di metri cubi di gas. Più che le riserve di gas delle Americhe e quelle di petrolio dell’Asia. La Russia punta a diventare il distributore monopolista di queste ricchezze, attraverso la modernizzazione dei gasdotti sovietici e la costruzione di nuovi. L’Occidente ha lanciato un grandioso progetto, il Nabucco, per bypassarla attraverso Georgia e Turchia. La Cina ha firmato accordi con il Turkmenistan. Ma tutti questi gasdotti passano in aree segnate da conflitti etnici, secessioni territoriali, come quella dell’Ossezia del Sud, ribellioni islamiche come in Cecenia.

Il risultato è che le grandi potenze hanno legato i progetti di nuovi gasdotti a promesse di assistenza militare ai Paesi interessati. La guerra lampo tra Georgia e Russia del 2008 potrebbe essere una avvisaglia della potenzialità deflagrante delle rivalità attorno al Mar Caspio.

La STAMPA - Vittorio Emanuele Parsi : " L'irreversibile scelta atomica "


Vittorio Emanuele Parsi

E' credibile un analista che scrive di 'governo di Tel Aviv'?
Tel Aviv non è la capitale israeliana e non è nemmeno la sede del suo governo, perciò l'espressione 'governo di Tel Aviv' è scorretta.
Parsi potrebbe informarsi con più accuratezza su ciò che scrive ?
chiediamo ai nostri lettori di farlo presente al direttore della STAMPA Mario Calabresi: direttore@lastampa.it
Ecco il pezzo:

Mustafà Ahmaddi Roshan è il quarto scienziato legato al programma nucleare iraniano che perde la vita a seguito di un attentato negli ultimi sei mesi. Si tratta di un segnale inequivocabile e inquietante della drammatica escalation della crisi che contrappone Teheran a una serie pressoché infinita di avversari. Le autorità iraniane hanno immediatamente accusato i servizi segreti dell’«entità sionista». Ipotesi plausibile, benché prontamente smentita dal governo di Tel Aviv, ma tutt’altro esaustiva, giacché sia i sauditi sia gli americani potrebbero ben aver organizzato, preso parte o supportato l’assassinio del professore. Proprio l’ampio ventaglio delle ipotesi plausibili circa la (o le) paternità dell’attentato testimonia dell’isolamento iraniano e della completa irrealizzabilità della sua aspirazione a essere riconosciuto come una «legittima» potenza regionale. Il presidente Ahmadinejad - che di un tale isolamento è tra i principali artefici - ha un bel darsi da fare a esibire amicizie nel Caribe e sulle Ande. La realtà è che, al momento, nessuno di quelli che contano (Cina, Russia) appare intenzionato a muovere un dito per sostenere l’Iran nel caso di un’azione militare diretta a distruggere gli impianti di arricchimento dell’uranio (ormai prossimo a una percentuale del 20%, ben al di là di quanto seriamente giustificabile con fini esclusivamente civili) proprio mentre una simile prospettiva si fa sempre meno irrealistica.

Le manovre navali iraniane nello allo Stretto di Hormuz, unite al lancio di missili a media e lunga gittata, e l’immediata replica americana, con l’invio di una portaerei della classe Nimitz a incrociare nelle stesso ristretto specchio d’acqua, indicano che nessuno degli attori principali di questo dramma appare intenzionato a fare un passo indietro. Lo spettacolo dello sciame di «Mas» e di microsommergibili iraniani è di quelli da far venire i capelli dritti in testa al comandante della John C. Stennis, ma il suo arrivo in prossimità delle acque territoriali iraniane rende letalmente vulnerabile l’intera rete dei siti nucleari iraniani e materializza lo spettro di un’azione militare volta alla loro distruzione (degli Stati Uniti da soli, di Israele e Usa congiuntamente, o in diverse combinazioni ipotizzabili). Con tutta evidenza si tratterebbe di un’iniziativa capace di infiammare un’area che è già più che surriscaldata. Ma è significativo che proprio a Washington crescano le voci che ritengono un attacco militare «il male minore», se paragonato all’alternativa di doversi confrontare con un Iran divenuto potenza nucleare. In tal senso, l’articolo comparso sull’ultimo numero di «Foreign Affairs» a firma di Matthew Kroenig è particolarmente esplicito nel porre la scelta tra «un conflitto convenzionale e un possibile conflitto nucleare». Paradossalmente, dovrebbe essere proprio Barack Obama a dare il via libera alla più classica delle «guerre preventive» tanto care alla dottrina neocon di George W. Bush, colpendo un avversario prima che diventi così forte da rendere l’azione troppo costosa e forse impossibile.

Certo, l’Iran potrebbe facilmente sottrarsi dalla scomoda posizione di oggetto di un simile drammatico dilemma, facendo un passo indietro, o mostrandosi disposto a trattare innanzitutto con gli occidentali e i vicini arabi, considerando nei fatti il nucleare un oggetto di scambio, sacrificabile in nome di altri più rilevanti obiettivi. Per lungo tempo una parte considerevole degli analisti e degli addetti ai lavori ha privilegiato una simile ipotesi, che ha perso però progressivamente credibilità, di pari passo con la crescente radicalizzazione del quadro politico interno iraniano e con l’aumentata consapevolezza che, alla fine, la possibilità di acquisire lo status di potenza nucleare è il solo «successo irreversibile» in politica estera oggi alla portata della Repubblica Islamica. Gli oltre 30 anni trascorsi dalla caduta dello scià hanno infatti dimostrato la straordinaria resilienza del regime di fronte agli attacchi esterni (si pensi alla lunghissima guerra difensiva contro l’Iraq di Saddam), ma anche la caducità degli altri risultati conseguiti. Il passare del tempo sta dimostrando che le guerre che l’America ha intrapreso in Iraq e Afghanistan non hanno privilegiato innanzitutto l’Iran (come molti sostenevano), ma semmai il Pakistan e soprattutto l’Arabia Saudita. La quale si presenta oggi anche come la gran beneficiaria della «fase due» delle rivoluzioni arabe, proprio mentre la sola effettiva alleanza intessuta da Teheran nella regione sta svanendo o diventando inutilizzabile a causa della crisi probabilmente definitiva del regime di Assad.

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RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 22-01-2012 12:15

Islam di casa in Europa Nelle chiese senza fedeli ora si fanno le moschee

http://www.ilgiornale.it/esteri/islam_se...comments=1

di Fiamma Nirenstein - 22 gennaio 2012, 08:00

La libertà religiosa è cosa sacrosanta, nei secoli segna il diritto alla diversità fra uomo e uomo. Ma guai se si trasforma, come spesso capita ormai nella nostra società dei diritti, in un gioco a dama, in cui con la propria pedina si mangia l’altro colore fino ad obliterarlo.

Chi è familiare con la storia dell’Islam sa che pregare e costruirsi un luogo di culto al posto di quello ebraico o cristiano è una norma di conquista. Da Hagia Sophia, la Santa Sofia divenuta l’immensa moschea di Costantinopoli quando cadde nel 1453, fino al Monte del Tempio ebraico a Gerusalemme dove fu costruita la Moschea di Al Aqsa, nelle sinagoghe mediorientali in Siria, in Algeria, fino ai templi indiani o ai Bahai in Iran, una volta che l’Islam costruisce una moschea, quella, secondo le scritture è per sempre la casa del popolo musulmano. Tanto che, per converso, Omar non volle pregare al Santo Sepolcro perché aveva promesso di non occuparlo.
Oggi l’immigrazione musulmana in Europa aumenta mentre le Chiese chiudono i battenti: ce ne dà le cifre, impressionanti, Soeren Kern, senior fellow del Gruppo di Studi Strategici per le Relazioni Transatlantiche basato a Madrid. La proliferazione di moschee in luoghi di culto cristiani abbandonati, secondo Kern, riflette il declino del Cristianesimo e la veloce crescita dell’Islam in Europa, fino al rimpiazzo. La nazione in cui si stanno proprio in questi giorni svolgendo gli ultimi episodi di questo romanzo è la Germania, a Duisburg dove la Chiesa cattolica ha annunciato un piano di chiusura di sei chiese. A Duisburg ci sono 500mila abitanti di cui 100mila musulmani, soprattutto turchi. Il giornale Der Western descrive una situazione drammatica nei distretti di Hamborn e Marxloh: qui l’unica chiesa che sopravvive è quella di San Pietro e Paolo e dovrebbe essere chiusa alla fine del 2012. A Marxloh c’è anche una moschea, la Merkez, dove si possono raccogliere 1200 persone. Per iniziativa del suo presidente Mohammed Al, le chiese verranno trasformate in moschee, ha detto. La popolazione musulmana è aumentata da 50mila persone nei primi anni Ottanta a 4 milioni, ci sono circa 200 moschee, più 128 in costruzione e 2600 sale di preghiera. Invece, 400 chiese cattoliche e 100 protestanti sono state chiuse.

In Francia, il numero delle moschee è raddoppiato negli ultimi dieci anni raggiungendo le 2000 e Dalil Boubakeur, rettore della Grande Moschea di Parigi, vuole arrivare a 4000. Invece la Chiesa cattolica ha costruito 20 chiese in dieci anni e ne ha chiuse più di 60. Per forza: anche se in Francia ci sono 41,6 milioni di cattolici, solo 1,9 milioni si dichiarano praticanti, mentre su 4,5 milioni di musulmani dei 6 di nordafricani o subsahariani presenti sul territorio, ben 2,5 vanno alla moschea regolarmente.

In Inghilterra, la situazione è ancora più seria: se 930mila musulmani vanno alla moschea, altrettanto fanno 913mila anglicani, ma siamo a casa della Regina. Diecimila chiese sono state chiuse dal 1960, fra cui 8000 chiese metodiste e 1700 anglicane. Nel 2020 si prevede la chiusura di altre 4000, mentre dall’altra parte ci sono 1700 moschee molte della quali in ex chiese, 2000 sale di preghiera e innumerevoli garage o magazzini trasformati in moschea. Nel dicembre 2011 il primo ministro David Cameron ha esclamato «Siamo una nazione cristiana e non dobbiamo avere paura di dirlo», ma sa benissimo che coloro che si chiamano cristiani in Inghilterra sono diminuiti del 10 per cento negli ultimi dieci anni.

Intanto il clerico egiziano Ali Abu Al Hasan dalla tv Al Helma, il 6 gennaio ha fatto uno dei tanti annunci che galvanizzano e infiammano: «Con l’emigrazione musulmana e il rifiuto europeo di sposarsi e fare bambini, cento di loro fra dieci anni diventeranno ottanta, e gli ottanta sessanta.. e i quaranta saranno dieci, e poi, non resterà nessuno.

L’Europa diventerà un solo Stato islamico». Esagerato? Lo ha detto lui.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 30-01-2012 11:20

Tornano al Giglio per ridare le coperte a chi li ha soccorsi
di Cristiano Gatti - 30 gennaio 2012, 09:00

http://www.ilgiornale.it/interni/tornano...comments=1


Chissà se sul prossimo numero di Der Spiegel si leggerà anche di questi due italiani. Eventualmente, sarà curioso scoprire come li spiegheranno: un’anomalia genetica, uno scherzo della natura?

In attesa dell’uscita, l’Italia semplicemente registra. Va bene, c’è Schettino (ma ci sono anche i suoi ufficiali che non sono fuggiti e hanno salvato vite, sarebbe il caso di non dimenticarlo). Si dà poi il caso che sulla stessa nave, nella stessa storia, compaiano improvvisamente, senza clamori, senza codazzi di telecamere, anche due anonimi coniugi di Terni, Fabio Molinari e Cristina Meduri, cinquant’anni lui e quarantacinque lei.

Come giochi il destino nelle loro vite appare quanto meno curioso e singolare. Sposati ad agosto, riescono a fare il viaggio di nozze soltanto in gennaio. Amano la crociera, scelgono una crociera. Partenza il 13 gennaio da Civitavecchia. Nave Concordia, signora della flotta Costa. Nel giro di poche ore, entrano nel film che tutti conosciamo: la sera stessa, un comandante improvvido fa l’inchino più bullo nella storia della navigazione e addio viaggio di nozze. La crociera si conclude sull’Isola del Giglio, tra incubo e terrore, riscaldata soltanto dalla compassione degli isolani, che offrono coperte, viveri, umanità.

Dei coniugi Molinari da Terni, due tra i tantissimi naufraghi fortunatamente illesi, nessuno sa più niente fino a una domenica mattina di due settimane dopo. Questa volta sbarcano sull’Isola in modo molto più sicuro e ortodosso, dal traghetto delle 10,30. Badando bene di evitare il contagio giornalistico, portano a termine la loro commovente missione, come un pellegrinaggio di ringraziamento.

Cercano subito i vigili urbani, riconsegnano le coperte lavate e stirate che quella sera avevano ricevuto, sentitamente ringraziano. Alle 13 saranno già di nuovo sul traghetto del ritorno. Prima, però, la voce inevitabilmente si sparge e il loro gesto fa copertina: magari non di Der Spiegel, diciamo semplicemente del nostro svilito orgoglio civile.
«Ci sembrava giusto ringraziare queste persone, riportare le loro cose»: così, senza caricare di pistolotti retorici, gli sposini tardoni spiegano la loro gita domenicale.

È chiaro che qualcosa da dire venga spontaneo a tutti noi, loro connazionali. Dopo quello stramaledetto inchino finito sugli scogli, siamo usciti tumefatti dai reportage e dai saggi sociologici di mezzo mondo.

Noi stessi, sinceramente, siamo consci di vivere in un luogo dove circolano comandanti dandy e cascamorti, dove oltretutto risulta impensabile che qualcuno restituisca qualcosa: qui ci sono moltitudini di patrioti che non restituiscono nemmeno quanto hanno sottratto con la loro manolesta, figuriamoci chi ha ricevuto in dono, senza alcuna aspettativa di restituzione.

Eppure proprio qui, ancora qui, sull’Isola del Giglio, dove l’acciaio spaccato di una nave è diventato uno spaccato d’Italia più letto e ascoltato della Divina Commedia, in questo affresco allegorico di un intero popolo, improvvisamente compaiono due oscuri signori di Terni, semplicemente per restituire le coperte, semplicemente per dire grazie.

Ma l’Italia allora cos’è? Schettino o loro due? Non da oggi, non da quel venerdì sera, l’Italia è tutto.

Bisogna essere rigidi e quadrati come tedeschi per non capirlo. O ci sono pure tedeschi elastici e flessibili?


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 11-02-2012 15:18

Sul FOGLIO di oggi, 11/02/2012, a pag.1/4, la 4a parte dell'inchiesta di Giulio Meotti sulle relazioni Israele-Iran. Giulio Meotti continua la ricostruzione storica intervistando il giornalista israeliano Ronen Bergman.


Ronen Bergman

C’era un tempo in cui Ezer Weizman, il fondatore dell’aviazione. israeliana, stringeva accordi economici con il ministro per gli Armamenti dell’Iran, Hassan Toufanian. C’era un tempo in cui Yaakov Shapiro, l’ufficiale israeliano che curava i rapporti con gli iraniani, veniva ricevuto a Teheran “come un re”. C’era un tempo in cui la sola ambasciata con la stella di David in tutto il medio oriente era quella a Teheran. C’era un tempo in cui si vedeva un viavai di tecnici israeliani nel centro nucleare di Isfahan. Tutto ebbe fine il primo di febbraio del 1979, 12 Bahman 1357, alle ore nove e 7 minuti, quando un Jumbo dell’Air France comparve nel cielo azzurro- ceramica di Teheran, sorvolando i Monti Alborz. Su quell’aereo, noleggiato a credito, c’era Khomeini, il “profeta disarmato”. Ritornava in patria dopo quindici anni di esilio impostogli dallo scià Pahlavi, il “re dei re”. Milioni di persone avevano inondato le strade. Piangevano: “Allahu akbar”, Allah è grande, e “Marg bar scià”, morte allo scià. Uri Lubrani, ultimo ambasciatore israeliano in Iran, aveva mandato un cablo a Washington e Gerusalemme: “Lo scià sarà anche un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana”. Il presidente americano Jimmy Carter l’aveva ignorato. “Manderò davanti al tribunale del popolo tutti i corrotti sulla terra”, proclamò Khomeini. “Spezzerò i denti, taglierò le mani dei servi dell’imperialismo”. A ogni frase dell’imam, un milione e mezzo di persone gli faceva eco: “Sa’i ast”, ovvero “è giusto” e “così sia”. Per Israele, fu l’inizio della fine. Fu anche l’inizio del countdown atomico. “Quella fra Israele e Iran è la più lunga guerra nella storia del medio oriente”, dice a colloquio con il Foglio Ronen Bergman, il più noto giornalista investigativo israeliano. “Nel 2006 l’Iran, attraverso Hezbollah, ha sconfitto lo stato ebraico. E’ dal 1979 che i due paesi si stanno facendo una guerra sotterranea. Non è possibile fare profezie, ma per la prima volta da quando si parla di Iran, ovvero da metà degli anni Novanta, ho la certezza che Israele stia pianificando un attacco preventivo”. Bergman scrive per Yedioth Ahronoth, il maggiore quotidiano ebraico, e recentemente sul New York Times ha firmato un lungo articolo in cui ha spiegato che Israele attaccherà l’Iran nel 2012. Il saggio ha fatto il giro del mondo, perché Bergman è il giornalista più insider d’Israele. Bergman, che attualmente sta lavorando a un libro sul Mossad, è l’autore di “The secret War with Iran”, libro-inchiesta su trent’anni di conflitto fra Teheran e Gerusalemme. “E’ una guerra titanica fra una rivoluzione islamica aggressiva e una società compiacente e soddisfatta di sé che vuole gettarsi alle spalle le paure esistenziali. Questi anni hanno dimostrato che l’Iran e Hezbollah sono avversari più tenaci, determinati e sofisticati di quelli che Israele e Stati Uniti hanno incontrato finora in medio oriente”. Con lo stato ebraico la monarchia di Reza Pahlavi intratteneva rapporti di collaborazione in campo agricolo, industriale, energetico e militare. La prova più eclatante di questo legame è una stella di David gigante scoperta nel dicembre 2010 sul tetto della Iran Air, accanto all’aeroporto internazionale di Teheran. L’edificio era stato costruito da ingegneri israeliani prima della Rivoluzione. Nella biografia di Khomeini “The Spirit of Allah”, il giornalista iraniano Amir Taheri racconta di una audiocassetta in cui l’imam denuncia una cospirazione fra la monarchia, “la Croce e gli ebrei”. Nei sermoni di Khomeini lo scià è chiamato “spia ebrea”. La rivoluzione provocò un terremoto in Iran nel campo della difesa, dei burocrati, dei servizi, dei militari legati allo scià. La prima cosa che fece Khomeini fu tagliare i rapporti con Israele, definito “cancro”. Ma alcune fabbriche israeliane avrebbero continuato a ricevere i pagamenti ogni anno (a causa del caos amministrativo a Teheran) per lavori che non erano mai stati terminati. Gli iraniani chiesero di riavere indietro il denaro per la cifra tonda di cinque miliardi di dollari. Racconta Bergman che nelle moschee i preti islamici distribuirono manifesti contro “il sionismo internazionale”, che avvennero piccoli pogrom e che “I Protocolli dei savi anziani di Sion” con prefazione di Joseph Goebbels vennero tradotti in farsi, la lingua iraniana. Il Mossad lanciò l’operazione “Shulchan Arukh” per portare via quarantamila ebrei. La predicazione antiebraica di Khomeini raggiunge il Libano, dove vive una folta comunità sciita. Hezbollah, detta “gli oppressi della terra”, spedì il primo kamikaze islamico contro i marine americani. Decine le vittime. Racconta Bergman che nel villaggio di Dir Qanoun al Nahr emissari iraniani presero parte al funerale dell’autista della Peugeot imbottita di dinamite. Il Mossad intercettò una lettera alla famiglia del kamikaze spedita da Teheran: portava la firma di Khomeini. Il 4 novembre 1983 un camion esplosivo uccide ventotto israeliani dell’intelligence militare. Si scoprirà che l’operazione era stata ordita da un quadro di Hezbollah noto come “lo Sciacallo sciita”, Imad Mughniyeh, ucciso a Damasco al numero 17 di via Nisan, in una operazione israeliana di due anni fa. Hezbollah nel 2006 diventerà l’unica organizzazione che abbia davvero “sconfitto” Israele a forza di rapimenti, bombardamenti, smembramenti di corpi e ricatti. Israele ha lasciato il Libano nel 2000. In una notte, ridenti e piangenti, i soldati israeliani abbandonarono la “striscia di sicurezza”. Effi Eitam, comandante del battaglione libanese, disse all’allora primo ministro Ehud Barak quando ricevette l’ordine di sgombrare: “Non credere di portare i soldati via dal Libano, stai portando il Libano in Israele”. Stava portando l’Iran in casa. Da allora tutta la Galilea ebraica, dove viverci o è una necessità di poveri oppure è una scelta ideale e di vita, è stata bombardata a tappeto da Hezbollah. Secondo Bergman il countdown è impossibile da comprendere senza il caso di Ron Arad, il giovane pilota israeliano che precipitò nel 1986 presso il porto libanese di Tiro e che fu acquistato letteralmente dagli iraniani per 300 mila dollari. L’ultima foto di Ron risale al 1991, ha una lunga barba e il volto sfinito da prigioniero torturato. “Da allora Teheran e le sue carceri popolarono le fantasie e gli incubi degli israeliani”, dice Bergman. Come dice un ex ufficiale del Mossad, “mai così tanto nella storia dell’uomo sono state spese energie per ritrovare una persona scomparsa”. La guerra agli ebrei arriva in America latina. 1992, marzo, una bomba uccide trenta persone all’ambasciata israeliana di Buenos Aires. Due anni dopo, ai primi giorni di luglio, i servizi israeliani notano una “insolita frenesia” nel corpo diplomatico iraniano nei paesi del sud America, ma non trovano una spiegazione. La risposta arriva alle dieci di mattina del 18 luglio, quando un camioncino imbottito d’esplosivo distrugge la sede dell’Associazione ebraica di Buenos Aires. Ottantacinque i morti. Il mandante è l’Iran, gli esecutori una cellula di Hezbollah. Da Israele arrivano due aerei, con a bordo 90 persone: investigatori, agenti del Mossad, personale specializzato in soccorsi con esperienza in terrorismo. Intanto anche dentro all’Iran ci sono scoppi di odio antiebraico. Tredici ebrei tra scriba, maestri di scuola, rabbini, chi proveniente da Isfahan, chi da Shiraz, il cuore dell’antica Persia, vengono gettati nelle carceri iraniane con l’accusa di “spionaggio”. Nel 2002 la mano di Teheran arriva sempre più vicina allo stato ebraico. La nave Karin A è un vascello carico di brutti presagi, con 50 tonnellate di armi che per indirizzo avevano Gaza. Le casse portano scritte in farsi, la lingua dell’Iran. Le armi iraniane includevano missili, mortai e tonnellate di esplosivo C-24 che si usa negli attacchi suicidi. Risale al 1992, poco dopo l’attacco a Buenos Aires, la prima segnalazione dell’intelligence israeliana sui movimenti nucleari interni all’Iran. Vent’anni dopo il quaranta per cento delle risorse del Mossad sono devote al file “Iran”. “Se Israele vuole disarmare l’Iran prenderà una decisione entro sei mesi o al massimo un anno. Israele non accetterà mai, a nessuna condizione, che Teheran si doti del nucleare, lo stato ebraico non può contenere l’Iran atomizzato”. Secondo Bergman adesso ci sono cinque scenari possibili: “L’attacco israeliano, l’attacco americano, americani e israeliani che attaccano insieme, l’Iran che rinuncia all’atomica e un cambio di regime a Teheran. Poiché il secondo e il quinto scenario sono molto improbabili, il primo è il più possibile. L’America, dopo l’Iraq, non ha la forza di un’operazione preventiva simile e certamente Obama non vorrà attaccare prima della rielezione. Per Israele è troppo tardi. Lo stato ebraico preferirebbe agire con gli americani, ma la visione israeliana è plasmata da tre lezioni dell’Olocausto: Israele è lo scudo degli ebrei, ci saranno sempre nemici degli ebrei e i non ebrei non ci soccorreranno. Quindi Israele agirà anche senza americani se ritiene di dovere farlo. Israele ha fatto capire al mondo che aderisce ancora alla ‘dottrina Begin’, implementata per la prima volta nel 1981 con il bombardamento del reattore iracheno di Osirak. E sessant’anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale le lezioni dell’Olocausto continuano a guidare i leader israeliani. Israele ha le capacità militari per ritardare di cinque anni il programma iraniano. E lo strike avrebbe soprattutto un effetto psicologico devastante. Immagina di essere uno scienziato a Teheran il giorno dopo lo strike. Chi vorrà ancora lavorare al progetto quando tutto il tuo lavoro è andato perduto?”. Bergman pensa che questo countdown potrà concludersi soltanto in due modi: la fine d’Israele o del regime iraniano. “Questa guerra dei trent’anni è come un grande vulcano pieno di lava. Presto ci sarà una grande conflagrazione”.

(quarto di una serie di articoli. I primi tre sono usciti il 4, l’8 e il 10 febbraio e sono disponibili su informazione corretta, oltre che sul Foglio)


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 15-02-2012 18:42

http://www.loccidentale.it/node/113617

Quarantacinque anni dopo
Israele e Iran verso la deflagrazione in una nuova Guerra dei sei giorni


di Niall Ferguson15 Febbraio 2012

Gerusalemme – Probabilmente si respirava la stessa atmosfera di oggi nei mesi che precedettero la Guerra dei sei giorni, nel 1967, quando Israele lanciò il suo efficacissimo attacco preventivo contro l’Egitto e i suoi alleati. Quarantacinque anni dopo, nel mirino del piccolo paese che costituisce l’avamposto più orientale della civiltà occidentale è finito l’Iran.
Ci sono cinque ragioni – mi dicono – per le quali Israele non dovrebbe attaccare:
1. Gli iraniani potrebbero reagire con veemenza, chiudendo lo stretto di Hormuz e scatenando il terrorismo a Gaza, in Libano, in Iraq.
2. L’intera regione sarebbe messa a ferro e fuoco dai musulmani, inferociti; la Primavera araba si tramuterebbe in un Inverno islamico.
3. L’economia globale subirebbe il colpo durissimo: il rincaro del petrolio
4. Il regime iraniano verrebbe rafforzato, essendo stato attaccato proprio da quei sionisti che la sua propaganda demonizza di continuo.
5. Un Iran dotato di armi atomiche non è nulla di cui preoccuparsi, perché gli stati che acquisiscono capacità atomiche diventano più responsabili e meno inclini al rischio.
Io vi dico che questi argomenti sono sbagliati.
Esaminiamoli uno per volta.
Il pericolo di una rappresaglia. Gli iraniani dovrebbero presumibilmente fronteggiare non una, non due, ma tre portaerei statunitensi. Due si trovano già nel Golfo Persico: la CVN 72 Abramo Lincoln e la CVN 70 Carl Vinson. Una terza, la CVN 77 George H.W. Bush, si dice che stia giungendo da Norfolk.

Sì, lo so che il presidente Obama è un santo e nobile uomo di pace che impiega aerei senza pilota per uccidere nemici dell’America in quantità senza precedenti, però solo dopo aver lottato con la propria coscienza per almeno... dieci secondi.

Ma immaginatevi la scena che mi è stata descritta una volta da un generale a quattro stelle. Non sono le proverbiali tre antimeridiane, bensì le undici di sera alla Casa Bianca (le 7 di mattina in Israele). Squilla il telefono.
Il comandante in capo delle forze armate: “Signor presidente, abbiamo informazioni credibili che l’aviazione israeliana è in volo, ed è a un’ora di distanza dagli impianti iraniani sospettati di attività nucleari”.
POTUS (acronimo per Presidente degli Stati Uniti): “Dannazione. Cosa devo fare?”
Comandante in capo: “Signor Presidente, desidero raccomandarle di fornire agli israeliani tutto l’appoggio necessario per rendere minime le conseguenze di un’eventuale rappresaglia iraniana”.
POTUS: “Ma quei [censura] hanno fatto da soli. Hanno agito alle mie spalle, maledizione”.
Comandante in capo: “Vero, signore”.
POTUS: “Perché mai dovrei alzare un dito per aiutarli?”.
Comandante in capo: “Perché se gli iraniani chiudessero lo Stretto di Hormuz, il barile schizzerebbe oltre i duecento dollari”.
POTUS [dopo una pausa]: “Un momento! [a bassa voce] Come vanno i sondaggi in Florida?”
David Axelrod [anche lui a bassa voce]: “Maluccio”.
POTUS: “Ok generale, raduni le armi anti-bunker”.
L’eruzione dell’intero mondo musulmano. Tutti i coccodrilli dell’Africa non potrebbero pareggiare le false lacrime che verserebbero le potenze sunnite della regione qualora le ambizioni nucleari iraniane venissero bloccate.
Una recessione in doppia cifra. Il prezzo del petrolio sta calando, grazie agli sforzi congiunti dei capi di governo europei per uscire dalla Grande Depressione. Una guerra Israele-Iran li farebbe aumentare, ma i sauditi sono pronti a innalzare la produzione per attenuare l’entità del rincaro.
La legittimazione della teocrazia. Per favore, mandatemi la lista di tutti i regimi che, negli ultimi sessant’anni, siano sopravvissuti a un’umiliazione militare come quella che soffrirebbe Teheran. La sopravvivenza di Saddam Hussein dopo la prima guerra del Golfo è il solo caso che mi viene in mente – poi, nel secondo round, lo abbiamo preso.

Il senso di responsabilità di un Iran nucleare. Dovremmo credere che una teocrazia sciita rivoluzionaria si trasformerebbe, dall’oggi al domani, in una sobria e calcolatrice seguace del realismo diplomatico... proprio perché è venuta in possesso di armi di distruzione di massa? Sarebbe come se, qualora gli scienziati tedeschi avessero realizzato una bomba atomica tanto velocemente quanto il Progetto Manhattan, la Seconda guerra mondiale fosse terminata con un negoziato mediato dalla Società delle nazioni.

Il vero pericolo oggi in Medio Oriente non è quello di una Guerra dei sei giorni tra Israele e Iran. E’ quello che l’inerzia dell’Occidente permetta ai mullah di Teheran di entrare in possesso dell’arma nucleare; non ho alcun dubbio che ne trarrebbero il massimo del vantaggio. Avremmo permesso la creazione di un impero basato sul ricatto.
La guerra è un male. Ma talvolta una guerra preventiva può essere un male minore del mantenere la pace. Le persone che non lo sanno sono quelle che ancora negano quel che finirebbe per costarci un Iran armato di atomiche.
Mi sembra la vigilia di una distruzione creativa.

tratto da The Daily Beast
traduzione di Enrico De Simone


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - lucaberta - 15-02-2012 18:47

Mah. Trovo questo articolo sinceramente delirante. --L


RE:  [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 15-02-2012 19:17

lucaberta ha Scritto:

Mah. Trovo questo articolo sinceramente delirante. --L


Ma effetivamente qui tra "deliri vari" è sempre più arduo restare impassibili.... restano esclusi Gli Eco-Convinti.
RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 16-02-2012 21:21

http://www.informazionecorretta.it/main....p;id=43436

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 16/02/2012, in prima pagina, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " Il giorno del giudizio in Israele ".

Una fredda mattina di fine gennaio, le ambulanze sfrecciano dentro Haifa, il porto più grande d’Israele. C’è appena stato un attacco missilistico con una “bomba sporca”, armata al cesio radioattivo 137. Medici e paramedici decontaminano i superstiti, le autorità informano il pubblico: “L’inimmaginabile” è successo nel cuore dello stato ebraico. L’esercitazione, nota come “Nube oscura”, ha fatto parte del piano dell’Home Front Command per preparare il paese in caso di guerra con l’Iran. Il dottor Lion Poles, dal ministero della Sanità, ha detto che si tratta di uno “scenario ipotetico ma plausibile”. Teheran avrebbe tre obiettivi primari il giorno dopo quello in cui Gerusalemme avrà attaccato le centrali nucleari iraniane: il reattore atomico di Dimona, il porto e le raffinerie di Haifa e l’area di Zakariya, dove è stoccato l’arsenale missilistico dello stato ebraico.
Nel 1991, durante la Guerra del Golfo, Eyal Eisenberg faceva parte di un team segreto stazionato nei pressi della centrale di Dimona. Aveva il compito di rilevare la presenza di materiale tossico nei missili Scud lanciati da Saddam Hussein. Oggi Eisenberg ha il compito di proteggere la popolazione israeliana in caso di guerra con l’Iran. Il generale ha appena detto che “Haifa sarà sommersa da 12 mila missili”. Israele è avvezzo ai missili. Dal 1948, l’anno della fondazione dello stato, ne sono caduti sul suo territorio oltre 60 mila. In questo momento ce ne sono 200 mila puntati su Tel Aviv. Mai è stata tanto forte la potenza di fuoco dei terroristi nella regione. Rafi Eitan, 85 anni e leggendario operativo del Mossad (comandò i servizi segreti israeliani che rapirono, a Buenos Aires, il gerarca nazista Adolf Eichmann), ha detto che “il fronte interno non è pronto”.
E’ anche l’opinione dell’ex direttore del Mossad, Meir Dagan. Il premier Benjamin Netanyahu è convinto che per Israele sarà dura, ma il prezzo di un Iran nucleare è più alto. L’Iran ieri ha annunciato di aver prodotto le prime barre di combustibile nucleare “autarchiche”, ovvero costruite internamente. Una prova di forza del regime a cui ha partecipato anche il presidente, Mahmoud Ahmadinejad, e che conferma i peggiori timori d’Israele: Teheran non è dissuasa dall’interrompere il programma atomico. Anzi, dice al mondo che può fare a meno dell’assistenza straniera. Ehud Barak, ministro della Difesa, ha detto che “Israele non sarà distrutta” e che in caso di guerra “se la gente rimarrà nelle proprie case ci saranno soltanto 500 morti”. Al suo ministero dicono “mille”, comunque tantissimo per una popolazione così piccola. Esiste un solo calcolo possibile. Nel 2006 Hezbollah lanciò su Israele quattromila missili che causarono quaranta vittime fra i civili israeliani. Un morto ogni cento razzi. Se ne lanciano 12 mila, potrebbero esserci mille vittime. Nella recente esercitazione “Turning Point 5” Hamas, Hezbollah e Iran lanciano diecimila missili su Israele, che uccidono “centinaia di civili, ne feriscono ventimila e costringono centinaia di migliaia di persone a lasciare le proprie case”. La situazione è talmente drammatica che, stando a una rilevazione condotta dall’Università di Tel Aviv, un trenta per cento della popolazione con doppio passaporto sarebbe disposto a lasciare il paese.
Ieri Yedioth Ahronoth, il maggiore quotidiano, ha pubblicato una lista di “città-rifugio” dove è meglio vivere “in caso di emergenza”. Nel 2006 un milione di abitanti fu costretto a rintanarsi nei rifugi per oltre un mese. Può Tel Aviv, dove vive il sessanta per cento della popolazione israeliana, affrontare uno scenario che Yedioth definisce da “giorno del giudizio”? Israele ha investito molto nella difesa balistica con il “Progetto Muraglia” (“homa” in ebraico), per fermare i missili iraniani Shahab 3 che possono arrivare in Israele e portare 1.150 chili di dinamite e materiali chimici. Ma la miglior difesa resta la preparazione della popolazione. Yaakov Katz, corrispondente militare del Jerusalem Post e autore del libro in uscita “Israel vs. Iran”, su questo è a colloquio con il Foglio. “Con l’Iran sarà diverso rispetto all’Iraq nel 1981 e alla Siria nel 2007, quando Israele bombardò i loro reattori nucleari e non ci fu rappresaglia. Israele dovrà affrontare una guerra regionale. Hezbollah ha 50 mila missili e l’Iran ne ha una certa quantità di letali che possono raggiungere Tel Aviv. Poi ci sono Hamas, il Jihad islamico e la Siria.
Cosa farà Bashar el Assad? Potrebbe partecipare al conflitto per distogliere l’attenzione sulla crisi interna. Sarà una guerra devastante, ma Israele resisterà e sarà un prezzo minore rispetto a un Iran nuclearizzato. Non sarà come il 1973, quando i paesi arabi potevano sconfiggere Israele sul campo. In questo caso Hamas e Hezbollah non possono conquistare un solo metro di terra, ma possono terrorizzare la popolazione ebraica”. C’è il pericolo di armi chimiche: “La Siria ne è fra i massimi produttori mondiali. Finora Israele riteneva razionale il regime di Damasco. Ma Assad continuerà a esserlo anche ora che è in crisi? Potrà passare armi chimiche a Hezbollah. E se i magazzini di armi batteriologiche cadessero in mani di terroristi? Israele per la prima volta affronterebbe un’entità non statale terroristica dotata di armi di distruzione di massa”. Molte esercitazioni sono denominate “Nbc”: pericolo nucleare, biologico e chimico. La Siria è “il paese arabo più avanzato nella produzione di armi chimiche”, ha detto un rapporto del Centro di studi strategici dell’Università Bar Ilan, secondo cui la Siria ha prodotto centinaia di tonnellate di armi chimiche e nei suoi depositi ha accumulato bombe riempite di gas Sarin e di un altro gas letale, il VX. Israele ha messo a punto sirene per i missili che possono portare armi “sporche”.
L’idea è quella che botulino, antrace e agenti patogeni di altre malattie, fino ai veleni, diventino armi utilizzate insieme con l’esplosivo. Cento grammi di gas mostarda bastano a uccidere cinquecento israeliani. L’esercito stima che Hamas e Hezbollah abbiano 1.600 missili “precisi”, in grado di colpire obiettivi mirati a centinaia di chilometri di distanza. Gerusalemme potrebbe essere colpita con una precisione tale da escludere la moschea di al Aqsa, sacra all’islam. Per dirla con Matan Vilnai, ministro delle Retrovie, “l’edificio del ministero della Difesa al quindicesimo piano non rimarrà in piedi”. Ci si aspettano, come nel 2006, bombe Hezbollah di fabbricazione siriana in cui le biglie vanno in ogni direzione e amplificano la capacità della carica esplosiva. A rischio è la centrale elettrica di Reading.
Un missile paralizzerebbe il paese. Secondo un rapporto del Comando militare delle retrovie, pubblicato dal quotidiano Israel Hayom, l’erogazione di acqua, gas e corrente elettrica sarebbe bloccata. Israele prepara i rifugi. Questa settimana il ministero degli Esteri ha fornito alle ambasciate di Tel Aviv una lista di rifugi che i corpi diplomatici stranieri potranno utilizzare. Soltanto a Tel Aviv ce ne sono 240. La stazione di Gerusalemme è in grado di accogliere cinquemila persone. Agli israeliani sarà chiesto di avere a portata di mano “una valigia con documenti personali, medicine, vestiti, calze e scarpe, un radio-transistor, un telefono cellulare, cibo, bevande”. La guida al buon uso della maschera antigas si chiama “Lohama Kimit”: guerra chimica. Molte famiglie sono corse ai ripari. La milionaria Vivian Rakib nella sua casa di Tel Aviv ha fatto costruire tre livelli sotterranei per un’autosufficienza di sei mesi. Un bunker privato costa 100 mila dollari. Anche la milionaria Shari Arison lo ha fatto costruire in attesa dell’Armageddon. Dopo il 2006, il paese è stato munito di tremila sirene. Ci sono teatri, come l’Habima di Tel Aviv, che sotto terra accoglieranno migliaia di persone. A Safed si è costruito il primo ospedale-bunker per bambini. Yedioth ha rivelato che un ospedale sotterraneo, protetto dalla minaccia di armi chimiche o batteriologiche, è stato segretamente costruito nel nord di Israele, presso Nahariya.
Per accedervi bisogna passare attraverso una rete di tunnel, ha un sofisticato sistema di filtraggio dell’aria e dell’acqua. Il governo dispone di una “località segreta” nelle montagne della Giudea, fuori Gerusalemme. Un nuovo sistema d’allarme, nel deserto del Negev, calcola con esattezza la traiettoria d’un missile. In una frazione di secondo, tramite sms, avviso audio e illuminazione del display, il programma invia un allarme a tutti i telefonini in quella zona. Piani di evacuazione sono approntati per Ramat Gan, la popolosa periferia di Tel Aviv su cui caddero i razzi nel 1991. Il Negev può ospitare le tendopoli. Fino a mezzo milione di israeliani potrebbero rifugiarsi nelle colonie ebraiche della Cisgiordania. Il comandante delle retrovie, generale Yair Golan, ha spiegato che “le città potrebbero trasformarsi in campi di battaglia” e che masse di persone sarebbero costrette a scappare in Samaria, definita in codice militare “rifugio nazionale”.
Gli ospedali hanno piani per le emergenze. Le industrie più strategiche, come le banche e la compagnia telefonica Bezec, si sono dotate di tecnologie di sostituzione in caso di collasso. Ogni casa a Kiryat Shmona, nell’unghia più a nord della Galilea, ha finestre che per precauzione sono incerottate in lungo e in largo, cosicché i vetri non schizzino da tutte le parti quando l’immancabile proiettile arriva insieme allo spostamento d’aria. Qui, nell’estate 2006, sono caduti mille missili. Adesso se ne aspettano molti di più. I 212 rifugi pubblici sono restaurati. Alcuni rifugi hanno tv e aria condizionata, altri sono decadenti e hanno l’aria soffocante. All’ingresso di “Kiryat Katyusha”, come è stata ribattezzata la città, il governo ha fatto costruire un Monumento alla pace. Gli artisti non hanno trovato altra ispirazione che dipingere carri armati di giallo, rosso e blu. I bambini ci si arrampicano. In attesa della sirena che annuncerà il prossimo katyusha. E la fine del countdown fra Teheran e Gerusalemme.

Ultimo di una serie di articoli. Le precedenti puntate sono uscite il 4, l’8, il 10, l’11 e il 14 febbraio e sono disponibili su www.ilfoglio.it e su Informazione Corretta


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 20-02-2012 15:48

visto se viviamo in regime di matrice comunista con relativo colpo di stato "legale" un pò di storia non nuoce.......

http://www.loccidentale.it/node/113707

100 anni di bolscevismo si possono pure ricordare ma non festeggiare



Luca Negri19 Febbraio 2012

Allora, abbiamo arrotolato e messo in soffitta il Tricolore esposto gagliardamente per tutto il 2011. Dopo aver celebrato i centocinquant’anni d’unità nazionale, ci chiediamo: niente da celebrare nei prossimi mesi? Qualche ricorrenza significativa da rimembrare pubblicamente? Un centenario ci sarebbe; non da festeggiare, però. Uno spunto di riflessione, un’interessante lezione di storia.
Perché nel gennaio del 1912 vide luce il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (bolscevico), quello che poi divenne il Partito Comunista dell’Unione Sovietica, detto Pcus con l’acronimo italiano.
La creatura di Lenin nacque, è noto, per scissione; i bolscevichi, si liberarono finalmente della minoranza menscevica che tarpava le ali alla rivoluzione comunista. L’evento fu fecondo di storia, ovvero di disgrazie. Fu proprio Hegel, uno dei filosofi patrigni di quella cultura, a scrivere che la storia sembra un mattatoio. I boscevichi vollero fare storia, e ci riuscirono, per quasi ottan’anni, con meno di dieci leader (quasi tutti decisivi per gli scenari politica del secolo scorso). Come riuscirono a conquistare la Russia, a edificare un impero con qualche decennio di vita?
Furono abili, coniugando più Machiavelli e Gengis Kahn che mettendo in pratica Marx. Lenin, personalità certamente carismatica, con tratti del tipo nichilista profetizzato da Dostoevskij, riuscì ad imporre la sua versione del marxismo, a trasformarla in dogma. Il Partito era l’avanguardia della Classe, la Classe era la coscienza del proletariato; era il Partito, ad evere le idee chiare, con in mano la risposta all’interrogativo sul “che fare”. Occorreva saltare la rivoluzione borghese e democratica per fare subito quella proletaria.

La Classe doveva ubbidire, tutto il proletariato doveva ubbidire, anche quello che non intendeva riscoscersi nella Classe. Ovvio che il dovere d’obbedienza fosse estesa al popolo tutto, al clero, alla nobiltà (che andava azzerata per fare spazio alla nuova aristocrazia). Non conveniva intralciare il progredire della storia e il cammino del socialismo; provandoci si finiva comunque per essere utili, come minimo con la funzione di schiavo in qualche gulag.

Dunque, i bolscevichi, un po’ marxisti impazienti, un po’ giacobini fanatici, un po’ nichilisti apocalittici, (insomma, un misto della peggiore Europa d’oriente e d’occidente) presero il potere nell’ottobre del 1917. Non si trattò di una rivoluzione, ma di un colpo di Stato che pilotò la Rivoluzione di febbraio verso esiti totalitari. Il regime zarista era una realtà superata, perfino in un paese ancora in gran parte medioevale come la Russia: un cambiamento radicale era necessario.

Ma tutto il fenomenale fermento politico, culturale, finanche spirituale ed artistico (basti pensare ai poeti Blok e Majakovskij) che agitava il paese fu imprigionato, imbrigliato dalla violenza di un pugno di avventurieri senza scrupoli ma pieni di ideali.

L’Ottobre fu un atto di forza permesso dall’aver infilato gli uomini giusti nei posti giusti, dall’aver conquistato la fiducia di un buon numero di operai riuniti in soviet. Probabilmente servirono soldi, ma non mancavano ai bolscevichi; in parte rapinati con attacchi terroristici (nei quali si rodava il talento di quello che sarebbe diventato Stalin), in parte inviati da estimatori esteri.

A proposito di aiuti stranieri, è utile ricrodare che fu la generosa Germania prussiana a provedere gentilmente al il ritorno di Lenin in patria. All’esule fu permesso di transitare inpunente in treno attraverso i territori del secondo Reich per tornare in Russia; i tedeschi tenevano molto al ruolo destabilizzatore del capo bolscevico.

La missione riuscì perfettamente: la Russia si arrese alla Germania che potè dedicarsi al fronte occidentale e perdere comunque la guerra. I conti si fecero però neanche trent’anni dopo, soprattutto a Stalingrado. Poi Berlino fu anche premiata con il Muro. Chissà, se i prussiani avessero immaginato il futuro, forse avrebbero fatto deragliare quel treno…

Invece il comunismo marxista-leninista sopravvisse al suo inventore, si estese nel mondo, divenne quasi una religione. Più di una religione civile, ancor più messianica e pervasiva, con suoi riti propri, testi sacri, tribunali contro le eresie. Sempre, così almeno dicevano e molti ci credevano, per il bene dell’umanità. Altra profezia di Dostoevskij, quella del Grande Inquisitore: la società che realizza storicamente il cristianesimo ma non può accettare la presenza reale di Cristo.

Qualcosa in comune con la filosofia di Hegel, una trinità (tesi – antitesi – sintesi) che poteva far a meno del Padre e del Figlio: tutto il potere allo Spirito. Come ai Soviet, o meglio al Partito che pretendeva di rappresentare Soviet, Classe e proletariato, dunque lo Spirito del mondo.

Niente da festeggiare, allora, per i cent’anni del boscevismo. Non perché sia defunto ufficialmente da un po’, anzi qualche suo ingrediente prova ancora a far lievitare gli eventi mondiali, a fare storia, macello (non in Russia, ovunque nel mondo). Abbondano minoranze che vogliono cavalcare masse in rivolta, nichilisti apocalittici, moralisti giacobini, mistici senza Dio incarnato. Il comunismo si è suicidato, come previsto da Augusto Del Noce, ma la decomposizione del suo cadavere brulica di vita.




RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 15-03-2012 13:18

La nuova "bolla" mediadica o il nuovo modo di far conoscere?
Cmq da non perdere e da guardare....
http://www.youtube.com/watch?feature=pla...4MnpzG5Sqc


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 09-05-2012 20:30

http://www.informazionecorretta.it/main....p;id=44449

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 09/05/2012, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "I nuovi siti iraniani sono stati trovati: lo strike torna sul tavolo".

Era il 10 aprile scorso quando il Foglio pubblicò, in esclusiva, la notizia secondo cui l’Iran avrebbe segretamente realizzato almeno tre nuovi siti nucleari sotterranei fino ad allora del tutto sconosciuti.

Dopo meno di un mese la medesima fonte d’intelligence araba, all’origine di quella informazione, ha di fatto asseverato, facendo riferimento a documenti ora in possesso dei servizi israeliani, l’avvenuta individuazione, all’interno di una specifica area del Dasht e Kavir (il grande Deserto salato iraniano), di tali siti. Una scoperta questa di fondamentale importanza non solo per l’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), fino a venerdì convinta che fosse il sito di Parchin la priorità assoluta, ma soprattutto per i piani militari di Gerusalemme sui quali incombeva la pesante alea, nell’eventualità di un attacco contro l’Iran, che potessero sfuggire alla distruzione proprio i siti nascosti destinati all’allestimento dell’atomica.

Una eventualità che era una delle ragioni principali addotte sia dall’Amministrazione Obama sia dalla fronda interna a Israele guidata dall’ex capo del Mossad Meir Dagan, dall’ex capo di stato maggiore Gabi Ashkenazi e dall’ex capo dell’intelligence Yuval Diskin, per coprire il loro sostanziale appeasement sul nucleare iraniano. Ora, con la scoperta documentata dei nuovi siti sotterranei, dovremmo assistere a un rimescolamento di carte sulla vicenda dell’atomica iraniana. “Non fosse altro per il fatto – conferma al Foglio la fonte d’intelligence – che Teheran, raggirando l’intera comunità internazionale, si sia affrettata a realizzare, tra la fine del 2009 e l’inizio del 2012, un enorme e invisibile hub nucleare nel cuore del Deserto salato, collegato e alimentato attraverso un efficiente sistema di grandi gallerie, esclusivamente destinato al completamento, entro due mesi, di almeno quattro testate atomiche”. Di conseguenza, ogni materiale sensibile sarebbe stato trasferito da Parchin e altri siti nell’hub nucleare del Dasht e Kavir, trasformando le trattative sulle ispezioni della Aiea in una presa in giro.

“Se non che – aggiunge la nostra fonte – lo sconcerto israeliano ha raggiunto l’apice nell’apprendere di come Washington fosse già al corrente, e ben prima dei recenti colloqui di Istanbul, di queste nuove infrastrutture nucleari. Evitando, tuttavia, di denunciarne l’esistenza”. Di qui il fondato convincimento che, nonostante tutto, non assisteremo a stravolgimenti miracolosi sul dossier del nucleare iraniano fortemente influenzato dalle trattative segrete in corso tra il regime degli ayatollah e gli Stati Uniti. Trattative i cui effetti, dopo quanto avvenuto nei recenti colloqui di Istanbul, rischiano di condizionare pesantemente anche il prossimo meeting dei 5+1 previsto a Baghdad il 23 maggio.

Ma il tempo per Teheran, dopo la scoperta sulla esatta collocazione del sito di allestimento dell’atomica, sembrerebbe volgere al termine. Secondo il nostro interlocutore il premier israeliano, Bibi Netanyahu, starebbe per rompere gli indugi rendendo assai probabile un attacco contro l’Iran.

D’altro canto i sessanta giorni che, in base alle stime del ministro della Difesa israeliano Ehud Barak, separano il regime iraniano dall’avere l’atomica, rappresentano veramente lo spazio di un mattino. “Un Iran dotato della bomba atomica – ha ribadito sabato l’ex direttore del Mossad, Amos Yadlin – sarebbe più pericoloso di un attacco militare contro i suoi siti nucleari. Come può chi non riesce a contrastare ora la sofisticata e minacciosa strategia iraniana aspettare di farlo dopo che l’Iran sarà una potenza nucleare?”.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 12-09-2012 10:13

Un film contro l'Islam fa scoppiare la rivolta Attaccato il consolato Usa
Il consolato di Bengasi preso d'assalto da alcuni musulmani infuriati per il film prodotto da un gruppo di copti residenti negli Stati Uniti. Ucciso un funzionario americano
Luca Romano - Mer, 12/09/2012 - 09:13

Un film considerato blasfemo e offensivo contro l'Islam ha scatenato l'inferno.

Un folto gruppo di persone ha messo a ferro e fuoco il consolato americano a Bengasi, in Libia. Testimoni hanno riferito che uomini armati hanno esploso spari in aria, bruciando gran parte dell'edificio.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la pellicola prodotta da un gruppo di copti residenti negli Stati Uniti. Un trailer del film che ha scatenato la rivolta sarebbe stato pubblicato su YouTube. La pellicola ha come protagonista il profeta Maometto (per i musulmani è vietato ritrarre o disegnare il profeta), il quale viene descritto come un truffatore, un dongiovanni e viene ritratto mentre fa sesso e istiga al massacro.

Nell'attacco, un funzionario americano è stato ucciso e un altro ferito e l'edificio sarebbe stato saccheggiato. Nella giornata di ieri, si era levata un'altra protesta contro il film, questa volta al Cairo dove alcuni manifestanti sono riusciti a tirare giù la bandiera a stelle e strisce dall'ambasciata americana e a sostituirla con un vessillo inneggiante ad Allah.

La notizia dell'uccisione del funzionario degli Stati Uniti a Bengasi è stata confermata dal segretario di Stato americano, Hillary Clinton, in una nota diffusa nella notte. La Clinton ha condannato l'attacco invitando il presidente libico a coordinare un'azione di sostegno aggiuntiva per proteggere gli americani in Libia. Il segretario di Stato Usa ha aggiunto che deplora qualsiasi sforzo internazionale di denigrare il credo religioso di altri.Intanto, il regista israeliano autore del film si è nascosto in un luogo segreto. Parlando al telefono con l’agenzia Associated Press da una località sconosciuta, il regista Sam Bacile ha ripetuto che "l’islam è un cancro" e che il suo film è una provocazione politica di condanna alla religione musulmana.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 12-09-2012 11:13

Un'italiana fa causa alla Cia «È mia la taglia su Bin Laden»
Una scrittrice ciociara, ex spia, cita il Dipartimento di Stato Usa e il Viminale. Nel 2010 scrisse agli 007 americani: "Osama si trova ad Abbottabad, in Pakistan"
Gian Marco Chiocci - Mer, 12/09/2012 - 07:11

Mera coincidenza, gran culo o soffiata straordinaria? Una delle tre, non si scappa. Undici anni fa, l'11 settembre 2001, la Storia virava bruscamente insieme agli aerei dirottati dai terroristi per schiantarsi contro le Torri Gemelle. Dodici mesi addietro, Osama Bin Laden veniva freddato in un blitz delle teste di cuoio Usa in Pakistan e sepolto in mare nel più assoluto segreto. Oggi il Dipartimento di Stato americano e il ministero dell'Interno sono stati citati in giudizio davanti al tribunale di Roma chi, prima nel 2003, e poi direttamente alla Cia nel 2010 (otto mesi prima del blitz dei Neavy Seals) fornì una notizia che si rivelerà esplosiva perché indicava il rifugio segreto dove il capo di Al Qaeda troverà poi la morte. Una spiata che venne evidentemente sottovaluta (insabbiata o utilizzata) e sulla quale ora la scrittrice ciociara Mary Pace, a caccia della taglia di 25 milioni sulla testa di Bin Laden, vuole che si faccia chiarezza. La signora in questione è un personaggio che da un paio di decenni si occupa di intelligence e terrorismo internazionale ai massimi livelli. Un personaggio uscito dai romanzi di John Le Carrè: giovanissima infiltrata del generale Giovanni De Lorenzo (quello del piano Solo, per intenderci) nelle fila del Pci, custodisce da anni i segreti esplosivi di Guido Giannettini, l'ex superspia del Sid (il servizio segreto degli anni Settanta) già inquisito e assolto per la strage di piazza Fontana. Ques'ultimo, poco prima di morire, le avrebbe rivelato il luogo esatto dove si nascondeva, a suo dire, l'uomo più braccato del mondo. La confidenza puntava a una riserva di caccia di circa trenta chilometri quadrati compresa tra le factories pakistane di Wah, Gadwal, Sanjval e Havelian, quest'ultima nel distretto di Abbottabad. Una soffiata millimetrica (se si considera che il Pakistan è grande quattro volte l'Italia) che Pace passò il 20 agosto 2003 a due ispettori della Digos di Frosinone che, a loro volta, girarono all'Ucigos a Roma. Da allora, di quella soffiata, non se ne è più saputo nulla, nessuno ha sentito il bisogno di approfondire se quel che diceva una donna notoriamente ben inserita negli ambienti dell'intelligence fosse una panzana o un'imbeccata precisa. Mary Pace, in un esposto alla magistratura, e nel successivo atto di citazione stilato dal suo avvocato Carlo Taormina, non avanza ipotesi, ma adombra «eventuali responsabilità penali di tipo omissivo». Ci sarebbe qualcuno che si è preso la responsabilità di non avvisare gli americani di quella pista, e se sì chi è? Oppure, la notizia è stata data alla Cia? Se sì, quando? A chi?

Anno dopo anno, di fronte al silenzio e alle porte chiuse, la giornalista apprende da propri canali che l'informativa è nel frattempo atterrata al Viminale. Così nel 2007 prende e scrive un pezzo per il settimanale «Il Borghese» rendendo pubblica la storia riferita alla Digos quattro anni prima, aggiungendo che Osama Bin Laden sarebbe protetto dagli 007 pakistani. Riscontrando indifferenza e ostilità, la Pace riesce a mettersi in contatto con la Cia sono nell'estate del 2010. A luglio un «referente» del centro di Langley si mette in contatto con la signora via posta elettronica e cellulare (tutto il materiale è agli atti). Dopo un'iniziale indifferenza lo 007 sembra parecchio interessato tanto che gli articoli e le analisi della Pace vengono descritti come «impressionanti». L'agente yankee le chiede le credenziali («dove lavora, che cosa ha scritto sul terrorismo») e le fa la più classica delle domande nell'oscuro mondo degli spioni: «Che cosa ci puoi dire che noi non sappiamo già?». Mary Pace spiega. Seguono altre mail (il 17 e il 26 luglio) per un ulteriore scambio di informazioni. A ottobre di quello stesso anno, le comunicazioni con la Central Intelligence Agency si interrompono. Gli 007 spengono improvvisamente il pc e attaccano la cornetta. Il 2 maggio 2011, otto mesi dopo l'ultimo colloquio tra la Cia e Mary Pace, il presidente Obama annuncia il blitz delle forze speciali Usa in una villetta di Abbottabad (nel distretto di Havelian, nel triangolo sensibile indicato dalla giornalista nella sua informativa alla Digos nel 2003). Passano poche ore e il portavoce della Casa Bianca si affretta a dichiarare che la maxi-taglia da 25 milioni di dollari non sarà pagata a nessuno, perché non ci sono informatori dietro l'operazione. Curiosamente, il segretario alla Difesa Leon Panetta, ex direttore della Cia, lo smentisce e ammette che una «gola profonda» in questa storia c'è: un medico pakistano che avrebbe venduto la tana del lupo agli americani. «E le mie indicazioni, allora?» si chiede la giornalista. Parte così l'attacco giudiziario: l'avvocato Taormina cita in giudizio il Dipartimento di Stato Usa e il Viminale, rivendicando il diritto alla stratosferica taglia per la sua cliente. In contemporanea, negli Usa esce il libro «No easy day» con la versione ufficiale sull'assalto dei Navy Seals al compound scritto da un'ex testa di cuoio che racconta di aver sparato a Osama Bin Laden senza riconoscerlo e di averlo inchiodato a terra con una sventagliata di mitra. In una casa affollata di poliziotti e carabinieri la misteriosa Mary Pace non ha voglia di scherzare. Sarà stata una coincidenza, avrà tirato anche a indovinare, ma l'aver trovato l'ago nel pagliaio pakistano con sette anni d'anticipo l'autorizza a provare a battere cassa.

(ha collaborato Simone Di Meo)


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 14-09-2012 12:40

"IL SOLE 24 ORE del 13 SETTEMBRE 2012 Cyberwar in Afghanistan: ecco come i talebani usano Facebook per spiare i militari alleati A dispetto della rusticità delle armi impiegate sui campi di battaglia afghani, i talebani sembrano utilizzare con crescente frequenza e maestria le armi informatiche per condurre una sorta di cyberwar contro le truppe internazionali. Uno studio commissionato dal Governo australiano sul rapporto tra il settore della difesa e i social network si è occupato anche dell'impiego di Facebook da parte dei circa 1.500 militarti schierati in Afghanistan dimostrando che i talebani usano falsi profili Facebook per ottenere "l'amicizia" dei soldati schierati nella provincia meridionale di Oruzgan e raccogliere preziose informazioni di carattere militare. Secondo lo studio le tecniche adottate dagli insorti afghani su Facebook sono diversificate. In alcuni casi si spacciano per "donne attraenti" che intendono stringere amicizia con i militari sul fronte afghano. Attraverso il servizio di geotagging i talebani avrebbero in alcuni casi individuato la posizione dei militari sul territorio afghano. Una tecnica non nuova e già adottata nel 2007 a spese dei militari statunitensi in Iraq dove, grazie a informazioni carpite dai social media, i guerriglieri riuscirono a localizzare e distruggere con precisione quattro elicotteri da attacco Apache. In altri casi i talebani sono riusciti a risalire ad amici o ex compagni di scuola dei soldati, spacciandosi per loro. Lo studio mostra inoltre come il pericolo possa provenire anche da profili autentici di amici o parenti, a cui i soldati inviano informazioni che poi vengono intercettate dai miliziani. Pur impiegando vecchi kalashnikov e confezionando bombe artigianali con l'esplosivo prelevato da proiettili d'artiglieria in disuso i talebani sembrano poter contare sull'arma moderna rappresentata da un buon numero di hacker il cui lavoro risulta facilitato dal fatto che i militari alleati non si aspettano questo tipo di minaccia in Afghanistan. Lo studio australiano contiene anche un sondaggio effettuato tra 1.577 militari dal quale emerge che il 58 per cento degli utenti dei social network non è consapevole dei rischi legati al loro uso e non ha ricevuto alcuna formazione specifica in merito. Le problematiche sollevate dallo studio non sono certo limitate all'Australia e dalle poche informazioni emerse in proposito risulta che l'argomento sia stato trattato anche da studi statunitensi e britannici. È probabile che i talebani utilizzino le stesse tecniche per spiare o contattare anche militari di altri contingenti così come è evidente che la minaccia alla sicurezza delle informazioni militari attraverso i social network non proviene solo dai jihadisti afghani. Il ministero della Difesa di Canberra sta correndo ai ripari e ha cominciato a elaborare una guida ai social network destinata ai militari che sarà pronta entro la fine dell'anno. Appena pochi mesi prima del ritiro del contingente australiano dall'Afghanistan."

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RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 17-09-2012 19:10

Film anti-Islam, continuano le proteste in tutto il mondo islamico
Dal Medio oriente all'Indonesia, ambasciate Usa sotto attacco. Erdogan: "L'islamofobia sia dichiarata crimine contro l'umanità"
Luca Romano - Lun, 17/09/2012 - 13:49


Dall'Afghanistan all'Indonesia, dal Pakistan al Sudan. Le proteste e le manifestazioni contro il film "The Innocence of muslims" continuano senza sosta, nonostante Google abbia deciso di bloccare la visione del trailer in molti Paesi.

Ormai le vittime sono salite a 17. Il premier turco Recep Tayyip Erdogan vuol proporre all'Onu di proclamare "l'islamofobia" come "crimine contro l’umanità".

Polizia circonda una moschea di Tunisi
Le forze dell'ordine tunisine sono sulle tracce dello sceicco salafita Abou Iyadh, tra i responsabili degli incidenti davanti all'ambasciata Usa di venerdì. Circondata, con grande dispiegamento di uomini e automezzi, la moschea di El Fath dove si sarebbe rifugiato e dove è previsto, dopo la preghiera del pomeriggio, un suo sermone. Intanto, mentre ieri un centinaio di cittadini statunitensi ha lasciato Tunisi, la sede diplomatica americana ha riaperto questa mattina i propri uffici, come ha annunciato lo stesso ambasciatore, Jacob Walles. Bisognerà aspettare ancora invece per la riapertura della scuola americana di L’Aouina, che oltre ai danni provocati dai salafiti, è stata anche saccheggiata di parte del materiale didattico. Walles ha detto che chi ha attaccato l’ambasciata fa parte di "una minoranza che vuole distruggere le relazioni tra Tunisia e America".

In migliaia in piazza a Kabul
Più di mille afgani protestano a Kabul, dando alle fiamme auto e magazzini. Due auto sono state incendiate a Jalalabad road, dove si trovano le basi militari della Nato e degli Stati Uniti. Uomini armati sparsi tra la folla hanno aperto il fuoco contro gli agenti, ma nessuno è stato ferito. "Non abbiamo risposto al fuoco e non lo faremo", ha assicurato la polizia.

In Libano Hezbollah invita a manifestare
Il leader del movimento sciita di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha invitato la popolazione a manifestare: "Dovete mostrare al mondo intero la vostra rabbia e la vostra collera, lunedì e i giorni che seguiranno". Cortei sono previsti oggi a Beirut, mercoledì a Tiro, venerdì a Baalbeck, sabato a Bent Jbeil in Libano meridionale e domenica nella Valle di Bekaa. Nasrallah ha chiesto inoltre a tutti i musulmani di reagire di fronte al "peggior attacco contro l’islam, peggiore ancora dei Versi satanici, del fatto di bruciare copie del Corano in Afghanistan o le vignette del profeta Maometto pubblicate da un quotidiano danese".

Un morto in Pakistan
Duri scontri nella notte a Karachi, la città più popolosa del Pakistan: in centinaia hanno inscenato un sit-in davanti al consolato Usa scatenando la reazione della polizia che è intervenuta con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Diversi manifestanti sono stati fermati e poi rilasciati, ma i disordini sono continuati nella notte poco lontano, dove sono state date alle fiamme delle camionette della polizia e una pompa di benzina. Una persona è morta e almeno altri 11 sono stati feriti. In mattinata, proteste anche a Peshawar dove circa mille persone sono scese in piazza per due manifestazioni diverse. La prima si è svolta senza incidenti, mentre durante la seconda, organizzata dagli studenti del partito radicale sunnita Jamaat-e-Islami, sono stati bruciati copertoni e una bandiera americana.

Proteste in Yemen
Centinaia di studenti hanno manifestato all’università di Sana'a, lanciando un appello all’espulsione dell’ambasciatore degli Stati Uniti e al boicottaggio di tutti i prodotti americani. La manifestazione è terminata senza violenze.

Sassaiola contro l'ambasciata Usa in Indonesia
Un gruppo di manifestanti indonesiani ha lanciato sassi contro l’ambasciata Usa a Giakarta. La polizia ha risposto lanciando lacrimogeni, ma bandiere a stelle e strisce sono state date alle fiamme. Due dei manifestanti sono stati arrestati. Stamattina il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono ha criticato il film: "Ho comunicato il mio disappunto e la mia condanna per il film, che è una forma di insulto. Se si dovesse permettere che queste cose continuino a succedere, si scatenerebbe il conflitto in tutto il mondo".

Mauritania, boicottati Google e Twitter
La Lega degli ulema della Mauritania ha chiesto il boicottaggio di Google e Twitter, per il ruolo che hanno avuto nella diffusione del contenuto del film. Il boicottaggio, ha detto il segretario generale della Lega, Hamden Ould Tah, eminente studioso considerato una delle maggiori personalità dell’Islam in Mauritania, deve coinvolgere tutti gli altri motori di ricerca sino a quando non saranno bloccate le immagini frutto "dell’immaginazione perversa del suo regista americano"


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 06-10-2012 12:14

L'Onu nomina Prodi inviato per il Sahel
L'ex premier sarà l'inviato speciale nella regione africana colpita dalla guerra civile in Mali e dalla siccità
Luca Romano - Sab, 06/10/2012 - 08:29

Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha reso noto al Consiglio di sicurezza di voler nominare l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi come suo inviato speciale nella regione africana del Sahel (sud del Sahara), colpita dalla guerra civile in Mali e dalla siccità.

"Sono lieto di informarvi della mia intenzione di nominare l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi come mio inviato speciale per il Sahel", ha scritto Ban in una lettera al Consiglio di sicurezza, ottenuta in esclusiva dalla Reuters. "Prodi ha una lunga e notevole carriera di governo e di diplomazia internazionale come creatore di consenso, avendo lavorato come primo ministro in Italia e presidente della Commissione europea per diversi anni", ha scritto Ban Ki-moon al presidente del Consiglio, il guatemalteco Gert Rosenthal. Quest’ultimo ha informato della cosa i colleghi dell’organismo, aggiungendo che approverà la nomina di Prodi se non verranno presentate obiezioni entro martedì prossimo.

Il Mali è precipitato nel caos a marzo, quando un golpe militare ha rovesciato il presidente, creando un vuoto di potere che ha permesso ai ribelli tuareg di conquistare due terzi del paese. Estremisti islamici legati ad Al Qaida hanno poi preso il controllo di diversi territori al nord. La guerra civile in Mali è scoppiata in un momento in cui il Sahel (una delle regioni più povere al mondo) è sull’orlo di una catastrofe umanitaria, dovuta alla siccità e alla conseguente carestia. L’alleanza fra gli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) ha elaborato un piano per aiutare le truppe del Mali a riconquistare il nord. Il leader ad interim del paese, Dioncounda Traore, ha chiesto all’inizio di questo mese al Consiglio di sicurezza dell’Onu di autorizzare il piano.
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ToungueToungueToungue
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RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 02-11-2012 15:39

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/ucc...52265.html

Uccisa con l’acido dai genitori "per onore"
La vittima, 15 anni, incontrava di nascosto un amico: padre e madre le hanno bruciato il 70 per cento del corpo



Roberto Fabbri - Ven, 02/11/2012 - 08:21

Picchiata brutalmente dai ge­nitori, sfigurata con l’acido e poi abbandonata a morire tra atroci sofferenze.È la scioccante storia di una ragazzina pachistana quin­dicenne, punita in modo bestiale perché aveva una storia d’amore con un ragazzo del suo villaggio.
Vicende come questa sono pur­troppo molto frequenti in Paki­stan, dove i cosiddetti «delitti di onore» sono ancora una pratica comune e dove le donne che si ri­bellano sono vittime di orribili vio­lenze da parte del loro stesso clan familiare.

Ma lo stesso fenomeno avviene comunemente anche in altri Pae­si del mondo musulmano, come la Giordania, dove proprio ieri un uomo ha ucciso la figlia di 22 anni strangolandola con le proprie ma­ni perché sospettava che avesse una relazione con un ragazzo.
I dettagli della tragica fine di Anosha, questo il nome della ra­gazzina pachistana, sono stati ri­velati dalla polizia locale del di­stretto di Ratta, a circa 150 chilo­metri da Muzaffarabad, capoluo­go della regione himalayana del Kashmir, contesa con l’India. «In diverse occasioni la giovane era stata sorpresa dai genitori in com­pagnia di un corteggiatore - rac­conta un’agente di polizia - . Asso­lutamente contrari alla relazione, le avevano intimato di interrom­pere quell’amicizia». Anosha pe­rò n­on ha obbedito e ha continua­to a vedere il suo innamorato di na­scosto.
Credeva nell’amore, ma ha pagato le sue illusioni con la vi­ta.

Dopo averla di nuovo colta in flagrante mentre parlava con il ra­gazzo fuori casa, il padre Muham­med Zafar è andato su tutte le fu­rie. Accecato dall’ira, ha prima malmenato Anosha,poi con l’aiu­to della moglie - un dettaglio pur­tr­oppo ricorrente in queste vicen­de di brutalità familiari ai danni di giovani donne - le ha gettato del­l’acido in viso e sul corpo, riducen­dola in condizioni penose. La cop­pia ha poi abbandonato la figlia agonizzante «rifiutandosi di por­tarla subito all’ospedale», spiega il poliziotto, «e così è morta». Se­condo un’altra versione, la ragaz­zina sarebbe stata portata al noso­comio, ma quando ormai era trop­po tardi. Aveva ustioni da acido su oltre il 70% della pelle. In seguito alla segnalazione dei vicini di ca­sa, la polizia è quindi venuta a sa­pere dell’incidente e ha subito fer­mato la coppia che poi ha confes­sato l’orrenda azione: sono stati arrestati con l’accusa di omicidio.

In Pakistan il delitto d’onore è chiamato «Karo-Kari» che signifi­ca letteralmente «uomo nero» e «donna nera». Quando una don­na è etichettata come «kari» vuol dire che ha disonorato la famiglia con il suo comportamento. I pa­renti sono dunque autorizzati a ucciderla per ripristinare l’imma­gine del clan.
Secondo stime delle organizza­zioni umanitarie pachistane, lo scorso anno si sono consumati in Pakistan 720 delitti d’onore e nel­la stragrande maggioranza dei ca­si (605) le vittime erano donne.
Ma in Pakistan esiste anche un altro fenomeno allarmante, che di recente ha provocato un’esplo­sione di violenze: quello della bla­sfemia. Secondo una notizia ripor­tata da Express Tribune , una folla inferocita ieri ha vandalizzato una scuola femminile della pro­vincia centrale del Punjab, per­chè era circolata la voce che in un esame era stato insultato il nome del profeta Maometto. Un inse­gnante e il preside dell’istituto so­no stati arrestati per blasfemia, un reato che è punito con la condan­na a morte. Un rischio che ha cor­so assai concretamente la giova­ne cristiana Asia Bibi o più recen­temente la quattordicenne Ri­msha, arrestata per aver bruciato il Corano,un’accusa che poi si è ri­velata essere una montatura del­l’imam di una moschea.

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Toungue Un commento a caso:

Manieri
Ven, 02/11/2012 - 09:41
Non sento ergersi la voce degli animalisti. Considerano l'uomo una specie evoluta di qualche categoria zoologica e dovrebbero difenderne i diritti, come quelli dei visoni.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 18-11-2012 10:59

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/int...56947.html

Così la "cupola di ferro" ferma i missili
Il sistema Iron Dome intercetta 192 razzi su 200 e mira solo a quelli pericolosi
Rolla Scolari - Dom, 18/11/2012 - 09:44

Sud di Israele. Le sirene suonano. Tzeva Adom, ripete una voce meccanica di donna: codice rosso. Segnala alla popolazione di cercare un luogo protetto prima che i razzi in arrivo dalla Striscia di Gaza colpiscano il loro obiettivo.
In queste ore, sul cielo delle cittadine israeliane del Sud, è possibile vedere spesso, dopo il suono delle sirene, lunghe scie di fumo bianco salire veloci dal suolo verso l'alto e terminare, con un'esplosione, in una piccola e lontana nuvola nera. Accade quando il sistema di difesa anti-missile, Iron Dome - cupola o scudo di ferro - entra in azione e intercetta un razzo lanciato dal territorio palestinese. È quello che è accaduto ieri anche nei cieli di Tel Aviv, quando le sirene hanno suonato per la terza volta da giovedì sera. Proprio poche ore prima, l'esercito aveva dispiegato una nuova batteria anti-missile, la quinta del sistema di difesa.

Doveva essere pronta soltanto fra due mesi, spiega al Giornale un funzionario del ministero della Difesa israeliano. Le autorità hanno deciso di accelerare i tempi dopo che due razzi - giovedì e venerdì - hanno sfiorato Tel Aviv. Non hanno fatto né danni né vittime ma sono stati eventi senza precedenti che hanno alzato il livello della paura nella popolazione e irrobustito la reazione militare israeliana sulla Striscia. Il sistema di difesa Iron Dome è stato dispiegato per la prima volta nell'aprile 2011. Non c'era nel 2009, durante la precedente azione militare israeliana contro Gaza, Piombo Fuso. Per molti analisti, la presenza del sistema starebbe cambiando il corso dell'operazione. «Senza Iron Dome, l'intera offensiva sarebbe diversa, il numero dei morti israeliani sarebbe maggiore», spiega Efraim Kam, esperto israeliano dell'Institute for National Security Studies. La batteria posizionata ieri a Tel Aviv è una versione aggiornata delle altre quattro: i suoi missili hanno un raggio maggiore rispetto agli altri, sono ordigni più sofisticati. Fino a venerdì notte il sistema aveva intercettato 192 razzi su circa 200. In realtà, i missili lanciati da Gaza dall'inizio dell'operazione sono oltre 500.

I radar di Iron Dome, però, sono in grado di rilevare in anticipo se cadranno su aree disabitate oppure su centri urbani. Il sistema entra quindi in azione soltanto se necessario.

I missili in arrivo da Gaza sono diventati più potenti e sofisticati. Non ci sono più soltanto i razzi Kassam fabbricati dai gruppi armati locali, ma anche Grad e ora anche Fajr 5 di fabbricazione iraniana: sarebbero questi ordigni ad aver sfiorato Tel Aviv. Uno dei maggiori successi dell'operazione, rivela una fonte della Difesa israeliana, è stato un attacco nel primo giorno dell'offensiva contro un vasto deposito di Fajr 5. In queste ore, le cittadine del Sud d'Israele sono deserte. Venerdì mattina, alla periferia del centro costiero di Ashdod, a Nord di Gaza, i negozi erano sbarrati, per strada circolavano soltanto automobili, nessun passante. Sderot, la città più vicina alla Striscia, a poco più di un chilometro, dove dal suono delle sirene all'impatto dei razzi passano pochi secondi, è da giorni una città fantasma. Le scuole in un'area di 40 chilometri da Gaza rimarranno chiuse e la popolazione segue le raccomandazioni delle autorità: i residenti non possono raggrupparsi in luoghi pubblici, i commerci sono chiusi, spiega Lior, un soldato di fanteria riservista appena arrivato in una base del Sud d'Israele. «La mia città, Bersheva, in questi giorni è un deserto», dice. Ha 28 anni. Da quando ha finito i tre anni di leva obbligatoria è stato richiamato tre volte per combattere: nel 2006 in Libano, nel 2009 a Gaza e oggi.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 18-11-2012 13:22

No Commet


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 22-11-2012 20:15

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RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 01-12-2012 14:24

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/860911.html

Così la fragile Europa ha venduto all’emiro il voto per la Palestina
Dall’Italia alla Spagna: pioggia di dollari dal Qatar ai Paesi che poi all’Onu hanno voltato le spalle a Israele
Giuseppe Marino Gian Micalessin - Sab, 01/12/2012 - 08:48

Prima si son comprati l'Europa, poi il suo voto. Dietro il terremoto diplomatico che ha portato Italia ed Europa ad appoggiare il riconoscimento della Palestina come Stato osservatore all'Onu c'è l'ombra degli investimenti miliardari del Qatar.

Investimenti capaci, complice la perdurante crisi, di far perdere la testa al Vecchio Continente e spingerlo ad accettare le incognite del fondamentalismo. Il prologo dell'imminente rivolgimento erano state la crisi libica e quella siriana. In entrambi i casi molti Paesi europei hanno appoggiato gruppi ribelli legati a doppio filo all'integralismo islamico, fidandosi esclusivamente delle «garanzie» di Doha. Il voto di giovedì al Palazzo di Vetro è la dimostrazione più eclatante di come i 326 trilioni di metri cubi di gas (terza riserva del pianeta) su cui galleggia il Qatar siano ormai la vera leva capace di manovrare un'Europa piegata da una crisi economica, politica e ideale.

L'Italia è un esempio eloquente. Non paga di essersi fatta scippare i propri investimenti energetici in Libia e di aver rinunciato a importanti commesse in Siria, non esita a gettare alle ortiche la linea politica che da oltre un decennio la lega a Israele. La sbalorditiva piroetta diplomatica è la logica conseguenza della recente visita di Mario Monti nell'emirato. Durante la visita è arrivato il via libera alla Qatar Holding LLC per pilotare i propri investimenti d'intesa con il Fondo Strategico Italiano, la holding controllata dalla Cassa depositi e prestiti. Dietro i 300 milioni di euro iniziali si prefigurano spericolate operazioni per svariati miliardi. Operazioni che potrebbero garantire a Doha il controllo di un 3 per cento dell'Eni e l'entrata nella cabina di regia di molte acciaccate banche della Penisola.

L'Italia non è però né la prima, né la sola a essersi fatta ammaliare dall'oro del Qatar. La mappa del voto europeo all'Onu, incrociata con quella degli investimenti degli emiri, è da questo punto di vista assai eloquente. L'unico «no» al riconoscimento della Palestina arriva dalla Repubblica Ceca, uno dei pochi Paesi a non aver beneficiato dei miliardi dell'emirato. Londra non esita, invece, ad astenersi rompendo la tradizionale alleanza politica con Washington. Dietro la scelta ci sono i quasi due miliardi di euro sborsati dal Qatar per acquistare i grandi magazzini Harrods, il finanziamento al 95 per cento della monumentale Shard Tower di Londra, l'edificio più alto d'Europa, e l'entrata nel capitale azionario della Shell, la compagnia petrolifera simbolo del Regno Unito. Il panorama dagli investimenti di Doha in Spagna, Portogallo e Francia è però ancor più eloquente. Dopo aver piazzato al Qatar immobili sugli Champs Elysees per 500 milioni, il controllo del Paris Saint Germain, i diritti televisivi del proprio calcio e i cacciabombardieri Mirage usati per bombardare la Libia, Parigi si è trasformata nella più strenua sostenitrice di una politica europea filopalestinese. Spagna e Portogallo non sono certo più disinteressati. Il sì di Madrid alla Palestina è stato preceduto dall'acquisto della squadra del Malaga e dagli investimenti per 2 miliardi di euro che hanno portato all'acquisizione del 6 per cento di Iberdrola, la società elettrica spagnola sull'orlo del collasso finanziario. Una manovra replicata in fotocopia in Portogallo dove la Qatar Investment Authority controlla il 2,018% di «Energias de Portugal».

Dietro questa smodata voglia d'investimenti si celano ovviamente le mire politiche di Hamad bin Khalifa al-Thani. Lo scorso ottobre l'emiro del Qatar è stato il primo capo di stato a legittimare Hamas recandosi in visita a Gaza e offrendo all'organizzazione fondamentalista investimenti per oltre 300 milioni di euro. Lo stesso emiro non si è mai fatto problemi a garantire ospitalità ai più discussi leader dell'organizzazione integralista. Khaled Meshaal, il capo di Hamas ispiratore della strategia degli attentati kamikaze, utilizza da anni una comoda e lussuosa residenza messagli a disposizione in quel di Doha. Nulla di strano per un emiro pronto a favorire l'ascesa di Hamas anche in Cisgiordania, usando le proprie ricchezze. Un po' più inusuale la disponibilità europea ad un simile mercimonio politico-strategico.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 02-12-2012 17:33

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/e-l...61197.html

E l'Italia regala milioni alle Ong che odiano Israele
Dove finiscono i fondi pubblici? Dietro i progetti umanitari, spesso c'è la propaganda pro palestinese
Jacopo Granzotto - Dom, 02/12/2012 - 07:15

Che stare dalla parte dei poveri palestinesi sia considerato (in Italia) politicamente corretto è cosa risaputa. Ma che i soldi dei contribuenti finissero per finanziare oscuri progetti «umanitari» per screditare Israele questo non tutti lo sapevano. Per fortuna c'è il web che ha evitato che il rapporto sui finanziamenti pubblici alle Ong che fanno deligittimazione di Israele finisse in cavalleria. Almeno 185 milioni di euro versati in 10 anni, anche da Regioni rosse non solo di vergogna (da parte loro 5 milioni di euro), non sono certo bruscolini. Dati approssimativi sicuramente inferiori alla reale portata dei finanziamenti. Dei 189 progetti, solo il 40 per cento del totale riporta il bilancio. C'è di che celare, evidentemente.

La chiamano cooperazione, ma finisce per scatenare odio verso Israele come da copione. Dicevamo delle Regioni, in prima fila nei finaziamenti ci sono (guarda caso) Emilia Romagna e Toscana. In totale, sono stati reperiti dati sul finanziamento pubblico alle Ong di 13 regioni su 20. Mancano all'appello, ma solo per difficoltà nel pubblico accesso ai dati, Valle d'Aosta, Piemonte, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia. Arco temporale 1995-2011. Recentemente il PdL ha presentato un'interrogazione sulla legittimità costituzionale di questi finanziamenti soprattutto in tempi di bilanci in rosso. Tra le Ong accusate di demonizzare Israele ci sono «Un Ponte per», «Operazione Colomba» e «Nexus Emilia Romagna». Spiega la questione Giovanni Quer, presidente delle associazioni «Italia-Israele» e «Informazione Corretta» che punta all'affermazione del concetto di condizionalità dell'aiuto (mai più aiuto a organizzazioni che sostengano il terrorismo anche solo moralmente»). «La delegittimazione di Israele è una strategia di guerra diplomatica che utilizza forme di demonizzazione, distorsione storica, boicottaggio e che definisce lo Stato di Israele come un paria della storia, negando il diritto all'esistenza. Gli attori più attivi nelle campagne di delegittimazione sono le organizzazioni non governative».

Nella raccolta dei dati sui fondi pubblici alle Ong operanti in Palestina si evidenziano problemi di trasparenza. I dati per la maggior parte non sono reperibili nei siti delle regioni, che espongono i finanziamenti alle volte dei soli ultimi 5 anni. Sovente non è riportata nemmeno la somma del contributo né la percentuale rispetto all'intero ammontare del costo del progetto. In nessun caso è riportata la composizione della commissione di selezione. Di frequente si nota uno stesso progetto, presentato dalla medesima associazione, finanziato da enti diversi in anni diversi. «In ogni caso - prosegue Quer - la modalità di intervento, l'esposizione del progetto, l'impostazione ideologica delle Ong hanno effetto delegittimante.

E da Israele il professor Gerald Steinberg, Università di Bar Ilan si appella al mondo politico italiano: «Milioni di euro pagati dai contribuenti italiani sono sperperati ogni anno in favore di un piccolo gruppo di Ong politicizzate che non realizzano obiettivi in particolare. Spero che l'Italia possa presto allinearsi a Gran Bretagna e Canada e fermare un tale e immorale spreco di denaro pubblico».

Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha condannato il via libera annunciato da Israele a tremila nuove case per i coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme Est e ha chiesto allo Stato ebraico di prendere l'iniziativa per far ripartire i negoziati con i palestinesi. Il capo della diplomazia americana ha detto che Washington è «al fianco di Israele», ma ha aggiunto: «Queste attività fanno arretrare il negoziato di pace».


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 07-12-2012 15:20

http://www.youtube.com/watch?feature=pla...bdnu_R9G40


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 17-02-2013 17:32

LIBERAMENTE RIntepretato dal discorso del primo ministro Australiano...by Cher Dedicato a tutti i politici che si arrampicano sui vetri in tema di IMMIGRAZIONE!

GLI IMMIGRATI NON EUROPEI DEVONO ADATTARSI!
“Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione ( L'ITALIA ) debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura.

La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno ricercato la libertà.

La nostra lingua ufficiale è l’ITALIANO, non L'Albanese, il libanese, l’arabo, il cinese, li Indi, o qualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate far parte della nostra società, imparatene la lingua!

La maggior parte degli ITALIANI crede in Dio. Non si tratta di obbligo di cristianesimo, d’influenza della destra o di pressione politica, ma è un fatto, perché degli uomini e delle donne hanno fondato questa nazione su dei principi cristiani e questo è ufficialmente insegnato.

E’ quindi appropriato che questo si veda sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, vi suggerisco allora di prendere in considerazione un’altre parte del mondo come vostro paese di accoglienza, perché Dio fa parte delle nostra cultura.

Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi.

Questo è il NOSTRO PAESE; la NOSTRA TERRA e il NOSTRO STILE DI VITA.

E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggio fortemente ad approfittare di un’altra grande libertà ITALIANA: IL DIRITTO AD ANDARVENE.

Liberamente RIntepretato da Cher dal discorso del primo ministro Australiano!


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 23-03-2013 09:58

http://www.ilgiornale.it/news/cultura/an...99020.html

Anche la guerra in Irak ha il suo libro capolavoro
Yellow Birds del poeta mitragliere Kevin Powers racconta battaglie e amicizie sul fronte arabo. E mette nel mirino Hemingway e Remarque


Alessandro Gnocchi - Sab, 23/03/2013 - 08:3

«La guerra provò a ucciderci in primavera. Quando l'erba tingeva di verde le pianure del Ninawa e il clima si faceva più caldo, pattugliavamo le colline basse dietro città e cittadine.
Superavamo le alture e ci spostavamo nell'erba alta mossi dalla fede, aprendoci sentieri con le mani come pionieri, tra la vegetazione spazzata dal vento. Mentre dormivamo, la guerra sfregava a terra le sue mille costole in preghiera. Quando arrancavamo, sfiniti, i suoi occhi erano bianchi e spalancati nel buio. Se noi mangiavamo, la guerra digiunava, nutrita dalle sue stesse privazioni. Faceva l'amore e procreava e si propagava col fuoco. Poi, in estate, la guerra provò a ucciderci mentre il calore prosciugava dei colori le pianure».
Questo è l'incipit di Yellow Birds di Kevin Powers (Einaudi, pagg. 220, euro 16,50; in libreria da martedì) trascritto per intero perché ha il respiro del classico e il ritmo della grande poesia, ricorda The Waste Land di T.S. Eliot: «Aprile è il più crudele dei mesi...». Yellow Birds è stato un caso editoriale negli Usa e nel Regno Unito. Non perché abbia qualcosa di scandalistico, «unicamente» per la sua qualità artistica. Ecco due giudizi autorevoli tra i molti possibili. Tom Wolfe l'ha definito «il Niente di nuovo sul fronte occidentale delle guerre americane nei Paesi arabi». Colm Tóibin ha sottolineato la «musicalità della prosa, una squisita miscela di disciplina e frenesia che rispecchia l'azione e la pressione fisico-psicologica a cui sono sottoposti i personaggi».
Yellow Birds è il romanzo della battaglia di Al Tafar, provincia di Nineveh, Irak. Un romanzo scritto da un soldato-poeta, Kevin Powers, classe 1980, ex marine degli Stati Uniti, veterano di guerra. Nato in una famiglia dalla lunghissima tradizione militare, arruolatosi a 17 anni per guadagnarsi il college, inviato a combattere a Mosul e Al Tafar nel 2004-2005, ora Powers è impegnato nella stesura di un libro di poesie e di un secondo romanzo sulla Guerra civile americana. Nel frattempo fa incetta di premi con Yellow Birds. L'ultimo, recentissimo, è il Pen Hemingway Award 2013 per il miglior romanzo d'esordio.
In Yellow Birds delicatezza e brutalità convivono nella stessa pagina, nella stessa frase. Il titolo stesso allude a una canzone dell'esercito statunitense che in italiano fa più o meno così: «Un uccello giallo dal becco giallo si è posato sul davanzale della mia finestra. L'ho attirato con un pezzo di pane e ho spaccato la sua fottuta testolina».
La brutalità e la paura, dunque. Gli scontri a fuoco strada per strada, quelle strade da riconquistare ogni giorno, il nemico nascosto ovunque, difficile da identificare, pronto a farsi saltare in aria. La sensazione di muoversi sott'acqua, in apnea, quando ti sparano addosso. I lunghi insopportabili momenti di inattività addossato a qualche muretto, senza poter alzare la testa perché un cecchino può essere sempre in agguato. I reporter embedded, molesti come zanzare, incapaci di capire ma non di morire per un proiettile vagante. I generali pavoni davanti alle telecamere ma non per questo imboscati. Non tutti, almeno. Le spie e gli interpreti che rischiano tutto o forse sono doppiogiochisti, chi lo può dire con certezza? Gli atti di puro eroismo che sconfinano nell'incoscienza, senza nulla togliere alla nobiltà di chi mette la sicurezza altrui al primo posto. La vendetta insensata, disumana, sproporzionata. E poi la nausea crescente per la violenza. Il rifiuto di versare altro sangue come preludio alla morte perché segno di debolezza interiore, di una mancanza di convinzione che si paga subito. Il destino è crudelmente ironico, e punisce chi cerca di svegliarsi dall'incubo o gli incolpevoli. Perfino la natura sembra partecipare ai massacri, come testimonia il deserto acceso nella notte da fuochi in lontananza. Infine, non c'è pace neppure dopo la guerra. La mano del civile cerca ancora il fucile, i ricordi affiorano improvvisi, inclusi dettagli dolorosi che parevano perduti. È difficile adattarsi, viene voglia di sparire, di sottrarsi agli sguardi. È dura essere considerati un esempio quando il cuore è colmo di rimpianti.
E poi c'è la delicatezza dei sentimenti. Yellow Birds è soprattutto la storia di una amicizia, di una promessa difficile da mantenere e delle sue rovinose conseguenze. Il soldato Bartle (nome che richiama Bartleby, lo scrivano di Melville), prima di partire per la missione irachena, prende sotto la sua ala protettrice l'ancora più giovane soldato Murph. Bartle giura alla madre dell'introverso e sensibile Murph di riportarle il figlio a casa. L'ufficiale superiore assiste alla scena e rimprovera Bartle: mai sfidare il Fato. Le sorti di Bartle e Murph ora sono intrecciate per sempre, un fatto dalle ripercussioni imprevedibili. In Yellow Birds, tutto è contemporaneo ma la tragedia greca è dietro l'angolo. I classici sono così: colgono lo spirito del tempo e insieme sono senza tempo. Sono storie universali, come Yellow Birds, scritto dal poeta-mitragliere Kevin Powers. I giornali statunitensi hanno tirato fuori la parola «capolavoro»: per una volta non è un abuso promozionale.


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 07-04-2013 11:39

http://www.ilgiornale.it/news/interni/ce...04285.html

Il cercatore dal naso d'oro che vince i boss della coca
Inviato dall'Onu in Colombia a estirpare le coltivazioni dei narcotrafficanti. Al loro posto piantagioni di criollo, il cacao più raro (e più caro) del pianeta


Stefano Lorenzetto - Dom, 07/04/2013 - 08:50


Jean-Baptiste Grenouille, il protagonista del romanzo Il profumo di Patrick Süskind, si servì del suo olfatto demoniaco per mettere a punto un'essenza capace di dominare i cuori e le menti. Gianluca Franzoni, produttore di cioccolato d'alta qualità, s'è fatto guidare dal suo naso nella ricerca di una possibile via per affrancare l'umanità dalla schiavitù della cocaina. E c'è riuscito: su mandato dell'Unodc (United nations office on drugs and crime), l'ufficio dell'Onu per la lotta alla droga e la prevenzione del crimine, ha individuato due dipartimenti della Colombia, Santander e Nariño, nei quali, con l'ausilio dell'esercito, ha estirpato le coltivazioni di coca (10.000 ettari) controllate dai narcotrafficanti e messo a dimora cacao criollo, il più nobile e il più raro che esista, appena lo 0,001 per cento dell'intera produzione mondiale, quindi anche il più caro: 120 dollari al chilo il prodotto finito.

Attualmente sul pianeta si raccolgono solo 60 tonnellate l'anno di criollo, la metà delle quali cresce a Rio Caribe, in Venezuela, in una tenuta agricola partner della Domori, azienda del gruppo Illy con sede a None (Torino) che sta al cioccolato come la Rolls-Royce sta all'auto. Franzoni ne è il fondatore e il presidente.
Non c'è praticamente ingrediente o alimento per cui non abbia naso, un naso infallibile, questo bolognese di 47 anni, sposato con Katrina Smith, sommelier americana del Connecticut conosciuta durante una lezione sugli abbinamenti cioccolato-liquori che teneva (lui, non lei) all'hotel Hilton di Roma. Franzoni è abituato a fare colazione con 150 tipi di miele ricavati da altrettanti fiori esotici accuratamente selezionati nei cinque continenti e a insaporire le pietanze soltanto con fleur de sel, cristalli di sale marino provenienti dalle saline di Guérande, nella Loira Atlantica: «Poco cloruro di sodio e molti oligoelementi che esaltano la sapidità dei singoli componenti di un cibo. Non sono certo il tipo da farmi suggestionare dal sale rosa dell'Himalaya o altre etichette modaiole». E arriva sino al punto da procurarsi gli assoluti e gli oli essenziali con cui si crea da solo, e qui torniamo a Grenouille, i profumi per la toeletta mattutina: «Il mio preferito è a base di gelsomino, noce moscata, basilico, lime e altri 16 componenti, fra cui l'Opopanax chironium, detto anche mirra dolce, che cresce in Somalia. Ma anche quello di tuberosa, vaniglia e curcuma amada, conosciuta come mango ginger, non è male. Arrivo a vedere lo spessore del profumo, come se fosse un prodotto fisico».
Dopo la laurea in economia e commercio nel 1990, Franzoni ha prestato servizio militare nei carabinieri e poi ha lavorato come consulente aziendale negli studi di vari commercialisti. «Ho capito subito che non era la mia vita. Così nel 1993 sono partito per il Venezuela con un amico architetto. Abbiamo messo in piedi una società di servizi per la depurazione delle acque in hotel e resort. Ma era solo un pretesto per viaggiare». La vista di una fava di cacao nella foresta ha risvegliato in lui il romanticismo del ragazzo che leggeva Rudyard Kipling, Emilio Salgari e Alexandre Dumas. «Immagini mille fiori senza profumo e un frutto rosso-giallo-verde che non ha odore, grande quanto un melone, con una scorza dura come quella di una noce di cocco. Lo spacchi e ci trovi dentro dai 20 ai 50 semi avvolti da una mucillagine zuccherina. Quasi repellente. Eppure mi ha rapito».
Franzoni s'è subito messo in società con Alberto Franceschi, anziano immigrato originario della Corsica che discende da una famiglia di ambasciatori francesi arrivata in Venezuela nel 1830, rilevando il 50% della sua piantagione di cacao. Poi ha fondato la Domori: «In omaggio ai due mori posti sulla Torre dell'orologio di piazza San Marco a Venezia: nel mio immaginario la personificazione dei semi del cacao e del caffè, le mie passioni». Ha passato i successivi tre anni a tostare in padella e frullare criollo: «Quanti Moulinex ho bruciato, facendoli girare per ore!». Dormiva sulla spiaggia di Rio Caribe e mangiava a spese di papà e mamma, agenti di commercio nel ramo farmaceutico. Però alla fine è da quelle grossolane tavolette grezze di cacao purissimo che è nato il suo codice di assaggio, oggi adottato dagli intenditori di tutto il mondo.
Tornato in Italia dopo tre anni, Franzoni non era ancora convinto che quella del cioccolato fosse la sua strada. «Finché una mattina non sono stato svegliato da un piccolo di piccione imprigionato fra la tapparella e la finestra, che becchettava furiosamente il vetro. L'ho preso per un segnale divinatorio. E ho deciso di continuare».
Qual è il primo ricordo che ha del cioccolato?
«La Scorza della Majani di Bologna, somigliante alla corteccia di un albero, fatta con cacao e zucchero. Avrò avuto 8 anni. A casa mia era il dolce della domenica, al posto delle paste. Già allora preparavo torte di mele o di carote e panne cotte per i miei amichetti».
Ma lei ha un debole per i dolci?
«No, per gli alimenti puri. Quindi detesto la pasta all'uovo, perché la farina non deve farsi aiutare dalla gallina. Un'eresia, per un bolognese. Apprezzo invece la pasta di grano duro, che ha bisogno solo del frumento. Ogni ingrediente possiede un suo talento e lo deve esprimere in solitudine».
Quanto cioccolato mangia in un giorno?
«Circa mezzo etto».
Dovrebbe assomigliare a uno Zeppelin.
«Invece peso 70 chili. Ho un metabolismo veloce. Soprattutto consumo solo fondente al 100%. Pasta di criollo purissima. Cento grammi fanno 450 calorie. Nelle tavolette al 70%, il rimanente 30% è zucchero. Praticamente è come se mangiassi un frutto, la fava di cacao, ricca di polifenoli antiossidanti che combattono i radicali liberi, l'ipertensione e il diabete, proteggono l'apparato cardiovascolare, riducono il colesterolo, rallentano il processo di invecchiamento delle cellule. Senza contare la teobromina e la tiramina, antidepressivi che hanno un benefico effetto sul tono dell'umore».
Chissà che cosa penserà della Nutella.
«Ne ho mangiata tanta. È un signor prodotto, che ha avuto successo soprattutto per il fatto d'essere spalmabile. Ma c'entra poco col cacao».
Come lavora un imprenditore nel Venezuela marxista, ora orfano di Hugo Chavez?
«Per fortuna il cacao non è considerato un bene strategico come il petrolio. La qualità criollo, poi, ha un peso insignificante sulla bilancia commerciale. Nonostante il Venezuela rappresenti per la genetica del cacao una sorta di eden, un po' come l'Italia per le varietà d'uva, i latifondisti preferiscono coltivare il forastero, una qualità non nobile ma di vasto consumo».
Perché non puntano sul criollo?
«È una pianta che dà poca resa e resiste meno alle patologie vegetali. E poi il fondente nel mondo viene lavorato in piccole quantità. Nel cioccolato al latte, che va per la maggiore, il cacao rappresenta appena un 10%».
In Colombia come c'è arrivato?
«Attraverso Letizia e Gian Marco Moratti, sostenitori della comunità di San Patrignano. Il primo incontro con l'Unodc e i rappresentanti del governo di Bogotá si è tenuto lì. Per bonificare le aree dove i narcotrafficanti facevano coltivare la coca, oltre al cacao abbiamo piantato il caffè e l'Hevea brasiliensis, l'albero della gomma. Vado in Colombia a istruire i contadini due volte l'anno, scortato dall'esercito».
E a None, dintorni di Pinerolo, come c'è finito?
«Non avevo i macchinari per lavorare il cacao in Italia, per cui mi sono appoggiato a un ex dipendente della Streglio proprietario d'un laboratorio di tostatura per conto terzi. Alla fine l'ho rilevato. Ho vivacchiato così fino al 2006, producendo cacao per intenditori. Ma per poterlo esportare c'era bisogno di un investimento che andava oltre le mie possibilità. M'è venuto in soccorso Riccardo Illy. Suo nonno Francesco, l'ungherese che nel 1933 fondò l'industria del caffè a Trieste, agli inizi si occupava anche di cacao. Per i discendenti è stato un ritorno alle origini».
Mi par di capire che il cioccolato alla marijuana, prodotto con i semi di cannabis da una ditta di Pontremoli, lei non lo farebbe mai.
«Mai! Smentirei me stesso. E poi gliel'ho detto: detesto le commistioni fra ingredienti, specie se cervellotiche».
La crisi economica influisce sui consumi di cacao?
«Eccome. In modo favorevole».
Mi prende in giro?
«No, affatto. Il cioccolato è un prodotto anticiclico. Quando le cose vanno male, se ne consuma di più. È gratificante, consolatorio, euforizzante».
Perché il fondente costa così caro?
«Perché è fatto quasi interamente con pasta di cacao. Le fave di criollo vengono 8.000 dollari la tonnellata, contro i 2.500 del forastero. Dopodiché serve una lunghissima lavorazione».
Lunghissima quanto?
«Una volta raccolti, i semi vanno messi a fermentare come mosto per due giorni in casse chiuse, nelle quali la temperatura arriva a 50 gradi. Poi vengono smossi con una pala e ossigenati per altri quattro giorni, a volte anche meno, dipende dalle varietà. Quindi bisogna seccarli al sole dai tre ai cinque giorni. Nel trasporto la fava di cacao non deve scendere sotto l'8% di umidità. Arrivata in Italia, si tosta per circa 20 minuti a 120 gradi e si frange, togliendo la pellicola protettiva. Durante la macinatura la granella fonde, passa per attrito dallo stato solido a quello liquido, ed ecco ottenuta la pasta di cacao».
Il cioccolato bianco non è un controsenso?
«Non è cioccolato. È burro di cacao, latte in polvere e zucchero. Lo odio».
Al cacao viene imputato lo scatenamento degli attacchi di cefalea.
«So di un omeopata che invece lo usa per farci le compresse contro il mal di testa».
Favorisce l'acne.
«Falso».
È come una droga. Chi ama il fondente, arriva col fiuto a scoprire se in casa c'è un tavoletta di cioccolato nascosta da qualche parte. E, quando l'ha scartata, in genere la finisce.
«Fra i 700 composti del cacao vi è un neurotrasmettitore, l'anandamide, il cui nome deriva dal sanscrito ananda, beatitudine, che ha un effetto simile a quello dei cannabinoidi, le sostanze psicoattive presenti nella cannabis».
Dal 1971 sono usciti 10 film imperniati sul cacao: Willy wonka e la fabbrica di cioccolato, Cioccolato bollente, un Chocolat nel 1988, un altro Chocolat nel 2000, Come l'acqua per il cioccolato, Fragola e cioccolato, Grazie per la cioccolata, Vaniglia e cioccolato, La fabbrica di cioccolato, Lezioni di cioccolato e Lezioni di cioccolato 2. Come lo spiega?
«Sono quasi tutte pellicole nelle quali le donne hanno un ruolo centrale. Non ho ancora capito se il cacao sia maschio oppure femmina, anche perché il suo fiore è ermafrodito. Probabilmente è femmina. Ha troppa sensibilità».
Chi avrà assaggiato per primo i semi di cacao?
«Cristoforo Colombo, al largo dell'isola di Guanaja, davanti alle coste dell'Honduras. La parola cioccolato viene dall'azteco chocolatl. Lo scopritore dell'America vide gli indios che trattavano i semi neri come se fossero pepite d'oro. Sulle prime lui li aveva scambiati per escrementi di capra».
Com'è che ai nostri giorni sulla faccia della terra non si scopre più nulla di nuovo che sia commestibile?
«Non è vero. Quando vado in Amazzonia, mangio sempre le cose di cui si cibano gli aborigeni, compresi certi tipi di frutti silvestri mai visti prima. In Colombia ho pure assaggiato le formiche culone. Sono secche e croccanti. Ma non ci sono certo arrivato per primo: ne andavano pazzi già gli indigeni nel XVI secolo. Oggi sono quasi estinte a causa della caccia indiscriminata per l'esportazione: americani, messicani e tedeschi le considerano un potente afrodisiaco».
Si sarà rimpinzato di uova pasquali, immagino.
«Non le ho mai mangiate, neppure da bambino. Cacao allungato con latte e zucchero: non fa per me».
(643. Continua)
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it


RE: [OT] Discussione in libertà (Piazzetta) - Cher - 12-05-2013 09:44

http://www.ilgiornale.it/news/interni/qu...16403.html

Quel patto con la massoneria è il nuovo mistero vaticano
Un cardinale rivela: prima del conclave un porporato ha denunciato gli "affari" delle Logge nella Chiesa ed esortato a "chiudere la vicenda"


Fabio Marchese Ragona - Dom, 12/05/2013 - 07:38


«Oggi dobbiamo seriamente affrontare il problema e fare di tutto per trovare possibili infiltrati dentro al Vaticano».

Un discorso lungo, dettagliato e senza mezzi termini, tenuto da un cardinale presente alle congregazioni generali che hanno preceduto il conclave dal quale è uscito Papa il gesuita Jorge Mario Bergoglio.

Tra lo stupore dei confratelli, il porporato, inizia a leggere il testo di svariate cartelle, fino a quando non pronuncia quella parola che nessuno avrebbe immaginato venisse detta proprio in quella sede: massoneria.

Il retroscena di quelle lunghe giornate d'inizio marzo viene raccontato a Il Giornale da un cardinale italiano che, come tutti gli altri, si trovava all'interno dell'Aula nuova del Sinodo dove i porporati lavoravano a ritmi serrati in vista della clausura in Sistina: «L'affaire dei massoni in Vaticano sta diventando troppo grande», avrebbe detto all'assemblea il porporato durante una delle riunioni presiedute dal decano Angelo Sodano, «il collegio cardinalizio deve muoversi per impedire che questa gente possa stare nel cuore della Chiesa e dev'essere uno dei primi punti da affrontare con il nuovo Pontefice eletto».
La massoneria torna quindi a scuotere le sacre stanze e a far discutere cardinali e laici. Questa volta però sembra esserci uno scossone finale: la parola d'ordine che filtra Oltretevere è «tolleranza zero» verso i possibili infiltrati, tanto che, come racconta l'eminenza anonima, «un gruppo di cardinali sarebbe intenzionato a parlare dell'argomento con Bergoglio alla prima occasione utile». Ma a render ancor più attuale il tema è un nuovo libro, Vaticano massone. Legge, denaro e poteri occulti: il lato segreto della Chiesa di Papa Francesco pubblicato da Piemme e scritto a quattro mani dai giornalisti Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti. All'interno del testo, corredato anche da qualche documento, si parla anche di eminenze e laici, dipendenti del Vaticano, appartenenti a logge segrete che avrebbero avuto un ruolo determinante nel furto di documenti dall'appartamento del Papa, nelle dimissioni di Benedetto XVI e nell'elezione di Francesco al soglio pontificio.

Nel volume di oltre 500 pagine viene pubblicata anche una lettera indirizzata a Papa Giovanni Paolo II: il mittente è l'allora Gran Maestro della loggia massonica Grand'Oriente d'Italia, Virgilio Gaito, che insieme al cardinale Silvio Oddi (già Prefetto della Congregazione per il Clero e scomparso nel 2001) chiede al Pontefice di seppellire l'ascia di guerra perché «è giunto il momento di lanciare un doveroso appello alla riconciliazione che ponga fine a questa secolare incomprensione tra Chiesa Cattolica e Massoneria».

Appello del Gran Maestro a Wojtyla che rimarrà inascoltato: insieme al prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, Giovanni Paolo II manterrà durante tutto il pontificato la linea dell'inflessibilità.

Era stato sempre il Papa polacco nel 1983 a promulgare il nuovo codice di diritto canonico, inserendo anche un canone riguardante le logge massoniche. In un documento pubblicato lo stesso giorno dell'entrata in vigore del codice, infatti, l'allora prefetto Ratzinger chiarì che per un cattolico appartenere a una loggia massonica significava compiere un grave peccato, con il divieto di fare la comunione, senza alcuna deroga.

Un tema che ancora oggi continua a far parlare di sé e che resta comunque in primo piano, lasciando un alone di mistero alla Dan Brown sulla presenza o meno dei massoni in Vaticano. Domanda alla quale hanno cercato di rispondere anche i porporati durante le congregazioni pre-conclave, ricordando quel fumo di Satana entrato da qualche fessura all'interno della Chiesa, di cui aveva parlato nel giugno del 1972 Papa Paolo VI. «Serve un impegno da parte nostra», avrebbe detto il cardinale all'assemblea di confratelli, «per chiudere la vicenda una volta per tutte. Senza tentennamenti e per il bene della Chiesa».