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La metafora del bue, ovvero dove finisce l'energia in Italia?
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Alessandro Bellotti
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RE: La metafora del bue, ovvero dove finisce l'energia in Italia?

scusa se correggo la domanda, Giorgio, in: quanti Gwatt di energia elettrica da nucleare sono stati connessi alla rete elettrica mondiale negli ultimi 2/3 anni e quanti se ne connetterranno fino al 2020 ?
Faccio questa precisazione perchè ad esempio i reattori indiani di Kaiga sono molto piccoli (220 Mwatt) cioè ce ne vogliono 7 per arrivare ad una EPR che propongo come unità di misura quindi una sorta di numero di EPR equivalenti.
Questo perchè sono proprio le EPR che il governo vorrebbe installare.
Rimane comunque il dato che al 2020, partendo dal 2008, verranno installati nel mondo 2000 Gwatt di nuova potenza elettrica dei quali, mantenedo le proporzioni del 2008/2009, circa 800 Gwatt da rinnovabili.
E' chiaro che se la fetta di nuova energia da nucleare dal 2008 al 2020 sta sotto i 50 Gwatt, come sembra anche dal post di Dwalin, stiamo parlando del 2,5%.
Se le cose stanno così, del nucleare si può tranquillamente fare a meno. Basta organizzarsi con un pelo di risparmio di energia elettrica che rappresenta meno del 30% dell'energia che consumiano al mondo.
Se, e sottolineo se, i numeri sono questi, vuol dire che se estrapoliamo i dati al 2020, il nuovo nucleare contribuirà al 30% di 2,5% = 0,8% scarso a fornire nuova energia.
Potete anche triplicare, anche arrivare al 2,4%.
Ovviamente al 2020, se queste previsioni sono corrette, il nucleare peserà sempre meno.
Non ho nemmeno sottratto i Gwatt delle centrali che si spegneranno e si sono spente dal 2008 al 2020.
Se prendiamo anche in cosiderazione questo dato, si scopre che il nucleare è quello che sostengo da almeno 10 anni: la più grande e colossale bufala dello scorso secolo.
Discorso a parte per la Francia. Se si considera il microcosmo Francia (cioè lo 0,8% della popolazione mondiale) e solo a livello di microcosmo, evidentemente, per come ad oggi stanno le cose, ben fa la Francia a continuare nel nucleare. Ben fa la Francia a investire nel nucleare.
E' l'unica cosa che sanno fare, a livello energetico, e la fanno molto bene.
Del resto anche l'energia elettrica da nucleare, in Francia, è comunque una fetta minoritaria (30% circa) del totale dell'energia di cui hanno bisogno i Francesi che come si sa consumano più petrolio degli Italiani.
Discorso diametralmente opposto per l'Italia dove prima di tutto mancano le competenze e non c'è l'appoggio fondamentale e decisivo della popolazione.
Che Siemens abbia fatto conti analoghi, vista la precipitosa fuga dal nucleare ?
Faccio un'altra domanda, alla quale nessuno ha ancora risposto.
Supponendo che davvero in 12 anni si allaccino alla rete mondiale 2000 Gwatt di nuova energia elettrica, pensate davvero che l'industria nucleare mondiale sia in grado di tenere il passo con questa grande richiesta ?
Possiamo, a livello mondiale, fare tranquillamente a meno del nucleare.
Lo dicono i numeri.
Chiedo ancora agli studenti che postano su questo blog di chiedere ai loro docenti se ha senso il nucleare nel mondo, vista l'esigua percentuale di cui sopra, praticamente zero.

21-05-2011 13:16
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RE: La metafora del bue, ovvero dove finisce l'energia in Italia? - Alessandro Bellotti - 21-05-2011 13:16

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