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ennessima petizione antinucleare
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Cher
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RE: ennessima petizione antinucleare

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Le scorie? Il grande business,ecco cosa sono,niente di più.
http://blog.panorama.it/economia/2010/03...#more-5051

di Anna Maria Angelone

Da Scanzano Jonico all’Est Europa: è qui che potrebbero finire interrate le scorie più radioattive italiane, passate e future. Stoccate in un unico deposito collettivo, insieme a quelle di altri paesi europei. La notizia, rivelata dal Times e rilanciata dal quotidiano polacco Polska, trova conferme anche in Italia. I paesi interessati al progetto sarebbero una decina: oltre all’Italia, Paesi Bassi, Slovenia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Slovacchia, Lituania, Romania e Polonia.

Lo stoccaggio unificato sarebbe una soluzione per questi paesi, che hanno troppo pochi reattori per giustificare i costi di un deposito nazionale. Il gruppo di lavoro si riunirà di nuovo a maggio per valutare i problemi dell’eventuale transito delle scorie. Quanto al sito, diversi paesi dell’Est si dicono interessati, visti anche gli effetti positivi sull’occupazione.

Non è l’unico esempio in Europa. In Spagna la gara per aggiudicarsi «el cementerio nuclear», cioè il deposito di scorie radioattive approvato dal Congresso dei deputati nel 2004, è aperta. All’inizio c’era un solo candidato: Yebra, minuscolo centro di 567 anime nella provincia di Guadalajara, nei pressi di uno dei sei impianti nucleari della Penisola iberica. Ma altri si sono fatti avanti prima della scadenza. Alla fine i comuni pronti a ospitare sul proprio territorio il nuovo deposito di rifiuti atomici della Spagna sono ben 13. L’ultimo entrato in lizza è Ascó, 1.600 abitanti, in provincia di Tarragona, nella Catalogna. Un paese medioevale che, da metà degli anni Ottanta, convive con due dei reattori spagnoli. La decisione finale del governo è attesa per giugno-luglio.

Non tutto fila liscio. Ad Ascó alcuni contestatori sono scesi in piazza perché non vogliono una «Catalogna nuclearizzata». Mentre il sindaco popolare di Yebra, Juan Pedro Sanchez, è stato addirittura sanzionato dal partito per la sua decisione di partecipare alla gara. Del resto, amministrazioni regionali, provinciali e comunali hanno spesso un diverso colore politico e interessi divergenti. Ma i sindaci delle candidate tirano dritti attratti dalla posta in palio: i soldi.

La costruzione dell’Atc, il deposito nazionale unico di scorie ad alta intensità radioattiva (quelle a bassa radioattività si trovano nell’impianto di El Cabril) richiederà almeno 5 anni di lavori ma, con fasi successive, si arriverà a 14. Si stima che serviranno 700-800 milioni di euro, mentre la creazione di posti di lavoro oscillerà fra i 300 e i 500.

Senza contare l’indotto. Una ricaduta considerevole per comuni piccoli, spesso ad alta disoccupazione. Tuttavia, la vera manna è rappresentata dai 6 milioni di euro all’anno che affluiranno nelle casse del vincitore fino al 2075: 2,4 al paese che avrà il deposito e 3,6 da dividere fra gli altri, in entità diversa nel raggio di 20 chilometri.



Una storia analoga si è appena conclusa in Slovenia. Dal 2004 in corsa per il deposito di stoccaggio di scorie radioattive a media e bassa intensità c’erano le città di Vrbina e Brezice. Entrambe a pochi chilometri dall’unica centrale atomica del paese, Krsko. Alla fine un rapporto del Dipartimeno delle acque sloveno ha escluso Brezice. Il deposito si farà a Vrbina, primo mattone nel 2012.

Decisivo è stato il buon rapporto che la popolazione slovena ha con l’atomo, tanto che da anni si parla di ampliare l’impianto con un nuovo reattore. Ma anche in questo caso sono piovute allettanti compensazioni: 5,1 milioni di euro.

Misure praticate anche in Francia, paese di consolidata tradizione nucleare. Ai cittadini di Soulaines, città nella regione di Champagne-Ardennes che dal 1992 ospita un impianto di rifiuti radioattivi, arrivarono una «una tantum» di 40 milioni di franchi (oltre 6 milioni di euro), riduzioni vitalizie sulle tasse, finanziamenti per le strutture pubbliche comprese le gite scolastiche. Tutto diviso fra Soulaines e due comuni limitrofi, Epothémont e Ville-aux-Bois. Stesso discorso per la cittadina di Flamanville, nella Bassa Normandia, che ha accettato di avere un nuovo impianto nucleare con reattore Epr. Qui, fra le altre cose, viene versata alle comunità locali anche la «tax professionnelle»: un’imposta di produzione che assicura un’entrata fissa per un certo arco di anni. Agevolazioni che annoverano anche la fornitura di elettricità a prezzi stracciati per tutta l’area.

Gli incentivi incontrano, per lo più, il favore degli esperti. «Sono misure opportune perché avere il nucleare sul territorio può creare esternalità che vanno adeguatamente compensate» spiega Claudio Arcudi, responsabile del settore Utilities della Accenture Italia. «Ci possono essere rischi, per esempio, di una riduzione delle coltivazioni o di svalutazione degli immobili, o di abbandono del luogo da parte di cittadini che si trasferiscono altrove».

Insomma, anche se il nucleare in casa non piace completamente a nessuno (il sondaggio Eurobarometro più aggiornato indica che perfino i francesi, con il 56 per cento, percepiscono che il nucleare ha più rischi che vantaggi) molti paesi vincono le resistenze con l’informazione, il coinvolgimento a livello locale e un ruolo attivo dell’industria nucleare.

In Svezia, paese che nel 1980 votò una moratoria per lasciare il nucleare e nel 2009 ha cambiato idea, la tenzone che ha visto fronteggiarsi per 7 anni le città di Oskarshamm e Östhammar è finita in modo singolare. Per costruire il sito di stoccaggio delle scorie sono previsti 25 miliardi di corone svedesi (circa 2,5 miliardi di euro) e 750 posti di lavoro, più 2 miliardi di corone per il vincitore a titolo di investimenti. Oskarshamm sembrava la favorita, visto che ha già una centrale atomica con un deposito di stoccaggio temporaneo. Ma la concorrente Östhammar non ha gettato la spugna. Così, dopo anni, i due sindaci hanno stretto un accordo per spartirsi il premio: il vincitore darà al perdente una parte degli investimenti. Il deposito si farà a Östhammar, però anche Oskarshamm avrà la sua piccola fetta.

Marcia allo stesso passo la Finlandia, unica nell’Ue che sta costruendo una nuova centrale, a Olkiluoto. Ma non è così per tutti. Regno Unito e Usa da anni non riescono a fare un deposito unico di scorie. L’Austria, che ha convertito il nucleare in solare, è in guerra contro Praga intenzionata a costruire un sito di stoccaggio adiacente alla foresta di Bömerwald. Resta un dato di fatto che alcuni paesi che avevano deciso di abbandonare gradualmente l’atomo hanno fatto marcia indietro. In modo politicamente trasversale. È così per il Regno Unito di Gordon Brown, la Germania di Angela Merkel, il Belgio di Yves Leterme. Anche Barack Obama ha annunciato un prestito federale di 8,3 miliardi di dollari per due nuovi reattori in Georgia. E non è che la prima tranche. C’è da scommettere che la gara delle città pro atomo non finisca qui.

redazione
Mercoledì 10 Marzo 2010


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it

Messaggio modificato il: 05-05-2011 alle 12:26 da Cher.

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