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Quale sarà il futuro energetico mondiale?
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Cher
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RE: Quale sarà il futuro energetico mondiale?

Forse qui una possibile risposta alla domanda di questo thread:
http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/nl20...istoryKey=


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
16-07-2011 12:09
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Cher
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RE: Quale sarà il futuro energetico mondiale?

interessante notizia:
http://www.archivionucleare.com/index.ph...nde-mondo/


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
20-07-2011 12:05
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RE: Quale sarà il futuro energetico mondiale?

Poi leggete Qua:
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRu...icolo=8983

Prima leggete Qui:
http://www.climatemonitor.it/?p=18633&am...ment-14061
Ora potete Quo:
http://www.youtube.com/watch?v=Nq0LK2re2...dded#at=15

http://it.wikipedia.org/wiki/Qui,_Quo,_Qua
Toungue



Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it

Messaggio modificato il: 30-07-2011 alle 16:21 da Cher.

30-07-2011 13:38
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Cher
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RE: Quale sarà il futuro energetico mondiale?

http://www.climatemonitor.it/?p=18701
GPCC un nuovo clima un nuovo panel
SCRITTO DA EDITORIALE IL 30 - LUGLIO - 2011
Appena un mese fa il dibattito sul clima è tornato ad infiammarsi e, come accade ogni volta, la contesa si è riaccesa non su questioni scientifiche ma procedurali, ideologiche e politiche. Perno della questione la “contaminazione” dell’ultimo report speciale dell’IPCC sulle energie rinnovabili per concetti, affermazioni e impostazione mediatica provenienti dall’attivismo senza se e senza ma di Greenpeace.

Leggendo questo post di CM potete farvi un’idea più precisa della storia: Riciclaggio ideologico – 20 giugno 2011.
Non c’è bisogno di dichiararsi pro o contro l’attivismo di quella che è ormai divenuta una multinazionale dell’ambiente, il punto è un’altro: l’IPCC è una organizzazione sovranazionale e in quanto tale rappresentativa di tutti noi; Greenpeace rappresenta chi ne condivide le idee, le strategie e gli obbiettivi, cioè non tutti.

Dal momento che questo ennesimo passo falso (?) del panel ONU per i cambiamenti climatici ha fatto il giro del mondo, era lecito attendersi una chiarificazione dei vertici del panel, seppur con la endemica lentezza delle organizzazioni fortemente burocratiche. Ci ha pensato Ottmar Edenhofer, co-chair dell’IPCC, con questo articolo (a pagamento) dalle pagine di Nature Climate Change:
Different views ensure IPCC balance doi:10.1038/nclimate1178 - 17 July 2011
http://www.nature.com/nclimate/journal/v...e1178.html


Il sunto del suo discorso è nel titolo. La presenza nei report di differenti punti di vista garantisce l’azzeramento di ogni genere di condizionamento. Da notare che per questo report, come quelli che lo hanno preceduto, non è stata applicata alcuna procedura di controllo di eventuali conflitti di interessi. Tali procedure, sebbene siano state approvate qualche mese fa, non saranno applicate prima del 2013. Sorge una domanda spontanea: se i report sono già naturalmente equilibrati, perché ci sarebbe stato bisogno di attivare delle policy diverse? Risposta semplice, perché lo ha suggerito lo IAC, unico organo che può definirsi “scientificamente sovraordinato” all’IPCC. Ergo, questo equilibrio non c’è, né c’è mai stato.
Ma andiamo avanti con il discorso di Edenhofer, che può essere riassunto in quattro punti chiave:
il problema del conflitto di interessi, se esiste, è molto limitato, Teske (colui che ha scritto sia il report di Greenpeace che quello IPCC) era solo un autore, non il lead author. Si tratta di un report con molte firme che è passato attraverso molte fasi di revisione; L’SRREN è un sforzo massivo di centinaia di pagine.
Lo scenario di Greenpeace (quello usato per il comunicato stampa) era soltanto uno dei 164 presi in esame.
Sven Teske era soltanto uno degli autori dello scenario di Greenpeace.
Lo scenario di Greenpeace è stato di fatto messo a punto dalla German Aerospace Agency DLR. Greenpeace lo ha soltanto portato avanti (commissioned).
Dunque, il primo approccio è quello classico: circolare gente, non c’è niente da vedere. Quello di Greenpeace e quindi di Teske (ma non solo come vedremo) è stato un contributo minimale, circondato da ben altro. Punto primo, quel contributo minimale è finito nel comunicato stampa, cioè è stato ufficialmente nominato “carta d’identità” del report. Le voci e le opinioni di quanti hanno contribuito agli altri 163 scenari non devono aver pesato molto in effetti.
Punto secondo, quel contributo non è stato affatto minimale, ovvero limitato al solo capitolo incriminato dell’SRREN e al solo comunicato stampa. Se così fosse stato, si sarebbe potuto parlare di una scelta infelice per catturare l’attenzione dei media, anche se forse a quel livello a queste cose si dovrebbe prestare un po’ di attenzione. Il contributo di Greenpeace è tangibile in tutti i capitoli del report. Frasi, tabelle, numeri, tutto materiale proveniente dal report di Greenpeace EREC.

Nel cap.10 sono state impiegate le cifre per giungere alla famosa ottimistica frase “Le risorse rinnovabili potranno coprire il fabbisogno di energia globale all’80% entro il 2050”, prenotando quindi un posto d’onore nel report, mentre negli altri capitoli i numeri forniti da Greenpeace compaiono insieme ad altri, ma comunque sempre in posizione dominante.

Se volete entrare nello specifico, trovate tutto qui su WUWT: Greenpeace and the IPCC – The Edenhofer Excuse.

http://wattsupwiththat.com/2011/07/24/gr...more-43990

Per cui Edenhofer prima minimizza e poi mente. E lo fa dalle pagine di un giornale scientifico interamente dedicato al cambiamento climatico nato appena qualche mese fa come spin-off della rivista scientifica più importante di tutte, appunto Nature. Non basta quindi che quanto pubblicato sull’SRREN non sia stato soggetto a processo di revisione secondo gli standard scientifici in quanto proveniente da un report, l’EREC di greenpeace, assolutamente di parte. E’ di parte e non rispetta gli standard etici neanche la chiarificazione che la leadership del panel doveva alla pubblica opinione. Quest’ultima, fino a prova contraria, è al tempo stesso committente e destinataria, quindi proprietaria, del contenuto dei report.

Oltre al danno la beffa. Di questo passo, come suggerito dall’articolo di WUWT basterà cambiare nome al panel, da IPCC a GPCC, così almeno si potrà vedere se riuscirà ad ottenere la stessa considerazione o se avrà definitivamente dilapidato il suo patrimonio di autorevolezza.


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Cher03@hotmail.it
30-07-2011 20:30
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Messaggio: #45
RE: Quale sarà il futuro energetico mondiale?

http://www.lettera43.it/economia/aziende...lavoro.htm


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02-08-2011 13:24
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