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FAQ  Nucleare I°
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Cher
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FAQ  Nucleare I°

http://www.phme.it/2011/05/faq-sullenerg...#more-1055

0.1 # Come funziona una centrale Nucleare?


Data una fonte calda, questa scalda un liquido (di solito acqua), che assorbe molta energia, l’energia accumulata liquido caldo (che a volte si vaporizza) va poi a far muovere una turbina che è collegata ad un generatore elettrico (assimilabile ad una dinamo di una bicicletta in formato gigante) che genera energia elettrica. Il liquido caldo (a volte vapore), ora scarico di energia, viene quindi raffreddato (nel caso in cui fosse sotto forma di vapore viene condensato) passando a contatto con altro liquidi a temperatura più bassa e viene rimesso in circolo per ricominciare il ciclo termico, questo è il funzionamento di ogni macchina termica.
L’unica differenza fra la differenti centrali di tipo termico è nella fonte calda della centrale che, nel caso nucleare, è data dall’energia di fissione dell’uranio. Rispetto alle centrali definite “termoelettriche” in cui il calore è fornito bruciando del combustibile la fissione dell’uranio fornisce molta più energia: bruciare combustibile rompe legami atomici e molecolari, fissionare atomi rompe legami nucleari milioni di volte più energetici (per comprendere meglio questo passaggio [Cf. Ph.Me]).

Si possono poi ad esempio dividere le centrali nucleari moderne in due principali tipologie, una è quella BWR che assomiglia di più ad una termica normale; la seconda, il PWR, si differenzia leggermente. Nei reattori BWR (Boiling Water Reactor) l’acqua nel circuito primario del reattore cambia di stato e passa ad essere vapore acqueo, questo va a finire direttamente nella turbina e dopo essere stato raffreddato e condensato viene reimmesso nel reattore. Nei reattori PWR (Pressurized Water Reactor) l’acqua nel circuito primario del reattore viene mantenuta ad elevata pressione, così anche a temperature superiori ai 300°C rimanga allo stato liquido; per arrivare alla turbina si deve passare da uno scambiatore di calore (generatore di vapore) in cui l’acqua ad alta temperatura ed in pressione scambia il calore con dell’altra acqua che si trasforma in vapore che va alla turbina. L’acqua dal generatore di vapore ritorna al reattore dove si scalda nuovamente e quella dalle turbine ritorna poi ai generatori di vapore, il ciclo quindi ricomincia.


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Cher03@hotmail.it
01-06-2011 10:32
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Cher
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RE: FAQ  Nucleare I°

#0.2 Cos’è la dose?

La dose è la quantità di radiazioni che vengono assorbite dal corpo umano (su cui provoca effetti biologici) o su un materiale. Si può calcolare con due unità di misura, il Gray indica quanta energia (in Joule) proveniente da radiazioni è assorbita da 1kg di materiale, e si misura quindi in J/kg, o Gy. Il Sievert (Sv) è dimensionalmente uguale al Gray, ma viene corretto con dei fattori moltiplicativi per indicare l’effetto biologico dalle varie radiazioni. 1Sv è la quantità di radiazioni che equivale biologicamente (in prima approssimazione) ad 1Gy di raggi gamma o a 0.05Gy di raggi alfa.
La differenza risiede nell’interazione della radiazione con la materia: l’effetto biologico delle radiazioni è indurre mutazioni nelle cellule, aumentando il rischio dell’induzione di un tumore a distanza di generazioni (quindi anni), rompendo i legami del DNA. I raggi gamma trapassano facilmente la materia, quindi è molto raro che inducano la rottura diretta o indiretta della doppia elica di DNA, le particelle alfa invece interagiscono lungo una traccia, come un treno che distrugge ciò che incontra sui binari, e quindi rende tali doppie rotture molto più probabili. D’altro canto le particelle alfa a bassa energia si fermeranno prevalentemente sull’epitelio (lo strato più superficiale di pelle, composto da cellule morte), non inducendo quasi nessun effetto. La stessa dose di particelle alfa della stessa energia inalata o ingerita (quindi inglobata in punti sensibili dell’organismo) ha invece un effetto decisamente più rilevante.
Da qui la stessa dose di raggi gamma e raggi alfa determina due effetti biologici molto diversi, dipendenti anche dall’energia della radiazione, dalle cellule coinvolte e da altri parametri. Determinare gli effetti della radiazione sugli organismi è un compito tutt’altro che banale, un intera branca scientifica, la radiobiologia, è dedita alla previsione di tali effetti.
L’unità di misura del Gray o del Sievert rappresenta una dose enorme: poche persone al mondo hanno subito dosi nell’ordine del Sv, ovvero un numero di persone dell’ordine di grandezza delle centinaia prevalentemente composte da scienziati e tecnici nucleari coinvolti in incidenti e alcuni pompieri intervenuti a Chernobyl.
La dose ambientale è di circa 2-3mSv/y, cioè mediamente in un anno da ogni persona vengono assorbiti 2-3 millesimi di Sievert provenienti dalle più disparate fonti (vedi domanda sulla dose ambientale).


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01-06-2011 11:49
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Messaggio: #3
RE: FAQ  Nucleare I°

Riporta:
La dose ambientale è di circa 2-3mSv/y, cioè mediamente in un anno da ogni persona vengono assorbiti 2-3 millesimi di Sievert provenienti dalle più disparate fonti (vedi domanda sulla dose ambientale).

Per la verità, a me risultano numeri abbastanza diversi... a meno che si consideri SOLO la radiazione ambientale. Di solito, le ulteriori esposizioni, che potremmo definire "volontarie", non vengono conteggiate come "dose ambientale"

L'esposizione annuale dipende da molte cose:

-Radiazioni cosmiche (dallo spazio esterno): la dose annuale dipende dall'altitudine (da quanta aria c'è sopra, che blocca la radiazione)

-Radiazioni terrestri (che provengono dalle rocce del terreno);

-Radiazioni dai materiali dell'abitazione, in case fatte in pietra, mattoni e cemento;

-Radiazioni interne, assorbita dal cibo (Carbono14 e Potassio40) e dall'acqua (Radon dissolto nell'acqua)...0,40 mSv, o dall'aria (radon)…2 mSv

-Esposizione causata dallo stile di vita... viaggi in aereo, controllo ai raggi x in un aeroporto, otturazioni dentali in porcellana, orologii luminescenti, uso della TV o del videoterminale di un computer, sistemi di allarme antincendio con il rilevatore di fumo, uso di lanterne da campeggio a gas, pacemakers con una batteria al plutonio...

-Radiazioni da analisi mediche (in mSv)...
Codice:
Esame   Tiroide Midollo Polmone Gonadi M  F    Mammelle
Cranio         1,61    0,17 0,01
Torace         0,34    0,12 0,45     0,29
Spalla         1,18    0,02 0,06     0,40
Addome 0,64    0,09 2,33 2,33 0,90
Bacino 0,34 8,09 2,38 0,04
Femore 0,08 5,69 0,51 0,02
Rachide in toto 7,76   1,24 2,32 2,82 2,27     3,13
Rachide cervicale 4,00    0,03 0,02
Rachide dorsale 16,45   0,73 2,63     0,68
Rachide l.s. 1,08    0,34 1,72 3,87 0,48
Urografia 1,42    0,65 7,56 5,03 8,78
Tubo dig.     0,73    3,74 2,11 0,15 1,18     1,85
Clisma opaco 0,11    5,19 0,54 2,26 11,95     0,50



Si fa molto presto, a superare i 10 mSv senza nemmeno accorgersene

01-06-2011 18:03
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RE: FAQ  Nucleare I°

#0.3 Quale è la dose ambientale?


La dose ambientale è la dose assorbita dall’ambiente dall’uomo qualsiasi cosa egli faccia. Questa dose in italia è di circa 2-3mSv con discrete differenze regionali e locali rispetto alla media nazionale.
La dose ambientale si può suddividere in macrocategorie, per fonte di origine e può essere di origine antropica o naturale.

Gran parte della dose ambientale è dovuta ai radionuclidi naturali, in particolar modo dal radon, un gas nobile radioattivo che fa parte della normale catena di decadimento dell’uranio. Questo gas, molto pesante, si concentra soprattutto nelle case vecchie e negli scantinati; nelle case vecchie perché sono quelle in cui sono presenti più fessurazioni nelle fondamenta, da cui traspira il gas, e gli scantinati perché, data l’elevata densità, tende a ristagnare in basso e perchè mancano di aerazione. Per questo motivo abitare a piani superiori del piano terra e areare bene i locali riduce consistentemente la dose annuale assorbita da una persona.

Altre notevoli fonti di dose sono il potassio40 ed il carbonio14, che sono naturalmente presenti in natura. Esse si depositano nei cibi e in tutti i materiali. Il cibo, in generale, contribuisce per circa il 10% alla dose totale assorbita. In particolare le banane, ricche di potassio, sono prese a parametro di paragone per quanto riguarda la dose, tanto da aver indotto negli scorsi anni a istituire una unità di misura normalizzata alla “dose equivalente da banana” (Banana Equivalent Dose), corrispondente a 0.1 microSv che è stato calcolato essere la dose relativa ad una banana (il calcolo è indicativo: in realtà il livello di potassio nel corpo viene mantienuto circa costante quindi, se il livello è sufficiente per le esigenze dell’organismo, non si deposita nuovo potassio quando si mangia una banana ma viene rimpiazziato il vecchio).

Altra grande categoria di fonti sono i raggi cosmici, queste sono radiazioni ad alta ed altissima energia provenienti dall’universo (ma principalmente dalla nostra galassia) che contribuiscono alla dose, se le prime fonti sono distribuite abbastanza uniformemente nel mondo (sebbene con notevoli eccezioni regionali), i raggi cosmici sono distribuiti uniformemente nel globo per superficie la dose ricevuta incrementa notevolmente al salire dell’altitudine: andando in montagna o compiendo un viaggio aereo si riceve una maggiore dose di raggi cosmici. Si calcola infatti che un normale viaggio sull’atlantico con un normale aereo di linea (in passato l’utilizzo di un concorde dava infatti risultati differenti, visto che ad un tragitto notevolmente inferiore si doveva aggiungere una correzione dovuta ad una altezza di volo notevolmente superiore) somministra una dose ai passeggeri pari ad una radiografia toracica. Andare ancora oltre, cioè sulle basi spaziali, aumenta ancora notevolmente la dose assorbita da raggi cosmici e introduce nuovi tipi di altre fonti, che viene solo parzialmente compensata dalla mancanza delle altre fonti.

Esiste poi una terza grande categoria in cui è ascrivibile la dose ambientale, e quella è dovuta alle attività umane. In questa terza fascia la parte preponderante è causata dalle attività mediche. Queste attività, benché compiute da una ristretta fascia della popolazione, contribuiscono notevolmente all’aumento della dose totale. Fare una TAC, una PET o una radiografia comportano un assorbimento di svariati mSv, fare un ciclo di radioterapia comporta una dose totale anche dell’ordine Sv. Questi contributi, anche se suddivisi su una grande popolazione, comportano un contributo significativo.

Nei paesi dove sono presenti le centrali nucleari contribuiscono per frazioni molto piccole rispetto alla dose ambientale totale, così come i residui dell’incidente di Chernobyl e dei test degli armamenti nucleari durante la guerra fredda.

http://www.epa.gov/rpdweb00/docs/402-k-07-006.pdf


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RE: FAQ  Nucleare I°

# 0.4 Che vantaggi politici avrebbe l’Italia dall’adozione di energia nucleare?

Diversi sono i vantaggi economici, diretti o indiretti, che l’adozione di tale fonte potrebbe comportare per il paese. Dal contenimento dei costi al rilancio dell’industria Hi-Tech e della ricerca, tuttavia in questa risposta vogliamo concentrarci nel descrivere una lampante necessità geopolitica: l’Italia ha bisogno di diversificare le sue fonti di approvvigionamento. Il fabbisogno energetico della nostra nazione infatti è completamente vincolato da importazioni estere: la dipendenza energetica era dell’87% nel 2008 (sono messi peggio di noi in Europa solo alcuni piccoli stati) ed è destinata ad aumentare ulteriormente con l’esaurirsi degli esigui giacimenti di gas e petrolio nazionali.
L’Italia ha poi bisogno di aumentare notevolmente le sue fonti di elettroproduzione carbonfree, per combattere l’effetto serra e rispettare il protocollo di Kyoto [1]. Se l’Italia avesse la popolazione norvegese e le sue risorse idriche, il nucleare risulterebbe assolutamente superfluo, ma così non è [2].

Essendo l’Italia il paese industrializzato con la massima dipendenza estera per l’approvvigionamento energetico, il nucleare è quindi utile per dare una maggiore sicurezza di approvvigionamenti (ad esempio, contro una nuova crisi energetica ucraina o contro risvolti negativi dell’attuale conflitto libico). Infatti, benché l’Italia non possegga miniere di uranio attive e non si sappia quanto uranio sia economicamente estraibile nel territorio nazionale, il suo acquisto è a rischio geopolitico di approvvigionamento molto basso (soprattutto dopo la creazione della prima banca mondiale dell’uranio [3]), stoccare uranio per un lungo periodo di funzionamento di una centrale nucleare richiede molto poco spazio, una piscina di una centrale nucleare (si può immaginare dell’ordine di grandezza di una piscina olimpica, ma con una profondità molto maggiore), riesce a contenere combustibile per molti cicli di funzionamento; essendo poi le centrali moderne a burnup molto elevato e quindi cicli di funzionamento molto lunghi, questo consente di avere stoccato combustibile per molti anni di funzionamento in un volume molto piccolo, al contrario della richiesta di spazio per una centrale a gas o a carbone. La Cina sta ad esempio acquistando notevoli quantità di uranio sul mercato per sopperire al suo futuro grande fabbisogno uranifero e per una maggiore sicurezza energetica [4]. Nella pratica si mantiene combustibile solo per il ciclo successivo, perché possono intercorrere altri requisiti per il reattore (ciclo molto lungo con burnup non uniforme può richiedere che alcuni elementi abbiano arricchimenti leggermente differenti da quanto preventivamente ipotizzato), o nuove normative sul combustibile possono richiedere nuove specifiche per i cicli successivi.

Al contrario, è impossibile stoccare combustibile per più di qualche giorno o settimana per qualsiasi centrale a combustibili fossili di taglia medio-grande, con quindi rischi geopolitici di approvvigionamento energetico molto maggiori, soprattutto per l’Italia, che è estremamente sbilanciata verso il consumo di metano da importazione, con cui produce sia riscaldamento invernale che elettricità durante tutto l’anno.


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RE: FAQ  Nucleare I°

#0.5 Come può l’Italia ospitare in sicurezza centrali nucleari se è un paese sismico?

L’Italia è un paese molto variegato, non è ascrivibile ad un solo aggettivo, quindi dire che l’italia è un paese sismico è corretto e sbagliato allo stesso tempo: gran parte del territorio italiano è sismico, ma altre vaste zone a ridottissimo rischio di eventi sismici (praticamente tutta la val padana per dare l’esempio più evidente [Cf. Mappa Zone Sismiche]), allo stesso modo l’italia è un paese ad elevato rischio di dissesto idrogeologico, ma esistono zone di grande estensione che sono desertiche o semidesertiche o a scarse precipitazioni (come zone della sardegna e la maremma). La definizione generalista non può quindi essere presa a modello sia dei particolarismi geomorfilogici, così come sociali (ricordare le minoranze albanesi nel meridione, le ladine in fiuli e le tedesche in trentino).
Allo stesso modo il giappone è un paese sismico, ma anche in Giappone esistono zone senza o con scarsi rischi di terremoti, ed in giappone sono in funzione oltre 50 reattori e molti altri sono in costruzione o stanno per iniziarne i lavori: [Cf. Mappa globale Zone Sismiche] si può vedere che l’Italia è contrassegnata con il colore arancio, il giappone invece ha vastissime zone colorate di rosso. Si può fare lo stesso ragionamento per gli stati occidentali degli USA, dove sono in funzione 7 reattori [Cf. Mappa centrali nucleari USA].

Si deve poi tenere presente che una qualsiasi costruzione di nuovi reattori nucleari deve tenere conto di svariati parametri costruttivi, come anche protezioni contro i terremoti (come gli smorzatori sismici, per dire lo strumento più usato), che permettono di costruire con sicurezza in molte più aree del paese. Si può prendere ad esempio il caso del terremoto Chūetsu in giappone (6.6 gradi sulla scala Richter, quello dell’acquila è stato di 5.8 gradi; da ricordare che la scala è logatirmica a base 10, ogni grado è 10 volte più potente di quello precedente), questo ha colpito in molto significativo la più potente centrale nucleare giapponese e del mondo, la centrale di Kashiwazaki-Kariwa; questa centrale sorge a pochissimi km dall’epicentro di quel terremoto. Durante il sisma alcuni reattori erano spenti per controlli e ricarica del combustibile, altri invece erano in funzione e sono stati spenti per controllare tutti gli apparati. Dal terremoto sono ripartiti 4 dei 7 reattori, infatti la centrale ha subito notevoli modifiche per migliorare le sicurezze in caso di sisma, ma non è accaduto nessun incidente grave e la chiusura dell’impianto è stata solo per i lunghi controlli e per gli aggiornamenti dei sistemi di sicurezza.

Per le cause che hanno portato all’incidente di Fukushima è ancora presto per dire quale è la causa principale del danno. Dalle notizie certe che si possono avere al momento della stesura di questo compendio, il terremoto non ha provocato danni ai 14 reattori nucleari principalmente coinvolti, che si sono tutti spenti automaticamente senza problemi. Per l’impianto di Fukushima Daiichi i problemi sono stati causati dall’onda di tsunami, valutata alta 14m, che si è infranta contro l’impianto e che ha compromesso i sistemi di sicurezza attivi (Cf. domanda “Cosa indica la suddivisione in generazioni dei reattori?” per maggiori informazioni). L’impianto di Fukushima Daini, a soli 10km dall’impianto gemello, non ha avuto problematiche di rilievo a seguito dell’evento sismico.

Quindi l’Italia è un paese sismico, ma non è TUTTO sismico, come sulle alpi è concentrata la produzione idroelettrica italiana, allo stesso modo in ristrette zone del territorio italiano potranno essere costruite in tutta sicurezza le future centrali nucleari, visto che ogni luogo ha le sue caratteristiche e differenti possibilità di installazione per impianti energetici o industriali. Le stesse centrali idroelettriche possono indurre incidenti castratofici se colpiti da sismi di discreta entità, ma sono costruite con accorgimenti ed in zone specifiche al fine di ridurre tale rischio.


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RE: FAQ  Nucleare I°

# 0.6 Se avessimo delle centrali funzionanti in Italia, le radiazioni assorbite dagli abitanti della penisola superebbero le dosi attuali?
Per un abitante europeo i contributi della dose naturale (vedi domanda cos’è la dose) assommano in media a 2-3mSv annui, con oscillazioni comprese fra 1.2 e 4.6 mSv per il 95% della popolazione, provenienti da fonti naturali: generalmente inalazione di Radon, ingestione di radionuclidi dal cibo e contributo dei raggi cosmici e di altri radionuclidi presenti nei materiali che ci circondano. Questo contributo varia molto a seconda degli usi e costumi locali, ad esempio case in legno e maggiormente ventilate trattengono meno Radon al loro interno, e dalla locazione geografica che può essere più o meno ricca di radionuclidi naturali o più ad alta quota, dove i raggi cosmici sono meno schermati dall’atmosfera.
Le cure mediche sono un’altra fonte di radiazioni ionizzanti a cui l’uomo moderno è sottoposto, che varia da 0.1 mSv di una piccola radioagrafia ai 20mSv o oltre di un trattamento radioterapeutico, e sono stimabili in media come 0.5mSv annui per abitante, così come altri contributi provenienti dal luogo di lavoro o dalle abitudini personali (i già citati viaggi aerei ad esempio).

Anche il fallout radioattivo dei test nucleari passati e dell’incidente di Chernobyl contribuisce alla dose annua, tuttavia decadendo sensibilmente di anno in anno nel 2010 costituiscono oramai una piccola frazione della dose totale assorbita, ovvero circa a 0.01 mSv annui a persona. Lo stesso studio riferisce, nei dintorni delle centrali, contributi dello stesso ordine (0.01mSv) provenienti dagli impianti, con picchi di 0.02 mSv annui in alcuni impianti, mentre esternamente ad altri impianti non vi è alcun misurabile contributo alla radiazione di fondo naturale (e quindi una dose inferiore a 0.0001mSv/y a persona).

Quindi, in luce di queste misure, le centrali nucleari, come ogni impianto che maneggia e utilizza radionuclidi, diffondono radiazioni nell’ambiente, tuttavia, grazie agli assidui controlli, queste radiazioni sono decisamente inferiore rispetto al contributo naturale e quello proveniente dalle altre attività umane.

Addirittura, a rigore scientifico, parlando di contributi alla dose annua assorbita da una persona le centrali nucleari non dovrebbero neppure venire citate: se si costruisce un tavolo con una precisione centimetrica non ha senso utilizzare strumenti che misurano contributi nell’ordine di decimi di millimetro, allo stesso modo considerando la dose totale assorbita annualmente da una persona, che ha fluttuazioni nell’ordine del mSv, non ha senso contemplare effetti centinaia di volte più flebili.


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RE: FAQ  Nucleare I°

#07Cosa indica la suddivisione in generazioni dei reattori?
È una suddivisione in base alle caratteristiche salienti dei vari reattori al momento della sua costruzione. La “generazione” (abbreviata “gen”) indica una categorizzazione per quanto riguarda l’efficienza dei reattori, i sistemi di sicurezza e struttura della centrale. Reattori di una stessa generazione sono similari sotto questi aspetti, anche se due reattori della stessa generazione e tipologia possono avere differenze interne molto significative.
Ad esempio, i primi 3 reattori italiani erano tutti prototipi della I gen, ma successivamente con varie modifiche ai sistemi di controllo, efficienza energetiche del combustibile e dei sistemi di sicurezza, non erano più propriamente dei reattori di I gen ma nemmeno considerabili reattori di II gen. Da ciò un esempio per dire che la suddivisione è solo concettuale ma non effettiva, e nemmeno la tecnologia di un singolo reattore è statica nel corso del tempo.
Gli odierni reattori di II generazione che sono in costruzione in Brasile ed Argentina, ad esempio, sono notevolmente differenti rispetto a reattori di II generazione degli anni ’70 loro omologhi ma non possiedono le più sofisticate misure di sicurezza tipiche delle centrali definite di III gen.
I reattori KONVOI tedeschi e gli N4 francesi che sono i “genitori” degli EPR, sono stati costruiti solo pochi anni fa ma sono stati categorizzata di II gen, il frutto di quei prodotti invece è di III+, molti dei sistemi sono similari (essendone evoluzioni), altri sono nuovi o differenti, ed è il connubio fra novità ed evoluzione che permette ai moderni reattori di essere classificati III+.
I reattori di Ia generazione sono i primi frutti degli studi di Fermi sulle reazioni nucleari autosostenute per la produzione di elettricità, prodotti nel dopoguerra (anni ’50-’60) e, dato il carattere sperimentale, con drastiche differenze fra un impianto e l’altro. I reattori di tipo Magnox sono fra i più conosciuti, sviluppati dagli inglesi utilizzano uranio non arricchito e un ciclo di calore che sfrutta anidride carbonica a discrete pressioni. Due di questi reattori sono ancora in funzione in questo momento (previsto lo spegnimento a Giugno 2011 e 2012).

I reattori di IIa generazione mettono a frutto l’esperienza di progettazione maturata con le infinite variazioni apportate ai progetti originali dei reattori di Ia generazione. La comunità sceglie prevalentemente reattori che utilizzano acqua “leggera” (non con deuterio) per il ciclo di raffreddamento (BWR e PWR), onde evitare complicazioni e incrementare la sicurezza, anche se non mancano tentativi in altre direzioni (CANDU, ad acqua pesante, e AGR, ad anidride carbonica). Sempre per ottimizzare il rendimento e minimizzare i rischi viene utilizzato quasi sempre uranio arricchito. Sistemi di controllo attivi (che intervengono in seguito ad attivazione) ausiliari, automatici e ridondanti (cicli di raffreddamento, inserimento di veleni neutronici…etc…) migliorano la sicurezza anche se in circostanze eccezionali potrebbero non riuscire a intervenire. Ad oggi la maggior parte dei reattori funzionante sono di IIa generazione, e vengono costruiti anche tutt’ora nei paesi in via di sviluppo come Cina e Brasile. A volte vengono definiti reattori generazione II+ queste tipologie di reattori costruiti odiernamente, e quindi che includono sistemi di sicurezza e gestione più sofisticati.

I reattori di IIIa generazione sono caratterizzati dalla presenza di sistemi di controllo passivi (presenti in scarse quantità in precedenza, e presenti ad esempio in modo massiccio negli AP1000, il nome infatti significa Advanced Passive da 1000MWe) come ad esempio il core catcher (una “vasca” in cui si va a raffreddare il nocciolo dopo un eventuale fusione totale del nocciolo). Inoltre particolare attenzione si è posta su misure anti-terrorismo rendendo gli ultimi modelli di terza generazione (la cosiddetta generazione III+) resistenti anche ad attacchi aerei e bombardamenti. Questo rende i progetti di III generazione molto differenti rispetto ai precedenti sul piano della sicurezza, anche se non vengono introdotte particolari rivoluzioni per quanto riguarda l’elettrogenerazione se non generali modifiche volte al perfezionamento del ciclo energetico e al miglioramento dell’efficienza e della durata dell’impianto, diminuendo la quantità delle scorie di rifiuto. I primi sono stati costruiti in Giappone nel ’96 ed è la tipologia di impianti che vengono attualmente presi in considerazione dalle potenze mondiali.

I reattori di IVa generazione invece sono ad uno stadio ancora sperimentale ed attualmente puntano a rivoluzionare completamente il sistema di elettrogenerazione proponendo nuovi tipi di cicli di raffreddamento (ad esempio con Sodio liquido) o carburanti (come il Torio) o concetti completamente nuovi (come la costruzione di “mini” impianti da pochi MW installabili e riciclabili in blocco). Purtroppo ognuna di queste innovative soluzioni presenta ancora problemi che con la tecnologia odierna non possono essere risolti, almeno non in modo economicamente efficace, quindi difficile stabilire una previsione sulla disponibilità di questi impianti ma difficilmente sarà, per i primi esemplari, prima di una decina di anni.

[Cf. World Nuclear Association per un approfondimento sulla III Gen]
[Cf. Powermag per un approfondimento sulla IV Gen]


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RE: FAQ  Nucleare I°

# 0.8 Quanto tempo ci vuole per costruire una centrale nucleare?


Per costruire una centrale nucleare, dalla prima colata di cemento fino alla prima connessione alla rete elettrica nazionale servono mediamente dai 5 agli 8 anni, se si considerano anche le fasi di approvazione tecnologia, dei siti, si arriva anche ai 10 anni o oltre, fra la prima decisione di costruire un nuovo reattore e la produzione del primo kWh-atomo.

Ovviamente anche in questo caso si devono tenere conto di forti variazioni dovute alla tecnologia costruttiva e all’impegno istituzionale profuso per l’accelerazione dei tempi dipendente dall’effettiva necessità della centrale.

Ad esempio i paesi dell’ex blocco sovietico hanno ultimato delle centrali con tempi di costruzione superiori ai 19 anni, a causa del crollo economico conseguente allo sgretolamento politico dell’URSS.

Invece paesi in via di sviluppo come Corea del Sud, Cina ed India nel costruire loro ultime 25 centrali hanno impiegato, in media, poco più di 5 anni.
[Cf. IAEA per i dati]


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RE: FAQ  Nucleare I°

Quanti incidenti nucleari ci sono al mondo? L’energia nucleare è la fonte energetica che registra più vittime?


Molto pochi, si deve poi dividere innanzitutto l’ambito in cui si vogliono considerare poichè è non solo l’energia nucleare a provocare incidenti. Uno dei più gravi incidenti della storia, quello brasiliano di Goiania, è accaduto perché era stata trovata in uno studio medico, da dei locali abitanti della città brasiliana, una fonte di cesio radioterapica, e questa ha contaminato ed irradiato alcune centinaia di persone.
È un incidente di ambito nucleare ma non nell’ambito dell’elettrogenerazione.
Si contano pochissimi incidenti nel vero senso della parola, cioè eventi INES di livello 4 o superiore, ovvero che implicano rischi per la salute delle persone. Molti di questi sono poi accaduti in siti militari, come Sellafield (inglese) o Mayak (URSS), in centrali civili i più gravi sono stati Chernobyl (69 morti accertati per cause dirette; poi in un periodo compreso fino al 2070, altri 4000 presupposti con ragionevole certezza su base epidemiologica a causa degli effetti a lungo termine, ed altre migliaia presupposti con minore certezza nella popolazione mondiale, ma difficilmente stimabili e separabili da tutto il resto dei morti in tutta la popolazione mondiale).

L’incidente di Three Miles Island invece non ha provocato vittime accertate fra la popolazione civile e l’incidente di Fukushima che è in corso.
La fonte nucleare è la fonte di elettroproduzione che causa il minor numero di vittime al mondo, considerando tutte le fasi di produzione, dall’estrazione alla fine del ciclo vitale. Il carbone è invece in assoluto la fonte che genera più vittime dirette, solo in Cina si contano a migliaia le vittime dirette di minatori nelle miniere a causa di crolli o altro, mentre considerando le vittime degli impianti di elettrogenerazione è il Gas a mietere più vittime.

In generale sono comunque numerosi gli incidenti nel mondo causati dagli altri tipi di centrali convenzionali, mentre la fonte nucleare, essendo monitorata in modo rigorosissimo e severo, raramente genera tragedie.
[Cf. Comunicato Stampa ENEA]
[Cf. Studio estensivo commissionato dal dipartimento Svizzero dell'energia]
[Cf. Studio OECD sui rischi accertati del Nucleare]
[Un'argomentazione sarcastica ma precisa sulle vittime per fonte energetica]


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
30-06-2011 20:17
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