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Società Italiana per il Progresso delle Scienze
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RE: Società Italiana per il Progresso delle Scienze

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MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE

ANNO LXXIII - NN. 473-474 gen.-feb. 2010
DEL COMUNICARE DEI FUTURISTI Di ANTONELLA LIBERATI


OGNI FUTURISTA ATTITUDINALE DIMOSTRA CREATIVITÀ NELLA
FORMULAZIONE DEL MEZZO IDONEO A COMUNICARE ALL’OPINIONE
PUBBLICA LA SUA PERCEZIONE FUTURISTA DEL MOMENTO

Si conclude il primo centenario della pubblicazione del primo Manifesto Futurista, che insieme agli altri che lo seguirono, fissò a priori, per iscritto e in modo sintetico i parametri programmatici del comunicare la realtà ambientale o prossima ventura della prima metà del XX secolo. A quel gruppo e a quel Manifesto si riferiscono generalmente tanto la definizione di “Futurista” quanto quella di “Futurismo”.

Quel Futurismo avrebbe interessato ogni ambito cognitivo, tecnologico e culturale, superando ogni aspetto del già noto o creduto tale, proponendo una lettura futurista dell’ambiente presente o prossimo futuro. Tale articolata percezione ambientale richiedeva la formulazione o la riformulazione di altrettanto articolati linguaggi e strumenti comunicativi ad hoc per informare l’opinione pubblica e quindi formarla alla globale rivoluzione tecnologica in fieri di quegli anni.

L’innovazione futuristica consiste nella formulazione di metodiche di approccio alla realtà ambientale apparente, visibile e invisibile, manifesta
o da rappresentare. Le sue metodiche implicano adeguate, innovative strategie comunicative di quanto è futuristico, esistente, ma percepito come presente o immanente soltanto dai futuristi. Quei Futuristi
ne hanno lasciato vasta, motivata documentazione. Quella codificazione, congiunta ad una manifestazione di intenti, spesso a priori del fare, indica
che il “futurismo” è uno stato immanente.

I futuristi di ogni tempo e in ogni luogo (attitudinali, quindi) si trovano a dover individuare un medium comunicativo ad hoc con la duplice funzione
di sintetizzare, semplificare la loro percezione futurista, quanto di comunicarla all’opinione pubblica. Più che inventori o scopritori, sono
elaboratori di media comunicativi delle loro percezioni ambientali futuriste. I loro media comunicativi possono somigliarsi, essere univoci indipendentemente dallo spazio-tempo in quanto spesso legano un evento di tipo tecnologico alle sue ricadute socio-ambientali.
Tali media rendono noto all’opinione pubblica anche l’imponente indotto trasversale che ogni fenomeno tecnologico comporta. Nel 1912 Marcel
Duchamp (1887-1968) dipinge “Nudo che scende una scala”. Nello stesso anno, Giacomo Balla (1871-1958) dipinge “La mano del violinista”.
Entrambe le opere mostrano evidenti somiglianze comunicative. Paolo Orano (1875-1945), verso la fine degli anni venti del secolo scorso,
percepì che l’opinione pubblica era entità ben distinta dalla folla. Tanto le manifestazioni che la formazione dell’opinione pubblica potevano e
dovevano diventare oggetto di studio articolato su basi scientifiche e che quanto attinente l’opinione pubblica era trasversalmente multidisciplinare.
Tale intuizione costituì percezione futurista e germe della metodica della futura demodoxalogia, scienza ed arte della quale si vanno implementando incessanti sviluppi.

Edward Estlin Cummings (1894-1962), poeta (ma non solo, come accade spesso ai futuristi) statunitense, elaborò diversificati media comunicativi.
Tra gli altri, le sue poesie, specialmente da quando cominciò ad usare una macchina per scrivere, si arricchirono di effetti visuali e onomatopeici,
per cui il suo lettore riceve una combinatoria di messaggi: dalle parole scelte alla distribuzione grafica delle singole lettere di ogni parola
sul foglio, dall’impiego di corsivo, maiuscolo, punteggiatura, spaziatura alle pause, dalla composizione grafica d’insieme del testo alla sonorità
delle parole se pronunciate ad alta voce. Nel 1931 pubblica la raccolta ViVa, con la poesia Space being (don’t forget to remember) Curved, dove, con attitudine futurista, Cummings comunica all’opinione pubblica le sue titubanze per le scopertedi Einstein.

Medesima percezione futurista spinge Mary Shelley, nel 1816, a immaginare gli esponenziali frutti dell’attività del suo “Moderno Prometeo”, o Dottor Frankenstein, il quale riesce ad applicare a una sua ri-composizione antropomorfa di parti anatomiche di deceduti le possibilità del galvanismo.
La Shelley comunica la sua percezione futurista della realtà possibile che potrebbe determinarsi se il galvanismo si sposasse con lo spirito di Prometeo attraverso un medium, allora molto diffuso presso l’opinione pubblica, il romanzo ma riformulandolo ad hoc: il romanzo di fantascienza.

Altre percezioni futuriste trasformate in creative comunicazioni all’opinione pubblica sono generate dal fenomeno “automobile”, da ogni
macchina in qualche modo automatica e dal paradossale conseguente legame uomo-macchina.
L’essere umano vive in ambiguità il suo rapportarsi con la macchina da lui prodotta (o scelta, come una sposa): un rapporto complesso quale quello fra coniugi. Nel dipinto “Il marinaio” (1930) Diulgheroff, estremizza il concetto trasformando la sagoma antropomorfa del fonditore in lamiera calandrata, da egli medesimo prodotta. Molti futuristi attitudinali hanno paventato e rappresentato le complesse implicazioni fra uomo e la sua creatura tecnologica, sua apparente protesi migliorativa, ma con complesse proiezioni psico affettive: in “Metropolis” di Fritz Lang, film del 1927, l’eroina si confonde con il suo clone-automa.
Sempre E.E. Cummings pubblica, nel 1926, “is 5”: nella sezione ONE si trova “she being Brand”, dove she è minuscolo e Brand maiuscolo, perché la poesia tratta, con ambigua sottile ironia allusiva, di un primo rapporto fra un “lui” tanto esperto amante di una inesperta compagna (sposina?), quanto sensibile conducente di una vettura nuova di zecca. Nel
1951 Marshall Mac Luhan (1911-1980) pubblica “La sposa meccanica” [l’automobile].
Sono di quegli anni le ricerche di mercato che impiegando l’ipnosi rivelano insospettate motivazioni da sfruttare per vendere le autovetture; da
qui l’associare a vetture di prestigio immagini di procaci ragazze pin-up. Nel 1925 Francis Scott Fitzgerald pubblica “The Great Gatsby”, dove
l’automobile di grande prestigio diventa causa di morte e crescente tragedia. “Tempi moderni”, film del 1936 prodotto, diretto e interpretato da Charlie Chaplin, comunica all’opinione pubblica gli effetti reali tanto della catena di montaggio che dell’esasperata ottimizzazione dei tempi e metodi ideata da Taylor e, tra gli altri applicata, da Henry Ford
per produrre la Ford T.

Avvisano delle inevitabili conseguenze della sorveglianza a distanza e dell’automazione in genere i citati “Metropolis”, “Tempi moderni” ma
anche “Il Mondo nuovo” (1932) di Aldous Huxley, 1984 (1948) di George Orwell , per non dimenticare lo specchio in “Biancaneve” (1936/1937) di
Walt Disney.
Le Corbusier (1887-1965), con la sua “macchina da abitare” comunica all’opinione pubblica la sua percezione di un rapporto ben più complesso
di quello di semplice uso umano di una struttura abitativa. Tra il 1929 e il 1931 edifica la Villa Savoye a Poissy, in Francia, dove applica i suoi
cinque punti comunicando all’opinione pubblica le potenzialità dell’impiego del cemento-calcestruzzo armato in funzione della sua percezione
futurista dell’abitazione prossima ventura: i piloni, il tetto giardino a terrazza, la pianta libera, la facciata libera, la finestra a nastro.
Futuristicamente, con questi cinque punti preconizza la necessità di provvedere idonea area di parcheggio delle automobili sotto gli edifici, per cui il primo solaio abitabile sarà sopra ai piloni. Al primo piano; lo spazio verde dovrà trovare luogo sul lastrico di copertura dell’edificio; la pianta della macchina da abitare sarà libera di adeguarsi alle esigenze del suo conducente; la facciata libera da sovrastrutture decorative consentirà di recuperare la necessaria migliore interazione ambientale; la finestra, un unico nastro sulla parte alta delle pareti, per consentire arredi modulari e continui, oltre ad un’illuminazione naturale senza angoli d’ombra.
Secondo l’evoluzione a spirale del susseguirsi dei cicli demodoxalogici, i Futuristi storici con i loro Manifesti e codificazioni di metodica futurista,
inseriti nel secolo che li ha ospitati e che ne riceve caratterizzazione, costituiscono una chiosa utile a fornire mezzi, linguaggi, tecniche comunicative assimilabili a dizionari multifunzionali per leggere,
decrittare, scoprire i futurismi e i loro media comunicativi di ogni passato e frattale ambientale; oltre a contribuire all’operosità dei futuristi a noi oggi contemporanei e di quelli futuri.
Ci congediamo dal primo secolo di consapevolezza futurista citando un medium che sintetizza ed esemplifica un iter completo di elaborazione, esperienze, tecniche e tecnologie utile alla fabbricazione
di un medium ad hoc ex novo per comunicare all’opinione pubblica la percezione futurista di una realtà ambientale: l’intonarumori (Russolo).
“Nell’anno 3000 il nostro secolo sarà ricordato non per la scoperta di fissioni nucleari, ma per la prima formulazione esatta dei principi di
comunicazione” dalla prefazione dello scienziato Donald H. Andrews, professore di chimica alla John Hopkins University, alla raccolta di poesie
XAIPE (1950) di E.E. Cummings.

ANTONELLA LIBERATI


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
24-07-2011 12:00
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