RE: Società Italiana per il Progresso delle Scienze
Caro Cher,
cosa vuoi che ti dica?
Hai riportato una esauriente lezione di vita dettata dalle attenzioni scientifiche di Edoardo Boncinelli che merita un nostro plauso, soprattutto per come conclude il suo scritto.
Si dovrebbe portare questa "rubrica" a sviluppare certe tematiche che fondono scientificità, intuizioni e morale in una unica sapiente voce-
Hai sicuramente riportato lo scritto di Bandinelli dopo che personalmente ti ho parlato nell'aver distinto la morale in: morale naturale, sociale ed individuale.
Trovo conforto in detto scritto ed aggiungo che quando Bandinelli dice che noi " (...)Non c’è niente di più immorale, per me, che inventarsi principi morali ad hoc, soprattutto se fondati su un ipotetico comportamento della natura.
Senza contare che noi uomini non abbiamo accettato come oro colato tutto quello che la natura biologica pratica e impone agli animali non
umani. Tutt’altro: certe cose profondamente naturali a noi non sono piaciute e non piacciono. A noi non piace che chi è nato geneticamente svantaggiato subisca tutte le conseguenze del suo stato.
Non piace che i bambini muoiano in gran numero, falcidiati dalle più tremende, ma «naturali», malattie. Non piace che soccombano i deboli, i
sofferenti e gli anziani. Non piace perché consideriamo gli altri come individui, che hanno impiegato tanto tempo a crescere, a formare la loro individualità personale e con i quali possiamo avere avuto una comunanza di esperienze e di vita.(...)"- lo dice perchè sa che l'uomo non ama ciò che "potrebbe essere", ha paura della sofferenza, della diversità, delle identificazioni. Ciò ci fa riflettere sulla condizione coscienziale e psichica dell'uomo d'oggi che non riesce a capire che anche in quei piccolissimi mondi vivificano a ragione i grandi. Ritengo che Edoardo Bonginelli ci faccia riflettere e che mi spinge a fare considerazioni di mero valore:
Vi siete mai chiesti, quanto vale la carne di un bimbo del terzo mondo o quella di un bimbo lasciato morire di freddo e di fame alle soglie di una grande città occidentale e, la carne di un uomo che viene condannato a morte, per non parlare di quanta carne sia andata perduta nelle terre flagellate dalle calamità.
Lo sapevamo tutti che la carne va conservata in freddi contenitori per essere consumata tranquillamente nei giorni futuri, però quando la realtà dei nostri giorni ci fa vedere carne umana conservata in enorme quantità in grandi frigoriferi pronta ad essere sottoposta alla identificazione ed al pianto di chi la aspetta, ci rendiamo conto di come la nostra vita vale giusto un giorno di cronaca.
Ma, al di là queste “piccole” considerazioni, che ci indicano fatti ”irrilevanti” e volutamente rilevati, è toccante pensare che la nostra società consumi, divori, distrugga piccoli mondi e deboli creature emarginate dalla miseria e dalla indifferenza.
Ci domandiamo se è possibile che oggi, alle soglie del terzo millennio, l’uomo che non è altro che uomo, debba chiedere ad altri, che gli sia riconosciuto un prezzo, un valore, la sua dignità.
Ho sempre pensato e scritto in altre occasioni che la vita è un vuoto a perdere, procede per sostituzioni progressive di mondi ed individui.
E' il momento magico che ci indica questa solitaria strada che molti non vogliono percorrere per stare in pace con la propria coscienza; è quel momento della vita dove la verità, una volta avvertita, fa paura; non è una vetrina dove si può esporre ciò che gli altri sono obbligati a vedere. Questo è il nostro quotidiano, il nostro eterno Carnevale, il cui valore è zero, dove si oppone alla propria sconosciuta identità quella di un altro che forse non è mai esistito, dove si espone falsità, gioiosa riproduzione infantile dei nostri sogni forse proibiti. Quando il sogno non si concilia più con la realtà, in una unica possibile benefica utopia, è giusto temere il peggio, è giusto credere che stiamo sempre di più perdendo la coscienza della nostra reale dimensione e di questa il rispetto-
Michele Greco
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