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I conti in tasca alle rinnovabili tedesche
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Cher
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Messaggio: #11
RE: I conti in tasca alle rinnovabili tedesche


http://www.archivionucleare.com/index.ph...-nucleari/

Renzo Riva scrive:
19 Dicembre 2011 alle 18:29
Da Fabio Donnini
http://www.facebook.com/fabio.donnini1

Drammatica caduta della capacità invernale del FV in Germania
Ieri 18/12/2011 i 21 GW di potenza fotovoltaica installata in Germania (costo 85 miliardi di euro) a mezzogiorno ha dato una potenza di picco di soli 1,6 GW. Ciò significa che ieri unimpianto di soli 350 MW di potenza nucleare (costo meno di miliardi di euro) avrebbe prodotto tanta energia come tutti i 21.000 MW di potenza fotovoltaica installata in Germania (nelle 24 ore).
Questo è il programma per calcolare il rendimento energetico di tutta la potenza fotovoltaica installata tedesco (21 GW)
sma.de/en/news-information/pv-electricity-produced-in-german...
Ho semplificato considerando in uscita di 1,6 GW.
Area sotto gaussiana = (picco * larghezza a metà altezza, dalle 10,30 alle 14,30 = 4h) / (2,35 * 0,4) = (1,6 * 4) / (2,35 * 0,4) = 6,8 GWh quindi 6,8 GWh / (21GW * 24) = 0.013 = 1,3% “fattore di capacità“.
Un singolo impianto da 1GW di potenza nucleare produce (24 ore) 1GW * (0,85 capacità) * 24ore = 20,4 GWh,…


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
29-12-2011 11:03
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drugo
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Messaggio: #12
RE: I conti in tasca alle rinnovabili tedesche

Salve a tutti,

sarebbe interessante sapere se c'è in giro un sito italiano equivalente a
http://www.sma.de/en/news-information/pv...y.html....

Qualcuno è riuscito a capire quale sia l'installato attuale italiano di FV?
Dal sito di TERNA si consuntiva, per il 2010,  circa 2 TWh di energia prodotta da FV.. oltre a circa 10 TWh di eolico  (cfr. con circa 300 TWh di produzione globale).

Se qualcuno ha dei puntatori a dati recenti, mi farebbe un favore.

Drugo

29-12-2011 17:26
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AleD
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Messaggio: #13
RE: I conti in tasca alle rinnovabili tedesche

Per la potenza corrente puoi vedere il contatore del GSE:

http://www.gse.it/Pagine/Il-contatore-fotovoltaico.aspx

Ad oggi siamo a 12 GW installati...

Per numeri mensili sulla produzione delle varie fonti puoi vedere i bilanci mensili di terna, l'ultimo è quello di novembre (trovi i contributi delle fonti in fondo in fondo al pdf):

http://www.terna.it/default.aspx?tabid=379

Considerando anche dicembre direi che il pv quest'anno ha tirato fuori un 9 TWh, il prossimo anno si arriverà immagino a 13 TWh come minimo visto che ci saranno quei 12 GW in funzione tutto l'anno, più un po' di altro apporto derivato dai nuovi impianti che si installeranno.

Messaggio modificato il: 29-12-2011 alle 18:03 da AleD.

29-12-2011 18:02
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sexyteo
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Messaggio: #14
RE: I conti in tasca alle rinnovabili tedesche

Dopo la prima puntata, sulle "radiose" rinnovabili tedesche:
http://www.nuclearmeeting.com/forum/show...38#pid5438
ne parlerò nuovamente con ulteriori "particolari". La politica energetica tedesca, più che assimilarla al film Le comiche, come già suggerito, è invece un viaggio allucinante, senza fine, con la regia di Angela Merkel (Christian Democratic Union - centrodestra), la produzione di Gerhard Schröder (Social Democratic Party - centrosinistra) e come attore protagonista il popolo tedesco!
Lo studio che il Ministero dell'Economia tedesco, ha commissionato (a posteriori e non preventivamente come elemento di valutazione) all'Istituto per l'energia dell'Università di Colonia, all'Istituto Prognos e alla Società per la ricerca economica Gws, come è stato già anticipato (nel precedente post), ha stimato in 32 miliardi l'aumento della bolletta dell'elettricità tedesca nei prossimi 20 anni a causa del phase out nucleare.
Più nel dettaglio.
Tale studio, è intitolato Energieszenarien 2011 - Projekt Nr. 12/10 des Bundesministeriums für Wirtschaft und Technologie (Basel/Köln/Osnabrück, Juli 2011):
http://www.prognos.com/fileadmin/pdf/pub...n_2011.pdf
In questo prestigioso Rapporto, si ipotizzano due scenari:
1- Ausstieg: uscita, phase out nucleare
2- LZV (Laufzeitverlängerung): prolungamento della vita delle centrali nucleari
Si nota facilmente, che nel caso del primo scenario (phase out nucleare), la rapida riduzione della potenza elettronucleare è tutta a vantaggio delle fonti fossili, riportando un incremento di queste ultime (soprattutto gas naturale, Erdgas, ma anche carbone, Steinkohle/Braunkohle) nelle proiezioni dal 2015 al 2030 (con intervalli di un lustro); ciò è ben illustrato nel grafico di pagina 7 (pag. 14 del pdf - Abbildung 3.1-1: Installierte Bruttokraftwerksleistung in den Szenarien Ausstieg und LZV nach Energieträgern, 2008-2030, in GW).
Inoltre, è mostrato come sarà sostituita la potenza elettronucleare, e come avevo già anticipato nel precedente post (quello di apertura al thread), tale potenza elettrica sarà rimpiazzata esclusivamente dalle fonti fossili. Carbone (Steinkohle) e soprattutto gas (Erdgas) a sostituirsi al nucleare, dal 2015 al 2030 (con le proiezioni intervallate di un lustro) come illustrato nel grafico di pagina 8 (pag. 15 del pdf - Abbildung 3.1-2: Differenzen der installierten Bruttoleistung in den Szenarien Ausstieg und LZV, 2015 - 2030, in GW - Nulllinie: Szenario LZV). Non solo: oltre i complessi nucleari, anche i vecchi impianti a carbone e a gas, per un totale di quasi 18 GWe (Stilllegung: chiusura), tra poco più di due anni (al 2014), saranno sostituiti (Zubau: costruire) da 13 GWe di nuovi impianti a carbone (Steinkohle/Braunkohle) attualmente in costruzione (im Bau) e da 2 GWe dal gas (Erdgas), mentre i restanti GWe (quasi 3 GWe), non andranno sostituiti (invece saranno affidati alle importazioni, ma l'import elettrico tedesco sarà affrontato più avanti in questo stesso post); ciò conferma quanto aveva già riportato la prestigiosa rivista Platts, in un articolo del 31 Maggio 2011 (link che avevo già proposto nella precedente "puntata"):
http://www.platts.com/RSSFeedDetailedNew...al/8936549
in cui si afferma che "Around 13 GW of thermal plant (mainly hard coal but some lignite and gas) are in various stages of construction in Germany, according to Platts data" e che "Some 10 GW of thermal power generating capacity needs to be built in Germany by 2020 in addition to capacity already under construction to ensure a healthy reserve margin, the German government indicated in its decision Monday to close all the country's nuclear power stations by 2022", in altre parole, la dismissione degli impianti nucleari tedeschi (20,5 GWe installati ante-moratoria), saranno rimpiazzati entro meno di 10 anni, al 2020, con 23 GWe di termofossili (carbone in primis)!
Quindi, al 2014, vi sarà una netta affermazione del carbone, in entrambi gli scenari (Ausstieg e LZV) senza sostanziali differenze tra di loro, mentre dal 2015 al 2030, è previsto un netto "consenso" del gas, con i due scenari (Ausstieg e LZV) che si differenziano essenzialmente sulla stima futura della potenza installata e non sulla ripartizione percentuale (ciò avviene a causa delle diverse proiezioni future della produzione e consumo di energia elettrica, anche primaria, in terra tedesca, aspetto che sarà affrontato tra breve in questo stesso post).
Quanto brevemente riportato, è ben documentato nel grafico di pagina 9 (pag. 16 del pdf - Abbildung 3.1-3: Konventionelle Kraftwerkszubauten und Kraftwerksstilllegungen in den Szenarien Ausstieg und LZV, 2015 bis 2030 in GW).
Dopo aver analizzato le proiezioni sulle potenze elettriche installate (GWe), è necessario capire quale sarà la generazione di energia elettrica lorda (TWh) nei due scenari (Ausstieg e LZV). Nel grafico di pagina 10 (pag. 17 del pdf - Abbildung 3.2-1: Bruttostromerzeugung in den Szenarien Ausstieg und LZV nach Energieträgern, 2008 - 2030, in TWh - negative Nettoimporte entsprechen Nettoexporten), si evince come da un attivo della produzione elettrica tedesca nel 2008, quantificato in circa 20 TWh (importazioni: 41,7 TWh - esportazioni: di 61,8 TWh) e manenuto sostanzialmente sino al 2015 (in entrambi gli scenari), si passa dal 2020 al 2030 a una condizione di netto passivo del bilancio elettrico tedesco (fatta eccezione per lo scenario LZV del 2020, dove si mantiene la quota di esportazione netta di energia elettrica pari a circa 26 TWh - tab. A1, Strombilanz, 2008-2030, in TWh - pagina 37, pag. 44 del pdf), soprattutto nello scenario di phase out (Ausstieg), che è quello che è stato adottato dalla Merkel all'indomani degli eventi di Fukushima. Nel 2008, nel bilancio elettrico tedesco di import/export vi è stato un attivo di 22,5 TWh, nello scenario Ausstieg (tab. A1, Strombilanz, 2008-2030, in TWh - pagina 37, pag. 44 del pdf):
• 2015: 27,3 TWh (attivo)
• 2020: 0,3 TWh (passivo)
• 2025: 18,1 TWh (passivo)
• 2030: 44 TWh (passivo)
nello scenario LZV:
• 2015: 37,3 TWh (attivo)
• 2020: 26,0 TWh (attivo)
• 2025: 2,5 TWh (attivo)
• 2030: 19,7 TWh (passivo)
Lo scenario del phase out nucleare (Ausstieg), adottato dalla Merkel nell'immediato post Fukushima, accelera enormemente e aumenta quantitativamente la dipendenza tedesca dall'importazione di energia elettrica dall'estero, mentre lo scenario LZV (Laufzeitverlängerung), cioè il prolungamento della vita delle centrali nucleari, rallenta e diminuisce quantitativamente l'inevitabile dipendenza tedesca, dall'importazione di energia elettrica dall'estero, dovuta alla rinuncia dall'energia elettronucleare.
Nel 2030, nello scenario in questione (Ausstieg), la Germania avrà una importazione netta di energia elettrica pari a circa 50 TWh, riportando quindi un passivo di quasi il 10 % sulla generazione di energia elettrica, stimata a poco più di 500 TWh (nel 2030)
.
Dalla situazione del 2008:
http://www.iea.org/stats/electricitydata...RY_CODE=DE
che vedeva una produzione complessiva di 637 TWh (con un attivo di circa 20 TWh di esportazioni, pari al 3,15 %), nello scenario "merkeliano" del phase out (Ausstieg) si prevede, nel 2030, una drastica riduzione della generazione di energia elettrica, stimando un fabbisogno elettrico di poco superiore ai 450 TWh (esclusi i 44 TWh di importazione netta - tab. A1, Strombilanz, 2008-2030, in TWh - pagina 37, pag. 44 del pdf).
La ripartizione di questa produzione, comprende una quota di quasi 200 TWh di termofossili suddivise al 50 % tra carbone (Steinkohle/Braunkohle) e gas (Erdgas), 150 TWh di eolico (suddiviso al 50 % tra onshore e offshore), 50 TWh di fotovoltaico, quasi altrettando di biomasse, e il restante tra altro e idroelettrico.
In pratica, nel 2030, nel folle scenario "merkeliano" (Ausstieg), che stima un fabbisogno di circa 500 TWh (incluse le importazioni), si avrà (tabella A3 - Bruttostromerzeugung nach Energieträgern, 2008-2030, in TWh - pagina 39, pag. 46 del pdf) la seguente ripartizione di produzione elettrica (escluse le importazioni nette):
• Carbone (Steinkohle/Braunkohle/CCS): 19,8 % (92,8 TWh)
• Gas (Erdgas): 22,3 % (104,4 TWh)
• Eolico (Wind offshore/onshore): 30 % (140,9 TWh)
• Fotovoltaico (Photovoltaik): 8,8 % (41,4 TWh)
• Idroelettrico (Lauf-und Speicherwasser/Pumpspeicher): 6,7 % (31,6 TWh)
• Biomasse: 9,1 % (42,5 TWh)
• Geotermia (Geothermie): 0,4 % (2 TWh)
• Altro (andere Brennstoffe/andere erneuerbare Brennstoffe): 4 % (18,7 TWh)
TOTALE PRODUZIONE (anno 2030) = 468,6 TWh
Raggruppando per tipologia di fonte:
• Fossili (carbone e gas): 42,1 % (197,2 TWh)
• Rinnovabili intermittenti (eolico e fotovoltaico): 38,8 % (182,3 TWh)
• Rinnovabili non intermittenti (idroelettrico, biomasse e geotermia): 16,2 % (76,1 TWh)
• Altro: 4 % (18,7 TWh)
Includento le importazioni nette, si ottiene il fabbisogno totale elettrico tedesco, stimato per l'anno 2030 nello scenario in questione (Ausstieg):
468,6 TWh (produzione)+ 44 TWh (importazioni nette) = 512,5 TWh
Ripartendo le importazioni nette, in percentuale, sul fabbisogno totale:
• Importazioni nette: 8,6 % (44 TWh)
• Carbone (Steinkohle/Braunkohle/CCS): 18,1 % (92,8 TWh)
• Gas (Erdgas): 20,4 % (104,4 TWh)
• Eolico (Wind offshore/onshore): 27,5 % (140,9 TWh)
• Fotovoltaico (Photovoltaik): 8,1 % (41,4 TWh)
• Idroelettrico (Lauf-und Speicherwasser/Pumpspeicher): 6,2 % (31,6 TWh)
• Biomasse: 8,3 % (42,5 TWh)
• Geotermia (Geothermie): 0,4 % (2 TWh)
• Altro (andere Brennstoffe/andere erneuerbare Brennstoffe): 3,6 % (18,7 TWh)
TOTALE FABBISOGNO (anno 2030) = 512,5 TWh
Raggruppando per tipologia di fonte, il fabbisogno totale (incluse le importazioni):
• Importazioni nette: 8,6 % (44 TWh)
• Fossili (carbone e gas): 38,5 % (197,2 TWh)
• Rinnovabili intermittenti (eolico e fotovoltaico): 35,6 % (182,3 TWh)
• Rinnovabili non intermittenti (idroelettrico, biomasse e geotermia): 14,8 % (76,1 TWh)
• Altro: 3,6 % (18,7 TWh)
Da questa situazione, emerge subito come comunque, quasi il 50 % del fabbisogno elettrico tedesco sarà soddisfatto dalle termofossili (carbone e gas), che si confermano la prima fonte energetica (anche nel "versante" elettrico) e da costose importazioni, mentre il costosissimo e intermittente solare rimarrà sotto il 10 %. Tale fonte, nel 2010 ha prodotto neppure 12 TWh, contribuendo a quasi il 2 % del fabbisogno elettrico tedesco, quindi, nei prossimi 20 anni, il fotovoltaico (in Germania) aumenterà di poco più di 3 voltre, passando dai quasi 12 TWh attuali (2010) ai poco più di 40 TWh del 2030, e a causa della diminuzione dei consumi energetici (è una previsione), la quota percentuale salirà ma rimarrà a una cifra (circa l'8 %). Le rinnovabili intermittenti (eolico e solare), nonostante gli enormi investimenti, copriranno poco più di 1/3 del totale del fabbisogno elettrico (nel 2030).
Nello scenario che invece prevede un prolungamento della vita delle centrali nucleari (LZV), nel 2030, si avranno circa 90 TWh di energia elettronucleare con una conseguente netta diminuzione delle termofossili (138,5 TWh - 27 % - contro i 197,2 TWh - 38,5 % - dello scenario Ausstieg) e una drastica diminuzione delle importazioni (Nettoimporte), più che dimezzate (circa 19,7 TWh contro i 44 TWh dello scenario Ausstieg); rimangono invece inalterate le quote di rinnovabili intermittenti (eolico e fotovolataico), delle rinnovabili non intermittenti (biomasse e idroelettrico) e di altro.
Ciò dimostra ulteriormente come l'energia elettronucleare possa essere la vera alternativa alle fossili e alle costose importazioni. Da notarsi, come lo scenario LZV preveda nel 2015 e nel 2020 ancora esportazioni nette di energia elettrica, mantenendo per ancora quasi 10 anni una posizione di attivo del bilancio elettrico tedesco, al contrario del folle scenario "mekeliano" (Ausstieg) che invece prevede da subito una condizione di passività!
Tale passività, cioè le importazioni nette (Nettoimporte) di energia elettrica dall'estero, è stimata nel 2030 a 44 TWh (scenario Ausstieg) che è pari alla produzione elettrica di circa 4 reattori EPR, i quali se collocati in coppia, equivalgono a soli 2 impianti nucleari!
A pagina 11 (pag. 18 del pdf) si afferma che "In 2030 ist Deutschland in beiden Szenarien Nettoimporteur" (Nel 2030, la Germania è un importatore netto in entrambi gli scenari); nella stessa pagina, vi è il grafico che mostra le differenze nella produzione lorda di energia attraverso entrambi gli scenari (Abbildung 3.2-2: Differenzen in der Bruttostromerzeugung zwischen den Szenarien Ausstieg und LZV, 2015-2030, in TWh - Nulllinie: Szenario LZV), e da tale grafico si evince come il l'energia elettronucleare sarà sostituita in toto dalle fossili e dalle importazioni.
Come prevedibile, il delirante scenario "mekeliano" (Ausstieg), emetterà maggiori quantità di anidride carbonia nell'aria, rispetto all'altro scenario (LZV), come dimostrato nel grafico di pagina 14 (pag. 21 del pdf), intitolato Abbildung 3.3-1: CO2-Emissionen der Stromerzeugung in den Szenarien Ausstieg und LZV, 2008-2030, in Mio t CO2; il differenziale tra i due scenari è dell'ordine di quasi 50 milioni di tonnellate di anidride carbonica in più all'anno, dello scenario Ausstieg rispetto a quello LZV (si veda la proiezione per l'anno 2030).
Sul versante dei costi, cumulando i costi aggiuntivi sostenuti per l'anno 2030, essi ammontano a quasi 16,4 miliardi di euro attualizzati al 2008 (cifra ottenuta sottraendo i costi superiori allo scenario Ausstieg con i costi inferiori al medesimo scenario), come illustrato nel grafico di pagina 15 (pag. 22 del pdf - Abbildung 3.4-1: Kumulierte Differenzkosten der Stromerzeugung zwischen Szenario Ausstieg und Szenario LZV nach Kostenkategorien, in Mrd EUR2008). Si afferma che (pagina 16 - pag. 23 del pdf) "Zum anderen erhöhen sich durch den vorzeitigen Kernenergieausstieg die variablen Stromerzeugungskosten, einschließlich der Kosten im Zusammenhang mit dem grenzüberschreitenden Stromaustausch" (D'altra parte, a causa del prematuro abbandono dell'energia nucleare, vi sarà un aumento dei costi variabili di produzione, compresi i costi associati alla scambio transfrontaliero di energia elettrica) e si spiega che "Dies ist darauf zurückzuführen, dass die stillgelegten KKW durch Kraftwerke mit höheren variablen Erzeugungskosten – Erdgas- und Steinkohlekraftwerke – ersetzt werden" (Ciò è dovuto al fatto, che gli impianti nucleari dismessi dal parco elettrico tedesco, saranno sostituiti con centrali a gas naturale e a carbone con un aumento dei costi variabili di produzione). Inoltre, questa sostituzione (fossili al posto del nucleare) porterà ad un aumento delle emissioni di anidride carbonica (CO2) in Germania, in aggiunta, il prezzo di CO2, quindi, inciderà anche sull'aumento dei prezzi dell'elettricità (Zudem führt diese Substitution zu einem vermehrten Ausstoß an CO2-Emissionen in Deutschland, was CO2-Preis und somit auch Strompreis erhöhend wirkt). Ovviamente, i cambiamenti attuali nello scambio con l'estero, derivano dal fatto che una parte della produzione, dismessa delle centrali nucleari, ha ridotto le esportazioni di energia elettrica (Die Veränderungen im Stromaußenhandel ergeben sich dadurch, dass ein Teil der wegfallenden Erzeugung aus KKW durch eine Reduktion der Stromexporte), e ciò è compensato da un aumento delle importazioni (sowie durch erhöhte Importe kompensiert wird).
Per quanto riguarda i prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica (€/MWh), è previsto un notevole aumento (praticamente un raddoppio dei prezzi in 20 anni), passando dagli attuali (anno 2010) 45 €/MWh ai quasi 90 €/MWh (nominali) del 2030 nello scenario Ausstieg (si veda il grafico di pagina 17, pag. 24 del pdf, Abbildung 3.5-1: Großhandelspreise in den Szenarien Ausstieg und LZV, real (Preisbasis 2008) und nominal , 2006-2030, in EUR2008/MWh bzw. EUR/MWh, 2006-2010 historische Werte gemäß EEX).
I costi aggiuntivi, derivanti dalle importazioni nette di energia elettrica, sono illustrati nel grafico di pagina 18 (pag. 25 del pdf, Abbildung 3.5-2: EE-Umlage inkl. zusätzlicher Kosten für EEImporte in den Szenarien Ausstieg und LZV, real (Preisbasis 2008) und nominal, 2008-2030, in ct2008/kWh bzw. ct/kWh, 2008 historischer Wert gemäß BMU EE in Zahlen) e ammontano intorno ai 5 ct/kWh (nominali) nel 2030 (mediando tra i due scenari).
I prezzi al dettaglio, attualizzati al 2008 e al netto delle imposte, saranno in tendenziale aumento, differentemente a seconda del settore (si veda anche il grafico di pagina 19, pag. 26 del pdf - Abbildung 3.5-3: Endverbraucherpreise in den Szenarien Ausstieg und LZV, 2008-2030, in ct2008/kWh - 2008 historischer Wert gemäß EUROSTAT, EEX und Amprion); nel dettaglio (tabella A9, Strompreise (real), 2008-2030, in EUR2008/MWh, di pagina 43 - pag. 50 del pdf) il confronto del costo dell'energia elettrica (prezzi al dettaglio, in termini reali) nel 2008 e nel 2030 (nel costo attualizzato al 2008 in €/MWh) nello scenario in questione (Ausstieg):
Haushaltskunden (HH - utenze domestiche) - 2008: 217 €/MWh -> 2030: 230 €/MWh (+6%)
Handel und Gewerbe (HuG - commercio) - 2008: 127 €/MWh -> 2030: 158 €/MWh (+24,4%)
Industrie - utenze industriali - 2008: 96 €/MWh -> 2030: 114 €/MWh (+18,8%)
Stromintensive Industrie - industria pesante - 2008: 71 €/MWh -> 2030: 63 €/MWh (-11,3%)
Aumento medio percentuale, complessivo dei 4 settori, del costo attualizzato (reale) dell'energia elettrica dal 2008 al 2030: 9,5 %
Emblematico l'andamento del costo nominale dell'energia elettrica (ctnominal/kWh), in costante aumento, sia per le utenze domestiche che per le imprese, come mostrato nei due grafici di pagina 20 (pag. 27 del pdf, Abbildung 3.5-4: Nominale Entwicklung der Strompreiskomponenten für Haushalte (links) und energieintensive Industrie (rechts) in den Szenarien Ausstieg und LZV, 2008-2030, in ct/kWh - historische Werte gemäß BDEW, EUROSTAT, EEX und Amprion); a tal proposito si veda la tabella A10, Strompreise (nominal), 2008-2030, in EUR2008/MWh (pagina 43 - pag. 50 del pdf).
Si afferma che "Die vorzeitige Abschaltung von Kernkraftwerken im Szenario "Ausstieg" wirkt sich am stärksten auf den Endkundenpreis stromintensiver Industriekunden aus, da der Erzeugerpreis den Hauptbestandteil des Industriestrompreises ausmacht (La chiusura anticipata delle centrali nucleari nello scenario "mekeliano" (Ausstieg) è il maggiore effetto sul prezzo di vendita al dettaglio ai clienti industriali di energia elettrica-intensiva, come il prezzo alla produzione costituisce la componente principale del prezzo dell'elettricità industriale).
Il dato che più dimostra la follia del phase out nucleare tedesco, è l'andamento dei costi cumulati per ciascuna tipologia di utenza al 2030; ebbene, l'aumento dei prezzi dell'energia elettrica, soprattutto nel breve periodo, dovuto a una rapida uscita dal nucleare, entro il 2030 porterà a costo cumulato di 32 miliardi di euro (attualizzati al 2008)! Testualmente (pagina 21, pag. 28 del pdf): "Die vor allem in der kurzen Frist höheren Strompreise bei einem frühzeitigen Kernenergieausstieg führen bis 2030 zu zusätzlichen kumulierten Kosten in Höhe von 32 Mrd EUR2008 (nicht diskontiert). Der Barwert der zusätzlichen kumulierten Ausgaben beläuft sich bei einem Zinssatz von 3% (10%) auf etwa 27,8 Mrd EUR2008 (11,4 Mrd EUR2008)".
Nel dettaglio, dalla lettura del grafico di pagina 21 (pag. 28 del pdf), intitolato Abbildung 3.5-5: Kumulierte zusätzliche Ausgaben der Endverbraucher bis 2030 (Szenario Ausstieg gegenüber Szenario LZV) in Mrd. EUR2008, dal costo complessivo al 2030 (cumulato e attualizzato al 2008) pari a 32 miliardi di euro, si evincono i costi parziali per le 4 tipologie di utenza:
Haushaltskunden (HH) - utenze domestiche = 9 miliardi di euro
Handel und Gewerbe (HuG) - utenze commerciali = 7 miliardi di euro
Industrie - utenze industriali = 8 miliardi di euro
Stromintensive Industrie - industria pesante (più energivora) = 8 miliardi di euro
TOTALE: 32 miliardi di euro (attualizzati ad oggi)!
Da notarsi, come le utenze commerciali (HuG) siano in proporzione le più colpite, in quanto il peso complessivo a carico di tali utenti, cioè 7 miliardi di euro, rappresenta il 10 % del valore totale attuale netto, riferito al 2008 (Barwertsumme 2008); i prezzi al dettaglio, attualizzati al 2008 e al netto delle imposte, per le utenze commerciali (HuG), passeranno dagli attuali 12,5 ct2008/kWh ai 16 ct2008/kWh nel 2030 in entrambi gli scenari (si veda il già citato grafico di pagina 19, pag. 26 del pdf).
In questo Studio, alla riduzione dei consumi elettrici, che ho appena illustrato, è documentata anche una forte riduzione dei consumi di energia primaria: dagli oltre 14.000 PJ attuali, si passerà nel 2030 a una previsione di consumi compresa tra 9.000 e 10.000 PJ a seconda dello scenario; si veda il grafico di pagina 26 (pag. 33 del pdf), Abbildung 5-1: Primärenergieverbrauch nach Energieträgern, Szenarien Ausstieg und LZV, 2008-2030, in PJ, in cui è rappresentato nei particolari quanto ho appena ho detto.
Sia la drastica riduzione del fabbisogno di energia elettrica che del fabbisogno di energia primaria in terra tedesca, previsti per il 2030 da entrambi gli scenari (sia LZV che il più folle Ausstieg), sono da considerarsi inverosimili, salvo che la Germania non voglia "abdicare" la posizione economico/industriale a tutti i Paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) e condannarsi a un lento e logorante declino.
Intanto, a guardare l'andamento della produzione di energia elettrica in Germania, negli ultimi vent'anni (dal 1990 a 2010), tale produzione è passata dalle 549,9 TWh del 1990 alle 623,9 TWh del 2010 (+ 13,5 %), registrando ogni anno, tendenzialmente, un aumento percentuale rispetto all'anno precedente, ad esclusione del biennio 2008/2009 (a causa della crisi economica internazionale) per poi riprendere con un + 4,9 % nel 2010; a tal proposito si veda il documento Stromerzeugung nach Energieträgern von 1990 bis 2010 (in TWh) Deutschland insgesamt:
http://www.ag-energiebilanzen.de/viewpage.php?idpage=65
I consumi tedeschi di energia primaria, dal 1990 al 2010, si sono sempre mantenuti sopra la soglia di 14.000 PJ, fatta eccezione nel 2009, (a causa della crisi economica internazionale) con un valore appena sotto tale soglia, per poi tornare nel 2010 a 14.044 PJ; si vedano i grafici di pagina 4 e 5 di questo documento ministeriale tedesco (BMU), intitolato Primärenergieverbrauch in Deutschland 2010:
http://www.bmwi.de/BMWi/Redaktion/PDF/E/...b=true.pdf
inoltre, pur con un aumento dell'efficienza energetica (Energieeffizienz) dal 1990 (indice 1990 = 100) al 2009 (indice 1990 = 140) pari al 40 %, la generazione di energia elettrica lorda (Bruttostromerzeugung) è comunque aumentata di quasi il 15 % nello stesso arco di tempo, mentre il consumo di energia primaria è rimasto tendenzialmente stabile nell'arco di tutto il ventennio (1990 - 2010).
Si veda il grafico sull'andamento del consumo di energia primaria, la produzione di energia ed efficienza energetica (Entwicklung von Primärenergieverbrauch, Stromerzeugung und Energieeffizienz) del suddetto documento ministeriale (pag. 8).
Da ciò, si deduce che solo la recente crisi economica internazionale è riuscita a far diminuire faticosamente i consumi di energia primaria ed elettrica in Germania, ma nel 2010, come ho già detto è iniziata la ripresa di tali consumi a livelli ante crisi.
Ricordo che un aumento di consumi di energia elettrica corrisponde un aumento (non lineare) dell'HDI (del benessere), come illustrato nella figura 8.17, Comparison of the Human Development Index to the Energy, di pagina 265 (pag. 267 del pdf) del World Energy Outlook 2010 (OECD/IEA, 2010) e nella figura 2, Per Capita energy consumption and HDI value di pagina 4 (pag. 5 del pdf) di questo documento dello Human Development Report 2007/2008 Development Index:
http://hdr.undp.org/en/reports/global/hd...e_amie.pdf
e soprattutto in questo della OECD/IEA (pag. 10), The link between Energy Use per Capita & Human Development Index:
http://www.iea.org/weo/slide_library.pdf
Ne avevo già parlato qui:
http://www.nuclearmeeting.com/forum/show...35#pid5335
Ergo, in Germania, è realisticamente immaginabile una drastica riduzione dei consumi primari ed elettrici, compatibili con entrambi gli scenari (sia LZV che il più folle Ausstieg), solo ipotizzando pesanti e persistenti recessioni economiche a livello internazionale (ciò però colpirebbe tutti Paesi, seppur in diversa misura) oppure optando per una vera e propria deindustrializzazione tedesca! Deindustrializzazione a cui la pessima Merkel non dovrà rendere conto, sia perchè dilatata e spalmata nei decenni a venire, sia perchè se ciò avverrà davvero (dal 2030 al 2050), la cancelliera sarà troppo anziana o già trapassata (è nata il 17 luglio 1954) per chiedere conto della sua politica scellerata "seminata" decenni prima. La cancelliera Merkel non pensa alle future generazioni, come tutti gli statisti che si rispettino, ma alle prossime elezioni e la sua unica preoccupazione è stata contenere, maldestralmente, l'emorragia di voti del suo partito (CDU - Christlich Demokratische Union Deutschlands).
In ogni caso, aumenterà l'utilizzo di gas per la generazione di energia primaria; infatti nello scenario di phase out nucleare (Ausstieg), tale consumo passerà dai 562,9 PJ attuali (2008) ai 653 PJ del 2025 ai 595,9 PJ del 2030, mentre percentualmente, nell'energia primaria (primärenergetische Bewertung nach Energiebilanz), il gas, aumenterà dall'attuale 10 % al 22,6 % nel 2030 (tab. A5 - Brennstoffeinsatz der Stromerzeugung nach Energieträgern, 2008-2030, in PJ - pagina 41, pag. 48 del pdf).
Analogamente sul "versante" dell'energia elettrica, il consumo di gas stimato per il 2015 è pari a 84,2 TWh (44,5 %) mentre per il 2025 e 2030 sono previsti, rispettivamente, consumi pari a 136,3 TWh (59,2 %) e 122,3 TWh (55,5 %), come mostrato nella tabella A7 (Bruttowärmeerzeugung in KWK-Anlagen nach Energieträgern, 2008-2030, in TWh - pagina 42, pag. 49 del pdf).
La beffa della scellerata politica energetica tedesca è rappresentata anche dal calo di posti di lavoro nello scenario di phase out nucleare (Ausstieg): il mercato del lavoro (Arbeitsmarkt) avrà un calo di quasi 40.000 posti di lavoro dipendenti (Beschäftigte) nel solo anno 2030 con un aumento di disoccupati (Erwerbslose) dai 16.800 del 2015 ai 27.900 del 2030, come mostrato nella tabella 7.1 (Abweichung ausgewählter gesamtwirtschaftlicher Größen im Szenario Ausstieg im Vergleich zum Szenario LZV, 2015-2030, absolut in angegebenen Einheiten und in % - pagina 33, pag. 40 del pdf) e nella tabella A12 (Gesamtwirtschaftliche Ergebnisse, 2008-2030 - pagina 44, pag. 51 del pdf).
In ogni caso, il Rapporto che ho commentato, trae le sue amare conclusioni del phase out nucleare tedesco. Come effetti macroeconomici (Gesamtwirtschaftliche Effekte - pagina 31, pag. 38 del pdf), vi sono:
1) Prezzi dell'energia elettrica più elevati tali da portare ad effetti avversi macroeconomici (Höhere Strompreise führen zu negativen gesamtwirtschaftlichen Effekten).
2) Superiori importazioni nette di energia elettrica e ridotte esportazioni nette (di energia elettrica) e scomparsa del surplus elettrico nazionale da vendere ai Paesi stranieri, con effetti negativi macroeconomici causati dal phase out (Höhere Nettostromimporte bzw. reduzierte Nettostromexporte ersetzen inländische Wertschöpfung durch ausländische und führen zu negativen gesamtwirtschaftlichen Effekten)
3) Aumento della produzione di energia elettrica da gas e carbone implica un aumento delle importazioni di combustibili fossili. Allo stesso modo, i gestori tedeschi di impianti energetici dovranno acquistare quote di CO2 aggiuntive di altri paesi dell'UE. Il prezzo delle quote di CO2 farà aumentare il costo dell'energia elettrica (Eine höhere Stromproduktion in fossilen Kraftwerken führt mit Ausnahme der heimisch geförderten Braunkohle zu vermehrten Importen fossiler Energieträger. Dem stehen etwas niedrigere Uranimporte gegenüber. Höhere Steinkohle-und Erdgasmengen werden vollständig importiert. Zugleich müssen deutsche Kraftwerksbetreiber zusätzliche Emissionsberechtigungen aus dem EU-Ausland erwerben.Die Preise der CO2-Zertifikate steigen EU-weit).
Concludendo, in estrema sintesi, il phase out nucleare in Germania, comporterà al Sistema Paese tedesco e ai suoi cittadini, al 2030:
• Costo (attualizzato al 2008) di 32 miliardi di euro al 2030
• Aumento medio reale (attualizzato al 2008) del costo dell'energia elettrica del 9,5 %
• Dipendenza netta di energia elettrica dall'estero pari all'8,6 % (44 TWh) del fabbisogno annuo
• Aumento delle importazioni di combustibili fossili per sostituire l'elettronucleare e quindi un aumento di emissioni di gas serra e di inquinanti
• Diminuzioni di posti di lavoro pari a quasi 40.000 nel solo 2030

Senza dimenticare, che una uscita dal nucleare, comporta perdite di competenze, di know-how tecnologico e scientifico, e dell'indotto di una industria importante, quale è quella nucleare; tali perdite non sono quantificate in questo Rapporto e sono difficilmente quantificabili senza essere, però, trascurabili! L'Italia, a tal proposito, ha già dato un drammatico esempio, 25 anni or sono.

P.S.: rimando a una terza "puntata" già in lavorazione! Toungue

24-01-2012 17:59
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RE: I conti in tasca alle rinnovabili tedesche

http://www.ilgiornale.it/esteri/percorso...comments=1

Germania denuclearizzata? Sarà un percorso a ostacoli


di Fabrizio De Feo - 10 aprile 2012, 08:48

Cercasi combustibile per la locomotiva d'Europa. E non in senso figurato ma in termini concreti di fabbisogno energetico. La domanda risuona sempre più spesso nei palazzi del potere e nelle confederazioni industriali tedesche: la Germania può davvero permettersi di adempiere la promessa di abbandono dell'atomo fatta da Angela Merkel lo scorso anno, all'indomani di Fukushima quando definì l'incidente «un'ora tragica che cambierà per sempre le nostre vite»? Il motore del Vecchio Continente può permettersi l'immediata chiusura delle sue centrali nucleari più vecchie e di tutte le altre entro il 2022?

Nei giorni scorsi il sito «Nuclear News» ha lanciato l'interrogativo, riportando le cronache del corrispondente da Berlino del Financial Times, Gerrit Wiesmann. La fotografia della situazione, dopo i primi spegnimenti, è quella di una passeggiata sul filo del rasoio, una sorta di rischiatutto energetico. Il bilancio, guardando ai fatti, è positivo. Nessun blackout si è verificato negli ultimi dodici mesi. Nel 2011, però, gli interventi di emergenza da parte della Tennet, uno dei quattro gestori della rete tedesca, sono quadruplicati rispetto al 2010. «Abbiamo passato l'inverno. Ma siamo stati fortunati, e stiamo raggiungendo il limite della fattibilità», ha commentato Volker Weinreich, capo del centro di controllo della Tennet per la Germania del nord. E gli addetti parlano di una «lotta quotidiana per tenere le luci accese». Il piano-Merkel, insomma, non è una passeggiata, anzi assomiglia di più a un percorso a ostacoli. Un articolo pubblicato sullo Spiegel spiega che una riconversione così rapida richiede una programmazione difficile da attuare nei pochi anni previsti dai progetti del governo. E soprattutto un'operazione così massiccia prevede una serie di trasformazioni complesse, costose e poco ecocompatibili. Come prevede «Nuclear News», sarà inevitabile aumentare la produzione di energia da fonti fossili, con due grandi inconvenienti: una maggiore dipendenza dalle importazioni di gas dalla Russia e un aumento delle emissioni di gas serra.
Nella road-map la vera incognita è quella rappresentata dal rebus delle fonti rinnovabili: la loro quota sul totale dell'elettricità generata è in aumento, la Germania su questo fronte si è mossa in anticipo rispetto agli altri partner europei, ma non è ancora chiaro fino a che punto potrà incidere davvero sul totale delle necessità di approvvigionamento. Di certo, come conseguenza del piano di uscita anticipata dal nucleare, la bolletta dell'elettricità in Germania - a sostenerlo uno studio commissionato dal ministero dell'Economia tedesco - aumenterà nei prossimi 20 anni di 32 miliardi. Per garantire la sicurezza energetica nel prossimo decennio, la Germania avrà bisogno di almeno 10 GW e preferibilmente fino a 20 GW di capacità incrementale da impianti a carbone e a gas. «Se vogliamo uscire dall'energia nucleare e entrare in quella delle energie rinnovabili» spiegava nei mesi scorsi Angela Merkel «per il tempo di transizione abbiamo bisogno di centrali fossili». Difficile calcolarne l'impatto in termini ambientali. Aspetto tutt'altro che trascurabile in un Paese che tiene molto al suo ruolo di «portabandiera dell'ecologismo» e dove i Verdi sono da sempre una forza in grado di spostare gli equilibri elettorali.
Finora, nonostante la chiusura di sette centrali nucleari, la Germania ha tenuto fede alla sua fama e nel 2011 è riuscita a ridurre le emissioni di CO2 nell'atmosfera di circa l'1%. La notizia è stata fornita dall'Ufficio federale per l'Ambiente (Uba) in base alle verifiche su 1600 impianti rilevanti sul piano delle emissioni. Berlino fa anche sapere di avere conseguito gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto riducendo del 20% rispetto al 1990 le emissioni di CO2 entro la fine del 2012. Anzi dalle previsioni attuali appare certo che la riduzione reale sarà del 25%. Risultati positivi che si estendono anche al resto dell'Ue, che entro l'anno riuscirà a rispettare la riduzione dell'8% delle emissioni richieste dal Protocollo di Kyoto. Un calo letto da molti più come come un riflesso della recessione economica che come il timbro su un nuovo regime di virtù ambientale.
Di certo, a più di un anno dalla catastrofe nucleare di Fukushima, stemperatasi l'enfasi e l'emozione del momento, i ragionamenti in prospettiva si fanno più sfumati, le certezze vengono incrinate dal dubbio, i «se» e i «qualora» entrano nel dibattito tra esperti del settore. E c'è anche chi mette nero su bianco una fosca previsione. Günther Oettinger, commissario europeo all'Energia e sostenitore del nucleare quando era presidente del Baden-Württemberg, oggi ci va giù duro, pur essendo tra i sostenitori della svolta: «Se il governo continua di questo passo, riuscirà a raggiungere appena la metà degli obiettivi prefissati», la sua convinzione.
Il day after verso la nuova Germania non nuclearizzata presuppone la costruzione nei prossimi 10 anni di più di 4 mila chilometri di cosiddette autostrade energetiche, in grado di trasferire l'energia prodotta nei parchi eolici del Nord e dell'Est alle imprese ad alto consumo localizzate soprattutto nel Sud e nell'Ovest del Paese; la realizzazione di centrali a gas; l'ampliamento di impianti di energie rinnovabili; l'individuazione di siti di deposito permanente delle scorie nucleari.

Il rischio che sotto i colpi della crisi economica perfino il modello di efficienza tedesco possa inciampare in ritardi e rinvii è percepito dai più. Se la Germania dovesse andare fino in fondo e procedere con il suo phase-out, dovrebbe mettere nel conto quasi sicuramente enormi importazioni di energia dai paesi confinanti. Robuste interconnessioni sono già attive con la Francia, l'Olanda, il Belgio, la Danimarca, la Polonia, la Repubblica Ceca e la Svizzera, così come è plausibile un collegamento diretto con la Russia e l'Oblast di Kaliningrad (la vecchia regione storica tedesca della Prussia Orientale) a causa del nuovo impianto nucleare.

In pratica la Germania appare avviata a ripercorrere il cammino dell'Italia e a diventare un paese denuclearizzato ma fortemente dipendente dalle importazioni estere, per lo più nucleari.

Un bel paradosso per una nazione che negli ultimi mesi ha reso l'Europa sempre più «germanocentrica» e ora, nel nome del nuovo corso dell' «atomfrei», rischia di dover bussare alle porte dei suoi vicini.


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RE: I conti in tasca alle rinnovabili tedesche

Ciao,

a piccoli passi si sta concretizzando la linea d'azione della Germania per compensare la chiusura degli 8 reattori nucleari decisa dopo il disastro giapponese ed la progressiva chiusura di tutti gli altri:

http://www.agienergia.it/NewsML.aspx?idd...amp;ante=0

" La Germania ha autorizzato la costruzione entro il 2020 di 69 centrali elettriche, destinate a produrre 42 gigawatt con un volume di investimenti di oltre 60 miliardi. La maggior parte di questi impianti funzionera' a gas e a carbone, con 10 centrali idrauliche a ripompaggio di acqua e 23 parchi marini eolici".

Interessante l'investimento in parchi eolici, presumo sul mare del nord: qualcuno ha visto delle stime sui costi?

drugo

26-04-2012 14:13
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RE: I conti in tasca alle rinnovabili tedesche

http://www.world-nuclear-news.org/NP_Pow...05122.html

Spostamento di potere comincia a muoversi l'industria tedesca

18 maggio 2012

Terzo produttore di alluminio più grande della Germania ha presentato istanza di fallimento come gruppi commerciali richiedono alimentazione a prezzi accessibili equivalente alla capacità nucleare tolto la griglia come seguito al naufragio della Fukushima.

Voerde alluminio ha annunciato la sua insolvenza in data 8 maggio a causa di abbassare i prezzi per l'alluminio in combinazione con crescenti costi di produzione. Questo è stato "un indicatore del graduale processo di de-industrializzazione", ha affermato Ulrich Grillo, presidente del corpo di commercio della Germania per l'industria metallurgica, Wirtschaftsvereinigung Metalle (WVM).

"La produzione di metalli, in particolare alluminio, è a rischio in Germania a causa dei prezzi elevati dell'energia elettrica che non sono più competitive a livello internazionale", ha detto Grillo.
Gli utenti tedeschi di oltre 20 GWh all'anno pagare 11,95 centesimi di euro per kWh, rispetto a 6,9 centesimi in Francia, secondo i dati energy.eu per novembre 2011. Tra i 27 paesi dell'UE soltanto Cipro, Italia, Malta e la Slovacchia hanno prezzi più elevati per gli utenti pesanti di energia elettrica.

WVM ha esortato il governo tedesco di attuare con urgenza misure volte a proteggere industrie ad alta intensità di energia da costi di elettricità e per incentivare le imprese in metallo per ridurre le emissioni di anidride carbonica dai loro processi produttivi. L'industria non deve soffrire, ha detto Grillo, a causa del "prezzo dell'elettricità sale che risultano chiaramente dal sistema statale di sostegno per le energie rinnovabili, e in particolare fotovoltaico."

Le sovvenzioni hanno incoraggiato le società elettriche e proprietari di aggiungere circa 25 GWe di capacità solare, soprattutto negli ultimi cinque anni. Questo prodotto il 2,4% della potenza della Germania nei 12 mesi a febbraio, secondo le statistiche dell'Agenzia internazionale dell'energia (IEA), mentre il restante 12 GWe di capacità nucleare ha dato al 15,3%.
Di gran lunga la maggior parte della potenza tedesca proviene dai combustibili fossili, 71% circa.


Prezzi dell'energia in tutta Europa
Paese


Domestic
3,5 GWh / anno
Industrial
20 GWh / anno
Germania
27,8
11,9
Repubblica Ceca
15,4
10,7
Spagna
21,5
10,4
Paesi Bassi
22,2
10,6
Regno Unito
16,7
10,1
Finlandia
15,7
7,6
Francia
14,7
6,9

Fonte: energy.eu dati per novembre 2011. Prezzi in centesimi di euro sono l'utente finale prezzo comprensivo di tutti i doveri, escluse le imposte recuperabili

I dati IEA mostra anche le esportazioni di energia tedeschi verso il basso dello 0,9% l'anno fino a questo febbraio, e importa da 7,7%.

Poco dopo l'incidente di Fukushima nel marzo 2011, i leader tedeschi ordinata la chiusura degli otto reattori che è entrato in funzione nel 1980 o prima. Industria ha risposto chiedendo di combustibili fossili per intervenire come la loro sostituzione.
"Come fonti di energia rinnovabili non forniscono alimentazione continua ... dovremmo usare sia per il gas e il carbone per il lavoro", ha affermato Utz Tillmann, portavoce di un organismo di alta intensità di energia e direttore generale del Consiglio europeo dell'industria chimica, ha detto ad aprile 2011
Grillo ha continuato affermando che tema di questo mese, e ha concluso che l'industria ad alta intensità energetica potrebbe contribuire al successo della transizione energetica, ma "ha bisogno di energia sicura, pulita e conveniente."
Ricercato e scritto
da News World Nuclear


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RE: I conti in tasca alle rinnovabili tedesche

http://www.rischiocalcolato.it/2012/06/c...menti.html


CRISI FOTOVOLTAICO TEDESCO: NUOVI TAGLI AGLI INCENTIVI E FALLIMENTI

DI GUIDO GRASSADONIO*

Qualche anno fa, quando i risultati del fotovoltaico italiano erano considerati insoddisfacenti, si guardava al modello tedesco come esempio virtuoso. Nonostante potenzialità decisamente minori, per motivi evidenti di latitudine, il solare in Germania era diventato un settore trainante dell’economia, soprattutto della parte est del Paese. A condurre le danze erano soprattutto aziende tedesche. Nomi come Solon, Solar Millennium e Q-Cells erano diventati sinonimo del futuro “green” che si apriva.

Se siete dei lettori attenti, ricorderete che non molto tempo fa vi avevamo già parlato della crisi del fotovoltaico in Germania e del fallimento cui erano incorsi sia Solon sia Solar Millennium. Nonostante si stia parlando di aziende leader dal punto di vista della ricerca e delle capacità tecnologiche, la tenaglia della riduzione dei finanziamenti statali e della concorrenza orientale (imbattibile sul fronte prezzi) ne aveva stritolato la situazione finanziaria.

E, nei giorni in cui la Germania si appresta a dare un ulteriore giro di vite agli incentivi, anche la Q-Cells scivola verso la bancarotta. Siamo davvero di fronte alla fine di un’epoca.

Andando con ordine, il ministro di Economia tedesco Philipp Rösler, alla luce di una crescita del settore doppia rispetto alle attese, ha spinto per una riduzione davvero drastica degli incentivi. Facendo un po’ le veci del nostrano Ministro Passera, pretenderebbe che il fotovoltaico tedesco iniziasse a camminare con le proprie gambe. Nonostante gli sforzi contrari del Ministro dell’Ambiente, il risultato tutt’ora in via di approvazione non si discosta di tanto dalle richieste iniziali di Rösler.

Eppure, ricorderete come la Germania si stia apprestando a chiudere nei prossimi anni le proprie centrali nucleari. In questo contesto, risulta difficile comprendere, al meno ad un primo sguardo, il motivo di questa vera e propria mortificazione del solare. Carsten Körnig, presidente dell’associazione tedesca dell’energia solare, ha dato però una sua precisa lettura del fenomeno:

Le ragioni dei tagli risiedono in una lotta dietro le quinte per la divisione dei segmenti del mercato.

In pratica, dato il cambio radicale nella politica energetica voluto dalla Merkel, le grandi aziende tedesche dell’energia, che mai avevano investito sulle rinnovabili, sarebbero rimaste spiazzate:

Le quattro grandi tedesche dell’energia, RWE, W.On, Vattenfal e EnBW hanno sempre avuto il monopolio. Questa non sarebbe più la prospettiva con il cambio energetico e loro non hanno un “piano b” o se ce l’hanno non è comunque nell’ambito del solare.

Il Ministro Rösler, allora, starebbe semplicemente difendendo la posizione dominante di queste aziende e, di conseguenza, delle fonti tradizionali di energia.

E non si tratta di guai soltanto tedeschi. La Germania è, al momento, uno dei primissimi mercati del settore. Le aziende produttrici di pannelli di tutto il mondo rischiano di perdere, quindi, una fonte di guadagno importante. Nel frattempo, la Q-Cells è stata trascinata di fronte i tribunali fallimentari. L’azienda conta 2000 dipendenti ed ha sede in una zona disagiata del Paese. Era dunque una scommessa di occupazione e riscatto non indifferente nell’economia del Paese. Una scommessa che sembra ormai del tutto persa.

L’Italia ha molto da imparare da questa situazione. Se gli incentivi drogano effettivamente il mercato, pompando il settore oltre le sue capacità, una riduzione degli stessi troppo drastica punisce anche le situazioni più virtuose. Ed il rischio, come segnalavamo già ieri, è la perdita di migliaia di posti di lavoro.



*Link all’originale: http://www.greenstyle.it/crisi-fotovolta...-8662.html



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RE: I conti in tasca alle rinnovabili tedesche

http://www.ilgiornale.it/news/interni/de...67155.html

Il debito tedesco è peggiore del nostro
La verità nascosta: una ricerca condotta da un ente di studi tedesco svela che il Paese europeo più virtuoso sul fronte del debito pubblico è l'Italia, migliore della Germania


Stefano Filippi - Gio, 20/12/2012 - 08:20

La ricerca ha un annetto sulle spalle, ma questo paradossalmente rafforza il suo valore. Tanto più che è stata condotta da un ente di studi tedesco, la Stiftung Marktwirtschaft (Fondazione per l'economia di mercato) di Berlino diretta dagli economisti Michael Eilfort e Bernd Raffelhüschen.

Lo studio, rilanciato dalla Free Foundation di Renato Brunetta (nel tondo), sancisce che il Paese europeo più virtuoso sul fronte del debito pubblico è proprio la povera Italia, molto migliore della Germania. E questo valeva secondo i dati del 2010, quando al governo c'era ancora il centrodestra, non l'esecutivo tecnico di Napolitano e Monti.

La fondazione ha stilato una classifica della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche dei 12 stati fondatori dell'euro. Essa considera il debito pubblico comunemente inteso, che i ricercatori tedeschi definiscono «esplicito» (che da noi rappresenta circa il 120 per cento del prodotto interno lordo), assieme a quello «implicito» legato all'invecchiamento della popolazione: in buona sostanza, significa la spesa per pensioni, sanità e assistenza che si prevede di dover pagare in futuro.
E qui viene il bello. Perché l'Italia, anche senza la riforma pensionistica del ministro Fornero e tantomeno le ripetute stangate fiscali degli ultimi 12 mesi, presentava il migliore indice di sostenibilità rispetto al Pil (146%) seguita dalla Germania (192,6). La Francia è a quota 337,5, la Spagna a 548,5, chiude l'Irlanda a 1497,2. I dati tedeschi si spiegano con una previsione di aumento del debito futuro provocato da riforma fiscale, riforma pensionistica espansiva (integrazione degli assegni minimi) e incremento delle prestazioni sanitarie per la terza età. Secondo la fondazione berlinese, nel 2050 Stato e Länder tedeschi spenderanno 1.360 miliardi di euro per pensioni e stipendi dei dipendenti pubblici che va a sommarsi a un debito «esplicito» attuale di circa 1.900 miliardi.

La situazione è molto diversa in Italia. Pur appesantiti dal secondo debito pubblico «esplicito» dopo quello greco, da noi si prevede un aumento molto contenuto della spesa pubblica (pensioni, sanità, assistenza) per gli anziani. «L'Italia - si legge nello studio - non solo precede chiaramente la “locomotiva” Germania ma anche tutti gli altri stati dell'eurozona» perché «può contare, a lungo termine, su uno sviluppo positivo delle finanze pubbliche».

La ricerca della Stiftung Marktwirtschaft fissa nel 146 per cento del Pil (118,4 «esplicito» più 27,6 «implicito») il «vero» debito italiano: il migliore d'Europa. La Germania unisce un 83,2 «esplicito» al 109,4 per cento «implicito». Totale: 192,6 per cento, peggiore del 30 per cento rispetto all'Italia. Al penultimo posto, addirittura peggiore della Grecia, si piazza il virtuosissimo Lussemburgo, Paese modello, che presenta un debito pubblico «esplicito» pari ad appena il 19,1 per cento del Pil: un'inezia. Ma sotto il Granducato sta per esplodere una bomba demografico-previdenziale che fa schizzare il rapporto di sostenibilità a quota 1.115,6.

Se le cose andranno sempre meglio con il passare del tempo, il rovescio della medaglia italiana riguarda il presente. «Vista la bassa crescita, gli avanzi primari basteranno al massimo a stabilizzare il debito pubblico nei prossimi anni, ma resteranno ben lungi dal ridurlo in modo significativo», si legge nel report della fondazione tedesca.
I problemi sono due: l'ammontare del debito «esplicito» e le prospettive della finanza pubblica a breve termine. Che poi sono gli elementi «cui purtroppo guardano i mercati, i quali ragionano in orizzonti molto più brevi, non hanno la pazienza di guardare alle prospettive nell'arco di decenni».
Questa osservazione, fatta - lo ricordiamo - alla fine del 2011 su dati 2010, conferma che i sacrifici imposti dal governo Monti per correggere il cattivo andamento dei conti pubblici sono appunto serviti per tranquillizzare i mercati, non per garantire un futuro migliore all'Italia, lungo il quale il Paese era già incamminato.


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RE: I conti in tasca alle rinnovabili tedesche

Tanto per farsi due risate!
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