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Contraddizioni e falsità...
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RE: Contraddizioni e falsità...

Avrei preferito il tuo disaccordo al "lusinghiero daccordissimo".
La tua condivisione dà ragione a ciò che di spregiudicato e disonesto si possa rilevare in tanti, se non troppi, comportamenti socialmente ritenuti "utili".
Avrei preferito l'aver commesso un errore interpretativo.
Purtroppo questo navigar "contro onestà" (anzicchè contro corrente) non è partorito dalla "ignoranza dilagante" ma dalla disonestà dilagante, invasiva come il peggior tumore, che è appannaggio più d'una classe che non ignora che non di quella che non sà.

Michele Greco

26-08-2011 11:28
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RE: Contraddizioni e falsità...

http://www.ilmovimentodopinione.it/jo/in...ienza.html


Giovedì 22 Settembre 2011 11:12
Scienza e incoscienza
Scritto da Giorgio Prinzi



Diavolo di un redattore! Dopo aver letto il suo articolo sono corso a vedere se c'erano banane in casa. Ho quattro nipotini e quindi questa qualità di frutta non manca mai. Cosa fare a questo punto? Ho immediatamente comperato un contenitore in piombo per evitare radiazioni! Poi ... ho fatto il conto delle banane che io stesso ho mangiato nel passato e di conseguenza ... accidenti a questi allarmisti!!!!!  (Red)



Fece scalpore l’affermazione del professor Umberto Veronesi sul fatto che lui i bidoni gialli dei rifiuti radioattivi se li sarebbe portati a letto. Sotto il profilo del rischio non aveva torto, perché la radioattività è un fenomeno naturale con cui conviviamo; tutti gli esseri viventi sono radioattivi e se per noi umani si applicassero alla lettera le rigidissime norme italiane, passando a “miglior vita” non dovremmo venire messi in una bara, ma dopo adeguato trattamento magari in un impianto tipo Marcoule, venire messi in uno di quei fusti gialli ed avviati ad un sito di stoccaggio di rifiuti radioattivi. La radioattività di ogni persona umana è in media una volta e mezza di quella, superata la quale, i materiali vengono in Italia classificati come rifiuti radioattivi.

Sarà perché sono meno prudente del professor Veronesi, magari solo perché ho qualche annetto di meno, ma a letto invece di un bidone giallo preferisco una di quelle procaci bellezze definite “atomiche”, pur senza riferimento alcuno al fenomeno della loro radioattività.

Perché siamo tutti radioattivi, persino i brutti e le racchie e non solo le “atomiche” da schianto? Dipende dai nostri costituenti, tra i quali il potassio, un elemento fondamentale per le funzioni fisiologiche, di cui 120 milligrammi ogni chilo sono costituiti dall’isotopo radioattivo “40” e che all’interno del nostro corpo è responsabile di circa ottomila disintegrazioni al secondo (8.000 becquerel) in radiazioni”beta”. Inoltre, a renderci radioattivi contribuisce il carbonio “14” presente in tutti gli alimenti organici che ingeriamo e il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno, un componente dell’acqua, la cui conta viene utilizzata per datare ad esempio vini pregiati, in maniera omologa alla più nota datazione col metodo del carbonio “14” adottato per i reperti archeologici.

Siamo stati a lungo indecisi se parlarne in un articolo di giornale, perché la psicosi imperante potrebbe spingere le mamme a non dare più banane ed altra salutare frutta ricca di potassio ai loro bambini. Poi ci siamo decisi a farlo perché la radioattività di una banana di 150 grammi contenente in media 525 milligrammi di potassio, comporta una attività pari a 520 picocurie (19,24 becquerel), che è stata assunta come informale unità di misura, il Bed (Banana Equivalent Dose, cioè dose equivalente ad una banana) contro le psicosi diffuse dai talebani ecoambientalisti. Ad esempio, negli Stati Uniti gli immancabili seminatori di paura ingenerarono una psicosi tra gli abitanti dell’area dopo avere diffuso la notizia a seguito dell’incidente di Three Mile Island del 1979 che nel latte delle mucche della zona erano stati riscontrati 20 picocurie per litro di radioattività. In quel caso l’unità di misura della “dose equivalente ad una banana” funzionò egregiamente. La dose di 20 picocurie equivale a quella di una fettina di banana ipotizzata divisa in 26 parti eguali.

L’esempio, almeno negli Stati Uniti d’America, funzionò assai meglio delle dosi ammissibili secondo le tabelle della Food and Drug Administration, che all’epoca fissavano il limite a 12.000 picocurie per litro, oggi ridotti a 4.600.

Con un certo “provincialismo” da “repubblica delle banane radioattive” proviamo ad applicare il Bed all’incidente di Marcoule, avvenuto in forno per il trattamento dei residui a bassa attività, che costituiscono il 90% della massa totale, ma veicolano solo l’1% della radioattività totale. In genere questo tipo di rifiuti vengono stoccati in centrale e si aspetta qualche anno che la loro radioattività decada per poterli trattare come normali rifiuti, secondo le tipologie tradizionali. Nel contingente si stava riducendo, tramite fusione, il volume di 4 tonnellate di scorie metalliche a bassa attività per complessivi 67.000 becquerel, quindi (67.000 : 4000 = 16,75 becquerel al chilo).

Già, ma il Bed assume come riferimento una banana di 150 grammi. Quindi se una banana viene accreditata di 19.24 becquerel, in chilo di banane ha una attività di 19,24 x (1000/125) = 153,92 becquerel al chilo, quasi 9,2 volte più elevata di quella dei rifiuti correttamente classificati nel rapporto francese come “déchets métalliques de Très Faible Activité” (rottami metallici a molto bassa attività).

E come la mettiamo con gli 8.000 becquerel di un individuo ipotizzato di 80 chili di peso, dovuti al solo contributo del potassio “40”? Infatti 8.000 : 80 = 100 becquerel al chilo, quindi 100 : 16,75 = 5,97, quasi sei volte superiore alla attività dei rottami metallici a molto bassa attività in trattamento nell’impianto Centraco (centre nucléaire de traitement et de conditionnement) di Marcoule. Viene da chiedersi se erano gli operatori a dovere venire protetti dal “pericolo” rappresentato dalle scorie, o viceversa. E se poi nel cestino della merenda avessero avuto le pericolosissime banane?

Comunque, rispetto le personali scelte del professor Umberto Veronesi, ma continuo a preferire di condividere il mio letto con una procace e “calda” bellezza “atomica”, piuttosto che con un freddo bidone giallo.

Forse, a tal punto, è il caso di ricapitolare quanto avvenuto nel forno per fondere rottami metallici di Marcoule, che ha fatto gridare ai soliti oscurantisti cacciatori di streghe al grave pericolo del nucleare, tanto da chiedere l’abbandono a livello continentale di questa pericolosissima attività.

La bocca del forno dell’impianto del “centre nucléaire de traitement et de conditionnement” veniva sorvegliata a vista attraverso un vetro, che ha ceduto a seguito di una “sfiammata” con esplosione, perché probabilmente era stato caricato qualcosa che ha deflagrato per l’elevato calore. La deflagrazione ha mandato in frantumi il vetro, coinvolgendo il personale di sorveglianza. Un tecnico, perché investito da metallo fuso incandescente e non per effetto di radiazioni, moriva carbonizzato ed altri 4 rimanevano feriti, di cui uno in maniera grave che veniva ricoverato in elicottero in un centro per grandi ustionati.

L’incidente è avvenuto alle ore 11 e 45 del 12 settembre, l’allarme è totalmente rientrato alle ore 16,00, dopo avere verificato che non vi era stata alcuna fuoriuscita di radiazioni, nel senso, a tal punto, che i feriti non avessero contaminato le “pericolosissime” scorie nucleari.

Dopo questo articolo siamo certi che qualche “illuminato” ecoambientalista chiederà di vietare il commercio della banane, anzi proporrà di eliminare dall’Europa ogni traccia di popolazione umana, in quanto pericolosamente radioattiva, persino per le infernali scorie nucleari.

Forse è per questo superficiale approccio, che il 12 e 13 giugno di quest’anno 25.643.652 cittadini elettori hanno votato l’abrogazione dell’abrogazione del nucleare, quindi paradossalmente il suo rilancio; probabilmente lo hanno fatto senza avere letto i quesiti referendari, ma solo perché suggestionati dalla propaganda ecoambientalista e dalle paure diffuse, come nel caso dell’incidente di Marcoule, con grande incoscienza e, soprattutto, megagalattica incompetenza.

Ma, se così è stato nel senso che il referendum sotto il profilo giuridico ha annullato la cancellazione del nucleare, si allora è messa in atto una emerita presa in giro degli elettori? Perché, se così fosse effettivamente, non se la sarebbero proprio meritata? Naturalmente a cominciare da Antonio Di Pietro, Beppe Grillo, Adriano Celentano, Angelo Bonelli che si guardano dal replicare a questa constatazione.

Non sanno correttamente comprendere e gestire neppure il significato di un referendum e poi pretendono di pontificare su questioni tecniche in materia di nucleare.



Giorgio Prinzi

Segretario del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare


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RE: Contraddizioni e falsità...

http://totalitarismo.altervista.org/tota...entalista/

Come riciclare un ambientalista

Paul Driessen, nel suo saggio Eco-imperialismo (Liberilibri, Macerata, 2006) fa una stima del numero di morti che le battaglie ambientaliste hanno causato nel mondo.
Sono cifre stratosferiche, ma in fondo sempre e soltanto delle statistiche.
Nessun “attivista” dovrà rispondere per questi morti: non chi ha fatto del terrorismo psicologico sulla “insostenibilità” del DDT, interdicendo così i finanziamenti delle agenzie internazionali alle opere di disinfestazione nel Terzo Mondo (da qui la macabra ironia di Driessen: «Zanzare sostenibili, persone sacrificabili»).
Nemmeno chi, dall’interno dell’OMS e dell’EPA, o attraverso il WWF e Greenpeace, asseconda la folle ideologia dello “sviluppo sostenibile”, che ostacola la costruzione di dighe, condutture ed impianti elettrici dove ce ne sarebbe più bisogno, con la motivazione che «le risorse potrebbero esaurirsi da un momento all’altro».

Questa è una forma di genocidio irresponsabile. Perciò l’ecologismo conosce fortuna a periodi alterni: quando le cose vanno male, ognuno può giocare allo scaricabarile, anche quelli più “esposti”.
Questo decennio sarà sicuramente una nuova stagione di successo globale per la “filosofia verde”, che tra l’altro diventa sempre più inconcludente e irresponsabile (per dirne una: le pale eoliche intralciano le rotte di alcune specie protette di uccelli, che finiscono spappolati).
Al Gore ha vinto il nobel per la pace con quella patacca di documentario, Daniel Cohn-Bendit è ormai lanciato ai vertici dell’UE, i Protocolli dei Savi di Kyoto sono una presenza costante del dibattito pubblico.
Persino i neomaltusiani coglieranno l’occasione per riproporre i deliri apocalittici da sovrappopolazione: già si formano associazioni che vorrebbe dolcemente spazzare via dalla faccia della Terra cinque miliardi di persone.

Allora, anch’io ho una dolce (e modesta) proposta: riciclare gli ambientalisti.
Quanti saranno? Se nel computo inseriamo tutti i membri delle organizzazioni ecologiste, l’elettorato dei partiti “verdi”, e chiunque abbia fatto più di cinque dichiarazioni su “sviluppo sostenibile” o “riscaldamento globale” (che siano star di Hollywood, politici, scienziati, non importa) si arriva almeno al mezzo miliardo.

La modesta proposta è: ricicliamo questo materiale umano in cibo per grifoni.
L’idea, devo ammetterlo, non è mia: ho avuto l’ispirazione da un vecchio libro di Fulco Pratesi (eterno presidente del WWF), Ecologia domestica (1989).
Sfortunatamente le brillanti soluzioni al “problema umano” di Pratesi vengono citate di rado e con grande imbarazzo. Ma perché?
A dircelo è Vittorio Messori (“L’ideologia del Wwf”, Avvenire, 12/8/1990), in pratica l’unico che abbia preso in considerazione le arguzie del Pratesi:

«Un volumetto di Fulco Pratesi, presidente del WWF italiano, stampato nel 1989 con il titolo Ecologia domestica e sponsorizzato dalla Coop, la potente Lega delle Cooperative, […] [con] illustrazioni di Sergio Staino, […] apre davvero squarci impressionanti non solo su ciò che sta dietro le quinte, ma sull’essenza dell’ideologia ecologista. […] Poiché il “verdismo” è una fede globale (lo stesso Pratesi si definisce “un verde credente e praticante, nonché leggermente fanatico”) non manca un capitolo sulla morte. […] Qualche credente, convertito al nuovo Verbo, potrà aprire un poco gli occhi leggendo ciò che viene definito “qualche consiglio utile per favorire un sereno trapasso e una corretta destinazione delle proprie spoglie”.
Per Pratesi il cadavere (anzi, “la carcassa umana”) non è che concime di cui si da la lista degli elementi, dal 66 per cento di ossigeno sino alla 0,04 di ferro, iodio e manganese. Si scaglia contro le casse da morto (occorre legno per costruirle), contro i cimiteri (“terra iperfertilizzata in cui vegetano solo crisantemi e cipressi”), contro le lapidi (originano antiestetiche cave di pietra).
Una soluzione, secondo lui, potrebbe essere questa: “Una bella buca sotto una quercia in campagna, due palate di terra ed ecco che possiamo tornare al ciclo della natura”. Ma questo in mancanza di meglio. L’ideale, secondo il Wwf, sarebbe la fondazione di una “Associazione per l’inumazione ecologica”. Il Presidente dà per questo alcune direttive che così, letteralmente, suonano: “Si potrebbero adoperare i carnai, gli appositi terreni recintati e sorvegliati, impiegati dalle associazioni naturalistiche come il Wwf e la Lipu per alimentare i rapaci (soprattutto gli avvoltoi in Sardegna e i capovaccai sulle colline a nord di Roma). In quei carnai i nostri resti mortali potrebbero servire da cibo agli ultimi grifoni. Il tempo medio di distruzione della salma è di poche ore. Restano le ossa, è vero. Ma a questo inconveniente si potrebbe ovviare se al festino partecipasse anche l’avvoltoio barbuto, che lancia le ossa sulle rocce per divorarne il midollo. In pochissimi giorni, delle nostre spoglie non resterebbero che escrementi mineralizzati”. A questo proposito Pratesi cita con compiacimento una notizia del gennaio 1988: un ecologo inglese che, per nutrire i suoi amati avvoltoi sudafricani, si è portato sotto i loro nidi e si è sparato un colpo alla testa. L’italiano consiglia anche agli altri ecologi, “in vista del passo estremo, di portarsi in un luogo ricco di carnivori e lì attendere la morte in un luogo di difficile accesso”.
Ma c’è di più. Ecco ancora testuale: “Una alternativa (come ha suggerito l’ecologa Laura Conti) potrebbe essere il creare scatolette di cibo per cani e gatti in cui la carne umana sostituisca quella di altri animali”. Anche qui, esempio edificante, esso pure anglosassone: Lord Averbury, che siede alla Camera Alta di Londra per i liberali, ha stabilito che il suo cadavere sia distribuito come cibo tra gli ospiti del canile municipale di Battersea. Perché, ha detto, “ogni cosa biodegradabile deve essere riciclata e sepoltura e anche cremazione sono un terribile spreco”. Polemizzando con il direttore del canile che pur ammettendo che “c’è molto valore nutritivo nella carcassa umana”, non se la sente di accettare l’offerta.
Sempre per Pratesi, le ceneri di chi si facesse cremare dovrebbero “essere usate per concimare i propri vasi e le aiuole”. E, alla barbarie cristiana che tributa rispetto per il cadavere, si contrappone la civile usanza “ancora in atto presso i Parsi, una setta zoroastriana, che depositano i loro cadaveri in cima ad un’alta torre e li fanno consumare dagli uccelli da preda”.
Ecco, dunque, a spese della Coop Supermercati e a firma della più potente associazione naturalistica d’Italia – ma anche del mondo – il bon ton funerario verde».

Pratesi mi trova assolutamente d’accordo: a lui lo vedrei bene come concime per cactus, nonostante abbia il physique du rôle per diventare escremento mineralizzato.
Ma io non voglio imporre niente a nessuno: saranno gli ambientalisti, tramite questionario, a scegliere democraticamente il loro destino eco-compatibile.


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RE: Contraddizioni e falsità...

URANIO SPENTO E BUGIE: LI DOVE LA PROPAGANDA E' REGOLA ANCHE A DANNO DI CHI SOFFRE
pubblicata da Fernando Arnò il giorno Venerdì 22 febbraio 2013 alle ore 1.49 ·
Da molti anni ormai in Italia è moda speculativa accusare l’uranio spento (o impoverito) come causa diretta di isolati casi di tumore (Linfoma di Hodgkin) che hanno colpito alcuni militari di stanza in Kosovo/Bosnia; le denunce, fatte più che altro dietro le pressioni delle associazioni pacifiste ed ambientaliste, coinvolgono 148 militari impegnati nella missione in Kosovo e nel poligono di tiro di Quartu Sant’Elena in Sardegna.
Iniziamo dall’indiziato, l’Uranio spento o impoverito; lo si ricava direttamente dagli scarti delle lavorazioni dell’Ossido di Uranio destinato alla produzione di combustibile nucleare. La sua radioattività è assai modesta, circa il 50% in meno rispetto alle già ridotte emissioni radioattive della fonte di provenienza e dei pellets di combustibile nucleare, questi ultimi maneggiati senza problema alcuno e con il solo ausilio di guanti di gomma. Valida considerazione per comprendere quanto poco pericoloso sia il contatto con questo elemento. L’emissione radioattiva è di appena 2,5 mSv/anno, quindi ben al di sotto della soglia di attenzione ed addirittura molto al di sotto degli stessi valori di radiazioni di fondo (radiazioni naturali, che vanno da 68 mSv/anno fino a 7 mila mSv/anno a seconda delle regioni del pianeta. Il Vaticano, giusto per fare un esempio pratico, ha emissione radioattiva pari a 800 mSv/h).
La sua elevata densità e quindi durezza lo rendono particolarmente adatto alla realizzazione delle corazze dei mezzi blindati, così come dei proiettili ad energia cinetica sparati da aerei, elicotteri ed altri carri armati, e come elemento base del penetratore ad energia cinetica.
Anche altre le applicazioni civili, come il settore aeronautico ed aerospaziale, per realizzare la chiglia delle navi o come elemento di schermo al calore, li dove non sono state segnalate anomalie sanitarie di alcun genere nonostante l’impiego del medesimo metallo.
Le emissioni di radioattività sono soprattutto (90%) raggi alfa, particelle nucleiche pesanti costituite da 2 neutroni e 2 protoni, e per questo motivo chiamate “elioni”, facilmente arrestabili anche con un foglietto di carta e che poco impatto hanno sul corpo umano ed eventuali interazioni. Le emissioni di particelle beta dovute all’emissione di elettroni e le emissioni di raggi gamma, energia elettromagnetica potenzialmente più pericolosa, sono decisamente meno marcate. Data la bassissima energia di ionizzazione e le ridotte emissioni non possono in alcun modo interferire nel processo di apoptosi (morte programmata delle cellule) o con il processo di metilazione (fondamentale nella trasmissione dei caratteri genetici nella replicazione cellulare e per la predisposizione al cancro).
L’industria bellica impiega in modo massiccio di questo tipo di materiale per la realizzazione delle corazze dei carri armati per renderli meno vulnerabili agli attacchi delle armi anti-carro per il basso costo e la notevole protezione che offre; la pochezza delle emissioni radioattive rende gli equipaggi praticamente immuni da ogni conseguenza, a maggior ragione dato il loro elevato vestimento, che protegge dalle emissioni alfa preponderanti. Nessuna polvere si genera, nemmeno accidentalmente data la durezza della corazza, e non può essere accidentalmente inalata/ingerita.
Le polveri, che si generano a seguito del contatto dei proietti con le corazze (ed entrambi spesso di uranio impoverito) generalmente vengono respirate, raramente ingerite e comunque in una concentrazione talmente e tanto bassa rispetto alle polveri di terra/sabbia con cui vengono a miscelarsi da considerarsi trascurabili. Quando il proiettile colpisce la corazza, la polvere si deposita immediatamente nelle vicinanze dell’oggetto colpito o si diffonde per la presenza di vento; sia esso un carro armato o meno, il volume esiguo si disperde facilmente e la concentrazione nel terreno non è marcata e mai profonda. Per avere un effetto radio-tossico si dovrebbero ingerire/inalare volumi notevolissimi di polveri di metallo, ma ciò è praticamente impossibile, perché andrebbe a significare che chili e non grammi di polveri contaminate (terra o sabbia miscelate alla polvere di uranio spento) dovrebbero essere inalate. Nel caso di generazione delle polveri per contatto su superfici asfaltate, le stesse si disperderebbero con notevole rapidità impedendo di fatto la concentrazione in alcun misura.
Se si può certamente escludere l’effetto radio-tossico, lo si può anche quello chimico da ingestione di metalli pesanti per gli stessi motivi sopra elencati; le concentrazioni sarebbero troppo esigue per produrre effetti visibili sull’uomo.
Perché i gruppi pacifisti ed ambientalisti fomentano questa polemica ed istigano i militari ammalati e le persone che assistono ai loro dibattiti? Perché attraverso un falso allarme e la mistificazione della realtà intendono manipolare la mente dell’ignaro pubblico, sia contro gli armamenti sia contro ogni tecnologia nucleare, implicitamente e sempre esposta come elemento di morte ed impropriamente sovrapposta all’immagine di Hiroshima e Nagasaki.
Come nasce la loro speculazione? Da elementi perfettamente sovrapponibili, perché tanto l’intossicazione da ingestione/inalazione massiccia di uranio impoverito (sia per effetto radiotossico che chimico) ed il Linfoma di Hodgkin hanno le medesime manifestazioni: uno sviluppo silente, indolore ed asintomatico, una fase iniziale della patologia praticamente priva di avvisaglie particolari ed un decorso improvvisamente rapido, che dai linfonodi si estende e colpisce soprattutto i reni ed il midollo osseo. Facile a queste condizioni poter dare la colpa all’uranio spento, a maggior ragione in assenza voluta di riscontri e di manipolazione delle fonti
Parlo di analogie a ben veduta, perché quando fu isolato per la prima volta il Linfoma di Hodgkin era il lontano 1832 presentava questi aspetti caratteristici sopra citati, un periodo in cui gli armamenti erano decisamente rudimentali e la radioattività sconosciuta, figuriamoci la presenza e manipolazione dell’uranio impoverito. Inizialmente non si riuscirono a comprendere le possibili cause, ma la ricerca permessa dallo sviluppo scientifico fa ipotizzare con ragionevole certezza che l’eziologia siano virus particolarmente aggressivi con i linfonodi ed il sistema immunitario. L’azione di specifici agenti chimici come pesticidi e similari è sempre stata ritenuta poco attendibile, ma non è possibile escluderla a priori. Ogni anno nel mondo occidentale si presentano almeno 8 mila nuovi casi, che colpiscono essenzialmente adulti tra i 16 ed i 50 anni.
Approfondendo i fatti, il munizionamento così come la protezione dei carri armati oggetto della contestazione, furono utilizzati durante la Prima Guerra del Golfo, quindi in Kosovo e Serbia, poi ancora in Afghanistan ed infine durante la Seconda Guerra del Golfo. Tra le truppe coinvolte nelle operazioni di terra del primo conflitto nel Golfo, nessun elemento ad oggi risulta essere rimasto vittima degli effetti, diretti o indiretti; ne’ le polveri inalate ne’ le schegge, che hanno ferito i militari coinvolti negli scontri, sono risultate essere causa di tumori, e non vi sono riscontri tra queste persone nonostante i 22 anni intercorsi dai fatti. Stesso dicasi per le truppe coinvolte nel secondo conflitto del Golfo, in quel caso presenti anche i soldati italiani di stanza a Nassiriya, e così come presenti ancora oggi in Afghanistan.
I casi del Kosovo/Bosnia manifestano tutta la capacità propagandistica di già note ONG, anche a danno delle stesse vittime; due volte vittime perché malate ed usate per un fine a dir poco mediocre. Sui tanti militari impiegati nel conflitto bosniaco solo pochi in realtà furono colpiti dalla patologia (così come pochi quelli che ebbero contatti con il poligono di tiro in Sardegna citato in altre occasioni). Nessun caso viene riportato tra le truppe NATO presenti e nemmeno tra la popolazione, quella più esposta sia temporalmente che per inconsapevolezza. Ovviamente vengono citati strani accorgimenti tra gli altri contingenti per evitare i danni alla persona dal contatto con le polveri. Nulla di più falso, perché i sistemi, gli addestramenti e e le attrezzature sono standardizzate tra le truppe NATO. Nessun caso registrato in zone a maggiore densità di bombardamenti come in Iraq o Afghanistan tra le nostre truppe, che sono state e stazionano nei luoghi da tempi ben più elevati, appare a maggior ragione decisamente strano che gli eventi si concentrino solo in un conflitto.
Se quanto affermato dalle associazioni fosse corrisposto in qualche misura al vero, oggi si dovrebbe affrontare un’emergenza umanitaria senza precedenti in ognuno dei luoghi considerati; mentre i militari impegnati nelle missioni hanno stazionato per poco tempo e manovrando nelle aree a rischio con guanti e conoscenza specifica (ad esempio, nella rimozione dei colpi inesplosi e delle carcasse dei veicoli blindati colpiti), le popolazioni locali sono rimasti esposte alle polveri per un tempo decisamente molto elevato ed in contemporanea dei massicci bombardamenti, ovvero nel momento in cui maggiore poteva essere la presenza nell’atmosfera delle polveri stesse. E che dire dei bambini incoscienti ed inconsapevoli spesso filmati a giocare con i resti del conflitto appena terminato? Eppure nessun aumento di tumori e specificatamente dei linfomi, viene segnalato dalla autorità internazionali e locali. Lo stesso dicasi per le diverse truppe tutt’ora di stanza in Bosnia.
Nessuna protezione speciale è mai stata usata dagli eserciti alleati, ma solo le normali precauzioni di routine come guanti e mascherine tutt’altro che speciali nelle aree dove maggiore era la presenza di proietti e carcasse, per altro l’Esercito e la Marina italiana sono riconosciute nel mondo come tra le forze più addestrate ed equipaggiate nella prevenzione dei rischi delle guerre chimiche, batteriologiche e nella prevenzione radiologica.
La mendacità delle affermazioni la si evince anche per la palese ignoranza: le radiazioni non inquinano l’aria, semplicemente perché non sono elemento chimico che si diffonde, ma particelle sub-atomiche ed energia, che col tempo perdono la loro già modesta entità ed azione. Tra le altre evidenze ad avvalorare il complotto, l’assenza di radiazioni nelle aree considerate superiori a quelle normali di fondo (o di trasparenza).
Non si può parlare di inquinamento chimico da polveri di uranio spento, perché non è stata rivelata traccia tale ne’ nelle acquee ne’ al suolo e non è stato chiesto alle autorità internazionali e/o locali alcun intervento specifico di bonifica estesa o localizzata, oltre alla rimozione dei sopra citati residuati.
Va categoricamente respinta l’assurda ipotesi avanzata dalle fonti ambientaliste di impiego di Plutonio da parte dell’esercito degli Stati Uniti di Plutonio nel munizionamento, al fine di poter diversamente smaltire gli stock accumulati di combustibile nucleare esausto e di residui dello smantellamento delle testate atomiche; ipotesi, oltre che non trova alcun riscontro in alcuna fonte civile, militare, internazionale e nemmeno dall’analisi della radioattività del munizionamento considerato. Va infatti ricordato che gli stock di Plutonio sono monitorati dagli enti internazionali al fine di prevenire rischi terroristici e di proliferazione bellica non convenzionale.
Alla luce di quanto sopra, si può affermare con certezza pressoché assoluta, che le patologie segnalate vanno ascritte ad altra causa, certamente chimica e di natura diversa da quella segnalata per solo fine speculativo dalle fonti, anche e grazie alla luce dei ripetuti casi di reazioni allergiche gravi ed invalidanti manifestatesi in tutti i militari di prima linea dei Marines sottoposti ad un particolare tipo di vaccino nell’imminenza dell’attacco di terra della prima Guerra del Golfo e per questo rapidamente distrutto dal Pentagono. Le polemiche son fuorvianti e prive di ogni reale fondamento scientifico, basate più su supposizioni e non su fatti concreti, medicina e numeri reali. Nell’ambito di una maggiore sicurezza di azione, peraltro sempre attuata a livello di bonifica post-bellica, l’ONU raccomanda cautela e tutte le precauzioni del caso in attesa di ulteriori conferme e certezze su quanto sopra già esposto.


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I residui radioattivi fuoriuscita di sei serbatoi presso il sito nucleare di Stato di Washington
Sat, 23 Feb 01:17 EST
Di Eric Johnson

SEATTLE (Reuters) - Sei serbatoi sotterranei al momento della prenotazione Hanford Nuclear lungo il fiume Columbia nello stato di Washington sono stati recentemente presentano perdite rifiuti radioattivi, ma non vi è alcun rischio immediato per la salute umana, i funzionari statali e federali ha detto il Venerdì.

I rifiuti che filtra aggiunge a decenni di contaminazione del suolo causati da perdite da serbatoi a Hanford in passato e rischia di contaminare le acque sotterranee ulteriormente al di sotto del sito, ma non pone a breve termine il rischio di inquinare il fiume Columbia, hanno detto i funzionari.

Le perdite di recente scoperta sono stati rivelati dal governatore Jay Inslee una settimana dopo che il Dipartimento per l'Energia degli Stati Uniti ha rivelato che i rifiuti radioattivi sia stata sorpresa a fuggire da un serbatoio a Hanford.

Inslee ha detto che è stato informato il Venerdì, da uscente segretario all'Energia Usa Steven Chu che un totale di sei dei invecchiamento, a parete singola serbatoi sono stati perdite di rifiuti radioattivi.

"Non vi è alcun rischio per la salute immediato o breve termine associati a queste perdite di recente scoperta, che sono più di 5 miglia dal fiume Columbia," Inslee ha detto in una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio. "Ma comunque questa è una notizia preoccupante per tutti Washingtonians".

Il governatore ha detto Chu gli ha detto che il suo dipartimento inizialmente non gli altri cinque serbatoi perdite perché il personale non ha adeguatamente l'analisi dei dati.

"Questo solleva certamente seri interrogativi circa l'integrità di tutti i 149 single-shell serbatoi con liquidi radioattivi e fanghi a Hanford," ha detto.

Il Dipartimento Energia ha effettuato una breve dichiarazione riconoscendo che sei cisterne per rifiuti che sono stati trovati per essere fuoriuscito e aggiungendo che non vi era "alcun rischio immediato per la salute pubblica."

Quattro dei serbatoi di cui trattasi, tra cui i due più grandi del gruppo, sono noti per aver fatto trapelare rifiuti nel passato, ma anche, Suzanne Dahl, i rifiuti direttore vasca di trattamento per il Dipartimento di Stato di Ecologia, ha detto a Reuters.

"E indica l'età dei serbatoi e come ci sarà una maggiore probabilità che ciò accada in futuro", ha detto. "Quando i rifiuti sono nei serbatoi, è gestibile. Una volta che è fuori delle vasche e nel suolo, è molto più difficile da gestire, rimuovere, e lungo la strada che state aggiungendo alla contaminazione delle acque sotterranee che esiste già."

Declino LIVELLI LIQUIDI

Il Dipartimento dell'Energia ha detto una settimana fa che in calo i livelli di liquidi in un serbatoio a Hanford hanno mostrato che faceva acqua ad una velocità di 150-300 litri (568 a 1.136 litri) all'anno.

Successivamente informato i funzionari statali che un secondo, serbatoio più grande perdeva circa lo stesso tasso, mentre i quattro vasche più piccole sono state perdite ad una velocità di circa 15 litri all'anno, Dahl ha detto.

Il Dipartimento dell'Energia ha detto la settimana scorsa che pozzi di monitoraggio hanno identificato variazioni significative nelle concentrazioni di sostanze chimiche o di radionuclidi nel terreno.

I due più grandi serbatoi di cui trattasi hanno una capacità di circa 750.000 litri e 500.000 litri, mentre gli altri quattro sono stati progettati per contenere fino a 55.000 litri, Dahl ha detto. Tutti sono stati costruiti molti decenni fa.

Il 586-miglia quadrate (1.518-piazza-km) Prenotazione Hanford nucleare è stata istituita presso la città di Hanford nel 1943 come parte del Progetto Manhattan, il programma di governo degli Stati Uniti che ha sviluppato le prime bombe atomiche.

Produzione di materiali di plutonio nel sito continuato attraverso la guerra fredda e finita lì nel 1989 come lavoro spostato pulizia dei rifiuti nucleari e chimici a Hanford, considerato uno dei progetti più grandi e complesse tali del paese.

Produzione di armi presso il sito portato a oltre 43 milioni di metri cubi di rifiuti radioattivi e 130 milioni di metri cubi di terreno contaminato e detriti, secondo la US Environmental Protection Agency, che dice che circa 475 miliardi di litri di acqua contaminata sono state scaricate in suolo.

Come parte della pulizia, tanto rimanendo rifiuti liquidi possibile, è stato pompato dei vecchi guscio unico in serbatoi robusti serbatoi a doppia parete in un processo completato nel 2005, Dahl ha detto.

Ma fango, fango come i rifiuti e le tasche di liquido rimasto indietro nei serbatoi più grandi, ed è che il materiale che è stato trovato da infiltrazioni nel terreno nuovo da sei carri armati, ha detto. Secondo il DOE, uno di quei carri armati detiene attualmente circa 447.000 litri di fanghi radioattivi.

Sotto il multimiliardario piano di pulizia, i rifiuti dai serbatoi di stoccaggio finirà per essere trasformati in un impianto di trattamento speciale che immobilizzano i rifiuti in vetro come materiale che possono essere eliminati in modo sicuro della metropolitana in contenitori di acciaio inox.

Ma Dahl ha detto costruzione dell'impianto di trattamento dei rifiuti era ancora lontana.

(Segnalazione da Eric Johnson, Steve Gorman e Dan Whitcomb; Scritto da Dan Whitcomb e Steve Gorman, Montaggio di Paul Thomasch, Cynthia Johnston, Andre Grenon, Lisa Shumaker e Paul Simao)


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