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[OT] Attualità e Cultura
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mi.greco
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RE: [OT] Attualità e Cultura

Il primo tuo rebus rimanda a Grillo, sostenendo ch'io lo abbia chiamato idiota.
Evidentemente hai avuto questo sospetto e mi auguro non solo di lui.
Comunque, per quanto mi riguarda, il Grillo parlante è la campana, il batacchio ed il campanaro. Se la canta e se la sona da solo!
In quanto a sottolineare la mia povertà culturale che mi consente citare soltanto Marx, Mao e Cristo, ti faccio notare che la storia è piena di grandi e piccoli nomi illuminanti che mi affascinano più di altri che hanno luce riflessa, quindi luminosi in apparenza.
Mi spiego: Marx non ha niente a che fare col tuo teologo russo, avrei preferito in ambito filosofico Gian Battista Vico e, più vicino a noi nel tempo, un Sartre, in quanto a Mao, ha avuto la sfortuna che prima di lui ci fosse stato un predicatore di nome Gesù Cristo. Comunque tutti e tre sfruttati dalla storia e dalla politica e giammai compresi. Hanno dato voce a molte campane stonate.
Poi mi parli di D'Annunzio e di Pound infelicemente accostati, ignorando altri come Carrieri, Ungaretti, Deledda, Quasimodo, Artaud, Bellezza, Pessoa, Luzzi e, perchè no, Riviello. Li conosci? L'elenco potrebbe non finir mai...
Io, dovevo fare dei nomi per la logica del mio "discorso" e tu hai risposto con altri nomi senza coscienza (conoscienza) letteraria e senza comprendere la mia logica.
Mi auguro che chi legge non ci veda su due sponde politicamente diverse, magari io, in camicia rossa e tu, in quella nera. Ho perso da tempo la nostalgia dei colori passati e sbiaditi.

Michele Greco

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31-08-2012 16:59
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Cher
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RE:  [OT] Attualità e Cultura

mi.greco ha Scritto:

Il primo tuo rebus rimanda a Grillo, sostenendo ch'io lo abbia chiamato idiota.
Evidentemente hai avuto questo sospetto e mi auguro non solo di lui.
Comunque, per quanto mi riguarda, il Grillo parlante è la campana, il batacchio ed il campanaro. Se la canta e se la sona da solo!
In quanto a sottolineare la mia povertà culturale che mi consente citare soltanto Marx, Mao e Cristo, ti faccio notare che la storia è piena di grandi e piccoli nomi illuminanti che mi affascinano più di altri che hanno luce riflessa, quindi luminosi in apparenza.
Mi spiego: Marx non ha niente a che fare col tuo teologo russo, avrei preferito in ambito filosofico Gian Battista Vico e, più vicino a noi nel tempo, un Sartre, in quanto a Mao, ha avuto la sfortuna che prima di lui ci fosse stato un predicatore di nome Gesù Cristo. Comunque tutti e tre sfruttati dalla storia e dalla politica e giammai compresi. Hanno dato voce a molte campane stonate.
Poi mi parli di D'Annunzio e di Pound infelicemente accostati, ignorando altri come Carrieri, Ungaretti, Deledda, Quasimodo, Artaud, Bellezza, Pessoa, Luzzi e, perchè no, Riviello. Li conosci? L'elenco potrebbe non finir mai...
Io, dovevo fare dei nomi per la logica del mio "discorso" e tu hai risposto con altri nomi senza coscienza (conoscienza) letteraria e senza comprendere la mia logica.
Mi auguro che chi legge non ci veda su due sponde politicamente diverse, magari io, in camicia rossa e tu, in quella nera. Ho perso da tempo la nostalgia dei colori passati e sbiaditi.

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Il riferimento a Grillo nel termine " ......e tu chiamalo idioda...." era spiccatamente ironico nella misura che ascoltando quello che espone nella sua intervista è tutto ineccepibile e ( aimè) condivisibile cosa che si riallaccia alla tua definizione di campane/batocchi/campanari in riferimento alla politica la quale fallendo miseramente sia nei sui rappresentanti e le istituzioni che non hanno o non sono in grado di contrastare il populismo generato dal GrilloParlante

fine prima parte
Cher


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Cher
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RE: [OT] Attualità e Cultura

http://www.ilgiornale.it/news/interni/ra...33887.html


Le radio mangiasoldi dei partitini
Incassano fondi pubblici ma sono la voce di sigle-fantasia: l’emittente degli ex Verdi costa 3 milioni

Paolo Bracalini - Sab, 01/09/2012 - 15:37

E chi non conosce il movi­mento politico «A Viva vo­ce »? E il famoso partito «Li­ga Veneta Repubblica»? Perché, invece, il popolare movimento ecologista «ComunicAmbiente» no?Mai sentito?Nemmeno l’arci­noto «Roma idee»? E il partito «Cit­taperta » neppure? Peccato, per­ché gli giriamo ogni anno un bel po’ di milioncini pubblici. Come spiegò Italo Bocchino, esistono tre tipologie di giornali che godo­no dei contributi pubblici all’edi­toria di partito: «I giornali veri di partiti veri, i giornali veri di partiti finti, e i giornali finti di partiti fin­ti ». Stesso discorso vale per le ra­dio di partito, vero o finto che sia. Nell’ultima tabella da poco re­sa nota da Palazzo Chigi leggiamo l’ultimo«Contributo alle radio or­gani di partito» (erogato a coper­tura dell’anno 2010).

E lì trovia­mo i 503.349,87 euro donati alla radio Veneto Uno , edita dalla «TR. AD.sas» di Roberto Ghizzo, vene­tista e golfista (nella redazione compaiono due giovani colleghe che di cognome fanno Ghizzo). La sua domanda di contributo pubblico, approvata dal Diparti­mento editoria di Palazzo Chigi, deriva dall’essere organo ufficia­le del partito «Liga Fronte Veneto Nord-Est Europa». Partito che non ha eletti (né elettori) ma, gra­zie alla curiosa legge italiana, ha diritto al contributo statale pur­ché qualche parlamentare garan­tisca di esserne il rappresentante tra Camera e Senato, e così è stato, nel caso di Veneto Uno , in virtù della firma della deputata del Pd, nonché sindaco di Roncade, Si­monetta Rubinato.

Parecchio più consistente il finanziamento pub­blico per Ecoradio : 3.001.133,29 euro. Organo de che? Ma del movi­mento politico «ComunicAm­biente »,rappresentato dall’editri­ce Ecomedia Spa di Marco Lamo­nica. Inizialmente era organo dei Verdi di Pecoraro Scanio, partito vero, poi il partito vero, garantito dalle firme dei deputati Cento e Li­on, si è squagliato al sole (che ri­de), e si sono trovati altri nomi. Pri­ma «Movimento politico Italia e li­bertà », poi appunto «Comuni­cAmbiente ». Il giochetto non fun­zionerebbe senza le famose firme di qualche parlamentare garan­te, e per fortuna che si sono adope­rati in tanti, da Massimo Fundarò (Verdi) a Cinzia Dato (Ulivo), Mauro Libè (Udc) e Sandro Gozi (Pd). Così in sei anni Ecomedia Spa ha incassato più di 21 milioni di euro pubblici.Poi c’è Radio Ga­lileo , di Terni, edita dalla Galileo scrl.Nell’ultimo anno ha ricevuto 412.456,82 euro, come organo del movimento politico «Cittaperta». Un altro regalo di un parlamenta­re che ha garantito.

Chi? Il medi­co chirurgo Leopoldo Di Girola­mo, eletto in Senato col Pd nel 2008, e nel 2009 eletto sindaco di Terni. Quindi passiamo a Radio Città Futura , emittente di Roma. Il fi­nanziamento pubblico per l’ulti­mo anno certificato da Palazzo Chigi è di 2.085.345,74 euro. Nata negli anni ’70 come radio libera della sinistra extraparlamentare (PdUP e Avanguardia Operaia), inizialmente finanziata da Renzo Rossellini jr, dal 2004 è finanziata dallo Stato, come organo del parti­to politico «Roma Idee». Chi c’è dietro? Due pezzi grossi del Pd, Goffredo Bettini (veltroniano se­natore del Pd) e Nicola Zingaretti (già europarlamentare Pd, dal 2008 presidente della Provincia di Roma).

Quindi c’è Radiondaverde , emittente di Cremona, organo del movimento «A viva voce» gra­zie alle firme dei deputati del Pd Lucia Codurelli e Daniele Maran­telli. Grazie all’ escamotage (asso­lutamente legale) la radio ha pre­so, nel 2009, 176.340 euro pubbli­ci. Ma l’onorevole garante Maran­telli fatica a ricordare: «Il movi­mento politico “A Viva voce?” Non ne ho la più vaga idea... Ah sì, me l’aveva chiesto (di firmare, ndr) il segretario regionale del partito».

Chiude Radio Radicale , che ha l’assegno più grosso, 3.511.906,92, ma è un caso diver­so. I Radicali hanno una conven­zione col governo per la copertu­ra dei lavori parlamentari. E poi, malgrado i frequenti scioperi del­la fame, sono un movimento poli­ti­co fisicamente esistente, non fit­tizio.



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Messaggio: #204
RE: [OT] Attualità e Cultura

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/pak...34075.html


Pakistan, arrestato l'imam che accusò di blasfemia una ragazzina cristiana
L'imam che accusò Rimsha Masih, affetta da sindrome Down, di aver bruciato alcune pagine del Corano è stato arrestato con l'accusa di aver manipolato le prov
e. Chiesta la liberazione della piccola
Luca Romano - Dom, 02/09/2012 - 08:50


Le autorità pakistane hanno arrestato Khalid Chishti Jadoon, l'imam che ha accusato di blasfemia Rimsha Masih, una ragazzina cristiana, per aver bruciato alcune pagine del Corano.

Il caso ha creato indignazione in tutto il mondo, anche perché, secondo alcune fonti, la ragazza sarebbe affetta da sindrome di Down.

Come ha riferito Munir Jaffery, ufficiale che si sta occupando del caso, l'imam è accusato di aver manipolato le prove, inserendo pagine del Corano in una borsa della spesa contenente carta bruciata e cenere che la ragazzina aveva con sé.

Il voltafaccia della vicenda potrebbe ora portare a un rilascio immediato della giovane. La piccola era stata fermata lo scorso 16 agosto, dopo che un gruppo di vicini l'aveva accerchiata accusandola di aver bruciato frammenti del libro sacro dell'islam. Successivamente l'imam aveva presentato una denuncia nei suoi confronti.

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un commento meritevole di segnalazione

gibuizza
Dom, 02/09/2012 - 10:42
Pazzesco!! Per salvare la ragazzina hanno dovuto dichiarare che l'imam ha alterato le prove! Perché se invece le prove non fossero state alterate allora, per il "grande" stato Pakistan che siede all'ONU, andava bene lapidarla??? Ma noi dobbiamo integrare questi esseri?


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http://www.ilgiornale.it/news/esteri/int...34328.html

Intrigo islamico contro la bimba cristiana
Arrestato l’imam che aveva accusato falsamente la ragazzina down di aver bruciato il Corano

Magdi Cristiano Allam - Lun, 03/09/2012 - 09:14


La buona notizia è che Ri­msha Masih, una bambina cristiana pachistana undi­cenne disabile con problemi men­tali, che dallo scorso agosto è in car­cere con l'accusa di blasfemia che comporta la condanna a morte, potrebbe forse oggi stesso essere ri­lasciata dietro cauzione dopo l'ar­resto del suo principale accusato­re, l'imam Khalid Jadoon, denun­ciato dal religioso islamico Hafiz Mohammad Zubair perché ha fal­sificato le prove.

La cattiva notizia è che si tratta dell'ennesimo caso che evidenzia sembra ombra di dubbio che negli Stati a maggioranza islamica è in atto un vero e proprio sterminio dei cristiani, istituzionalizzato da leggi discriminatorie, legittimato da innumerevoli versetti del Cora­no e dall'esempio di Maometto che ordinano di uccidere i «trinita­ri », i «crociati» e tutti i non musul­mani accumulati come «infedeli», trasmesso di generazione in gene­razione attraverso una cultura dell'intolleranza che esalta l'islam come l'unica «vera» religione, pra­ticato dagli estremisti islamici che ormai sono al potere pressoché ovunque dal Marocco al Pakistan. Chiariamo subito che né il reli­gioso islamico che ha denunciato l'imam di aver aggiunto pagine del Corano a quelle che sarebbero sta­te bruciate dalla bambina cristia­na, né il giudice che ha disposto il fermo dell'imam per 14 giorni di carcere giudiziario, hanno formal­mente scagionato Rimsha dall'ac­cusa di blasfemia. Per entrambi il reato di blasfemia sussiste ma s'im­pone un'indagine collaterale per­ché l'imam ha manipolato le pro­ve. Il suo comportamento si spie­gherebbe perché il testo che sareb­be stato bruciato dalla bambina è il Noorani Qaida, un manuale uti­lizzato per imparare le basi dell' arabo e del Corano, che è stato ri­trovato nella spazzatura avvolto in un sacchetto di plastica. L'oggetto dell'oltraggio sarebbero quindi dei versetti del Corano menziona­ti in un manuale scolastico, che non è però qualificabile come te­sto sacro qual è il Corano che per i musulmani è della stessa sostanza di Allah, il loro dio «incartato». Il presidente del Consiglio degli ulema del Pakistan, Tahir Ashrafi, ha chiesto a tutti gli ulema (giure­consulti islamici) di collaborare per una giusta punizione dell' imam. Al tempo stesso, e qui sta la novità che ci fa sperare bene, ha sollecitato il capo dello Stato Asif Ali Zardari affinché faccia liberare subito Rimsha e ne garantisca la si­curezza. Per oggi è attesa la senten­za del tribunale. Ci auguriamo che la piccola Ri­msha venga liberata e le sia restitui­to il diritto inalienabile alla vita. Ma non possiamo non prendere atto che anche questo eventuale atto riparatorio avviene nel conte­sto di una barbarie islamica che condanna i cristiani ad essere pe­rennemente passibili della con­danna a morte. Così non possia­mo dimenticare che tutte le fami­glie cristiane nel villaggio di Mehrabadi, dove risiede Rimsha alle porte di Islamabad, sono già state costrette ad abbandonare le loro case per prevenire le rappresa­glie violente degli islamici che si abbattono indistintamente su tut­ti i cristiani. Viene del tutto meno il principio della responsabilità sog­gettiva, il cardine dello stato di di­ritto, sostituito dall'arbitrio della responsabilità collettiva: si viene discriminati, perseguitati e uccisi per il semplice fatto di essere cri­stiani. È quanto sta accadendo a Rable, l'ultima cittadina siriana prima del confine libanese, dove 12 mila abitanti cristiani sono da settima­ne assediati da migliaia di terrori­sti islamici pachistani, afghani, egi­ziani, tunisini e libici, rischiando di morire di fame. La denuncia ci è stata fatta da padre Nader Joubail, un coraggioso sacerdote libanese impegnato nel salvare centinaia di migliaia di cristiani che stanno fuggendo dalla Siria dalla cosid­detta «rivolta popolare» che do­vrebbe tradursi nella democrazia. Padre Nader, come tutti coloro che vivono nei Paesi a maggioran­za islamica, ha le idee molto chia­re: «Democrazia e islam sono in­compatibili. Nel Corano non vi è traccia né di democrazia né di li­bertà. Gli islamici al potere impon­gono la sharia, che è l'opposto del­la democrazia e della libertà». Ep­pure Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia sosten­gono pubblicamente e militar­mente questi terroristi islamici, af­fiancati da Turchia, Arabia Saudi­ta e Qatar. Siamo di fronte ad una strategia che deliberatamente persegue lo sterminio dei cristiani sopravvis­suti all'islamizzazione forzata ini­ziata nel settimo secolo. E noi cri­stiani sulla sponda europea del Mediterraneo sosteniamo i carne­fici islamici che contemporanea­mente ci stanno invadendo diffon­dendo a macchia d'olio le mo­schee, le scuole coraniche, gli enti assistenziali, le banche islamiche, i tribunali shariatici. Siamo ciechi, sordi, pavidi, ignoranti, folli, suici­di, criminali. Se oggi, come auspi­chiamo, sarà rilasciata dietro cau­zione Rimsha, non esultiamo co­me se si trattasse di una vittoria cal­cistica. Salviamo i cristiani!


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Messaggio modificato il: 03-09-2012 alle 11:02 da Cher.

02-09-2012 11:25
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RE: [OT] Attualità e Cultura

http://www.ilgiornale.it/news/interni/al...34399.html


Alle grandi banche un regalo da 2,5 miliardi
Il governo Monti perfeziona una norma varata da Tremonti che trasforma crediti inesigibili in moneta sona
nte
Laura Verlicchi - Mar, 04/09/2012 - 08:00


Milano - Compensare i debiti col fisco grazie ai crediti in sospeso: un sogno impossibile per centinaia di migliaia di contribuenti, soprattutto piccoli imprenditori e forzati della partita Iva, che da anni attendono rimborsi fiscali o sospirano invano i pagamenti dovuti da parte della pubblica amministrazione.

Per le banche, invece, il miracolo è a portata di mano: un affare da 2,5 miliardi di euro. Il calcolo si deve al sito Linkiesta.it, che ha acceso un faro sui vantaggi finanziari che deriveranno alle grandi banche italiane dalla «Trasformazione delle attività per imposte anticipate iscritte in bilancio in crediti di imposta». Più brevemente, il «comma 55», ovvero un codicillo dell'articolo 2 del Milleproroghe 2010 - era Tremonti, quindi - che solo ora, perfezionato dal governo Monti, comincia a mostrare i suoi effetti.

Apparentemente, il comma 55 è una possibilità aperta a tutte le imprese: si applica infatti alle «attività per imposte anticipate» (Dta) relative alle svalutazioni di crediti, all'avviamento e altre attività immateriali come marchi e brevetti, deducibili su più anni.

In realtà, le svalutazioni concernono solo gli enti creditizi e finanziari: gli altri contribuenti possono solo sfruttare gli ammortamenti. Che di fatto sono una voce di bilancio importante soprattutto per i gruppi bancari, usciti da anni di fusioni e costose acquisizioni. Non solo: l'unica condizione posta dal comma 55 è che il bilancio della società sia chiuso in perdita.

Esattamente quello che è accaduto a fine 2011 per tutte le grandi banche italiane. Sulla base di un calcolo prudenziale, Linkiesta stima che quest'anno solo per le cinque maggiori banche italiane il beneficio finanziario supera i 2,5 miliardi di euro. «Per Intesa Sanpaolo le Dta trasformate in crediti di imposta ammontano a circa 771 milioni. Anche Unicredit si è avvalsa della previsione normativa convertendo in credito d'imposta attività per circa 588 milioni. Nel caso di Ubi Banca il beneficio sfiora i 250 milioni, il Banco Popolare dovrebbe beneficiare di 484 milioni. Nella semestrale al 30 giugno 2012 del Monte dei Paschi di Siena, vengono evidenziati crediti d'imposta per 521 milioni di euro, non ancora utilizzati in compensazione».

Ma come funziona il sistema? Una banca svaluta crediti alla clientela quando ritiene che non recupererà per intero la somma prestata. Ai fini fiscali, però, queste svalutazioni non sono interamente deducibili nell'esercizio in cui avvengono, ma solo per una parte. Il resto, chiamato appunto «attività per imposte anticipate», può essere dedotto in quote costanti nei 18 esercizi successivi.

Nell'immediato, quindi, la banca paga imposte più alte di quelle che teoricamente dovrebbe pagare se le norme fiscali fossero allineate a quelle contabili, come del resto succede anche alle imprese. Ma se chiude il bilancio in rosso, più alta è l'incidenza delle perdite sul patrimonio, maggiore è il credito di imposta che si ottiene: una somma che la banca potrà utilizzare subito, e senza limiti di importo - a differenza dei contribuenti comuni - in compensazione dei debiti fiscali, rinunciando, naturalmente, a dedurre le attività trasformate negli esercizi successivi. Una norma su misura per le banche, alle prese con le strettoie di Basilea.


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RE: [OT] Attualità e Cultura

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Tutti servi di Monti
Il club dei miliardari, riunito nei saloni del Grand Hotel Villa d’Este di Cernobbio ha deciso:il popo­lo ci ha rotto, bisogna tagliare le gambe a questa sua assurda pretesa di voler decidere il suo futu­ro. Qui comandiamo noi...
Alessandro Sallusti - Dom, 09/09/2012 - 15:23

Il club dei miliardari, riunito nei saloni del Grand Hotel Villa d’Este di Cernobbio ha deciso:il popo­lo ci ha rotto, bisogna tagliare le gambe a questa sua assurda pretesa di voler decidere il suo futu­ro.

Qui comandiamo noi,e chi non l’avesse capito pre­sto si dovrà adeguare. Così Mario Monti in persona ha annunciato che presto convocherà un vertice a Roma con tutti i leader e capi di Stato europei per decidere la strategia contro il populismo, termine vago e discusso che nella sua accezione originale indica la protesta contro i poteri forti e organizzati.

Già me li vedo, la Me­rkel e Monti, varare misure eccezionali a difesa del su­per governo europeo, mai eletto ma che tutto decide. Mi chiedo quali misure verranno adottate contro parla­mentari in odore di populismo, se la Lega verrà messa al bando e Grillo arrestato. E se per caso alle elezioni, ammesso che ce le facciano celebrare, vincesse un as­se populista la Germania ci manderà contro i carri ar­mati come settant’anni fa? Siamo al delirio di onnipotenza, sulla soglia di una dittatura di tecnocrati.

L’Europa e l’Euro non sono la soluzione del problema ma il problema. Ci hanno ane­stetizzato, invece che lo spray hanno usato lo spread, ma il risultato non cambia. Sono riusciti persino a evita­re che nella costituzione europea si facesse riferimen­to alle origini cristiane dell’Europa. Hanno deciso quanti centimetri devono essere lunghi i nostri fagioli, come devono essere fatti i nostri vini e formaggi. Si stan­no prendendo la sovranità del nostro parlamento e adesso vogliono anche la nostra libertà di dire che so­no un branco di affaristi mai legittimati dagli elettori che per di più non ne azzeccano una. Populisti, a cuc­cia, dice Monti.

E Casini ubbidisce come un cagnolino fondando l'ennesimo partito («Italia») insieme alla Marcegaglia e (forse) a Fini da offrire in dono a Monti e ai suoi amici europei, quelli che il cristianesimo gli fa un po’ schifo. Un cattolico che non ha mai lavorato un giorno in vita sua (Casini), un fascista fallito (Fini), un sindacalista a tempo pieno (Bonanni), una imprendi­trice a capo di una delle aziende più chiacchierate (Marcegaglia), un ministro al centro di un caso di maxi evasione fiscale (Passera) sono pronti a vendere l’Ita­lia al club dei miliardari. In cambio della solita poltro­na. Non ci siamo. Meglio una stagione da populista che una vita da servo.


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RE: [OT] Attualità e Cultura

Carne-vale zero.
Quando è Carnevale tutti i giorni.


Il Carnevale cade più o meno intorno a febbraio di ogni anno ed è atteso ed accolto come un evento che sublima la libertà e la permissività. Il nostro paese è decisamente festaiolo; preferisce rinunciare a dieci giorni di paga piuttosto che ad uno di festa.
A mio avviso il Carnevale è un evento quotidiano che si manifesta tutti i giorni dell’anno privo di quella coscienza che viene “ritrovata” nei giorni di febbraio.
I suoi illusori “fumi” profumano i più o meno “variopinti” ambienti urbani. Così Menippo di Sagara, padre storico di questa antica tradizione, torna tra noi nelle sue molteplici finzioni confortandoci con l’illusione di farci vivere liberamente, anche se per poco, le permissività ludiche e scherzose del Carnevale.
In questi giorni, in questa Matera che “racconta” del suo antico ed illuminante passato, destando stupore ed ammirazione in chi si aggira tra i suoi famosi Sassi, ho sorpreso, alla Masseria del Pantaleone, un bel nutrito gruppo di giovanissimi, una cinquantina, che impara l’inglese con un metodo che trovo efficace ed intelligente.
Seguendo un “City Camps” organizzato dall’ACLE sotto la direzione di Betty Verrascina, i giovani, utilizzano il gioco, il teatro, l’arti plastiche, la musica ed il canto, nonché la normale conversazione, apprendendo così l’inglese e divertendosi, senza alterare la giovanile ludica istintività.
Ieri hanno offerto uno spettacolo con una collettiva mascherata preparatoria d’un piccolo spettacolo di teatro.
Ho “rivisto” così , attraverso la spensieratezza infantile, un po’ il carattere e l’aspetto altro della nostra vita sociale che, senza divertirsi, cambia la propria fisionomia tutti i giorni, raffinando la falsità e la menzogna.
Mi incuriosisce prevedere che maschera indosserà domani la politica; cosa si inventeranno gli uni contro gli altri, pur di apparire migliori ed incorruttibili.
Siamo giunti ad un punto di non ritorno dove la maschera indossata si è talmente radicata in noi da modificarne le fisionomie, adattandole al servilismo economico del potere laico o religioso che sia.
Avremmo voluto, che almeno quest’anno, che “qualcuno” ci avesse restituito una immagine leale e, diremmo, utopisticamente, vera ed innocente del nostro Paese; sarebbe stato più dignitoso togliersi la maschera e non più metterla, coscienti di convivere già con quella dell’ipocrisia che la società ci impone. Mettersi a nudo ci avrebbe restituito un po’ di chiarezza e di trasparenza.
Ma la tradizione va rispettata; la maschera va sovrapposta alla maschera, la finzione alla menzogna.
Però, ci rendiamo conto che il Carnevale Quotidiano di questi giorni, non è poi così fedele, nella sostanza, alla tradizione ed al suo passato.
Anni addietro, il nostro Carnevale attingeva i suoi aspetti imitativi dalle favole, dal mito e dalla satira politica, con maschere di Pinocchio, Biancaneve, Cappuccetto Rosso o personaggi della mitologia greca e romana, oggi, giustamente, attenendosi ai tempi che cambiano e che hanno vanificato persino la credibilità nei santi, nei martiri e negli eroi, si attinge dal falso “eroe”, dal super uomo emulatore di Dio, dal buono e dal cattivo con lo stesso interesse. Guardiamo alla “realtà televisiva” dei falsi miti e dei falsi eroi che ci fanno sognare cose impossibili, che non trovano riscontro nemmeno nei sogni più arditi. Così il Carnevale, reso quotidiano da certi politici di oggi, ci appare più ricco di forme e più povero di idee, comunque sempre più trasgressivo ed irriverente, sempre più radicato ad i tempi, quando questi esprimono convenienze ed interessi. D’altra parte è meglio essere utili, passivi idioti, davanti a uno schermo di tv o di computer, incatenati a un consumo inutile, piuttosto che liberamente “obbligati” a pensare ed a esprimerci. Poco importa se si perde il ritmo biologico del corpo, dell'amore, del rispetto altrui, se niente e nessuno é piú quello che é, se la libertá di espressione è spregiudicata e irriverente, soggetta alla mutevole condizione d’una informazione realistica priva di interesse educativo, fredda e insensibile.
“Togliere la carne” è il significato letterario del Carnevale. Ma di quale carne parliamo?
L’uso domestico e commerciale di quella animale si è ridotto, e per motivi già conosciuti, nocivi alla salute, e per il sacrificato portafoglio del consumatore.
Accontentiamoci allora della carne umana che va sempre più deprezzata e della quale i mercati di tutto il mondo abusano.
Ambedue carni sociali, ambedue soppesate dal profitto dell’inettitudine e della empia brama di potere dell’uomo. Carne-vale zero!

Vi siete mai chiesti, in questi giorni di mascherata spensieratezza, quanto vale la carne di un bimbo del terzo mondo (di quel terzo mondo che piano, piano, abbiamo sviluppato anche nel nostro paese) o quella di un bimbo lasciato morire di freddo e di fame alle soglie di una grande città occidentale?
Ma, al di là queste “piccole” considerazioni, che ci indicano fatti ”irrilevanti” e volutamente rilevati, è toccante pensare che la nostra società consuma, divora, distrugge piccoli mondi e deboli creature emarginate dalla miseria e dalla indifferenza. La politica vede una luce infondo al Tunnel!
Ci domandiamo se è possibile che oggi, alle soglie del terzo millennio, l’uomo che non è altro che uomo, debba chiedere ad altri, che gli sia riconosciuto un prezzo, un valore, la sua dignità.
Ho sempre pensato e scritto in altre occasioni che la vita è un vuoto a perdere, procede per sostituzioni progressive di mondi ed individui.
Questo “momento” che stiamo vivendo e soffrendo, è quel momento magico che ci indica questa solitaria strada che molti non vogliono percorrere per stare in pace con la propria coscienza; è quel momento della vita dove la verità, una volta avvertita, fa paura; non è una vetrina dove si può esporre ciò che gli altri sono obbligati a vedere. Questo è il nostro quotidiano, il nostro Carnevale straordinario, il cui valore è zero, dove si oppone alla propria sconosciuta identità quella di un altro che forse non è mai esistito, dove si espone falsità, gioiosa riproduzione infantile dei nostri sogni forse proibiti.
Quando il sogno non si concilia più con la realtà, in una unica possibile benefica utopia, è giusto temere il peggio, è giusto credere che stiamo sempre di più perdendo la coscienza della nostra reale dimensione e di questa il rispetto.

Michele Greco


09-09-2012 18:00
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Prof fa scrivere all'alunno: "Sono un deficiente!". Quindici giorni in carcere
La Cassazione conferma la condanna a un'insegnante palermitana colpevole di aver "umiliato violentemente" uno studente bullo
Nino Materi - Mar, 11/09/2012 - 08:49


La Cassazione (confermando la condanna di una docente a 15 giorni di carcere) ribadisce un concetto che non avrebbe neppure bisogno di essere dibattuto: «Gli insegnanti non possono rispondere con metodi prepotenti agli atteggiamenti di bullismo degli allievi».

«Così facendo - ha argomentato la Suprema corte - la docente ha «finito per rafforzare il convincimento che i rapporti relazionali (scolastici o sociali) sono decisi dai rapporti di forza o di potere».

Tutto giusto, per carità. Anche se - confessiamo - dinanzi a certi bulletti strafottenti (se non peggio) la tentazione di usare metodi correttivi non precisamente ortodossi è assai forte. Ma se i genitori farebbero bene a optare per un bel ceffone, i prof no: loro è giusto che tengano le mani a posto, sempre. Va detto che l'insegnante «incriminata» non si era permessa di passare alle vie di fatto, limitandosi a una punizione «alternativa» attraverso quella frase reiterata (e sacrosanta nella sostanza) fatta mettere nero su bianco sul quaderno del bulletto: «sono un deficiente»; proprio come si vede fare al pestifero Burt davanti alla lavagna all'inizio della sigla dei Simpson. La sentenza in questione non ha però nulla a che fare con i cartoon di Matt Groening: l'insegnante «Giuseppa V.» è un personaggio in carne ed ossa, titolare di cattedra in una scuola media statale di Palermo. Lei, hanno sancito i giudici di Piazza Cavour, «è senz'altro colpevole di aver abusato dei mezzi di correzione e di disciplina ai danni dello studente G.C., per averlo mortificato nella dignità venendo così meno al processo educativo in cui è coinvolto un bambino». «Non può ritenersi lecito l'uso della violenza, fisica o psichica, distortamente finalizzata a scopi ritenuti educativi - prosegue la Cassazione -. E ciò sia per il primato attribuito alla dignità della persona del minore, ormai soggetto titolare di diritti e non più, come in passato, semplice oggetto di protezione da parte degli adulti; sia perché non può perseguirsi, quale meta educativa, un risultato di armonico sviluppo di personalità, utilizzando mezzi violenti che tali fini contraddicono». Insomma, la prof merita il carcere per aver punito in una maniera così «umiliante» l'allievo che, secondo lei, stava tenendo «un atteggiamento derisorio ed emarginante nei confronti di un compagno di classe». «Costituisce abuso punibile anche il comportamento doloso che - come in questo caso - umilia, svaluta, denigra o violenta psicologicamente un bambino, causandogli pericoli per la salute anche se è compiuto con una soggettiva intenzione educativa o di disciplina». Gli ermellini però hanno concesso alla docente uno sconto di pena (rispetto alla condanna d'appello pari a 30 giorni di reclusione), eliminando l'aggravante di aver provocato nell'adolescente un «disturbo del comportamento»: ipotesi avanzata dallo psicologo, ma non provata con certezza. La prof. Giuseppa V. - come diceva il Ferrini di Quelli della notte - commenta: «Non capisco, ma mi adeguo...».



Massacrò un carabiniere: arresti domiciliari
Matteo Gorelli, il 20enne che il 25 aprile 2011 insieme ad altri 3 amici pestò a sangue un carabiniere (morto dopo un anno) in un posto di blocco a Grosseto, ha ottenuto i domiciliari
Luisa De Montis - Lun, 10/09/2012 - 16:42
Arresti domiciliari, da scontare in una comunità Exodus in Lombardia, per Matteo Gorelli, il ventenne che il 25 aprile 2011, insieme ad altri tre giovani, aggredì due carabinieri in un posto di blocco a Sorano (Grosseto).

Per le gravi lesioni subite l'appuntato Antonio Santarelli (44 anni) entrò in coma ed è morto l'11 maggio scorso. Nell'aggressione fu ferito in modo grave anche un altro carabiniere, Domenico Marino, 34 anni. Il gip sabato ha firmato il provvedimento che consente a Gorelli di lasciare il carcere di Grosseto, dov'è stato rinchiuso dal giorno dell’aggressione, per essere trasferito nella comunità.

La richiesta era stata presentata dai difensori del giovane, gli avvocati Luca Tafi e Francesco Paolo Giambrone. Quest'ultimo ha spiegato che dall’inizio della carcerazione non era mai stata fatta richiesta di arresti domiciliari per il giovane che da tempo "ha iniziato un percorso di recupero di sé" e "il cui dolore per quanto accaduto non è mai cessato e si è acuito" con la morte di Santarelli. Il pm aveva espresso parere favorevole all’istanza per gli arresti domiciliari.


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RE: [OT] Attualità e Cultura

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Pound, la «Carta da visita» straccia le banche usuraie
Tornano gli scritti filosofico-economici del poeta dei "Cantos". Una denuncia del capitale molto più forte della lotta di classe
Luca Gallesi - Ven, 14/09/2012 - 10:12

Lunedì, 17 settembre, uscirà Carta da visita di Ezra Pound, a cura di Luca Gallesi (Bietti, pagg. 106, euro 14).

Il libro fu scritto nel 1942 dall'autore direttamente in italiano, ed ebbe una seconda edizione (in sole in mille copie) per Scheiwiller nel 1974. Pubblichiamo parte dell'introduzione di Gallesi e alcuni brani di Pound.

«Socrate fu accusato di empietà e di voler sovvertire le leggi del suo paese; eppure non era né empio né sovversivo, e la storia successiva lo ha dimostrato. Io sono accusato di tradire il mio paese, che amo tanto quanto voi italiani amate il vostro. Ma chi, come me, agisce alla luce di una verità percepita e pre­vista interiormente, anticipa nel presente una realtà futura molto certa». In queste parole, tratte da un’intervista del 1955, quando era ancora detenuto con l’accusa di tradimento a Washington, nel manicomio criminale di St. Elizabeths, c’è tutta la tragica grandezza di Ezra Pound, poeta, profeta e, soprattutto, patriota americano.

Pound si è sempre considerato, infatti, un leale cittadino statunitense, fedele ai principi della Costituzione americana, che i suoi governanti avevano, invece, manipolato e sovvertito. Come era già accaduto in occasione del primo conflitto mondiale, anche nella Seconda guerra mondiale gli Usa erano stati trascinati in un conflitto non voluto, che avrebbe arricchito pochi speculatori sulla pelle di milioni di vittime.

Proprio l’inutile strage della Grande guerra, che aveva mietuto le vite di molti suoi amici artisti, spinge Ezra Pound ad abbandonare il ruolo di esteta distaccato che aveva ricoperto fino ad allora per dedicarsi allo studio delle cause delle guerre, che sono spesso legate alla speculazione:«si fanno le guerre - scriveva ancora nel 1944- per creare debiti». Così, accanto alla sua infaticabile attività di talent scout, che favorì, tra gli altri, Eliot, Joyce ed Hemingway, e mentre cerca di dare con i Cantos un poema epico nazionale all’America, Pound denuncia la «guerra perenne» tra oro e lavoro, tra chi specula e chi fatica, tra gli usurai e gli uomini liberi, e decide di schierarsi a fianco di questi ultimi, scelta mai rinnegata e di cui pagherà dignitosamente tutte le conseguenze fino alla «gabbia per gorilla» in cui fu rinchiuso nel carcere militare statunitense allestito vicino a Pisa.

Prima di giudicare qualcuno, come il poeta stesso amava ripetere, bisogna esaminare le sue idee una alla volta, e quindi è necessario avvicinarsi alle sue opere senza pregiudizi, collocandole nel contesto storico generale e in quello biografico particolare. Riproporre, oggi, la sua Cartadavisita , che Pound scrisse direttamente in italiano, è dunque, innanzitutto, un’occasione per conoscere direttamente il pensiero di Ezra Pound, e confermarne, eventualmente, la profetica attualità.

Nel 1942, quando Carta da visita viene pubblicato la prima volta, il mondo è dilaniato dalla più spaventosa guerra mai combattuta, una tragedia che Pound aveva ingenuamente cercato di evitare con tutti i mezzi, incluso un viaggio intercontinentale per incontrare il presidente Roosevelt e convincerlo dell’importanza della pace.

Oggi,l’Europa non è in guerra, ma la situazione generale non è meno drammatica; il colonialismo si è trasformato in «delocalizzazione », i signori dell’oro sono diventati operatori di Borsa, e i popoli sono sull’orlo di un tracollo economico disastroso, esattamente come Pound aveva immaginato: « Il nemico è Das Leihkapital - tuonava il 15 marzo 1942 dai microfoni di Radio Roma - . Il vostro nemico è Das Leihkapital , il Capitale preso a prestito, il capitale errante internazionale. [...] E sarebbe meglio per voi essere infettati dal tifo e dalla dissenteria e dalla nefrite, piuttosto che essere infettati da questa cecità che vi impedisce di capire QUANTO siate compromessi, quanto siate rovinati ».

Sicuramente, in quegli anni, quando molti intellettuali impegnati si baloccavano con il mito della lotta di classe, Pound doveva risultare quantomeno eccentrico, con il suo insistere nella guerra contro la speculazione finanziaria, ricordando che «[u]una nazione che non vuole indebitarsi fa rabbia agli usurai». Oggi, invece, il suo avvertimento contro «la banca che trae beneficio dall’interesse su tutta la moneta che crea dal nulla», come recita il Canto 46  , risulta ben più efficace del rimedio allora auspicato da mol­ti, e cioè la «dittatura del proletariato ».

I brani -
La nazione non deve pagare l’affitto sul proprio credito
Abbiamo bisogno d’un mezzo di risparmio e d’un mezzo di scambio, ma non è legge eterna che ci dob­biamo servire dello stesso mezzo per queste due funzioni diverse. La moneta affrancabile (ovvero prescrittibile) si adoprerebbe come moneta ausiliaria, mai come moneta unica. La proporzione fra la moneta consueta, e l’affrancabile, se calcolata con perizia e saggezza, potreb­be mantenere un rapporto equo e quasi invariabile fra la quantità delle merci disponibili e desiderate, e la quantità della moneta della nazione, o almeno raggiungere una stabilità di rapporti sino al grado conciliabile.  Bacon ha scritto: «moneta come concime, utile solamente quando sparsa». Jackson: «il luogo più sicuro di deposito: le braghe del popolo».

Sociale

Il credito è fenomeno sociale. Il credito della nazione appartiene alla nazione, e la nazione non ha necessità di pagare un affitto sul proprio credito. Non ha bisogno di prenderlo in affitto da privati. [...] La moneta è titolo e misura. Quando è metallica, viene saggiata affinché il metallo sia di finezza determinata, nonché di peso determinato. Adoprando una tale moneta siamo ancora nel dominio del baratto. Quando la moneta viene capita come titolo, sparisce il desiderio di barattare. Quando lo stato capisce il suo dovere e potere, non lascia la sua sovranità in balìa di privati irresponsabili ( o che assu­mono responsabilità non giustificate). È giusto dire che «la moneta lavoro» è «simbolo del lavoro». E ancor più è simbolo della collaborazione fra natura, stati e popolo che lavora. La bellezza delle immagini sulle monete antiche simboleggia, a ragione, la dignità della sovranità inerente nella responsabilità reale o imperiale. Collo sparire della bellezza numismatica coincide la corruzione dei governi.

Dichten=CondensareLa parola tedesca Dichtung significa poesia. Il verbo dichten = condensare. Per la vita, o se preferite per «la battaglia», intellettuale, abbiamo bisogno di fatti che lampeggino, e di autori che mettano gli oggetti in luce serena. L’amico Hulme ben disse: «Quello che un uomo ha veramente pensato (per sé) si scrive su un mezzo foglio. Il resto è spiegazione, dimostrazione, sviluppo». Chi non ha forti gusti non ama, e quindi non esiste.


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RE: [OT] Attualità e Cultura

La Cassazione (confermando la condanna di una docente a 15 giorni di carcere) ribadisce un concetto che non avrebbe neppure bisogno di essere dibattuto: «Gli insegnanti non possono rispondere con metodi prepotenti agli atteggiamenti di bullismo degli allievi».

«Così facendo - ha argomentato la Suprema corte - la docente ha «finito per rafforzare il convincimento che i rapporti relazionali (scolastici o sociali) sono decisi dai rapporti di forza o di potere».

........................."Vogliamo entrare al Gp di Monza". E la scorta del ministro Fornero mostra la pistola
Le guardie del corpo volevano entrare abusivamente alla griglia di partenza. Dopo le resistenze della sicurezza, hanno mostrato le pistole. E sono entrati insieme a una decina di persone
Luca Romano - Ven, 14/09/2012 - 13:07


Il potere logora chi non ce l'ha, diceva Charles Maurice de Talleyrand-Périgord. E la scorta del ministro Elsa Fornero ce l'ha e lo ha usato tutto. Dove? Al Gran Premio di Monza. Voleva assistere alla gara dalla griglia di partenza, un'area privilegiate, blindatissima e riservata agli ospiti della Fia (Federazione internazionale dell'automobilismo).

E così, due bodyguards del ministro, domenica scorsa, avrebbero prima tentato di forzare il blocco di sicurezza, poi avrebbero mostrato le pistole. Alla fine, non solo sono riusciti a entrare, ma hanno fatto entrare pure il resto dello staff del ministro e del sottosegretario Staffan De Mistura.

"Quando ieri (giovedì ndr) dall'Inghilterra mi hanno chiamato gli uomini di Bernie Ecclestone per lamentarsi dell'accaduto, ho provato un senso profondo di umiliazione. Non possiamo andare avanti così, ogni anno è sempre peggio. Ma la pistola è troppo. Per il futuro saremo costretti ad adottare il numero chiuso per i politici in griglia", ha detto a Repubblica il direttore del circuito, Enrico Ferrari. Una delle guardie del corpo del ministro Elsa Fornero ha tirato fuori la pistola. E non perché la maestrina fosse in pericolo, ma per entrare con prepotenza alla griglia di partenza dell’autodromo di Monza. Il fatto che è avvenuto domenica 9 settembre a Monza, è stato riportato da Repubblica.
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..........un commento a caso..........

kellyann
Ven, 14/09/2012 - 13:29
ma come? nessun commento dei benpensanti maestrini che popolano questo sito? nessuna indignazione per questo atto che è insieme un sopruso ed un crimine? se l'avesse fatto la scorta di un qualunque ministro del governo Berlusconi le urla di sdegno si sarebbero sentite fino in Canada, sarebbero fioccate le interrogazioni parlamentari e le rochieste di sfiducia al ministro e almeno cinque procure avrebbero ritenuto obbligatorio aprire un'inchiesta. che schifo....

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Toungue


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