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[OT] Scienza e Tecnologia
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Cura natalizia per egocentrici


di Marcello Veneziani - 23 dicembre 2011, 09:41

Per Natale vi regalo una cura formidabile contro il narcisismo e l’egocentrismo, malattie dilaganti.

Ho cenato a fianco al premio Nobel Carlo Rubbia e da lui ho appreso dati che azzerano ogni vanità legata all’ego.Dunque, il numero di cellule viventi oggi sulla terra dotate di dna individuale è di 5 seguito da trenta zeri.


Dunque, ciascuno di noi è solo un essere vivente tra 5.000.000.000.000.000.000.000.000.000. 000. Contenti?

Di esseri umani finora vissuti sulla terra ce ne sono stati appena 70 miliardi. Il dato allarmante è che il 10% è vivente. Una percentuale enorme, considerando la storia milionaria dell’umanità. Quando nacque Gesù sulla Terra ce n’erano in tutto 100 milioni. Oggi 70 volte di più e consumiamo tanto di più.

Per tenere alto il morale vi dirò che il numero totale di stelle, secondo Rubbia, è di 7 seguito da 23 zeri. Il sole, re del nostro piccolo universo, è solo un lumino di questi.

Per consolarmi, Rubbia ha detto che pur potendo girare a sinistra, tutti i dna conosciuti girano solo verso destra (dna sta per destra nazionale?). Ma io sono mancino.

Infine, l’universo sarebbe nato 13,4 miliardi d’anni fa e la terra solo 4 miliardi d’anni fa. Restano ignoti, diceva sconsolato Rubbia, i 9 miliardi e rotti di mezzo. Degli ultimi 4 miliardi d’anni sappiamo invece tutto... Avrei voluto obbiettare: e se gli zeri dei viventi fossero 31 anziché 30? Chi può dimostrare il contrario? E così il resto. Tutto mi pare così inattendibile e gratuito. Ma nel frattempo mi è sparito l’io,perduto nel cosmo. M’elimino d’immenso.


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The winter is coming
Quelle sul riscaldamento globale erano solo "great balls of fire"

di Ronin 1 Febbraio 2012

Nel 2009, prima del Vertice di Copenaghen, un hacker pubblica informazioni riservate in un server russo: si tratta di uno scambio di email tra scienziati inglesi e americani che lavorano per l'IPCC (Intergovernmental Panel of Climate Change), l'ente delle Nazioni Unite che studia il cambiamento climatico.

I guru del "riscaldamento globale" vengono smascherati: dati opinabili, pressioni e ostracismo esercitati contro gli scienziati che non si piegano al pensiero unico, un atteggiamento che scredita gravemente l'immagine del panel e degli istituti collegati, tra cui la Climatic Research Unit della Università della East Anglia.

Nello stesso anno, una ricerca apparsa su Nature Geoscience evidenzia che il "global warming" non è legato solo alle emissioni inquinanti antropiche ma anche ad altri fattori, come la radianza solare e le maree degli oceani. Il Met Office's Hadley Centre respinge al mittente ogni dubbio spiegando che i modelli previsionali usati nelle ricerche sul clima tengono in considerazione la radianza e le maree, ma che la colpa del fenomeno è prevalentemente legata all'inquinamento terrestre (tesi sostenuta ancora oggi).

Ma la scorsa settimana, senza le fanfare mediatiche del passato, il Met e la Climatic Research Unit hanno fatto sapere che il Pianeta Terra NON si è riscaldato negli ultimi 15 anni, sulla base dei dati raccolti da 30.000 stazioni di rilevamento climatico.

Al contrario, rischiamo di avviarci verso una "mini ice age", un raffreddamento globale paragonabile (in difetto) a quello che nel 1648 provocò la gelata del Tamigi e dei canali di Amsterdam. Il futuro (prossimo) sarà più freddo. Ancora nel 2008, gli esperti del Met sostenevano che il periodo compreso tra il 2009 e il 2014 avrebbe raggiunto temperature calde da record.

Nonostante queste contraddizioni, i difensori del global warming continuano ad accreditarsi spiegando che il global warming è un fenomeno di lunghissimo periodo (l'inquinamento frutto del progresso umano in realtà non è poi così antico), e che cicli di raffreddamento nel contesto di un più generale riscaldamento del pianeta sono già stati registrati in passato. I ghiacciai himalayani però dovevano sciogliersi, mentre sono ancora al loro posto. Negli ultimi due anni la temperatura è scesa da 14,40 gradi celsius a 14,30.

Sul clima servirebbero più laicità e meno guerre di religione (la ritrita polemica fra pro-global warming e presunti "negazionisti"). I modelli di previsione sono semplici proiezioni, utili ma non un vangelo.

Per approcciarsi a tematiche del genere occorre al contrario una certa dose di incertezza, quel grado di "oscurità" senza la quale, secondo Thomas Kuhn, non si può comprendere la scienza.

Purtroppo il blocco che va dall'ICCP alle Nazioni Unite, da Al Gore al WWF, passando per l'Unione Europea (e i suoi fantasiosi obiettivi come il "20-20-20"), di dubbi non ne ha. Viene da chiedersi allora in base a quali interessi, che di scientifico hanno davvero poco, sia lecito legittimare ancora il paradigma scientifico vigente.


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RE: [OT] Scienza e Tecnologia

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La fontana magica di Fermi che tiene "acceso" il sole


di Antonino Zichichi *- 20 aprile 2012, 10:58

Oggi alle 10, al Salone Conferenze del Viminale, c’è la cerimonia di inaugurazione del Museo storico della fisica e del Centro studi e ricerche «Enrico Fermi», di cui parte il restauro.

Il presidente Napolitano sarà al cortile del museo dove c’è la fontana del primo storico esperimento di Fermi. Antonino Zichichi* spiegherà l’importanza fondamentale di quella scoperta.

Perché il Sole non si spegne mai, né salta in aria? Chi garantisce l’estrema regolarità di questa sorgente di luce e calore così importante per la nostra esistenza? Se il Sole fosse più potente moriremmo di caldo. Se fosse meno potente, moriremmo di freddo. A garantire la quantità di luce e calore che il Sole ci regala è una Carica Fondamentale della Natura. Carica di cui nessuno aveva saputo immaginare l’esistenza, pur essendo dal suo valore che dipende la nostra vita.
A questa carica venne data da Fermi il nome di «carica debole» in quanto meno potente di quella elettrica; oggi essa è nota come «Carica di Fermi». Chi scrive ne misurò il valore negli anni sessanta del secolo scorso con un esperimento di alta precisione realizzato al CERN e dal quale scaturì la certezza che la Carica di Fermi aveva validità universale.
Quando osserviamo un cielo stellato dobbiamo ricordare che, nel corso di 10 mila anni di civiltà, nessuno aveva capito cos’erano le stelle. Per la plurimillenaria cultura cinese, le stelle erano «buchi» nell’infinito.

E nessun’altra civiltà era riuscita a capirne la natura.

La Carica di Fermi è la valvola di sicurezza che permette alle Stelle di brillare per miliardi di anni, emettendo più neutrini che luce. Mentre sto scrivendo questo articolo arrivano sul mio pollice, ogni secondo, 60 miliardi di neutrini emessi dal Sole. Fu Enrico Fermi a coniare il termine «neutrino» quando venne fuori che, studiando con rigore i fenomeni radioattivi, sembrava venisse violata la Legge di Conservazione dell’Energia.

Per evitare la violazione di questa Legge Fondamentale della Fisica era necessario che nel processo di radioattività venisse prodotta una particella leggerissima e priva di qualsiasi carica: il neutrino. La sua esistenza venne dimostrata sperimentalmente dopo vent’anni dalla ipotesi che dovesse esistere questa nuova particella. È grazie ai neutrini che il Sole si raffredda evitando di esplodere. Ed è grazie alla Carica di Fermi che la Stella a noi più vicina riceve la corretta quantità di combustibile per restare accesa nel corso di miliardi e miliardi di anni. In altre parole la Carica di Fermi agisce da valvola di sicurezza che garantisce la corretta quantità di combustibile alla Stella.

Il combustibile necessario al Sole sono però i neutroni. Nel Sole ci sono solo protoni ed elettroni, come in tutte le Stelle. Per produrre neutroni è necessaria l’esistenza di Forze che Fermi chiamò «deboli» in quanto molto meno potenti delle Forze Elettromagnetiche. Forze, che oggi vengono dette «Forze di Fermi». Grazie a queste Forze, quando nel Sole un protone si scontra con un elettrone, vengono fuori un neutrone e un neutrino. Il combustibile (neutroni) che alimenta il fuoco del Sole non potrebbe esistere senza le Forze di Fermi né potrebbero esistere i neutrini che evitano al Sole di esplodere.

Tutte queste idee hanno la loro sorgente nella vasca dei pesci rossi dell’Istituto di Fisica di Via Panisperna, dove Enrico Fermi ha fatto l’esperimento chiave che lo ha portato a scoprire le Forze oggi dette Forze di Fermi. Fu per questo che Fermi chiamò Fontana di nuove idee la vasca, oggi nota come Fontana di Fermi, sorgente delle Forze che venivano (e vengono) dopo quelle che ci fanno capire perché le pietre cadono sempre dall’alto verso il basso (Forze Gravitazionali) e dopo quelle che ci hanno fatto capire cos’è la luce (Forze Elettromagnetiche).
La Fontana di Fermi sarà una delle pagine più importanti nella storia della Scienza. È da questa Fontana di Fermi che è venuta fuori la soluzione del Mistero del Sole che secondo la Scienza di quei tempi avrebbe dovuto essere spento da tempo. E invece era acceso e perfettamente funzionante.

Facendo un salto di qualche migliaio di anni è certo che i nostri posteri verranno a Roma per vedere la Fontana che ha permesso all’umanità di sapere come mai può esistere un cielo stellato e come mai può esistere il fuoco che alimenta le Stelle. È questo fuoco che permette con un chilo di materiale «nuclearmente» combustibile di produrre la stessa energia che viene fuori dalla combustione di un milione di chili di materiale «elettromagneticamente» combustibile.

Il Sole per ben trecentocinquant’anni venne immaginato fosse una candela come quelle a noi familiari, quindi «elettromagneticamente» combustibile. La confusione tra i due tipi di fuoco portò al famoso «Mistero del Sole» nato con Galilei e Newton e durato fino alla metà del secolo scorso. Mistero la cui soluzione è venuta fuori grazie alla Fontana di Fermi.
* Presidente WFS (World Federation of Scientists), Beijing-Geneva-Moscow-New York


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RE: [OT] Scienza e Tecnologia

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Che la scienza sia infallibile lo sanno anche molti scienziati (credenti)


Michele Marsonet 6 Maggio 2012


Partiamo dalla constatazione che non esiste “il” sapere dal quale tutti i tipi di conoscenza discendono, ma “tanti” saperi, la cui validità è ristretta a un ben determinato ambito del reale. Collocandoci da questo punto di vista, l’impossibilità di raggiungere il sapere definitivo dipende dai limiti - fisici e cognitivi - della natura umana. Dipende, cioè, dall’impossibilità per l’uomo di conseguire quello che nella filosofia contemporanea si definisce “il punto di vista dell’occhio di Dio”.

E’ opportuno notare a tale proposito come il positivismo, pur dopo il suo declino, continui a influenzare non solo numerosi esponenti del mondo filosofico e scientifico, ma anche la visione della scienza dell’uomo comune. Ancor oggi, infatti, è diffusa nel grande pubblico l’opinione che il sapere scientifico possieda un’assolutezza e una incontrovertibilità che lo rende immune da obiezioni, ragion per cui la scienza viene spesso considerata come l’unico paradigma cognitivo di cui disponiamo. Ne discende la concezione di un’umanità che, attraverso l’attività scientifica, diventa la dominatrice del reale poiché alla potenza del pensiero umano nulla può rimanere estraneo.

Si tratta di una concezione al contempo ingenua e arrogante. Il mondo che ci circonda, infatti, appare sempre più complesso e aperto, tanto nell’infinitamente grande quanto nell’infinitamente piccolo.
Ai nostri fini è interessante rilevare che molti scienziati notano che la visione della scienza come unico paradigma del sapere ha fatto il suo tempo. Da un lato la dimensione dell’osservabilità diretta non è più giudicata come tratto che sia in grado di tracciare confini netti tra scienza e metafisica. Capita così di leggere libri scritti da fisici in cui il concetto di “materia” viene considerato null’altro che un mito. Dall’altro si ritiene ormai superata la concezione newtoniana del mondo, con la sua visione dell’universo-macchina. Secondo Paul Davies e John Gribbin è significativo che la fisica - vale a dire la scienza-madre del materialismo - ne determini oggi la fine, in quanto la fisica del secolo passato ha fatto saltare i presupposti centrali della dottrina materialista.

Si può rilevare che, rifiutando la concezione scientista e meccanicista della metodologia scientifica, lo stesso Einstein definì “opportunista” il proprio programma epistemologico: “Lo scienziato apparirebbe perciò all’epistemologo sistematico come un tipo di opportunista privo di scrupoli: sembra un realista fintanto che cerca di descrivere il mondo indipendente dagli atti di percezione; sembra invece idealista, quando guarda a concetti e teorie come a libere invenzioni dello spirito umano, non logicamente derivabili dai dati empirici; sembra un positivista, quando riguarda i suoi propri concetti e teorie come quelli che si giustificano unicamente in quanto riescono a fornire una rappresentazione logica delle relazioni fra le esperienze sensoriali. Può persino dar l’impressione di essere platonico o pitagorico, nella misura in cui considera il punto di vista della semplicità logica come uno strumento indispensabile ed efficace della propria ricerca”.


La ragione di cui Einstein parla è intesa in termini assai vasti, un insieme complesso di cui fanno parte vari elementi tra loro legati e che si fecondano l’un l’altro. Si tratta di una ragione che, rammentando Pascal, può essere definita “ragione-cuore”, e che comprende scienza, arte, poesia, inconscio, etica, religione. Per indicare la complessità della propria epistemologia non positivista, Einstein ha usato la metafora dell’animale metafisico: “In breve, non tollero la separazione tra Realtà dell’Esperienza e Realtà dell’Essere. Ogni animale a due o a quattro zampe è de facto, in questo senso, metafisico”. D’altronde uno dei massimi storici della scienza del secolo scorso, Alexandre Koyré, ricordava che il pensiero scientifico non si sviluppa nel vuoto, ma è sempre collocato all’interno di un quadro di idee e di principi fondamentali che, abitualmente, si pensa appartengano alla filosofia in senso proprio.

Certo Einstein non proponeva di abbandonare la razionalità. Semplicemente vedeva che devono svolgere un ruolo importante altri elementi i quali, se usati in modo adeguato, possono supportare il pensiero scientifico. Ecco quindi la concezione delle teorie come libere invenzioni, l’esaltazione dell’intuizione e dell’immaginazione, il ruolo dello stupore che lo scienziato prova di fronte al mondo, l’accentuazione della funzione svolta dagli ideali etici ed estetici, il senso cosmico e religioso dell’universo e il primato della saggezza spirituale. Concetti e principi della fisica teorica sono dunque, secondo il più grande scienziato contemporaneo, creazioni libere dello spirito umano, suggeriti dall’esperienza, ma mai dedotti necessariamente da essa per astrazione. “Quel che vedo nella natura” - afferma lo stesso Einstein - “è una struttura magnifica che possiamo capire solo molto imperfettamente, il che non può non riempire di umiltà qualsiasi persona razionale”. Inoltre, “chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto, i suoi occhi sono spenti. Non smettiamo mai di osservare come dei bambini incuriositi il grande mistero che ci circonda”.

Simili considerazioni dovrebbero indurci a riflettere anche sul carattere storico dell’impresa scientifica. La scienza è sempre il risultato dell’incontro tra il mondo naturale da un lato, e le concezioni e gli interessi pratici degli esseri umani dall’altro, vale a dire tra mondo e soggetto che vuole conoscere il mondo. John Dewey usava a tale proposito il termine “transazione” per denotare questo interscambio dove i contributi dell’osservatore e della realtà osservata non possono essere separati con una linea di confine rigida. Ogni volta che ci chiediamo quali siano le caratteristiche della realtà che possono essere scoperte, occorre sempre rammentare di aggiungere la domanda “scoperte da chi?”. Si può senz’altro sostenere che la natura presenti delle regolarità indipendenti dal soggetto che la indaga. Tuttavia l’evoluzione ci ha dotato di certe caratteristiche e non di altre, e ciò significa che siamo sensibili a certi parametri fisici e non ad altri. In altre parole, la scienza fornisce informazioni attendibili circa il mondo circostante, ma si tratta pur sempre di informazioni relative a una certa cornice concettuale che è la nostra.

Tutto questo induce, infine, a guardare con sospetto la tesi secondo cui scienza e religione sono schemi concettuali incompatibili. Alcuni si meravigliano per il fatto che molti scienziati famosi si dichiarano credenti, e i dibattiti dedicati al tema “scienza e fede” continuano ad essere popolari. La meraviglia cessa rammentando che l’assolutizzazione del sapere scientifico non è sostenibile. Se affermiamo che la scienza attuale ci fornisce la visione fedele di come il mondo è - spiegando quindi tutto - corriamo il rischio di ipostatizzare qualcosa che è soltanto un prodotto storicamente determinato. La sua validità è ristretta a un particolare periodo della nostra evoluzione culturale, e un approccio fallibilista dovrebbe impedirci di sostenere, anche alla luce dell’esperienza passata, che il quadro proposto dalla scienza dei nostri giorni possieda caratteri di assolutezza.


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"Ecco la particella di Dio" Annuncio al Cern di Ginevra


Raffaello Binelli - 04 luglio 2012, 10:32

Grande entusiasmo nel mondo della fisica per la scoperta la "particella di Dio", ossia il bosone di Higgs. Uno scienziato del Cern lo ha descritto così: "E' come un fiocco di neve".

Si era parlato della sua esistenza 48 anni fa, ma non c'era la prova. Ora è arrivata. I dati comunicati dagli scienziati indicano, con un margine di errore vicino allo zero, che il bosone di Higgs ha dimensioni comprese fra 125 e 126 miliardi di elettronvolt (GeV), ossia pesa fra 125 e 126 volte più di un protone, una delle particelle che costituiscono il nucleo di un atomo. Nel corso della conferenza stampa l’annuncio della  scoperta ha suscitato un caloroso applauso tra i partecipanti, tra cui, in prima fila, l’83enne Peter Higgs, uno dei fisici che per primo aveva teorizzato l’esistenza della particella che a lui è stata dedicata

Perché è importante questa scoperta
L'esistenza della particella è determinante per spiegare le moderne teorie sull’universo. Ad averne rilevato l’esistenza sono stati i ricercatori che lavorano a due dei tre esperimenti che sono installati lungo i 27 chilometri di circonferenza del grande acceleratore di particelle di Ginevra, e cioè Atlas e Cms.

La ricercatrice italiana
Ci sono "forti indicazioni della presenza di una nuova particella attorno alla regione di massa di 126 GeV", ha spiegato a Ginevra Fabiola Gianotti, una delle oltre seicento ricercatrici italiane che hanno partecipato all’esperimento e coordinatrice di Atlas, uno dei due esperimenti che hanno scoperto il bosone.

Gaffe al Cern
Per un guasto tecnico a poche ore dall’annuncio più atteso della fisica contemporanea, sul sito del Cern è stato pubblicato un video in cui uno dei responsabili dei due esperimenti, l’americano Joseph Incandela, presenta i risultati sul bosone di Higgs. Il video, girato alcuni giorni fa, era stato archiviato su una rete interna al Cern e con accesso ristretto. Qualcuno ha modificato il titolo senza sapere che questa operazione avrebbe reso il video accessibile. Il problema è stato risolto rapidamente, ma nel frattempo il video era stato scaricato da un quotidiano britannico, che lo aveva pubblicato sul suo sito.




http://www.ilgiornale.it/video/il_bosone...piegazione


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Messaggio modificato il: 04-07-2012 alle 13:23 da Cher.

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RE: [OT] Scienza e Tecnologia

5 Luglio 2012
Particella di Dio, ecco perché è così importante

Conoscerla significa arrivare all'essenza di tutto l'esistente

Il bosone di Higgs, con questo nome su cui si sono sprecati i giochi di parole, è stato l’argomento che ha spopolato ieri sui social network, #Higgs l’hashtag più diffuso su Twitter. Ma nel giorno del bosone devono essere stati in molti a chiedersi che cosa sia mai questa "particella di Dio", nome folkloristico ma assai più fortunato di bosone, e perché la sua (probabile) scoperta sia stata salutata con tanto entusiasmo. Proviamo a spiegarlo.

COSA SONO I BOSONI
I bosoni, innanzitutto. Chiamati così dal nome del fisico indiano Satyendra Bose, sono le particelle che, nel Modello Standard (la teoria più completa che ad oggi descrive come è fatto l’universo) trasportano una forza. L’altra classe di particelle sono i fermioni, costituenti della materia.
Il bosone di Higgs, la cui esistenza fu ipotizzata nel1964 dal fisico inglese Peter Higgs, che ieri ha assistito schivo e commosso al seminario al Cern di Ginevra, è speciale perché è la particella che conferisce la massa a tutte le altre, che le fa "esistere".

È in un certo senso la chiave di volta dell’intero Modello Standard. Per questo per i fisici era così importante osservarlo, cioè verificare sperimentalmente che esiste davvero, e che quindi la teoria ha un riscontro nella realtà.

L'IMPORTANZA
Finora, infatti, pur essendo stato il Modello Standard verificato in quasi tutte le sue parti con un altissimo grado di precisione, il bosone di Higgs mancava all’appello. E mancando la particella di Dio (in realtà leggenda vuole che prese questo nome per decisione dell’editore che modificò in "God particle" l’idea originale di titolo del libro del Nobel Leon Lederman: Goddamn particle, cioè «dannata particella») anche il resto della teoria era a rischio di crollo. Tutto da rifare e ripensare, insomma. Come se la fisica degli ultimi 50 anni si fosse "sbagliata".

GLI SCENARI APERTI
Non finisce però qui, e anche da questo deriva l’entusiasmo dei fisici. Ora si aprono nuovi scenari. Innanzitutto saranno da individuare le proprietà e le caratteristiche precise della particella osservata nei due esperimenti del Cern, Atlas e CMS. E i fisici dovranno stabilire se corrispondono proprio al bosone di Higgs previsto dalla teoria, o se ci sono delle anomalie, se la particella è più esotica di quello che ci si aspetta. Se così fosse, per esempio, il Modello Standard potrebbe comunque essere ancora messo in discussione, o ampliato, o superato. O potrebbero farsi largo altre teorie, come quella della supersimmetria, secondo cui ogni particella ha come partner una «superparticella», finora mai osservata da nessuno.
Autore: Chiara Palmerini

Fonte: http://scienza.panorama.it


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http://it.euronews.com/2012/08/06/la-son...e-di-vita/

La sonda Curiosity tocca Marte, in cerca di nuove forme di vita

Missione compiuta. Alla Nasa si festeggia, l’obbiettivo Marte è centrato.

Dopo un viaggio di 570 milioni di chilometri, la sonda Curiosity, planando col suo paracadute, ha toccato il pianeta: nel Centro Europa erano da poco passate, come previsto, le 7.30.

Il velivolo spaziale è grande all’incirca come un’auto e pesa una tonnellata.
Curiosity cercherà di rispondere alla domanda delle domande: esistono forme di vista extra-terrestri?

La missione, cominciata il 26 novembre scorso, è una delle più impegnative mai realizzate.

“L’arrivo nel cratere di Gale è assolutamente emozionante: un luogo in cui solo fino a pochi anni fa era inimmaginabile arrivare”, cosi’ aveva affermato, prima dell’arrivo di Curiosity, Doug McCuiston, capo della missione Nasa.

Il Mars Science Lab avrà due anni di tempo per andare a caccia di possibili tracce di vita tra i minerali presenti sul “pianeta rosso”.

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per saperne di più

http://www.nasa.gov/multimedia/videogall...=149035461


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http://www.world-nuclear-news.org/

Happy sbarchi per il nucleare rover
6 agosto 2012
A propulsione nucleare rover è atterrato in sicurezza e con travi a vista di nuovo le sue prime immagini da Marte, dove si cercherà di rispondere a domande sul fatto che la vita sia mai esistito, né mai potrebbe esistere, sul pianeta rosso.




Un'immagine della superficie di Marte con travi a vista indietro di Curiosity (Foto: NASA)

Il più avanzato Mars rover ancora sviluppato dalla NASA, Curiosità , atterrato nel cratere Gale, dopo un volo di 36 settimane e il completamento dello sbarco più complesso mai tentato sul pianeta.

Apparecchiature scientifiche del rover comprende un laser-firing strumento per controllare la composizione elementare di rocce a distanza. Si userà un trapano e paletta alla fine del suo braccio robotico per raccogliere campioni di polvere del suolo e di interni di roccia, poi setaccio e dividere i campioni in strumenti di laboratorio di analisi all'interno del rover.

La curiosità è circa il doppio tempi lunghi e cinque pesante come NASA due rover precedenti Marte, Spirit e Opportunity , e il suo plutonio-powered batteria nucleare fornirà al laboratorio mobile con circa 2,7 kWh al giorno, di gran lunga superiore al kWh 1 al giorno massima dei precedenti energia solare rover.

La batteria nucleare è anche molto di più lunga durata rispetto ai sistemi di energia solare utilizzati dalle missioni precedenti, e si prevede che durerà attraverso operazioni programmate del rover e oltre, fornendo la possibilità per la missione di essere prorogato.

Il rover è attualmente previsto per trascorrere due anni a indagare se la regione mai ospitato condizioni che avrebbero potuto essere favorevole per la vita microbica. Osservazioni dall'orbita già identificato minerali argillosi e solfato nella zona, suggerendo una storia bagnato.

Amministratore della NASA Charles Bolden ha descritto l'atterraggio di un risultato straordinario e di un passo significativo verso l'obiettivo di inviare esseri umani su Marte a metà del 2030. "Oggi, le ruote di curiosità hanno cominciato a tracciare il sentiero per impronte umane su Marte ", ha detto.

L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Spaziali (UNOOSA) riconosce che le fonti di energia nucleare sono "particolarmente adatti o addirittura essenziale" per alcune missioni spaziali esterne, grazie agli attributi ivi compresa la loro compattezza e durata nel tempo.

Ha adottato una serie di principi applicabili alle "fonti di energia nucleare nello spazio dedicato alla generazione di energia elettrica sul bordo di oggetti spaziali per scopi non-propulsivi", tra cui una serie di linee guida e criteri per il loro uso sicuro in missioni in cui non fonti di energia nucleare non è un'opzione ragionevole.

Ricercato e scritto
da News World Nuclear


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Messaggio modificato il: 10-08-2012 alle 13:00 da Cher.

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Demonizzare il nucleare? Non è scientifico
L'atomo non è il male. Piuttosto è il cyber-terrorismo a fare pauraIl convegno. Le vere emergenze planetarie

Matteo Sacchi - Mar, 21/08/2012 - 12:53


Erice - Q uando si parla di minaccia planetaria di norma le cose a cui si pensa sono quelle che ci raccontano i film o i giornali un po' apocalittici.

Ecco, giusto per citarne qualcuna: una grande asteroide che ci faccia fare una brutta fine come ai dinosauri, un cambio climatico provocato dal global warming, magari una guerra nucleare su vasta scala. Beh, quando si è finito di giocare con la fantasia, restano sul tappeto le questioni vere. È proprio di queste che si discuteva ieri alla fondazione Ettore Majorana di Erice negli «International seminars on planetary emergencies» voluti dal professor Antonino Zichichi e organizzati sotto il patronato del Presidente della Repubblica.

Il primo tema preso in esame è stato quello del terrorismo, un pericolo ben più rilevante dell'eventuale impatto di un asteroide. Ecco, anche sul terrorismo le cose non stanno esattamente come potremmo aspettarcele. Il rischio più immediato e di ampia portata? Secondo Hamadoun I. Touré, segretario generale dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu), l'attività terroristica più pericolosa è quella delle cyber-guerre.

Spiega Hamadoun: «Nel mondo digitale, nel web, non esiste un concetto definito di grande potenza… Le tecnologie che consento un attacco hacker costano poco, conta il cervello». E non è che si tratti di una questione incruenta, ormai attraverso la rete informatica si può bloccare l'energia elettrica di un intero Paese o compromettere a colpi di virus la sua ricerca nucleare. E, off the records, più di qualcuno degli esperti sostiene che sia la strategia che Israele vuole utilizzare con l'Iran. E a proposito di energia nucleare e di sostanze radioattive, se ne è parlato molto in quella parte di seminario intitolata «Mitigation of terrorist acts».

La così detta bomba sporca (ovvero una bomba convenzionale che però esplodendo rilascia degli isotopi radioattivi sino a quel momento contenuti in un involucro protetto) è una delle preoccupazioni più grandi. Per fortuna un ordigno di questo tipo è molto meno devastante di quanto potremmo immaginare. Il professor Ramamurti Rajaraman, dell'università di Jawaharlal Nehru di New Delhi, lo ha spiegato chiaramente: «Il pericolo maggiore di un ordigno che rilasci radionuclidi è dato soprattutto dall'ondata di panico che potrebbe scatenare. Sarebbe molto più efficace il terrore che la sostanza in». Quindi se da un lato va portata avanti una educazione collettiva a valutare correttamente il rischio (e questo vale anche per il nucleare civile che è molto più sicuro di quanto la gente creda) resta il fatto che per costruire una bomba sporca non c'è bisogno di avere in mano delle barre di uranio o del materiale fissile militare.

Come spiegano sia il professor Frank N. von Hippel (Princeton) che il professor Friedrich Steinhausler (Università di Salisburgo) ci sono fonti radioattive reperibili quasi dovunque. Steinhaulser dati alla mano ci dice: «Ogni anno in Europa vanno perse tra le trenta e le cinquanta piccole fonti radiattive. In agricoltura, tra i materiali biomedici… non è difficile metterci le mani per un terrorista». Insomma c'è altro da fare, il grande asteroide può attendere…


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
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21-08-2012 15:58
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RE: [OT] Scienza e Tecnologia

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Il riscaldamento globale? Una bufala (troppo) costosa
Per gli scienziati l'aumento delle temperature è sovrastimato e basato su calcoli dubbi. E le politiche contro il global warming comportano grandi spese per benefici min
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Matteo Sacchi - Mer, 22/08/2012 - 08:55


Erice - Quando un fenomeno è complesso, niente di più facile che interpretarlo male. Ecco, tirando le somme (a rischio di semplificare) quanto è emerso in questi giorni rispetto al riscaldamento globale agli International «seminars on planetary emergencies» voluti dal professor Antonino Zichichi e organizzati, sotto il patronato del Presidente della Repubblica, alla fondazione Ettore Majorana di Erice.Il global warming, infatti, è stato esaminato da un nutrito gruppo di scienziati sotto un profilo affatto particolare, quello dei costi.

Sì, perché se non è detto che il riscaldamento del pianeta sia per forza un disastro per l'umanità (noi bipedi implumi siamo passati durante la nostra storia attraverso moltissimi mutamenti climatici), però sembra potersi trasformare facilmente in un disastro economico. Ecco che quindi a Erice la palla è stata passata agli economisti, per la precisione: Christopher Essex, matematica applicata all'Università dell'Ontario, Ross Mckitrick economista canadese, Michael Jefferson della London Business School e Bruce Stram esperto a stelle e strisce di Elementi del mercato. A fargli compagnia nella conferenza due politici britannici, lord Nigel Lawson, ex Cancelliere dello Scacchiere (leggesi Segretario al tesoro) di Sua Maestà e il Visconte Monckton of Brenchley, a lungo uno dei principali consulenti di Margaret Thatcher (che da anni combatte sul fronte del clima). Ed è stato proprio Christopher Walter Monckton a mettere con precisione il dito nella piaga. Da quando si è aperto il dibattito sull'effetto serra gli scienziati si dividono tra chi suggerisce di adattarsi al cambiamento del clima e chi sposando i modelli matematici che ipotizzavano situazioni molto estreme ha suggerito interventi consistenti per mitigare l'aumento delle temperature. Hanno vinto i secondi. Ecco i risultati, esposti da Mockton, a quasi quindici anni dal protocollo di Kyoto.Beh, innanzitutto il cambiamento climatico sin qui è stato molto più lento del previsto. Agli inizi degli anni Novanta si pensava che le temperature sarebbero salite, a livello globale, di un valore compreso tra gli 0,2 gradi e gli 0,5 gradi ogni dieci anni. Invece l'aumento è stato solo di 0,14 gradi. E non è detto che le scelte umane c'entrino. Ma soprattutto il costo per ridurre le emissioni, anche di poco, è altissimo. L'esempio portato da Monckton è quello della CO2 Tax imposta in Australia. Per abbattere le emissioni globali di CO2 dello 0,0006 entro il 2020 gli australiani spenderanno 130 miliardi di dollari. Se tutti nel mondo praticassero la scelta australiana il costo salirebbe a 541 miliardi di dollari. Insomma, il rapporto costi benefici secondo Monckton è folle, per usare parole sue: «Se questa fosse una polizza assicurativa nessuno vorrebbe sottoscriverla… adattarsi al mutamento climatico ha costi molto più bassi».Ovvio che il dibattito a quel punto si sia spostato sui numeri. E qui il contributo più interessante è stato probabilmente quello del «padrone di casa», il professor Antonino Zichichi: «Per capire gli spostamenti di un elettrone servono delle equazioni non lineari… Possibile che sul clima, che è complessissimo, circolino così tanti modelli predittivi approssimativi, basati su una matematica elementare, e li si consideri attendibili?». E ancora, parlando con Il Giornale: «Il motore meteorologico è in gran parte regolato dalla CO2 prodotta dalla natura, quella CO2 che nutre le piante ed evita che la terra sia un luogo gelido e inospitale, quella prodotta dagli esseri umani è una minima parte… Eppure molti scienziati dicono che è quella minima parte a produrre gravi fenomeni perturbativi. Ma ogni volta che chiedo loro di esporre dei modelli matematici adeguati che sostengano la teoria (e comunque oltre ai modelli servirebbero degli esperimenti) non sono in grado di farlo. Serve un gruppo di matematici che controlli i modelli esistenti e dia dei responsi di attendibilità, spostano miliardi di dollari… Magari deviandoli da emergenze vere».Tra l'altro molto spesso i teorici dell'ecologia che criticano l'eccessiva produzione di CO2 sono gli stessi che si oppongono a testa bassa al nucleare. Risultato? Spiegato abbastanza bene nell'incontro di ieri mattina che ha coinvolto molti esperti dell'atomo, tra cui Hans-Holger Rogner dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica e lady Barbara Thomas Judge dell'Autorità per l'energia atomica della Gran Bretagna.

L'Occidente ha arrestato il suo sviluppo nucleare. Però nel mondo sono in costruzione più di sessanta centrali nucleari. Molte in Paesi del Terzo mondo, in cui i controlli e i pareri dell'Agenzia internazionale sono nulli. Insomma, chi paga il dazio ecologico lo paga caro e forse a vanvera, chi non lo paga super-produce ma rischia di far danno a tutti, e non con la CO2.


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Cher03@hotmail.it
22-08-2012 11:15
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