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[OT] Scienza e Tecnologia
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magnesium
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[OT] Scienza e Tecnologia

Si apre questa discussione con l' intenzione di creare un luogo all' interno del quale gli utenti possono discutere di tutti quegli argomenti legati al mondo della "scienza e tecnologia" ma NON strettamente attinenti con le tematiche principali del forum e che quindi altrimenti non avrebbero un luogo adatto per essere affrontati.

[OT = Off topic = Fuori tema]

26-09-2011 20:46
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mi.greco
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RE: [OT] Scienza e Tecnologia

Mi auguro che l' Editore, I Moderatori e tutti i Membri di Nuclear Meeting vogliano unirsi al mio augurio rivolto alla professoressa Emilia Chiancone nuovo Presidente dell' Accademia delle Scienze detta dei XL eletta al posto del compianto Tommaso Scarascia Mugnozza recentemente scomparso.Ne riporto la biografia essenziale:


Prof. Emilia Chiancone
Department of Biochemical Sciences
University of Rome "La Sapienza" P.le Aldo Moro, 5
00185 Rome
                        
in 2002: present: Director, National Research Council Institute of Molecular Biology and Pathology, University 'La Sapienza' Rome, Italy  
in 1989: present: Full Professor of Molecular Biology, Faculty of Medicine, University 'La Sapienza' Rome, Italy  
in 1981-2001: Director, National Research Council Center of Molecular Biology, University 'La Sapienza' Rome, Italy  
in 1962-1989: Research fellow of the National Research Council Center of Molecular Biology, University 'La Sapienza' Rome, Italy  
in 1967: "Libera Docenza" in Biological Chemistry

in 1961: Degree in Biology (with honors), University of Milan, Italy  



Memberships and honours


Società di Biofisica e Biologia Molecolare (President of the Society from 1989 to 1992) Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL since 1998
EMBO member since 1980,
ASBMB member since 2002


Areas of research


Studies on heme proteins with special emphasis on the relationship between state of aggregation and functional properties.
Characterization of protein-protein interactions and reversible association-dissociation equilibria by physico-chemical techniques.
Structure-function relationships in mammalian and bacterial ferritins
Structure-function relationships of Ca2+-binding proteins
Development of a chromatographic technique (subunit-exchange-chromatography) involving exchange of protein subunits between a liquid and a solid phase.
Studies of protein-ion interactions (e.g.; Cl-, Na+ and Ca2+).


List of recent publications

M. Mella, G. Colotti, C. Zamparelli, D. Verzili, A. Ilari, and E.Chiancone - Information transfer in the penta-EF-hand protein sorcin does not operate via the canonical structural/functional pairing. A study with site-specific mutants. - J Biol Chem. 278, 24921-24928 (2003).
P. Ceci, A. Ilari, E. Falvo, and E. Chiancone - The Dps protein of Agrobacterium tumefaciens does not bind to DNA but protects it toward oxidative cleavage: X-ray crystal structure, iron binding, and hydroxyl-radical scavenging properties. - J Biol Chem. 278, 20319-20326 (2003)
G. Zhao, P. Ceci, A. Ilari, L. Giangiacomo, T.M. Laue, E. Chiancone, and N.D. Chasteen. - Iron and hydrogen peroxide detoxification properties of DNA-binding protein from starved cells. A ferritin-like DNA-binding protein of Escherichia coli. J Biol Chem. 277, 27689-27696 (2002).
A. Boffi, P. Sarti, G. Amiconi, and E. Chiancone - The interplay between heme iron and protein sulfhydryls in the reaction of dimeric Scapharca inaequivalvis hemoglobin wit nitric oxide, Biophys. Chem., 98, 209-216 (2002).
A. Ilari, K.A. Johnson, V. Nastopoulos, D. Verzili, C. Zamparelli, G. Colotti, D. Tsernoglou and E. Chiancone - The crystal structure of the sorcin calcium domain provides a model of Ca2+-dependent processes in the full-length protein - J. Mol. Biol., 317, 447-458 (2002).
P. Ceci, L. Giangiacomo, A. Boffi, and E. Chiancone – The mutation K30D disrupts the only salt bridge at the subunit interface of the homodimeric hemoglobin from Scapharca inaequivalvis and changes the mechanism of cooperativity - J. Biol. Chem., 277, 6929-6933 (2002).
171) G. Mignogna, R. Chiaraluce, V. Consalvi, S. Cavallo, S. Stefanini, E. Chiancone -Ferritin from the spleen of the Antarctic teleost Trematomus bernacchii is an M-type homopolymer. Eur. J. Biochem. 269, 1600-1606 (2002).
A. Fago, L. Giangiacomo, R. D’Avino, V. Carratore, M. Romano, A. Boffi, and E. Chiancone - Hagfish hemoglobins. Structure, function and oxygen-linked association - J. Biol. Chem, 276, 27415-27423 (2001).
A. Nastopoulos, A. Ilari, G. Colotti, C. Zamparelli, D. Verzili, E. Chiancone, and D. Tsernoglou - Two different crystal forms of sorcin, a penta-EF hand Ca2+-binding protein -Acta Cryst. D57, 862-864 (2001).
L. Giangiacomo, R. D’Avino, G. di Prisco, and E. Chiancone - Hemoglobin of the Antarctic fishes Trematomus bernacchii and Trematomus newnesii: structural basis for the increased stability of the liganded tetramer relative to human hemoglobin - Biochemistry, 40, 3062-3068 (2001).
M. Gattoni, M.C. Piro, A. Boffi, W.S. Brinigar, C. Fronticelli, and E. Chiancone - The heme-globin and dimerization equilibria of recombinant human hemoglobins carrying site-specific b chain mutations – Arch. Biochem. Biophys. 386, 172-178 (2001).
R. Chiaraluce, V. Consalvi, S. Cavallo, A. Ilari, S. Stefanini, and E. Chiancone - The unusual dodecameric ferritin from Listeria innocua dissociates below pH 2.0 - Eur. J. Biochem. 267, 5733-5741 (2000).
X. Yang, E. Chiancone, S. Stefanini, A. Ilari, and N.D. Chasteen - Iron oxidation and hydrolysis reactions of a novel ferritin from Listeria innocua - Biochem. J. 349, 783-786 (2000).
E. Chiancone and A. Boffi - Structural and thermodynamic aspects of cooperativity in the homodimeric hemoglobin from Scapharca inaequivalvis - Biophys. Chem. 86, 173-178 (2000).
D. Verzili, C. Zamparelli, B. Mattei, A.A. Noegel, E. Chiancone - The sorcin-annexin VII calcium-dependent interaction requires the sorcin N-terminal domain – FEBS Lett., 471, 197-200 (2000).
A. Boffi, L. Guarrera, L. Giangiacomo, C. Spagnuolo and E. Chiancone - Proximal and distal effects on the coordination chemistry of ferric Scapharca homodimeric hemoglobin as revealed by heme pocket mutants - Biochemistry, 39, 33500-3504 (2000).
A. Ilari, S. Stefanini, E. Chiancone and D. Tsernoglou - The dodecameric ferritin from Listeria innocua contains a novel intersubunt iron-binding site - Nature Struct. Biology, 7, 38-43 (2000).
C. Zamparelli, A. Ilari, D. Verzili, L. Giangiacomo, G. Colotti, S. Pascarella and E. Chiancone - Structure-function relationships in sorcin, a member of the penta EF-hand family. Interaction with the ryanodine receptor and an Escherichia coli model system - Biochemistry, 39, 658-666 (2000).
T.K. Das, A. Boffi, E. Chiancone and D.L. Rousseau - Hydroxide rather than histidine is coordinated to the heme in five-coordinate ferric Scapharca inaequivalvis hemoglobin - J. Biol. Chem., 274, 2916-2919 (1999).
L. Guarrera, G. Colotti, E. Chiancone and A. Boffi - Ligand-linked changes at the subunit interfaces in Scapharca hemoglobins probed through the sulfhydryl infrared absorption - Biochemistry, 38, 10079-10083 (1999).

Ad Maiora

Michele Greco

Messaggio modificato il: 28-09-2011 alle 15:31 da mi.greco.

28-09-2011 15:29
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Cher
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Messaggio: #3
RE: [OT] Scienza e Tecnologia


Mi associo alla segnalazione di M. Greco:

"Lunga vita" come in uso ad ogni augurio e brindisi al nuovo presidente dell'asociazione XL


http://www.ilgiornale.it/interni/sui_neu...comments=1

Combatto i parrucconi che ingessano la scienza
di Antonino Zichichi


Sulla velocità dei neutrini si sono fatte troppe chiacchiere. È per questo che vorrei rispondere alla compagnia di giro di filosofi, intellettuali e moralisti che sproloquia su giornali e televisioni. Risponderò con i fatti. Primo. Il Professore Zichichi, dicono, ha rotto il segreto che circondava lo studio sulla velocità dei neutrini? È questa l’accusa? Non ho affatto rotto il segreto. Prova ne è quello che ho detto mercoledì 21 settembre e pubblicato su Il Giornale il giorno dopo. Non una parola né sugli aspetti tecnici né sui famosi 60 nanosecondi. Era questo il segreto: 60 nanosecondi! Non le voci che c’era in ballo una grande scoperta. Questo lo sapevano tutti.

Nella mattina di mercoledì ho ricevuto telefonate di tre giornalisti italiani e due stranieri che, essendo io il padre del Gran Sasso e il primo fisico al mondo che abbia proposto lo studio dei neutrini prodotti al Cern e osservati al Gran Sasso (come ha fatto il gruppo «Opera»), mi ponevano domande sui risultati ottenuti. Domande alle quali non ho risposto. Dopo cinque telefonate ho chiamato Vittorio Macioce, un giornalista che stimo, dicendogli che correvano voci di una grande scoperta e che ci sarebbero stati al Cern e al Gran Sasso due seminari sulle proprietà dei neutrini. Il segreto da me rivelato sarebbe quindi l'annuncio di due seminari e il loro tema. Non vedo francamente dove sia lo scandalo.

Seconda chiacchiera. Attenzione, ricordano i parrucconi, la scoperta deve essere confermata. Risposta. Sono stato il primo a dire che l’esperimento necessita di conferma sperimentale. Se confermato sarà la più grande scoperta del secolo. Ho detto e ripetuto: se confermato. Ed ecco un fatto da me vissuto in prima persona. Negli anni sessanta arrivò dall’America la notizia di una grande scoperta: il primo esempio di particella «scalare» il che vuol dire tipo «pallina». Siccome tutte le particelle note erano tipo «trottolina» questa scoperta fu ai tempi una «bomba». Ripetendo l’esperimento al Cern dimostrai che la particella tipo «pallina» non esisteva. Ancora oggi nessuno ha mai scoperto una particella tipo pallina. Non ho quindi nulla da apprendere dai colleghi che pontificano senza avere mai fatto un esperimento. Tutti i fisici sanno che la verifica sperimentale è indispensabile.

Terza chiacchiera. Le scoperte debbono essere date al grande pubblico dopo che sono state pubblicate su una rivista scientifica. Risposta. Non ho nulla da imparare su quando una scoperta deve essere data al grande pubblico. Ecco qui un altro fatto. Quando scoprimmo al Cern il primo esempio di antimateria nucleare (correva l’anno 1965) ci limitammo a inviare la descrizione rigorosa dell’esperimento e i risultati ottenuti alla rivista scientifica più prestigiosa d’Europa. Dopo molte settimane l'esperimento venne ripetuto in America e i risultati dati subito alla stampa. Gli autori americani pretendevano di avere la priorità scientifica proprio per averla fatta conoscere a tutti prima della rivista altamente specializzata, che ha tempi lunghi in quanto un lavoro viene sottoposto a verifiche rigorose, prima di essere pubblicato. Però incominciò così il problema su cosa fare. Gli autori della scoperta sulla velocità dei neutrini che dal Cern arrivano al Gran Sasso hanno deciso di fare il Seminario al Cern nello stesso giorno in cui hanno stampato il preprint.

Coloro che pensano di avere il diritto a pontificare - pur non avendo mai scoperto niente - debbono rendersi conto che dal 1965 è passato quasi mezzo secolo. Oggi - non certo per colpa di Zichichi - tutte le scoperte vengono date al grande pubblico ben prima di essere stampate su riviste specializzate. Questo nulla toglie al rigore col quale si deve realizzare un esperimento e alla riproducibilità di una eventuale scoperta che da quell’esperimento può venir fuori. E con questo spero di aver risposto a chi mi tira in ballo, con lezioni sul galateo scientifico.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



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Messaggio modificato il: 29-09-2011 alle 12:18 da Cher.

29-09-2011 09:37
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lucaberta
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Messaggio: #4
RE: [OT] Scienza e Tecnologia

Credo che questo articolo di Zichichi centri in maniera *perfetta* uno dei gravi problemi che affligge l'umanita' intera, ultimamente.

Mi riferisco al fatto che tutto deve essere chiaro fin da subito, ci devono essere immediatamente dati chiari e precisi per ogni evento o situazione, quando magari la natura stessa delle cose va contro il "tutto subito".

L'evento piu' lampante lo abbiamo avuto settimana scorsa con il rientro in atmosfera di UARS, quando la NASA e' stata indicata come ignorante o peggio complottista nel non saper dare informazioni piu' precise su di un evento che, per sua natura, ha un sacco di variabili in gioco. Ed un errore di qualche secondo sul calcolo del rientro voleva dire magari 1000km in piu' o in meno sul punto di effettivo rientro.

Per tacere poi degli incidenti aerei, dove tutto deve essere chiaro sin da subito, e se ci sono indagini che vanno avanti per mesi, e' perche Airbus o Boeing o la compagnia aerea stanno insabbiando le cose.

Non menziono piu' di tanto il nucleare. TEPCO e' stata massacrata in continuazione facendo di tutta l'erba un fascio. Ora che i reattori sono in cold shutdown con tre mesi di anticipo sulla roadmap, ovviamente nessuno spendera' una parola di complimenti nei confronti dei tanti tecnici che si sono ammazzati di lavoro per arrivare a questo evento di considerevole importanza.

Perche' il mondo ha cosi' tanta fretta?  Dove stiamo andando cosi' in fretta?

Io sinceramente non ho una buona risposta.  E voi?

Ciao, Luca


Luca Bertagnolio
Futuro Nucleare
http://futuronucleare.com
@futuronucleare
29-09-2011 12:08
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Messaggio: #5
RE: [OT] Scienza e Tecnologia

http://www.youtube.com/watch?NR=1&v=1lpGqqyq530

E qui ci si diverte.......................Toungue mai vista un ammasso di fesserie tutte messe in unico "contenitore"!
Guardandolo con occhio attento e visto sotto l'aspetto di come si deve manipolare l'opinione di qualcuno , bè va prestata attenzione per carpine i meccanismi che utilizzano.
Capiti i meccanismi , il contenuto o l'argomento diventa irrilevante.
In pratica la scienza della comunicazione,come carpirne i meccanismi per proteggersi.

In fondo il nucleare è stato il primo "argomento" ipermanipolato per ceare la psicosi radiofobica nell'opinione pubblica.


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Messaggio modificato il: 07-10-2011 alle 14:04 da Cher.

06-10-2011 21:43
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RE: [OT] Scienza e Tecnologia

http://www.ilgiornale.it/interni/neutrin...comments=1


Neutrini più veloci della luce Primo ok dei super esperti

di Antonino Zichichi - 19 novembre 2011, 12:00


Il Gruppo OPERA ha dato la prima risposta alle numerose critiche su possibili «errori sistematici» in grado di invalidare la conclusione sulla velocità dei neutrini. Questa risposta riguarda la «partenza» dei neutrini, che è molto complessa.

Ha inizio al CERN con i protoni di alta energia che generano un fascio di «mesoni» i quali si trasformano in altre particelle tra cui i neutrini. Questa trasformazione avviene lungo un tunnel da un chilometro. Dal CERN parte quindi un «treno» di neutrini lungo ben mille metri.

A generare questo treno di neutrini sono - come detto prima - i protoni di alta energia, la cui struttura temporale è di fondamentale importanza. Nell'esperimento di OPERA la struttura in tempo dei protoni era di ben diecimila nanosecondi. Stava qui la prima difficoltà.

Siamo proprio sicuri che non ci siano errori «sistematici» nel passare dai diecimila nanosecondi di partenza ai sessanta nanosecondi nell'arrivo dei neutrini?

Era necessario partire con un fascio di protoni molto più stretto nel tempo. Partendo con un fascio di protoni - ciascuno di 3 nanosecondi - e distanti uno dall'altro 524 nanosecondi, il gruppo OPERA ha osservato al Gran Sasso 20 eventi di neutrini che riproducono la stessa struttura temporale dei protoni di partenza. I temuti effetti «sistematici» non ci sono. È così superata la prima difficoltà.

Come detto più volte su queste colonne quando la scoperta di OPERA sarà confermata da altri esperimenti avremo sul piatto delle certezze scientifiche la più grande scoperta degli ultimi 420 anni. L'avventura scientifica che ci ha portato agli orologi atomici e ai neutrini parte infatti con Galileo Galilei 420 anni fa, quando il padre della Scienza di primo livello cercò di capire cos'è la luce. A quei tempi nessuno sapeva alcunché sull'esistenza dei neutrini, le più leggere particelle dell'universo.

E si sapeva poco, quasi niente, della luce. Non se ne era capita la natura e tutti la pensavano dotata di velocità infinita. Tutti eccetto Galileo Galilei che pose la domanda: qualcuno ha misurato la velocità infinita della luce? Risposta: nessuno. Era quindi necessario misurarla. Le tecnologie di quei tempi erano le lanterne come sorgenti di luce e il ticchettio del polso come orologio.

Se la velocità della luce fosse stata trenta volte superiore alla velocità del suono, Galilei sarebbe riuscito a scoprire che la velocità della luce non era infinita. Purtroppo la luce viaggiava (e viaggia) a una velocità che è ottocentosettantamila volte superiore a quella del suono. Ecco perché l'esperimento non dette a Galilei il risultato sperato.

Oggi siamo agli orologi atomici e sappiamo misurare i tempi di volo delle particelle subnucleari con precisione da 15 picosecondi. È questo l'ultimo record ottenuto al CERN proprio in questi giorni. Un picosecondo è un millesimo di nanosecondo (miliardesimo di secondo). L'incertezza nella misura di OPERA è di 15 nanosecondi; se fosse di 15 picosecondi sarebbe mille volte meglio. A questo traguardo siamo arrivati partendo da Galilei che nel 1591 cercò di misurare la velocità della luce.

Partendo dal 1591, per capire cos'è la luce (una vibrazione del campo elettromagnetico), ci sono voluti trecentocinque anni con tante scoperte e invenzioni su cosa fanno le cariche elettriche e le calamite. La descrizione di queste scoperte richiederebbe centinaia e centinaia di pagine. La loro sintesi è in appena quattro righe: le quattro equazioni di Maxwell. Fu la più potente sintesi rigorosamente logica di tutte le scoperte in Elettricità, Magnetismo e Ottica.

Questa sintesi esigeva l'esistenza di una velocità assoluta: quella della luce che è di circa un miliardo di chilometri l'ora. Nella Conferenza Mondiale dei Fisici del 1896, trecentocinque anni dopo l'esperimento di Galilei, Lord Kelvin tenne la lezione d'apertura dicendo: «Cari colleghi, grazie alle quattro equazioni di Maxwell possiamo dire di avere finalmente capito cos'è la luce e che la sua velocità è una costante fondamentale della natura. Non può esistere alcun modo di trasmettere segnali a velocità superiori». Nasce così la comprensione rigorosa di tutti i fenomeni elettromagnetici cui si da il nome di Elettrodinamica Quantistica (QED: Quantum ElectroDynamics).

Chi scrive ha realizzato la prima rigorosa verifica di QED. Per far questo è stata necessaria l'invenzione di una nuova tecnica (oggi in uso in tutti i laboratori specializzati) per costruire campi magnetici polinomiali di altissima precisione. Senza QED non potrebbero esistere tutte quelle cose entrate nella vita di tutti i giorni: radio, TV, cellule fotoelettriche, telecomandi per aprire e chiudere le porte, telefonini, computer, Internet, tecnologie mediche (Raggi X, TAC, PET, Risonanza Magnetica, bisturi laser etc.) che hanno portato la speranza di vita oltre gli 80 anni ed elettrodomestici di ogni tipo; né alcun astronauta avrebbe potuto metter piede sulla Luna, se non avessimo scoperto QED: la logica delle Forze Elettromagnetiche che ha il suo baluardo nella velocità della luce, costante e assoluta.

Se è vero che i neutrini battono la luce in velocità, bisogna capirne le radici, che potrebbero essere numerose.

Le radici preferite da chi scrive sono nel Supermondo. In questo caso come la mettiamo con la tecnologia entrata nella vita di tutti i giorni? Niente paura, la nostra tecnologia non andrà in crisi in quanto ha radici in QED. Sono le estrapolazioni teoriche - incluse tutte le elucubrazioni filosofiche - che entreranno in crisi. Una cosa è certa: lo spazio-tempo con le 4 dimensioni (3 di spazio e una di tempo) non basta per descrivere ciò che abbiamo finora capito sulla Logica che regge l'universo.

Ci sono oggi almeno sette «motivi» che portano all'ipotesi del Supermondo, con le sue 43 dimensioni. Nessuno può prevedere i possibili sviluppi delle nostre ricerche intese a decifrare la Logica nella quale potrebbe entrare la velocità dei neutrini. Esattamente come nel 1896 né Kelvin né alcun altro fisico avrebbe saputo immaginare l'enorme quantità di scoperte scientifiche e di invenzioni tecnologiche occorse dal 1896 al 2011, grazie a QED. Una cosa è certa: se esiste il Supermondo si aprirà per tutti un orizzonte scientifico con 43 dimensioni di spazio-tempo.
*Autore del Progetto Gran Sasso e professore emerito di Fisica superiore nell'università di Bologna


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20-11-2011 11:23
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Messaggio: #7
RE: [OT] Scienza e Tecnologia

Mi auguro che ciò che segue non vi sia sfuggito.

IGNITOR E LA DOMANDA MONDIALE DI ENERGIA
I paesi consumatori di energia possono essere divisi per fasce:

nella prima fascia troviamo i paesi di antica tradizione industriale i cui consumi, in assenza di crisi economiche, di norma crescono al ritmo del 2 – 2,5% annuo e quindi da qui al 2020 i loro consumi cresceranno all’incirca del 25%;

nella seconda fascia troviamo la Cina e L’India che, rappresentando il 40% della popolazione mondiale, costituiscono un caso a sé. Secondo una media ponderata l’ incremento dei loro consumi energetici da qui al 2020 si aggirerà attorno al 250%;

nella terza fascia troviamo quei paesi che attualmente hanno un consumo pro capite nettamente inferiore a quello dei paesi della prima fascia, ma da qui al 2020 i loro consumi cresceranno del 300% e rappresentano 1 miliardo di persone;

nella quarta fascia vi sono quei paesi il cui consumo energetico si prevede che cresca ma non in modo così impetuoso come nei paesi della terza fascia; questi paesi nel 2020 consumeranno intorno al 50 – 60% più di oggi.

Infine ci sono un miliardo di persone che attualmente non dispongono di energia elettrica.

Tirando le somme e limitandoci ai consumi di energia elettrica è prevedibile che la domanda globale nel 2020 sarà almeno dell’80% superiore a quella del 2011.

Se queste previsioni non saranno contraddette da eventi catastrofici, su scala mondiale ci troveremo di fronte a tre opzioni:
• produrre energia elettrica a costi doppi o tripli rispetto agli attuali e questo per l’Italia, paese importatore di materie prime energetiche, sarebbe drammatico,
• costruire nuovi impianti a fissione in quei paesi che non rifiutano l’opzione nucleare e da questi importare energia (come del resto noi italiani stiamo già facendo importando energia elettrica dalla Francia direttamente o attraverso la Svizzera),
• investire decisamente nella ricerca e nella sperimentazione.
Veniamo dunque ad Ignitor.

Il progetto ha l’obiettivo di conseguire entro il 2016 la ignizione del plasma, dimostrare cioè la praticabilità della fusione al fine di produrre energia elettrica. Questo non significa avere risolto i problemi tecnologici che dovranno essere affrontati per arrivare alla costruzione di un prototipo di generatore di energia elettrica e dunque oggi non è possibile prevedere quando questo prototipo sarà disponibile. Tanto meno è possibile immaginare quale possa essere il costo industriale di un generatore a fusione.

Ma intanto il tempo incombe; che fare in attesa del generatore a fusione?

Ancora Ignitor ci viene in soccorso e, senza entrare in spiegazioni tecniche, di seguito accenniamo come, prima ancora di generare energia elettrica da fusione, Ignitor può comunque dare un grosso contributo alla produzione di energia elettrica.

Le odierne centrali a fissione nucleare, come pure quelle di terza e quarta generazione, attualmente allo studio, producono scorie radioattive. Semplificando, queste scorie possono essere divise tra scorie potenzialmente riutilizzabili e scorie inutilizzabili il cui tempo di decadimento (tempo necessario perché non siano più radioattive) si calcola in migliaia di anni.

Ebbene Ignitor produce una grande quantità di neutroni, per così dire pieni di energia; indirizzando questi neutroni sulle scorie delle centrali a fissione si otterrebbero questi risultati: il tempo di decadimento delle scorie inutilizzabili si ridurrebbe a qualche decina di anni, mentre le altre scorie da potenzialmente riutilizzabili diventerebbero concretamente riutilizzabili.

Come potete comprendere risultati di questo genere sarebbero straordinari.

Non basta, i neutroni pieni di energia forniti da Ignitor possono fare di meglio.

Da molti anni si sta studiando la possibilità di costruire impianti a fissione nucleare utilizzando il Torio, che non presenta i rischi legati alle scorie radioattive degli attuali impianti a fissione che utilizzano quali combustibili l’Uranio o il Plutonio. Le scorie del Torio hanno infatti un tempo di decadimento molto rapido. Oltre a ciò le riserve mondiali di Torio sono molto maggiori di quelle dell’Uranio (anche l’Italia ha le sue brave riserve di Torio) e, a parità di massa, la quantità di energia prodotta dal Torio è molto maggiore di quella resa dalle centrali a fissione che conosciamo.

Infine una ipotetica centrale a Torio produrrebbe energia solo grazie a una “alimentazione” esterna e quindi non presenta il rischio di una reazione a catena incontrollata.

In conclusione una centrale a Torio offrirebbe enormi vantaggi rispetto al nucleare tradizionale, sia in termini di gestione delle scorie che in termini di sicurezza.

Il problema è che il Torio non ne vuol sapere di subire la fissione, ma ecco che arrivano gli energici neutroni di Ignitor ed anche il Torio può diventare fissile.

Come avrete apprezzato un grande progetto di ricerca come Ignitor regala vantaggi collaterali, concreti e produttivi già nel medio periodo.

Ecco perché la ricerca è importante.

Ecco perché un paese che fa poca ricerca perde colpi, non crea occupazione e meno che mai ne crea di qualificata.
dicembre 2011
g. patruno


Michele Greco

06-12-2011 16:53
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RE: [OT] Scienza e Tecnologia

Grazie all'utente Michele Greco di aver segnalato il progetto IGNITOR
qui per saperne di più:
http://www.ignitor.it/index.html


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



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drugo
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Messaggio: #9
RE:  [OT] Scienza e Tecnologia

michele.greco@alice.it ha Scritto:


Ecco perché la ricerca è importante.

Ecco perché un paese che fa poca ricerca perde colpi, non crea occupazione e meno che mai ne crea di qualificata.
dicembre 2011
g. patruno


Michele Greco


La ricerca è fondamentale. E' anche importante investire le (poche) risorse sui progetti più promettenti, per quanto riguarda la ricerca applicata (discorso a parte la ricerca di base, che secondo il mio modesto parere dovrebbe essere finanziata a prescindere dalle risorse, nei limiti del possibile ovviamente).
Quindi: a che serve Ignitor?
1) a dimostrare la fattibilità della fusione controllata? Ottimo, ma allora usciamo da ITER.
2) a dimostrare che il professor Coppi ha avuto un'idea migliore del resto del mondo (possibilissimo: non metto in dubbio la valenza scientifica del progetto). Spiacente, ma perchè dovremmo spenderci i nostri 4 soldi?
3) a produrre neutroni veloci? già lo fanno i reattori veloci (appunto), gli acceleratori di particelle ecc.
4) a convertire torio in U233? Esistono fior di progetti per farlo con reattori termici, è stato dimostrato sperimentalmente negli anni 60.
Il Torio non diventa fissile, per inciso.

Ricordo infine che:
per il punto 1) ci stanno per arrivare in USA con il confinamento inerziale,
(https://lasers.llnl.gov/) alla faccia di 40 anni di esperimenti con i Tokamak
2) i neutroni veloci attivano e rendono radioattivo tutto quello che gli sta intorno, altro che niente scorie nucleari.

Mi piange il cuore, ma dubito che vedremo mai dei reattori a fusione connessi ad una rete elettrica, nel senso di produttori netti di energia.

Felice di essere smentito su tutti questi punti, un assai desolato
Drugo

06-12-2011 23:44
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Cher
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L'ultima scoperta del Cern: ecco la particella di Dio


di Antonino Zichichi - 14 dicembre 2011, 09:00

La «Particella di Dio» ha due proprietà straordinarie: anzitutto essere una autentica «pallina», non dotata di moto intrinseco rotatorio come sono le «trottoline». Eppoi essere dotata di massa immaginaria.

Non come concetto filosofico astratto. Ma come componente effettiva di quella cosa individuata dal grande fisico francese Joseph-Louis Lagrange (1736-1813) e per questo detta Lagrangiana. In termini semplici la Lagrangiana è la densità di energia legata a un fenomeno fisico.

Il primo passo per affrontare un problema fisico è infatti riuscire a trovare qual è la densità di energia legata al problema che si vuole cercare di capire. Ed ecco come nasce l’importanza della «Particella di Dio». Essa permette di fare calcoli senza avere risultati divergenti. Vediamolo con un esempio.

Se facciamo un calcolo per sapere quanto possiamo spendere per i regali di Natale diamo per scontato che il risultato deve essere ragionevole: esempio 350 euro. Se venisse fuori un numero come 350mila euro, dovremmo cercare di capire dove abbiamo sbagliato. Se ripetendo il calcolo trovassimo un numero ancora più grande, addirittura infinito, dovremmo concludere che quel calcolo ha dentro un errore che ci porta a risultati divergenti. È ciò che accade quando nei calcoli dei fenomeni fisici fondamentali si introduce la massa.

Un bel piatto di spaghetti non potrebbe esistere se la sua massa fosse zero. Il Sole, la Luna, le montagne, gli oceani, l’aria che respiriamo, noi stessi, non potremmo esistere se non ci fosse la massa. Eppure quando si cerca di descrivere in modo rigoroso l’Universo nelle sue proprietà fondamentali ci si accorge che sarebbe molto meglio se la massa potesse essere eliminata dalla descrizione matematica dei fenomeni fisici.

Volendo insistere nel tenere la massa, vengono fuori calcoli con risultati infiniti cui si dà il nome di «divergenze»: un bel guaio in quanto serve a poco descrivere tutto ciò che esiste come se fosse privo di massa.

Tornando all’altra proprietà della «Particella di Dio» - essere pallina - ricordiamo che qualsiasi cosa è fatta di «trottoline», non di palline. Le trottoline per fare il mondo a noi familiare sono di appena tre tipi: protone, neutrone ed elettrone.

Il protone e il neutrone sono fatti ciascuno con tre trottoline fondamentali dette «quark». L’elettrone invece è esso stesso trottolina fondamentale. Non esiste alcun esempio di particella fondamentale che sia di tipo «pallina» con massa immaginaria.

Furono sei fisici (Englert, Brout, Higgs, Guralnik, Hagen, Kibble) ad avere l’idea di mettere nella Lagrangiana una «pallina» con massa immaginaria. E infatti per diversi decenni la particella ipotizzata dai sei fisici venne per semplicità definita «bosone di Higgs».

Poi «Particella di Dio», per due motivi. L’enorme difficoltà nel provarne l’esistenza e il miracolo che avrebbe dovuto produrre: dare la massa a tutto ciò che esiste senza produrre le catastrofi dette divergenze. Evitare le divergenze non è un dettaglio banale.

E infatti sono stati due grandi fisici, Gerardus ’t Hooft e Martinus Veltman, a dimostrare che l’introduzione di una pallina con massa immaginaria permette di superare i guai delle divergenze. Ecco quindi il grande miracolo: produrre la massa reale per tutte le «trottoline» fondamentali e cioè quark (necessari per fare protoni e neutroni) e leptoni (di cui l’elettrone è un esempio) che sono indispensabili per fare il mondo.

E produrre anche la massa zero per quella trottolina detta «fotone» di cui la luce è un esempio. Come se non bastasse la «Particella di Dio» con massa immaginaria genera una «Particella di Dio» con massa reale. È questa particella che da diversi anni noi abbiamo cercato di produrre nei nostri Laboratori al Cern, prima con la macchina Lep e oggi con la macchina Lhc.

Con la macchina Lep (il collisionatore di elettroni e antielettroni) siamo riusciti a stabilire che la «Particella di Dio» non poteva esistere con massa inferiore a 114 miliardi di elettronvolt; qualcosa come 120 volte la massa dei nostri protoni (chi scrive è stato co-autore del progetto per cercare il bosone di Higgs con Lep).


Con la nuova macchina del Cern (Lhc Large Hadron Collider operante a 7mila miliardi di elettronvolt) sembra che i primi segni della sua esistenza con massa superiore a quanto stabilito con Lep comincino a venir fuori. I due gruppi di ricerca (Cms e Atlas) hanno portato i risultati finora ottenuti ed è fuori discussione che le notizie sono incoraggianti.

Ieri al Cern, nell’Aula Magna strapiena di fisici, giornalisti e invitati d’eccezione, il responsabile supremo del Cern, Rolf Heuer, ha giustamente messo in evidenza il messaggio scientifico che nasce da queste nuove rigorose ricerche.

E cioè che c’è una sola certezza: entro il 2012 - prima dell’interruzione per venti mesi di Lhc - sapremo se la «Particella di Dio» esiste veramente o se toccherà a Lhc, operante a 14mila miliardi di elettronvolt, dare la risposta. È bene essere prudenti, essendo in gioco un problema la cui soluzione è attesa da circa mezzo secolo.

E infatti la prima volta che questo problema venne trattato fu alla Scuola internazionale di fisica subnucleare di Erice: correva l’anno 1964.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
14-12-2011 11:20
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