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Solidarietà A PhD Franco Battaglia
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giorgio_luppi
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Messaggio: #131
RE:  Solidarietà A PhD Franco Battaglia

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Solare, che fregatura: costa e fa pure flop


di Franco Battaglia - 11 aprile 2012, 08:39

Lo scorso venerdì il parlamento tedesco ha tagliato del 40% le sovvenzioni al fotovoltaico (Fv). Non possiamo che gioirne, ma avrebbero dovuto tagliare del 100%. Nei mesi precedenti, tra grandi e piccole, decine di aziende tedesche del settore erano fallite.

Anche di questo gioiamo: dobbiamo comprendere che il Fv è una cancrena che sta divorando l’economia mondiale, peggio di quanto non faccia la camorra e se fallisce la camorra noi gioiamo.



Che dire delle opinioni del Prof Battaglia?
- gioisce se le aziende chiudono: in un momento come questo mi sembra particolarmente fuori luogo
- paragona l' industria fotovoltaica alla camorra:  non mi risulta che gli operatori del fotovoltaico sciolgano i bambini nell'acido

05-06-2012 17:54
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Cher
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RE: Solidarietà A PhD Franco Battaglia

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Terremoto, così la Regione ha ignorato l’allarme sisma


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
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Messaggio: #133
RE: Solidarietà A PhD Franco Battaglia

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L'ecologia, un disastro nato per colpa di una favoletta


di Franco Battaglia - 22 giugno 2012, 08:00

Mentre i grandi leader del mondo si riuniscono invano a Rio per l’inutile ecosummit, ricorre il 50mo anniversario della Primavera Silenziosa, la Bibbia degli ambientalisti. Chi mi legge sa che io ritengo che l'ambientalismo - assieme a schiavitù, nazismo, comunismo, terrorismo - sia uno dei grandi mali che hanno afflitto l’umanità. Qualcuno dice che sono severo, qualcun altro taglia corto e dice che sono provocatore e bugiardo. Facciamo così: giudicate voi.

È indubbio che l'ambientalismo è animato da, apparentemente e a parole, ottime intenzioni, come peraltro ottime furono, almeno a parole, le intenzioni di nazismo e comunismo. L'ottima intenzione dell'ambientalismo - di cui, peraltro, proprio i gerarchi nazisti furono ardenti seguaci - è salvare il pianeta. Da chi e/o da cosa? Da chi, dall'uomo stesso: siamo noi il cancro del pianeta e come ogni cancro va estirpato con la forza. Da cosa, da una pletora di pericoli che, però, sono per lo più fasulli. Porre in essere azioni per alleviare rischi inesistenti o, peggio, per ignorare, non affrontare (o, sempre peggio, aggravare) rischi reali, può avere conseguenze fatali e pandemiche.

Rachel Carson aveva iniziato gli studi universitari di biologia e, coerente con una pratica che sarebbe diventata ricorrente tra gli ambientalisti, non riuscì a completarli fino al dottorato: conseguì solo un bachelor (l'equivalente della nostra odierna laurea triennale) e con diversi anni di ritardo rispetto ai coetanei. Fallita come scienziata, si dette alla divulgazione contro la scienza. Nel 1948 Paul Muller era stato premiato col Nobel per aver inventato la molecola del Ddt, cruciale per la lotta contro il tifo e la malaria. Nel 1948, nella sola isola di Ceylon (odierno Sri Lanka), si contarono 2 milioni di casi di malaria che, grazie al Ddt, poi benedetto da Winston Churchill come «polvere miracolosa», si ridussero a 31 casi nel 1962.

E nel 1962 uscì Primavera Silenziosa. Nel cui primo capitolo la Carson si inventò di sana pianta una città così avvelenata dal Ddt che le primavere sarebbero appunto silenziose, a causa della morte di tutte le specie di insetti e uccelli che altrimenti allietano le orecchie di chi va per prati. La città naturalmente non esiste, ma lo stesso il Ddt fu bollato nel libro come «l'elisir della morte», mentre invece stava salvando milioni di vite umane. Cosa che continuò a fare fino a quando la campagna lanciata dalla Carson e urlata dai movimenti ambientalisti (che stavano al tempo nascendo) lo mise al bando, proibendone l'uso in tutto il mondo. La conseguenza fu (è) che milioni di persone hanno ripreso (stanno continuando) a morire per la malaria: da 650mila fino a due miliono l’anno. Il che dovrebbe già rendere giustizia del paragone con nazismo e comunismo. Nel caso non ne foste ancora convinti, continuate a leggere.

Non contenti della strage della malaria, i Verdi del mondo sono impegnati in altre non meno imponenti. La lotta all'agricoltura con organismi geneticamente migliorati (Ogm) è una di queste. Vi sono nel mondo oltre un miliardo di persone che, essendo la loro unica fonte di nutrizione il riso (vegetale di propria natura privo di vitamina A), soffrono di un grave deficit alimentare, che nei casi più severi causa cecità o anche morte prematura. Se solo quelle persone potessero coltivare golden rice che, geneticamente migliorato, è ricco di beta-carotene (un precursore della vitamina A), il loro destino sarebbe meno miserabile. Ma non possono perché gli ambientalisti del mondo hanno dichiarato la guerra agli Ogm.

Un'altra tanto tragica quanto ignorante lotta dei Verdi del mondo è quella per la riduzione delle emissioni di CO2. Dovete sapere che l'85% delle azioni che facciamo sfruttano energia prodotta con emissioni di CO2 (il restante 15% no, grazie a nucleare e idroelettrico) e che l'80% dei costi del cibo nel nostro piatto sono costi energetici: in pratica, la moderna agricoltura altro non è che la trasformazione di petrolio in cibo. Orbene, ridurre le emissioni di CO2 del 50% come prefigurano i Verdi (tra i quali brillano personaggi come Al Gore o il Principe Carlo d'Inghilterra), a noi farebbe saltare la cena, ma porterebbe centinaia di milioni di persone dalla condizione di morti-di-fame a quella di morti per fame.

E ora il vostro severo verdetto: ditemi se è vero o no che l'ambientalismo ha o non ha fatto danni enormi, tali da farlo di diritto entrare nella classifica dei grandi mali del mondo. E ancora più danni potrebbe fare se i suoi insani propositi non saranno fermati.


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RE: Solidarietà A PhD Franco Battaglia

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Ilva, la bufala delle ricerche: sbagliati i dati sui tumori
Ipotesi sbagliate e risultati inutili: lo studio epidemiologico non ha valore scientifico. Eppure è stato usato dai pm
Franco Battaglia - Ven, 17/08/2012 - 16:20

Il rapporto epidemiologico moralmente responsabile dell'incarcerazione (ancorché ai domiciliari) di persone innocenti avrà un prezzo elevato, come immagino risulti dalla parcella, ma non ha alcun valore scientifico: è un esercizio accademico di statistica fondato su ipotesi errate e risultati inconcludenti.

Come si evince da ciò che scrivono gli stessi autori nel capitolo reso disponibile (quello conclusivo).

Il primo quesito posto dai committenti chiedeva inquinanti e patologie associate. Se la domanda avesse interessato non l'Ilva ma la vostra automobile, la risposta sarebbe stata la stessa. Correttamente gli autori precisano che «stabilire se l'esposizione a un agente sia causalmente associata a effetti sanitari è semplice quando l'esposizione è condizione necessaria e sufficiente per la patologia». Ad esempio, contraete epatite B se e solo se esposti al virus. Se invece il nesso è casuale (e questo è il caso di cui si tratta qui) le cose si complicano dannatamente e, in particolare, non si può decidere né se gli esposti sviluppano la patologia né se chi l'ha sviluppata lo ha fatto perché esposto. Bisogna allora affidarsi alla statistica, scienza che più di una volta gli epidemiologi hanno dimostrato di non sapere usare.

Quelli del rapporto candidamente dichiarano di avere assunto che gli effetti degli inquinanti sono lineari-e-senza-soglia. Grave, gravissimo errore, che da solo basta a inficiare tutti i successivi risultati. Per capire l'ipotesi, supponiamo di avere accertato che ingerire in una volta la dose di caffeina contenuta in 200 caffè vi porti all'obitorio con probabilità 1/2. L'assunzione lineare-senza-soglia dice che con la caffeina di un caffè la probabilità di morire è di 1/400. Attenzione: la prima probabilità detta (1/2) è vera ed accertata, l'ultima (1/400) è una congettura. Ed è sicuramente falsa, ma pur tuttavia utile in ambito protezionistico. Altrettanto sicuramente, però, non può essere usata, come fanno gli epidemiologi inesperti, in ambito patologico. Essi così ragionano: se ipotizziamo che la probabilità di morire dopo aver bevuto un caffè è 1/400, allora se 400 individui ne hanno bevuto uno, uno di essi deve perciò essere morto. E se a Taranto ieri mattina 400mila individui hanno preso un caffè, ieri mattina sono perciò deceduti 1.000 tarantini.

L'errore è nell'aver usato quel dato (probabilità 1/400) per valutazioni patologiche. Per capirci: se mi chiedete quanti caffè potete bere in una volta accettando una probabilità di morire di 1/400, io vi suggerisco il limite di un espresso; se accettate una probabilità di morire di 1/200 vi concedo un espresso doppio. Questa è protezione. Passare alla patologia non si può. Lo fecero gli epidemiologi che all'indomani della disgrazia di Chernobyl pronosticarono decine di migliaia di decessi per tumore alla tiroide: furono invece registrati, in 25 anni, 15 decessi per tumore alla tiroide, tanti quanti se ne registrano, in 25 anni, in qualunque altra parte del mondo ugualmente vasta. E lo fecero gli epidemiologi che stimarono un incremento del 500% dei casi di leucemia attorno alle antenne di Radio Vaticana: non vi fu alcun incremento. Gli autori del rapporto-Ilva precisano che l'ipotesi lineare-senza-soglia è coerente con la normale prassi scientifica: sì, ripeto, ma solo in ambito protezionistico.

Nei quartieri incriminati gli autori attribuiscono alle emissioni dell'Ilva 9 decessi l'anno per 100mila abitanti, che sono, dicono, l'1,2% dei decessi. Cioè nei quartieri incriminati vi sono 750 decessi l'anno ogni 100mila abitanti. A parte il fatto che in Italia muoiono ogni anno 1.000 persone ogni 100mila abitanti, attribuire precisa causa a 9 casi su 750 può farsi solo con un esercizio accademico di statistica necessariamente inficiato da ipotesi errate. Gli stessi autori lo scrivono: «La popolazione studiata è piccola, il numero di eventi poco numeroso e ciò comporta forte incertezza nelle stime e ampi intervalli di confidenza». È vero che aggiungono: «I risultati sono coerenti con la letteratura», ma se il loro rapporto farà mai parte della letteratura, anch'esso sarà invocato da un altro rapporto stravagante a sostegno delle proprie stravaganze.

Taranto è uno dei principali porti di distribuzione di sigarette di contrabbando, che la polizia ha trovato contraffatte, contenenti aggiuntive sostanze tossiche. Nei quartieri incriminati hanno precarie condizioni socioeconomiche, ed è in questi quartieri che i fumatori acquistano sigarette di contrabbando, che costano meno. Hanno gli Autori considerato questo importante fattore? Sulle sigarette sono inequivocabili: «Non abbiamo avuto la possibilità di controllare per i fattori di rischio individuali il fumo di sigarette». Di sigarette contraffatte, poi, sembra ne disconoscano l'esistenza.

Scrivono, ancora: «Molti lavoratori prima che all'Ilva avevano prestato servizio presso l'Arsenale, al quale abbiamo chiesto dati che non sono pervenuti. Non è stato pertanto preso in considerazione questo fattore confondente, che però riteniamo estremamente improbabile». Se lo ritenevano estremamente improbabile, perché hanno chiesto i dati? A leggere il rapporto sembra che la loro irrilevanza sia emersa solo dopo che ci si è dovuti rassegnare alla loro indisponibilità.

Infine, ma non ultimo, ancora gli stessi autori: «È chiaro che per quanto riguarda i tumori l'esposizione rilevante è occorsa negli anni '60-'80». Già, ma i dati di inquinamento sono recenti, e in quegli anni l'inquinamento dal parco automobilistico, ad esempio, faceva impallidire quello di qualunque azienda.

In tutto ciò che ho letto una cosa è chiara: gli autori si raccomandano che l'indagine epidemiologica prosegua. Ma è, questa, la raccomandazione finale di ogni indagine epidemiologica. I magistrati e i responsabili politici dovrebbero tenere bene in mente che l'epidemiologia, ancorché interessante strumento d'indagine, non è una scienza.


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RE: Solidarietà A PhD Franco Battaglia

Il nucleare compie 70 anni (ma l'ipocrisia non ha età)

Nel 1942 Enrico Fermi produsse la prima reazione a catena controllata. Oggi ha vinto chi quell'energia non la vuole. Ma poi la compra in Francia
Franco Battaglia - Dom, 02/12/2012 - 09:36

Il 2 dicembre ricorrono 70 anni dalla prima reazione nucleare a catena controllata in laboratorio. L'annuncio riservato dell'evento occorse in una conversazione in codice, tra il fisico Arthur Compton - premio Nobel già dal 1927 - e James Conant, Presidente del Comitato di Difesa Nazionale americano: «Il navigatore italiano è approdato nel nuovo mondo», annunciò Compton.

«E come hanno reagito gli indigeni?» chiese Conant. «Tutti abbiamo toccato terra sani e salvi», rassicurò il fisico.
Quel navigatore era Enrico Fermi. Ma il viaggio iniziò nel 1932 con la scoperta del neutrone, di cui già dal 1920 il fisico Ernest Rutheford suggeriva l'esistenza. La scoperta avvenne in modo accidentale, come ogni tanto avviene, nel 1928, ma solo nel 1932 si capì che si era scoperto il neutrone.

Dopo quella scoperta, colpire la materia con fasci di neutroni divenne, nei laboratori di fisica, una moda. Ma non capricciosa: i neutroni, essendo appunto neutri, non subiscono la repulsione elettrostatica da parte dei nuclei della materia e risultano pertanto ideali per penetrare, letteralmente, nell'intimità della materia stessa.

Fu proprio Fermi il leader mondiale in questa ricerca: il suo gruppo di Roma intraprese il programma sistematico di bombardare con neutroni gli elementi della tavola periodica.
Nel 1934 giunsero all'uranio, elemento che si mostrò generoso di novità: bombardandolo con neutroni, si generarono numerosi altri prodotti radioattivi.
Fermi si fece l'opinione che si trattasse di elementi più pesanti dell'uranio e, sebbene fosse fallito ogni tentativo di dimostrarla, quell'opinione era dominante ancora nel 1938, anno in cui gli fu conferito il Nobel, appunto, «per aver scoperto la radioattività artificiale indotta da bombardamento con neutroni».

A dire il vero, Ida Noddack, una chimica tedesca, aveva suggerito che si formassero elementi leggeri e che Fermi fosse in errore. Ma, vuoi perché era una donna, vuoi perché era una chimica, vuoi perché era poco nota, vuoi - soprattutto - perché non forniva prove convincenti a quel suo radicale suggerimento, essa fu ignorata. Piaccia o no, la Scienza procede anche così (ed è giusto così).

Ci vollero altri chimici e un'altra donna per svelare il mistero. Nel 1938 i chimici tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassman dimostrarono che uno dei prodotti del bombardamento dell'uranio con neutroni era il bario, un elemento molto più leggero. La cosa era inspiegabile, perché inspiegato era il processo che consentiva al piccolo neutrone di rompere un nucleo atomico. Hahn ne scrisse all'amica e collega Lise Meitner, una viennese di origini ebree e che già quello stesso anno si era dovuta rifugiare a Stoccolma per sfuggire alle persecuzioni naziste.

Lise mostrò la lettera di Hahn al proprio nipote, Otto Frisch, anch'egli fisico. Il giorno di Natale, durante una passeggiata sulla neve, zia e nipote visualizzarono il processo: colpito dal neutrone, il nucleo si comportava come una goccia di liquido che si allungava fino a spezzarsi in due nuclei più piccoli; che poi, per repulsione elettrostatica, si allontanavano rapidamente l'uno dall'altro con energia che calcolarono, correttamente, di circa 200 MeV.
Chiamarono quel processo nuclear fission, mutuando il termine dalla biologia, che lo usava già per la scissione cellulare. Otto Hahn pubblicò da solo i risultati e nel 1944 fu insignito del Nobel per la chimica «per aver scoperto la fissione dei nuclei pesanti». Curioso che Lise Meitner non fosse stata ringraziata da alcuno per il suo ruolo determinante in quella scoperta.

Non ci volle molto a rendersi conto che dal nucleo spezzato si producevano anche neutroni secondari, facendo così sorgere il sospetto-speranza che questi avrebbero potuto innescare una reazione a catena capace di produrre enormi quantità d'energia. Per la conferma ci vollero altri 4 anni. A Chicago Fermi costruì il primo reattore nucleare, privo di schermo di protezione e di sistema di raffreddamento.

Le barre di cadmio che controllavano il decorso della reazione furono rimosse una alla volta finché si raggiunse, con la criticalità, anche il decorso a catena della reazione stessa. Erano le 3.25 pomeridiane del 2 dicembre 1942. Dopo mezz'ora Fermi stesso reinserì le barre di cadmio, la reazione si fermò, e Compton informò i militari.

Che finanziarono il progetto Manhattan, il cui successo pose fine alla guerra. Fermi fu costretto a scappare dall'Italia per ragioni razziali (la moglie era ebrea), cioè per l'ignoranza e prepotenza della dittatura.

Fosse stato in Italia, oggi l'avrebbero fatto scappare lo stesso per l'ignoranza e prepotenza della folla. Priva di cervello come tutte le folle, essa è paga di sé stessa per aver detto di no, con urla sguaiate, all'elettronucleare, salvo poi tacere a sé stessa di acquistarlo a caro prezzo da Oltralpe.


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Messaggio modificato il: 02-12-2012 alle 11:08 da Cher.

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RE: Solidarietà A PhD Franco Battaglia

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3 ore fa ·
Una nota pubblicità recitava: ”Potevamo colpirvi con effetti speciali…” ed in effetti lo hanno fatto; Vi hanno detto che il mondo stava “andando arrosto” per terrorizzarei, Vi hanno detto che le centrali nucleari erano bombe atomiche ad orologeria, Vi hanno propinato scenari apocalittici di un futuro troppo caldo, senza acqua e senza cibo. Peccato non vi abbiano detto, che questo gioco al massacro, sia un’immensa recitazione teatrale inscenata da Al Gore (premio Nobél… premio Oscar…) e appoggiata senza se e senza ma dalle associazioni ambientaliste e da parte della scienza (che sarebbe molto meglio chiamare SCEMNZA!) consapevoli della possibilità di lucrare senza limiti attraverso il plagio psicologico.
Oggi i fatti dimostrano sempre di più, che la pirotecnica dialettica politica e pseudoscientifica, è una clamorosa bufala, uno spettacolo ben orchestrato da sapienti attori e registi di prim’ordine e una fetta del mondo ha abboccato al plagio; una fetta, perché la popolazione degli Stati Uniti nella misura del 71% non crede più alla bufala climatica, Cina, Russia ed India semplicemente non hanno mai creduto in questo e mai appoggiato il protocollo di Kyoto. Infatti iniziano a contestare le politiche vessative del Governo Obama e le intenzioni di rinnovare le agevolazioni fiscali da 22.5 miliardi di dollari in favore dell’energia eolica.
Una bufala che l’incidente di Chernobyl prima e Fukushima oggi, saggiamente cavalcati con l’ausilio di strane testimonianze, di pittoreschi fotomontaggi e di matematica mai riconosciuta dal mondo matematico (LNT) han fatto tremare il popolo poco avvezzo alla fisica, a maggior ragione alla fisica nucleare. Secondo “qualcuno” 980 mila morti ci sarebbero solo nella cittadina ucraina, migliaia ancora in tutto il mondo; peccato per loro, per fortuna dell’umanità, i morti son meno di 100 ed il tasso di persone decedute tra i 112 mila soccorritori risulta essere pari allo 0.0016%, ovvero appena 18 persone in 18 anni (vedesi dati UNSCEAR/AIEA). Son tanti? Si, vero, meno di 100 morti in 20 da un incidente nucleare son tanti, soprattutto se pensiamo agli 80 mila morti causati dal fumo di sigaretta in Italia ed i 5.4 milioni nel mondo ogni anno!!
Perché tutto questo giro? Semplice: se qualcuno vi bombarda, che il mondo prende fuoco, un altro vi bombarda che il nucleare è “cattivo” e qualcuno sembra offrirvi la soluzione con uno specchietto azzurro (specchieto? Già, per le allodole…), ecco che il cerchio si chiude. Ma... ci sono dei ma… la tecnologia fotovoltaica ed eolica è fallita in partenza, perché risente nella produttività dei fattori ambientali “sole&vento”, perché costosa e poco affidabile, perché di ridotta densità energetica e durata limitata nel tempo (un inverter si brucia in media ogni 4/6 anni, una turbina eolica ha dimostrato di non avere vita superiore ai 5 anni, un pannello fotovoltaico non è produttivo oltre i 10/14 anni). Ovviamente per renderli ancora “meno appetibili” i tutori di questa immensa bolla speculativa, hanno ben (bene? Ah, già, bene per loro...) di inventarsi il finanziamento in bolletta energetica (elettricità, gas, alla pompa), ovviamente a carico del cittadino.
Cosa comporta tutto questo? Il costo energetico impenna per finanziare, non si sa bene per quale motivo, una tecnologia definita innovativa (ma che non lo è!) e che sfrutta l’energia gratuita del sole e del vento.
La prima osservazione spontanea è: anche il petrolio è gratuito, anche l’Uranio è gratuito, ce li dona la natura! Vanno estratti e lavorati? Ok, allora i pannelli e le pale non germogliano certamente da soli nei campi, con quale energia si producono? Facile... Carbone e petrolio ed i materiali vanno necessariamente estratti…
Se le presunte tecnologie innovative son tali, anche il costo dell’energia prodotta non può che essere innovativo, allora perché pagare più di tutti al mondo per avere una tecnologia obsoleta in partenza?
Perché obsoleta? Semplice: le pale eoliche generano energia elettrica in modo discontinuo, proprio come i pannelli fotovoltaici ed il rendimento è assai basso. La velocità del vento deve essere ≥ 35 ÷ ≤ 85 km/h ed in Italia le condizioni ideali vi sono per 1560 ore su 8760. Per produrre energia dal sole, lo stesso deve essere alto in un cielo senza nuvole e i pannelli perpendicolari nell’esposizione. Il rendimento* dei pannelli è ridottissimo, pari a circa il 10%. A questo si deve aggiungere il fattore di capacità, ovvero quanta energia si produce nell’arco di 12 mesi attraverso i pannelli fotovoltaici.
Per parlare di numeri, se la potenza di picco installata è 1 GWe ed essendoci in un giorno 24 ore, l’energia teorica massima prodotta sarebbe di 24 GWh ed in un anno (8760 ore) di 8760 GWh. Peccato esistano il giorno e la notte, peccato ci siano le nubi, la pioggia, la neve e la grandine, così questo valore è meramente teorico. Il valore è assai molto meno elevato e lo si ottiene moltiplicando il valore teorico per il fattore di capacità pari a 0.13 per l’Italia meridionale, 0.09 per l’Italia centro settentrionale fino al misero 0.058 della Germania. Dati veri, sperimentali e non ricavati semplicemente in base a modelli matematici e simulazioni.
Ciò significa, che installando un parco eolico da 10 GWe di potenza di picco in Sardegna, con una produzione teorica di energia pari a 87600 GWh, nella realtà ne avremo solamente 87600*0.13= 11300 GW, con l’aggravante di averli solo quando il sole c’è, in estate per circa 9 ore al giorno, con una potenza massima effettiva di appena 3 ore al giorno!
Per fare un semplice, banale esempio, un centrale nucleare EPR da 1.6 GWe che ha un fattore di capacità di 0.85 ed operatività h24 (!), l’energia utile netta prodotta in un anno è pari a 11913 GWh!
I costi? Bene… il costo dei pannelli solari, al netto degli incentivi statali sull’energia prodotta, è pari a 4 ÷ 7 $/We, vi è facile immaginare come 10 GWe (ovvero 1 miliardo di We!) venga a costare alla comunità qualcosa come 4 ÷ 7 miliardi di dollari per il solo acquisto!
Obietterete: una centrale EPR aggiornata agli standard ultimi post-Fukushima ha un costo di 8 miliardi di euro. E’ vero, è il costo dell’EPR per i primi 2 esemplari costruiti in Europa, costo che diminuirà quando la costruzione sarà più massiccia (vedesi appalti nel Regno Unito). Ma una EPR produce energia 24 ore su 24 ore ed ognitempo, ha una vita media operativa di 60 anni, intervalli per il rifornimento del combustibile di 24 mesi ed i costi finali del KWh generato sono comprensivi di tutto, al contrario del costo dei pannelli e delle pale!
Le scorie? Finiamola! Il TRIGA di ENEA è un reattore nucleare per scopi medici e produce scorie da smaltire, l’Ungheria ha già dato al mondo intero uno schiaffo tecnologico con il suo deposito permanente di scorie vetrificate ed i reattori di prossima generazione (in Cina il primo reattore “veloce” IV Gen entrerà in servizio ad aprile 2013…) lo elimineranno alla radice, chiudendo il ciclo attualmente aperto (e non pericoloso ed esteso come si vuol fare credere).
Alcoa di Portovesme ha chiuso trasferendo le sue attività in Brasile, li dove il costo dell’energia garantito è di 45 $/MWh; la produzione dell’alluminio è prevalentemente per via elettrolitica e l’impegno energetico notevolissimo.
Altre industrie delocalizzano o chiudono per i costi insostenibili del mercato dell’energia. In Italia si viaggia ad un costo di circa 154 €/MWh, contro i 54 €/MWh della nuclearissima Francia (a proposito, da quando Hollande ha iniziato a piantar pale e pannelli l’energia costa di più anche da loro, ovvero +12 €/MWh).
Secondo le stime di EDF, i costi di EPR nel Regno Unito, comprensivi di costruzione, contratti per la fornitura di uranio, manutenzione, smaltimento scorie e dismissione finale, ammontano a circa 100 €/MWh, nonostante EPR sia solo agli inizi. I costi degli egualmente sicuri AP1000 Westinghouse o dei reattori della Sud Corea, gli AC1000, sono nettamente meno costosi (rispettivamente 5 e 3.5 miliardi di dollari) ed il costo dell’energia più basso, circa 60 $/MWh.
Enel promette attraverso Enel Green di installare ulteriori 4.5 GWe di potenza di picco in pannelli fotovoltaici per una spesa di 6 miliardi di euro e batterie al piombo (!) per 4.4 miliardi di euro. Anche utilizzando gli accumulatori per stoccare l’energia, in inverno senza sole, come si pensa di ricaricarli e fornire energia alla rete insieme?! Anche negli States si sono resi conto, come le discontinue/intermittenti, ovvero le energie alternative, non garantiscono stabilità della produzione, affidabilità della rete e della fornitura e costi mostruosi: siamo sicuri, cari signori di star operando per il meglio? Vedo troppa distrazione, abulicità, disinformazione e arroganza. Urge un risveglio scientifico e popolare, qui si rischia il buio perenne, energetico, industriale, economico…

Come sempre, allego prove!

* Per rendimento s’intende la capacità di trasformare in energia elettrica i raggi solari, quindi, se ipoteticamente ho un irraggiamento solare pari ad 1 KWe (potenza teoricamente ottenibile per una data superficie X mq), la potenza realmente generata sarà pari a 1 KWe x 10% = 100 We (dove 1 KWe = 1000 We), ovvero irrisorio!

(Fernando)

http://www.movimentolibertario.com/2012/...nnovabili/

http://peakoil.com/alternative-energy/so...ers-costs/

http://www.rischiocalcolato.it/2012/12/v...ndalo.html

http://www.instituteforenergyresearch.or...ttributes/

http://www.cbsnews.com/8301-202_162-5742...eoMetaInfo

http://www.dailymail.co.uk/debate/articl...s-age.html

http://www.casaeclima.com/index.php?opti...;Itemid=80


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Questo freddo fuori stagione gela i catastrofisti del clima
Un maggio così è raro ma non eccezionale. E lo stop al Giro d'Italia era già avvenuto due volte negli anni Ottanta. Ma gli allarmismi fanno presa


Franco Battaglia - Gio, 30/05/2013 - 08:41

Come disse quello, per cadere in rovina il modo più veloce è coi cavalli, quello più piacevole con le donne, quello più sicuro con gli esperti. Alla larga da costoro.

Con eccezione di quelli sul clima: non ci fossero bisognerebbe inventarli. Per il sollazzo generale.

Tra questi, accanto ad una ristrettissima minoranza di stimati professionisti, immancabilmente geologi o fisici - come Uberto Crescenti, ex-Rettore dell'università di Chieti o Fabio Malaspina, fisico dell'atmosfera e colonnello dell'aeronautica - v'è una pletora di curiosi individui che indisturbati si millantano esperti in climatologia. E riscuotono pure credito. Ogni città ha il proprio esperto, come ogni villaggio ha il suo scemo. Nella mia, Modena, ce n'è uno che ha il diploma di scuola media ma viene chiamato professore, anche se in fatto di clima e di meteo non ne azzecca una. A Milano ce n'è un altro che dice di essere anch'egli professore, al Politecnico nientemeno, ma non si capisce chi gli abbia conferito il titolo: se cercate tra i dati del ministero dell'università la sua qualifica, non trovate neanche il suo nome, cioè all'università è un nessuno. Che però si diverte indisturbato in un suo demenziale blog a insultare un giorno Franco Prodi, luminare italiano di fisica dell'atmosfera, un altro giorno Richard Lindzen, dell'Accademia nazionale delle scienze americana, entrambi rei di mettere in cartesiano dubbio la favola del riscaldamento globale causato dall'uomo. A Firenze hanno Maracchi, che professore lo è veramente, ed è anche Accademico della Vite e del Vino. Che non è un titolo fuori posto, ché il professor Maracchi s'è laureato in Agraria. Come laureato in Agraria è il massimo esperto di clima di Fabio Fazio, quello di Raitre.

Per qualche misteriosa ragione, millantarsi ed essere accreditati esperti in scienza del clima - disciplina peraltro complicatissima di cui solo se sei fisico o geofisico riesci a venirne a capo - sembra essere un gioco da ragazzi. Come mai? È un mistero. Tutti costoro sono però accomunati dalla circostanza di dichiararsi asserviti al luogo comune che vuole le attività umane causa dei capricci del clima. Ove per attività umana s'intende le emissioni di CO2. La cosa fa molto piacere ai tanti che cercano di vendere attività a zero-emissioni - che è un poco come pretendere di vendere benzine che non bruciano o lozioni che fanno crescere i capelli. E sono proprio costoro che pompano i loro utili idioti e li chiamano professori. La cosa ha un lato tragico: hanno promesso per anni la green-economy e la creazione di milioni di posti di lavoro, ci hanno imposto di dar loro credito, ed eccoci qua, in piena recessione.

Per fortuna la cosa ha anche il suo lato esilarante, e ce ne compiacciamo. Ad esempio, come dimenticare i fessi col botto che nel dicembre 2009, a Copenhagen, imbacuccati come orsi polari e sommersi da metri di neve, protestavano contro il riscaldamento globale? O La Stampa che scriveva il 3 gennaio del 1981, in prima pagina, a firma di un perito elettrotecnico riciclatosi come esperto (e te pareva) meteorologo (e sul cui nome stendiamo il proverbiale velo): «Nel 2000 non vedremo più la neve». O il Corsera che non rinuncia a pubblicare gli strali contro il riscaldamento globale del politologo, riciclatosi (e te pareva) climatologo, Giovanni Sartori; che almeno ha avuto l'accortezza di stramaledire il caldo ogni ferragosto di ogni anno, cioè come facciamo tutti.

Per sconfessare gli esperti è troppo facile partire dal freddo di questi giorni con le relative grida sul «maggio più freddo della storia». Secondo il professor Giampiero Maracchi, «non ha avuto uguali per almeno due secoli». In realtà, bruschi ritorni di freddo nella metà di maggio sono ben noti alla tradizione popolare, che chiama di ghiaccio i santi Mamerto, Pancrazio, Servazio, Bonifacio di Tarso e Sofia. Addirittura era l'8 giugno del 1956 quando il Giro d'Italia si concluse sotto una fitta nevicata e la stampa titolò «uragano sulle Dolomiti». E lo stop al Giro per maltempo che tanto ha fatto parlare in questi giorni si è ripetuto già nel 1984 e nell'88. Prendeteli a ridere, questi esperti. E leggete, piuttosto, Da Okeanos a El Niño (Bruno Mondadori editore) di Renzo Mosetti, fisico di prim'ordine e Direttore del Dipartimento di Bio-oceanografia dell'Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica di Trieste. Scoprirete in modo fantastico come distinguere la scienza dal mito.


Una  fredda nebbia illividisce il cielo,
le notti incominciano prima.
Tutti conoscono il declino,
ma pochi ne discernono la linea di confine.



Cher03@hotmail.it
30-05-2013 12:47
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