| NuclearMeeting | il forum di ArchivioNucleare.com |

Versione completa: Complotti dei petrolieri contro il nucleare
Attualmente stai guardando una versione ridotta del contenuto. Per vedere la versione completa clicca qui
Riporto questo articolo apparso su www.internettuale.net per discutere di un argomento che io ho sollevato in altri sedi ( non in questo forum) ossia tutti i complotti che tentano di ostacolare il nucleare in italia sopratutto dai petrolieri che vogliono solo vedere il proprio patrimonio moltiplicarsi, questo è un primo assaggio:

"
La lobby del petrolio è potente. Fuori d’Italia e dentro l’Italia. Chiunque ne minacci i profitti viene spazzato via, in un modo o in un altro. E la cosa è particolarmente agevole quando l’obiettivo è un partito, una corrente o un singolo politico.

Valga per tutti il caso-Ippolito.

Negli anni ’60 l’industria del nucleare contava su un sostenitore appassionato oltre che potente: era l’ingegnere napoletano Felice Ippolito. Dal 1952 fino all’arresto (nel ‘64) fu direttore del Comitato nazionale per le ricerche nucleari e (dal ’60) padrone incontrastato del Comitato nazionale per l’energia nucleare. Ippolito era, inoltre, un esperto geologo e perciò godeva di un notevole prestigio anche negli ambienti accademici. Grazie a lui furono realizzate le centrali nucleari del Garigliano e di Latina. E grazie a lui l’Italia si posizionò al terzo posto nel mondo per la produzione di energia nucleare.

L’appassionato e inarrestabile “nuclearista” mirava all’indipendenza energetica italiana. Ma, se ci fosse riuscito, che fine avrebbero fatto le raffinerie petrolifere (eravamo all’epoca la raffineria d’Europa) disseminate sul territorio nazionale? E le centrali nucleari non avrebbero ferocemente falcidiato gli enormi profitti dei petrolieri?

Si profilava un ruolo quantomeno riduttivo per le “sorelle” nostrane. Per qualcuno sarebbe stata la catastrofe. Ma meno male che la magistratura c’è. Ippolito fu denunciato e arrestato per “irregolarità amministrative” e condannato a 11 anni di carcere (se ne fece due perché venne graziato dal presidente Saragat). Il superbo programma nucleare ritornò nei binari della “normale” attività amministrativa e ministeriale. Delle nuove centrali previste ne venne realizzata (al rallenti) qualcuna e poi nell’87 il referendum antinucleare mise la parola fine.

Quando si può contare sulla paura (istintiva o provocata) della gente, la vittoria è immancabile. Una intelligente campagna di “informazione” sulla pericolosità dell’acqua del rubinetto ha convinto la maggioranza degli italiani a bere soltanto acqua minerale. Questo, però, è un altro capitolo. Tornando a Ippolito, aggiungo che dopo la scarcerazione fu eletto europarlamentare nelle liste del Pci e che oggi il Museo nazionale dell’Antartide porta il suo nome.

Ma Ippolito era davvero colpevole? In proposito s’è scritto parecchio. E io non ho elementi per intervenire. Quello che so da esperienza diretta è che trovare un consigliere comunale o un deputato, un consigliere regionale o un senatore, un amministratore di Asl o un presidente Iacp… insomma trovare un politico che non abbia qualche scheletro nell’armadio è impresa analoga a quella dei cavalieri votati alla ricerca del sacro Graal.

Un po’ per forza di cose, un po’ per avidità e un po’ per sfoggiare potere, il politico favorisce innanzitutto la famiglia e i più vicini collaboratori (posti di lavoro, case, pensioni di invalidità, carriere…) poi, in rapporto al potere che ha, distribuisce favori tra i sostenitori. A tutti gli altri fa promesse che sa di non poter mantenere. Con chi, invece, gli fa favori o l’aiuta economicamente (per campagne elettorali, manifestazioni, circoli culturali etc.) prende impegni per il futuro. Oggi il costruttore gli versa quattrini secondo le necessità, domani il politico-assessore gli farà una conveniente modifica al piano regolatore.

Questa prassi (favoritismi, scambi di favori, soldi che vanno e vengono) è talmente diffusa che sono rimasti davvero in pochi a considerarla un peccato o un illecito. Alzi la mano chi ha pagato una multa senza aver prima cercato di farsela togliere tramite l’amico dell’amico. Alzi la mano chi non ha almeno provato a trovare una raccomandazione per la figlia impegnata in un pubblico concorso. Quotidianamente si commettono azioni considerate legittime o, tutt’al più, peccati veniali. Se un padre di famiglia può dare un alloggio ai figli facendo qualche compromesso con il costruttore o con il banchiere oppure con l’assessore, state pur certi che lo farà e senza sentirsi assolutamente in colpa.

Badate bene, questo è un costume che riguarda la maggioranza (anche di voi che leggete). E’ raro che una persona rifiuti un compromesso che potrebbe “sistemare” il figlio scapestrato.

La lobby dei petrolieri di casa nostra, perciò, è potente anche perché dovunque si metta mano si trovano inghippi, imbrogli e favoritismi. E se pure la polpa è scarsa le accuse partono a raffica. Conclusione: ho sentito subito puzza di bruciato nel caso del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, grande sostenitore del rilancio dell’industria nucleare. Poco importa se sia fattibile o meno una nuova centrale nucleare nei prossimi tre anni, come ha annunciato Berlusconi. Ciò che importa è che Scajola è il perno della rinascita nucleare nazionale. Ha preso i soldi per comprare una magnifica casa romana alla figlia? Ne ha presi cento, mille, diecimila? Non lo so. E’ probabile che per fare quel regalo milionario, papà Scajola abbia accettato soldi da un costruttore. Saranno i processi a stabilire la verità giudiziaria. Saranno, invece, i fatti a manifestare la verità storica e la verità politica. Se la caduta di Scajola determinerà la caduta del piano nucleare (o addirittura del governo) nessuno potrà convincermi che i petrolieri non c’entrano per niente."
http://it.euronews.com/2012/11/13/gli-us...nergetica/

Entro il 2020 gli Stati Uniti supereranno l’Arabia Saudita quale maggiore produttore di petrolio nel mondo. Ma nel 2015 avranno già strappato alla Russia il primato sulla produzione di gas. E nel 2030 il traguardo più atteso: l’indipendenza energetica. Lo sostiene l’Agenzia internazionale dell’energia nelle sue previsioni annuali sulle forniture e la domanda di energia.
Secondo l’Aie, l’aumento della produzione negli Usa e l’introduzione di veicoli sempre più efficienti in materia di consumi hanno fatto diminuire considerevolmente la dipendenza dalle importazioni di energia dall’estero, al punto che «il Nord America diventerà un esportatore netto di petrolio nel 2030».

“Gli sviluppi nel settore energetico negli Stati uniti sono profondi» nel l 2017, gli Stati Uniti diventeranno il principale produttore di petrolio, superando l’Arabia Saudita; gli Stati Uniti diventeranno l’incontestato numero uno mondiale nella produzione di gas attorno al 2015, superando così la Russia».

Dall’inizio dell’anno, gli Stati uniti hanno estratto circa 6,2 milioni di barili di greggio, contro i 5 milioni del 2008. A fronte di questo aumento della produzione, unito a misure per ridurre i consumi, gli Stati Uniti vedranno ridursi progressivamente le importazioni di petrolio, fino a diventare, attorno al 2030, esportatore di greggio. L’obiettivo dell’indipendenza energetica non sarà quindi più un obiettivo irraggiungibile, e il Paese, che oggi importa circa il 20% del suo fabbisogno, «diventerà praticamente autosufficiente».

More about: AIE, Settore petrolifero, USA
Copyright © 2012 euronews
http://www.loccidentale.it/node/119611
Il calo vertiginoso delle vendite
Troppi investimenti stanno portando Gazprom al punto di non ritorno

di Cesare Proserpio 16 Novembre 2012



I risultati finanziari di Gazprom, per il primo semestre del 2012, mostrano una significativa crescita di tutti i componenti di costo e un decremento dei volumi di gas venduti in ogni mercato. In confronto al primo semestre del 2011, i volumi di gas venduti in Russia sono scesi del 6%, verso le repubbliche ex-sovietiche del 29% e verso gli altri paesi (più che altro in europa) del 10%.
In totale Gazprom ha venduto l’11% di gas in meno rispetto allo stesso periodo del 2011. A dispetto della crescita dei prezzi in tutti i segmenti di mercato, gli incassi sono diminuiti del 3%. Nonostante il calo delle vendite, Gazprom sta incrementando a tutto spiano gli investimenti. Il valore stimato dei gasdotti è aumentato del 22% rispetto al giugno 2011, e il totale delle spese di trasporto è aumentato del 24%. La grande maggioranza dei nuovi gasdotti costruiti o in via di costruzione non genera nuovi profitti per Gazprom, piuttosto solo perdite economiche,giustificate dall’uso politico che il governo fa del colosso statale.
E’ interessante notare che lo stato rimborsa a Gazprom le perdite operative del recente gasdotto Sakhalin-Khabarovsk-Vladivostok (http://www.gazprom.com/about/production/...ines/shvg/), ossia ben 11,2 miliardi di rubli nel 2012. Le dimensioni del mercato del gas per questo gasdotto costato 467 miliardi di rubli è ancora incerto. Tuttavia Vladimir Putin ha ordinato a Gazprom la costruzione di un nuovo gasdotto di 3200 km verso Vladivostok.
I costi totali del proposto gasdotto Yakutia-Khabarovsk-Vladivostok è stimato a 770 miliardi di rubli (http://www.gazprom.com/press/news/2012/o...cle147386/). La costruzione a pieno ritmo di nuovi gasdotti è appena cominciata e nel medio termine gli investimenti continueranno a questo ritmo fino a che Gazprom resterà senza fondi. Le cose non vanno meglio dal lato della produzione.
I costi di produzione del secondo trimestre 2012 sono più alti dell’81% rispetto allo stesso periodo del 2011.
Escludendo gli effetti dell’aumento della tassazione (le casse dello stato cominciano ad essere più vuote) i costi di produzione sono saliti del 63%. I giacimenti posti in zone migliori si vanno progressivamente esaurendo e si devono avviare nuove estrazioni nelle regioni più infami dal punto di vista climatico, con ovvie conseguenze sulle spese. Con eccessivi investimenti in un periodo molto incerto, Gazprom si sta esponendo a rischi tremendi.
Dopo avere commissionato il “South Stream” e i gasdotti che lo alimenteranno, i costi del gas trasportato in europa potrebbero addirittura superare gli incassi e il bilancio statale, già in difficoltà di suo, potrebbe non essere in grado di rimborsare tutte le perdite create da un’espansione eccessiva.
Gazprom si sta avvicinando al punto di non ritorno.
Referenza dell'URL