http://www.archivionucleare.com/index.ph...e-io-voto/
Renzo Riva scrive:
10 Giugno 2011 alle 22:07
L’ing. Romanello ha inviato questo testo a “il Giornale”
ed io lo pubblico anche qui.
Referendum sul nucleare… Perché mi astengo
di Vincenzo Romanello
Domenica e lunedi 12 e 13 giugno si terranno quattro referendum con i quali i cittadini sono chiamati ad esprimersi su 3 quesiti riguardanti la gestione dell’acqua, la legge sul legittimo impedimento, e la possibilità da parte del nostro Paese di ricorrere all’uso dell’energia nucleare.
Premetto che faccio il ricercatore nucleare (ma non in Italia), quindi in realtà poco me ne cale se gli impianti di Gen.III si faranno o meno: credo però che una vittima di questa campagna referendaria sia la ragione, a difesa della quale scrivo queste poche righe, pur cosciente che poco potranno contro le campagne deliranti di questi giorni.
Intanto cominciamo col dire alcune cose: gli impianti nucleari possono fornire abbondante energia senza emissioni serra – questo è un dato di fatto, e sono curioso di vedere cosa ne sarà senza nucleare degli impegni presi sulle riduzioni dei gas-serra tanto cara proprio a coloro che sostengono le ragioni del SI (qualcuno citerà l’energia fotovoltaica quale alternativa, ma state tranquilli, è solo una freddura); l’energia nucleare presenta prezzi contenuti: infatti si stanno costruendo ben 64 (!) reattori nucleari nel mondo al momento, in massima parte nei Paesi in via di sviluppo, che di certo non adotterebbero fonti costose; non solo, andate a vedere quale quota di energia nucleare produce la Svezia e quanto costa li l’energia elettrica (ho citato la Svezia per evitare la solita e falsa scusa secondo la quale il costo del nucleare è mascherato dalle spese militari – che in Svezia non ci sono!).
Vi do un aiutino: in Svezia quasi la metà dell’energia viene prodotta per via nucleare (l’altra metà per via idroelettrica).
Altro cavallo di battaglia dei (cosidetti) ambientalisti (come se quelli che propugnano l’uso del nucleare non lo fossero in realtà) sono le scorie.
Quello che mi ha sempre colpito è che costoro chiedono: ”dove le mettiamo le scorie?”
Qualcuno mai ha loro replicato: “ma ti sei mai chiesto dove le mettono, da decenni, nazioni come Stati Uniti, Francia, Belgio, Svezia o Giappone – solo per citarne alcuni”? “E se si: che risposta ti sei dato? Sono tutti pazzi (noi siamo i piu furbi di tutti)? Non posso affrontare compiutamente tale tematica in queste poche righe ovviamente, ma mi limito a far notare che l’entita delle scorie prodotte dal nucleare è minima in termini di volumi e massa (se un uomo consumasse sola energia nucleare nell’arco della vita produrrebbe un volume di scorie di alto livello vetrificate pari grosso modo ad un lattina da 33cl!).
Sarebbe il caso di ricordare poi qualche volta che in Francia e Svezia i siti geologici per lo smaltimento sono stati individuati (a Bure e vicino Forsmark, rispettivamente, in Francia ed in Svezia, senza che ci fosse alcuna sommossa popolare!).
Ma allora come mai questa reazione, nel nostro Paese? Posso azzardare l’ipotesi che non proprio tutti sanno quanto sopra? Vorrei sapere quanti di quelli che andranno a votare sanno cosa sia un bequerel, quanta radioattività da potassio-40 hanno in corpo, quanto radon hanno nelle loro abitazioni, se sanno cosa sia un sievert, il calore di decadimento o peggio ancora un coefficiente di vuoto.
Chiedo troppo? Non lo so, certo che io come cittadino, prima di votare, vorrei essere sicuro di aver capito cosa mi viene richiesto, e soprattutto vorrei essere sicurissimo di capire bene tutte (e dico tutte, per poi non avere da dolermi di me stesso!) le implicazioni del si, quelle del no, e quelle dell’astensione.
Solo allora potrei recarmi al voto ed esercitare davvero “il mio diritto”. Diversamente dovrei “fidarmi”, e votare sulla fiducia… Normalmente non credo sia un bene. Del resto nessuno firmerebbe un pacco di carte ad uno sconosciuto (e nemmeno ad un conoscente) senza averle lette e comprese del tutto, su questo penso non si possa che concordare.
Paul Valery scriveva: “La politica fu in primo luogo l’arte di impedire alla gente di immischiarsi in ciò che la riguarda. In un’epoca successiva si aggiunse l’arte di costringerla a decidere su ciò che non capisce”.
Una cosa però mi corre obbligo di chiarirla.
Se prima non si aboliscono termini come “cemento depotenziato”, imprenditori senza scrupoli che puntualmente hanno accesso agli appalti, infiltrazioni della malavita e quant’altro, di nucleare è bene non parlarne nemmeno.
Ho sostenuto sopra che il nucleare è sicuro, economico e pulito: tutto questo però a patto sia fatto a regola d’arte.
Diversamente, statene certi, diventa facilmente un gingillo pericoloso, costoso, inquinante. Questo però non sia un alibi: se un Paese viene considerato inaffidabile, allora bisogna essere coerenti, e bisogna opporsi a tutte le attività pericolose (voli aerei, ponti, raffinerie, ecc.) – non mi risulta invece ci sia tutto questo movimento popolare in questa direzione - il che suona quantomeno sospetto.
Si tratta di scegliere se diventare un Paese moderno oppure no. Da ricordare, tanto per rispondere ad alcune contestazioni “in voga” che l’impianto Enrico Fermi di Trino Vercellese fu costruito in soli 3 anni (dal 1961 al 1964), e funzionò egregiamente.
Il vero problema, a mio modesto avviso, è che in una democrazia se prima non comunichi col pubblico, in maniera efficace e corretta, e non ne ottieni preventivamente il benestare, il nucleare (come qualsiasi altra cosa) non la fai.
Ed è giusto che sia cosi – lo dico da cittadino.
Peraltro è assai semplice disinformare e terrorizzare, assai ben più arduo informare correttamente.
Questo doveva essere l’impegno principale del Governo, che mi pare sia mancato.
Anzi sembra quasi che certi provvedimenti siano piovuti dal cielo: mi pare siano in pochi a difenderli, dando la netta impressione di non essere stati convinti nemmeno loro stessi di quello su cui legiferavano…
Avrebbe dovuto essere chiaro che il comune che accetta un impianto nucleare di ultima generazione (non impianti degli anni ’70 tipo Fukushima – la scienza ha fatto dei bei passi avanti da allora), oltre a vedersi garantite tutte le garanzie di sicurezza, avrebbe avuto una data somma di denaro da destinare alla comunità (per tenere aperto l’ospedale ad esempio, che viene chiuso per mancanza di fondi!), un certo numero di cittadini assunti (dalla donna delle pulizie al laureato), ed una riduzione delle bollette del 30% a tutti (faccio degli esempi). E’ evidente infatti che ci deve essere un vantaggio per una comunità che accetti tale installazione, e deve essere certa e netta per tutti, oltre naturalmente a rispettare tutte le garanzie di sicurezza e di impatto ambientale.
Un’utopia? No, è esattamente quello che avviene in Francia: vi siete mai chiesti perché la gente li non si ribella? Credete veramente che siamo più “dritti” noi?
In ogni caso io non voterò: a noi italiani all’estero è stato di fatto impedito. Ma questa e un’altra storia…
Curriculum Vitae
Vincenzo Romanello è laureato in Ingegneria Nucleare, ed ha conseguito un dottorato di ricerca in Ingegneria dei Materiali. Dal 2008 lavora presso il Karlsruhe Institute of Technology (KIT) di Karlsruhe (Germania) in qualità di ricercatore sulla tematica dei cicli del combustibile nucleare e studi di scenario.